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I marmi per il santuario di Abdu’l Bahá | MARGRAF

La Casa di Giustizia Universale, massima autorità della comunità Bahá’í, è stato il principale partner nella realizzazione dell’imponente santuario per la cui realizzazione Margraf ha fornito 700 metri cubi di marmo Bianco Carrara. Per installare i pezzi di grandi dimensioni, l’azienda vicentina ha sviluppato ad hoc un sistema di assemblaggio e di montaggio e seguirà tutte le fasi di posa in cantiere.

I marmi Margraf per il santuario di ‘Abdu’l Bahá

Ad Akká, in Israele, sta sorgendo un’opera di elevata complessità, progettata dall’architetto iraniano-canadese Hossein Amanat: è il santuario dedicato a ‘Abdu’l-Bahá, figura centrale della fede Bahá’í (religione sorta in Persia verso la metà del XIX secolo e che oggi conta circa 5 milioni di adepti) che qui visse in esilio dalla fine dell’800 fino al 1908. Il progetto, che vede protagonista il marmo Margraf, prevede la realizzazione di 16 enormi petali in marmo Bianco Carrara (ciascuno di 24 metri di lunghezza e 5 di altezza), che sovrastano il corpo centrale dell’edificio, sorretti da 11 pilastri alti 11 metri per un totale di 700 metri cubi di materiale lavorato. Il santuario sarà coperto da un traliccio a cupola rivestito in marmo del diametro di 50 metri. Dal volume centrale si sviluppano a raggiera alcuni percorsi che conducono a un giardino, creando un motivo ispirato alla tradizionale architettura a cupola persiana. La struttura portante dell’edificio è in cemento armato, mentre per il rivestimento è stato scelto il marmo Bianco Carrara con un sistema di ancoraggio meccanico progettato su misura per tenere in sicurezza i pezzi di grandi dimensioni. Le pareti verticali del santuario sono rivestite da lastre quadrate in marmo di 2 metri quadrati ciascuna, tagliate come se fossero la piega di un panno, creando una delicata torsione dal basso verso l’alto: un’autentica sfida resa possibile grazie a macchine da taglio di ultima generazione in grado di elaborare i modelli 3D. Per creare il motivo del soffitto, cinque aperture a forma di diamante vengono ripetute radialmente sedici volte. Tre file di aperture sono coperte da lucernari, mentre le due file di aperture più grandi, esterne, sono aperte al cielo. Le aperture a forma di V sono rastremate per ottenere la massima luce naturale all’interno dello spazio sottostante. Famoso soprattutto per avere progettato la scenografica torre Azadi, costruita nel 1971 a Teheran, per l’organizzazione religiosa l’architetto Hossein Amanat aveva già realizzato il complesso in forme neoclassiche dell’Arco Bahai sul monte Carmelo a Haifa.

www.margraf.it

L‘alternativa al rovere. Uni Frassino

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