05 insieme maggio 2017

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SANTA MARIA DEGLI ANGELI MENSILE – MAGGIO 2017

COMUNITA’ ACCOGLIENTI E INCLUSIVE EDITORIALE

ESTATE 2017

GIOVANI


Editoriale IL SEGNO DEL RISORTO IN MEZZO A NOI: COMUNITA’ ACCOGLIENTI E INCLUSIVE Stiamo vivendo il tempo di Pasqua e i vangeli che ascoltiamo in questo periodo ci mostrano la presenza del Risorto in mezzo ai suoi amici e alle sue amiche. Il Signore risorto manifesta la volontà di Dio di non abbandonare i suoi, ma di accompagnarli nel cammino della vita. C’è un dato significativo che appare in questi vangeli, vale a dire il fatto che il credere è legato al vedere. Giovanni racconta che il discepolo amato, arrivato al sepolcro vuoto, vedendo il sudario piegato e le bende “vide e credette” (Gv 20,8). Anche oggi abbiamo bisogno di vedere i segni della presenza del risorto per poter credere in Lui. Forse anche noi come al tempo di Gesù abbiamo bisogno di vedere comunità dove le persone si vogliono bene e vivono lo stile evangelico proposto da Gesù, per poter credere in Lui e nella sua presenza. Comunità di persone che ogni giorno ascoltando la Parola di Gesù e si sforzano di non giudicarsi, e apprendono ad accogliersi. Comunità inclusive, dove le persone accogliendo la misericordia del Signore la donano agli altri, senza condannare nessuno. Comunità nelle quali si sperimenta la condivisione, lo sforzo quotidiano di mettere in comunione i propri beni per aiutare le persone in difficoltà. Comunità di persone che in nome di Gesù che, durante la sua vita mangiava nelle case di peccatori e pubblicani, non hanno paura di contaminarsi e sanno essere strumento di misericordia e di speranza per tutti. Comunità in cui vedendo le persone come si amano, a quelli di fuori viene voglia di farne parte. Vedere il Vangelo nello stile di vita dei cristiani: è solo di questo che il mondo ha bisogno per potere credere nel Risorto. Don Paolo

GIOVANI TRIDUO 2.0 Come ogni anno, il periodo pasquale porta con sé numerosi momenti densi di significato per la vita di un cristiano, momenti che spaziano dall’approfondimento delle liturgie ad un aumento del nostro altruismo verso chi è in difficoltà, dalla dedizione di uno spazio maggiore di tempo per le nostre meditazioni alla semplice condivisione della vita quotidiana con le persone a cui siamo legati. E tutte queste cose sono state alla base del triduo pasquale rivolto ai ragazzi delle superiori dell’unità pastorale che si è svolto dal 13 al 15 Aprile nella parrocchia di San Bartolomeo. Dopo l’entusiasmo che aveva accompagnato la scorsa edizione del triduo del 2016 (esperienza che per i ragazzi e gli educatori di Codemondo e San Bartolomeo aveva rappresentato una novità), si è deciso di riproporre il tutto anche quest’anno (ecco perché il nome “2.0”), in modo che nei tre giorni sopra citati si ricreasse, seppur

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brevemente e con le dovute proporzioni, il clima di condivisione fraterna che accompagnava la comunità di apostoli e discepoli di Gesù descritta nel 2° capitolo degli Atti degli Apostoli. Come già accennato, questi giorni sono stati l’occasione per addentrarsi maggiormente nel significato profondo della Pasqua, grazie alla partecipazione alla messa del Giovedì Santo, focalizzata sul rivivere la lavanda dei piedi, e alla Via Crucis del Venerdì attraverso le vie del paese, grazie alle riflessioni preparate da noi educatori che hanno cercato, come il nostro ruolo richiede, di far comprendere ai ragazzi punti di vista e aspetti che loro altrimenti non sarebbero abituati a considerare, grazie all’incontro tenuto da Don Paolo sul significato della Pasqua e cosa essa rappresenta per un cristiano (incontro corredato anche dalla possibilità di confessarsi, in modo da poter sgombrare il nostro cuore dalle impurità in vista della celebrazione della resurrezione di Nostro Signore) e grazie anche a varie attività di volontariato che hanno svolto i ragazzi, tra cui la compagnia agli ospiti di una Casa di Carità, l’aiuto in Duomo per allestire la struttura in vista delle varie messe e il servizio di pulizia, riordino e messa a posto di vari locali della nostra unità pastorale. A tutto ciò non rimane che aggiungere la semplice bellezza di poter trascorrere delle giornate a contatto con i propri amici, condividendo ogni momento dalla colazione alla compieta, nel pieno rispetto e nella totale considerazione di chi ci sta a fianco. Per cui, il bilancio? Molto positivo. Aspetti da migliorare? Ovvio che ce ne sono. Nel complesso rimane comunque un’esperienza che credo abbia portato giovamento ai ragazzi e che possa contribuire ad aumentare sempre di più la qualità della nostra fede e la valorizzazione della nostra condizione di cristiani. Benny

TRIDUO PASQUALE GIOVANI UP: RIFLESSIONI DI UN PARTECIPANTE Sono stati tre giorni intensi vissuti nella parrocchia di San Bartolomeo all’insegna della comunità e della celebrazione della resurrezione del Signore. Così noi ragazzi dell’Unità pastorale Santa Maria degli Angeli abbiamo staccato la spina dalla scuola e dagli impegni trovandoci tutti insieme per tre giorni di servizio, riflessione e celebrazione. Sono stati momenti di servizio per chi ne ha bisogno soprattutto il primo giorno nel quale ci siamo divisi e “scarrozzati” dai nostri educatori per tutta Reggio, abbiamo svolto attività come i servizi alla casa di carità, in duomo e a Regina Pacis, solo per citarne alcuni. Il servizio, come sottolineato da alcuni, non è stato utile soltanto alla comunità, ma anche a noi stessi e al rapporto che abbiamo tra noi ragazzi, rinforzando le vecchie amicizie e conoscendo persone nuove. Il secondo ed il terzo giorno sono stati rivolti alla riflessione e alla celebrazione della Pasqua. Venerdì santo abbiamo sfruttato le località campagnole di San Bartolomeo per svolgere attività di riflessione, continuando il nostro viaggio nella fede e per concludere, la sera, con la via Crucis nella quale la fantastica comunità di San Bartolomeo ci ha reso membro attivo. L’ultimo giorno è stato devoto alla celebrazione della resurrezione del Signore con un ampio e interessantissimo discorso nella quale Don Paolo ha approfondito le nostre conoscenze sulla Pasqua. Per concludere questa suggestiva esperienza ognuno è tornato nelle proprie parrocchie per partecipare alla Veglia Pasquale. Mario Codarin

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RITIRO DI QUARESIMA A CODEMONDO PER I GIOVANI DELL’UP - 26.03.2017 Come ogni anno in occasione della Santa Pasqua noi ragazzi delle superiori dell'unità pastorale ci siamo ritrovati, sotto la guida di don Paolo, nella chiesa di Codemondo, per pregare insieme ma anche per riflettere su noi stessi e sul nostro percorso. Il tema di questo ritiro è stato il Perdono e la domanda chiave, che forse può sorgere anche agli adulti, è "Perché perdonare?". Perché perdonare quando la società nella quale stiamo crescendo costruisce muri fra di noi? Perché perdonare un nostro amico o caro quando ci ha fatti stare male? A riflettere su questo tema ci hanno aiutato molte letture della Bibbia come il salmo 33, Efesini 2,14 , i vangeli di Luca (Lc 6, 36-38 e Lc 5, 4-9) e di matteo (Mt 18, 23-35). Il tema del perdono non è rivolto esclusivamente a noi giovani ma coinvolge tutta la comunità è certamente non è semplice o immediato darne una risposta. Sicuramente il primo passo che ci ha insegnato Gesù è quello di rispondere all'odio con l'amore, non con altro odio come le guerre, e forse solo così potremmo avvicinarci sempre di più a Dio. Letizia Violi

PERCORSO SULL’ AFFFETTIVITA’ CON I RAGAZZI DI TERZA MEDIA Nel mese di maggio, per concludere il cammino con il gruppo della terza media UP, noi educatori abbiamo deciso di proporre un percorso sull'affettività. Si tratta di un progetto già sperimentato in passato che ha riscosso gran successo, che noi abbiamo cercato di rivisitare e adattare alle esigenze dei nostri ragazzi. Il percorso verterà su 4 incontri dove grazie all'intervento di esperti, quali una sessuologa, una nutrizionista, una psicologa e una stilista, affronteremo temi molto vicini ai ragazzi e al periodo adolescenziale che stanno vivendo. Si tratta infatti di un periodo molto critico e delicato che vede il passaggio dalla scuola media a quella superiore e quindi al mondo degli adulti, periodo in cui il proprio corpo cambia, dove ci si tende ad uniformare alla massa e dove sorgono le prime domande. Già soddisfatti per l'entusiasmo riscontrato dai ragazzi al momento della presentazione del progetto, ci auguriamo possa essere per tutti un buon motivo di riflessione e uno stimolo per mettersi in gioco. Chiara Romei

LA PROPOSTA FORMATIVA DEI GIOVANI DELLE SUPERIORI NELL’UNITA’ PASTORALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI: UNA RIFLESSIONE Anno di esperimenti, prove, cambiamenti, e ovviamente anche di paure per la nuova realtà che va creandosi. Quest'anno il percorso di incontri dei ragazzi delle superiori, e in particolare del triennio 1°-3° superiore, è stata davvero una nuova sfida, sotto tanti punti di vista. Da un lato è stato veramente stimolante poter contare su un'equipe di educatori con una suddivisione di ruoli strutturata fin dall'inizio dell'anno; dall'altra parte si è spesso rischiato che ognuno svolgesse il proprio compito, quando la figura dell'educatore richiede soprattutto uscire dagli schemi per avvicinarsi al ragazzo tramite un legame particolare. Per la prima volta ci siamo veramente lanciati nel proporre un percorso totalmente a livello di unità pastorale: incontro settimanale comune per i gruppi di Regina Pacis, Roncina e Spirito Santo, ai quali si aggiungono anche Codemondo e San Bartolomeo per tutte le attività "extra-incontro" (campeggi, feste, triduo).

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Se da un lato questo è stato chiaramente uno stimolo nuovo di cui forse molti gruppi avevano bisogno, è inutile nascondere il fatto che molti ragazzi si siano sentiti meno coinvolti, meno ascoltati, meno protagonisti, forse quasi spaventati davanti a una proposta che coinvolge molte più persone rispetto agli anni precedenti, che implica nuove dinamiche e apertura verso nuove realtà. È inevitabile che per far funzionare in maniera efficace una macchina grossa e complicata sia necessario conoscere sia i singoli ingranaggi sia il loro ruolo per il funzionamento complessivo; in maniera analoga, affinché la totalità delle proposte che arriva ai nostri giovani sia efficace, costruttiva e cristiana, dobbiamo essere attenti a far sì che il singolo ragazzo sia coinvolto, interessato e attivo all'interno della singola proposta e contemporaneamente al fatto che l'attività stessa sia inserita nel contesto delle nostre comunità e nel servizio che si svolge sul territorio. Sta a noi educatori cercare di adattare quelle che sono le nostre idee ai ragazzi che siamo chiamati a crescere e alla realtà in cui operiamo, convinti che con la preghiera e l'aiuto del Signore si possa essere capaci di ascoltare, dialogare e rinnovarsi per una pastorale giovanile sempre più attenta alla crescita spirituale dei ragazzi. Quest'estate per i nostri ragazzi è prevista l'esperienza del campeggio estivo a fine agosto, oltre al consueto appuntamento di servizio dove sono chiamati a essere veramente protagonisti: i campi estivi. Ci auguriamo e preghiamo perché queste esperienze possano essere linfa nuova anche per il cammino del prossimo anno. Matteo Piccinini

IL CAMMINO DEI RAGAZZI DI II E III MEDIA DI SAN BARTOLOMEO E CODEMONDO Il cammino dei ragazzi di seconda e terza media di San Bartolomeo e Codemondo è iniziato a settembre con tanto entusiasmo, aspettative e novità da mettere in campo dopo la scarsa partecipazione al campeggio estivo. Un gruppo non facile, con tante dinamiche interne da curare e da non sottovalutare: la forte divisione interna tra ragazzi e ragazze ci ha spinti ad accrescere il gruppo educatori, che si è arricchito di un’importante figura maschile, Agostino, e ad intraprendere un percorso sull’altro da sè, sulla propria individualità e la relazione reciproca tra questi. Dato il contesto di unità pastorale, il mese di settembre, non a caso battezzato come settembre di prova, è stato dedicato ad un lungimirante tentativo di unire i ragazzi di tutte le medie dell’up, tramite incontri con pizzate, giochi di conoscenza e incontri mirati; questo settembre di prova, invece di entusiasmare i nostri ragazzi, purtroppo li ha resi sempre più restii a partecipare a questi incontri tutti insieme, al punto che, analizzata la situazione e i desideri dei ragazzi, noi educatori abbiamo decisivo di invertire rotta e tornare ai nostri, decisamente più intimi, incontri settimanali di San Bartolomeo. Ovviamente, il progetto da noi seguito è del tutto in linea con il percorso seguito nelle altre tre parrocchie, con le quali non abbiamo avuto alcuna intenzione di perdere i “ contatti”: le varie feste, giornate organizzate, i ritiri e il campeggio sono pensati per essere tutti

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insieme. Da un momento di iniziale abbattimento e sconforto, in cui pensavamo i nostri ragazzi fossero meno interessati a questi momenti insieme, a causa del calante numero rispetto all’affluenza dell’anno precedente , ci siamo tirati su le maniche e non ci siamo scoraggiati; abbiamo infatti impostato il nostro percorso annuale sull’altro da me per arrivare, infine, a me stesso e al mio io: ci siamo soffermati sui concetti di pensatori che hanno dedicato parte importante della loro ricerca alla figura del povero emarginato, del diverso, dello straniero e altro da sè quali Don Bosco e i più recenti Emmanuel Lévinas e Don Tonino Bello. In modo più specifico la figura di quest’ultimo, il don di Molfetta, ha ispirato i nostri incontri tramite i suoi discorsi indirizzati ai giovani. Punto cardine di questi suoi discorsi è l’importanza del volto. Volto significa persona, racconto personale, vissuto unico; ogni espressione, linea, ruga del nostro volto e del volto dell’altro ha qualcosa da dirci, è storia, è anima e per questo richiede curiosità, interesse, rispetto e l’accettazione del piccolo ma fondamentale gesto dell’ abbraccio e del sorriso. Non a caso per Don Tonino Bello è sostanziale ricordarsi i volti degli altri, senza volto io non sono e l’altro non è. Dal volto del diverso siamo poi passati al nostro volto e all’in sé dell’avere un proprio unico personale viso: ci siamo concentrati in particolare sul volto come scelta: ognuno di noi, in virtù del proprio particolare vissuto, fa delle scelte e per i ragazzi, su come un adolescente di tredici anni possa essere ri-volto verso le prime scelte importanti di vita, quali quella della scuola superiore. È un cammino difficile a volte scoraggiante, ma vale tutta la fatica e l’impegno profusi. Nella speranza che il gruppo torni ad essere entusiasta e pieno come i bei tempi abbiamo proposto una gita in giornata a visitare Bologna e il santuario della madonna di San Luca sui colli questo maggio, vi aspettiamo carichi! Francesca M.

VISITA DEGLI STUDENTI DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL CAMERUN Dal 9 al 16 aprile, proprio nella settimana Santa, un gruppo di circa trenta studenti dell’Università Cattolica del Camerun (UCAC), accompagnati da due sacerdoti e da una religiosa, hanno trascorso una settimana a Reggio Emilia visitando la nostra città e l’UNIMORE. Il nostro contatto con diversi studenti dell’Africa in generale e del Camerun in particolare ospitati nelle parrocchie di San Bartolomeo e Codemondo, oltre al contatto costante con gli studenti che risiedono in via Zandonai, ci hanno permesso di entrare in relazione con loro. Momenti importanti sono stati la messa di martedì 11, seguita da un partecipato incontro con alcuni studenti universitari dell’Unità Pastorale, durante il quale ci siamo conosciuti reciprocamente. Altro momento significativo

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per la nostra Unità Pastorale è stata la visita degli studenti dell’UCAC ad alcune aziende e alla latteria di San Bartolomeo. Durante tutta la settimana l’Unità Pastorale si è organizzata per offrire per lo meno un pasto al giorno a tutto il gruppo di studenti. Alcuni mesi fa l’UNIMORE ha sigillato una convenzione interuniversitaria con l’UCAC nell’ambito culturale e scientifico per la mobilità in uscita e in entrata di studenti dei docenti e dei membri dello staff universitario. Nel mese di febbraio di quest’anno il rettore dell’UCAC è venuto in visita a Reggio Emilia. Gli studenti dell’UCAC hanno visitato Modena, Maranello, Bologna, Milano, oltre che l’UNIMORE. L’impressione che hanno ricevuto è che la città da visitare e, in un futuro da vivere, è quella di Reggio Emilia. L’idea è quella di creare collaborazione tra le due università, anche perché è probabile che alcuni di loro verranno a studiare a Reggio. Gli studenti sono rimasti impressionati dal modo in cui le persone incontrate svolgono il loro lavoro con passione. Un grosso aiuto agli studenti dell’UCAC è stato dato dagli studenti che risiedono a San Bartolomeo. Dall’Africa sui media si presenta sempre un’Europa razzista, chiusa al mondo africano. Gli studenti dell’UCAC sono rimasti sorpresi dall’accoglienza calorosa ricevuta, dalle signore che con gratuità hanno preparato i pasti. Chiedevano spesso: come mai hanno cucinato per noi, come mai si sono messi a nostra disposizione? La grande maggioranza di questi studenti non era mai venuta in Italia. Ora hanno dei contatti con persone soprattutto di Reggio Emilia. È il modo di vita sociale e di collaborazione tra la parrocchia e gli studenti africani che ha colpito. Stiamo lavorando da anni per l’integrazione, affinché le persone si sentano bene, indipendentemente dal colore della pelle. Più che la grande città come Milano, agli studenti dell’UCAC interessa questo stile sociale, questa reta tra gli studenti africani e la comunità in cui vivono. Con l’aiuto della parrocchia, senza volere, gli studenti africani si stanno armonizzando tra di loro. Infatti, a Reggio Emilia ci sono studenti del Congo, Togo, Camerun, Angola, Nigeria, Senegal, Gana, Costa d’Avorio, Marocco, Tunisia. C’è un pezzo della giovane Africa in mezzo a noi e la percezione che alcuni studenti africani hanno, è che l’Unità Pastorale li sta aiutando a vivere più in armonia tra di loro. Un altro dato interessante è che molti studenti dell’UCAC era la prima volta che affrontavano un periodo di vita staccato dalla famiglia e dove dovevano convivere con altre persone che non conoscevano. E’ per questo che l’accoglienza fatta è stata importante. Dalice e don Paolo

PASTORALE UNIVERSITARIA

ALLA RICERCA DEL SENSO DELLA VITA DUE GIORNI DI STUDIO, PREGHIERA E PROGRAMMAZIONE COLLAGNA (RE) 30 APRILE-1 MAGGIO Domenica 30 aprile Ore 15: partenza (piazzale chiesa Regina Pacis) Ore 17: momento di spiritualità biblica sul tema del percorso Ore 20: Cena Ore 21,30: Cineforum

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Lunedì 1 maggio Ore 8 Lodi e Colazione Ore 9: lavori di gruppo sul tema: progettare una pastorale universitaria dell’Unità Pastorale ore 12,30: ora media e pranzo ore 14: ripresa dei lavori ore 16: messa di chiusura e rientro OBIETTIVI DELLA DUE GIORNI A COLLAGNA: Finalizzare la riflessione sviluppatasi negli incontri tra gennaio e aprile. Progettare una pastorale universitaria 2017-2018 che sia il più aperta e articolata possibile. Offrire uno spazio per migliorare l’amicizia tra i partecipanti. Creare la possibilità per pregare e riflettere insieme. Iscrizioni: segreteria parrocchiale Regina Pacis Costo delle due giorni: 20 euro

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TRENTA ANNI DI SCOUTISMO A REGINA PACIS Eccoci qua ed in men che non si dica, il tempo è volato ed è arrivato il momento di festeggiare i 30 anni del RE4. Sì, domenica 2aprile abbiamo ricordato questa speciale ricorrenza con una messa insieme alla comunità e un pranzo con vecchi e nuovi scout. Ad essere sinceri gli anni sono 31 da quando, nel lontano 1986, una costola del RE2 di S. Agostino si è staccata per far nascere il Reggio Emilia 4” La Sorgente” con sede a Regina Pacis. Grazie al coraggio di Alfredo Spaggiari, di sua moglie Rina e di alcuni giovani capi si è dato inizio a questa avventura che ancora oggi vogliamo portare avanti. In questi anni sono accadute molte cose perfino il rischio di chiusura del gruppo a causa della mancanza di capi educatori, ma dopo un gemellaggio triennale con il RE1 di S. Antonio (nelle nostre stesse condizioni) si è potuto ripartire con nuovi capi e nuove energie da poter impiegare. Tanti sono stati i ragazzi che per pochi o tanti anni hanno frequentato i locali situati sotto la parrocchia e tutti hanno giocato, camminato, condiviso e insieme hanno sperimentato con mano cosa significasse essere scout: un cammino di crescita che porta i ragazzi a fissare degli obbiettivi personali per fare delle scelte significative per la propria vita, verificandole anche con i compagni di strada verso un impegno da realizzare come buon cittadino. E’ stato un momento d’incontro per rivedere vecchi amici, guardare vecchie foto, rispolverare aneddoti ormai dimenticati e ricordare chi ci ha lasciato per camminare sulle strade del Signore come la Sara. Un grazie a tutti i “ragazzi” che durante questi anni si sono spesi anima e cuore nel loro servizio di capi e hanno dato occasione di far crescere il gruppo. Un grazie speciale per i capi che oggi, portano avanti il lavoro di chi li ha preceduti; nonostante i loro impegni e le loro fatiche continuano a confrontarsi, impegnarsi ed a mettersi in gioco per affrontare le nuove sfide educative che gli vengono lanciate. Un doveroso ringraziamento dobbiamo farlo alla parrocchia che, con i sacerdoti (da don Giuseppe, fino a don Riccardo e don Paolo) e al Consiglio Pastorale ci hanno sempre sostenuto e dato ospitalità nei locali sotto la chiesa, fino a donarci gli spazi che ora occupiamo proprio sotto la chiesa. A questo punto non possiamo fare altro che dare l’appuntamento al prossimo anniversario ed augurare a tutti Buona Strada. I Capigruppo Andrea e Monica

ORATORIANDO... QUALE SENSO AL PROGETTO ORATORI? Carissimi, da circa un anno dal mio arrivo nella vostra Unità Pastorale vorrei condividere con voi il senso che sta sotto al progetto dei vostri oratori. Chiaramente non potrò essere esaustivo con un articolo: non

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chiedetemi troppo. Altrettanto certamente il mio mandato non si esaurisce nel passare del tempo in oratorio: non chiedetemi troppo poco. In queste poche righe cercherò di far intravedere l’invisibile: il lavoro dietro le quinte e che coinvolge due splendidi organi, cuore e cervello. Il primo perché, come diceva don Bosco, educare è cosa del cuore. Cuore inteso quindi come la sede degli stati d’animo (emozioni e sentimenti), dove si coltivano le relazioni più profonde e approfondite (in oratorio in particolare coi giovani), ma anche luogo dove si fa discernimento e nascono le decisioni. Il cervello invece aiuta a leggere le situazioni con strumenti e criteri appropriati e a trasformare una serie di attività in un programma, una serie di programmi in un progetto…e una volta capito partire e ripartire dal progetto, quello strumento che ci chiede da dove si parte per andare dove con che stile. Il senso, ovvero la direzione, del progetto oratori è senza alcun dubbio l’evangelizzazione. Avete letto bene. Al centro di tutto non c’è l’animazione, né offrire un servizio alle famiglie, né il trasmettere dei saperi. Il senso dell’oratorio è in primis evangelizzare: il resto viene di conseguenza e diventa l’espressione concreta di tale annuncio e testimonianza evangelica. Ciò che è più visibile (per lo meno ai più attenti e presenti) è la concretizzazione di ciò che comunque viene connotata da uno stile. Il mezzo più importante che stiamo cercando di far fermentare negli oratori di Santa Maria degli Angeli è la fraternità. Tale fraternità ha molteplici modalità per incarnarsi e solo alcuni di queste riescono ad essere progettate, tante altre rimangono nei gesti semplici e nascosti di ogni giorno. Ne elenco le principali: il giovedì pomeriggio alla Casa del Giovane per tutti i ragazzi delle superiori (punto di ritrovo, di attesa, di compagnia, di studio e divertimento); il momento dei compiti per le medie e le elementari proposto a piccolo gruppo con un adulto che accompagna questo processo di comunione e autonomia allo stesso tempo; il cortile in cui si mescolano ragazzi di ogni età, con giochi di ogni genere; la riflessione attraverso un cartone animato (elementari) e un film (medie);… Il secondo mezzo attraverso il cui in oratorio pensiamo di evangelizzare è il servizio. Non solo fratelli ma fratelli che si aprono all’altro, specialmente sul più piccolo. Ecco allora i volontari adulti che in diversi modi e tempi mettono in gioco le competenze sviluppate in una vita. Ecco ancor di più allora i giovani e giovanissimi talvolta alla ricerca dei talenti nascosti da poter far emergere e a sua volta sviluppare. Per questo è necessario sempre più un accompagnamento da parte mia attraverso un percorso di formazione e di accompagnamento personali. Una terza porta attraverso cui si vive il Vangelo in oratorio è l’accoglienza. E qui dobbiamo chiederci quanta accoglienza e di che qualità. Inevitabilmente sono da evitare gli estremi. Da un alto accogliere tutti allo stesso modo e con le stesse offerte significa n realtà non seguire bene il cammino di nessuno. Dall’altro lato si correrebbe il rischio di creare una élite di pochi ben curati ma che non respirano il mescolarsi con gli altri. Interrogarsi sull’accoglienza significa anche chiedersi a chi ci rivolgiamo, chi chiamiamo “nostri” ragazzi e chi invece escludiamo da questo circolo. Credo fermamente che ogni oratorio dell’u.p. si stia aprendo al suo territorio e si sta lasciando abitare da coloro che si sono fatti avanti. È un ottimo punto di partenza…ma non basta. Dobbiamo imparare a fare discernimento e discernimento comunitario. Per questo il 5-6-7 maggio abbiamo pensato a un Weekend dell’Educazione, un tempo per fermarsi e mettersi in ascolto. In ascolto anzitutto di ciò che sta succedendo nei nostri oratori, in ascolto dei ragazzi che li abitano, in ascolto di ciò che lo Spirito sta suggerendo a voi (e noi) adulti per continuare il cammino in maniera sempre più fedele al Vangelo. Vi invitiamo dunque a tenervi liberi sia come agenda sia come cuore. Da lì vogliamo ripartire con un percorso più comunitario (da tempo mi balena in testa l’idea di fare una sorta di Sinodo sugli Oratori che potrebbe cominciare a fine settembre) e più aderente alla

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vita dei giovani che vivono nel nostro territorio. Anzi scusate. Non nel “nostro” territorio, ma del territorio su cui vive questa comunità di discepoli del Risorto. Per incominciare ad ascoltare di più vi lascio la mia email: ciri46@hotmail.it Non scrivetemi per sostenere una “lobby” in cui mi si chieda di risolvere problemi: non chiedetemi troppo. Non scrivetemi per spegnere lo Spirito: non chiedetemi troppo poco. Ciri

L’ORATORIO PARROCCHIALE Che cos’è un oratorio? Per qualcuno l’oratorio è il luogo dove poter intrattenere i ragazzi con i più tradizionali giochi (“l’importante è che non stiano per strada”); per qualcun altro è il

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luogo dove si fa catechesi e si celebra qualche liturgia (“perché oratorio significa luogo dove si prega”). Credo che sia sicuramente un ambiente educativo, un luogo dove vengono messi insieme gli ingredienti per la crescita globale dei ragazzi. In una zona come la nostra, dove tante sono le famiglie arrivate da lontano, l’oratorio è il luogo privilegiato per far incontrare tante usanze diverse e tanti credi diversi facendo sì che i ragazzi imparino il rispetto reciproco, diano valore all’amicizia, si aiutino a vicenda. E’ difficile fare un percorso di catechesi in senso classico, non possiamo chiedere ai bambini di pregare perché la maggior parte di loro non è cristiana, ma con qualche stratagemma possiamo comunque parlare con loro dei valori universali comuni a tutte le religioni: appunto il rispetto, la misericordia, l’amore. Ad esempio quest’anno l’educatore Ciri si è avvalso del cartone animato “Kung Fu Panda” per sollecitare i ragazzi delle elementari sui valori dell’amicizia e del rispetto, e i ragazzi sono stati al gioco, partecipando volentieri alle provocazioni di Ciri e dimostrando di essere interessati al dialogo, portando le proprie esperienze ed esprimendo opinioni. Andiamo avanti per piccoli passi e il valore di questa esperienza lo si potrà capire solo quando questi bambini saranno più grandicelli, ma siamo convinti che la presenza dell’oratorio parrocchiale sia, per molti di loro, un gancio per favorire l’integrazione - anche delle loro famiglie - nel territorio; presupposto importante per farne, un domani, dei bravi cittadini. E’ un oratorio un po’ diverso da quello che abbiamo vissuto noi che siamo oggi adulti, ma che si rispecchia ancora nelle parole della canzone “Oratorium” di “Elio e le Storie Tese”: <<…che sa di stringhe di liquerizia, di stringhe di amicizia, di castagnate, di voglia di stare insieme, di odore tiepidino di spogliatoio, di schiocchi improvvisi di calcetto, di incontro di catechesi un giovedì pomeriggio a primavera inoltrata, di don simpatici e suor Giselle centravanti, di partite indimenticabili, (…) di domeniche mattina, di anni splendidi, di sala giochi, di cammino di formazione, di stupidéra>> e ci piacerebbe che i bambini che oggi lo frequentano lo ricordassero anche loro così, fra un po’ di anni.

GREST… UNA STUPENDA ESPERIENZA Il Grest è sempre un’esperienza stupenda che riempie di vita e di relazioni l’estate dei nostri bambini e anima le giornate nelle nostre comunità. E’ il segno di un’esperienza vissuta nell’attenzione e nella cura “del piccolo” che è al centro di queste intense giornate che ci spingono ad aprirci all’altro per camminare un po’ insieme. Accoglienza, condivisione e gratuità saranno i temi che ci accompagneranno in queste settimane di Giugno … i nostri animatori sono già al lavoro per preparare una splendida esperienza! Ecco qui tutte le informazioni: Orario GREST: DA LUNEDI’ VENERDI’ DALLE 8:00 ALLE 13:00

A

- Prima settimana: da giovedì 8 giugno a venerdì 16 giugno - Seconda settimana: da lunedì 19 giugno a venerdì 23 giugno - Campeggino Montemiscoso: da domenica 25 giugno a sabato 1 luglio LE ISCRIZIONI APRIRANNO SABATO 6 MAGGIO FINO A DOMENICA 21 MAGGIO

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ISCRIZIONI PRESSO LA SEGRETERIA IN QUESTI ORARI: TUTTI I SABATI DALLE 17:30 ALLE 19:00 – TUTTE LE DOMENICHE DALLE 11:45 ALLE 12:30 Il Grest è rivolto a tutti i bambini dalla 1° elementare fino alla 1° media compresi Il campeggino è rivolto a tutti i bambini dalla 2° elementare fino alla 1° media compresi PREZZI: Una settimana di grest: euro 40,00 Due settimane di grest: euro 65,00 Campeggino: euro 210,00 VI ASPETTIAMO NUMEROSI!! Alle

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CATECHESI Simboli e video: quando la catechesi la fanno le immagini Come ogni anno, nei “tempi forti” aspettiamo i bambini prima della Messa domenicale. Sono sempre i più piccoli che, rinunciando a una mezz’ora di sonno arrivano puntuali e sorridenti… In queste domeniche di Quaresima, in continuità con il cammino fatto in Avvento dove Gesù “viene ad abitare” nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie, nella vita sociale e nel creato, abbiamo voluto approfondire l'abitare di Gesù nella Messa: un incontro che facciamo con Lui ogni domenica che ci proietta poi all'incontro con i fratelli. Per questo abbiamo approfondito il significato delle varie parti della liturgia e messo in evidenza come trovino riscontro nella vita quotidiana. Siamo partiti da alcuni simboli che subito hanno acceso la curiosità e provocato l'intelligenza dei bambini, che sempre rapidamente sono arrivati a trovare la parola chiave collegata che doveva rispondere al “quesito” centrale: La Messa è… Nella prima domenica di Quaresima, una piccola campana ha risuonato nel salone parrocchiale: facile il richiamo con il suono delle campane che ci ricordano l'appuntamento con il Signore che ci chiama, e nella persona del celebrante ci accoglie e ci saluta con le stesse parole con cui l'angelo salutò Maria. La veste bianca del Battesimo ha richiamato il perdono e abbiamo fatto notare come subito dopo l'accoglienza iniziale ci raccogliamo e chiediamo perdono al Signore: momento assai prezioso dove possiamo fare un breve esame di coscienza. Una conchiglia appoggiata sull'orecchio ha facilmente richiamato all'importanza dell'ascolto della Parola, che durante la proclamazione del Vangelo ci fa conoscere sempre di più il Signore per imparare il suo modo di pensare e di agire. Una lampada, ci ha ricordato di tenere gli occhi e il cuore aperti per non lasciarci sfuggire le tante occasioni in cui possiamo offrire il nostro tempo, il nostro affetto, la nostra vita per il bene degli altri: come Gesù che continua a offrirsi a noi nella forma del pane per darci la forza di fare il bene. E l'ultima domenica una bella pagnotta di pane ha incuriosito i bambini, il collegamento con la condivisione e la Comunione è stato pressoché immediato. Sono stati proiettati anche dei video collegati al tema, che hanno stimolato i bambini alla riflessione. Uno in particolare, su come le apparenze spesso ingannano e ci fanno chiudere a riccio invece di essere accoglienti, li ha colpiti molto. Un giovane ragazzo, un barbone soleva dormire davanti la saracinesca di un negozio ed ogni mattina il proprietario se lo ritrovava davanti tutto dismesso, i vestiti sudici, i capelli arruffati e sporchi, sempre con un grande sorriso sdentato che scaldava il cuore, ma non quello del negoziante che invece lo mandava su tutte le furie e ogni volta, imprecando e lanciando secchi di acqua, lo scacciava in malo modo. Sempre la stessa storia fino a quando una mattina, sollevando la saracinesca e pronto con il secchio d'acqua, non lo trovò e

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neanche le mattine seguenti si fece più vedere. Stranamente cominciò a mancargli e mentre pensieroso guardava in alto, vide la telecamera che puntava sul negozio e della quale si era completamente dimenticato. Allora cominciò a riavvolgere il nastro per cercare la risposta a quella silenziosa assenza e quando cominciò a guardare il monitor, una valanga di sensi di colpa lo assalì, facendolo piangere amaramente. Vide come quel ragazzo ogni notte aveva difeso il suo amato negozio da atti vandalici o dai ladri che volevano entrare; molte volte aveva dovuto lottare per allontanarli, rotolandosi a terra e finendo per sporcarsi sempre di più. Si rivedeva quando al mattino lo scacciava e le dava i calci per farlo svegliare; adesso sapeva che non aveva dormito e il perché… Il nastro andava avanti, la stessa storia ogni notte fino a quell'ultima notte, dove era finito per essere accoltellato a morte da una banda di sbandati: avrebbe potuto disinteressarsi, invece coraggiosamente aveva dato la vita… Le catechiste dello Spirito Santo

VENERDI’ SANTO DELLA CATECHESI A REGINA PACIS Venerdì Santo ore 15 ci ritroviamo in chiesa con i bambini di terza, quarta, quinta primaria, ai piedi dei gradini dell'altare due teli, uno marrone con appoggiati sopra rami secchi e dei cartoncini blu, uno verde con rami freschi, terra, semi, acqua, un lumino (la luce) e dei cartoncini gialli. Un'ora insieme di preghiera e riflessione in preparazione alla Pasqua. Il telo marrone simboleggia l'aridità del nostro cuore, la mancanza di preghiera, i bambini scoprono i cartoncini blu e in aggiunta alle parole scritte trovano altre pertinenze. Osserviamo poi il telo verde dove la preghiera, le buone azioni hanno reso il terreno fertile, i bambini meditano ed escono delle riflessioni straordinarie, che lasciano noi catechiste piacevolmente sorprese. Leggiamo dal Vangelo di Matteo la passione di nostro Signore, facciamo seguire delle preghiere spontanee. A conclusione diamo ad ogni bambino un bicchiere pieno di terra dove seminiamo dei piccoli semi che i bambini porteranno a casa. Davvero questa ora ha portato molto frutto nei cuori dei nostri bambini che ci hanno regalato una notevole meditazione in preparazione alla Pasqua. Sandra

RONCINA - CATECHISMO 4' ELEMENTARE - Il servizio Quest'anno abbiamo seguito con piacere il programma preparato da frate Antonello per i bambini di 4' elementare della nostra Unità pastorale che riceveranno la Prima Comunione a maggio. Partendo dall'insegnamento di San Francesco d'Assisi, siamo passati ad alcuni brani scritti da don Tonino Bello cercando di cogliere i loro esempi di come servire il prossimo così come insegna Gesù. Per viverne concretamente il significato, i bambini sono stati coinvolti in due esperienze di servizio. Per cinque settimane alcuni bambini hanno portato a casa un grembiule da utilizzare per mettersi al servizio della famiglia con piccoli gesti di aiuto alla mamma e al papà e di collaborazione con i fratelli; poi il sabato successivo i grembiuli venivano passati ai compagni per lo stesso compito. Il giorno della Prima Comunione porteremo all'altare i grembiuli con le loro firme come segno del loro impegno. Altra attività è stata svolta a piccoli gruppi il sabato mattina

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presso il punto distribuzione alimenti della Caritas presente a Roncina. I bambini hanno aiutato le volontarie a preparare gli alimenti da consegnare, hanno incontrato le persone che si sono rivolte al Centro d'ascolto che hanno accolto i bambini con piacere, ringraziandoli per il loro impegno. I bambini sono stati molto collaborativi e si sono dimostrati entusiasti dell'esperienza e dell'accoglienza ricevuta. Noi catechiste siamo contente del percorso, ci auguriamo che i nostri bambini facciano tesoro di queste piccole esperienze e servano loro a comprendere meglio l'importanza dell'incontro con Gesù nell'Eucarestia. Barbara e Federica

DON TONINO BELLO: UNA SCELTA DI VITA Il percorso dei ragazzi di quinta elementare è stato quest’anno caratterizzato dalla figura di don Tonino Bello. Durante il suo svolgimento sono stati affrontati vari temi, associandoli agli aneddoti più significativi della sua vita. Il cammino ha avuto come punto di partenza il concetto di identità, ossia l’analisi interiore dei pregi e difetti dei ragazzi. L’attività è stata pensata per essere poi ripetuta a fine anno come tappa conclusiva di un percorso di crescita personale. Il tema sopracitato è ispirato alla figura di don Tonino prima del suo ordinamento, quando cioè era un ragazzo poco più grande di loro, per facilitare l’identificazione dei bambini con lui. La seconda tappa ha visto la Carità come tema centrale; nel testo di riferimento del prete di Molfetta, “Dalla Testa ai Piedi”, la figura biblica di riferimento è Pietro, famoso per essere stato il fondamento della Chiesa, nonostante le sue umili origini. La carità che i bimbi hanno vissuto ha avuto come esempio l’insegnamento di Gesù, sempre attento agli ultimi. Per metterlo in pratica hanno provveduto ai bisogni dei poveri di Regina Pacis comprando beni di prima necessità con i loro risparmi; in seguito hanno prestato servizio in Mensa Caritas. Infine hanno costruito decorazioni natalizie per poi devolvere il loro ricavato all’UNICEF. Si può notare che le azioni caritatevoli dei ragazzi hanno interessato inizialmente la loro parrocchia, in secondo luogo l’intera città, e infine il mondo. In seguito alla carità abbiamo affrontato altri tre temi: il pregiudizio con riferimento Bartolomeo, l’amore verso i peccatori che ha come figura centrale Giuda e per ultimo la fiducia in Gesù vissuta attraverso Tommaso, la madre Maria e Simone di Cirene. Parallelamente a tutte le precedenti attività è sempre stata presente un’analisi del percorso di vita di don Tonino, per essere in grado di tenere una giornata conclusiva nel mese di Giugno. L’intenzione era vivere un’esperienza simile ad una “mostra” sul prete pugliese. L’oratorio di Regina Pacis, scelto come luogo nel quale svolgerla, è stato diviso in aree distinte, ognuna delle quali contenente un particolare aneddoto della sua vita, trattato attraverso video e oggetti. Questi ultimi sono stati creati dai ragazzi durante alcuni incontri, tenuti in comune con i loro genitori. La loro collaborazione ha permesso di costruire

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“riproduzioni”, tra le quali il ciclostile usato da don Tonino per stampare il giornalino della sua parrocchia, l’Antenna. Durante l’evento i bambini, che svolgeranno il compito di spiegare ciò che sarà esposto, vestiranno le “divise” del giornale, sempre create durante gli incontri. Oltre alla già citata mostra, il gruppo ha svolto una gita con l’intento, per quanto possibile ad un gruppo di ragazzi del Nord Italia, di visitare un luogo nel quale don Tonino passò una fase della sua vita. Considerando che visse principalmente in Puglia, sua terra natale, la scelta è ricaduta su Bologna. Nel capoluogo il prete affrontò infatti i suoi studi universitari, progredendo la sua formazione come uomo di fede attento alle esigenze degli ultimi. Il percorso di quinta elementare ha quindi cercato di portare la figura di don Tonino Bello nella vita e nel pensiero dei ragazzi, mantenendo comunque l’intenzione di attualizzarla e trarne gli insegnamenti e lo stile di vita, per molti versi uguale a quello di Gesù. I catechisti di 5ª di Regina Pacis

INCONTRO CON I CATECHISTI DI VERIFICA CATECHESI DELL’UNITA’ PASTORALE 2016-2017 (Aprile 2017) 1. Per trattenere occorre creare il piacere di stare e di condividere un percorso e creare un ambiente positivo e favorevole e generare il piacere di stare. Il fatto importante è di lavorare con le famiglie, dialogare e coinvolgere le famiglie. Creare un modello di vita che sia positivo e che si fa insieme con i ragazzi. Coniugare il fatto di trasmettere il messaggio cristiano con lo stare bene. Scopo della catechesi è che il bambino si innamori di Gesù. Il bambino deve vedere un catechista felice. Il bambino deve rendersi conto che il catechista è felice di stare con i bambini. L’idea è quella di realizzare un cammino esperienziale, che crei un gruppo per dare una continuità. Si potrebbe pensare un cammino che va dalla seconda alla fine delle superiori. Il riferimento fa tanto. Siccome i genitori sono deleganti si potrebbe usare un post catechismo con delle cose che gli insegnino qualcosa nel sociale. Un percorso che aiuti i ragazzi nel sociale. È importante insegnare lo stile di vita, contestualizzando lo stile di Gesù.

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2. Fare esperienze con i bambini che siano al di fuori delle solite cose. Positivo è avere un filo conduttore durante l’anno. Avere un confronto con i cammini delle altre parrocchie. Coinvolgere i genitori è positivo per vivere e cenare con loro. Creare relazione con le famiglie. Importante è la capacità d’incontrarsi con frequenza con il gruppo dei catechisti. È stato vincente camminare con le famiglie. Positivo è stato introdurre gli educatori qualche tempo prima. 3. Esigenza di maggior comunicazione tra i catechisti. Come coinvolgere i bambini alla messa? Aspetto negativo è la cadenza quindicinale del catechismo (altri dicono invece, che è molto positiva). Difficoltà di riaccogliere ragazzi che hanno abbandonato il catechismo e che ritornano. Pericolo: vivere il catechismo come scolarizzazione. Il catechista dev’essere felice e ti accoglie per quello che sei. Rischio di confondere il catechismo con il momento del sacramento. Eliminare le lezioni frontali. A volte il percorso presentato all’inizio è un po' rigido. Oltre alla formazione che la diocesi propone ci vorrebbe una formazione nostra specifica per affrontare meglio il modello educativo che stiamo proponendo. Sintesi a cura di don Paolo

IN CAMMINO CON LA LETTURA POPOLARE DELLA BIBBIA (Reggio Emilia, maggio/giugno 2017) Anche quest’anno gli amici della Lettura Popolare della Bibbia propongono alcuni momenti di riflessione con Maria Soave Buscemi e Felice Tenero, che possiamo considerare ormai persone di casa qui a Reggio Emilia. Abbiamo pensato a due momenti specifici. Nel primo, affronteremo alcuni temi legati alla proposta pastorale di papa Francesco, mentre nel secondo momento vogliamo proporre un servizio a tutti coloro che desiderano divenire facilitatori di gruppi biblici seguendo il metodo della Lettura Popolare della Bibbia. Papa Francesco ci sta riportando nella chiesa del Concilio, vale a dire la chiesa Popolo di Dio, quello stile di chiesa che riprende lo stile delle origini, fatto di uguaglianza, fratellanza, sororità (è un termine caro a Soave per esprime la fratellanza al femminile). All’interno della chiesa Popolo di Dio la sinodalità diviene la modalità costante per il discernimento dei cammini pastorali da mettere in atto nella comunità. Sinodalità che si fonda sia sull’uguaglianza dei membri della comunità, che sull’ascolto di ogni persona, affinché le scelte fatte siano il frutto di un discernimento condiviso, più che di un’imposizione di qualcuno. La sinodalità come metodo di discernimento, chiama in causa, poi, la ministerialità dei laici nella vita della chiesa. È senza dubbio, quello della ministerialità, uno dei temi più sentiti e dibattuti nell’attuale contesto ecclesiale, anche perché fa riferimento al tema della partecipazione dei laici nella chiesa. Con Soave Buscemi e Felice Tenero parleremo di questi temi facendoci aiutare dal metodo della Lettura Popolare della Bibbia, metodo già presentato negli incontri degli anni passati. Gli incontri si terranno al Centro del Sacro Cuore a Baragalla, mentre il secondo, quello del 6 maggio, sarà realizzato a Coviolo. Per quanto riguarda il weekend per i facilitatori dei gruppi biblici non sarà più il 24-25 giugno, ma il weekend precedente, vale a dire il 17-18 giugno a Codemondo, come previsto dal volantino. Vi aspettiamo. Don Paolo

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PASTORALE FAMILIARE UNA TRADIZIONE DELLE FAMIGLIE DI REGINA PACIS Che cos’è la cena dell’haggadà? Da quasi 40 anni alcune famiglie di Regina Pacis fanno la cena dell’haggadà, il Sabato Santo, prima della veglia pasquale. Che cos’è? Haggadà è una parola ebraica che vuol dire ‘racconto’, e indica in particolare quella parte della cena pasquale (sèder), che gli ebrei celebrano in famiglia, in cui il più anziano, rispondendo a una apposita domanda del più giovane, racconta l’uscita degli antichi padri dall’Egitto. L’idea di riprendere il rito familiare ebraico e trasformarlo in usanza cristiana venne a don Giuseppe Dossetti, se non ricordo male, nel 1981, quando svolgeva il suo ministero nel territorio di Regina Pacis. Ricordo che ci disse: «Come hanno fatto gli ebrei a conservare la loro fede, nella dispersione e nella persecuzione? Prima di tutto tramandandosi la fede in famiglia, da una generazione all’altra. E l’atto liturgico che esprime e custodisce meglio questa trasmissione della fede è la cena di Pasqua, che non si svolge nella sinagoga, ma attorno alla tavola di casa, e non è presieduta dal rabbino, ma dal padre di famiglia. Dovremmo anche noi cristiani restituire alle famiglie il compito di pregare attorno alla tavola, e ai padri – che spesso delegano alle donne l’educazione religiosa – la responsabilità di trasmettere ai figli la fede».

Così nacque la proposta alle famiglie – approvata anche dal vescovo di allora, mons. Baroni – di fare del pasto serale del Sabato Santo una sorta di anticipo della veglia pasquale. Don Giuseppe scrisse il testo e fu fatto il libretto, corredato da molti disegni perché anche i bambini piccoli potessero seguire, e fu composta una facile melodia su cui cantare il responsorio finale. Dal sèder ebraico sono stati ripresi tre elementi: la collocazione domestica, il racconto (che però non si limita alla liberazione dall’Egitto, ma giunge alla salvezza operata da Gesù con la sua morte e resurrezione), e l’invito di amici a condividere il cibo. E’ essenziale però mantenere ben legato il gesto che si compie nelle case con la liturgia della notte di Pasqua che si svolge in chiesa: è nell’eucarestia, infatti, che la memoria delle grandi opere di Dio diventa reale partecipazione al corpo e al sangue di Gesù. Per questo è bene che la cena dell’haggadà sia sobria, non appesantisca la pancia, non lasci troppa fatica sulle spalle di chi lavora in cucina, e faccia venir voglia a tutti di proseguire con la grande veglia pasquale. Giorgio, diacono

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PREPARAZIONE AL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO Le preparazioni ai Sacramenti del Battesimo e del Matrimonio hanno in comune il fatto di condividere con le persone e le famiglie momenti bellissimi della loro vita. Momenti di grande gioia, pienezza di grazia e verità. É davvero un privilegio condividere e far parte di momenti così belli, e come sempre quando diamo un po' di disponibilità, riceviamo molto di più. L'anno scorso abbiamo seguito la preparazione di una coppia, quest'anno sono cinque le coppie che si stanno preparando con noi, a casa nostra intorno alla nostra tavola. Abbiamo tenuto i primi quattro incontri e ne seguiranno altri due, seguendo la traccia preparata dal diacono Giorgio. Iniziamo sempre con un brano della Scrittura e lo approfondiamo insieme, lasciando poi spazio ai dubbi e ai malintesi che possono aver allontanato le persone dalla Chiesa. Anche grazie a questo scambio sincero fra le persone, si sta creando, fra le coppie di fidanzati, confidenza e amicizia. Abbiamo condiviso una cena realizzata con il curato contributo di tutti e un'altro momento importante del percorso di preparazione è la Messa del mercoledì qui a San Bartolomeo nella casa d'accoglienza. Abbiamo invitato le coppie a partecipare a questa Liturgia semplice e informale che aiuta tutti a sentirsi più vicini a Dio, a recuperare il valore e il grande dono della Messa e a sentirsi parte di una comunità che ci accoglie. Le parole che ci hanno accompagnato in questi incontri sono: fede e fiducia, accoglienza, gratitudine, rimanere in Lui. Abbiamo meditato su quale sia la Signoria della nostra Vita e sulla figura del Padre buono che la nostra natura umana stenta a pensare; per poi parlare anche di dialogo, litigio, perdono, senza nasconderci le grandi difficoltà che la famiglia attraversa nella attuale società, guardandole per affrontarle e superarle, approfondendo insieme quali siano i peggiori ostacoli e difficoltà e quali le migliori risorse per una vita coniugale e familiare felice come l'ha pensata Dio per l'uomo e la donna. Vincenzo e Giuliana

PASTORALE SOCIALE SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE SI GIOCA LA QUALITA’ DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA E LA QUALITA’ DELLA NOSTRA TESTIMONIANZA CRISTIANA Sono queste le prime parole che monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes e futuro arcivescovo di Ferrara, ha pronunciato la sera di Giovedì 16 marzo nella sala polivalente dell’oratorio di Regina Pacis. E sono proprio le sue parole così chiare e pacate, così chiaramente vissute, che hanno emozionato

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me e, credo, le tante persone che erano lì per cercare di capire, per riflettere su uno dei temi più dibattuti del panorama politico contemporaneo, su un tema che a volte divide le nostre comunità. E sono proprio alcune delle sue parole che troverete scritte qui di seguito, perchè possano essere di aiuto alla nostra comunità in cammino. Ho cercato di trascrivere fedelmente le cifre che monsignor Perego ha fornito con sicurezza, senza leggere, segno della sua completa conoscenza e padronanza della questione. Il grassetto è mio: ho provato a sottolineare le cause che hanno portato alla situazione nella quale il nostro Paese e l’Europa si trovano in questo momento, ma anche gli inviti, le soluzioni proposte dal relatore perché le nostre città possano diventare più accoglienti. E’ una migrazione forzata, dice monsignor Perego, quella che sta mettendo in cammino un popolo di 65 milioni di uomini e donne che fuggono dalle 35 guerre in atto oggi nel mondo ( 8 milioni di persone), dai 100 disastri ambientali degli ultimi anni (23 milioni di persone hanno perso la loro terra mangiata dalle acque, dal deserto, rubata dalle multinazionali come in Africa), dai 59 Paesi del mondo dove non c’è la possibilità di esprimere le proprie opinioni politiche e le proprie credenze religiose, dalla schiavitù ( 12 milioni di persone sono vittime di tratta), dai Paesi dove il terrorismo (Nigeria, Mali, altri Paesi dell’Africa) uccide migliaia di persone. Il 95% delle persone sbarcate in Italia in questi ultimi tre anni provengono da migrazioni forzate: non sono, come tanti ci vogliono far credere, migranti economici. Forse siamo noi che non vogliamo riconoscere in loro i volti e le storie di persone che hanno bisogno di protezione. Delle 520.000 persone sbarcate in Italia fra il 2014 e il 2017 sono solamente 175.000 quelle che si sono fermate nel nostro Paese e noi non eravamo pronti ad accoglierle e a proteggerle. Solamente nel 2001, per la prima volta, è stato istituito in Italia un PNA (Piano Nazionale Asilo) che ha messo a disposizione 2500 posti. Poi, in questi ultimi 15 anni, si sono aggiunti i CARA ( Centri Accoglienza Richiedenti Asilo) e , con Mare Nostrum, i CAS (Centri di Accoglienza Straordinari). Tutte queste iniziative hanno avuto carattere di straordinarietà. Non si possono abbandonare delle persone dopo un viaggio di un anno e mezzo che arriva anche a tre anni, in fuga da una guerra, senza nulla, persone che arrivano da decenni di persecuzioni, violenze e guerre, all’interno di una struttura straordinaria. L’emergenza non può essere lo strumento per gestire i diritti che sono nella Costituzione Italiana, la tutela di un minore non si può gestire in un CAS. Nella straordinarietà questi sono diventati luoghi di abbandono, di disperazione, di sfruttamento. Nessuno di noi sa quanti sono o sono stati i suicidi avvenuti nei CAS. A decine. In Italia abbiamo 17.000 minori non accompagnati e solo 2000 sono nelle case famiglia. Finalmente, dal 2014 si è proposto un modello alternativo: lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che mira ad un’accoglienza con la qualità dei piccoli numeri, dell’accompagnamento personale, che abbia come riferimento una comunità, un comune. In questi tre anni il mondo degli SPRAR è cresciuto e ha messo a disposizione 23.000 posti.

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La sfida vera è far diventare lo SPRAR un’accoglienza diffusa in tutti i comuni italiani, occorre far nascere in ogni comune un servizio che abbia un’attenzione particolare verso questo mondo dei 65 milioni di cui una piccola percentuale, 175.00 persone, hanno raggiunto il nostro paese. Di media queste persone hanno 21 anni. Ogni comunità se ne prenda a cuore qualcuno. Sono meno di 800 i comuni che hanno uno SPRAR, quindi si è costretti a cercare altri luoghi dove ospitare le persone e si creano conflittualità. Con un’accoglienza diffusa negli 8000 comuni italiani potremmo avere tre giovani in più ogni mille abitanti, una famiglia in più in ogni piccolo comune. La sfida vera è trattare queste persone come fratelli , come i nostri figli, da accompagnare in un percorso di vita nuova con delle risorse ottimizzate. Con i CARA E i CAS abbiamo sprecato tante risorse in strumenti occasionali e inadeguati. Auspichiamo quindi un’accoglienza diffusa e che, da subito, al centro dell’accoglienza ci possa essere la storia, la conoscenza della persona. La relazione è il punto di partenza per costruire un percorso di tutela, di vita nuova. Abbiamo bisogno di capire cosa significa mettersi in cammino per salvare le proprie vite da alcuni modelli religiosi tribali, cosa significa mettersi in cammino dopo che Boko Haram ha fatto saltare la tua chiesa e sono morte metà delle persone che partecipavano alla funzione con te. Dobbiamo poi affrontare i temi della migrazione e dell’accoglienza non solo in termini assistenzialistici. Una persona ha diritto a vedersi, fin da subito, riconosciute le proprie competenze, lo studio che ha fatto. Secondo la direttiva europea, dopo due mesi, un giovane può lavorare, può avere un contratto regolare di lavoro. Perché non sfruttare l’esperienza del servizio civile, perchè non valorizzare un’esperienza di volontariato, un servizio socialmente utile? Come valorizzare, in un’Italia che lo scorso anno ha visto 150.000 morti in più rispetto ai nati, il regalo di 175.000 giovani arrivati tra noi? Una delle sfide più vere è capire che in questa accoglienza c’è il futuro delle nostre città, perchè da soli noi non riusciamo a rigenerare il nostro Paese. Stiamo morendo.... i giovani se ne vanno all’estero, gli immigrati economici non arrivano più, il numero dei figli diminuisce. A Ferrara a 7 nascite corrispondono 14 morti. 175.000 giovani sono una forte provocazione a ridisegnare le nostre città e a creare ricchezze di vita e di relazioni. Dobbiamo poi cercare di costruire un’informazione anche alternativa rispetto a quella in cui oggi in continuazione ci imbattiamo sui giornali o ascoltiamo nei programmi televisivi. In una ricerca condotta dall’università La Sapienza di Roma, sono stati letti 1.500.000 articoli in cui appariva la parola immigrato. È emerso che il 95% degli articoli pubblicati sui giornali associava la parola immigrato alle parole terrorista, criminale, clandestino. In Italia ci sono 5 milioni di immigrati, ma 2.500.000 sono lavoratori, 1. 830.000 sono famiglie, 814.000 ragazzi nelle scuole, 350.000 imprenditori , 1.000.000 sono cattolici, 1.500.000 musulmani , 1.500.000 ortodossi, solo 17.000 sono in carcere e il 95% dei giornali considera solo quei 17.000. Senza la verità, si costruiscono il pregiudizio e l’indifferenza. Creando un’opinione pubblica basata sulle storie, sugli incontri, sulla conoscenza e non sul pregiudizio riusciremo a cambiare il Paese. Da un altro sondaggio è emerso che, nelle nostre comunità parrocchiali, il 54% di chi va a messa la domenica vorrebbe che gli immigrati stessero o tornassero a casa loro. Quindi neppure noi siamo immuni dal pericolo di leggere la realtà non con gli occhi della fede, ma con gli occhi della rabbia, della contrapposizione sociale, del pregiudizio. Abbiamo bisogno tutti di verità e che questa nasca dagli incontri, dallo scambiarsi le opinioni, dai momenti di confronto, dalle relazioni. È importante che nelle scuole si parli diversamente, si faccia intercultura, si aiutino a leggere, a comprendere anche esperienze religiose nuove con gli occhi della verità. Non possiamo dimenticare che in Italia sono presenti 1.500.000 ortodossi, 100.000 buddisti, 300.00 della Chiesa della Riforma, 1.500.000 islamici, 110.000 induisti, 500.000 atei. È un patrimonio che richiede dialogo ecumenico, interreligioso. Occorre conoscersi per far diventare ogni luogo d’incontro, di confronto, di preghiera importante per la città. Come può un luogo di preghiera far paura? Si deve parlare di questi argomenti, si vedano le difficoltà e si cerchino insieme percorsi per superarle. 175.000 persone: un tesoro per costruire il nostro futuro. Se non sapremo accoglierle e valorizzarle perderemo una risorsa per ripensare le nostre città, una risorsa per leggere come è fatto il mondo. Forse in questi anni abbiamo dimenticato il mondo che ci sta attorno, abbiamo sprecato troppe risorse importanti per la pace, lo sviluppo, l’economia di questi Paesi.

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Dall’Italia lo scorso anno i migranti economici hanno mandato 5 miliardi di euro nei loro Paesi , mentre lo Stato italiano ha stanziato solo 120 milioni per progetti di cooperazione e nel 2015 ha venduto a questi Paesi in guerra armi per 25 miliardi, nel 2016, per 79. Dobbiamo fare ancora una campagna per l’obiezione di coscienza alle armi. Nel nostro Paese, 200.000 famiglie in più rispetto allo scorso anno hanno comprato un arma. L’arma non è uno strumento di difesa, è uno strumento di morte; il muro, l’arma, la chiusura sembrano gli strumenti della nostra sicurezza, ma non lo sono. Gli strumenti della nostra sicurezza sono sempre stati gli strumenti sociali, l’accompagnamento sociale per superare le ghettizzazioni, per tutelare alcuni diritti fondamentali, per accompagnare le persone. In questi anni abbiamo creato una legislazione centrata solo sulla sicurezza. Il 90% dei soldi delle politiche migratorie sono stati investiti in sicurezza, solamente il 10% in integrazione. Oggi noi abbiamo in servizio diversi poliziotti per i migranti che vanno in questura per il permesso di soggiorno. Perchè tante forze a tale scopo e non c’è nessuno che li accompagni all’ Ausl per la scelta del medico di famiglia ? Perché non c’è un accompagnamento scolastico? Perchè mediamente i bimbi che arrivano perdono un anno di scuola e tante volte vengono rifiutati ? Perché occorrono 8 anni per il ricongiungimento familiare? Perchè non abbiamo fatto ancora una politica della casa? Il futuro delle nostre città, passa dalla qualità della nostra cultura dell’incontro, dalla nostra capacità di costruire opportunità che nascano dalle storie dei fratelli che incontriamo. Le parole di monsignor Perego, così chiare e così attente ai bisogni dei fratelli, siano davvero per noi il punto di partenza per un cammino rinnovato. Daniela

CINEFORUM DELL’INTEGRAZIONE Benvenuti al Nord Per l'ultimo appuntamento di Capitol Forum i riflettori sono puntati su un tema provocatorio e difficile, ma di massima attualità nel nostro paese, ovvero l'immigrazione e la difficoltà nell'accogliere il diverso. Davanti a una platea folta nonostante le prime avvisaglie di estate è andato in onda il film Welcome in cui Philippe Lioret mette in scena l'odissea tragica di un profugo iracheno nel tentativo disperato di raggiungere l'Inghilterra, l'Europa, il paese delle meraviglie in cui decine di migliaia di persone vogliono approdare per sfuggire a un destino miserrimo, fatto di miseria e guerra. L'unica alternativa è quindi la fuga e l'approdo in un paese dalle grandi opportunità, in cui banderas cucina i biscotti più buoni del mondo, Costner ci offre il tonno prelibato e le offerte di vacanze in crociera passano negli spot televisivi. In barche sicuramente più robuste, Costa Concordia a parte, delle bagnarole che a decine naufragano ogni mese nel canale di Sicilia con il loro carico di speranze. Ma chi ce l'ha fatta c'è e successivamente alla visione si è prestato per raccontare la propria esperienza di integrazione non sempre facile. Ad animare il palcoscenico del Capitol Michel Yabre dal Burkina Faso, operaio metalmeccanico che con moglie e figlio vive nel nostro paese da 7 anni, gli stessi anni del figlio nato proprio il giorno di arrivo in Italia; Nyagom Nkouokam Axel, dal Camerun, studente alla facoltà di ingegneria gestionale di

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Reggio Emilia e presidente dell'associazione degli studenti non comunitari di Reggio, che ha nel proprio DNA l'obiettivo di aiutare chi come lui vuole farsi strada nella vita partendo dalla porta principale della laurea; Micheline Mwendike, dal Congo, universitaria in Italia per motivi di studio dal 2015 per realizzare la sua tesi sul contributo della società civile congolese per il cambiamento del suo paese. Ha coordinato il dibattito Mohamed Sabri, mediatore linguistico interculturale che opera con cooperative sociali di Roma e Reggio Emilia. Persone che ce l'hanno fatta e che ci hanno raccontato dei momenti non facili degli inizi, ma anche delle tante persone che hanno dato loro una mano ad integrarsi al meglio in Italia, paese che comunque tutela chi entra per lavorare e studiare, offrendo servizi all'altezza di quelli garantiti a quanti sono nati nello stivale. Il figlio di Michel si sente italiano al 100% e il padre non vede loro che anche da noi passi lo Ius soli in modo da garantire al piccolo Christ un futuro più facile, senza la spada di damocle del permesso di soggiorno a scadenza. Anche la Parrocchia di Regina Pacis ha avuto un ruolo importante per loro, punto di aggregazione accogliente nel quale hanno incontrato l'anima gemella e hanno potuto sposarsi e trovare un compagno di vita, una guida per integrarsi al meglio. Tutto bello, ma quando Michel, Micheline e Nyagom ricordano i loro paesi, gli occhi diventano lucidi e la nostalgia prende il sopravvento. Della terra di origine. Degli amici e parenti rimasti la. Dei sapori. Degli odori. Al dibattito erano presenti tanti giovani che hanno fatto molte domande sulla loro esperienza di vita. Mohamed ha risposto a tante curiosità sulla burocrazia che come in gran parte della vita di noi tutti rappresenta un freno e un costo. Un bel pomeriggio di riflessione che è servito a vedere sotto una luce diversa persone che troppo spesso vengono demonizzati e discriminati, vittime di luoghi comuni e dell'ignoranza diffusa di due valori cristiani che purtroppo stanno via via scomparendo anche fra chi la chiesa la frequenta ogni domenica: l'accoglienza e la tolleranza. Il Capitol per quest'anno vi saluta. È stata una stagione intensa con film importanti e temi spinosi che spero vi siano piaciuti. Vi aspettiamo però all'ultimo appuntamento della stagione: il 12 Maggio alle ore 20.45 in sala San Filippo Neri vi vogliamo numerosi a un momento di riflessione sul cinema, su come guardarlo e capirlo meglio. Un esercizio etico che ci aiuterà ad avere qualche strumento in più per capire anche la realtà che ci circonda. Un piccolo corso intensivo di 2 ore di critica cinematografica in cui allenare lo sguardo. Non mancate. Sarebbe un peccato... Alessandro Guidotti

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EMERGENZA FREDDO: Roncina e l’Accoglienza Invernale A novembre 2016 la Comunità di Roncina ha risposto alla richiesta Caritas di accogliere 2 persone, nei mesi invernali, per offrire loro una sistemazione notturna e un riparo dal freddo. Era la prima esperienza di questo genere per la nostra Comunità; verso la metà di novembre, al termine della s. Messa domenicale, abbiamo chiesto aiuto e collaborazione a tutti. La risposta è stata ricca di ‘cose’ utili per preparare i locali dedicati e di volontari che si sono messi a disposizione per il servizio. Nel giro di qualche settimana abbiamo allestito una stanza e un bagno per renderli comodi e confortevoli e alla fine di dicembre abbiamo dato iniziato l’accoglienza invernale. Abbiamo organizzato due gruppi di volontari, uno per il servizio di ‘apertura’ della sera e uno per quello di ‘chiusura’ del mattino; i due gruppi avevano un referente ciascuno che faceva da contatto tra i vari volontari ed eventuali comunicazioni, o necessità, con Caritas. Valerio ci ha accompagnato con grande disponibilità nei primi giorni e poi le cose sono entrate nel nostro quotidiano e tutto è proseguito con semplicità. Sono stati pochi mesi di ‘servizio’ ma ognuno di noi ha instaurato un legame con le due persone accolte e loro si sono sentiti ‘a casa’ e ce lo hanno dimostrato con la loro presenza continua e costante. Sono stati una risorsa per noi volontari, ci hanno aiutato a capire che quanto noi diamo per scontato, in realtà, può non esserlo affatto e anche il semplice conforto ‘del caldo’ può essere un lusso di cui dobbiamo apprezzare il valore e ringraziare. Il prossimo anno speriamo di riuscire ancora a fare questo semplice e utile servizio e speriamo che, forti dell’esperienza già fatta, sapremo trasferire a tutta la Comunità, anche a coloro che per tanti motivi sono riescono a partecipare al servizio, la ricchezza dell’accoglienza in tutta la sua pienezza. Sono piccoli ma significativi passi che ci aiutano a ridurre le distanze tra noi e coloro a cui possiamo ‘farci prossimi’. Paola

EMERGENZA FREDDO a Regina Pacis Già da qualche anno la Caritas reggiana, in collaborazione con il Comune, ha avviato il progetto “Emergenza freddo” per assistere le persone senza fissa dimora durante il periodo invernale. Negli anni scorsi il Comune ha messo a disposizione alcuni appartamenti e la Caritas ha scelto le persone da inserirvi, servendosi poi di tanti volontari per seguirle nel periodo che di solito va dal 1 dicembre al 31 marzo. Quest’anno però il Comune ha destinato gli appartamenti a famiglie bisognose, quindi la Caritas ha chiesto alle parrocchie di ospitare queste persone nei loro locali. La nostra unità pastorale ha dato la disponibilità ad accogliere e sono arrivate quattro persone : due a Roncina e due a Regina Pacis. Per quanto riguarda Regina Pacis sono arrivati, a fine dicembre Arouna, un ragazzo senegalese di 20 anni, che vive in Italia da quasi un anno e Denis, un uomo albanese di una quarantina d’anni, in Italia già da 20 anni. A questo servizio di accoglienza hanno partecipato 12 volontari che si sono alternati durante le settimane per l’apertura serale e la chiusura al mattino della stanza che la Parrocchia aveva messo a disposizione. Lo scopo di questo progetto non è stato solo il dare a queste persone un tetto per l’inverno, ma si è cercato di farle sentire un po’ come a casa, instaurando con loro un rapporto amicale. Così, specialmente alla sera, chi apriva la stanza si è trattenuto con loro parlando della loro situazione, dei loro problemi, delle loro aspettative future. Qualche volta Arouna ha giocato a calcetto con alcuni di noi ed è venuto in oratorio a vedere le partite di Champions. In questo modo si è creato un legame forte e in tanti, al momento di salutarli, al momento della conclusione del progetto, hanno sofferto e sperato che potessero rimanere ancora.

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A questi ragazzi fornivamo anche il cibo per la colazione e la cena e qui devo dire che si è creata una gara di solidarietà per fare avere loro il necessario e a volte di più. Diverse persone, saputo di questo bisogno, si sono offerte di portare cibo e bevande e anche alcune classi di catechismo hanno partecipato alla raccolta andando personalmente al supermercato ad acquistare generi alimentari. Alcuni bimbi hanno visitato anche la loro stanza e portato disegni di benvenuto. Questa esperienza è stata importante per i nostri ospiti, ma penso lo sia stata anche per noi volontari e per la comunità, perchè abbiamo percorso un pezzo di cammino insieme, ci siamo conosciuti, avvicinati e siamo diventati meno stranieri gli uni agli altri. Silvio

A maggio una liturgia per superare l’omofobia e ogni forma di discriminazione Il 17 maggio si celebra a livello internazionale la giornata contro l’omotransfobia e ogni altra forma di discriminazione e di odio. Per questo in molte parrocchie cattoliche e nelle chiese battiste, metodiste e valdesi italiane da Trieste a Catania, europee dalla Spagna alla Russia, dell’America latina, del Canada si celebreranno delle veglie di preghiera con un annuncio di grazia e di impegno concreto contro ogni tipo di violenza e pregiudizio. Il Versetto che è stato scelto quest’anno e che unisce le tante veglie di preghiera che si celebreranno anche nei giorni precedenti e successivi al 17 maggio è un esortazione che Paolo rivolge ai suoi interlocutori nel capitolo 12 della lettera ai Romani: ”Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite”(Romani 12,14). Tutte le volte che siamo stati oggetto di pregiudizi, offese, insulti, violenza, discriminazione solo perché ci trovavamo in un periodo di fragilità fisica od emotiva o perché donna o migrante o gay, lesbica o transessuale, ci siamo sentiti, nei confronti dei nostri aggressori, soli ed indifesi esattamente come Gesù davanti ai sacerdoti e ai soldati romani che poi lo hanno condannato e ucciso. L’esempio che Gesù ci ha lasciato è però un esempio di perdono, non di vendetta, nei confronti dei propri aguzzini, non opponendo nessuna resistenza ma anzi accogliendo fino all’ultimo le persone che gli avevano fatto del male. Pura follia, follia evangelica è l’esempio di Gesù e quello che ci esorta a fare l’apostolo Paolo quando ci invita addirittura a benedire coloro che ci insultano e ci maltrattano. Pregare e sperare perché queste persone possano aprire il loro cuore all’amore infinito, possano imparare ad amare invece che odiare o aggredire e proprio attraverso il nostro comportamento cristiano: ad imitazione di Cristo, possano riflettere e convertirsi. Quante volte invece siamo stati noi, all’interno della società o delle nostre comunità cristiane, a giudicare, allontanare e con indifferenza ignorare la violenza fatta al migrante, all’omosessuale, alla donna, al transessuale che era vicino a noi e che invece d’aiutare o accogliere abbiamo ignorato o allontanato perché carichi di pregiudizi e paure. Dobbiamo quindi imparare ad aprire la porta del nostro cuore e della nostra comunità, andare loro incontro e lasciare che siano loro a raccontarsi, senza giudicare, condividendo le loro sofferenze, mettendoci al loro fianco e camminare con loro per superare le paure e le difficoltà sia nostre che loro perché possiamo essere tutti perseguitati ma anche persecutori dei nostri fratelli anche solo con l’indifferenza e il pregiudizio. Ecco perché vi aspettiamo tutti domenica 14 maggio alle 21 a Regina Pacis per vegliare insieme… Intanto passate parola! Elena ed Enrico

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Nel rumore della città, dacci pace… riflessioni da Londra Vivo a Londra dallo scorso settembre, a quanto pare faccio anche io parte di quella generazione “in fuga”, ultimamente tanto discussa. Se le mie motivazioni non sono state strettamente di natura lavorativa, è invece stato così per la mia ragazza, ostetrica, che è ormai qui da più di tre anni. Laureato in ingegneria energetica un anno fa, ammetto che il mio inserimento nel mondo professionale è stato piuttosto “soft”, avendo già un contratto prima di partire. Nonostante ciò, l’impatto con una realtà diversa genera sempre riflessioni interessanti e obbliga ad aprire gli occhi sul mondo circostante. Non penso di essere molto originale dicendo che ho trovato il caos della metropoli per molti aspetti simile a un deserto. Il che non è necessariamente un male, perché significa che trovare un po’ di spazio per stare da soli non è poi così difficile anche in mezzo a così tanta gente, ma lo diventa in molte situazioni. La vita ruota attorno al lavoro in modo totalizzante, la gente viene qui da tutto il mondo proprio per realizzare il proprio successo, e le comunicazioni viaggiano veloci alla frequenza dei segnali Wi-Fi. In questo contesto le relazioni sono spesso sottomesse all’individualità e alla competizione, il concetto di responsabilità è rimpiazzato dalla libertà personale. Quando però le aspirazioni di successo vacillano, quando non si ha più nemmeno chiaro che cosa significhino “successo” e “felicità”, ecco che l’assoluta libertà si trasforma piuttosto in una prigione, emergono la solitudine, la delusione, la depressione. Certo si tratta di una situazione complessa e articolata, non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma questa è la mia impressione generale, sperimentata prima di tutto su me stesso. Ecco, però, che la molteplicità della città d’un tratto ti stupisce. Bisogna un po’ guardarsi intorno e non perdersi d’animo, ma tutto sommato non è difficile scorgere tra il grigio dei palazzi e dall’asfalto qualche luce che infonde coraggio e speranza. Qualcuno, anzi più di uno, che si è accorto di quanto tutto questo possa essere disumanizzante c’è. E allora cerca dei modi per mantenersi vivo, nel vero senso della parola: volontariato, preghiera, condivisione, percorsi di spiritualità… e questo è valido per qualsiasi religione. È la Londra che non fa notizia, che non finisce sui giornali come la Brexit o il Chelsea di Conte, ma è la Londra dei giovani che con entusiasmo e tenacia lottano per un futuro migliore e per un successo che non si misuri in sterline. È una ricerca lunga, non priva di fatiche e intoppi, ma una ricerca che crea spazio, almeno nella mia esperienza, a relazioni più vere e a una vita più piena e fiduciosa. Lascio a voi la traduzione della preghiera scritta dai giovani adulti del centro gesuita che frequento qui: In the noise of the city, bring us peace. When things don’t make sense, give us meaning. When we’ve lost our way, point us in the right direction. When it’s tough to be Christian, shine your light in our lives. When we’re alone, give us courage to make friends. When careers take over, help bring perspective to our lives. When we meet injustice, inspire us to do what we should. When life is full, help us focus on what’s important. When love is difficult, break our hearts of stone. When we ask, give us hearts for love alone. Amen

Federico Fontana

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UNA GIORNATA IMMERSI NELL’ARTE Venerdì 7 aprile i ragazzi dell’associazione P.A.C.E. hanno vissuto una nuova esperienza. Sono, infatti, andati da frate Antonello, che a Regina Pacis e dintorni ormai tutti conoscono, per un pomeriggio di immersione nell’arte e nella riflessione. Antonello ha iniziato facendo parlare i ragazzi e poi ha narrato un racconto con l’obiettivo di stimolare processi d’identificazione dei personaggi del racconto. Dopo di ciò, mostrando dei quadri, ha coinvolto i ragazzi affinché ognuno esprimesse le proprie idee. “Abbiamo visto cose che non abbiamo visto prima. Senz’amore uno non può vivere: come lo riceviamo lo dobbiamo dare”. Momenti come questi sono fondamentali nel percorso che stiamo realizzando. Senza dubbio sui temi emersi durante l’incontro lavoreremo nelle prossime settimane. Clara

ASSOCIAZIONE P.A.C.E. In collaborazione con ORATORIO REGINA PACIS

III EDIZIONE TORNEI DEL GELSO 21 e 28 MAGGIO Orario: 15 alle 19 Possono iscriversi le annate dal 2007 al 2003 Importante: occorre iscrivere l’intera squadra che intende partecipare al torneo Iscrizione: oratorio Regina Pacis dal 2 al 17 maggio 1° premio: pizza a tutti i componenti della squadra

UNITALSI Piccolissimo me… una possibilità per giovani In genere tutto va bene fino alle scuole medie: i bambini integrano con facilità i disabili, ci sono gli insegnanti di appoggio, i piccoli sono carini e facili da gestire e spostare. Il difficile inizia quando aumentano le autonomie, quelle degli altri. Lo scooter, i viaggi all’estero, il moroso, lo sport… Tutto è sempre più complicato. Rapidamente si arriva a non interessarsi nemmeno a proposte e possibilità perché a priori ci si sente esclusi. E gli altri, quelli “normali”, sono sempre più in difficoltà ad accettarti e includerti: non si sentono adeguati, sono imbarazzati, ti considerano più piccolo di quello che sei.

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Da qui parte l’idea dell’Unitalsi, quella associazione che ha sede proprio nella nostra Unità Pastorale: aiutare ad entrare in un mondo in cui è normale la relazione tra ragazzi con diverse abilità e fornire gli strumenti e le capacità necessarie. L’obbiettivo, ormai si è capito, è che i gruppi giovanili possano coinvolgere i coetanei che si stanno perdendo di vista a causa delle loro disabilità. Impossibile? Innaturale? Borsoso? No, semplicemente cristiano. Ed anche divertente. Si inizia partecipando a qualche iniziativa sul territorio, per esempio in diocesi ci sono gruppi di giovani che, collaborando con gli adulti della parrocchia, ospitano un evento dell’associazione: aiutano a servire in tavola, organizzano giochi e musica, fanno festa. Il tutto nell’arco di un pomeriggio o di una serata. Qualcuno scopre che si può diventare amici veri e non solo Quasi amici. Qualcuno si diverte e inizia a mettere a fuoco i propri limiti, cioè si scopre lui piccolo e vuole crescere. Per questo, oltre alla pratica, ci sono eventi appositi. Per esempio a maggio c’è un weekend al mare dove ci sono tra l’altro laboratori con la psicologa sulla relazione e film sulla disabilità. Tutto insieme a coetanei in diverse condizioni di salute. Ed eccoci arrivati ad un secondo aspetto dell’idea Unitalsi: mettere a disposizione dei gruppi alcune uscite, anche festaiole, in cui tutto è accessibile a tutti. Questo può essere un passo intermedio verso l’organizzazione di analoghi eventi, in autonomia, per il proprio gruppo. Insomma una scuola dove non ci si annoia e dove le interrogazioni, se vuoi, te le fai da solo. E per questo c’è una bella possibilità in montagna, a giugno. Oppure c’è la partenza col botto. Una settimana a Lourdes a fine agosto col pellegrinaggio dell’Emilia Romagna, con modalità e prezzo adeguato a chi non ha ancora uno stipendio. Un percorso che introduce al servizio e alla realtà ultra-ordinaria di quel posto speciale. Si presta servizio in piccoli gruppi di provenienze diverse, ciascuno con l’accompagnamento di un giovane tutor, si segue una guida spirituale comune e dedicata, ci si ritrova con gli amici della parrocchia ai pasti, alla formazione, a bere la birretta serale. E può capitare, guardandosi attorno, di scoprire che si è entrati senza accorgersene dentro il migliore progetto che si può impostare sulla propria vita, quel regno di Dio che, secondo il suo Figlio, è accessibile facilmente e subito proprio a quelli che, come i piccoli, sanno ancora stupirsi. Angelo Torelli Per informazioni: Sede Unitalsi di Roncina 0522 434269 - unitalsireggioemilia@gmail.com

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FORMAZIONE ESERCIZI SPIRITUALI 2017 TEMA: “SE TU CONOSCESSI IL DONO” (Gv 4, 10) ADULTI: giovedì 31 agosto-domenica 3 settembre (Codemondo) GIOVANI 1-3 SUPERIORE: sabato 7-domenica 8 ottobre (Chiesa vecchia di Albinea) GIOVANI 4-5 SUPERIOIRE: 7-8 dicembre (Collagna) GIOVANI VENTENNI: venerdì 13 – domenica 15 ottobre (Santo Stefano di Vetto) CHE COSA SONO GLI ESERCIZI SPIRITUALI? Leggendo questo avviso molti si chiederanno: che cosa sono gli esercizi spirituali? Sono un tentativo d’imitare lo stile di Gesù, che spesso e volentieri ricercava momenti prolungati di silenzio per stare solo con il Padre. Momenti di silenzio che Gesù proponeva anche per i suoi discepoli e discepole: “Venite con me in disparte a riposare un po’” (Mc 6). Una parrocchia o un’Unità Pastorale propone quest’esperienza spirituale per permettere ai fedeli di fermarsi a prendere fiato, a fare un po’ d’ordine dentro di sé, ad approfondire il senso della propria vocazione e del proprio cammino. Per questo la chiesa è solita dire che gli esercizi spirituali sono un tempo propizio per il proprio cammino di fede, per rafforzare le proprie convinzioni e le proprie scelte. Gli esercizi spirituali non sono un campeggio o una scampagnata, ma un’esperienza che vuole essere esclusivamente spirituale. Per questo motivo per funzionare gli esercizi spirituali hanno bisogno di alcuni ingredienti fondamentali: Il primo è il desiderio di conoscere Dio. Non è una scelta di gruppo partecipare agli esercizi spirituali, ma personale, anche perché sono un’esperienza impegnativa e, in alcuni casi, difficile. Non è facile, infatti, uscire da una spiritualità tutta incentrata su sé stessi per porre al centro Dio, la sua Parola. Conoscere Dio è allora il desiderio che deve muovere una persona verso un’esperienza come gli Esercizi Spirituali, perché è in un simile contesto che è possibile maturare una relazione nuova con Dio, più

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profonda e più vera. Il secondo è la Parola. Durante gli Esercizi Spirituali il testo privilegiato di riferimento è la Parola di Dio. Dedicare tempo alla Parola significa uno sforzo di comprensione verso una proposta che spesso e volentieri conosciamo appena per sentito dire. Confrontarsi con la Parola di Dio, con le sue proposte esigenti significa essere disposti ad essere messi in discussione e a lasciarsi destabilizzare. Il terzo è il silenzio. È impossibile vivere una profonda esperienza con Dio senza la disponibilità al silenzio. Lo stesso Gesù si ritirava in luoghi deserti per pregare. Il clima degli Esercizi Spirituali è immerso nel silenzio per permettere alle persone che vi partecipano di entrare in sé stesse e di meglio percepire la voce del Signore. Coloro, quindi, che stanno cercando il Signore, che stanno amando la sua Parola e, per questo, cercano il silenzio sono i benvenuti a questi corsi di Esercizi Spirituali 2017. Buon cammino! Don Paolo

CARLO MARIA MARTINI Chi come me ormai ha i capelli bianchi, e la barba dello stesso colore, il solo nome Carlo Maria Martini evoca scaffali di libri, programmi televisivi, conferenze, un modo diverso di leggere la Parola e di essere chiesa… insomma un mondo affascinate e forse troppo presto dimenticato. Ma capisco anche che la storia continua e che per le generazioni più giovani si tratta di un nome come altri che non provoca nulla, nemmeno curiosità. Scrivere qualcosa su di lui in poche righe è quasi impossibile e quindi sin dall’inizio ci scusiamo per la banalità di questa presentazione… ma è un “tanto per cominciare..”, in quanto con l’andare del tempo (essendo stato individuato come “icona” per l’anno pastorale 2017-2018 della unità pastorale “Santa Maria degli Angeli”) speriamo che lui, ma soprattutto i suoi insegnamenti, diventino nostri compagni di viaggio. Nato a Torino nel 1927, entra nell’ordine dei Gesuita e consegue la laurea in Sacra Scrittura all’istituto biblico del quale diverrà rettore sino al 1979, anno in cui diviene arcivescovo della città di Milano. Grande biblista, ma soprattutto innamorato della Parola di Dio che vedeva sempre in relazione all’uomo, alla situazione concreta in cui ci si trovava ad operare. Fin dall'inizio la sua attività pastorale venne caratterizzata dalla ricerca di un contatto personale con tutte le realtà umane della diocesi, con passeggiate solitarie nelle vie cittadine, arrivando a festeggiare il suo primo onomastico servendo la minestra ai "barboni" nella mensa allestita da fratel Ettore presso la stazione centrale. Nel 1980 fonda la “scuola della Parola”, una serie di incontri che vedevano gremito il duomo di Milano di giovani in ascolto delle sue catechesi e dei suoi insegnamenti su come leggere la parola con il metodo della lectio divina. Parola e storia: immerso nei difficili anni del terrorismo seppe porre segni di grande valore: dal celebrare i funerali in duomo di magistrati uccisi dalle BR e al tempo stesso amministrare il battesimo ai figli di una detenuta che era in carcere per aver ucciso un uomo. Venne scelto come interlocutore dai militanti di prima linea (organizzazione terroristica allora assai forte in Italia) i quali consegnarono a lui personalmente le ultime armi appartenenti alla loro organizzazione eversiva… Questo suo coniugare Parola e storia lo portarono sempre più ad allargare l’interesse dei suoi orizzonti non solo all’esterno, ma anche all’interno della chiesa stessa e divenne grande fautore del movimento ecumenico e dialogo ebraico-cristiano. Nel 2002, accettate le sue dimissioni per sopraggiunti limiti di età, il cardinal Carlo Maria si ritirò in Israele dove si dedicò al suo amore di sempre: lo studio della Parola. Nel 2008 tornò definitivamente in Italia, anche a causa dell’insorgere del morbo di Parkinson che lo portò alla morte il 31 agosto 2012.

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Nella sua lettera Pastorale alla diocesi di Milano del 1981 In Principio la Parola (tutte le sue lettere furono dei veri e propri best-seller per il mondo cattolico e non solo), insiste sul fatto che la parola di Dio deve essere contestualizzata nella Chiesa, con l’Eucaristia e con la vita concreta dell’uomo. A proposito di quest’ultimo punto (veramente vitale e spesso da noi disatteso) così si esprimeva: la Bibbia incrocia la vita dell'uomo, secondo un complesso movimento che va dalla vita alla Parola e dalla Parola ritorna alla vita. L'uomo accede alla Bibbia portando con sé la dignità e il peso della propria libertà, delle irrequiete ricerche, delle involuzioni spirituali, dei fremiti di coraggio e di speranza, delle conquiste effettive ma precarie nei vari settori dell'esperienza umana. L'intuizione, continuamente offuscata e rinnegata, ma sempre riaffiorante, di esse re l'attonito, fragile, indegno custode dell'inafferrabile mistero di Dio…. Addentrandosi, poi, nella contemplazione della parola di Dio; cogliendo nella storia sacra il mistero della volontà di Dio circa la storia umana; imbattendosi in una infinita varietà di situazioni umane illuminate e salvate dalla parola di Dio; immergendosi, soprattutto, nella meditazione della vita di Gesù, l'uomo incontra la forma pura e autentica della vita umana, quella che Dio stesso ha proposto come luminosa rivelazione di Se stesso. Allora l'uomo ritorna alla vita di ogni giorno con una nuova luce di speranza. E anche con un impegno nuovo: testimoniare, con gli esempi concreti del proprio comportamento, la vittoriosa energia della parola di Dio, che salva la libertà dall'illusoria autosufficienza, dai desideri ambigui, dalla prepotenza ottusa e dalle rinunciatarie disperazioni. Per chi le aveva ascoltate a suo tempo queste Parole mettono la voglia di rimboccarsi le maniche e ripartire a camminare riscoprendo quel po’ di gioventù che resta… per i più giovani e per chi non le aveva mai sentite speriamo siano uno stimolo per vivere il prossimo anno pastorale in compagnia della Sua Parola e della propria vita intersecate insieme…Buon Cammino. Fr. Antonello

“Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”(Lc 6,36) Questo versetto del Vangelo secondo Luca sintetizza il tema che don Paolo ha voluto mettere al centro delle meditazioni in occasione degli esercizi spirituali per gli adulti, nella quinta domenica di Quaresima e che si sono svolti, come ormai da prassi, presso la chiesa di Codemondo. Ma cosa è la misericordia? Usando le parole di Papa Francesco il termine “significa aprire il cuore al misero. È l’atteggiamento divino che abbraccia, è il donarsi di Dio che accoglie, che si piega a perdonare”. Dio ha visto la miseria umana, l'umanità ferita, si è commosso ed è intervenuto mandando il Figlio a guarire le nostre infermità, e con il dono della sua vita e la consegna dello Spirito, ha dato a ciascuno di noi la capacità di poter essere misericordiosi: l'essenza della vita cristiana - ha affermato don Paolo - è proprio questa. Eppure facciamo tanta fatica ad esserlo, l'istinto a giudicare e condannare spesso prende il sopravvento; Gesù è venuto nel mondo e poteva condannarci tutti, invece ha creato dei cammini, è entrato in relazione, ci ha trattato da amici, a tutti ha dato la possibilità di un cammino di salvezza. Ci ha trattato con misericordia e ci ha detto di essere misericordiosi, che non è un imperativo morale, ma un esercizio divino: è il modo di essere del Padre che contrasta con il nostro, spesso impietoso e implacabile, come la parabola del “servo spietato” al capitolo 18 del Vangelo secondo Matteo, mette in evidenza. L'elemento decisivo della stessa è riconoscere la misericordia che abbiamo ricevuto e che ci rende capaci di “fare

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misericordia”; questa possibilità deve diventare atto, ma dipende da me farla o non farla, dipende da me voler essere misericordioso oppure spietato come il servo. Dobbiamo perdonare perché possiamo farlo, perché il Signore ci ha abilitati a questo: il cristiano è chiamato ad essere il segno della misericordia di Dio concretamente, nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni personali e comunitarie. Tutte le volte che perdoniamo e che usiamo misericordia con gli altri si manifesta la gloria di Dio e diamo la passibilità, a chi ci sta intorno, di accorgersi della presenza del Signore nella loro storia personale, per cominciare un camino di conversione e adesione a Lui. «A cosa servono — ha incalzato il don — tanti progetti, tanti incontri, tanti eventi, se poi “ci spezziamo le gambe” gli uni con gli altri?» Al capitolo 8 dell’Amoris Laetitia, Papa Francesco concretizza cosa voglia dire nella nostra realtà di Chiesa essere misericordiosi, come applicare lo stile di vita proprio del Signore. Presuppone un elemento fondamentale che è quello del mettersi in ascolto dell’altro. Tante sono le storie, tante le realtà dolorose che possiamo incontrare, ma mai dimenticare che abbiamo davanti delle persone, provate e fragili, segnate e smarrite che vanno accolte, “accompagnate con premura, ridando fiducia e speranza”; aiutarle a rialzarsi e riprendere il cammino o a cominciarne uno nuovo. Dobbiamo cercare di valorizzare il bello che c'è in qualsiasi situazione — ha sottolineato don Paolo — e non essere persone rigide e chiuse, ma prestare attenzione, cercare un “gancio” per entrare in relazione con pazienza e delicatezza, fare piccoli passi come la mamma col bambino, stando vicino senza condannare né giudicare, altrimenti chi si relaziona con noi, invece di incontrare misericordia, incontra un muro. “È meschino soffermarci a verificare se il comportamento di una persona corrisponda o meno ad una norma generale, che certamente non va disattesa, ma nella sua formulazione non potrà mai abbracciare tutte le situazioni particolari”: ecco l'importanza del discernimento pastorale davanti ad ogni situazione anche apparente di peccato, perché anche lì può operare la grazia di Dio, ci dice il Papa e anche lì possiamo trovare strade di risposta a Dio, cercando e favorendo un cammino di crescita sempre finalizzato al Vangelo. Altrimenti credendo che tutto sia bianco o nero si rischia di chiudere la via della grazia e scoraggiare percorsi di santificazione che danno gloria a Dio. Non dimentichiamo che è il peccato che va condannato, ma che il peccatore va sempre accolto e aiutato: Gesù all’adultera che vogliono lapidare, non fa la predica, non le cita la legge di Mosè e invece di condannarla, la fa misericordia affinché quel: “Va’ e d'ora in poi non peccare più”- che le dice alla fine, possa pienamente realizzarlo. La misericordia non è un sentimento effimero, ma viscerale, profondo che commuove e coinvolge e che ci fa ad andare incontro all'altro, che ci apre gli occhi e il cuore al bisogno dell'altro, che ci spinge ad agire diventando così vera opera. Siamo stati “misericordiati”, siamo fortunati, beati noi! Possiamo essere misericordiosi, il Signore ci ha dato questa meravigliosa possibilità, ma desideriamo realmente esserlo? Paola Micacchi

TRIDUO PASQUALE A SAN BARTOLOMEO Come ogni anno le comunità di san Bartolomeo e Codemondo si sono ritrovate a vivere insieme il triduo pasquale. Ha arricchito questo momento la presenza dei giovani dell’unità pastorale in ritiro presso i locali della parrocchia di San Bartolomeo. Il triduo pasquale è cominciato con la celebrazione della Messa del Giovedì Santo. Durante la celebrazione sono stati portati gli olii benedetti dal vescovo la mattina del giorno stesso: l’olio del sacro Crisma, l’olio degli infermi e l’olio dei catecumeni. Un momento forte di questa celebrazione è stata la lavanda dei piedi che ogni partecipante ha potuto fare come simbolo di servizio reciproco come ci ha insegnato Gesù. La celebrazione è terminata con la deposizione di Gesù nel sepolcro introducendo il Venerdì Santo. Venerdì abbiamo rivissuto la via crucis per le vie del paese con la partecipazione dei ragazzi e con molte persone delle comunità. Abbiamo meditato il Vangelo di Giovanni ascoltando varie riflessioni di don Primo Mazzolari, del cardinale Carlo Maria Martini, dei detenuti del carcere “La pulce” e di don Tonino Bello. La celebrazione è terminata in chiesa con l’adorazione della Croce. Il giorno successivo, il Sabato santo, abbiamo iniziato la celebrazione della veglia pasquale con la benedizione del fuoco e l’accensione del cero Pasquale. Abbiamo ascoltato poi la storia del popolo di Dio vissuta come un racconto e il vangelo della Resurrezione dove è stata data una luce di risalto al ruolo delle donne in questo avvenimento. Alla fine della celebrazione abbiamo festeggiato insieme la Resurrezione del Signore. La festa è continuata anche la Domenica, la settimana successiva con incontri di preghiera e ancora continua. Mara e Alberto

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MISSIONANDO... LETTERA DI DON LUCA DAL BRASILE Un carissimo saluto a tutti. Qui stiamo vivendo la quaresima accompagnati dalla Campagna della Fraternità 2017 riguardante i diversi “biomi” del Brasile: l’invito è a custodire l’opera della creazione, considerando i diversi tipi di clima e vegetazione presenti nel paese. La situazione del municipio di Pintadas, in cui sono parroco, si aggrava di giorno in giorno. Se negli ultimi giorni è piovuto in quasi tutti i municipi all’intorno di Pintadas, nel nostro municipio si aspetta ancora la pioggia che possa cominciare a riempire i bacini di riserva. La siccità, che sta colpendo il Nord-Est del Brasile, è una delle peggiori degli ultimi 100 anni. La popolazione riesce a fronteggiare questa situazione di difficoltà, grazie alla grande opera di costruzione di dighe, bacini di acqua e serbatoi, iniziata circa trent’anni fa su impulso della Chiesa e continuata in questi anni dalle autorità pubbliche municipali e statali, e grazie alla promozione di cooperative sociali, sempre con il contributo della Chiesa. Senza questi progetti, la situazione sarebbe in questi giorni altamente drammatica. Ci si rende, però, conto che si devono continuare i lavori per rendere la “Caatinga” sempre più vivibile, con progetti di costruzione di pozzi, di dighe lungo i corsi di acqua, di riforestazione del territorio e di agricoltura sostenibile. Le due grandi dighe che forniscono acqua a Pintadas si trovano al di sotto dei livelli di guardia (attualmente le due dighe hanno livello di acqua inferiore rispettivamente al 12% e al 20% della loro capacità). Se non dovesse piovere nei prossimi mesi, l’intero municipio si troverà senza acqua. In molte zone rurali si compra acqua attraverso camion che vanno a rifornirsi in alcuni laghi artificiali in cui rimane ancoraun poco di acqua. Il prezzo di una buona mucca da latte è attualmente inferiore ai 1000 reais, rispetto ad un valore di 3000-4000 reais. Il bestiame per la produzione di latte e di carne è il primo ad essere colpito da questa grande siccità. Già stanno morendo capi di bestiame e molta parte della popolazione è impegnata nel duro lavoro di “dar ração ao gado”, cioè di procurare cibo per il bestiame tagliando cactus. La coltivazione di cactus è stata uno degli altri progetti, promossi in questi anni, che sta aiutando la popolazione in questo momento di grande difficoltà. Il popolo non perde la speranza e mostra una fede solida in questa situazione di forte tribolazione, ma il quadro sociale nella nostra regione e nell’intero Brasile si fa sempre più difficile. Vi lascio solo alcuni esempi, oltre a quelli prima menzionati. Il tasso di interesse della Banca Centrale del Brasile è circa del 12% con una inflazione del 7%. Se un privato va in banca a chiedere un prestito, si trova di fronte ad un tasso di interesse mensile del 3%, circa il 38-40% annuo. Molto spesso si chiedono prestiti per fare operazioni chirurgiche o cure per la salute o per cercare di sviluppare piccoli progetti di lavoro. Questo rende l’idea di quanto sia difficile per una famiglia vivere. I tassi di interesse sono così alti a causa della notevole percentuale di insolvenza. La salute è un altro grande problema. É vero che in questi anni sono stati fatti molti progressi, ma le difficoltà ed inefficienze sono ancora grandi. Vi riporto

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solo un esempio. Una persona aveva bisogna di un’operazione urgente a causa di calcoli nelle vie urinarie. Esiste un sistema pubblico di salute, per mezzo del quale entri “na regulação”, in una graduatoria statale (il Brasile è una repubblica federale, composta di 26 stati). Quando si libera un posto in un qualunque ospedale dello Stato della Bahia e tu sei in testa alla graduatoria, puoi essere operato. Il problema è che spesso bisogna aspettare mesi se non anni. Hai bisogno di un’operazione urgente per tumore, per esempio, e devi aspettare anni; devi essere operato urgentemente di calcoli e devi aspettare parecchi mesi. L’alternativa è rivolgersi alla sanità privata, ma per fare questo devi avere una buona assicurazione sulla salute, che la maggior parte della popolazione non si può permettere. Ritornando al caso sopra citato della persona in attesa di essere operata di calcoli, vista l’urgenza della situazione, hanno deciso di portarla, accompagnata da un assessore comunale di Pintadas, a Salvador. Per fare questo la persona è uscita dalla “regulação”, dalla graduatoria, sperando di essere accolta in un qualche ospedale di Salvador. Il risultato è che la persona non è stata accolta da nessun ospedale, è dovuta ritornare a Pintadas ed è rientrata nella “regulação”, ripartendo dal fondo della graduatoria. A questo punto che cosa ha fatto questa persona? Avendo parenti in San Paolo, è riuscita a pagarsi un viaggio, con l’aiuto della popolazione, per andare a vivere alcuni giorni nella casa di un suo parente. Là è andata all’ospedale, dicendo che si era sentita male, e, essendo il sistema sanitario di San Paolo più efficiente, si è trovata di fronte a tempi di attesa molto minori. Il Brasile attraversa un periodo di grande conflittualità a causa del Governo Temer, che sta distruggendo lo stato sociale. Vuole ora presentare un progetto di riforma della Previdenza e dell’Assistenza Sociale, che sta pregiudicando i diritti dei più poveri, specialmente in zone come la nostra, dove la maggior parte della popolazione non riceve un salario regolare e il versamento dei contributi. Si è creata immediatamente una vera e propria protesta nazionale, con scioperi generalizzati. Anche la nostra diocesi, su impulso del nostro Vescovo André e di una lettera dei Vescovi degli stati della Bahia e del Sergipe, sta organizzando una manifestazione di protesta e di difesa dei diritti dei più poveri nella città di Ruy Barbosa. Tutte le parrocchie, le comunità e le organizzazioni sociali sono state invitate a partecipare. Un grande abbraccio a tutti. Vi ricordo nella preghiera, vi ringrazio sempre della vicinanza, dell’appoggio e della preghiera. Camminiamo insieme in questa Quaresima e vi auguro già una buona Pasqua. (Pintadas, 23 di marzo 2017)

CHI NON DEVE non....TEMER! È noto il detto popolare “Chi non deve non teme”. Lo è qui in Brasile; usato spesso e volentieri dai movimenti sociali, dalle organizzazioni senza fini di lucro, dalle pastorali sociali quando riflettono, criticano, controllano i bilanci pubblici delle gestioni municipali e statali. È diventato uno slogan che ha influenzato anche i mass-media, i dibattiti politici, le analisi di congiuntura (molto famose qui in Brasile). Il dodici di maggio del 2016 dopo ventun ore di dibattito in senato Dilma Rosseff veniva esautorata dalla carica di presidente della repubblica con 55 voti contro di lei e 22 a favore. Il processo di impeachment portava il suo vice, Michel Temer, alla presidenza. Una svolta politica architettata a pennello che condannava Dilma Rousseff ma, stranissimo, senza farle perdere i diritti politici e lanciava alla più alta carica dello Stato una persona rappresentate di un partito politico (PMDB) che non ha mai vinto un’elezione presidenziale ma ha avuto ben tre presidenti della Repubblica!!! Di sinistra lei, popolare (ma non populista), integra nella sua condotta (ritengo che sia stata manipolata da altri); di destra lui, amico del grande capitale e dei potenti pastori evangelici. Una figura interessante questo Temer che sanziona la legge sulla terzerizzazione a 360º, lavora a più non posso per smantellare lo stato social faticosamente migliorato negli ultimi 15 anni, spinge disperatamente per approvare la Riforma della Previenza sociale che condannerà la classe media a raccogliere contributi tutta la vita senza mai andare in pensione. Lui, che con i suoi 76 anni in pensione ci è già andato. Prima della riforma, naturalmente e con la modica cifra di 20.000,00 reais al mese (poco più di 6.000,00 euro), ma se si pensa che il

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salario minimo qui è 937,00 reais fate un po’ i conti. Il suo motto? “Ordem e progresso”: il suo progresso, il suo ordine. Da qui il ritocco sarcastico al proverbio: Chi non deve non Temer. In questo scenario inseriamoci anche i processi che contano come il Lava-Jato, che vogliono togliere di mezzo persone che potrebbero ancora avere un peso determinante sull’asse politico per le elezioni del prossimo anno. Il giudice Sergio Moro (un’imitazione di Di Pietro quando era giudice di Mani Pulite) la cui moglie è un’importante figura dentro il partito PSDB muore dalla voglia di condannare definitivamente Lula (ed altri con lui) sapendo molto bene che l’immagine dell’ultra settantenne simbolo del PT non è stata rovinata dagli scandali che, ad onor del vero, lo hanno coinvolto e trovato colpevole. Nel 2018 Lula, se candidato, ha serie possibilità di vincere di nuovo. L’impressione che mi faccio è di una magistratura molto politicizzata e di un parlamento molto giudice e poco legislatore e di un esecutivo che non sa cosa fare, non sa come governare e gioca e fare riforme usando, come spesso accade, lo strumento della Medida Provvisoria (una sorta di Decreto Legge). Si moltiplicano le ingerenze politiche tra i tre poteri constituzionali (ma ditemi voi in quale paese del mondo possiamo oggi affermare l’indipendenza dei tre poteri...forse solo nei paesi a regime monarchico o dittatoriale ed in Vaticano perché i tre poteri appartengono per Diritto Canonico esclusivamente al Papa). Insomma nonostante la Corte Costituzionale stia, in questi giorni, decidendo sulla cassazione della lista Dilma-Temer e credo che arriverà a cassare il manato dell’attuale presidente della repubblica, ombre e perplessità continuano a minacciare tanti aspetti della vita qui in Brasile: economia, sistema social, politica, religione. Nei prossimi articoli cercherò di parlarvi di ognuno di questi aspetti. Gianluca Guidetti, missionario laico in Brasile (Miguel Calmon, 06 aprile 2017)

LETTERA DI DON GABRIELE BURANI DAL BRASILE Carissimi, vi auguro buon tempo Pasquale! Qualche notizia da Ipirá, dalla nostra missione diocesana. Abbiamo vissuto il Triduo celebrando in una struttura che il Municipio ci ha prestato per le nostre celebrazioni in attesa di ritornare in Chiesa. Come nelle parrocchie italiane, anche qui sono giorni di intensa partecipazione dei fedeli. La notte della Vigilia pasquale abbiamo anche celebrato 19 battesimi di giovani e adulti, dopo un anno di formazione. Tra questi una signora che ho conosciuto facendo un giorno un incontro con un gruppo prostitute ( anche ex) alle quali ho detto di non aver timore di venire in parrocchia, di partecipare alla messa. Due sono venute alcune volte, poi sono state sorprese a rubare in un negozio.... ho chiesto qualche spiegazione e sono venute a parlarmi ma erano ubriache, poi sono state riconosciute responsabili di un furto in un negozio di una altra cittá dove hanno fatto un periodo in prigione per questo. Malgrado queste e altre vicende ( e problemi di salute) una ha continuato a frequentare gli incontri di catechesi e l’ho incoraggiata a non desistere anche se si vergognava; lei aveva effettivamente desiderio di ricevere il battesimo e la notte di Pasqua ha celebrato con gli altri i sacramenti della Iniziazione cristiana. Anche un altro ragazzo, con qualche problema psichico, che si sentiva escluso dai compagni di scuola, ha cominciato a venire in parrocchia e a parlare con noi preti e si é sentito accolto e ha fatto l’anno di catecumenato e il battesimo.... negli ultimi mesi é diventato un fedelissimo alle celebrazioni e passa spesso nella casa parrocchiale per salutare e fare due chiacchiere. Un altro personaggio interessante del gruppo ha passato la sua infanzia e adolescenze in una delle favelas piú pericolose di Salvador, regno di spacciatori e criminali di vario tipo, zona proibita a chi non é della

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favela. É pieno di tatuaggi con simbologie che mi ha spiegato. Ora é sposato e con due figlie piccole, e ha chiesto il battesimo; per un periodo ho fatto la formazione solo con lui perché, per motivi di orario di lavoro, non poteva partecipare con il gruppo dei catecumeni. Tante storie, interessanti, sorprendenti, a volte deludenti. Condivido con voi anche le fatiche con la ristrutturazione della Chiesa – Mtariz della parrocchia. Dopo l’inizio dei lavori abbiamo scoperto una situazione molto piú problematica e pericolosa del previsto. Molte parti strutturali della chiesa con pericolo di crollo. Poi la scoperta che il grande altare centrale di legno di Santa Anna, era nel suo interno, nelle strutture portanti, quasi tutto marcio..... non é crollato per miracolo. Dovremo restaurarlo, e la previsione é di altri 5 mesi per il restauro, e altri 50.000 euro di spesa. Comunque a fine maggio la chiesa dovrebbe essere riaperta per le celebrazioni; per quanto riguarda l’altare centrale aspetteremo, non é un impedimento per celebrare l’eucaristia con la comunitá. Ora una piccola cronaca con i nostri guai quotidiani: 27 marzo. Entrando in chiesa i muratori si accorgono che la porta era aperta, e sono scomparsi gli strumenti di lavoro.... sega, trapani, strumenti per la lavorazione del legno... un danno molto grave, piu 10mila reais. Lavoratori bloccati e disperati perché ora non si lavora. Vado dalla polizia, intanto facciamo diffondere dalla radio di fare attenzione a chi vende attrezzi usati perché potrebbero essere quelli rubati in chiesa. Mentre siamo alla polizia, una telefonata dalla radio informa che un uomo ha portato alcuni trapani e un altro attrezzo alla radio. Andiamo a vedere, ci sono alcuni degli attrezzi rubati, solo tre in veritá. Chiediamo informazioni sul signore che ha portato la refurtiva, lavora in una strada vicina, come falegname-meccanico, e vive con figlio e figlia adolescenti in questo spazio di lavoro, avendo ricavato un buco dove porre materassi per dormire.... passo a vedere, materassi ammassati nella sporcizia.... situazione indegna. La ragazza ha trovato gli attrezzi sotto il materasso del fratello, lo ha detto al padre, e il padre che per caso stava ascoltando la radio, ha subito portato le cose alla radio. Un ragazzo che ha appena compiuto 16 anni, che da mesi non vuole piú andare a scuola, il padre arrabbiato e disperato perché non sa cosa fare, gli spiega le cose ma il figlio non obbedisce.... sta con gli amici che giovanissimi sono consumatori e spacciatori di droga... a volte vanno nelle cittá grandi per spacciare droga... naturalmente il ragazzo non é in casa, era nei pressi ma quando ha visto movimento é fuggito. Andiamo con il povero padre dalla polizia, poi ci inviano all ‘ ufficio che tutela i minori per fare questa accusa e far iniziare provvedimenti per aiutare la famiglia. Aspettiamo perché sul momento i responsabili sono fuori in riunione. ( La madre del ragazzo ha lasciato il marito e non si cura dei figli.) Torniamo poi dalla polizia per concludere la denuncia quando giá é notte: vogliono rimandarci al giorno dopo, ma io insisto per concludere ( stanco e deluso.... un intero giorno solo per fare una denuncia.... e le indagini? Possiamo dire addio agli oggetti rubati!). Mi pare tutto molto lento, ma cosí é, non possiamo cambiare questa impostazione. Il giorno seguente il ragazzo non si fa vedere... ma alla fine il giorno dopo la polizia lo intercetta. Lui dice che il venerdí sera aveva visto la porta della chiesa aperta, era entrato da solo, aveva portato via qualcosa, messo in una borsa ed era andato a casa. Un ragazzino magrino, giá noto per i furti... io non credo alla sua versione, penso che abbia agito con un gruppo di altri, forse adulti, che hanno portato via i macchinari pesanti. Ma non abbiamo alcuna prova..... Hanno prestato attrezzi e macchinari ai nostri lavoratori, cosí si va avanti, spero per un bel lavoro per la nostra Chiesa Parrocchiale, uno degli edifici significativi della cittá. Vi auguro un buon tempo pasquale, don Gabriele Burani, Ipirá- Bahia

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CALENDARIO PASTORALE UP MAGGIO 2017 LUNEDI’ 1 - Giornata con gli universitari UP a Collagna Inizio del mese di maggio nelle comunità MARTEDI’ 2 - Ore 21 Lectio UP sulle letture della domenica (Roncina) 2-5 maggio: visita pastorale del parroco ai lavoratori UP a Londra GIOVEDI’ 4 - Ore 20,45 coordinamento centri d’ascolto Caritas (Regina Pacis) VENERDI’ 5-7: WEEKEND DELL’EDUCAZIONE Ore 15: ritiro e confessioni 1 Eucaristia di Roncina a Codemondo Ore 21: conferenza di apertura del weekend dell’educazione di Don Giordano Goccini (Roncina) SABATO 6 - Ore 15: prime confessioni dei bambini di Regina Pacis e Roncina (Regina Pacis) Ore 15: ritiro spirituale 4 elementare RP dai Cappuccini Ore 21: conferenza di Ciri sul progetto oratorio UP (Roncina) DOMENICA 7 - Ore 10,30: 1 Eucarestia a Roncina Ore 18: dibattito con don Paolo sul progetto oratorio nel cammino dell’UP (Regina Pacis) Ore 21: Ciri presenta il progetto ai giovani UP: Anno di crescita missionaria LUNEDI’ 8 - Ore 9: incontro Zonale dei preti Ore 8-11: visita pastorale del parroco agli studenti e lavoratori UP a Roma MARTEDI’ 9 - Ore 21: Lectio UP sulle letture della domenica (Roncina) GIOVEDI’ 11 - Ore 20: messa Codemondo Ore 21: veglia di preghiera genitori 1 Eucarestia di San Bartolomeo e Codemondo (Codemondo) VENERDI’ 12 - Ore 17: coordinamento oratorio Regina Pacis Ore 18,30: Messa a Roncina

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Ore 21: incontro genitori 1 Eucarestia Regina Pacis Ore 21: Rosario e messa genitori e bambini 1 Eucarestia Spirito Santo assieme alla comunità SABATO 13 - Ore 15: confessione bambini 1 Eucarestia Regina Pacis Ore 15 Confessione bambini 1 Eucarestia Spirito Santo Ore 21: Consacrazione della Diocesi a Maria (Duomo) DOMENICA 14 - Ore 9: Formazione animatori Grest UP (San Bartolomeo) Ore 10,30: prima Eucarestia Codemondo Ore 11: prima Eucarestia allo Spirito Santo Ore 18: prima eucarestia San Bartolomeo Ore 21: Veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia (Regina Pacis) LUNEDI’ 15 - Visita pastorale del parroco agli studenti UP a Milano Ore 19,30 Cena e momento di preghiera con persone omosessuali, lesbiche, trans e bisex MARTEDI’ 16 - Ore 19: educatori 2-3 media UP (Regina Pacis) Ore 21 Lectio UP sulle letture della domenica (Roncina) MERCOLEDI’ 17 - Ore 17,30 incontro su Lutero, la Riforma e gli ebrei (Seminario Diocesano) Ore 20,30: messa e condivisione con la comunità in casa degli studenti a San Bartolomeo GIOVEDI’ 18 - Ore 20: messa Codemondo Ore 21: veglia di preghiera genitori e bambini 1 Eucarestia RP VENERDI’ 19 - Ore 18,30: messa Roncina Ore 21: Assemblea parrocchiale Roncina SABATO 20 - Ore 17: Matrimonio Ilaria e Marcello di San Bartolomeo DOMENICA 21 - Ore 10,30: 1 Eucarestia Regina Pacis Ore 15: Tornei P.A.C.E. al Gelso

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LUNEDI’ 22 - Ore 17,30: studio biblico per adulti UP (Regina Pacis) Ore 20,30 messa e Consiglio Pastorale UP a Roncina MARTEDI’ 23 - Ore 20: momento di preghiera e cena con gli studenti di via Zandonai Ore 21 Lectio UP sulle letture della domenica (Roncina) MERCOLEDI’ 24 - Ore 10: incontro biblico donne nigeriane Ore 20,30: Messa con la comunità in casa studenti a San Bartolomeo GIOVEDI’ 25 - Ore 20: messa Codemondo Ore 21: Incontro con i Servizi Sociali del Polo Ovest su accoglienza e affidi (Regina P) VENERDI’ 26 - Ore 18,30: messa Roncina Ore 19: coordinamento catechesi UP (Roncina) Ore 21: incontro coordinamento Capitol SABATO 27 - Gita 5 elementare RP a Bologna Weekend di lavoro Grest (Regina Pacis e Codemondo) Ore 16,30: incontro di preghiera famiglie Burkina Faso Ore 18: ordinazioni sacerdotali Ore 20: festa sotto le stelle (Regina Pacis) DOMENICA 28 - Gita 2 media RP Ore 15: torneo P.A.C.E. al Gelso Ore 18,30: formazione catechisti battesimali UP con cena (Regina Pacis) LUNEDI’ 29 - Ore 17,30: studio biblico per adulti UP (Regina Pacis) Ore 20,30 : messa e Consiglio Pastorale Regina Pacis MARTEDI’ 30 - Ore 21 Lectio UP sulle letture della domenica (Roncina) MERCOLEDI’ 31 - Celebrazione della chiusura del mese di maggio nelle comunità.

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