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Liberland, il Masterplan borderline | SERGIO BIANCHI
Una visione di Liberland al suo massimo sviluppo, previsto per il 2065, quando la nuova città-nazione raggiungerà i 160mila residenti (courtesy Sergio Bianchi).
UTOPIE LIBERLAND
IL MASTERPLAN BORDERLINE
IN ANTEPRIMA IL PROGETTO VINCITORE DEL CONCORSO DI ARCHITETTURA PER LA COSTRUZIONE DELLA CITTÀ-STATO DI LIBERLAND. UN’UTOPIA SOSPESA TRA IL CIELO E LE FORESTE CHE SERGIO BIANCHI HA DISEGNATO ISPIRANDOSI ALLE ARCHITETTURE VISIONARIE DI LUIGI PELLEGRIN 2035. Da qualche parte nei Balcani, su un lembo di 7 chilometri quadrati di territorio che la Croazia considera serbo ma che la Serbia non ha mai rivendicato, fervono i lavori che porteranno al completamento della seconda fase di Liberland. La libera repubblica fondata nel 2015 dall’anarco-capitalista Vit Jedlicka sta raggiungendo una popolazione di 80mila abitanti, attratti qui dall’idea libertaria di far parte di una micro-nazione autonoma e indipendente, dalla tassazione minima su base volontaria e dall’ambiente naturale. Dal 2022 il numero sempre crescente di domande di cittadinanza ha reso necessaria l’organizzazione di uffici di governo e amministrativi, i primi che vennero costruiti, e lascia prevedere per il 2065 il raddoppio della popo-
Sergio Bianchi Sergio Bianchi (Roma, 1967) avvia l’attività professionale nel 1997, dopo gli studi presso l’Università La Sapienza di Roma, dove si laurea con Rubino, e viaggi negli Stati Uniti. Decisivo, già negli anni dell’università, l’incontro con Luigi Pellegrin, dal quale impara che come creatore di habitat l’architetto deve sempre contemperare un solido approccio professionale con una ancor più solida propensione all’utopia, e quindi avere capacità di invenzione tecnologica non fine a sé stessa ma funzionale a migliorare il rapporto dell’uomo con la natura. Tra l’attività dello studio un complesso di abitazioni a Bevagna (con Elisabetta Straffi), Una Casa a Bellegra per Nicola De Risi, per 40 anni segretario di In/Arch, la sede di Rainbow a Loreto, l’ideazione di proposte per Roma (vari studi per Tor Bella Monaca) e la partecipazione a concorsi. Ultimamente Bianchi sviluppa anche progetti espositivi, anche grazie all’amicizia con Chiara e Paolo, i figli di Luigi Pellegrin. Con Chiara Pellegrin cura anche l’archivio del maestro.
Nei disegni, i piani di sviluppo e la distribuzione delle funzioni insediative di Liberland. Phase 1 2025 Estimated population
25.000
Phase 2 2035 Estimated population
80.000
Phase 3 2050 Estimated population
120.000
Phase 4 2065 Estimated population
159.300
TEAM DI PROGETTAZIONE Sergio Bianchi, Sara Bianchi, Laura Brunetti Sara D’Ippolito, Mariangela De Meo Roberto Di Pirro (strutture), Simone Fracasso Franco Monti (coltivazioni), Cristian Ovidiu Pavel Chiara Pellegrin
Gli studi del sistema strutturale e costruttivo. Sospesa su possenti travi, Liberland non consumerà suolo e non impatterà sulla biodiversità faunistica e vegetale del luogo (courtesy Sergio Bianchi).
lazione, che raggiungerà il numero di 160mila cittadini residenti. Costruito su un territorio boscoso tra le due rive di una diramazione del Danubio, l’insediamento di Liberland cresce secondo il masterplan disegnato quattordici anni prima dall’architetto italiano Sergio Bianchi, che con il progetto ‘Between Green and Blue’ di una megastruttura sospesa su grandi pilastri vinse il concorso internazionale di architettura indetto da Liberland. Presidente di giuria, insieme al fondatore della libera repubblica, era il principal di Zaha Hadid Architects Patrik Schumacher. A metà strada tra il borgo murato medievale e il concetto di sviluppo orizzontale paritario e a-gerarchico della blockchain, il cantiere sta dando forma concreta all’utopia immaginata da Sergio Bianchi: una città in totale simbiosi con l’ambiente naturale, a zero consumo di suolo, autosufficiente dal punto di vista energetico e alimentare, e strutturata in blocchi funzionali che si sviluppano ad anello, collegati tra loro da reti infrastrutturali e pedonali che sono la plastica trasposizione delle reti digitali che connettono tra loro enti, organizzazioni e individui in tutto il mondo. Un masterplan scalabile, fino a raggiungere lo sviluppo di più di 5 milioni di metri quadrati costruiti previsto entro il 2065, e comprensivo di tutte le funzioni – residenziale, sanità, laboratori di ricerca robotica e genetica, formazione, pubblica amministrazione e svago – della micro-nazione. Tra i blocchi emergono le torri delle vertical farm radicate al suolo dove colture idroponiche provvedono, insieme alla pesca nel Danu-
bio, al fabbisogno alimentare. I grandi pilastri sui quali poggia la megastruttura servono da fondazione per gli edifici più alti, destinati a uffici e laboratori, e reggono il sistema primario di travi e sottostrutture su cui sorgono gli edifici residenziali, funzionando anche da sistemi automatizzati per la raccolta dei rifiuti. Le acque vengono raccolte e usate per l’irrigazione e per gli usi civili. La vegetazione cresce anche sui giardini pensili e i tetti verdi di tutte le strutture dell’insediamento costruito, invertendo il rapporto di 10 a 1 tra superficie antropizzata e verde naturale che in genere caratterizza le città. Mentre per ridurre il fabbisogno energetico necessario per raffreddare i potenti server sui quali risiede il cloud al servizio delle imprese e della ricerca di Liberland, la server farm è già stata realizzata sotto le acque del Danubio ■
Visioni dal futuro: le passerelle ciclopedonali che collegheranno le diverse aree e una vista dal Danubio: alla pesca sarà demandato l’apporto proteico alla dieta alimentare, per il resto basata sul raccolto delle vertical farm.