Laboratorio SPL REF Ricerche - Contributo 36

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marzo 2015

Acqua N°36

Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico Laboratorio SPL Collana Acqua

Abstract Negli ultimi anni le conseguenze della crisi sono entrate nella vita quotidiana delle famiglie italiane: il numero di famiglie in povertà è arrivato a superare i tre milioni. Sono evidenze che pongono qualche interrogativo sulla sostenibilità sociale della crescita delle tariffe necessaria a finanziare gli investimenti. L’introduzione del Bonus sociale idrico è la risposta non più differibile a questi interrogativi. Sarebbe auspicabile lasciare agli Enti di Governo d’ambito la facoltà di prevedere un sostegno superiore allo “standard” minimo nazionale, laddove l’incidenza più elevata della spesa o la dimensione del disagio sociale dovessero suggerirne l’opportunità. Un impegno degli Enti locali alla promozione e alla diffusione del Bonus idrico, che riporti la tariffa al ruolo di corrispettivo di un servizio industriale, sganciandola da quello di strumento per la gestione del consenso.

REF Ricerche srl, Via Aurelio Saffi, 12, 20123 - Milano (www.refricerche.it) Il Laboratorio è un'iniziativa sostenuta da (in ordine di adesione): ACEA, Federutility - Utilitatis, SMAT, IREN, CO.MO.I. Group, Veolia, Acquedotto Pugliese, HERA, Metropolitana Milanese, Crif Credit Rating Agency, Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico e Cassa Depositi e Prestiti Gruppo di lavoro: Donato Berardi, Francesca Signori e-mail: laboratorio@refricerche.it


Gli ultimi contributi n.35 - Rifiuti: a quando un 'Autorità indipendente? n.34 - Riforma della Costituzione: sull'ambiente decide lo Stato n.33 - Servizio idrico integrato: i prossimi passi della regolazione n. 32 - Diritti degli utenti: da Nord a Sud AEEGSI riafferma l’eguaglianza n. 31 - Articolazione tariffaria: un solo strumento per troppi fini n. 30 - Tariffe degli scarichi industriali: riordino in arrivo n. 29 - Aggregazioni e in house nela Legge di Stabilità 2015 n.28 - Il Piano Juncker: per non dimenticare l'acqua n.27 - Remunerazione del capitale e oneri finanziari nei settori regolati: alla ricerca di regole coerenti e stabili n.26 - Servizio Idrico Integrato: l'Agenda 2015 Tutti i contributi sono liberamente scaricabili, previa registrazione, dal sito di REF Ricerche

La missione

Il Laboratorio Servizi Pubblici Locali è un forum di analisi e discussione che intende riunire selezionati rappresentanti del mondo dell´impresa, delle istituzioni e della finanza al fine di rilanciare il dibattito sul futuro dei Servizi Pubblici Locali. Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche nazionali e locali, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente. Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” sia per condurre il dibattito sui Servizi Pubblici Locali su binari di “razionalità economica”, sia per porlo in relazione con il più ampio quadro delle compatibilità e delle tendenze macroeconomiche del Paese. Paese. Donato Berardi Direttore e-mail: dberardi@refricerche.it tel. 02 87078150


Acqua N°36

Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico

Investimenti, tariffe e disagio sociale La difficile condizione economica delle famiglie chiede di riflettere su un meccanismo di agevolazioni

Nell’ultimo quinquennio le conseguenze economiche e sociali della crisi sono entrate nella vita quotidiana delle famiglie italiane. La quota di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nel Paese è sensibilmente aumentata (dal 24.7% del 2009 al 28.4% del 2013) e 5l numero di famiglie in povertà ha superato i tre milioni (il 10.8% delle famiglie nel 2009, il 12.6% del 2013).

In un tale contesto di difficoltà crescente, sembra non più rinviabile una riflessione organica intorno alla capacità dello “Stato sociale” di offrire un adeguato sostegno. Per i servizi pubblici a rilevanza economica che, come l’idrico, presentano un elevato fabbisogno di investimento, queste evidenze pongono qualche interrogativo circa la sostenibilità sociale di una crescita delle tariffe, necessaria per realizzare opere non più differibili, dal dissesto idrogeologico alla depurazione delle acque, in un contesto in cui è venuto meno il sostegno del contributo pubblico. Il presente contributo intende esplorare la dimensione del disagio sociale e individuare una via sostenibile, in grado di contemperare le difficoltà economiche delle famiglie con il fabbisogno di risorse e sviluppo che il settore idrico esprime.

Disagio economico e accessibilità Non esiste una definizione univoca di povertà idrica

Nei paesi in via di sviluppo si utilizza solitamente la misura della sostenibilità economica della spesa

In letteratura non esiste una chiara definizione di povertà idrica: la misura della scarsità idrica è infatti più spesso riferita alla disponibilità della risorsa coerente con la soddisfazione dei bisogni essenziali che alla capacità economica necessaria ad assicurare l’accesso alla risorsa.

Le analisi sulla cosiddetta accessibilità economica del servizio idrico (“affordability”) sono per lo più riferite a paesi poveri e in via di sviluppo. In questi studi, che prendono generalmente in considerazione l’incidenza congiunta della spesa per acqua, energia elettrica, sanità, trasporti e istruzione, si osserva che la spesa cumulata per questi servizi può talvolta arrivare ad assorbire un quota compresa tra il 7-12% del reddito negli strati più poveri della popolazione, che va a sommarsi ad una incidenza che arriva al 40-60% del reddito delle spese per l’alimentazione1. Secondo questi studi, nel caso del servizio idrico, l’incidenza della spesa sul reddito del 20% più povero della popolazione nei Paesi dell’Europa orientale e centrale può arrivare a superare il 3% (con punte anche il 5% in Bulgaria, Romania e Lettonia).

1 Per una rassegna completa sul tema della povertà e dell’accesso all’acqua e all’energia si rimanda a Komives, K. et altri, “Water, Electricity, and the Poor”, World Bank, 2005.

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Spesa mensile per il servizio idrico: incidenza sul reddito familiare %, Europa orientale e centrale Anno

Albania Armenia Azerbaigian Bulgaria Croatia Georgia Ungheria Kazakistan Kirghizistan Lettonia (Riga) Moldavia Polonia Romania Russia Tagikistan Turchia Ucraina Media semplice Mediana

2002 2002 2002 2003 1998 2002 1997 2002 2002 1997 2002 2002 2002 2002 2003 2002 2002

Totale

1.2 2.3 1.0 3.6 1.4 1.1 2.1 1.3 0.9 3.5 2.8 3.2 4.9 1.4 1.8 3.6 1.6

2.2 1.8

Poveri

1.8 2.5 1.2 4.5 1.8 1.9 2.3 1.9 1.1 4.6 4.0 4.1 5.8 2.1 2.3 4.9 2.1

2.9 2.3

Non poveri

1.1 2.3 1.0 3.3 1.2 0.9 1.9 1.2 1.0 3.0 2.7 3.0 4.8 1.2 1.6 3.3 1.5

2.1 1.6

Quintili

1

2

3

4

5

2.1 2.4 1.3 4.9 2.0 2.5 2.4 2.1 1.1 5.1 4.3 4.4 5.7 2.4 2.6 5.3 2.3

1.6 2.5 1.1 4.1 1.6 1.4 2.2 1.7 1.0 4.4 3.6 3.8 5.9 1.8 2.1 4.4 1.9

1.4 2.7 1.0 3.7 1.4 1.3 2.3 1.5 1.1 3.5 3.1 3.5 5.4 1.5 1.9 3.9 1.8

1.2 2.1 1.0 3.4 1.3 1.0 1.9 1.2 1.0 3.1 2.9 3.2 4.9 1.2 1.6 3.6 1.5

0.8 2.1 0.9 2.8 1.0 0.6 1.5 0.9 0.8 2.4 2.2 2.5 4.1 0.9 1.4 2.5 1.2

3.1 2.4

2.7 2.1

2.4 1.9

2.1 1.6

1.7 1.4

Fonte: Water, Electricity, and the Poor - World Bank

L’incidenza della spesa sul reddito nei paesi OECD: gli indicatori macro di sostenibilità

2

Per le economie europee più avanzate, secondo uno studio OECD non recentissimo, l’incidenza media della spesa sul reddito è assai più contenuta, intorno al punto percentuale2.

OECD, “Social Issues in the provision and Pricing of Water Services”, 2003. Acqua n. 36 - marzo 2015

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico Incidenza della spesa per il servizio idrico in alcuni Paesi europei Paese

Anno

Austria Danimarca Francia Germania Inghilterra e Galles Italia Lussemburgo Olanda Scozia

Fonte: OECD, anno 2003 L’incidenza della spesa sul reddito nei paesi OECD: gli indicatori macro di sostenibilità

1997 1998 1995 2000 1997-2000 1997 1997 1999 1997-2000

Denominatore

Servizio idrico

Reddito Reddito disponibile Reddito Reddito disponibile Reddito disponibile Spesa totale Reddito Reddito disponibile Reddito disponibile

1.0-1.3% 1.10% 0.90% 1.20% 1.20% 0.70% 1.0-1.5% 1.40% 0.70%

Concentrando l’attenzione solo su una parte della popolazione e, nello specifico, sulla frazione più povera, l’incidenza sale in misura considerevole. L’incidenza misurata sul 10% di famiglie a più basso reddito sale su valori superiori al 2% del reddito, con punte vicine al 4% in Inghilterra. I dati dello studio OECD, oltre che datati, non sono tra loro completamente confrontabili, perché riferiti ad una diversa distribuzione del reddito, ad esempio in decili nel caso dell’Inghilterra e Galles e della Scozia, in quartili nel caso dell’Olanda. In Italia, nel 1995, l’incidenza della spesa per il servizio idrico riportata sulle famiglie a più basso consumo (in assenza della distribuzione di reddito e spesa per il servizio idrico si utilizza la distribuzione dei consumi) era inferiore all’1%.

Incidenza della spesa per il servizio idrico in alcuni Paesi europei Paese Inghilterra e Galles Scozia Francia Olanda Danimarca Italia

* Incidenza sulla spesa

Anno 1999-2000 1999-2000 1995 1999 1998 1995

Classi di reddito 10 10 9 4 6 6*

Incidenza sulla Incidenza classe più bassa/ classe più bassa Incidenza classe media 3.75% 4.4 2.24% 2.9 2.18% 2.5 2.38% 1.7 1.93% 1.7 0.90% 2.1

Fonte: OECD, anno 2003

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico Una spesa per il servizio idrico superiore al 2% del reddito individua una soglia di criticità

In mancanza di un riferimento codificato sembra ragionevole affermare che una incidenza della spesa per il servizio idrico compresa tra l’1 e il 2% del reddito individui una fascia di attenzione, laddove valori superiori al 2%, coerenti con quelli rinvenibili tra le famiglie a basso reddito dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, segnalano una oggettiva difficoltà economica nell’accesso all’acqua. Specularmente, valori di incidenza della spesa sul reddito inferiori al punto percentuale dovrebbero assicurare la sostenibilità e non rappresentare un limite economico per l’accesso al servizio. Con riferimento a queste soglie nel prosieguo si valuta la sostenibilità economica della spesa per il servizio idrico in Italia e gli sviluppi sul prossimo quinquennio. Povertà ed esclusione sociale

Povertà ed esclusione sociale sono fenomeni in forte crescita negli ultimi anni a causa della profondità e della durata della crisi economica che hanno finito per incidere pesantemente sull’occupazione e sul potere d’acquisto delle famiglie, con ricadute sul tenore di vita e conseguenze perniciose per la tenuta degli equilibri sociali. A fronte della crescita della disoccupazione e della caduta dei redditi, le famiglie hanno inizialmente reagito attingendo al risparmio. Con il passare degli anni e con l’aggravarsi della crisi economica le aspettative andate deluse di un recupero dell’attività economica hanno causato una erosione dei risparmi, lasciando il posto ad un ripensamento degli stili di vita e, di recente, anche ad un ritorno al risparmio precauzionale. In tutti quei contesti sociali in cui il risparmio era assente o è risultato insufficiente ad attutire la caduta del reddito, la crisi ha comportato lo scivolamento delle famiglie verso la povertà. L’indicatore comunemente utilizzato per misurare il rischio di povertà e di esclusione sociale è la percentuale di famiglie/individui che patiscono una delle seguenti condizioni: * rischio povertà, cioè una dotazione di reddito sensibilmente inferiore alla media nazionale3; * grave deprivazione materiale, cioè una pluralità di sintomi di deprivazione4; * bassa intensità di lavoro, cioè un basso rapporto tra tempo lavorato e tempo disponibile5. In Italia, nel 2013, la percentuale di famiglie a rischio di povertà o esclusione sociale ha raggiunto il 28.4%. La Tavola che segue illustra il dettaglio sulle specifiche condizioni nelle diverse geografie6, a confronto con la media europea. La successiva Figura illustra il valore dell’indicatore riferito a ciascuna Regione italiana.

3 Si tratta di un reddito equivalente (corretto per la composizione del nucleo familiare e le economia di scala nel consumo) inferiore al 60% di quello mediano nazionale. 4 Vi ricadono le famiglie che presentano almeno quattro dei seguenti sintomi: non possono permettersi un telefono; non possono permettersi una Tv a colori; non possono permettersi una lavatrice; non possono permettersi una automobile; non possono consumare un pasto a base di carne o pesce ogni due giorni; non si concedono una vacanza di almeno una settimana fuori casa all'anno; non onorano con regolarità le rate di mutui o l’affitto; non riescono a scaldare adeguatamente l’alloggio; non possono sostenere una spesa imprevista di 800 euro.

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Famiglie a rischio povertà o esclusione sociale % sul totale della popolazione, Anno 2013 Rischio povertà o esclusione Rischio povertà sociale

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Italia Eu 27

18.0 16.6 23.3 44.5 49.4 28.4 24.5

Grave Bassa intensità deprivazione lavorativa materiale

10.1 10.6 15.3 31.8 35.9 19.1 16.6

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati Eurostat

8.0 6.1 7.6 20.9 25.0 12.4 9.6

6.4 5.9 8.2 17.1 22.1 11.0 10.8

Famiglie a rischio povertà o esclusione sociale % sul totale della popolazione, Anno 2013 60 50 40 30 20

Italia: 28.4%

10 0

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati Eurostat

Accanto a questo indicatore, vi sono altre due misure di disagio, definite di povertà relativa e assoluta7.

Per gli individui in età da lavoro una percentuale di tempo lavorato (espresso in mesi) inferiore al 20% del tempo disponibile. Così, ad esempio, in una famiglia con tre componenti in età da lavoro, la qualifica di bassa intensità di lavoro scatta laddove il numero di mesi lavorati è complessivamente inferiore a 7,2 (il 20% di 12x3=36 mesi). 5

6 Ai fini dell’indicatore complessivo le persone sono conteggiate una sola volta, anche se si trovano in più di una condizione, pertanto la percentuale di famiglie riferita all’indicatore è sempre inferiore alla somma delle percentuali riferite a ciascuna condizione.

7 La soglia di povertà relativa identifica le famiglie con una spesa media mensile inferiore a quella pro capite di una famiglia con un analogo numero di componenti (la soglia è corretta per tenere conto del numero di componenti). La soglia di povertà assoluta coincide con la spesa monetaria minima necessaria ad acquistare un paniere di beni e servizi di primissima necessità (paniere di povertà assoluta).

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico Nel 2013 le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono circa 2 milioni, ovvero quasi l’8% del totale, quelle “relativamente” povere sono circa un milione in più, con una incidenza della povertà tra le famiglie italiane vicina al 13%. Inoltre, poiché le famiglie povere, in termini assoluti o relativi, sono nella maggior parte dei casi numerose, l’incidenza della povertà assoluta e relativa tra gli individui è anche superiore e sale rispettivamente al 10% e al 17%.

Il peso del servizio idrico sui redditi in Italia Le famiglie sono suddivise in classi di spesa, in base ai risultati dell’indagine ISTAT sui consumi

L’indagine sui consumi delle famiglie diffusa annualmente dall’Istat consente di operare alcune valutazioni sulla spesa per il servizio idrico8. La Figura che segue illustra la spesa media mensile di nuclei familiari di diversa composizione, ordinati sulla base della spesa totale per consumi di beni e servizi. Nello specifico, le famiglie sono ordinate in classi di spesa equivalente9, di cui sono isolati il primo e l’ultimo decile, ovvero il 10% delle famiglie a minore e a maggiore spesa, oltre al corpo della distribuzione, cioè l’80% di famiglie con una spesa equivalente compresa tra i due decili. Spesa media servizio idrico per classe di spesa e numero di componenti euro/mese, anno 2012

euro/mese, anno 2012 60 50 40

1 componente 2 componenti 3 componenti 4 componenti 5 componenti

30 20 10 0

0-10%

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT

10-90%

90-100%

9 La spesa per consumi è corretta sulla base di una scala di equivalenza che consente di tener conto delle economie di scala presenti nel consumo (si pensi alle economie nell’alloggio, a quelle negli acquisti, alle utenze, eccetera). La scelta di escludere le spese per i beni durevoli e l’acquisto di alcuni servizi nel processo di ordinamento è giustificata dalla volontà di isolare la componente più stabile della spesa, riferita agli acquisti ricorrenti, per evitare che l’ordinamento delle famiglie sia influenzato da spese saltuarie di rilevante entità che accidentalmente si trovano a cadere nel mese di rilevazione (acquisto dell’auto, premi assicurativi, ecc.). 8

Ai fini dell’analisi contenuta nella pagine che seguono si considerano le sole famiglie che dichiarano una spesa per il servizio idrico maggiore di zero. Acqua n. 36 - marzo 2015

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La spesa per il servizio idrico cresce con i consumi, e quindi con il numero dei componenti familiari La spesa aumenta meno che proporzionalmente con la dimensione del nucleo per effetto delle economie di scala, più forti nelle famiglie con vincoli di bilancio stringenti

La spesa varia a livello regionale ma senza un andamento definito nell’asse Nord-Sud

La spesa per il servizio idrico cresce all’aumentare della spesa totale per consumi, a indicare che siamo in presenza di un bene “normale” il cui consumo è positivamente legato al reddito (qui approssimato dalla spesa totale per consumi), sebbene l’elasticità dalla domanda al reddito appaia relativamente contenuta e coerente con le evidenze riportate in letteratura10.

Interessante è l’evoluzione della spesa al crescere della dimensione del nucleo familiare. La progressione della spesa non è direttamente proporzionale al numero di componenti, a suggerire che l’approvvigionamento idrico presenta rilevanti economie di scala. A questo si aggiunga il fatto che nel passaggio da 1 a 5 componenti nel 10% di famiglie a più basso consumo la spesa raddoppia (da 150 a 300 euro/anno), mentre nel caso del 10% di famiglie a più elevato consumo, passando da 1 a 5 componenti la spesa più che triplica (da 220 a quasi 700 euro/anno): nelle famiglie gravate da vincoli di bilancio più stringenti le economie di scala sono maggiori, a suggerire che al minore reddito si associa anche un atteggiamento di maggiore cautela nell’uso (e nello spreco) della risorsa.

Lo spaccato geografico, infine, mostra significative differenze regionali, senza una chiara relazione lungo il tradizionale asse Nord-Sud del Paese: in ciascuna area del Paese si possono rinvenire Regioni con una spesa media superiore o inferiore alla media nazionale11 come illustrato nella Figura. La spesa per il servizio idrico nelle regioni italiane Numeri indici, media Italia = 100 140

130 120 110 100 90 80 70 60

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT

10 Gli studi internazionali quantificano una elasticità della domanda al reddito compresa tra 0,3 e 0,5. Per un approfondimento si rimanda a Komives, K. et altri (2005). 11 Giova sottolineare come la graduatoria della spesa, unitamente alle diverse abitudini di consumo, è influenzata dal diverso livello della tariffe sul territorio nazionale.

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico L’incidenza della spesa sul reddito per le famiglie “povere” è superiore alla soglia critica

La Figura successiva descrive l’incidenza della spesa per il servizio idrico sul reddito disponibile delle famiglie12 che per il 10% di famiglie a più basso consumo (e reddito) è pari al 3,75% nel caso di nuclei con un solo componente, si mantiene sopra al 3% per quelli con due componenti e si assesta intorno al 2.5% per le famiglie con un numero di componenti pari o superiore a tre. In media, sul 10% di famiglie a più basso consumo (e reddito) la spesa per il servizio idrico incide per il 2.5% del reddito. Per le famiglie a basso consumo (e reddito) l’incidenza della spesa per il servizio idrico si colloca nella fascia di attenzione precedentemente individuata, con potenziali problemi di sostenibilità economica e di accesso al servizio.

L’incidenza si ridimensiona sensibilmente nel corpo centrale della distribuzione, laddove la soglia di attenzione dell’1% è superata dai nuclei monocomponente, con ogni probabilità in congiunzione di bassi livelli di intensità di lavoro e/o di modesti redditi da pensione.

Incidenza della spesa per il servizio idrico sul reddito %, anno 2012

%, anno 2012

4.0% 3.5% 3.0% 2.5%

1 componente 2 componenti 3 componenti 4 componenti 5 componenti

2.0% 1.5% 1.0% 0.5% 0.0%

0-10%

10-90%

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT e Banca d'Italia

90-100%

L’incidenza della spesa per il servizio idrico sul reddito è ottenuta incrociando l’incidenza della spesa per il servizio idrico sulla spesa totale per consumi e la propensione al consumo della corrispondente distribuzione dei consumi e dei redditi desunta dall’indagine Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie. Il fatto che le famiglie a basso reddito abbiano una propensione al consumo superiore all’unità (cioè tendono ad indebitarsi) determina un allargamento dei divari tra le incidenze della spesa per il servizio idrico sul reddito dei vari decili, rispetto alla corrispondente misura riferita alla spesa totale per consumi. Per evitare possibili influenze determinate da sotto-dichiarazione dei redditi e/o dei consumi le misure della propensione al consumo sono computate a partire da una opportuna troncatura della distribuzione dei redditi e dei consumi.

12

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico Al Sud e nelle isole una maggiore incidenza della spesa sul reddito si traduce in una maggiore difficoltà a far fronte alla spesa per il servizio

Con riferimento al dettaglio geografico si registra una marcata divaricazione territoriale nell’incidenza della spesa per il servizio idrico: come mostra la Figura allegata le famiglie residenti nel Mezzogiorno presentano criticità maggiori rispetto a quelle della aree del Nord e del Centro del Paese, con un incidenza della spesa per il servizio idrico sul reddito delle famiglie a più basso reddito che supera il 3%. Il risultato appare coerente con livelli di reddito mediamente inferiori e con una più diffusa prevalenza di situazioni di disagio economico. Una evidenza che va di pari passo con la più diffusa frequenza di situazioni di morosità, documentate e, in parte anche riconosciute, dalla regolazione di settore.

Incidenza della spesa per il servizio idrico sul reddito 3.5% 3.0% 2.5% 2.0% 1.5% Nord

Centro

Sud e isole

1.0% 0.5% 0.0%

0-10%

10-90%

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT e Banca d'Italia

90-100%

Quali implicazioni per il Bonus sociale idrico? Il 10% delle famiglie ha bisogno di un supporto per fronteggiare la spesa L’ammontare del trasferimento necessario affinché la spesa sia sostenibile varia in base al numero dei componenti familiari

13

Sulla base delle considerazioni esposte, le famiglie che ricadono nel primo decile della distribuzione dei consumi e del reddito rappresentano il target di iniziative di sostegno economico volte ad assicurare la sostenibilità economica dell’accesso all’acqua.

Per quantificare la misura dell’intervento necessario a ricondurre queste situazioni ad un giudizio di sostenibilità economica, sembra importante misurare la distanza che separa l’attuale spesa per il servizio idrico dalla soglia pocanzi individuata: cioè l’ammontare del trasferimento necessario a riportare l’incidenza della spesa per il servizio idrico al 2% del reddito disponibile. La Figura allegata riporta per completezza anche la misura del bonus sociale proposta da AEEGSI in un documento di consultazione del 2013 (DCO 85/2013/r/idr)13.

Contributo n.31, “Articolazione tariffaria: un solo strumento per troppi fini”, febbraio 2015. Acqua n. 36 - marzo 2015

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Bonus sociale e sostenibilità euro/anno 90 80 70 60 50 40 Trasferimento "sostenibile" (2%) Trasferimento proposto

30 20 10 0

1 componente 2 componenti 3 componenti 4 componenti 5 componenti

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT e Banca d'Italia

L’importo del sussidio dovrebbe essere definito in base alla dimensione del nucleo

La Figura mostra chiaramente come la dimensione del trasferimento “teorico” presenta un andamento non regolare al crescere del numero dei componenti, con valori più elevati e superiori alle proposte di Bonus sociale AEEGSI per i nuclei fino a due componenti e una sostanziale coerenza delle quantificazioni con la proposta AEEGSI per i nuclei di tre componenti. Nel caso dei nuclei familiari di quattro e cinque componenti il trasferimento proposto da AEEGSI è addirittura superiore a quanto necessario. L’evidenza è con ogni probabilità interpretabile alla luce delle rilevanti economie di scala, che più che compensano la riduzione del reddito equivalente. Una evidenza che sembrerebbe suggerire la necessità di un intervento più capiente a beneficio delle famiglie meno numerose a basso reddito, portando il bonus sociale a circa 70 euro/anno (rispetto ai 45 euro/anno della proposta) per le famiglie monocomponente, e a circa 80 euro/anno per quelle con due componenti.

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Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico


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Bonus sociale: gli orientamenti AEEGSI e le osservazioni Nell’ambito delle funzione assegnate all’Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, il d.P.C.M. 20 luglio 2012, art. 3, lettera d) stabilisce che nella predisposizione del metodo tariffario, l’Autorità debba prevedere “forme di tutela per le categorie di utenza in condizioni economico sociali disagiate…”. Il primo intervento specificatamente indirizzato al tema della tariffa sociale è stato un documento di consultazione (DCO 85/2013/r/IDR) che pone le questioni relative ai criteri di accesso, all’entità delle agevolazioni e alle modalità di recupero dell’onere di sistema. L’orientamento generale dell’Autorità illustrato nel documento di consultazione è garantire alle famiglie beneficiarie una riduzione della spesa, al netto delle imposte, di circa il 20%, fissando una componente tariffaria a copertura dei costi a carico di tutti gli utenti del servizio. Riprendendo alcune delle riflessioni riportate nel procedimento per la definizione del sistema tariffario per il settore idrico e, nello specifico, nel DCO 204/2012/R/IDR14, l’Autorità delinea approcci differenti. Un primo approccio risponde al criterio del “consumo minimo vitale per l’utenza”, secondo il quale la struttura tariffaria può prevedere uno primo scaglione di consumo a corrispettivo agevolato cui hanno diritto tutti gli utenti. Il limite, segnalato in quasi tutte le osservazioni pervenute al documento di consultazione, è l’incapacità di individuare in maniera corretta i soggetti economicamente bisognosi, e dunque l’eventualità che l’agevolazione lungi dal realizzare obiettivi redistributivi finisca per sostanziare un trasferimento in direzione inversa, dalle famiglie numerose alle monocomponente senza una chiara logica sottostante. Il secondo approccio è invece di tipo “sociale”, in quanto prevede l’applicazione di una tariffa agevolata da riconoscere agli utenti economicamente svantaggiati, tramite una componente tariffaria negativa. In questo modo la tariffa può essere differenziata per specifiche categorie di utenza e per numerosità del nucleo familiare e consente di evitare sussidi generalizzati. Il principale limite di questo strumento è di tipo “amministrativo” in quanto può determinare un significativo aumento dell’onerosità dei rapporti commerciali per il gestore del servizio. Per quanto riguarda l’individuazione dei beneficiari, già il d.P.C.M. 20 luglio 2012 indicava come destinatari le categorie di utenza in condizioni economico sociali disagiate individuate dalla legge, ovvero il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 28 dicembre 2007 e il d.l. 185/08, utilizzati anche per il Bonus nei settori elettrico e gas. Uniformare i criteri di ammissibilità consente, tra l’altro, agli utenti di presentare un’unica istanza e, allo stesso tempo, semplifica notevolmente l’attività degli operatori. I criteri per accedere all’agevolazione dati dalla soglia ISEE di 7 500 euro (aumentata a 20 000 euro nel caso di nuclei con almeno quattro figli a carico), e la residenza nell’abitazione. Con riferimento alla soglia ISEE, alcune osservazioni al documento di consultazione hanno suggerito l’opportunità di una differenziazione regionale della soglia ISEE per tener conto del diverso potere d’acquisto. Per quanto riguarda invece il criterio della residenza, i limiti, per lo più operativi, consistono nella possibilità che i soggetti aventi diritto non siano controparti dirette di contratti di fornitura, ad esempio perché le utenze sono di tipo condominiale e non singolo. Per quanto riguarda l’entità del bonus, in coerenza con le disposizioni normative che indicano una riduzione della spesa, al netto delle imposte, pari a circa il 15-20%, l’orientamento dell’Autorità è di prevedere 3 utenze tipo, diverse per numero di componenti, a cui assegnare bonus differenziati, come riportato nella Tavola.

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Già in quella sede era emersa la sensibilità dell’Autorità nei confronti del tema delle agevolazioni sulla spesa. Acqua n. 36 - marzo 2015

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Ammontare del bonus idrico euro/anno

Numerosità familiare Fino a 3 componenti Da 4 a 6 componenti Oltre 6 componenti

Valore bonus (euro/anno)* 45 65 85

* Al bonus deve essere aggiunta una maggiorazione volta a compensare

la componente tariffaria applicata alla totalità delle utenze per finanziare il bonus stesso Fonte: AEEGSI

L'individuazione dei criteri minimi di accesso è negli orientamenti AEEGSI la medesima per tutto il territorio nazionale, così come già correntemente avviene nel caso del Bonus elettrico e gas, in modo da sfruttarne anche le sinergie, lasciando eventualmente la possibilità ai regolatori locali di prevedere ulteriori meccanismi, quali l'ampliamento del beneficio o dei requisiti. Sempre rispetto alla gestione, un altro aspetto importante è la modalità di erogazione del bonus. Tre le opzioni contemplate dall’Autorità vi sono l’accredito in bolletta, la rimessa diretta (tramite bonifico o assegno) o lo sconto sulla bolletta per la fornitura di energia elettrica. L’accredito in bolletta consentirebbe di “efficientare” anche le imposte, giacché andrebbe ad abbattere la base imponibile, e al tempo stesso non necessita di una verifica di capienza, in quanto la condizione che la bolletta sia superiore al bonus potrebbe essere automaticamente verificata, ma pone in capo ai gestori l’onere di gestire un sistema informativo dedicato alla gestione dei beneficiari del Bonus; le altre due modalità avrebbero il pregio di essere amministrativamente meno onerose e applicabili anche nei casi in cui il beneficiario non sia titolare di un rapporto contrattuale diretto, come per il caso delle utenze condominiali. Il riconoscimento “normativo” della tariffa sociale per l’acqua è sancito anche in un Collegato ambientale attualmente in discussione al Senato15 che assegna ad AEEGSI16 il compito di definire le modalità di accesso al servizio per gli utenti domestici in condizioni economico-sociali disagiate, in modo da garantire la fruizione del quantitativo di acqua necessaria al soddisfacimento dei bisogni fondamentali17.

15 Disegno di legge recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” (AS 1676), approvato alla Camera il 13 novembre 2014. 16 Secondo la disposizione normativa, l’Autorità svolge tale compito “sentiti gli enti di ambito nelle loro forme rappresentative”. Nell’audizione parlamentare del dicembre 2014, la stessa Autorità ha criticato la subordinazione delle decisioni al parere degli enti d’ambito nelle loro forme rappresentative, sia perché l’Autorità è già chiamata a svolgere consultazioni pubbliche con tutti i soggetti interessati, sia perché sembra non essere del tutto coerente con il quadro normativo attuale che non attribuisce alle forme rappresentative degli Enti d’ambito una valenza istituzionale. Per questi motivi, l’Autorità chiede di eliminare tale disposizione o eventualmente di sostituirla con un generico richiamo alle forme di partecipazione previste.

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Sviluppi tariffari e sostenibilità economica La necessità di fare crescere le tariffe nei prossimi anni suggerisce l’estensione del Bonus idrico ad un maggior numero di famiglie

Se l’introduzione del Bonus sociale idrico appare uno strumento indifferibile per accompagnare la crescita delle tariffe e mitigare l’impatto sociale, un ulteriore aspetto che dovrà essere considerato è la necessità, uno volta introdotto, di prevedere un suo adeguamento nel tempo, in misura coerente con lo crescita stessa delle tariffe e della spesa. Si tratta, in altre parole, di assicurare che una volta che il principio di sostenibilità economica della spesa nei nuclei familiari a basso reddito sia stato sancito, esso sia anche preservato. E' un aspetto che va oltre la mera necessità di adeguare il Bonus idrico all’evoluzione delle tariffe e che si estende alla periodica rivalutazione tra la misura degli sviluppi tariffari in rapporto al reddito disponibile. E’ chiaro infatti che la misura degli adeguamenti tariffari necessari a finanziare le infrastrutture dovrà assumere ritmi superiori a quelli del reddito disponibile delle famiglie.

Nel quinquennio 2015-2019 la tariffa crescerà verosimilmente del 5% annuo, mentre il reddito solo dell’1% annuo: l’incidenza della spesa sul reddito subirà quindi un aumento consistente

Si tratta di valutare se sussistono o meno le condizioni per affermare che l’ingente fabbisogno infrastrutturale del Paese potrà essere finanziato dalla tariffa, senza minare la coesione sociale, e di individuare gli opportuni correttivi al Bonus idrico in grado di offrire tutele ai nuclei che dovessero venire a trovarsi in condizioni di disagio economico. Un esercizio ci aiuterà a esemplificare i termini della questione. E’ abbastanza chiaro che anche a causa della carenza di fondi pubblici detinati al finanziamento di opere infrastrutturali, le tariffe del servizio idrico saranno chiamate nei prossimi anni a crescere a ritmi superiori a quelli degli ultimi decenni. Nel prossimo quinquennio si può assumere un tasso di crescita in termini reali (cioè oltre l’inflazione) del 5% annuo: un valore verosimile tenendo conto dell’ingente fabbisogno di investimenti, a fronte di una crescita del reddito disponibile reale delle famiglie dell’1% all’anno. La “affordability” della spesa potrebbe conoscere un restringimento. La Figura che segue illustra lo sviluppo atteso per il prossimo quinquennio dell'incidenza delle spesa per il servizio idrico sul reddito.

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Nel collegato ambientale non è presente alcun riferimento alla modalità di copertura dei costi. Acqua n. 36 - marzo 2015

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Incidenza della spesa per il servizio idrico sul reddito 2015 - 2019 %, anno 2012

3.5% 3.0% 2.5% 2.0%

1 componente 2 componenti 3 componenti 4 componenti 5 componenti

1.5% 1.0% 0.5% 0.0%

10-20%

20-80%

80-90%

* Tasso di crescita delle tariffe pari a 5% annuo e tasso di crescita del reddito pari a 1% annuo Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT e Banca d'Italia

L’aumento dell’incidenza determina il superamento della soglia di criticità per un ulteriore 10% tra le famiglie fino a 3 componenti Le differenze geografiche potrebbero suggerire l’opportunità di un intervento integrativo a livello locale

Osservando la Figura si nota chiaramente come la soglia di intervento, corrispondente ad una incidenza della spesa per il servizio idrico del 2%, potrebbe essere superata anche dalle famiglie del secondo decile della distribuzione dei consumi (e dei redditi), con la sola eccezione delle famiglie con 5 componenti. Una evidenza che suggerisce l’opportunità di una estensione del Bonus idrico oltre i livelli di ISEE attualmente previsti. Considerata l’elevata variabilità della spesa sul territorio nazionale, una ipotesi potrebbe essere quella di conferire agli Enti di Governo d’ambito la facoltà di integrare il Bonus idrico, prevedendo un intervento economico anche superiore allo “standard” minimo nazionale AEEGSI, consentendo ad esempio la possibilità di estendere i benefici ad una platea più vasta e/o di prevedere un contributo più generoso, se ad esempio questo dovesse essere giustificato da una spesa per il servizio idrico più elevata nel panorama nazionale. Sarebbe in questo senso auspicabile che gli Enti di Governo d’ambito fossero chiamati a certificare le condizioni di accessibilità della spesa del servizio idrico nei loro territori e a valutare periodicamente l’adeguatezza della misura del Bonus idrico e di sue eventuali integrazioni/ampliamenti rispetto alla dimensione del disagio sociale. Un impegno esplicito degli Enti locali alla promozione e alla diffusione del Bonus idrico, che riporti la tariffa al ruolo di corrispettivo di un servizio industriale, sganciandola da quello di strumento per la gestione del consenso.

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico Tale facoltà è peraltro già oggi prevista e finanziata dalla tariffa attraverso le risorse accantonate in un apposito fondo: una eventualità di cui, come documentato nelle pagine di questo lavoro, si conoscono solo occasionali applicazioni (una qualche forma di sostegno economico alla spesa per il servizio idrico è presente in meno della metà dei capoluoghi di provincia italiani).

Una risposta organica al problema della sostenibilità economica, che affianchi/integri al Bonus idrico il supporto deciso dagli Enti di Governo d’ambito, che consentirebbe di porre rimedio, anche al tema della “morosità endemica” presente in larga parte del Paese. Un sostegno adeguato e capiente alle famiglie in difficoltà economica consentirebbe infatti di superare la resistenza culturale all’aumento delle tariffe, eradicando le sacche di abuso e di mancanza di senso civico che si nascondono e prolificano in contesti di disagio economico. Le “Politiche” di contrasto alla povertà e di prevenzione del disagio sociale sono ingrediente imprescindibile di un percorso di sviluppo industriale del settore. Il Bonus idrico: una rassegna delle esperienze In attesa di una disciplina del Bonus idrico, alcune realtà locali hanno intrapreso iniziative di sostegno alla spesa per il servizio idrico destinate alle famiglie in condizioni di disagio. Alla fine del 2013 l’Autorità ha avviato una iindagine conoscitiva su queste esperienze i cui risultati non sono però stati resi noti. La ricognizione effettuata sui Comuni capoluogo di Provincia restituisce un quadro piuttosto disomogeneo. Innanzitutto, in mancanza di un chiaro riferimento normativo, non si riscontra una disciplina uniforme: in alcuni casi i criteri per l’accesso sono indicati in appositi regolamenti comunali, in altri sono allegati alla deliberazione dei corrispettivi. Le forme di agevolazione riservate alle utenze in condizioni di disagio sono previste in meno dela metà dei Comuni capoluogo di Provincia e sono legate all’indicatore ISEE, eventualmente affiancato da altri requisiti. Per quanto riguarda la natura del sostegno occorre distinguere diverse tipologie: in alcuni casi ai beneficiari sono riservate tariffe agevolate, caratterizzate da un aliquota più contenuta o, più raramente, da scaglioni tariffari più ampi o, come nel caso di Udine e Gorizia, a fascia unica; in altri casi, come La Spezia, Firenze, Pistoia e Prato è concessa la fornitura gratuita di un quantitativo corrispondente al consumo essenziale, articolato sulla dimensione del nucleo familiare; in altri ancora è invece riconosciuto un Bonus forfettario, espresso in euro/anno, talvolta differenziato sul numero dei componenti, come ad esempio nel caso di Ascoli Piceno e Fermo, o ancora di Lucca, Matera e Potenza. Per quanto riguarda la modalità di erogazione, solo nel caso di Torino è esplicitamente prevista una rimessa diretta che, a scelta dell’utente, può avvenire mediante accredito sul conto corrente, bancario o postale, o con il recapito di un assegno circolare non trasferibile. Negli altri casi, poichè non diversamente indicato, si presuppone venga riconosciuto uno sconto in bolletta. La Tavola che segue riassume le principali caratteristiche delle agevolazioni sociali nei capoluoghi italiani.

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Le agevolazioni tariffarie per disagio economico previste in Italia ATO

Gestore

Soglia ISEE

Ammontare

ATO 3 Torinese

SMAT

12 000

30 euro/anno (fino a 3 comp); 45 euro/anno (oltre 3 comp)

ATO 1 Verbano, Cusio, Ossola, Pianura Novarese

Acqua Novara VCO

9 000

ATO SP La Spezia

ACAM Acque

ATO P Polesine

Società Polesine Acque

7 500 (1 comp), 10 000 (2 comp), 13 000 (3 comp), 16 000 (4 comp), 19 000 (5 comp), 22 000 (6 comp)

ATO CEN Centrale

AMGA – Udine

ATO ORGO Orientale-Gorizia IRISACQUA

ATERSIR

ATO 2 Marche Centro Ancona ATO 5 Marche Sud - Ascoli Piceno ATO 1 Toscana Nord

ATO 3 Medio Valdarno

ATO 5 Toscana - Costa

ATO 4 Alto Valdarno

ATO 6 Ombrone

ATI 2

Aimag, AST, CADF, EmiliAmbiente, HERA, Iren, Montagna 2000, SorgeAcqua

Multiservizi SpA

CIIP

Geal

Publiacqua

ASA

Nuove Acque

Acquedotto del Fiora

Umbra Acque

ATI 4

SII S.c.p.a

ATO 4 Lazio Meridionale Latina

Acqualatina

ATO NV Napoli Volturno

ATO 2 Lazio Centrale - Roma Acea ATO 2

ATO S Sele

ATO 5 Teramano

ATO UNICO Puglia

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Tariffa specifica

7 500

17 000

10 085 (fino a 4 comp), 12 580 (almeno 5 comp) 8 400

8 030

8 380 (fino a 3 comp), 12 527 (almeno 4 comp) 9 500 13 024 (fino a 3 comp), 15 628 (4 comp), 17 711 (almeno 5 comp)

60 euro/anno + 20 euro/anno per ciascun componente oltre il secondo Da 40 a 90 euro/anno a seconda del numero di componenti rimborso pari a 20 m3/anno per ogni componente

Tariffa specifica

Tariffa specifica

Tariffa specifica

17.55 euro/anno per ogni componente Tariffa specifica

Ruzzo Reti

6 715

Tariffa specifica

Salerno Sistemi

Acquedotto Pugliese

Cosenza Acque

Fonte: Laboratorio REF Ricerche

7 500

60 euro/anno (fascia A) o 40 euro/anno (fascia B) per ogni componente del nucleo familiare (fino ad un massimo di 8)

92 m3/anno gratuiti

ATO 1 Cosenza

ATO 9 Agrigento

2 500 (fascia A) e 10 000 (fascia B)

Tariffa specifica

Tariffa specifica

ABC Napoli Azienda Speciale

Acquedotto Lucano

ATO UNICO Sardegna

7 200

7 200

m3/anno gratuiti (differenziati a seconda del numero dei componenti)

6 000 (fino a 3 comp), 7 000 (4 o più comp), 10 000 euro (1 o 2 comp, in cui almeno uno d'età pari o superiore a 65 anni) 7 500

ATO UNICO Basilicata

ATO 1 Palermo

9 000, 20 000 (almeno 3 figli a carico)

Differenza tra corrispettivo fatturato secondo le tariffe vigenti e quello risultante dall’applicazione della tariffa agevolata (0,6500 /m3) su un consumo presunto di 73 m3 per componente del nucleo familiare, con un minimo di 10 euro/componente.

Acque Potabili Siciliane

Girgenti Acque

Abbanoa

7 500, 20 000 (almeno 4 figli a carico)

42.72 euro/anno, 134.89 euro/anno

9 000

Tariffa specifica

3 soglie (a seconda del numero di 45 euro/anno (1 comp), 65 euro/anno (2 comp), 95 componenti e della condizione lavorativa) euro/anno (3 comp), 120 euro/anno (4 comp), 150 euro/anno (5 comp), 190 euro/anno (6 comp), 225 euro/anno (7 comp), 260 euro/anno (8 comp) 30 euro/anno ogni componente in più. Tariffa specifica 13 000

85 euro/anno

7 078 (1 com), 11 796 (2 comp), 15 689 (3 Tariffa specifica comp), 19 228 (4 comp), 22 413 (5 comp), 25 480 (6 comp), 28 311 (7 o più comp)

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico Allegato: L’esperienza del Bonus elettrico e gas Negli anni 2008 e 2009, a seguito di precisi interventi legislativi, sono stati introdotti nel nostro Paese i Bonus elettrico e gas destinati ad agevolare i clienti in condizioni di disagio economico e di disagio fisico, con l’obiettivo di ridurre la spesa per la fornitura di servizi energetici. Nel dettaglio, il bonus elettrico consiste in uno sconto applicato ogni anno in automatico sulla bolletta per sostenere la spesa delle famiglie in condizione di disagio economico o fisico. Il bonus elettrico per disagio economico, concesso solo ai clienti domestici intestatari di una fornitura elettrica nell’abitazione di residenza, è concesso qualora il livello ISEE sia inferiore 7 500 euro (o 20 000 euro nel caso di nuclei familiari con almeno quattro figli a carico) e la potenza impegnata sia di 3 kW (o 4.5 kW nel caso di nucleo di almeno 5 componenti). L’importo è differenziato in tre classi, a seconda del numero di componenti della famiglia anagrafica. Nella Tavola sono riportati gli importi del bonus, distinti per classe di utenza e anno di riferimento.

L'importo del bonus elettrico euro/anno

Anno 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

Fonte: AEEGSI

1-2 componenti 3-4 componenti 60 78 58 75 56 72 56 72 63 81 71 91 72 92 71 90

5 o più componenti 135 130 124 124 139 155 156 153

Il bonus per disagio fisico, cumulabile con quello per disagio economico, è invece riconosciuto nei casi in cui di utilizzo di apparecchiature elettromedicali indispensabili per il mantenimento in vita. L’importo è commisurato, oltre che alla potenza istallata, anche al tempo di utilizzo delle apparecchiature stesse. Sono previste complessivamente 6 classi (2 per la potenza e 3 per il consumo) che individuano il livello di extra consumo rispetto a utente tipo (2 700/kWh/anno).

In entrambi i casi, il bonus è riconosciuto come sconto in bolletta e applicato pro quota rispetto alla competenza della fatturazione, ma nel primo caso ha validità annuale, mentre

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico nel secondo viene erogato senza interruzioni per tutta la durata dell’utilizzo delle apparecchiature.

Il bonus gas costituisce una riduzione delle bollette del gas metano18 relative all’abitazione di residenza, riconosciuta alle famiglie in condizioni di disagio economico o alle utenze in cui vi sia un soggetto in condizioni di disagio fisico. Il disagio economico è individuato attraverso l’indicatore ISEE che deve essere al massimo pari a 7 500 euro (o 20 000 euro per le famiglie con almeno 4 figli a carico)19.

L’importo del bonus, fissato annualmente dall'Autorità, è tale da consentire un risparmio di circa il 15% sulla spesa media annua sostenuta, al netto delle imposte, per la fornitura di gas naturale. Per una migliore corrispondenza tra importo e spesa, sono state individuate diversi utenti tipo che si differenziano per tipologia di utilizzo del gas (cottura cibi e acqua calda o riscaldamento), numerosità del nucleo e zona climatica di residenza. L'importo del bonus gas per tipologia d'uso e fascia climatica euro/anno

Famiglie fino a 4 componenti Acqua calda sanitaria e/o Uso cottura Acqua calda sanitaria e/o Uso cottura + Riscaldamento

Famiglie oltre a 4 componenti Acqua calda sanitaria e/o Uso cottura Acqua calda sanitaria e/o Uso cottura + Riscaldamento Fonte: AEEGSI

2014 fascia climatica A/B C D E 35

35

35

35

F 35

2015 fascia climatica A/B C D E 33

33

33

33

F 33

85

105

139

173

220

80

98

130

162

205

56

56

56

56

56

53

53

53

53

53

119

154

202

248

318

111

144

189

231

297

Il bonus viene corrisposto, suddiviso pro-quota, direttamente in bolletta nei casi di impianto individuale, o tramite bonifico domiciliato presso l’utenza qualora l’utente sia servito da un impianto centralizzato. Dal punto di vista operativo, l’utente è tenuto a presentare annualmente la domanda per la richiesta del bonus, anche congiuntamente per elettrico e gas, al Comune o ai centri assi18 19

Si applica esclusivamente al gas metano distribuito a rete e non alla fornitura di gas in bombola di GPL. E’ previsto altresì un requisito tecnico, ovvero che il misuratore non sia di classe superiore a G6. Acqua n. 36 - marzo 2015

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Acqua N°36 Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico stenza fiscale (CAF) convenzionati. Le domande vengono quindi gestite tramite un portale dell’ANCI, chiamato SGate20, attraverso il quale i rimborsi vengono poi attribuiti ai beneficiari a conguaglio degli importi fatturati dal fornitore di gas.

La platea di famiglie potenzialmente beneficiarie, come risulta da un’indagine conoscitiva AEEGSI21, è costituito da circa 3 milioni di famiglie22 che si caratterizzano per un reddito netto equivalente medio pari al 40% del valore nazionale e che nel 70% dei casi risultano a rischio di povertà, mentre nel 40% dei casi addirittura come povertà assoluta, ovvero con un livello di reddito insufficiente per finanziare l’acquisto di un paniere minimo di beni considerato essenziale. Anche utilizzando criteri di valutazione “soggettivi”, tali famiglie si configurano come più in difficoltà, perché hanno problemi nel riscaldare l’abitazione, nel pagare affitti, mutui e utenze domestiche, nel fare fronte a spese impreviste. Per queste famiglie, l’insieme delle spese per l’abitazione è percepito come eccessivo rispetto alle capacità economiche e nello specifico, per effetto di una limitata elasticità della spesa per energia al reddito, l’incidenza risulta nel caso dell’energia elettrica più che doppia rispetto alla totalità delle famiglie (3.2% vs 1.4%) e nel caso del gas naturale di circa il 60% più alta (3.1% vs 1.9%). Guardando ai potenziali effettivi, nel 2013 hanno beneficiato del bonus elettrico per disagio economico 942 864 famiglie e il numero complessivo di famiglie che hanno usufruito almeno una volta dell’agevolazione sin dall’avvio del meccanismo nel 2008, è di 2.1 milioni. Nel caso del gas, i beneficiari nell’anno 2013 erano 626 869 utenti, per un totale di 1.2 milioni di famiglie che hanno usufruito dell’agevolazione, almeno una volta. Nel 90% dei casi i beneficiari dei due bonus coincidono.

Tali risultati suggeriscono che hanno usufruito del bonus circa 1/3 dei potenziali beneficiari nel caso dell’elettrico e circa il 27% nel caso del gas naturale, una proporzione che peraltro risulta variabile a seconda principalmente della condizione socio-economica (dove la popolazione è più povera e meno istruita c’è una minor richiesta), dell’età (molto bassa se il capofamiglia è al di sotto dei 30 anni, cresce per le famiglie tra 40 e 70 anni e poi torna a calare oltre i 70 anni) e del territorio di riferimento, forse per effetto di diverse politiche di sostegno per le fasce deboli.

20 21

Sistema di Gestione delle Agevolazioni sulle Tariffe Energetiche.

Relazione in esito all’indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della disciplina del Bonus elettrico e gas, allegato alla delibera 72/2014.

22 Il dato è confermato dall’ultimo Rapporto ISEE, costruito sui dati del 2011, secondo cui le famiglie che hanno richiesto la dichiarazione sono circa 6.5 milioni e in circa il 50% dei casi il livello ISEE è inferiore a 7 500, ovvero il valore soglia per la richiesta del bonus. A queste occorre aggiungere le famiglie con almeno 4 figli a carico e un ISEE inferiore a 20 000 euro, nonché i beneficiari per disagio fisico.

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Beneficiari effettvi e incidenza della spesa sul reddito Energia elettrica Bonus erogati/ Spesa/ aventi diritto reddito* Regione Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle D'Aosta Veneto Età (anni) Meno di 20 20-30 30-40 40-50 50-60 60-70 70-80 oltre 80

Gas naturale Bonus erogati/ Spesa/ aventi diritto reddito*

29.8% 26.7% 35.1% 32.1% 53.9% 35.8% 30.5% 29.0% 42.7% 32.7% 28.5% 31.5% 47.4% 25.3% 27.8% 31.7% 26.9% 24.4% 22.5% 45.9%

4.0% 4.1% 3.5% 4.2% 2.9% 2.8% 3.4% 3.3% 3.1% 2.4% 2.7% 3.2% 3.5% 3.7% 4.6% 2.9% 2.3% 2.8% 2.5% 2.6%

26.1% 22.8% 15.4% 18.3% 55.8% 39.1% 24.1% 26.6% 44.3% 31.7% 21.5% 27.7% 39.6%

5.6% 4.7% 2.8% 3.0% 6.9% 4.6% 3.5% 4.2% 5.7% 4.2% 4.2% 4.6% 3.3%

12.5% 8.6% 26.6% 42.7% 46.6% 43.2% 35.1% 29.2%

4.0% 5.8% 4.8% 3.7% 4.0% 3.7% 2.7% 2.3%

2.7% 7.0% 21.3% 34.5% 36.3% 31.2% 26.6% 23.8%

2.8% 5.9% 4.4% 4.3% 4.3% 3.8% 2.5% 3.0%

* calcolata sui beneficiari potenziali

15.5% 26.1% 38.1% 22.8% 12.7% 42.6%

2.7% 4.1% 2.7% 3.9% 7.8% 5.6%

Fonte: Elaborazioni su dati EU-SILC e SGATE I dati, pur incoraggianti e in crescita, relativi alle richieste evidenziano la necessità di rafforzare la comunicazione nei confronti degli utenti, di snellire le procedure, oltre che supportare l’attività delle amministrazioni deputate alla candidatura e alla selezione dei beneficiari.

Acqua n. 36 - marzo 2015

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Sviluppi delle tariffe, sostenibilità della spesa e Bonus idrico


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