SANTA MARIA DEGLI ANGELI MENSILE – FEBBRAIO 2018
SINO AI CONFINI DELLA TERRA
Martedì teologici
Campeggi invernali
P.A.C.E. per il Gelso
DECENTRALIZZARE L’AZIONE EVANGELIZZATRICE Seguendo l’insegnamento di Papa Francesco che, sin dall’Evangelii Gaudium, invitava la Chiesa ad uscire, a non rimanere chiusa nelle calde e comode mura parrocchiali, diviene importante pensare una pastorale in uscita, decentrata. Che cosa significa questo pensiero pastorale e che cosa comporta? In primo luogo, significa abitare le periferie geografiche ed esistenziali. Siamo da secoli abituati a svolgere il lavoro di evangelizzazione dentro le mura domestiche della parrocchia. Abitare le periferie geografiche ed esistenziali significa progettare la catechesi ed ogni settore pastorale a partire dalla possibilità di realizzarli in questi luoghi. Sono già molte le esperienze in questo senso, anche se non sempre assumono un carattere di progettualità. Pensare la pastorale a partire dalla periferia richiede una conversione pastorale non indifferente. In primo luogo, richiede la disponibilità effettiva a svolgere percorsi di evangelizzazione direttamente sul territorio, a casa di altri. Una cosa è aprire la porta e invitare qualcuno a casa propria; tutt’altra cosa è fare in modo di essere accolti e, per così dire, giocare in casa d’altri. Questo cammino obbliga la comunità a pensare itinerari di evangelizzazione non appena per coloro che escono di casa per andare negli spazi della comunità, ma soprattutto per coloro che solitamente non frequentano la Chiesa. Si tratta, dunque, di un’azione evangelizzatrice con un grande accento missionario, che mette a dura prova le motivazioni e la fede della comunità dei fedeli. Questa modalità pastorale guadagna in povertà e sobrietà. Abitare il territorio libera dall’assillo delle strutture. Certamente, saranno prevedibili forme di collaborazione economica per gli spazi che verranno utilizzati. In ogni modo, abitare le piazze, i parchi, i centri sociali, le case è molto meno costoso che gestire delle strutture. Sobrietà fa rima con credibilità. Per questo motivo, abbiamo messo in programma quest’anno un primo esperimento in uno dei quartieri della nostra Unità Pastorale. Saranno i ministri dell’Eucarestia che, ricchi della loro esperienza, ci aiuteranno a sperimentare questo stile pastorale in uscita. Da questa esperienza che potremmo definire pilota, per lo meno per la nostra Unità Pastorale, verificheremo la possibilità di orientare in modo nuovo il cammino di evangelizzazione. don Paolo
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DIAMO I NUMERI Gennaio è arrivato e ho provato a fare qualche calcolo riguardante gli oratori della nostra UP, così per avere un quadro sintetico (ma tutt'altro che esaustivo) di ciò che negli ultimi 12 mesi è avvenuto. Essendo le persone al centro del progetto, ho provato a fare una stima di quanta gente ha reso viva tale esperienza. Bene, partiamo. Durante la fase c.d. “invernale”, che va in realtà da ottobre a maggio, nelle attività degli oratori feriali (ovvero quelli che aprono almeno un giorno fra lunedì e venerdì) sono passati circa 200 ragazzi dalle elementari alle superiori, di cui una piccola parte di quest'ultimi ha anche svolto un servizio. Se inseriamo in questa stima anche il periodo estivo, si arriva a raddoppiare il numero (comprendendovi anche gli animatori). Durante il periodo invernale, i nostri oratori sono stati luoghi accoglienti per 613 ore e durante l'estate per 325 ore: che sia tanto o sia poco lascio a ciascuno giudicare, ma ciò di cui è importante tenere conto è il fatto che effettivamente questo dato ci porta a dire che nella nostra UP, in concomitanza con tante altri percorsi, quello degli oratori è un progetto che aperto sui quartieri in cui sorgono le nostre parrocchie. Di queste ore, circa 263 sono state quelle dedicate all'aiuto dei ragazzi nello svolgimento dei compiti scolastici: un accompagnamento a prendere sul serio le responsabilità di ciascuno, che oggi sia chiamano “scuola” e un domani si chiameranno “lavoro”, “famiglia”, “volontariato”, e quant'altro. Chi ha prestato servizio nei progetti oratoriani del periodo invernale sono stati una ventina di adulti e una ventina di adolescenti che in diversi tempi, in diversi ruoli, con diversi carismi hanno messo a disposizione parte del proprio tempo dedicandolo a stare coi più piccoli. L'estate è il tempo della rivincita degli animatori: sono circa un centinaio, infatti, i ragazzi delle superiori che la scorsa estate hanno portato avanti i diversi Grest e CompiGrest. Da sottolineare che alcuni di essi non provenivano dalle fila delle nostre parrocchie: una decina o forse più da Correggio (animatori in missione li avevo chiamati); altri arrivati dal canale dell'Alternanza Scuola Lavoro. L'aggiunta di questi animatori non solo ha reso fattibile parte di alcuni Grest ma è stato anche motivo di arricchimento reciproco aiutando a uscire dal solito “si è sempre fatto così da noi” per aprire occhi e cuore a realtà nuove e da creare insieme. Concludo ringraziando tutti coloro che credono nell'azione educativa dell'oratorio e che lo sostengono in vari modi. Ciò nonostante non posso non ringraziare in particolare Arianna, Ilaria e Alex, tre giovani universitari che a settembre hanno accettato di imbarcarsi in un'avventura di fraternità e servizio (ovvero di missionarietà) per un anno intero. Loro non solo sono una forza preziosa ma sono anche motore di progettazione e pensiero che tanto fanno bene all'arricchimento dei nostri percorsi. Bene, ora che abbiamo dato (una stima de) i numeri non ci resta che vivere al massimo questo anno che è appena iniziato! Ciri PS: Per chi volesse montar sulla barca degli oratori informiamo che ci sono ancora diversi posti liberi!!
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UN PROFILO ADOLESCENTI IN EMILIA ROMAGNA Qualche tempo fa sono stato a un convegno sulle tematiche adolescenziali in Regione a Bologna. Finalmente sono riuscito a studiarmi parte del materiale che mi è stato consegnato. Il materiale statistico (per quanto come ogni indagine debba essere presa con le pinze... e lo dico da gran sostenitore degli studi sociali) è davvero interessante. Talmente tanto che non posso tenermelo per me. Così ho voluto lasciarvi alcuni dati che mi hanno particolarmente interpellato e che possono avere agganci con la missione degli oratori. Partiamo dal fatto che in Emilia Romagna ci sono circa 346mila adolescenti, ovvero ragazzi di età compresa fra 11 e 19 anni (7,8% della popolazione regionale). Il 13% è straniero e i maschi superano lievemente le ragazze. Il 90% dichiara di percepirsi in buona salute anche se il 45% assume farmaci, solitamente autoprescritti, almeno una volta a settimana. Solo il 17% mangia frutta e verdura in quantità sufficiente. Per quanto riguarda le ragazze di 15 anni, 1 su 2 percepisce il proprio corpo come grasso sicché 2 su 5 sono a dieta con l'obiettivo di perdere peso. Anche il 14% dei maschi dichiara di essere a dieta ma con l'obiettivo di aumentare massa muscolare. Uno dei dati che mi fa drizzare le antenne è quello del consumo di alcool. Guardando ai 15enni, quasi 1 su 2 ne consuma frequentemente. Inoltre, per quanto riguarda gli individui fra i 15 e i 19 anni, 1 su 3 ha bevuto almeno 5 unità alcoliche nella stessa occasione negli ultimi 30 giorni. Quest'ultimo è un fenomeno in crescita e prende il nome di “binge drinking”. Quasi 1 adolescente maschio su 2 gioca d'azzardo in maniera occasionale: il 4,4% è a rischio di dipendenza patologica, mentre lo 0,9% lo è a tutti gli effetti. Mi ha sgomentato il fatto che nel 2015 cinque adolescenti sul nostro territorio regionale abbiano scelto di togliersi la vita. E sapere che il dato è in linea con gli anni precedenti di certo non mi ha anestetizzato. Non riesco a farmi andar giù queste tragedie. Non ho soluzioni, solo pensieri. Per quanto riguarda le relazioni, sappiamo bene come sul pianeta adolescenza siano importanti le amicizie, tanto che circa 4 ragazzi su 5 si sentono di poter parlare di tutti i loro problemi con gli amici. Il 94% di essi si frequentano durante il tempo libero. Il 36% dichiara di avere un gruppo stabile di amici. Tuttavia non mancano coloro che si ritirano quasi totalmente (1,5%). Altro tema importantissimo in questo campo riguarda gli affetti: 3 ragazze su 5 dichiarano di vivere una relazione sentimentale stabile; per quanto riguarda i maschi invece solo 2 su 5. Di coloro che frequentano la scuola, il 15% sono stranieri e il 3% disabili. Tra gli iscritti al primo anno delle scuola superiore, 1 adolescente su 10 abbandona gli studi. Negli istituti professionali 1 ragazzo ogni 3 è ripetente. In queste scuole quasi 2 adolescenti su 3 sono maschi, 1 su 3 è straniero e al termine del primo anno 1 su 3 viene bocciato. Circa 1 adolescente su 10 pratica attività di volontariato, in particolare coi bambini. Tra le più frequenti vi sono anche attività con anziani, poveri e disabili. Quasi la metà dei giovanissimi dichiarano che molta probabilità troverebbero maggiori opportunità all'estero per realizzare i propri sogni. Il 36% ne è certo; solo il 13% non è d'accordo con questa idea. Il tempo libero è sfruttato in particolare per trovarsi con gli amici. In seconda posizione, a pari merito, troviamo lo sport e la tv. Il 30% degli adolescenti pratica attività sportiva più di quattro giorni a settimana. Tuttavia i 15enni sono i più a rischio di dropout: il 9% non pratica mai attività sportiva. Inoltre, il 29% degli adolescenti passa più di 2 ore al giorno tutti i giorni davanti alla televisione. Il 28% dichiara di non aver letto nemmeno un libro nell'ultimo anno; solo il 31% ne ha letti più di tre. Il
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30% dei ragazzi dichiara di non far nulla durante il tempo libero: questo mi sbigottisce. Spero sia una provocazione tipica di questa età. Mi stupisce, ma in senso positivo, vedere che 4 giovanissimi su 5 vivono con entrambe i genitori: mi sarei aspettato un numero molto inferiore. Il 12% vive solo con la madre, l'1% col padre (tanti quanti vivono solo con i nonni), e il 4% in nuclei ricomposti. Circa 1 ragazzo su 4 riceve una “paghetta” settimanale, della somma media di quasi 20 euro. 3 su 5 hanno la sana abitudine a risparmiare: qua salta l'immagine più diffusa degli adolescenti con le mani bucate. Che la crisi economica abbia tenuto vigili le loro coscienze? Parlando delle preoccupazioni dei genitori, svetta prima in classifica la voce “subire incidenti stradali”, che supera preoccupazioni che dal mio punto di vista educativo mi paiono più stringenti come la “mancanza di prospettive”, la frequentazione di “cattive compagnie” e “l'abuso di alcool”. In 3 famiglie su 4 gli adolescenti sono liberi di parlare di qualsiasi argomento: in quasi tutte le opinioni sono diverse. Questo è un dato sano anzi sarebbe ancora più opportuno fosse più elevato. Questo perché in una famiglia dove si è liberi di parlare avendo opinioni diverse favorisce la crescita del ragazzo. Gli estremi da evitare sono evitare i conflitti (o perché non vi è dialogo o perché vi è un'unica direzione imposta) oppure confliggere su tutto (come capita al 5% delle famiglie). Per quanto riguarda gli spazi di aggregazione spicca l'elevato numero di biblioteche, alcune dedicate ai ragazzini. Ma ciò che mi stupisce e mi fa riflettere sulla nostra missione è che ancora prima dei centri commerciali, delle polisportive e delle associazioni culturali, come centri di aggregazione più diffuso sul territorio e più attivo dei precedenti vi siano gli oratori e le parrocchie. Tanti altri sarebbero i dati degni di nota ma ci fermiamo qui. Tracciato una sorta di identikit dell'adolescente ciò che agita il mio cuore sono almeno due cose: chiederci se conosciamo i nostri ragazzi veramente e cosa proponiamo per stare loro accanto come compagni di strada in questo periodo fluidità quale è questa fase della vita. Certo non possiamo prendere su di noi tutto questo onere. Tuttavia siamo punti di riferimento o lo possiamo diventare sempre più. Occorre farlo nella maniera migliore possibile. Teniamo aperte queste due domande: ci faranno fare strada per rendere i nostri oratori veri incroci fra strada e chiesa. Ciri
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Laboratorio di chitarra a S. Bartolomeo
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GLI APPUNTAMENTI DEL CAPITOL Sala grande gremita al Capitol Forum, nonostante il periodo natalizio, lo scorso 17 dicembre. Molti hanno preferito sacrificare la tradizionale ricerca del regalo migliore per ascoltare il Prof. Matteo De Benedittis nella presentazione del suo ultimo libro per ragazzi edito da "Mondadori Oscar Junior" che parla di un tema assai diffuso nelle case degli italiani: la difficile convivenza dei ragazzi con smartphone e tablet. S.M.A.R.F.O. è il nome dell'opera che ricalca scherzosamente la definizione dei cellulari più evoluti, racconta la storia di due gemelli maschio e femmina che da quando i genitori si sono separati, hanno preso due strade distinte. L'uno iperconnesso e sempre a pochi centimetri da un dispositivo elettronico, l'altra affine a un gruppo di ragazzi "sconnessi". Nell'avventura che li vede protagonisti dovranno trovare un punto di incontro. Il tema quindi dell'equilibrio nell'utilizzo di tali strumenti, ormai indispensabili per i ritmi e la vita moderna, è stato al centro del vivace dibattito con l'autore con la platea per una volta formata anche da ragazzi, richiamati dalla visione di Pixels, recente film di avventura in cui si ride tanto nel vedere sulla pellicola le vicende di una lotta senza quartiere tra i terrestri buoni e gli alieni cattivi arrivati sulla terra per conquistarla travestiti da videogiochi degli anni ottanta.
Passano le generazioni ma le preoccupazioni dei genitori in fondo non cambiano mai: il Prof. Matteo ci ha messo in guardia sulle potenziali conseguenze (sulla privacy in particolare) che l'utilizzo inconsapevole da parte dei minori delle nuove tecnologie mobili possa comportare; la sua provocazione infatti, che ha lanciato alla nostra platea, è stata quella di proporre un "patentino per l'utilizzo dello smartphone" obbligatorio per tutti gli studenti del biennio delle superiori. Vedremo se qualche politico accoglierà questo appello... Prima di salutarci uno spot sui prossimi appuntamenti del Capitol: Venerdì 16 febbraio ultimo appuntamento con l'ormai collaudatissimo "Capitol Spritz" dove avremo la proiezione de "La prima cosa bella" di Paolo Virzì (ricordiamo il tema di quest'anno: I MERAVIGLIOSI ANNI... '70"). Mentre Domenica 25 febbraio dalle 17.00 secondo appuntamento con Capitol Forum: si parlerà di terrorismo politico/religioso di ieri e di oggi, partendo con la visione del bel film di Mira Nair "Il fondamentalista riluttante" e si ragionerà in seguito ascoltando due ospiti: Marcello Reggiani (dottore presso la scuola normale di Pisa e di recente presenza fissa alla trasmissione di Paolo Mieli su Rai Storia "Passato e Presente") e Mohamed Sabri (mediatore culturale di origine araba residente nel nostro quartiere) ci aiuteranno a capire affinità e divergenze fra la violenza degli anni settanta di matrice politica e quella di matrice religiosa dei giorni nostri. Buona visione a tutti. Alessandro Guidotti per GLI AMICI DEL CAPITOL
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PRESEPIO RONCINA Benedetto XVI ci ha ricordato un giorno che "il Presepe ci aiuta a contemplare il mistero dell’amore di Dio che si è rivelato nella povertà e nella semplicità della grotta di Betlemme". È proprio nel nome di questo desiderio di trasmettere in un modo semplice ma immediato ed efficace ai nostri bambini la fede nel Verbo che si è fatto carne, che abbiamo coinvolto i piccoli del percorso catechetico della terza elementare, che quest'anno si preparano al ricevere il sacramento della Riconciliazione, nel progetto di realizzazione del presepe in chiesa. Il Presepe può infatti guidarci a comprendere il segreto del Natale, perché racconta l'umiltà e la bontà misericordiosa di Cristo, il quale «da ricco che era, si è fatto povero» (2 Cor 8,9) per noi. I bambini hanno vissuto con gioia e con grande emozione l'allestimento del presepe, con quell'entusiasmo proprio dei piccoli che sanno stupirsi davanti a cose semplici come la colla a caldo o i pennelli. Mentre i bimbi si divertivano a misurarsi con i colori, tinteggiando la struttura in cartone, o giocavano agli architetti, disponendo le figure e i vari pezzi nella scenografia, al contempo imparavano il gusto del gioco, della collaborazione, dell'immaginazione e vivevano, nel veder crescere davanti ai loro occhi una piccola Betlemme, il potente richiamo alla fede che essa produceva, nel mostrarci l'amore di un Dio che è venuto ad abitare in mezzo a noi. Il nostro piccolo presepe, che ora illumina un angolino della Chiesa della Sacra famiglia di Roncina, non è forse un'opera d'arte nel senso più artistico del termine, ma è comunque per noi un po' un capolavoro perché in esso i nostri bimbi, attraverso il gioco e lo stare insieme, hanno sentito un dolce invito alla commozione davanti ad un mistero quasi impossibile a comprendersi: Dio che «si abbassa» verso la vita dell’uomo e ne sceglie le fragilità, divenendo quel neonato che abbiamo collocato in una capanna, accanto ad un misero bue e ad un modesto asinello. E poi abbiamo contemplato con i nostri bimbi la Sacra Famiglia, faro luminoso in cui si realizza il progetto del Signore e modello di ogni famiglia cristiana, per ricordare che Dio vuole rinascere nei nostri cuori, nelle nostre vite, nelle nostre case. Manuela e Giuseppe
IL SALE DEL NATALE Per questo anno catechistico è stato scelto di leggere ed approfondire con i ragazzi di 5ª elementare alcune parabole che Gesù ha enunciato durante la sua vita pubblica.
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Con il gruppo dei ragazzi di Roncina siamo partiti dalla parabola dei talenti: un padrone prima di partire per un viaggio chiama a sé i suoi tre servi e affida a loro rispettivamente cinque talenti, due talenti e un talento. I primi due servi impiegano i talenti e li fanno fruttare, raddoppiando il valore di quanto è stato loro affidato. Il terzo servo invece va a sotterrare l’unico talento ad esso affidato. Al rientro il padrone chiama a sé i suoi servi e si compiace dei primi due, per come essi si sono messi in gioco per far fruttare la ricchezza a loro affidata. Il terzo servo invece si presenta con l’unico talento affidatogli, e per giustificare il suo comportamento sostiene di avere avuto paura del padrone perché si tratta di “un uomo duro, che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso”. Dopo avere letto la parabola insieme, ai ragazzi è stato chiesto di riflettere sul significato della parola “talento” che, nell’accezione attuale indica una virtù, un dono, un pregio, un’abilità positiva ma che anticamente indicava un valore economico (in particolare una quantità di metallo prezioso). E allora ci siamo chiesti: quali sono i nostri talenti? Quali sono le nostre abilità che possiamo mettere in gioco per seguire la strada che Gesù ci ha insegnato? Quand’è che, per paura o molto più semplicemente per pigrizia, preferiamo chiuderci nel nostro guscio e non mettere al servizio degli altri i doni personali che abbiamo ricevuto? Abbiamo perciò cercato un modo per far fruttare le nostre abilità per gli altri ed insieme ai ragazzi abbiamo pensato di preparare degli oggetti da vendere in parrocchia. Ma cosa potevamo preparare? Ci siamo allora ispirati alla parabola del “sale della terra”: “Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt 5,13). Così come il sale ha molte funzioni (serve per insaporire e per conservare i cibi, nell’antichità era considerato un bene prezioso) così noi possiamo, attraverso le nostre opere, diffondere nel mondo il messaggio di Cristo capace di dare sapore e significato alla vita. E allora i bambini hanno preparato, durante gli incontri di catechismo, il “loro sale” mescolando un trito di erbe aromatiche essiccate insieme con il sale fino da cucina. Vi hanno riempito alcuni vasetti che sono poi stati decorati con stoffe, bottoni e altri materiali di recupero. Il risultato è stato qualcosa di veramente carino: i vasetti di sale per l’arrosto di Natale! I vasetti sono stati venduti la domenica precedente al Natale al termine della messa. I bambini hanno poi scelto di utilizzare il ricavato della vendita dei vasetti per comprare generi alimentari, in parte da destinare al servizio di distribuzione degli alimenti Caritas che si svolge ogni sabato mattina in parrocchia a Roncina, e in parte da destinare alle persone ospitate in parrocchia nell’ambito del progetto di accoglienza invernale, per consentire loro di avere i prodotti necessari per la prima colazione. E’ stata una esperienza davvero ricca di significato, durante la quale ci siamo divertiti ma abbiamo anche potuto condividere e riflettere su ciò che possiamo fare per metterci al servizio degli altri, in misura e in modi diversi, secondo le capacità di ognuno. Ci auguriamo che gli arrosti preparati con il nostro sale abbiano avuto un sapore speciale, così come speciale è stato il messaggio che i bambini hanno colto e hanno cercato di trasmettere alla comunità. Buon anno a tutti! Barbara e Federica
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IL GIOCOLIERE DI BETLEMME “Il giocoliere di Betlemme”… Questo il titolo della recita dei bambini scelta per quest’anno e proposta a piccoli e grandi il 23 dicembre a Codemondo. La storia di un presepe che prende vita sulla scena raccontando un’antica leggenda di un piccolo artista di strada, un giocoliere, che non possedendo niente da donare al Bambino Gesù porta tutto sè stesso, la propria gioia, allegria e le sue abilità con le palline, facendo ridere per la prima volta il Bambinello. Una storia semplice, ma piena di significati, che i bimbi ci hanno regalato dopo averla preparata con cura. Un lavoro a più mani dove ognuno, proprio come il piccolo giocoliere, ha donato il meglio di sé nella recitazione, nei canti, nelle scenografie, nelle luci o nei suoni coinvolgendo così piccoli, giovani, mamme, papà e nonni. Uno spettacolo allora che non voleva essere solo un semplice spettacolo, ma un momento per fermarsi, incontrarsi e pensare al grande dono che Dio ci ha fatto in Gesù.
NOVENA DI NATALE A REGINA PACIS Sabato 16 dicembre con i bambini del catechismo ci ritroviamo in chiesa, tutti insieme, intorno all’altare, per la consueta “Novena di Natale”. Da due anni un gruppo di genitori, facenti parte del gruppo dei Narratori, ci aiuta a vivere al meglio questo importante momento di preparazione al Santo Natale. Dopo la lettura del Vangelo sulla Natività ci dividiamo in gruppi per età; il filo conduttore di quest’anno sono racconti dal punto di vista dei pastori. I narratori hanno ambientato le stanze e si sono vestiti da veri pastori, bellissimi. Con i ragazzi di quinta andiamo in salone e si crea subito una magica atmosfera; l’attenzione è alta e viviamo con intensità i racconti presentati da papà Alessandro e da suo figlio Francesco al violoncello. Al termine tutti i gruppi si ritrovano in salone e una cioccolata calda chiude questo momento di preparazione al Santo Natale. Un grazie di cuore a questi bravi genitori per la loro disponibilità. Sandra
LE OLIMPIADI DI DIO Quest’anno, durante gli incontri prima di Natale, il gruppo di 1ª media del catechismo di Codemondo e San Bartolomeo, ha pensato di lavorare su un progetto un po’ diverso dal solito. I ragazzi, infatti, dopo aver raccolto un po’ di idee, hanno deciso di mettersi letteralmente “in gioco” dando vita alle ‘Olimpiadi di Dio’. I protagonisti di queste Olimpiadi non erano però atleti e nuotatori, ma proprio loro, i ragazzi del catechismo che invece di correre e nuotare si sono messi alla prova nell’amare il prossimo loro come fosse loro stessi.
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Le Olimpiadi erano divise in tre diverse attività, ognuna delle quali aveva come obiettivo aiutare e conoscere chi ci sta attorno. Il primo sabato i ragazzi hanno collaborato insieme ad alcune persone incontrate nei pressi di San Bartolomeo, che li hanno aiutati a cucinare qualcosa; questi buonissimi dolci sono poi stati regalati a chi aveva dato il prezioso aiuto. Il secondo sabato i ragazzi si sono sfidati nell’abbraccio; avrebbero vinto la gara, infatti, quei due che, tra di loro, sarebbero riusciti ad abbracciarsi per maggior tempo! L’ultimo incontro è stato uno dei più significativi perché i ragazzi hanno avuto modo di andare a trovare alcuni signori e signore del posto per fare gli auguri di Natale e hanno interagito con loro, facendo parte per un momento della quotidianità di queste persone che hanno raccontato volentieri la loro storia. Una semplice attività ha potuto mostrare loro come sia piacevole ed importante aprire le braccia verso gli altri, soprattutto verso coloro che hanno bisogno di noi. Ognuno può regalare qualcosa alle altre persone, fermarsi un attimo e chiedere se ci sia bisogno di aiuto poiché, come diceva Gesù, dobbiamo impegnarci ad amare il prossimo come fosse noi stessi e saper tenere le orecchie bene aperte davanti alle richieste di aiuto, anche a quelle più silenziose. Eleonora Nironi
ANCHE QUESTO È AVVENTO Nel periodo di Avvento, durante i pomeriggi di catechismo, le due parrocchie di Codemondo e San Bartolomeo si sono adoperate, come tradizione vuole da molti anni, nei preparativi della recita di Natale e del Presepe vivente. Abbiamo proposto in parallelo un laboratorio creativo per i bambini che non desideravano partecipare alle rappresentazioni. La risposta è stata positiva e il loro entusiasmo e la dedizione con cui hanno lavorato sono stati coinvolgenti. La vera sfida, è stata credo di trasmettere loro l'importanza di non possedere in quel momento l'oggetto che avevano creato, ma di metterlo a disposizione della comunità affinché potesse essere venduto, per poter dare un piccolo segno/sostegno ai ragazzi che entrambe le parrocchie ospitano nella casa d'accoglienza. Per noi adulti era scontato, ma i bambini stessi ci hanno fatto riflettere su quanto fosse importante quel che gli stavamo chiedendo. Hanno fatto comprensibilmente fatica a separarsene, ma hanno così potuto DONARE il loro tempo e la cura con cui hanno costruito ninnoli natalizi partendo da oggetti di uso quotidiano; anche qualche piccola frustrazione risolta con pochi accorgimenti, ma soprattutto il grande impegno e la passione; il tutto per creare oggetti 'preziosi' che hanno adornato il Natale nelle case delle nostre comunità, e sostenuto con un piccolo segno le nostre case d'accoglienza. Solima
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FINIRE IN BELLEZZA Tra i mille impegni che abbiamo scelto di riservare a questo anno di vita comunitaria, si era proposto durante una serata tra amici, quasi per scherzo, di passare il Capodanno insieme qui, a Codemondo, per salvare tutti quelli che, come noi, non avrebbero saputo cosa fare il fatidico 31 dicembre. Tra una risata e l’altra alla fine davvero ci siamo ritrovati ad organizzare la festa dell’ultimo, che ormai direi che è chiaro per tutti si chiama così non perché si fa all’ultimo dell’anno, ma perché si prepara sempre tutto all’ultimo… Questo però non ci ha impedito di divertirci e trascorrere una splendida serata insieme. Quindi, con la mitica collaborazione di Rita siamo riusciti a creare una festa perlomeno accettabile, che alla fine ha visto coinvolti più di venti giovani. La serata è partita in ritardo tra fondute incandescenti e le lasagne della Debby che per fortuna ci hanno salvato. La parte migliore penso sia stata quando abbiamo dato fuoco al vecchione lanciando dentro i buoni propositi e lasciandoci alle spalle tanti ricordi circondati dal paese in festa, con le lanterne sopra le nostre teste e i fuochi ad illuminare il cielo. Le ore successive sono trascorse tra chiacchiere, pandori e giochi di società; qualcuno si è anche fermato a pernottare. La bellezza sta proprio nello stare insieme, nell’approfondire e creare nuove amicizie perché, come in tutte le relazioni, abbiamo bisogno di tempo da dedicarci. Buon anno nuovo dai Missionari. Alla prossima! Ari Ne approfittiamo per comunicarvi che i Vespritz sono ripresi la seconda settimana di gennaio e vi invitiamo calorosamente a partecipare, tutti martedì alle 19 a Codemondo, nella casa comunitaria. INCONTRO FRATE ANTONELLO Domenica 3 dicembre noi, gruppo di prima superiore UP, ci siamo recati presso il Convento dei Frati Cappuccini per un incontro particolare, legato al tema che ci ha accompagnato per la prima parte dell’anno, ossia il gruppo e le relazioni con l’altro al suo interno. Ci siamo ritrovati verso le 20 nel salone del Convento, dove frate Antonello ci ha accolto e abbiamo cenato insieme con la pizza.
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A seguire, per iniziare il nostro incontro ci siamo spostati in una stanza che frate Antonello aveva preparato per noi con tappeti e molti quadri sparsi. L’attività era così strutturata: ogni ragazzo aveva qualche minuto di tempo per guardare i quadri, alcuni più noti di altri, e scegliere quello che lo colpiva maggiormente; successivamente ogni ragazzo si posizionava sotto al quadro da lui scelto per un momento di riflessione personale, guidata da alcune domande fornite da frate Antonello che sarebbero poi servite per la condivisione di gruppo. Infatti, a seguire, tutti coloro che avevano scelto lo stesso quadro avevano un momento di confronto per raccontarsi il motivo della scelta, cosa li aveva colpiti, cosa il quadro ricordasse della loro vita e così via. Infine, abbiamo allargato questa condivisione a tutti e frate Antonello ha spiegato che a partire da un semplice quadro, da immagini, da simboli è possibile entrare in relazione con l’altro e aprirsi all’altro facendosi conoscere. Questo era l’obiettivo dell’incontro: entrare nella profondità di ognuno per lasciarsi scoprire ed entrare in relazione con l’altro in un modo meno comune del solito. Chiara Romei
CAMPEGGIO INVERNALE SUPERIORI UP – Gisse di San Giovanni (BZ) “Giovane, io ti dico: alzati!” (Mc 5,41). È su questo versetto di Marco che si è basata la riflessione del campeggio: l’idea di non rimanere sdraiati comodi sul proprio divano, di non accontentarsi della propria vita, di non essere passivi, di non isolarsi, ma alzarsi, fare fatica, sudare, sporcarsi le mani, condividere esperienze con altre persone, per far sì che la propria vita diventi qualcosa di grande. In questo stesso campeggio siamo stati testimoni di come la fatica porti con sé anche una gioia enorme, proprio come la felicità di aver raggiunto il rifugio in montagna, dopo aver camminato in mezzo ad una bufera di neve. Fare fatica è certamente impegnativo: mettersi in gioco non è facile, si ha spesso paura di non essere all’altezza di alcune situazioni, di non essere accettato da tutti, ma Gesù ci insegna ad avere coraggio, a “buttarci” più spesso, perché grande è la ricompensa. Allora il mio pensiero va a coloro che non hanno avuto questo coraggio di mettersi in gioco, a chi ha preferito rimanere a casa e stare da solo con le proprie certezze, per paura di perdere anche quelle. La nostra gioia deve quindi essere trasmessa a tutti questi ragazzi, per dare testimonianza di come l’amore di Dio vinca su tutte le nostre paure, e di come siano importanti queste esperienze come “esercizio” per la nostra vita futura. Infatti, è proprio a partire dalla condivisione con le altre persone che viene fuori la propria identità, con i suoi difetti, ma anche con gli immensi pregi. Questa ci dà la possibilità di dar valore a noi stessi e di capire realmente chi siamo, per permetterci di fare le giuste scelte nella vita futura. Insieme abbiamo potuto testare cosa significhi perdere la cognizione del tempo e non sentire il bisogno di guardare il cellulare o l’orologio. Pattinare, sciare, avere il corpo immerso nell’acqua a 30 gradi e la testa a -10, fare discese in slittino e con i gommoni, condividere panini e cioccolata per quattro giorni, alternare mani e piedi congelati a grandi sudate, ridere, scherzare, spostarsi sempre in coppia per evitare di essere “uccisi” dal proprio killer… sono stati solo alcuni dei momenti che hanno permesso di conoscerci meglio, di approfondire e consolidare le amicizie. Però il mio pensiero si rivolge anche ai genitori: cercate di far sì che si compia
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la volontà del Signore sui vostri figli, lasciate che partecipino ad esperienze come queste, non impeditegli di venire agli incontri settimanali. I vostri figli hanno bisogno di esperienze così per poter crescere, e anche noi abbiamo bisogno di loro per vedere la presenza del Signore nella nostra vita: senza Simone, Giovanni, Chiara, Beatrice, Elisa, Giacomo, Davide, Ciro, Cecilia, Gabriele… noi saremmo un nulla. Luca Verdini Il campeggio è un’esperienza da fare perché si conosce gente nuova e si fanno esperienze indimenticabili che possono aiutare nella vita di tutti i giorni. Per esempio, aiuta a diventare più responsabili e autonomi, a crescere e aiuta, attraverso le relazioni, a superare il muro della timidezza confrontandosi con gli altri. Questo è stato il nostro primo campeggio da ragazzi delle superiori e abbiamo notato la differenza di livello, perchè abbiamo percepito una maggiore libertà. Diciamo questo perchè ci hanno lasciato più spazio per pensare a noi stessi e alla vita del campeggio. In campeggio, gli educatori hanno deciso di fare organizzare a noi ragazzi dei giochi per la serata e abbiamo notato che, per costruire un semplice gioco, ci vuole molta fantasia e sforzo per coinvolgere tutti senza lasciare fuori nessuno, per far sorprendere tutti. Da questo, ci siamo resi conto che organizzare il campeggio deve essere molto faticoso, quindi, vederci partecipare al campeggio, é una grande soddisfazione per gli educatori. Siamo state contente di aver partecipato perchè ci siamo divertite tantissimo, siamo andate sulla neve e alle terme. Micaela e Sofia (Roncina)
CAMPO SCOUT A VOLOGNO Ciao a tutti, sono Alessandra del gruppo scout RE4. Forse vi ricorderete dell'articolo che avevo scritto per il campo estivo. Oggi voglio raccontarvi del campo invernale che abbiamo trascorso a Vologno. Siamo partiti il 4 gennaio per poi tornare il 7. Una delle cose su cui vorrei soffermarmi è questa: quando eravamo in autobus si cantava, si rideva e si giocava, nessuno aveva il telefono in mano. Secondo me è proprio questo l'insegnamento più importante che solo un ragazzo scout può fare suo: ci sono così tante cose da vedere, tante persone con cui potremmo parlare. Perchè ci ostiniamo ad isolarci? Perchè diciamo di essere soli anche quando siamo in una piazza piena di gente? Provate a pensare come cambierebbero le cose se invece che controllare il telefono dessimo il buongiorno alla cassiera del supermercato. Comunque, tra un canto e un altro siamo arrivati alla destinazione. Dal momento che il tema del campo era "I VIP", siamo partiti con un'attività nella quale dovevamo disegnare un post di Instagram e scrivere sotto di esso le nostre mete e i nostri obiettivi per questo anno. Ovviamente, dovevano essere tutte cose ineerenti allo scoutismo. Il primo passo per raggiungere uno dei tanti obiettivi che compongono una meta è proprio il fatto di prendere consapevolezza di ciò che si vuole fare. Solo così si può avere una visione generale e mobilitarsi per realizzare questo obiettivo. Altro momento molto caratteristico dei campi è l'uscita di squadriglia. Durante quest'ultima i componenti possono conoscersi meglio e confrontarsi su ciò che è andato bene e male nella prima parte dell'anno. Devo ammettere che è faticoso camminare con lo zaino sulle spalle per 2 o 3 ore ma, come dice una nostra canzone, "la fatica aiuta a crescere". La cosa più bella è cantare mentre si cammina. Si stona, si ha il
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fiatone e si ride a crepapelle. E' proprio questo che non ti fa sentire la stanchezza. Io personalmente adoro queste uscite perchè ho la fortuna di poter considerare le ragazze in sq. Con me delle grandi amiche prima che compagne scout. Una parola chiave della vita scout è: competenze. Ognuno di noi ha qualche capacità che può mettere a disposizione degli altri. Proprio per questo esistono le specialità, dei distintivi che confermano la tua bravura in qualcosa. Quando ci si sente molto competenti e si è pronti a diventare un punto di riferimento su certi argomenti, si prende il brevetto. Grazie a quest'ultimo tutti gli altri possono sapere che sei bravo a fare quella determinata cosa e che possono contare su di te. E' un passo molto soddisfacente per ognuno di noi. Durante questo campo, due ragazzi estremamente competenti sono riusciti a completare questa tappa portando due brevetti diversi, ma entrambi molto interessanti. L'ultima cosa che voglio raccontarvi oggì è del giorno delle promesse. Quando qualcuno entra in reparto deve fare la promessa, promettendo appunto che si impegnerà per aiutare gli altri in ogni circostanza e osservare la legge scout. Solitamente questo momento viene fatto al campo invernale ed è preceduto da una veglia solo per chi deve farla. Personalmente, credo che sia bellissimo sia vederla che svolgerla. Io mi emoziono ancora quando ci penso. Ripenso all'ansia di non ricordarmi ciò che dovevo dire, di sbagliare qualcosa o semplicemente di non godermi a pieno il momento. Purtroppo, lo sappiamo tutti, c'è sempre una fine. La mattina del 7 gennaio, i volti di ognuno di noi non erano per niente gioiosi: era come se nessuno volesse tornare a casa. Potrebbe essere stato il fatto che l'8 si tornava a scuola, ma a me piace pensare che ognuno di noi, dentro di sè, conservasse il desiderio di passare altri giorni in quella casetta sperduta di Vologno. Perchè la cosa importante non è dove sei ma con chi sei. Alessandra
I GIOVANI, LA CHIESA E LA SACRA FAMIGLIA Un’indagine demoscopica condotta nel 2014 ha rilevato che i tre quarti della popolazione italiana, alla domanda “come si definisce dal punto di vista religioso attualmente?”, risponde: “credente, cattolico”. Una proporzione davvero elevata! Ed è ancora più interessante analizzare il dato in relazione alle fasce di età. Infatti, nella popolazione con un’età compresa tra i 15 e i 35 anni, il numero di credenti scende sensibilmente arrivando al 68% (fonte Doxa). Si parla di numeri ancora significativi, anche se è molto probabile (nonostante la mancanza di dati certi) che, nella fascia compresa tra i 15-20 anni, il numero di credenti cali drasticamente. Gran parte delle attività pastorali della nostra UP coinvolgono questi ragazzi, riscuotendo una grande partecipazione, sia per le attività svolte da loro in prima persona (grest, dopo scuola, ecc.), sia per le attività che sono rivolte a loro (incontri settimanali, campeggi, ecc.). Quindi, possiamo affermare che i giovani delle superiori rappresentano il “motore” dell’UP. Anche se gli adolescenti della nostra UP sono numerosi e partecipano vivamente alle sue iniziative, vediamo che in realtà i numeri potrebbero essere ancora più elevati se non si verificasse una sempre più crescente “emorragia” dei ragazzi che, nel post-cresima, si allontanano dalle attività pastorali. Perché i giovani cresimati, invece di intraprendere un cammino di testimoni, spesso preferiscono “scappare” da quella Chiesa che li accolti fin dai primi mesi di vita con il sacramento del battesimo? Perché i nostri oratori spesso sono vuoti? A mio parere, le ragioni sono diverse e sicuramente non possono essere espresse tutte dettagliatamente in queste poche righe. Oggi giorno viviamo in una società fortemente nichilista, che ha visto fallire le grandi
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ideologie del secolo scorso, le quali avevano animato idee, movimenti e rivoluzioni. Oggi i giovani si trovano disorientati di fronte a una molteplicità di proposte provenienti dagli ambienti più disparati, con le quali la Chiesa fatica a reggere il confronto. Diventa così difficile comunicare il messaggio di amore e di verità che Gesù ha portato nel mondo: una Verità unica, che non è rappresentata da un lungo elenco di moralismi e di azioni proibite. No! Il cristianesimo non è questo. È un messaggio di Amore e Misericordia, che ogni giorno ci porta a scoprire la bellezza del volto di Dio. Un percorso che a poco a poco ci insegna quanto sia bello essere figli di un Dio che è Padre e non accusatore. Da dove può ripartire la Chiesa per comunicare questo messaggio a tutti? I punti di partenza sono tanti, anche se reputo che, fra tutti, quello decisivo sia la famiglia, che costituisce un luogo di incontro quotidiano con Dio per i giovani. L’esempio ci viene proposto nel periodo natalizio appena trascorso durante la festa della Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria. In questo giorno, la liturgia ci permette di capire che questa famiglia è un modello di riferimento per ogni cristiano: una famiglia che segue i precetti e le raccomandazioni della legge (Lc 2, 22-23), e lo fa perché, prima di tutto, si fida. Si fida di Dio riscoprendo la Fede nella promessa che aveva fatto ad Abramo (Gn 15, 1-6), altro passo proposto dalla liturgia in questa festa. Agostino D’Anna
Liturgia di Natale Studenti universitari
I MARTEDÌ TEOLOGICI - CREDO IN GESÙ CRISTO Sintesi dell’intervento di don Maurizio Marcheselli su “GESÙ IL MESSIA CHE VIENE COME SPOSO”, il 16 gennaio scorso al Centro Sacro Cuore di Baragalla Premessa - C’è un personaggio importante, Giovanni il Battista, che offre due testimonianze su Gesù: all’inizio e al capitolo terzo. In tutti e due i casi il Battista, mentre rende testimonianza, comincia presentando
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Gesù come sposo (Gv 1, 27-28). Nella bocca del Battista viene riferita a Gesù l’immagine del Messia che viene come sposo. L’immagine sponsale è tipica dell’AT per dire l’Alleanza. Lo sposo è l’Altissimo e non il messia nell’AT. Nel Vangelo di Giovanni questa categoria riferita a Dio viene riferito a Gesù. Anche Marco utilizza questa immagine. La sposa appartiene solo al Messia. C’è un altro passaggio in cui il Battista fa riferimento allusivamente a Gesù come sposo. Gv 1,26-27: sciogliere il legaccio del sandalo. Gli evangelisti non hanno capito tutti allo stesso modo questa immagine. In Marco è il servo che si piega per slacciare i sandali al padrone. In Giovanni l’immagine ha un altro orientamento. Il biblista Louis Alonso Schokel scrive un testo significativo su questa immagine: I Sandali del Messia sposo. Schokel dimostra che l’immagine del sandalo è legata al diritto matrimoniale. Il Levirato diceva che il fratello doveva prendere la sposa vedova del fratello per dargli una discendenza. Sembra che sia successo che l’immagine del sandalo evochi il diritto sulla sposa. Io non ho nessun diritto d’impadronirmi della sposa. C’è dunque un’insistenza a presentare il Messia nei panni dello sposo. Giovanni non può sottrarre allo sposo un diritto che è solo suo. Gv 1,30: dopo di me viene un uomo (andros: il marito, l’uomo maschio, il marito, lo sposo). In modo allusivo, almeno due volte, il Battista presenta Gesù come lo sposo che viene. Altri due testi. Le due Marie. Nel Vangelo di Giovanni sono pochi che hanno un nome. Due Marie: di Betania e Maria Maddalena. Negli episodi che parlano di queste figure ci sono testi sponsali che ricordano il Cantico dei cantici. Il tema dei profumi, di asciugare i piedi: si trovano anche nel Cantico dei cantici. Maria di Betania riconosce Gesù come lo sposo. Maria Maddalena: chi cerchi donna? Evoca il Cantico, la ricerca del marito. C’è un grande interesse in Giovanni a dipingere Gesù così, interesse legato al tema dell’Alleanza. Gv 2,1-11: Chiavi di lettura per capire il segno di Cana. Per illuminare il testo di Cana si può leggere 1,51: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere il Figlio dell’uomo. Ci aiuta a capire Cana. 1.
Gv 1,51: Subito prima c’è stata una profezia ai primi discepoli: vedrete il cielo aperto… Da dove viene questa immagine? Da Genesi. Qui Gesù sta riprendendo il passo della Genesi. Gesù si presenta come il luogo in cui Dio dimora. Capirete che il Figlio dell’uomo è il punto d’incontro tra il cielo e la terra, è la porta del cielo. Quand’è che il futuro diventa un presente? Possiamo dire che quel futuro diventa possibile a partire da Cana. Se i discepoli saranno in grado di capire quello Gesù ha fatto a Cana, potranno vedere che Gesù è la casa di Dio. Cana è la manifestazione che Lui è la casa di Dio e la porta del cielo.
2.
Gv 2,11: Che cos’è accaduto a Cana? Gesù ha iniziato a fare dei segni. In quell’evento sensibile s’intravede qualcosa di divino. I segni hanno un carattere di svelamento, indicano attraverso e al di là un’esperienza sensibile, si fa esperienza del divino. Dio si sperimenta nella mediazione del sensibile. Nell’evento di Cana c’è un segno che dice qualcosa di Gesù, del suo mistero, della sua persona. Che cosa addita? Manifestò la sua gloria. Nella Bibbia la Gloria di Dio è quello che di Dio noi possiamo percepire, Dio in quanto sperimentato. La Gloria è ciò che si percepisce all’esterno dell’identità di Dio. A Cana i discepoli hanno visto la sua gloria, sono arrivati ad intuire chi è Gesù, il mistero della sua persona che si è manifestato in quello che ha fatto.
3. Che cosa ha fatto? Di che cosa è segno? Due cose importanti: il vino e le nozze. E’ in rapporto alle nozze e al vino che si coglie quale sia la gloria di Dio. Le nozze sono decisive perché il vino di Cana è vino per le nozze. Il vino delle nozze, un vino per le nozze. Il vino di Cana: tre caratteristiche: buono, abbondante, conservato sino ad ora. Buono: sullo sfondo ci sono gli oracoli profetici (Isaia 25). Il vino buono è un elemento essenziale del giorno della salvezza. E’ anche un vino abbondante: sullo sfondo ci sono oracoli (Amos: il vino corre giù dalle colline; Genesi: Giacobbe benedice i suoi figli: Giuda lava nel sangue dell’uva la sua veste). In Israele non c’è tragedia più grande che piantare una vite e non bere il frutto. Vino conservato sino ad ora, nascosto. E’ il vino degli ultimi giorni. E’ l’ora decisiva, è il momento in cui le promesse di Dio si realizzano. Questo vino a Cana è vino per le nozze. Chi è lo sposo di Cana? Giovanni lo lascia intuire. Giovanni è ironico. Gv 2,10: queste parole non possono funzionare dello sposo di Cana. Per chi valgono quelle parole? Chi ha conservato misteriosamente sino ad ora il vino è solo Gesù. In questo modo Giovanni ci fa capire che lo sposo di Cana è un’immagine che rimanda allo sposo vero, a colui che celebra le nozze della nuova ed eterna alleanza. Chi è la sposa? C’è la madre non nominata, senza nome: è il popolo ebraico. I discepoli di Gesù sono qualificati come israeliti. Dio non ha rinnegato il suo popolo. Il Messia anzitutto cerca il popolo eletto. La sposa, la comunità, il partner umano dell’alleanza è
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Israele, coloro che in Israele hanno riconosciuto il Messia. A Cana Gesù svela il mistero di chi è Lui: lo sposo che viene per la sposa, per celebrare le nozze dell’Alleanza definitiva. Dio non ha rigettato Israele. Giovanni 4, 4-26: All’inizio tutto è incentrato sull’acqua e sulla sete, sino al versetto 15. Gesù abbandona la terminologia dell’acqua e passa a tutt’altro. Improvvisamente siamo portati in un contesto sponsale: Gv 4,16-18. Poi sterza ancora: vedo che sei un profeta. L’ultima parte del dialogo è abbracciato dai titoli: profeta e Cristo. In mezzo c’è tutta la questione del culto. Questione del marito: ci troviamo proiettati come ad un nuovo inizio: chiama tuo marito e vieni qui. C’è l’aspetto concreto e anche un plusvalore. Che cosa significa la storia dei cinque mariti? Nella bibbia l’immaginario matrimoniale è usato per indicare il rapporto con Dio. Quando Israele è infedele, i profeti dicono che è adultero. Che cosa vuole dire questa storia? La donna di Samaria è anche immagine della totalità del suo popolo. I popoli, le città sono spesso rappresentate come donne. Cfr. Gerusalemme: la figlia di Sion. Babilonia: figlia di Babilonia. La donna di Samaria rappresenta tutti i samaritani, che sono bastardi etnicamente e religiosamente. I Samaritani erano l’esito di una catastrofe avvenuta nel 721 a.C. Erano cinque popolazioni che erano venute a mescolarsi, con sette divinità. Giuseppe Flavio dice che queste divinità erano cinque. Hai avuto cinque mariti: i samaritani hanno avuto cinque mariti, hanno adorato cinque divinità che non sono il Dio d’Israele. Al tempo di Gesù i samaritani adoravano Adonai, ma il loro culto era considerato irregolare. Adesso adori JHWH in un modo che non va bene. Quando la donna si sente interpellata così, non cambia discorso ma va al cuore del discorso. La donna chiede come si fa ad adorare Dio nel modo giusto. Gesù l’ha smascherata. Gesù le risponde: bisogna adorare in Spirito e Verità. Siamo sempre sul filone sponsale. Che cosa propone Gesù alla donna? La dimensione sponsale in questo testo è molto presente. Giovanni ha usato un modello per costruire il racconto della Samaritana. Ha usato il modello del racconto di fidanzamento. Nella Bibbia ci sono solo tre racconti di fidanzamento: Isacco, Giacobbe e Mosè. Sono tre racconti costruiti tutti allo stesso modo. Un tale parte, esce dalla sua terra e, arrivati nel paese straniero, si ferma al pozzo. Ad un certo punto arriva una ragazza che vuole bere al pozzo. Infine si riesce ad attingere acqua e le ragazze tornano a casa e raccontano ciò che è successo e mandano ad invitare colui che è stato incontrato al pozzo. Giovanni ha raccontato la storia dell’incontro di Gesù con la Samaritana sfruttando un modello che veniva utilizzato per narrare i racconti di fidanzamento, che è già un contratto matrimoniale. Giovanni racconta il passaggio di Gesù in Samaria come Genesi raccontava i fidanzamenti. Se a Cana il Messia è venuto per salvare Israele, per Il racconto di Samaria ci dice che il Messia non è venuto solo per Israele. La sposa che il Messia cerca adesso ha una fisionomia che è più ampia del popolo dell’Antica Alleanza. “Veramente costui è il salvatore del mondo”. Se si può leggere questo testo in cui la dinamica sponsale è decisiva, allora il tema sponsale ha una portata enorme. 1.
La dimensione sponsale di questo racconto di Samaria è presente nel fatto che la sete mette in moto tutta la storia. Ci sono due seti. Tutti e due hanno sete ma il primo che esplicita la necessità dell’acqua è Gesù. La sete nella Bibbia è immagine del desiderio e del bisogno. Il desiderio è desiderio di colmare un bisogno. Ha sete di te l’anima mia. Che cosa genera il racconto? La sete, che dice tensione verso. Non solo la donna ha sete, ma anche Gesù ha sete. Il racconto dice che ciascuno dei due trova nell’altro, nell’altra ciò che sazia la sua sete. La dinamica sponsale attribuisce un ruolo importante al partner umano. Il messia è in ricerca, ha sete anche Lui. Problema: il desiderio si sazierà alla fine? Sì.
2. Nel matrimonio ebraico chi porta la dote è il marito. Giovanni ha lavorato su questo. Se Gesù sta cercando moglie in questo senso, allora deve versare una dote. Os 2: Ti farò mia sposa. Qui c’è la formula tecnica del diritto
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ebraico. Ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto. Nella: dice della dote che il fidanzato offre alla promessa sposa. Dote: quelle cose che Israele non ha, Fedeltà, Benevolenza, Giustizia, Amore. Nel testo di Giovanni il posto della dote è preso dall’acqua viva. In quest’acqua viva c’è la ripresa del tema della dote. L’acqua viva indica il Vangelo, la Parola di Gesù; lo Spirito Santo. E’ questo il dono che il Messia porta con sé, in dote la Parola che ci svela il mistero di Dio e lo Spirito che rende la Parola viva. Questa è la dote, accogliendo la quale diventa possibile celebrare le nozze. don Paolo Cugini
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UN’OASI NEL DESERTO DELLA CITTA’ Oggi più che mai ciascuno di noi ha il bisogno di trovare dei momenti da dedicare all'incontro dell'altro, alla relazione con le altre persone. L'uomo proprio come essere di relazione necessita, oltre alla relazione con gli altri esseri umani, della relazione con l'Altro che è Dio. La parrocchia è il primo e fondamentale riferimento, un’oasi nel deserto dell'individualismo e dell'indifferenza, per rispondere a questo desiderio profondo di ogni essere umano. Il nostro gruppo cerca di andare incontro a questa importante esigenza per l'altro per intrecciare relazioni nuove, per rispondere alle domande, ai problemi, alle inquietudini delle persone e per rispondere a quella sete di relazione con il Cristo che è dentro ad ognuno di noi. Siamo tutti bisognosi di conversione e di perdono: ognuno di noi sperimenta dentro di sé la fragilità del peccato, dei propri limiti e delle proprie debolezze e proprio da qui dobbiamo partire per aprire la nostra comunità parrocchiale all'accoglienza dell'altro sia esso povero, malato, senzatetto, omosessuale che proprio perché persona come noi ha la stessa dignità e ha lo stesso diritto di sedersi alla nostra tavola, di sentirsi "a casa" tra di noi, di sentirsi in famiglia. Non si amano le situazioni, né le comunità ideali, si amano le persone (Discorso di Papa Francesco ai consacrati nella cattedrale di Santiago, 16 gennaio 2018). Si ricomincia... riprendono gli incontri mensili di preghiera cristiani LGBT e i loro genitori presso l'oratorio della parrocchia di Regina Pacis in via Zandonai RE : Lunedì 22 gennaio 2018, ore 19.30 Lunedì 19 febbraio 2018, ore 19.30 Lunedì 26 marzo 2018, ore 19.30 Lunedì 23 aprile 2018, ore 19.30 Venerdì 18 maggio 2018, ore 19.30 Vi aspettiamo!!!
Elena, Enrico e don Paolo
ACCOGLIENZA INVERNALE Tutte le Comunità della nostra Unità Pastorale stanno facendo esperienze di accoglienza. Codemondo e San Bartolomeo accolgono permanentemente gli studenti universitari africani e da quest’anno a Codemondo fanno un’esperienza comunitaria anche alcuni nostri giovani. Roncina e Regina Pacis hanno invece risposto alla richiesta Caritas di partecipare al loro progetto per l’accoglienza invernale. Anche quest’anno ospitiamo da dicembre a marzo alcune persone per offrire loro un posto letto per ripararsi dal freddo. Il 13 dicembre scorso ci siamo trovati tutti insieme, volontari di Regina Pacis e Roncina, Valerio di Caritas e le persone ospitate, Alfonso, Aniello, Denis, Fabio, Najib e Paul per un momento di conoscenza e convivialità e la
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sera stessa è iniziata la nostra accoglienza. Momenti come questo ci aiutano ad avvicinarci al senso profondo e ultimo di queste esperienze che le nostre Comunità fanno. E’ importante offrire a persone, che altrimenti trascorrerebbero l’inverno al freddo, un riparo caldo ma è altrettanto importante che i volontari che aprono i locali la sera e li chiudono al mattino ‘crescano insieme’ tra loro e con le persone accolte in questi 4 mesi di condivisione di spazio e tempo. La vera ricchezza del volontario è proprio quella di partecipare, con altri, alla quotidianità di questa esperienza fatta di piccole cose che si amplificano nella condivisione del fine ultimo di questo servizio: accogliere i ‘piccoli’ e instaurare con loro una relazione allargandone la forza a tutta la Comunità. Nel semplice gesto di aprire e chiudere una porta, e in quel breve spazio di tempo di una chiacchiera mattutina o serale, si racchiude tutta la forza di relazioni che devono avere come fondamento Gesù, il Vangelo e la sua capacità di farci vedere oltre. Oltre le nostre convenzioni sociali, oltre quanto diamo e quanto viene ricevuto, oltre la fede professata, oltre… per vedere ‘il prossimo’ e ‘farci prossimi’ a coloro che come noi hanno un vissuto alle spalle. Spesso non è facile e magari neanche del tutto subìto, talvolta un po’ ‘distanti’ e quindi apparentemente non contenti o non grati, qualche volta sorridenti... Il nostro intento quest’anno è di far sì che tanta ‘umanità’, nei suoi aspetti tristi e gioiosi, sia vissuta oltre che dai volontari anche dalle nostre Comunità. Vi invitiamo quindi a contattare i responsabili di Roncina (Paolo Caraffi) e Regina Pacis (diacono Roberto) per avere più informazioni su questo ‘dono’ e per venire a conoscere queste persone che possono diventare un pezzettino del nostro cammino e noi del loro. Paola
MOMENTI DI CONDIVISIONE DURANTE LE FESTE Un po’ di tempo insieme, in semplicità, per farsi gli auguri e ritrovarsi durante le feste… Queste le idee che hanno mosso bimbi e adulti sabato 30 dicembre a sedersi intorno ad un tavolo alla casa del giovane di Codemondo per un pomeriggio di tombola. C’è chi è riuscito a riempirsi le mani di premi accaparrandosi anche il più ambito: la zucca gigante e nostrana, a Km zero, proprio di Codemondo. Ma per non far andare nessuno a casa a bocca asciutta, si è finito con un bell’aperitivo per tutti durante la proiezione di un filmato a sorpresa di una recita di Natale datata 1989, per farsi due risate in compagnia.
NOI, I CRISTIANI Una delle maggiori sfide che il mondo cristiano dovrà affrontare nei prossimi anni è, io credo, quella della sua unità. Ci sono molti motivi perché questo “controsenso”, questa “contraddizione”, questo “scandalo”, debba risolversi: c’è chi pensa all’avanzata delle religioni politeiste e del mondo mussulmano; c’è chi ritiene necessario unire le forze per rispondere al secolarismo e alle sfide del mondo contemporaneo. Penso che tutte queste ragioni contengano del vero e che debbano essere portate avanti con spirito costruttivo e col desiderio di ricercare la Verità che è Gesù Cristo, ma ne proporrei un’altra che mi pare la più profonda ed esigente di tutte e che le tiene unite tra di loro: l’unità dei Cristiani è una questione cristologica e trinitaria della nostra fede nel Fondatore del cristianesimo. L’argomento è di quelli complessi e non ho intenzione di affrontarlo qui, supposto che abbia una piccola e sufficiente conoscenza per farlo. Mi basta poterlo ricordare per mantenerlo vivo, attuale, sempre facente parte dei nostri obiettivi di cristiani impegnati. Giovanni è l’icona biblica che prendo come spunto: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mia hai mandato” (Gv17,20-21). Essere nel Padre e
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nel Figlio una cosa sola è la nostra missione, il nostro porto sicuro dove attraccare alla fine della nostra esistenza terrena. La Santissima Trinità ci mostra il cammino per l’unità. La ricerca di strade comuni che aprano spiragli di luce per intuire cammini che portino all’unità di noi cristiani tutti deve animare la nostra fede più delle tante e pericolose situazioni dove si vive una diversità, una differenza che sembra insanabile, senza soluzione. Le sfide sono immense, le forze sono poche e le speranze vengono spesso deluse dall’incapacità umana di discernere i segni dei tempi, di leggere il Vangelo della Vita con gli occhi della fede e non con quelli di una teologia che rischia di rinchiudersi in se stessa, di farsi apologetica non serena e gioiosa. Incominciare dalle piccole situazioni che ci circondano può essere un modo per prendere sul serio la sfida dell’unità dei cristiani. La preghiera resta la prima e più potente delle “armi della fede” che abbiamo a disposizione. L’incontro con le persone basato su un’accoglienza dell’altro che si fa dono reciproco può essere un altro elemento che ci fa avanzare nel cammino dell’ecumenismo. In Brasile del resto il proliferare delle denominazioni protestanti, legate al movimento del protestantesimo o di nuovi movimenti religiosi cristiani è un fenomeno ancora oggi molto diffuso e presente su tutto il territorio nazionale. Quando parlo di territorio nazionale mi riferisco ad una Nazione che, da sola, è grande come l’Europa, per cui i riflessi e la portata di quest’espansione sono significativi. Del resto solo a Miguel Calmon nel corso di questi ultimi tre anni le Chiese del terzo e quarto protestantesimo¹ sono aumentate in numero. La presenza di molteplici denominazioni cristiane è un campo fertile, anche se non sempre produttivo, per l’unità e l’ecumenismo. Proprio questa domenica, 14 di gennaio 2018, nel quartiere dove abitiamo sono arrivati in molti rappresentanti di varie denominazioni di Chiese Pentecostali ed i Testimoni di Geova. A due a due, come parla il Vangelo, passano di casa in casa spiegando le Scritture, offrendo sussidi biblici e riviste della loro denominazione, invitando le persone a far parte della loro Chiesa e a partecipare delle loro celebrazioni che avvengono in città e nel quartiere. Non ce n’é uno che non si fermi e batta alla porta della nostra casa al numero 97, nella via numero 1 del quartiere Popolare. Iniziano con la sesta marcia a spiegare, mostrare, alludere, informare usando le tecniche che hanno imparato nei corsi organizzati apposta per “pastori” e “missionari” evangelici. Poi, quando mi lasciano il tempo di presentarmi, alle parole “missionario della Chiesa cattolica” ecco che scalano le marce, riducono alla seconda o alla prima. Alcuni diventano rossi in viso, altri iniziano ad essere titubanti, altri cercano sicurezza nella loro Bibbia. La maggioranza di loro si aspetta un “attacco frontale alla tridentina” o alcuni anatemi, magari in latino (che non conosco per niente) o in greco (che non ricordo più)! Io li saluto ed inizio un discorso che, la maggior parte delle volte, li spiazza sempre. “Sono contento che abbiate bussato alla mia porta. Il vostro servizio di evangelizzatori è importante, cercate di svolgerlo nella maniera più retta possibile andando sempre alla fonte dei testi biblici che proponete alla gente. Non dite male di noi cattolici (alcuni pastori insegnano ai loro fedeli che i cattolici sono la personificazione del diavolo, che avere rapporti con i cattolici significa compromettere la propria salvezza e tante “idiozie” del genere), e cercate di ricordarvi di me e della mia comunità nelle votre preghiere”. Accetto il materiale ed i sussidi che mi offrono anche se dico loro che abbiamo divergenze teologiche ed esegetiche ancora molto grandi, un segno di amicizia senza però illuderli di eventuali vittorie del loro proselitismo. Non nascondo che, a volte, l’irritazione si stampa sul loro viso e ci lasciamo senza
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salutarci. La sfida è di quelle “enormi”, il cammino molto lungo e faticoso, ma il desiderio di condividere quello che ci unisce mi aiuta a pensare a loro come dei fratelli in Cristo piuttosto che dei nemici da combattere. Gianluca Guidetti, missionario laico in Brasile ¹ Mi riferisco rispettivamente alle Chiese di Dio o di Gesù Cristo e alle Assemblee di Dio.
DALLA PARTE DEGLI ANIMALI ¹ Al Signore piacendo, iniziamo oggi una serie di piccole riflessioni per parlare del posto che occupano gli animali nel divino Piano della salvezza; partendo dal presupposto, per niente scontato, che la maggior parte dei credenti abbia coscienza del fatto che la Salvezza di queste creature di Dio va di pari passo con quella degli uomini; come dice la Scrittura: “Signore, la tua grazia è nel cielo, / la tua fedeltà fino alle nubi; / la tua giustizia è come i monti più alti, / il tuo giudizio come il grande abisso: / uomini e bestie tu salvi, Signore. (Sal 36,6-7)”. Il che innanzitutto significa che non ci può essere salvezza per gli uni senza che non ci sia pure per le altre!... E' chiaro? Questo fatto, del resto, è del tutto coerente col disegno originario della Creazione, dal momento che l'Altissimo creò gli animali e l'uomo congiuntamente lo stesso giorno, il sesto (Gen 1,24-31), e li benedisse entrambi in modo pressoché identico (Gen 1,22.28). Per cui va decisamente escluso che la Salvezza del mondo operata dal Cristo possa riguardare solo e unicamente la discendenza di Adamo; tanto più che è per la trasgressione di questi che l'intera Creazione è miseramente precipitata nella “schiavitù della corruzione (Rm 8,21)”. Ora, questa stringente verità di Dio, per la quale uomini e animali non possono essere redenti gli uni senza gli altri, ha sicuramente delle implicazioni importanti per i credenti; la prima, osiamo dire, è di doversi preoccupare, e possibilmente occupare, della liberazione² degli animali non meno che della propria. Tuttavia, la ragione di questo positivo dovere morale che gli uomini hanno inderogabilmente nei confronti degli animali, non risiede tanto nella sua necessità in ordine alla salvezza, quanto nella responsabilità di cura e custodia del Creato che il Signore ha assegnato all'uomo (Gen 2,15); da cui non può sottrarsi se non omettendo di compiere la volontà di Dio. Oltre al fatto che noi tutti, cristianamente parlando, abbiamo da essere compassionevoli ad ampio raggio come lo è Lui universalmente (Mt 5,7); finanche verso i sassi di fiumi erosi dalle incessanti correnti d'acqua. Detto questo e per arrivare a una prima sommaria conclusione, se è vero, come è vero, che il Vangelo di Dio portato sulla terra da Gesù Cristo ha in primis un valore e una potenza di liberazione per il mondo che giace sotto il dominio del peccato (un peccato che sul piano della storia si struttura in sistemi di potere volti alla distruzione e alla morte), e che di questa liberazione è l'essere umano che, debitamente guidato e assistito dallo Spirito Santo, deve diventare protagonista e farsi artefice, allora questi non potrà riuscirvi se non liberando al contempo gli animali. Tanto più che è per mano sua che gli animali, specie nelle nostre società moderne e industrializzate, sono costretti, in un numero di decine di miliardi ogni anno, a una sub-esistenza di grande e inimmaginabile sofferenza. E guai se si continua a tenere la testa voltata dall'altra parte. Alla prossima, a Dio piacendo. Dario Vesprini Per contatti: vesprini.dario@gmail.com - cell. 3272857970 ________________ [1] Il titolo si giustifica nel seguente modo: il Dio di Gesù Cristo è un Dio che non sta solo a guardare quello che succede, bensì prende parte alle vicende della storia schierandosi dalla parre dei soggetti più deboli e indifesi. [2] I termini “liberazione” e “salvezza” nella Scrittura sono sinonimi.
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BENEDIZIONE S. ANTONIO ABATE Anche quest’anno nei giorni di sant’Antonio Abate, come da tradizione, abbiamo realizzato la benedizione delle stalle delle parrocchie di san Bartolomeo e Codemondo. E’ stato un momento molto bello perché ci ha permessi d’incontrare le famiglie dei contadini, di parlare con loro e di pregare insieme. Qui di seguito riportiamo la preghiera utilizzata quest’anno: O Dio creatore fonte di ogni bene, che negli animali ci hai dato un segno della tua provvidenza e una compagnia nella fatica quotidiana, per intercessione di S. Antonio Abate fa' che in un armonioso rapporto con la creazione, impariamo a servire e amare te sopra ogni cosa. Per Cristo nostro Signore. R. Amen. Quindi il sacerdote asperge con l'acqua benedetta dicendo: Dio, che ha creato gli animali della terra come aiuto e sostegno nella nostra vita terrena, per intercessione di S. Antonio Abate, protettore degli animali domestici, Benedica queste sue creature (il sacerdote asperge +) e ci protegga e ci custodisca sempre. R. Amen.
Verbale Consiglio Pastorale Codemondo del 18/01/2018 Presenti: don Paolo, MariaPia Campani, Casali Matteo, Sergio Valentini, MariaChiara Valentini, Aldo Valentini, Spaggiari Alfredo, Cristina Denti. Lunedì 22 gennaio 2018 si tiene l’incontro zonale dei reti per definire le Lectio di Quaresima, si pensa di chiamare Don Pagliari, si terranno il giovedì a Pieve. Il 4 febbraio 2018 ci sarà la giornata della vita e fuori dalla chiesa ci saranno le primule da comprare. Mercoledì 14 febbraio, la celebrazione per le ceneri si terrà a San Bartolomeo alle 20,30. Il Vescovo chiama 2 venerdì sera i giovani per la quaresima e la domenica delle Palme la passerà con loro. Domenica 11/03/2018 Ritiro Unità Pastorale Adulti e Giovani a Codemondo in preparazione alla Pasqua. Giovedì 22 marzo ore 21 celebrazione penitenziale a Codemondo chiediamo a Paolo Denti di prepararla, con la possibilità di confessarsi. Giovedì, Venerdì e Sabato Santo i giovani di prima, secondo e terza superiore sono chiamati da don Paolo a fare un ritiro a San Bartolomeo ed a vivere insieme queste giornate, sabato mattina ci saranno le confessioni per loro. Giovedì Santo a San Bartolomeo, Venerdì Santo a Codemondo ore 15 e Sabato Santo messa ore 22 a Codemondo. E’ stato chiesto se è il caso di fare la via Crucis la domenica pomeriggio ore 15 di quaresima.
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Domenica 8 aprile 2018 dalle 8-19 esposizione del Santissimo Sacramento (Domenica in Albis) chiederemo a San Bartolomeo se vuole collaborare per non lasciare solo il Santissimo; si pensava di chiudere con i Vespri insieme a Padre Volpe (Cappuccino) con un piccolo commento sulla lettura breve del vespro (Rm 6, 5-7). Ci si è chiesto se le famiglie riescono a ruotarsi per preparare il pane della fraternità la domenica alla fine della messa, si riesce a fare un calendario? Don Paolo ci chiede cosa vogliamo fare il prossimo anno, dopo il 31 luglio 2018, delle stanze dell’accoglienza; le ragazze che riusciranno a raggiungere 25 crediti avranno l’appartamento il prossimo anno e non ci saranno nuovi studenti stranieri da accogliere. Don Paolo rinnova l’invito a chiamare le ragazze nella casa di accoglienza per conoscerle e farle uscire di casa, ci sono altre ragazze universitari di Codemondo disposti a conoscerle…. Domani Capanni viene a cambiare i tiranti del ceppo dove sono appoggiate le campane, sono arrivate a fine corsa, il legno si è asciugato e si è rimpicciolito.
Verbale CONSIGLIO PASTORALE di RONCINA - 12 gennaio 2018 Il giorno 12 gennaio 2018 alle ore 21 si è riunito il Consiglio Pastorale di Roncina per discutere il seguente o.d.g.: 1. 2. 3. 4.
Problema sicurezza dei locali parrocchiali (Paola) Festa per la vita, domenica 4 febbraio ’18 (Paolo Arduini) Aggiornamento Accoglienza invernale/organizzazione serata del 24 gennaio ’18 (Paola/Paolo Caraffi) Riflessione sulla valorizzazione delle persone fragili suggerita da Alberto Dallari nel messaggio di auguri per il nuovo anno. 5. Varie. 1.
Problema sicurezza dei locali parrocchiali Dopo la preghiera iniziale Paola legge il messaggio inviato da Pietro Tondelli su questo argomento; Pietro osserva che una gestione più attenta dei locali avrebbe potuto evitare il furti e i tentativi di furto che si sono verificati a più riprese negli ultimi due mesi in Parrocchia; in particolare se si fosse svuotata prima la cassetta portamonete del candeliere elettrico, i ladri non avrebbe cercato di rubarlo più volte prima di portarlo via definitivamente. Riguardo al suggerimento della Questura, cui è stata presentata denuncia il 27 dicembre u.s., di installare un sistema di videosorveglianza, Pietro esprime delle perplessità in quanto è un intervento costoso e richiede una gestione e un controllo costanti. Propone invece di installare l’illuminazione con alcuni fari nelle zone buie più a rischio del perimetro della chiesa, ad es. presso l’ingresso laterale che porta alla sagrestia. Conclude, infine, sollecitando a non creare situazioni a rischio, lasciando oggetti di valore o locali incustoditi. Marinella, che ha presentato la denuncia su delega di Don Paolo, riferisce che in Questura, le è stato consigliato anche di chiamare il 113 ogni volta che si verificano tentativi di furto, perché sarebbe una misura più efficace rispetto alla denuncia stessa. Don Paolo informa i presenti che Roncina è la parrocchia dove si sono verificati meno furti rispetto alle altre dell’U.P. , dove questi episodi sono stati molto frequenti e hanno riguardato ogni genere di bene. In nessuna parrocchia, però, sono stati installati sistemi antifurto, ma sono state adottate solo elementari misure deterrenti, come lasciare le cassette delle offerte aperte e vuote. Concludendo la discussione, il C.P. decide di accogliere la proposta di Pietro di potenziare l’illuminazione intorno alla Chiesa, scegliendo la tipologia più efficace anche dal p. di v. del risparmio energetico, ad es. i sensori di movimento o la luce crepuscolare. Le offerte raccolte in chiesa saranno poi prese in consegna da persone di fiducia e non lasciate in canonica. 2. Festa per la vita
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Paolo A. ricorda che questa ricorrenza, che cade il prossimo 4 febbraio, negli anni passati è stata caratterizzata dalla celebrazione liturgica, cui venivano invitati i bambini battezzati durante l’anno con le loro famiglie e le madri di casa Ester; dopo la Messa seguiva il pranzo offerto in parte dalla parrocchia (il primo), mentre ogni famiglia portava qualcosa come secondo. Il C.P. decide di riproporre la festa con queste modalità, estendendo però la partecipazione alle famiglie del catechismo, invitate anche loro a portare qualcosa. - Il pranzo sarà allestito nell’Oratorio; - domenica 21 gennaio Paolo darà l’avviso in Chiesa con la richiesta di partecipazione; - domenica 28 gennaio l’avviso verrà ripetuto, ma sarà anche il termine ultimo per le eventuali adesioni; -Flora trasmetterà l’avviso ai catechisti, Silvana alle ragazze di Casa Ester. 3. Aggiornamento Accoglienza Paolo C. presenta una breve sintesi di questo primo mese di Accoglienza invernale. Gli ospiti sono 4, la partenza è stata positiva, ultimamente, invece, sono emerse alcune difficoltà di convivenza riconducibili alle diversità caratteriali . Paolo e Paola hanno parlato con gli ospiti ed e’ stato informato anche Valerio della Caritas, che ha confermato la necessità di trovare un accordo, altrimenti non esclude la fuoriuscita di qualcuno. Uno degli ospiti avrà infatti un colloquio con lui. I volontari sono puntuali, ma devono provvedere a fornire generi alimentari per la colazione e per la cena, perché gli ospiti non frequentano le mense della Caritas o dei Cappuccini. Paola, a sua volta, riferisce sui due incontri che lei e Paolo hanno avuto con le famiglie del catechismo (IV e V elementare), alle quali è stato presentato il progetto, chiedendo anche la loro disponibilità a qualche momento di condivisione con gli ospiti. La risposta è stata positiva; i bambini delle catechiste Barbara e Federica hanno devoluto i soldi raccolti con la vendita dei loro vasetti (€54) all’acquisto di prodotti per la colazione; occorrerà, invece, verificare di nuovo con le famiglie dei bambini più grandi in che modo intendono concretizzare la loro disponibilità. Per quanto riguarda la cena comunitaria dei volontari con gli ospiti già programmata per il 24 gennaio, si decide di anticiparla a giovedì 18, h. 19,30, perché coinciderebbe con un incontro di formazione della Caritas sull’Accoglienza, al quale siamo invitati a partecipare (percorso di 4 incontri in date diverse da gennaio ad aprile 2018). La cena sarà allestita nel refettorio dell’ex scuola materna e verrà data la possibilità di parteciparvi a chi lo desidera, mediante comunicazione in chiesa domenica prossima, 14 gennaio. 4. Riflessione sulla valorizzazione delle persone fragili. Alberto presenta la sua proposta per valorizzare le persone fragili, partendo dalla constatazione che nella società odierna sono in atto dei processi che tendono all’emarginazione fisica e psicologica delle persone disabili e malate. Il suo obiettivo, invece, è quello di creare occasioni di incontro e di integrazione, dando dei segnali di controtendenza rispetto al clima culturale dominante, nel quale disabilità, malattia e solitudine danno fastidio e perciò vanno nascoste. Le famiglie con disabili sono sempre più isolate e devono affrontare costi crescenti per le cure a causa dell’aumento dei ticket sanitari. Alberto ritiene invece che queste persone debbano avere una posizione privilegiata anche all’interno della Chiesa, che deve fare della loro integrazione” un elemento fondante dello stile pastorale”. Propone, perciò un percorso articolato nei seguenti passaggi: - censimento delle persone con fragilità presenti nella parrocchia, raccogliendo le informazioni mediante un passaparola fra gli stessi membri del C.P. sulla base delle loro conoscenze; - incontro con le loro famiglie per capire meglio le problematiche che presentano queste persone (ragazzi e adulti);
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elaborazione di interventi finalizzati a coinvolgerle, nei gruppi del catechismo, oppure portando catechisti e ragazzi a trovarli. La fragilità, viene chiarito nel corso della discussione, può essere di tipo fisico e psicologico, essere congenita o derivare da malattia, da incidente o anche da una grave condizione di isolamento e solitudine. I dati, una volta raccolti dal C.P., saranno segnalati ad Alberto, che vorrebbe estendere l’iniziativa all’intera U.P., per questo si ripromette di prendere contatti prossimamente anche con il responsabile diocesano della Pastorale della salute. -
5. Varie a) Paola informa i presenti che giovedì 25 gennaio, alle ore 21, si terrà un incontro comunitario dei gruppi biblici a Roncina con il diacono Giorgio. b) Elisabetta M., a nome di alcuni parrocchiani, chiede a don Paolo se non sia possibile modificare l’orario della seconda messa domenicale di Roncina. Il parroco le risponde che non riesce perché deve avere il tempo necessario per spostarsi da Regina Pacis, dove celebra la messa alle 10,30; l’alternativa è non venire più a Roncina. Occorre, però, continua don Paolo, cominciare ad avere una visione più ampia, ragionando in termini di U.P. e non di sola parrocchia, l’importante è che i fedeli vadano a Messa, se non riescono a farlo nella propria a causa dell’orario, possono andare nelle altre chiese dell’U.P. Dopo la preghiera finale, la seduta si conclude alle ore 22, 20. Roberta
CONSIGLIO PASTORALE S. BARTOLOMEO - 17 GENNAIO 2018 Presenti : don Paolo, Mara, Alberto, Annamaria e Cesare, Paola Mistrali, Giuliana e Vincenzo, Mariarosa, Cristina La Ginestra, Betta, Laura Nenna, Enrica, Salvatore. 1.
Dopo confronto tra i partecipanti si decide di dedicare una domenica di Quaresima (18 marzo) ad una cerimonia sulla Riconciliazione, cerimonia Comunitaria di cui si decideranno i particolari, che non coinciderà con il Sacramento della Prima confessione dei bambini di terza elementare. 2. Tre ragazzi ospiti della casa di accoglienza si stanno preparando a ricevere il battesimo. Nelle domeniche di Quaresima saranno fatti dei “segni” che accompagnano il loro percorso. 3. Si propone, e la proposta viene accolta, di invitare alcune persone, sempre in Quaresima, per fare delle testimonianze. Calendario e inviti in via di definizione. 4. Alessandra che si occupa con alcuni genitori, della catechesi dei piccoli, chiede se il cartellone che accompagna i vari momenti della messa è troppo “invadente”. Non lo è, anzi può essere di aiuto anche per gli adulti. 5. Sempre Alessandra chiede di potere promuovere alcuni incontri che possano dare spessore spirituale al Gas prendendo spunto dall’enciclica Laudato sii. 6. Alcune persone già la domenica si occupano di fare una breve introduzione alla messa, si chiede una partecipazione più ampia affiche non siano sempre le solite persone a farlo; si propone Salvatore nelle domeniche in cui sarà libero dal lavoro. 7. Durante la quaresima, come già fatto altre volte si propone, durante l’atto penitenziale una formula più libera rispetto a quella canonica affinché sia più partecipata dalle persone. 8. Il 4 febbraio si celebra la Festa della Vita. Partecipiamo alla vendita delle primule per il CAV. 9. Venerdì 2 febbraio festa della Candelora: - ore 8 Regina Pacis - ore 18.30 Roncina - Domenica 4 febbraio durante la Messa domenicale a S. Bartolomeo. 10. Chiederemo a Mirella Mazza se è disponibile a scrivere una breve storia della parrocchia da mettere sul sito dell’U.P.
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11. Saranno esposti in un unico cartellone i bigliettini raccolti durante l’assemblea parrocchiale di alcune domeniche fa. 12. In Chiesa a S. Bartolomeo, a partire da domenica 21 gennaio sarà presente in fondo alla chiesa una cesto per la raccolta degli alimenti per il punto di distribuzione della nostra Unità Pastorale. Il punto di distribuzione è presso la parrocchia di Roncina ed è aperto tutti i sabati dalle 9 alle 12. Si occupa di distribuire alimenti (lunga conservazione) a persone, famiglie, ragazzi economicamente in difficoltà. Nel contesto sociale in cui viviamo purtroppo le persone che attingono al Centro sono in aumento. 13. Non sarà distribuito nel periodo pasquale il numero del giornalino “INSIEME” in quanto l’adesione a scrivere articoli è molto scarsa. Rispetto al gradimento del giornalino alcuni riferiscono di avere avuto rimandi positivi mentre altri riferiscono di sentirlo troppo estraneo alla realtà del paese. 14. Come ogni anno sarà distribuito l’ulivo e sarà fatta la visita agli ammalati nel periodo di Pasqua.
ECONOMIA UP Saldo iniziale della cassa comune (512,50+1.225) Versamenti effettuati nel 2017 Spese effettuate nell’anno 2017
euro 1.737,50 euro 3.200,00 euro 4.501,39 _______________ + euro 436,11
+ -
Saldo attuale Che corrisponde al saldo dei mastrini (428+8,11)
euro
436,11
Le suddette spese sono tutte documentate presso l’archivio tenuto a Regina Pacis e sono a disposizione per qualsiasi approfondimento.
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Parrocchia dello Spirito Santo Natale 1967 - Natale 2017: 50 Anni di cammino La nostra parrocchia il prossimo Natale compie 50 anni dalla sua nascita. Il Decreto di costruzione pubblicato dal Vescovo Gilberto Baroni porta la data dell’11 Ottobre 1967. L’inizio è stato molto umile. Tanti di voi ricordano che per alcuni anni le Funzioni Religiose si sono svolte in una Chiesetta provvisoria ricavata da un locale rustico adibito a fienile. Non posso dimenticare la notte di Natale 1967, quando il Vescovo venne a celebrarvi la S. Messa e a presentarmi ai Fedeli come il primo Parroco della nascente Parrocchia. La costruzione della chiesa ha avuto inizio nel 1973. Mentre ci apprestiamo a celebrare questo importante compleanno, voglio innanzitutto esprimere la mia gratitudine al Signore per la Grazia che mi ha concesso di essere “Padre” e “Pastore” di questa Comunità parrocchiale. Nei miei momenti di preghiera e di solitudine spesso riemergono tanti ricordi. Penso ai Battesimi che ho celebrato. Alle Nozze dei giovani che ho benedetto. Ai numerosi bambini che ho avviato ai Sacramenti. Alle famiglie che ho avuto la fortuna di conoscere e di incontrare. Ai tanti momenti di festa vissuti insieme, e anche alle circostanze dolorose che ho condiviso con diverse persone. Tutto conservo nel mio cuore. Mi è caro ricordare con voi questo Anniversario, perché nessuno si senta estraneo alla vita della Parrocchia. La tappa che abbiamo raggiunto (50 anni!) ci richiama il cammino vissuto. ll Signore ci accompagni con la sua Benedizione, e con il suo aiuto la comunità della Parrocchia cresca nella Fede e nella Carità. Concludo con l’augurio di Buon Natale e un cordiale saluto a tutti. Il vostro Parroco, Don Mario Sì, voi siete la luce del mondo quando siete specchio che riflette l’amore di Dio. Voi siete una casa,
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costruita tra le case degli uomini come la Casa di Nazaret. Avete accolto Gesù nell’umiltà di un povero ostello ma vi è stato donato di trasmettere la fede a chi è venuto dopo di vi e a chi ancora verrà. Discendano su di voi sempre la luce e il fuoco dello Spirito Santo; lasciatevi condurre, non negate mai nulla al suo dolce e potente invito. La Vergine Maria vi sia tenera madre, vi custodisca nella pace e nel fervore della carità. Parrocchia dello Spirito Santo, Reggio Emilia 1967-2017
Presepe a Codemondo Presepe a Roncina
Presepe a S. Bartolomeo
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Presepe a Regina Pacis
Recita di Natale a Codemondo
Presepio vivente a S. Bartolomeo CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO 35
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L’Associazione P.A.C.E. firma l’accordo con il Comune per il…
…Parco del Gelso CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO 37
CALENDARIO PASTORALE UP FEBBRAIO 2018 GIOVEDI’ 1:
ore 20,45 - Incontro TEOLOGIA DELLE DONNE con suor Teresa Forcades (Hotel Astoria)
VENERDI’ 2:
ore 18 - Incontro catechisti Roncina
SABATO 3:
ore 15 - Incontro genitori della catechesi di Roncina ore 17 - Incontro catechisti prima media UP
DOMENICA 4: Giornata della vita LUNEDI’ 5:
ore 19 - Messa della UP alla Casa di Carità di san Giuseppe
MARTEDI’ 6:
ore 19 - VESPRITZ per universitari a Codemondo ore 20,45 - Martedì teologici (Centro Sacro Cuore)
SABATO 10:
Carnevale catechesi UP
DOMENICA 11: Nostra Signora di Lourdes LUNEDI’ 12:
ore 17,30 - studio biblico UP per adulti (Regina Pacis) ore 19 - Messa della UP alla Casa di Carità di san Giuseppe ore 21 - Consiglio Pastorale dell’Unità Pastorale a Roncina
MARTEDI’ 13: ore 19 - VESPRITZ per universitari a Codemondo MERCOLEDI’ 14: LE CENERI – INIZIA LA QUARESIMA Messa a S. Bartolomeo ore 20, a Regina Pacis e Roncina ore 18.30 VENERDI’ 16:
ore 19,30 - CAPITOLSPRITZ (Film: La prima cosa Bella di Paolo Virzi)
SABATO 17:
ore 15 - Liturgia delle ceneri con i bambini della catechesi a Regina Pacis ore 17 - Incontro catechisti Regina Pacis
DOMENICA 18: Giornata della Bibbia ore 12,30 - pranzo Caritas a Regina Pacis LUNEDI’ 19:
ore 19 - Messa della UP alla Casa di Carità di san Giuseppe ore 19,30 - momento di preghiera cristiani LGBT (aperto a tutti)
MARTEDI’ 20: ore 19 - VESPRITZ per universitari a Codemondo VENERDI’ 23: ore 19 - Incontro educatori 2-3 media UP a Roncina ore 21 - Letture di Guareschi (Oratorio Regina Pacis) ore 21 - Reggionarra (Oratorio Regina Pacis)
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SABATO 24:
ore 15 - Genitori catechesi di Regina Pacis ore 17 - Incontro catechisti terza elementare UP a Regina Pacis
DOMENICA 25: ore 17 - CAPITOLOFORUM: IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE di Mira Nair (2012) LUNEDI’ 26:
ore 19 - Messa della UP alla Casa di Carità di san Giuseppe
MARTEDI’ 27: ore 19 - VESPRITZ per universitari a Codemondo
QUARESIMA 2018 LECTIO con don Carlo Pagliari a Pieve Modolena alle 20,45 per giovani e adulti dello Zonale: giovedì 1,8,15,22 marzo INCONTRI DEI GIOVANI CON IL VESCOVO sul Vangelo di Giovanni in Duomo: Venerdì 9 e 16 marzo INCONTRO DIOCESANO DEI GIOVANI: domenica 25 marzo, ore 15-21 Ritiro spirituale Unità Pastorale: DOMENICA 11 MARZO ore 9-17 a Codemondo (giovani e adulti) LITURGIE PENITENZIALI
Regina Pacis: lunedì 19 marzo, ore 21 Codemondo: mercoledì 21 marzo, ore 21 Roncina: venerdì 23 marzo, ore 21 San Bartolomeo: domenica 11 marzo Giovani UP: martedì 20 marzo, ore 21 a Codemondo
QUARESIMA MISSIONARIA 2018 CONVEGNO MISSIONARIO DIOCESANO: domenica 25 febbraio, ore 15.30-18.30, presso La Polveriera GIORNATA MISSIONARIA DIOCESANA: domenica 4 marzo (da celebrare nelle parrocchie) VEGLIA DIOCESANA PER I MISSIONARI MARTIRI: giovedì 22 marzo, ore 21, Chiesa S. Martino in Rio (RE)
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