SANTA MARIA DEGLI ANGELI MENSILE DELL’ UNITA’ PASTORALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI – APRILE 2016
PASQUA SEGNO DI SPERANZA Se volessimo raccogliere per noi e per il nostro cammino comunitario un contenuto che la Pasqua ci dona, potrebbe essere quello della speranza. Gesù nel Vangelo ci dice che: “Chi mette in pratica la Parola di Dio non vedrà la morte in eterno”. A questa affermazione i farisei rispondono che i profeti ed Abramo hanno ascoltato la Parola di Dio e sono morti. Che cosa significa allora quello che Gesù ha detto? La risposta è la Pasqua. Gesù è la Parola di Dio, la sua vita si è sviluppata in obbedienza e docilità al Padre, e proprio per questo la morte è riuscita ad afferrare Gesù, ma per poco, non lo ha imprigionato. E’ questo che la Pasqua vuole annunciare: una potenza di vita che si è rivelata più forte della potenza della morte. Gesù ha percorso questo cammino indicando la direzione di una vita che non rimane afferrata dalla morte, cammino che ogni uomo e ogni donna può compiere. E’ per questo che Gesù è venuto in mezzo a noi, con una carne simile alla nostra, per mostrare che è possibile con il suo aiuto e vivendo in docilità al Padre, ascoltando e vivendo il Vangelo, passare da questo mondo al Padre. [CONTINUA A PAG.25]
CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO L’acqua è un diritto o una merce? Caro Don Paolo, sono Khadija Lamami, una ragazza di origine marocchina da molti anni in Italia e da sempre a Reggio Emilia. Questa città ha accolto me e la mia famiglia oramai 33 anni fa, io ero una bambina di 3 anni ma il ricordo del nostro approdo in questa città è nitido, uno di quei ricordi dell’infanzia dal quale non ci si vuole mai allontanare. Ad accoglierci c’erano i nostri nuovi vicini di casa, ci hanno salutato in dialetto, la lingua dell’affatto, avevano preparato per noi fratellini dei panini con la Nutella per rifocillarci dal lungo viaggio partito da Casablanca, quasi 3.000 chilometri percorsi su una Fiat 127 color carta da zucchero, il nostro transatlantico. Reggio è diventata presto la nostra seconda casa grazie a un percorso di inclusione non pensato da sociologi o assistenti sociali ma dalle parsone che abbiamo incontrato e che in modo spontaneo ci hanno accompagnato per realizzare da famiglia migrante il nostro progetto di felicità, dal parroco di Cadè, alla maestra, alla “rezdora” che insegnava a mia madre come preparare i tortelli verdi, anche attraverso il cibo abbiamo imparato a conoscere la cultura di questa terra. Per il modo nel quale sono stata accolta, oggi , sono una persona che sente il dovere di restituire alla comunità di questa città quanto di buono ha ricevuto e sente il dovere di tramandare e difendere i valori acquisti. Ma non le scrivo per raccontale una delle tante storie di famiglie di immigrati che qui a Reggio Emilia hanno trovato la loro “terra promessa” ma perché vorrei renderle nota una situazione che mi preoccupa molto e che affligge molte persone nella nostra città. Su molte famiglie sparse nel territorio della città grava il rischio del distacco delle utenze di gas e acqua per morosità nei confronti di Iren, la società di fornitura acqua e gas. In Via Asioli, Via Largo Marco Biagi, alcune palazzine sono state distaccate dal servizio di fornitura e in Via Tonale in una palazzina è stata ridotta l’erogazione dell’acqua potabile, dove ai piani alti, per le condizioni delle tubature ha smesso di arrivare, privando di fatto le persone di un diritto fondamentale e sottoponendole a seri rischi per la loro salute e per la salute pubblica. La situazione più emblematica è quella che vivono da un anno 400 famiglie, oltre 1400 persone, nel quartiere della zona stazione tra Via Turri e via Paradisi e che per il debito maturato nei confronti di Iren da un anno oramai non hanno più nelle loro case ne acqua calda ne riscaldamento, famiglie alle quali, sempre da parte di Iren sono arrivate, nel mese di febbraio, delle lettera i diffida contenenti la minaccia del distacco totale di acqua potabile. Questa situazione debitoria nei confronti dell’azienda si è avviata una decina di anni fa a causa di passati amministratori condominiali che non hanno agito nell’interesse dei condomini ma solo per accrescere interessi personali, di molti proprietari che hanno riempito all'inverosimile i loro appartamenti, dimenticandosi di pagare le utenze una volta riscosso l’affitto dagli inquilini e naturalmente tanti furbetti che in una situazione fuori controllo hanno potuto evadere i loro doveri, non ultimo la crisi economica iniziata nel 2008 ha portato tanti che hanno sempre pagato a diventare “morosi involontari”, pensionati, singoli e famiglie la cui precaria situazione si è ulteriormente indebolita, non potendo più far fronte alle spese condominiali. Nel recente passato era stato istituito un tavolo di trattativa con il coinvolgimento del Comune (che partecipa in azioni Iren per l' 8%) per tentare di risolvere la situazione ed in un periodo molto rapido, sono state messe in atto strategie di rientro significative, facendo sperare che la situazione potesse rientrare. Dopo le elezioni amministrative del 2014 Il Comune si tira fuori dal tavolo delle trattative e liquida la faccenda
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pronunciandosi con un "è una questione tra privati, il Comune non c'entra". In tempo di crisi il Comune ha fatto economia di una cosa che non si dovrebbe mai risparmiare, il pensiero, ed ha lasciato che Iren prendesse il più prepotente dei provvedimenti, il distacco, ampiamente preannunciato, in stile “pistola alla tempia” ed è cosi che dal primo aprile 2015, ad oggi, tutte le famiglie di Via Turri e via Paradisi non hanno ne riscaldamento ne acqua calda in casa. Una soluzione punitiva, che non tiene conto delle responsabilità del Comune, della Società e degli amministratori dei condomini incriminati, ancor meno tiene conto delle famiglie che hanno sempre pagato e che si sono ritrovate senza acqua e per nulla tiene conto delle famiglie che vivono in condizioni di fragilità ed in maniera ancor più approssimativa decide che il debito venga distribuito tra le persone residenti perché venga pagato “comodamente” chiedendo di fatto a chi ha sempre pagato di pagare i debiti di altri e frutto di una insana gestione contabile. Oltre il danno la beffa, non è accettabile che persone oneste siano messe con le spalle al muro: “paga e basta” dovendo far fronte a spese di altri. Ma chi non può pagare cosa può fare se non sentirsi ulteriormente in difficoltà ed abbandonato? Molti non si sono persi d’animo cosi si sono attrezzati individualmente o in maniera collettiva in accodo con gli amministratori di condominio (quelli nuovi perché qualcuno dei vecchi è scappato o è stato cacciato) per montare caldaie di vario tipo. Ma non tutti sono in grado di sostenere una spesa che può variare tra i 1000 e i 3000 euro ed allora qualcuno si è dovuto arrangiare con stufatte elettriche, bracieri o bombole di gas. In un caso i condomini si sono uniti per acquistare una caldaia per una famiglia con a carico una bambina disabile. La multiutility, che vuole giustizia per prima non ha rispettato la legge. Avrebbe dovuto mettere in atto tutte le azioni per recuperare il debito, una volta verificata l’ impossibilità a procedere a tale recupero, avrebbe potuto rivolgersi agli amministratori condominiali perché potessero provvedere loro a recuperare i debiti ed in ultima istanza, procedere in modo coatto verso tutti i condomini. Mentre il Comune descrive tutti gli abitanti della zona stazione come dei “furbetti” e chiede loro di “pagare senza protestare” non entrando nel merito della questione, cosa che se decidesse di fare, ascoltando i cittadini, scoprirebbe che molti residenti segnalano come Iren avrebbe fatturato oltre 130mila euro in più del dovuto senza che questa abbia fornito spiegazioni. Il Comune in qualità di socio di Iren non ha nulla da dire rispetto alla contabilità fuori controllo della società? Pare di no perché è proprio il comune che non ferma ma firma le autorizzazioni ai distacchi. L’Amministrazione Comunale con il suo silenzio e Iren con la sua prepotenza, dichiarano cosi di non essere in grado di proporre alternative e tanto meno evitare che le situazioni di morosità vengano protratte fino al loro incancrenimento. L’ingiustizia del distacco colpisce cosi a macchia di leopardo la nostra città, senza che nessuno intervenga. Tagliare il riscaldamento agli inquilini, anche se morosi, è una violazione della Costituzione ed, oltre che rischioso per la salute, è un azione che toglie dignità a chi vive nella “città delle persone”. Ci sono delle responsabilità, chi ha permesso che il credito di Iren arrivasse a cifre con sei zeri? perché Iren non ha messo in atto tutti i mezzi predisposti dalla legge per recuperare un credito? Il fatto è conclamato, bisogna attivare un tavolo tecnico e politico per porre rimedio alla situazione che per la sua drammaticità ha bisogno di risposte immediate. La situazione è da allarme rosso, il numero degli inquilini “distaccati” comprende famiglie e soggetti fragili quali anziani e bambini ed è proprio a questi bambini che bisogna pensare cosa restituiranno da grandi? Quanti altri condomini potranno essere distaccati a Reggio Emilia? la città è piena di palazzi energivori, con una dispersione del calore impressionante, bisogna pensare a progetti di riqualificazione energetica, non possiamo chiedere ai soldi di fare quello che le persone devono fare, per creare sviluppo e benessere per le nostre città occorrono persone che abbiano il coraggio di prendere iniziative concrete e lungimiranti.
7 buoni motivi per fermare le TRIVELLE Il 17 Aprile è stato indetto il referendum abrogativo per eliminare concessioni, già rilasciate, per l'ottenimento di idrocarburi in zone di mare entro dodici miglia dalla costa italiana tramite trivellazioni. Ecco 7 buone ragioni per votare SI e fermare la trivellazione: 1. il tempo delle fonti fossili è scaduto: bisogna investire a favore del proprio pianeta! 2. le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Da una stima si evince che tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico e quelle di gas appena 6 mesi
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3. l'estrazione di idrocarburi è un'attività inquinante, con un impatto rilevante sull'ambiente e sull'ecosistema marino 4. in un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l'intervento umano pressoché inutile. Lo conferma l'incidente del 2010 avvenuto nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti 5. trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al modo 6. oggi l'Italia produce più del 40% della sua energia da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti ed indiretti, e un ricaduta economica di 6 miliardi di euro 7. alla conferenza ONU sul clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l'Italia, insieme con altri 194 paesi, ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l'abbandono dell'utilizzo delle fonti fossili. Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con questo impegno.
BENI COMUNI “Laudato sii …” “… l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita…” (Laudato sii al n° 16) Papa Francesco afferma nell’enciclica che nella creazione di Dio ci sono tre soggetti che sono in stretta relazione di amore tra loro: Dio, l’uomo e il creato (66). Noi abbiamo tendenzialmente pensato che Dio è il Creatore, l’Uomo è l’esecutore ubbidiente del progetto di Dio, ed il Creato è lo strumento da usare per la lode di Dio e le necessità dell’uomo. Tra questi tre soggetti non ci può essere sfruttamento – sostiene il Papa; anche il creato non è oggetto da sfruttare, ma soggetto con cui entrare in relazione. Nella società mondiale attuale c’è chi sfrutta Dio, chi sfrutta l’uomo, chi sfrutta il creato: ognuno di questi sfruttamenti provoca la globalizzazione dello scarto, rifiuta la volontà di Dio. Uno degli esempi chiari è la stretta relazione tra il degrado ambientale e il degrado sociale (10). “ … i gemiti di sorella terra … si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta. Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza…” (Laudato sii al n° 53) Abbiamo in questi nostri giorni l’opportunità di impegnarci nello stile che il papa ci propone, o continuare nella cultura dello scarto e sfruttare il creato e i beni comuni usandoli senza rispetto per i nostri egoistici bisogni: l’acqua pubblica e le trivellazioni nell’Adriatico.
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ACQUA PUBBLICA In seguito al referendum del 2011 in Italia l’acqua è ritornata ad essere un bene pubblico, cioè anche la gestione deve essere pubblica. Ora nei decreti attuativi (con 5 anni di ritardo) ha cambiato ciò che era stato deciso e la gestione dell’acqua sarà affidata ad una SpA (ciò vuol dire a dei privati). I soldi delle bollette andranno ai privati, e chi non pagherà rimarrà senza acqua: ecco la globalizzazione dello scarto! I movimenti che hanno lottato per l’acqua pubblica (e fu una meravigliosa esperienza di democrazia) hanno scritto una lettera ai cittadini (qui ne viene riportato qualche stralcio; il resto potete leggerlo cliccando ‘acquapubblica’). "Cari concittadini, la grande maggioranza di voi ha condiviso con noi del Movimento per l'Acqua Pubblica, sia la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare del 2007 che la campagna referendaria ed il voto del 2011. Martedì scorso, 15 marzo, i vostri rappresentanti alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, votando una serie di emendamenti da essi stessi presentati, in particolare quello che ha cassato l'art. 6, hanno provocato lo stravolgimento del testo della Legge di Iniziativa Popolare (LIP) del 2007 … Ci sono delle affermazioni come queste: “...ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità” e come obiettivo finale: “...valorizzare il principio della concorrenza... in una ottica di rafforzamento del ruolo dei soggetti privati”. Cioè un marcatissimo “sfavor” nei confronti della gestione totalmente pubblica, anche tramite SpA, tanto che all'art.25, comma 1, lettera d, riporta esattamente “l'adeguatezza della remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato”. Papale, papale il testo abrogato dal 2° quesito referendario del 2011! Se non avete del tutto abbandonato lo spirito che vi ha guidati nel 2011, vi chiediamo di unirvi a noi nella lotta contro il decreto attuativo Madia e per il riconoscimento dell'acqua quale Bene Comune delle collettività locali. A questo scopo il Movimento è convintamente entrato nella nuova campagna per i referendum sociali che è stata lanciata domenica 13 marzo scorso a Roma, con una petizione popolare al Parlamento che vi chiediamo di sostenere e di far firmare. Grazie, il Comitato Acqua Bene Comune". TRIVELLAZIONI NELL’ADRIATICO La legge di Stabilità 2016 (la n. 208 del 2015) ha stabilito (al comma 239 dell’art. 1) che gli impianti che già esistono entro quella fascia costiera possono continuare la loro attività fino all’esaurimento («per la durata di vita utile») del giacimento. Nel referendum viene chiesto agli italiani se vogliono abrogare questo comma 239 dell’art.1 della legge di stabilità 2016. Il referendum sulle trivellazioni è nato grazie all’impegno di ben 9 Regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto. Per la prima volta nella storia della Repubblica un quesito referendario è stato ammesso senza la raccolta di 550mila firme ma su richiesta dei Consigli regionali. L’articolo 75 della Costituzione stabilisce che: «È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge , quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali». Se vince il “SI” verrà abrogato questo comma e gli impianti di trivellazione potranno continuare fino allo scadere della loro licenza (dai 10 ai 20 anni ancora). Se vince il “NO”, o se non si raggiunge il ‘quorum’ cioè il 50% più uno, allora rimane in vigore il comma in questione e gli impianti potranno continuare fino a che c’è petrolio, continuando a perpetrare i danni che le trivellazioni stanno già operando. Perché VOTARE PER IL “SI”? I sostenitori del Sì sostengono che l’attività di estrazione va fermata per evitare rischi ambientali e sanitari. Viene chiesta in particolare una svolta netta nella politica energetica del paese favorendo le energie alternative e
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abbandonando la vecchia energia fossile, considerata causa di inquinamento di dipendenza economica, di conflitti armati e di pressione delle lobby. Chiedono una strategia adeguata per la riduzione delle emissioni decisa al recente vertice mondiale sull’ambiente COP21. Perché VOTARE PER IL “NO” (o non andare a votare)? Il fronte del No sostiene che sia altamente improbabile un incidente che liberi nel mare milioni di litri di greggio. Inoltre il settore degli idrocarburi potrebbe essere fonte di opportunità di investimento e portare vantaggi occupazionali ed economici. Viene inoltre evidenziato che lo stop alla produzione di idrocarburi nel nostro paese richiederebbe un aumento delle importazioni, e il maggior traffico di petroliere nei porti italiani sarebbe causa di un maggiore inquinamento. Credo che ognuno di noi debba liberarsi dalle discipline dei vari partiti per seguire la ricerca del bene e dei beni comuni. Vi cito qui un paragrafo bellissimo di Papa Francesco : “ La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui. Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: «Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo».[166] L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico «la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso».[167] Perciò l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato.” (Laudato sii… 236).
Domenica 10 aprile alle ore 20.30 nella chiesa di regina pacis
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO Inizia il cammino verso la GMG... Sabato sera giovani e adulti si sono riuniti nell’oratorio di Regina Pacis per seguire l’incontro tenuto da Don Giordano Goccini sulla futura GMG, che si terrà a Cracovia, Polonia, dal 19 luglio al 1 agosto. Scopo dell’appuntamento era quello di informare la comunità su cosa fosse questo evento e quali fossero le metodologie con cui si sarebbe svolto. L’esposizione di Don Giordano non solo ha riscosso numerosi applausi e consensi, ma è riuscita ad accendere anche la volontà dei più perplessi. Ma andiamo con ordine: che cos’è intanto la GMG? Questa consiste in un incontro internazionale dei giovani cattolici, nata grazie ad una “intuizione geniale” (cosi l’ha definita Don Giordano) di Giovanni Paolo II nel 1985. L’idea, che sta alla base della GMG e che lo stesso papa Giovanni aveva pensato, è quella di promuovere le aspirazioni dei giovani a ritagliarsi un proprio spazio nella Chiesa e nel mondo, fino a diventarne il motore e a condurle a nuovi traguardi e alla piena realizzazione della pace e della fraternità fra i popoli. Mettersi in gioco e decidere di diventare strumento per diffondere gli insegnamenti e la gioia del Vangelo è solo uno dei motivi per cui partecipare. La GMG infatti è anche un’esperienza unica per venire a contatto, o meglio, contaminarsi con coetanei di diverse nazionalità, in modo da allontanarsi dallo sguardo mondiale tramite Internet; quest’ultimo è un mezzo di informazione troppo selettivo, che non ci offre una visione completa sulle realtà internazionali. Lo scopo invece è quello di giungere ad una corretta conoscenza delle realtà quotidiane degli altri Paesi ed ad uno scambio di culture e sentimenti. Bisogna inoltre evitare un approccio superficiale che ci permetta di sentire il vero odore di questo evento, caratterizzato da un’atmosfera non solo giocosa, ma soprattutto, profonda e spirituale, che spinge a chiuderci in noi stessi e ad indagare la nostra anima e la nostra fede. “Un esperienza da brividi, nella quale si DA’ e si RICEVE”, cosi hanno parlato i ragazzi intervistati da Luca Bonomo, che grazie al suo video ha offerto un’importante testimonianza a noi giovani. “DARE PER RICEVERE”, quale frase migliore per capire il vero significato della GMG ed essere pronti a viverla!!!! Filippo ‘98
...situazione iscrizioni Carissimi amici e amiche, vi comunico ufficialmente che in data 10 Marzo 2016 (entro i termini previsti dalla Pastorale Giovanile Diocesana) è avvenuta l’iscrizione al PACCHETTO A e PACCHETTO B della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Cracovia; Pacchetto A: Dal 19 al 31 luglio Gemellaggio con la Diocesi di Opole, visita ad Auschwitz (26 luglio) e partecipazione alla Giornata mondiale della Gioventù di Cracovia. Quota di 550 euro. n. 35 Partecipanti. Pacchetto B: Dal 25 al 31 luglio Partecipazione alla Giornata mondiale della Gioventù di Cracovia. Quota di 480 euro. N. 12 Partecipanti.
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Ricordo che la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù è riservata ai giovani nati dal 1986 al 1999 e ai loro sacerdoti ed educatori. È prevista una finestra, da concordare con gli educatori, per i ragazzi nati nel 2000. L’iscrizione è avvenuta per gruppi. Il Gruppo del PACCHETTO A avrà come capogruppo Luca Lusetti e vicecapogruppo Matteo Piccinini; il Gruppo del PACCHETTO B avrà come capogruppo Elisa Maroni e vicecapogruppo Chiara Bonomo. Le iscrizioni andranno confermate entro il 15 giugno 2016 versando la quota rimanente. In questi giorni, è giunta notizia dalla Pastorale Giovanile Nazionale, che le iscrizioni che verranno effettuate dal 11 marzo al 15 giugno, dovranno essere effettuate esclusivamente come altri gruppi e non sarà possibile aggregarsi al gruppo che si è iscritto entro i termini; è rimasto ugualmente il sovrapprezzo di 20 euro. Dopo il 15 giugno non si potrà garantire l’accettazione dell’iscrizione alla Gmg. Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento. Luca Lusetti
Si cercano ragazze e ragazzi Faccio questo appello parafrasando (indegnamente) don Primo Mazzolari a tutti i ragazzi delle superiori dell’unità pastorale, ma in particolare per quelli di Regina Pacis visto che la proposta di vivere l’oratorio come superiori sarà fatta presso i locali del vostro oratorio. Non ho scritto cosa faremo perché voglio che siate voi a proporlo, perché questa c’è una sfida diversa dalle altre: costruire qualcosa non “per” ma “con” voi. Oggi troppi ragazzi vivono relazioni sempre più virtuali grazie ai social network e fanno sempre più fatica a vivere relazioni reali: tu dove ti ritrovi? Verrai ricordato per le battaglie vinte a clash of clan e per i post scritti e le foto pubblicata su instagram oppure perché sei stato uno dei protagonisti di una storia reale? Se ti consideri ancora fra i vivi ti aspetto ogni martedì @ Oratorio RP! Altrimenti stai attento: i morti viventi non lasciano nulla dietro se stessi. Con pro-vocazione (mi piace tradurre con “chiamando a gran voce”) Ciri
Si cercano ragazzi capaci di rinascere nello spirito ogni giorno. Si cercano ragazzi senza la paura del domani senza paura dell'oggi senza complessi del passato. Si cercano ragazzi che non abbiano paura di cambiare che non cambino per cambiare che non parlino per parlare. Si cercano ragazzi capaci di vivere insieme agli altri di lavorare insieme, di ridere insieme di amare insieme, di sognare insieme. Si cercano ragazzi capaci di perdere senza sentirsi distrutti di mettere in dubbio senza perdere la fede di portare la pace dove c'è inquietudine e inquietudine dove c'è pace. Si cercano ragazzi anche senza molti mezzi ma con tanta voglia di fare. Si cercano ragazzi che amino la propria libertà nel vivere e nel servire non nel fare quello che vogliono.
Che rumore fa la comunità? i venerdì a Roncina 4 marzo 2016. Segnatevi questa data perché un giorno tornerà buona per fare memoria. Sono infatti cominciati quel giorno i “Venerdì in compagnia @ Oratorio di Roncina”! Ore 13.30, la pasta è pronta, la tavola apparecchiata per condividere il primo pasto con gli animatori delle superiori. La preoccupazione che fra un’ora si
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presentino solo un paio di bambini è alta. Avremo sognato troppo in grande? E se poi non viene nessuno cosa facciamo? Avremo fallito? Avremo preparato e organizzato tutte queste cose per niente, prima ancora di sapere effettivamente per quanti ci siamo messi a disposizione? Ore 14.20, intravedo il crocifisso sulle scale e con uno sguardo gli ricordo (se mai ne avesse bisogno) che è tutta roba sua e che noi siamo semplicemente a sua disposizione. Ore 14.30, arriva il primo ragazzino accompagnato dal papà. Si chiama Simone. È disorientato, teme di sentirsi da solo…e anche io seduto al tavolino delle iscrizioni lo sono perché la lista conta solo un altro nome, quello di Daniel che si era iscritto una settimana prima ma che anche lui non è ancora arrivato. Ore 15.00, chiudiamo la porta, si cominciano le attività di benvenuto. E, grazie a Dio (proprio a Dio), la mia memoria deve fare spazio a questi 16 nomi che vengono proclamati dai rispettivi proprietari, e che sembrano dire “presente per questa avventura insieme”. Ma non è momento per fantasticare: i bambini hanno la smania di fare i compiti (o meglio di iniziarli per finirli il prima possibile). Ci si divide nella varie aule con i rispettivi animatori. Stanza azzurra: III elementare. Stanza verde: IV e V elementare. Stanza gialla: I e II. Rimango solo nel salone rimasto vuoto dopo il fracasso dettato dall’allegria generale. Scendo le scale e stavolta è Lui che mi getta uno sguardo come a dire: “Vedi che la mia parte l’ho fatta? Sono un Dio fedele. Ora tocca a voi. Coraggio. Non temete perché sono con voi”. Ritorno all’opera e controllo che tutto vada al meglio: ma con degli animatori del genere dovrei evitare di farmi tanti pensieri. Sembra che sia i bambini che i grandi siano lì a fare i compiti insieme da anni, una consuetudine radicata nel tempo. E invece è il primo giorno. Ed ecco sorgere una nova preoccupazione opposta alla prima: in quanti verranno dalle prossime volte? Ce la faremo? Ma poi mi ricordo che il nostro amico, capitano di bordo, che sta al timone lungo le scale ci ha fatto una promessa per cui il mio cuore non teme. Ore 16.30, merenda insieme. Ore 16.45, torneo di bigliardino e laboratorio di disegno. Quante risate, quanti sorrisi, quante urla e quante recriminazioni per avere o non avere frullato quando quello ha fatto gol, tra un genitore che viene e che va per ritirare un pezzo della sua famiglia. Ore 18.00, si chiude la porta. Con gli animatori basta uno sguardo (quanti sguardi oggi) per capire che le cose sono andate diversamente dalle nostre paure iniziali. Ma come dice Spiderman, da grandi poteri derivano grandi responsabilità. 11 marzo 2016, i bambini diventano 20. Cosa succederà venerdì prossimo, il 18 marzo 2016? Venite e vedrete diceva quello sullo scale! Ps: grazie a tutti i ragazzi delle superiori di Roncina perché se tutto questo si sta compiendo è dovuto tanto a loro. Ciri
Ma l’animatore come fa? Dopo esserci chiesti per decenni come fa il coccodrillo, è giunto il momento di chiederci che verso fa l’animatore? Che animale è l’animatore? Queste domande abbiamo cominciato a farci durante il primo incontro della formazione degli animatori del grest di Regina Pacis. Già, perché per fare – o meglio diventare – animatori occorre prepararsi e prepararsi bene come per gustare una buona torta fatta in casa occorre preparare gli ingredienti e
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mettere letteralmente le mani in pasta. L’argomento del primo incontro era centrato sulla figura dell’animatore appunto. Fra le caratteristica principale di un buon animatore c’è quello del prendersi cura di qualcun altro. Siamo nell’anno di grazia, nel giubileo della misericordia, e in oratorio possiamo tradurre questa misericordia con il prendersi cura. In questo siamo stati ispirati dalla lettura della parabola del buon samaritano. A differenza di altri egli non solo vede chi soffre ma se ne fa carico e non da solo: lo porta alla locanda. Il grest, l’oratorio può essere espressione di questa locanda dove ci si prende cura dei più piccoli. Non solo. Il Samaritano, a differenza degli altri, non è lì per caso ma sta compiendo un viaggio. Il grest è anche viaggio, e quest’anno dovremmo viverlo come un pellegrinaggio che ci può condurre alla porta del cuore di ciascun ragazzo che busserà alla porta della locanda. Anche queste sono porte sante: San Paolo ci ricorda che siamo tempio dello Spirito Santo in cui il Signore ha posto la sua dimora. Quindi questo giubileo può davvero prendere carne anche con il grest. Misericordia come prendersi cura e pellegrinaggio come cammino. Un cammino che si fa ricerca. Un cammino che richiede un passaggio di stile (una Pasqua). Un cammino per non accontentarsi solo della torta ai mirtilli del rifugio, perché siamo fatti per le alte vette. Un cammino fatto di incontri. Un cammino di liberazione dagli idoli individuali che ti chiedono di sacrificare gli altri, per imparare a donarsi (sacrificarsi) per gli altri. Di porta in porta insomma: non è il titolo di un nuovo programma televisivo ma potrebbe essere lo slogan che accompagna gli animatori in un nuovo programma di vita. Per concludere questo articolo sulla figura dell’animatore soffermiamoci sulla parola stessa. Anima-tore ha in sé la parola “anima”. I Padri della Chiesa ci hanno insegnato che l’anima è una delle tre dimensione della persona assieme al corpo e allo Spirito: questa è la tricotomia cristiana. Per farla semplice e breve se tutte e tre le dimensioni viaggiano insieme allora si vive davvero una vita spirituale, una vita in Cristo. L’anima possiamo interpretarla come la parte più umana di noi stessi (carattere, talenti, …), lo Spirito lo spazio abitato da Dio e il corpo è ciò che ci permette di essere presenti e al servizio dell’uomo. L’anima-tore evoca quindi questa umanità che messa nelle mani del vignaiolo può portare molto frutto. Animare significa tirar fuori la vita nelle persone, far emergere vitalità, per costruire qualcosa di nuovo e insieme. Chi può fare l’animatore? Chiunque si dona con gioia in uno stile di umiltà e magn-animità! ciri
Cercatori Erranti. Terza Tappa. Gli Incontri Nel pomeriggio di domenica 6 marzo un gruppo di ragazzi si è recato alla Casa Madonna dell'Uliveto (Hospice) di Montericco, per il terzo appuntamento di un percorso organizzato dalla Pastorale Giovanile di Reggio Emilia in previsione della GMG 2016 a Cracovia. L'ambiente così denso di significato ha ispirato il tema: “Gli incontri”. Innanzitutto abbiamo ascoltato la video-intervista della responsabile dell'Hospice, dott.ssa Annamaria Marzi, che ci ha illustrato le principali motivazioni per cui questa struttura sia diversa da un comune ospedale. Per chiarire ancora di più questo concetto ha voluto ribaltare un famoso proverbio, trasformandolo in “finché c'è amore c'è speranza”, commuovendosi al ricordo delle numerose esperienze vissute nel suo lavoro. Poco dopo siamo rimasti scossi dalla testimonianza di Marta. Infatti con grande coraggio è riuscita a raccontarci la sua tragedia personale, con la sorella e il padre scomparsi in breve tempo per la stessa malattia: tumore. Ha voluto spiegarci come ha provato ad affrontare l’incidente di percorso, l’imprevisto. Non sempre la strada verso l’obiettivo si presenta piana e sicura. Chiaramente sta vivendo un periodo difficile, ma ce la sta mettendo tutta per provare ad uscirne, chiedendo aiuto a persone fidate. Dopo un breve percorso all'esterno della struttura, in cui abbiamo “sfogliato” racconti composti da autori di percorsi unici, in quanto
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narrazioni tratte da ‘storie vere’, abbiamo assistito allo spettacolo su Padre Massimiliano Kolbe “La radio e il filo spinato”. Maksymilian Maria Kolbe (Zduńska Wola, 8 gennaio 1894 – Auschwitz, 14 agosto 1941) è stato un presbitero e francescano polacco che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz. È stato beatificato nel 1971 da papa Paolo VI, che lo chiamò "martire dell'amore", e quindi proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II. Lo spettacolo è il racconto di una storia di grande tensione verso il cielo ma anche di estremo coraggio nell’affrontare le vicende di terra. Uno spettacolo con due attori, uso di oggetti e macchinerie, grandi e piccole marionette a cui dar voce e corpo su un palcoscenico, marionette che interagiscono con gli attori, e due luci, due nel senso di due lampioni a che fanno la luce necessaria a raccontare le miserie e la grandezza della vita umana. Giovanni Benassi
Codemondo si apre al mondo... …o per lo meno ai fanciulli del suo territorio! Sto parlando dei ragazzi di I e II superiore che in veste di animatori hanno cominciato ad aprire la Casa del Giovane della loro parrocchia ogni sabato dalle 15 alle 17 per accogliere i bambini e trascorrere insieme un pomeriggio in allegria e divertimento. Avete capito bene: ragazzi di 14 e 15 anni che hanno deciso di “sprecare” due ore del loro sabato pomeriggio per passarlo a servizio (per quanto divertente) dei più piccoli della comunità. Sono impazziti? Che malattia hanno? Io non lo so se siano affetti da qualche sindrome rara di altruismo o chissà cosa: so solo che hanno risposto “eccomi”, anzi “eccoci”, a una chiamata postagli dal prete. Qualcuno ha fatto loro una proposta, una proposta di prendere il largo, diventare pescatori di (piccoli) uomini. E loro hanno detto il loro “sì” e lo stanno continuando a dire ogni sabato con la presenza e l’attenzione, caratteristiche di quel prendersi cura che l’azione educativa mette al centro. Pensate che stiano sprecando il loro tempo? Da un punto di vista per me sì. Mi spiego meglio. Sprecano quel loro tempo libero, dopo 6 giorni di scuola al mattino e impegni al pomeriggio, per cui tempo raro e quindi (come ci insegna l’economia) prezioso, preziosissimo. Lo sprecano dando loro stessi in pasto a dei bambini anziché farsi un giro in scooter, una partita sul pc, una serie di chattate sul cell, una vasca in centro storico o nei centri commerciali. Non stanno scegliendo i centri ma le periferie, le loro periferie. Stanno sprecando il loro tempo libero così prezioso proprio come la donna spreca tutto il profumo (costosissimo) del vasetto per versarlo sui piedi di Gesù. Giuda, che ragiona di buon senso (come sarebbe maturo ragionare), afferma che è uno spreco, che si poteva vendere quel boccettino e fare un’offerta ai poveri. Ma l’educazione – diceva don Bosco – è questione di cuore, non sempre di buon senso. Ben vengano questi sprechi perché è di questi che abbiamo bisogno: meno calcoli per salvaguardare un benessere individuale e più cura per costruire un altro tipo di benessere, più simile a quel Regno dei Cieli. Dico questo perché qualche sera fa sono andato a fargli una formazione e mi hanno stupito con la loro semplicità, schiettezza, profondità e umiltà. Ho trovato davvero un bel gruppo di fratelli che oggi a maggior ragione si sono imbarcati per un’avventura comune che li unisce. “Date loro voi stessi da mangiare” ha detto Gesù ai discepoli prima della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci. In oratorio questi cinque pani possiamo immaginarli come quei talenti che ciascuno ha in dono e deve far fruttificare e i due pesci come quegli esempi che ciascuno porta nel suo cuore e nella sua memoria, che lo spronano a dare il meglio di sé. “Che cosa è questo per molta gente?” si chiedono i discepoli. Cosa sono due ore al sabato pomeriggio per far divertire i bambini di Codemondo (parrocchiani e no, bianchi e no, battezzati e no) in uno stile di fraternità? Io credo sia tantissimo. E questo è solo il primo passo. Chissà dove porterà questa strada. Non importa calcolarlo ora: adesso l’importante è entrare nella logica dei piccoli passi possibili che stanno portando questi ragazzi, affetti da questa strana e rara sindrome, a prendere il largo. …”e lasciate le reti lo seguirono”. Al prossimo passo possibile, ciri
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO La parabola del Buon pastore Insieme ai bambini dai 3 ai 6 anni nel periodo quaresimale ci siamo immersi nella parabola del Buon Pastore per sentirci pecorelle amate e protette del Signore. Un giorno alcune persone hanno chiesto a Gesù: Ma tu chi sei? E lui ha risposto raccontando una parabola. Il parlare in parabole è il metodo abituale dell’insegnamento di Gesù e nelle parabole ci ha trasmesso i più grandi insegnamenti di Dio , ma il mistero di Dio ce lo presenta come un gioiello in un astuccio: non ci fa vedere di colpo il gioiello, ci dà l’astuccio che lo contiene, l’astuccio che “nasconde” il gioiello e nello stesso tempo ci avverte che esso c’è, invogliandoci a rimuovere quanto lo avvolge, per arrivare a possederlo. La parabola infatti nasconde la verità e nello stesso tempo la rivela, perchè ci indica dove e come dobbiamo cercarla. Gesù ci lascia così con tutto l’impegno della ricerca e la gioia della scoperta progressiva. La parabola del Buon Pastore è ritenuta la parabola fondamentale per i bimbi piccoli. Con essa centriamo il mistero cristiano e contempliamo la tenerezza e la misericordia di Dio. Gesù ha detto “Io sono Il Buon Pastore. Le pecore ascoltano la voce del buon pastore ed egli chiama per nome le sue pecore e le conduce fuori.” Il punto che più colpisce i bimbi è che il Buon Pastore conosce le sue pecore per nome, cioè le conosce una per una, personalmente. C’è un rapporto intimo tra Dio e le sue pecore. “E quando ha fatto uscire le sue pecore cammina innanzi a loro e le pecore lo seguono, perchè conoscono la sua voce.” Dio cammina davanti alle sue pecore, indicando la strada da percorrere perchè Dio è la loro guida e si fida di loro. Anche se le lascia libere di scegliere un’altra strada, non le abbandona mai, le va a cercare e quando le ritrova non le sgrida, ma gli corre incontro abbracciandole. Con il loro pastore le pecore si sentono sicure e tranquille, sanno che lui le protegge e le difende anche nel pericolo. “Il Buon Pastore dà la vita per le sue pecore”. Sempre attraverso questa parabola abbiamo meditato l’ultima cena di Gesù e la sua morte, perchè Gesù è il buon pastore che ha tanto amato le sue pecorelle da dare la sua vita per loro. Che gioia, che serenità ci dà sapere che ognuno di noi è amato e protetto dal Padre che si prende cura di noi come il pastore buono fa con le sue pecore. Cristina e Vanna
“Comunità in comunione” a S. Bartolomeo Qual'e' il progetto di Dio? E' di fare di tutti noi un'unica famiglia dei suoi figli, in cui ciascuno si senta vicino e si senta amato da Lui. Questo è quello che è' accaduto il 27 febbraio a S. Bartolomeo, in occasione dell'evento di
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"comunità in comunione" dell’Unità Pastorale S. Maria degli Angeli, per i ragazzi che quest'anno si avvicinano alla loro Prima Comunione. Tra giochi, laboratori vari, catechesi, merenda abbiamo unito tutti in comunione e c'è stata un'atmosfera bellissima tra: bimbi, catechisti e genitori. E' stato uno scambio di conoscenza e fratellanza. Anche i genitori con don Paolo, hanno avuto l'opportunità di pregare e relazionarsi tra di loro, cosa che non avviene tanto facilmente; li è' stato tutto molto più semplice. Ringraziamo il Signore di questa opportunità che ci ha donato e ringraziamo anche don Paolo per questa innovazione che ha voluto anche perché iniziare un nuovo cammino a volte spaventa, ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di quanto fosse inutile rimanere fermi. Silvana
Il Giubileo dei piccoli I bambini di terza elementare con catechiste e genitori sono pronti sul piazzale di Regina Pacis per partire verso la Cattedrale e partecipare al "GIUBILEO DEI PICCOLI". Arriviamo festosi sul sagrato del Duomo, pieno di tanti bambini e adulti, ma ora che stiamo per entrare ci ricomponiamo e con trepidazione attraversiamo la porta della misericordia dicendo :"SIGNORE,APRI IL MIO CUORE". La cattedrale è colma di bambini ,visione bellissima, ci sediamo per terra e un pò tra la confusione cerchiamo di seguire i canti, il racconto molto bello della "Pecorella smarrita" e le parole del Vescovo Massimo. All'uscita una mamma gentile ci ha comprato dei biscotti per fare merenda e ogni bambino porta a casa una candela benedetta con l'immagine del Buon Pastore. In un momento di tranquillità rientriamo in Cattedrale e facciamo una bella foto, tutti insieme, sotto la porta della misericordia, i bambini sono felici. Rientriamo a casa con il ricordo di una bella esperienza di Chiesa. Sandra
Dalla scuola materna “E. Barchi” Vogliamo prenderci questo piccolo spazio per ringraziare: GRAZIE a papà e nonni chi hanno dedicato due sabati interi per rinnovare la scuola rendendola più bella e accogliente (al primo piano abbiamo finalmente salutato le care vecchie mattonelle gialle!!) GRAZIE alle donne della parrocchia che hanno lavorato sia per Natale che ora a produrre cappelletti da vendere per noi e regalano alla scuola la possibilità di mangiare cappelletti prima di Natale e di Pasqua. GRAZIE a tutti quelli che ci custodiscono nella preghiera quotidiana. GRAZIE a tutti quelli che collaborano con noi nei nostri progetti. GRAZIE a tutti quelli che, in ogni forma e modo, si prendo cura di noi. GRAZIE!!! Carol, Betty, Chiara e Fiore
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO Il pellegrinaggio per il nostro tempo non e’ usuale. Si fanno viaggi turistici, lavorativi, culturali, aggregativi, familiari, ma raramente spirituali. Andare controcorrente e fare un viaggio spirituale si e’ rivelato importante. Per me ha voluto dire che la priorita’ era data sia alla preghiera che all’ascolto che al raccoglimento, al mettere cioe’ “le cose” viste e sentite dentro di me per riflettere. Siamo così spesso portati ad andare un po’ fuori di noi per motivi lavorativi, amicali, burocratici, organizzativi, che riuscire a fare il contrario per tre giorni non è così banale e scontato. Inoltre abbiamo rivisto da dove viene la nostra religione; visitando basiliche e chiese (come San Clemente) già del IV secolo capiamo cosa facevano gli altri prima di noi, che le origini della nostra fede hanno radici nel martirio ed il vedere testimonianze figurate nei mosaici tra cui anche leoni ecc. oltre a simboli di fertilità e di gloria e di vita, fa riflettere, mi fa pensare all’importanza della testimonianza , che nel nostro tempo è tutt’altro che scontata e mi coinvolge in prima persona. Tracciare un filo di unità e di collegamento tra il passato ed il presente mi rendi piu’ forte e consapevole. Il pellegrinaggio, poi, non e’ stato solo un momento individuale di riflessione e di penitenza nel pensare alla propria vita ed alla propria fede, ma anche comunitario , in cui ci si sente umanità in cammino nel condividere l’intento, l’impegno, lo sforzo del cambiamento e da cui si puo’ ricevere sostegno e carica. Si e’ ricevuto una iniezione di fiducia, in effetti, sentendoci in tanti nella stessa “barca” e pensando che se tutta questa moltitudine (oltre che da Reggio) e’ “in viaggio” per recuperare una vita diversa e illuminata dalla Misericordia di Dio, allora potremo riuscire a rivoltare il MONDO come un calzino, attraverso una logica di perdono, di non giudizio, di ascolto, di accettazione, di rispetto, di purezza, di giustizia, di pace, di comunione, di gioia contagiosa… Ora sta a noi fare la nostra parte.
Il nostro giro delle sette chiese Quando si va a Roma, è tale l’abbondanza di luoghi storici di altissimo valore artistico che bisogna per forza fare delle scelte mirate. Nel nostro pellegrinaggio abbiamo cercato un gruppo di chiese che fossero abbastanza vicine da essere raggiunte a piedi e risalissero ai primi secoli del cristianesimo. Volevamo tornare alle radici della presenza cristiana a Roma, perché il nostro pellegrinaggio fosse un viaggio non solo nello spazio, ma anche nella storia della chiesa. Le basiliche che abbiamo visitato, poi, portano in sé l’impronta non solo della loro prima costruzione, ma anche quella delle tante trasformazioni che le hanno segnate nei secoli. Del resto, tutte le chiese del mondo hanno subito cambiamenti, a volte anche stravolgimenti, nel corso del tempo, perché le chiese sono edifici vivi, che vivono insieme ai fedeli che le abitano, e non siti archeologici immobilizzati dal restauratore. Siamo partiti da Santa Maria Maggiore, del V secolo, sorta per celebrare la Madre di Dio. La sua struttura, le colonne che dividono le navate, le scene bibliche a mosaico sopra le colonne e sull’arco trionfale sono ancora quelle originarie. Ma chi entra è colpito soprattutto dal meraviglioso mosaico del catino absidale di Iacopo Torriti (XIII secolo), con Cristo che incorona Maria. Abbiamo, poi, dovuto rinunciare a visitare Santa Prassede e i suoi splendidi mosaici bizantini del IX secolo, perché era in corso un funerale. Questo non capita nei musei. Ma, appunto, le chiese sono luoghi dove si vive e si muore, e dove i vivi pregano per i defunti. E i visitatori rimangono
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fuori. Come terza tappa abbiamo raggiunto Santa Croce in Gerusalemme, anche questa di fondazione antichissima: IV secolo. Si racconta che fu fatta costruire da S. Elena, madre dell’imperatore Costantino, su terra fatta venire appositamente con navi dalla Terra Santa, per custodire le reliquie della croce di Cristo. Al giorno d’oggi non rimane più niente della costruzione primitiva; si entra in una chiesa dagli stili compositi, ma armoniosa, con un bel pavimento medievale di pietre policrome a disegni geometrici (cosmatesco) e un grande affresco rinascimentale nell’abside, che rappresenta la leggenda del ritrovamento della vera croce. In una cappella annessa, un antichissimo pezzetto di legno è venerato come appartenente alla croce su cui morì Gesù. A poche centinaia di metri c’è San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma e madre di tutte le chiese. Della basilica del IV secolo non è rimasto niente; si può dire che ogni pezzo appartiene a un’epoca diversa: la facciata, grandiosa e squadrata, è settecentesca; la porta principale, di bronzo, è quella che chiudeva l’aula del senato romano e risale addirittura al II secolo. L’interno, barocco ma con pavimento cosmatesco, colpisce per l’ampiezza e altezza. Le enormi statue bianche (settecentesche) dei dodici apostoli, dai mantelli svolazzanti, presidiano i due lati della navata centrale. Il vasto chiostro duecentesco è delimitato da colonnette attorcigliate e incrostate di pietre colorate, veri gioielli. Dopo la sosta per il pranzo, siamo entrati a San Clemente, luogo stratificato e misterioso. In superficie c’è la chiesa del XII secolo, con uno splendido mosaico absidale che raffigura Cristo su una croce ornata di colombe (le anime dei fedeli), dalla quale si dipartono vortici vegetali che riempiono tutto lo spazio del catino e ospitano, tra le volute, fiori, animali, uomini intenti al lavoro o alla preghiera: insomma tutto il mondo. Nell’ ’800, un monaco irlandese che risiedeva qui iniziò degli scavi sotto la chiesa e trovò un’altra chiesa più antica, con pitture murali e pavimenti con semplici mosaici. In seguito, continuando a scavare sotto la chiesa più antica, si è scoperto un altro strato di edifici: una casa romana del I secolo e un mitreo, cioè il luogo di culto di una religione coetanea del cristianesimo di origine persiana. Questa zona era una piccola valle tra i colli romani, e quando per crolli incendi o saccheggi, gli edifici diventavano inutilizzabili, le macerie venivano riempite di terra e i vecchi muri servivano da base per nuove costruzioni. Così la valletta è stata colmata e si è arrivati allo strato attuale. Il visitatore che percorre queste scale e cunicoli, dieci metri sotto il suolo, avverte materialmente come le epoche si sono depositate l’una sull’altra. Ormai un po’ stanchi, siamo saliti sul colle Celio fino a Santo Stefano Rotondo, fondata nel V secolo. Un custode inflessibile ci ha imposto una sosta di pochi minuti. Sono bastati, però, per godere dell’ampia architettura concentrica e per dare un’occhiata alle cruente scene di martirio, affrescate nel tardo ‘500 sulle pareti circolari del perimetro. Di fronte a S. Stefano si apre una piazzetta, ornata da una fontana costruita attorno a una antica scultura di pietra che rappresenta una nave romana. Al di là della fontana, introdotta da un portico rinascimentale, sta l’ultima chiesa del nostro percorso: santa Maria alla Navicella. Anche questa è una chiesa molto antica, documentata a partire dal V secolo. I manifesti e gli avvisi appesi attorno alla porta sono familiari a chi fa vita parrocchiale: incontri dei giovani, catechismo, vacanze estive per famiglie. L’aula non è molto grande, meno di Regina Pacis. Il soffitto è a ricchi cassettoni dorati, ma la parte più bella e più antica è, ancora una volta, il mosaico absidale, con una Madonna in trono, circondata da schiere di angeli, che offre al mondo il Cristo bambino. Un complicato monogramma ci avvisa che l’opera fu voluta da papa Pasquale I (inizio IX secolo), il quale si è anche fatto ritrarre ai piedi della Vergine. Così è finito il nostro giro delle sette chiese. L’indomani, quarta domenica di quaresima, abbiamo varcato la Porta Santa a San Pietro in Vaticano e, sulla strada del ritorno, abbiamo goduto di un ultimo sguardo alla Roma paleocristiana: la chiesa rotonda di Santa Costanza, con bellissimi mosaici nelle volte del corridoio circolare, e la piccola basilica di Sant’Agnese, martire bambina.
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO Il termine dialogo (dal latino dialŏgus, in greco antico διάλογος, derivato di διαλέγομαι «conversare, discorrere») composto da dià, "attraverso" e logos, "discorso" indica il confronto verbale che attraversa due o più persone come strumento per esprimere sentimenti diversi e discutere idee non necessariamente contrapposte. In una società contemporanea nella quale viene enfatizzato la realizzazione e il successo del singolo, sia a livello personale che professionale, ci si dimentica facilmente della parola "dialogo". Una parola che definisce una azione, per la quale si necessita la presenza di due o più soggetti, come dice la sua stessa definizione. Dialogo significa anche potere esprimere la propria opinione, confrontarsi con idee e pensieri diversi, ma non necessariamente contrari gli uni agli altri. E ancora una volta invece, sembra che nell'era contemporanea, abbia la meglio chi faccia sentire di più la sua voce, chi escogiti la strategia più impattante per convincere gli altri della propria idea. Questo a mio parere non è un dialogo, ma un monologo tra soggetti che non hanno la volontà di ascoltarsi reciprocamente. George Saunders, giornalista per il New York Times, nel suo saggio "L'egoismo è inutile" rappresentata i media attraverso la figura di un uomo con il megafono, il quale strilla le notizie, obbligando le persone a dargli ascolto. Una rappresentazione estrema, ma che a mio parere, cela un ampio fondo di verità. Se si osservano e si confrontano tra loro le testate giornalistiche, sia della stampa nazionale che locale, risconteremo spesso delle incongruenze o dei pesi specifici diversi utilizzati per stessa notizia. Scelte spesso dettate dalla redazione e dalla tensioni politiche che vi stanno dietro. Negli ultimi 10 anni con l'avvento di internet e dei fenomeni ad esso connessi, come ad esempio i social-network, le notizie e i media hanno effettuato un ulteriore salto evolutivo. Al giorno d'oggi le persone possono essere informate in tempo reale da ciò che accade dall'altra parte del mondo, e ciascuno di noi può produrre informazione, grazie ad una implementazione tecnologica sempre maggiore. I più recenti avvenimenti e fatti di cronaca, sono stati raccontati delle persone presenti sul luogo, ancora prima che dai canali informativi ufficiali. È inutile negarlo il panorama dell'informazione si è ampliato in modo esponenziale, arricchendo e rendendo anche più eterogenea il nostro sguardo sul mondo. Ma siamo veramente certi che questa sia la direzione che stiano prendendo le notizie, e gli stessi media che le producono? Al contrario di quanto si pensi, credo invece che ci sia una forma dilagante di disinformazione, o meglio di cattiva cultura della notizia. Molte persone si limitano a leggere di sfuggita i titoli della prima pagina e quelli dei post che vengono pubblicati e retwittati sulla propria home-page. Crediamo veramente di conoscere le ragioni politiche ed economiche di una guerra, solo per averne letto distrattamente una notizia, mentre bevevamo il nostro caffè mattutino. Siamo opinionisti e tuttologi, indottrinati dalla nostre stesse ideologie e dalla nostra cultura, che si limitano a poche fonti d'informazione. Credo che questo sia indice di una controversia che affligge il mondo d'oggi, vivere l'epoca dell'informazione senza sapere informarsi in modo corretto, essere sprovvisti degli strumenti che ci permetterebbero di farlo nel mondo corretto. "#dilaogo: siamo tutti sulla stessa panchina" ha proprio quest'obbiettivo, informare e rendere consapevole la cittadinanza, in modo oggettivo e senza tanti giri di parole. "#dilaogo: siamo tutti sulla stessa panchina" ha sopratutto l'obbiettivo di fare incontrare i cittadini, farli dialogare, per riflettere sulle situazioni politiche e culturali che affliggono la popolazione mondiale, e che si riflettono nel nostro contesto locale. L'iniziativa consiste in una serie d'incontri sul tema dell'informazione, del dialogo interreligioso e della geopolitica, cercando di fornire strumenti pratici per districarsi nel complesso mondo dell'informazione. #dialogo è un percorso iniziato l'anno scorso tra due associazioni che si occupano di educazione giovanile e sono presenti sul territorio reggiano, si tratta di A.G.E.S.C.I. - Zona Reggio Emilia e G.M.I. (Giovani Mussulmani Italiani).
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Durante un percorso di catechesi alcuni ragazzi dell'A.G.E.S.C.I, hanno deciso di incontrare dei propri coetanei di un'altra religione, per conoscere meglio il proprio percorso di fede ed il perché di certi riti religiosi. Da questa serie di incontri è nato un forte dialogo tra le due associazioni, che è proseguito nel tempo, apportando nuove considerazioni e collaborazioni. Dopo i drammatici fatto di cronaca che hanno scosso l'Europa e segnato il 2015, le due associazioni sono tornate a confrontarsi sull'attualità. In particolare modo si è notato come le singole persone, navigassero nella disinformazione o nel l'informazione parziale, senza possedere così un quadro completo delle vicende riportate dai media. Entrambe le associazioni hanno cercato la risposta attraverso un atteggiamento attivo che potesse rispondere al proprio essere giovani cittadini italiani, costruttori di dialoghi, e non di muri costituiti da pregiudizi e ideologie. Grazie al supporto di Mondo Insieme, che si occupa principalmente di promuovere il dialogo interculturale nel territorio di Reggio Emilia, le due associazioni hanno scoperto che il problema riscontrato fosse condiviso da altri soggetti, sempre attivi nell'ambito educativo. È il caso del C.I.S.V., che si occupa di promuovere la ricchezza della diversità culturale attraverso esperienze di volontariato all'estero, che si è unito alla causa e ha collaborato a quest'iniziativa. Lo stesso Comune di Reggio Emilia, ha ritenuto d'interesse e di valore culturale il ciclo d'incontri, da patrocinare l'evento. #dialogo si propone come un itinerario all'interno delle notizie, per conoscere meglio le persone e le culture con i quali conviviamo. Trattandosi di un itinerario, gli incontri si terranno i tre luoghi-simbolo della città, riconosciuti per il loro intrinseco valore sociale, storico e culturale. Si partirà parlando della stato attuale dell'informazione, ovvero da dove nasce l'opinione personale, cercando di trovare anche il supporto e il consiglio di professionisti esperti. Si passerà in seguito al fulcro di quello che è il dibattito culturale e politico contemporaneo, ovvero dialogo interreligioso, attraverso una tavola rotonda a tre voci. Infine si cercherà di chiudere il percorso spiegando il mondo attraverso la geopolitica, ovvero le tensioni politiche ed economiche, aldilà dei fattori culturali e religiosi. In tutti gli incontri saranno presenti ospiti che racconteranno il proprio percorso professionale e le proprie esperienze di vita, cercando di rileggere i fatti di cronaca, attraverso una chiave oggettiva e professionale. Il ciclo d'incontri proposto non vuole essere un caso isolato, infatti le associazioni e il Comune di Reggio Emilia hanno espresso la volontà di continuare a collaborare, per la costruzione di altre iniziative. In modo particolare verrà effettuata una mappatura dei luoghi di culto presenti sul territorio cittadino, in una chiave di lettura artistico-culturale, sempre attraverso un atteggiamento di apertura al dialogo con altre culture e fedi religiose. A coronare il percorso degli incontri, che si terranno tra aprile e maggio, sarà la stesura della "Carta di convivenza e integrazione", a simboleggiare la volontà dei cittadini di mettersi in un atteggiamento di dialogo e ascolto reciproco. Un documento che stipulerà un patto di convivenza tra i cittadini, aldilà propria origine etnica o della propria fede, e che sarà possibile editare e sottoscrivere al conclusione del percorso compiuto assieme. Alessandro Mafrica
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO 7 FEBBRAIO : Giornata della Vita... Un grande grazie !!! Un grande grazie da parte di tutte le mamme del Centro di Aiuto alla Vita di Reggio Emilia per la generosità delle persone che, a Regina Pacis, hanno acquistato le primule della vita. Sono stati raccolti 580 euro molto preziosi. Perché preziosi? Chi sono queste mamme? Che aiuto abbiamo dato loro? È davvero importante? Vi posso dire che è importante, proprio importante, per NOI e per LORO, se lo facciamo con amore. Mi spiego meglio. Queste donne, talvolta ragazze, hanno bisogno prima di tutto di questo, del nostro amore. Le loro storie sono sempre storie di mancanza di amore, di solitudine, di abbandono e, perché si tramutino in rinascita, in maternità, hanno bisogno di sentire che, nonostante i loro "sbagli", l'ostilità del compagno o della famiglia, qualcuno le ama, le abbraccia, non le giudica, le soccorre. Di qualcuno che faccia capire loro quanto quello che per loro è un tragico errore, l'aspettare un bambino, sia invece un grande dono per la loro vita e per tutta la comunità. Quando aiutiamo una di loro, aiutiamo noi stessi a restituire un po' di quello che abbiamo ricevuto; “perdere” un bambino non è solo una tragedia per la mamma, lo è per tutti noi. È portare un po' di deserto nelle nostre città già vuote, perché quel bimbo non nato sarà un amore perso, una risata persa, una gioia persa e un pianto silenzioso per sempre nel cuore di quella mamma contro la quale puntiamo il dito, a cui diamo tutta la colpa, forse per sentirci meglio. Loro hanno bisogno di sentire, di ritrovare attraverso di noi l'amore di Gesù, di Maria, l'amore profondo, quello che avvicina, non quello che allontana. Hanno un nome i loro bambini, preghiamo per loro e con loro. Aiutiamo queste donne ad aprire il loro cuore, ad avvicinarsi al confessionale dove le aspetta Gesù che conosce bene la loro angoscia ed è pronto a dire loro: “Finalmente sei qui, ti aspettavo. Il tuo bimbo è a Casa, accanto a me. D'ora in poi cambia vita. Io sarò sempre accanto a te. Sempre. E con me tua madre Maria". Aiutiamo anche questi papà mancati a prendere coscienza della perdita, aiutandoli a prendendersi il loro carico e a capirne la gravità per riparare. A tutti noi, a me stessa, dico che non importa cosa faccio, quanto faccio, ma come lo faccio... Ci affatichiamo in mille opere, iniziative, ma, prima di tutto, Signore aiutaci ad amarci gli uni gli altri, perché sarà questo nostro amore verso l'altro, il diverso, il povero che innamorerà, che avvicinerà e riempirà le chiese e farà di noi una comunità. Come ci ricorda bene S. Paolo ..non siamo nulla senza l'Amore. Stiamo vicini a queste donne, ai loro bambini, amiamoli: loro sono nostri figli, loro sono Gesù. Concludo con la preghiera recitata nella Giornata della vita. “Signore ti preghiamo perché finisca il dolore profondo delle donne lasciate sole, che non hanno detto Sì al loro bambino. Che possa cessare il loro pianto e quello di Dio; che quel dolore svelato nei confessionali dopo tanti anni di sofferenza trovi insieme alla Tua, la nostra misericordia e possa così guarire il loro cuore e trasformarsi in nuovo amore e nuova speranza. Per questo ti lodiamo e ti ringraziamo Signore della vita e dell'amore infinito”. Una volontaria del Centro di Aiuto alla Vita di Reggio Emilia PS: mentre scrivo, h. 15.35, è nata Sophie.
Il Progetto Gemma : un'adozione prenatale a distanza Nella parrocchia di Regina Pacis, ogni terza domenica del mese, vengono raccolte offerte finalizzate ad aiutare mamme che, per la grave situazione di povertà e di disagio in cui vivono, pensano di abortire. Questo progetto di adozione prenatale a distanza è chiamato “Progetto Gemma”. Le offerte raccolte vengono versate al C.A.V.
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(Centro di Aiuto alla Vita) della città dove vive la mamma da aiutare, dietro segnalazione della fondazione “Vita Nuova” di Milano. Il nostro aiuto, nel corso degli anni, è partito da Reggio Emilia per arrivare fino a Laterza, Varese, Bergamo, Menfi, Torino, Vimercate …Gli adottanti, nel nostro caso alcuni adulti e famiglie della parrocchia, garantiscono ad una mamma e al suo bambino un contributo economico mensile di 160 € per 18 mesi, sei di gravidanza e dodici per il primo anno di vita del bambino. A Regina Pacis , dal 2002, anno di inizio del progetto, è stato fornito a quattordici mamme e ai loro bambini un aiuto economico e un ricordo nella preghiera. Di questi bambini conosciamo solamente il nome, la data di nascita e qualche notizia relativa ai primi mesi di vita; abbiamo però avuto testimonianza, tramite lettere o semplici bigliettini, della gioia della mamma e della famiglia per la nuova nascita . Ecco le belle parole che la mamma di Alessandro, una delle prime mamme da noi sostenute con il Progetto Gemma, ci scrisse nell'ormai lontano 2003: “Finalmente, dopo nove lunghi mesi, è nato il mio Alessandro.....E' nato di 3,950 Kg e tutto è andato benissimo. Siamo tornati a casa dopo tre giorni e i primi giorni è stato un po' difficile... Presto svilupperò le prime fotografie e ve ne invierò una. Non ho parole per ringraziarvi dell'aiuto che mensilmente ci fornite; oltre che economicamente , mi dà sollevo pensare che tante persone generose ci abbiano dato una mano in una situazione tanto difficile. Ogni tanto, tramite il CAV, vi farò pervenire delle sue foto... così saprete come cresce.. Ho pregato per voi”. Se qualcuno fosse interessato ad aderire a questo progetto, deve semplicemente fermarsi dopo le messe delle terze domeniche del mese e offrire ciò che può all’incaricato presente in canonica. Possono essere anche pochi euro che sommati a quelli di tutta la comunità faranno tanto bene. Grazie Silvio e Daniela
PROGETTO GEMMA ANNO 2015 * Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
Entrate 145 375 190 160 160 170 190 100 135 125 195 160 € 2.105,00 ***
Uscite
1080 **
€ 1.080,00
*Offerte raccolte dopo le messe del mattino nella terza domenica del mese a Regina Pacis. **Saldo del Progetto Gemma iniziato nel Dicembre2014. *** L'utile dell'anno 2015 , € 1.025 , sommato alle offerte raccolte nel 2016, verrà utilizzato per richiedere alla Fondazione Vita Nuova di Milano un nuovo Progetto Gemma (€ 2.880).
MAMMA è... Una delle attività che il CAV propone alle donne che si rivolgono al Centro è “Mamma è”, una vera e propria occasione di incontro e dialogo per le mamme e le future mamme, suddivisa in due giorni settimanali, in due parrocchie diverse della città: Sacra Famiglia e S. Paolo.
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Durante questi incontri le mamme hanno la possibilità di socializzare tra loro, scambiandosi pareri e opinioni in merito alla crescita dei propri bimbi, condividendo momenti ed esperienze che si ritrovano ad affrontare quotidianamente. Spesso sono presenti anche i bimbi, così che hanno la possibilità di giocare e interagire con i loro coetanei, con le mamme e le volontarie. “Mamma è” propone anche degli incontri con esperti quali ostetriche, operatori della Croce Rossa, pediatri, biologhe, ecc. così da incrementare le conoscenze relative alla salute e allo sviluppo dei propri bambini e quindi colmare i diversi dubbi. A volte, poi, quando non si fanno incontri con esperti specifici, siamo noi volontarie e servizio civiliste a mettere in campo le nostre capacità, aiutando le mamme a creare qualcosa per loro o per il loro piccolo; ad esempio, molto apprezzato è il momento della bigiotteria, durante il quale Angela ci spiega come creare braccialetti, anelli e collane, e tutte insieme o a piccoli gruppi, lavoriamo per costruire qualcosa di bello da indossare. E’ bello soprattutto vedere tutte le donne collaborare tra di loro, aiutando chi è più in difficoltà e mettendo a disposizione delle altre tutto l’occorrente necessario. Questi incontri sono molto utili alle mamme, che possono parlare tra loro e confidarsi, attraverso momenti di conoscenza e sostegno reciproco, con la possibilità di avere qualche ora per sé, chiacchierando davanti a una fetta di torta e ad un bicchiere di thè. Non sono importanti solo per loro, però, ma anche per noi volontarie, che ci mettiamo in gioco cercando di capirle, ascoltarle e supportarle nel loro difficile percorso e sviluppo insieme al bambino; capita spesso che le mamme si confidino con noi, cercando anche solo un abbraccio od una carezza. Questi momenti sono fondamentali nella relazione con loro e ripagano di tutte le difficoltà che possiamo incontrare nel corso di questo cammino. Carlotta, volontaria del Servizio Civile
La testimonianza di M. Per una mattina alla settimana c’è un luogo dove le mamme possono incontrarsi, conoscersi, condividere dubbi, paure, perplessità, gioie della meravigliosa, ma non sempre facile, esperienza di crescere un figlio. Incontrarsi tra “pari” permette di sentirsi liberi di parlare sinceramente e apertamente dei nostri problemi, delle nostre difficoltà, senza il timore di sentirsi giudicati, ma anzi con la certezza che chi ci ascolta ci può capire sinceramente perché sta vivendo le nostre stesse esperienze. Inoltre in questo modo si mettono in circolo le esperienze e le conoscenze di ogni mamma, e parlando insieme si possono trovare idee, suggerimenti, modi per superare i piccoli problemi che si incontrano nel crescere i nostri figli. Come mamma partecipo ogni volta che posso agli incontri del giovedì nella parrocchia di Roncina, con diverse mamme ci siamo conosciute quando i nostri bimbi erano minuscoli e ancora nascosti nella nostra pancia e adesso li vediamo giocare insieme barcollando per la stanza. Le amicizie che ho stretto sono sincere e profonde, preziose come tesori, colorate con tutte le sfumature della pelle che incontro ogni giovedì, allegre come le risate dei bambini e delle loro mamme. M., una mamma CAV
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO Corso per operatori dei Centri di Ascolto CARITAS Condividere, crescere nel servizio. (IV° incontro) Il quarto incontro di formazione sui Centri di ascolto è stato animato da Elisa Nicoli e Matteo Gandini, la prima referente delle famiglie siriane,il secondo responsabile dell’animazione all’interno delle comunità. Questo ultimo appuntamento ha avuto lo scopo di conoscere i sevizi con cui un centro d’ascolto viene in contatto per accompagnare una persona che chiede il nostro aiuto e le strategie da utilizzare per coinvolgere ed animare le comunità parrocchiali di appartenenza. Per meglio spiegare in modo dinamico la ricchezza e la complessità di queste relazioni, Matteo ed Elisa ci hanno proposto una simulazione, la storia del tutto inventata di don Bruno e della sua comunità. Il parroco della storia, decide di aprire per l’anno giubilare “La casa della Misericordia” come spazio di accoglienza, con l’adesione entusiasta della comunità e dell’amministrazione pubblica: subito dopo però le realtà parrocchiali e i rappresentanti del territorio si sono fatti sentire ciascuno esponendo i propri bisogni e rivendicando lo spazio della casa. Noi presenti all’incontro siamo stati coinvolti e chiamati a trovare una soluzione. Ci siamo confrontati nei gruppi di lavoro cercando di mediare tra i bisogni diverse realtà parrocchiali ma alla fine abbiamo convenuto tutti assieme che nessun percorso può portare ad una crescita della comunità se non attraverso un cammino di condivisione in cui ogni gruppo mette in comune con gli altri le esigenze e le risorse; attraverso questa modalità ogni comunità può provare soluzioni creative e nuove, frutto anche di un percorso di discernimento in cui ci si domanda come il Signore ci parla. Questo è lo stile Caritas in cui si dà rilievo non solo alla soluzione del problema ma al percorso che ogni comunità fa per giungervi, un cammino di crescita nel servizio. Lucia
Nuovi fronti dell’Evangelizzazione nell’UP Seguire le indicazioni pastorali di Papa Francesco significa alzare lo sguardo e non fermarsi all’accompagnamento pastorale dei frequentanti, ma andare oltre senza chiaramente dimenticarsi di coloro che già ci sono. In questi primi mesi di attività pastorale sono così sorti nuovi cammini di evangelizzazione con alcune realtà presenti nel nostro territorio. Le vogliamo segnalare:
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1.
Studenti stranieri di via Zandonai. In fondo alla via c’è un palazzo che ospita circa 60 studenti universitari provenienti in prevalenza dal Camerun e dal Togo (c’è anche qualche congolese e italiano). Con un gruppetto di loro (circa 15) da alcuni mesi ci stiamo incontrando per meditare e pregare la Parola di Dio. Sono interessanti le riflessioni che emergono durante la condivisione, perché manifestano il disagio di giovani che provenendo da paesi stranieri
2. Famiglie della Burkina Faso. Da poco tempo abbiamo iniziato a vederci per capire che percorso spirituale possiamo realizzare insieme. Il tutto è nato da un contatto dopo una messa domenicale. La proposta fatta è stata immediatamente recepita positivamente. 3. I ragazzi di Clara. Messa così può suonare male. Clara tutti la conosciamo per il suo grande impegno con i bambini e soprattutto con i ragazzi che incontra nei parchi. Con alcuni di loro è avvenuto non solo un recupero sul piano sociale, ma anche un cammino di fede. Con loro ogni tanto ci troviamo per pregare e leggere la Parola di Dio su alcuni temi scelti e d’interesse comune. 4. Famiglie cutresi. Il percorso, che dura ormai da alcuni mesi, è iniziato dalla partecipazione di alcune signore al Corso di Lettura Popolare della Bibbia realizzato lo scorso anno presso l’oratorio cittadino. Stimolate da questo metodo, le signore hanno cercato la parrocchia per vedere se era possibile dare continuità al percorso iniziato. E così da qualche mese avvengono incontri di preghiera basati sulla lettura popolare della Bibbia che, com’è noto, dà ampio spazio all’ascolto del vissuto dei partecipanti. La grande novità è la presenza degli uomini e, soprattutto, la loro attiva e significativa partecipazione. Ci sono molti altri ambiti e ambienti nella nostra unità pastorale che stanno aspettando una proposta di evangelizzazione. A volte basta semplicemente alzare lo sguardo ed accorgersi che non c’è bisogno solamente di un cibo materiale, ma anche e soprattutto del cibo spirituale. D Paolo
L’UP HA IL SUO SITO! www.upsantamariadegliangeli.it Il nuovo sito dell'UP Santa Maria degli Angeli è stato sviluppato su Wordpress. La piattaforma, probabilmente quella oggi maggiormente utilizzata al mondo, permette di caricare rapidamente nuovi contenuti (articoli, immagini, appuntamenti...) e consente anche una facile integrazione di nuove funzionalità (viste, calendari, pagine, widgets, menu nuovi, ecc...) garantendo massima flessibilità nell'assecondare le necessità che mano a mano potrebbero nascere. Attualmente, la Home page prevede 3 sezioni: il menu principale con il collegamento ad alcune pagine generali valide per tutte le realtà dell'UP; al centro una vista di sommario sugli ultimi articoli caricati e i prossimi appuntamenti; nel footer in fondo alcuni links utili e l'archivio degli articoli. In particolare, nel footer c'è la possibilità di entrare nelle sottosezioni relative alle singole parrocchie: attualmente l'unico link attivo è quello di Regina Pacis, grazie al quale si accede a tutte le informazioni specifiche della parrocchia organizzazione, gruppi, iniziative, ecc... Navigando nelle sotto pagine suddivise per parrocchia, il menu principale cambia a seconda delle esigenze delle singole realtà. E' possibile anche cambiate stile delle pagine, colorazioni, fonts, ecc... per mettere in evidenza informazioni rilevanti o distinguere più facilmente i dati relativi all'UP rispetto a quelli relativi alle singole parrocchie. Francesco
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO Incontro delle giovani famiglie dello Spirito Santo La leggenda dei tre alberi Tanto tempo fa, SU UNA COLLINA, SI ERGEVANO TRE ALBERI. In primavera, le loro radici si dissetavano con le fresche gocce di pioggia che filtravano nel terreno. In estate, dispiegavano le loro foglie al sole. In autunno, i venti forti scompigliavano i loro rami. In inverno, riposavano sotto una scintillante coltre di neve. Una notte, sotto un gelido cielo illuminato di stelle, ognuno di essi diede voce ai propri desideri. – Il mio – disse IL PRIMO albero – è un sogno di ricchezza. Vorrei diventare UN BELLISSIMO SCRIGNO, dove sia conservato il più splendido tesoro. – Il mio – disse IL SECONDO albero – è un sogno di potere. Vorrei diventare UN FIERO VELIERO, sul quale un potentissimo re attraverserà tutti i suoi possedimenti. IL TERZO albero sospirò al vento. – Io voglio rimanere qui – disse serenamente – sulla collina e SLANCIARE I MIEI RAMI VERSO IL CIELO. Trascorsero molti anni e i tre alberi crebbero alti e vigorosi. Un giorno tre boscaioli risalirono la collina; ognuno portava con sé un’ascia. – Io sono pronto per la ricchezza – disse il primo albero cadendo. – Io mi inchino di fronte al re – disse il secondo. Il terzo albero invece versò le sue delicate foglie come lacrime. – Il mio sogno è infranto – gemette mentre cadeva al suolo. Un falegname prese il tronco del primo albero, lo segò in tante assi e le unì l’una all’altra. Fabbricò una cassa, e la fabbricò bene, ma non era uno scrigno. Era una solida mangiatoia. Giunse un locandiere e se la portò via su un carro. Ogni sera la riempiva di fieno per gli stanchi animali che avevano condotto i viandanti fino alla sua stalla. – Una vita così umile – sospirava l’albero. – Un luogo così povero e inadeguato. Una notte, il locandiere fece scostare gli animali nella stalla per fare posto a un uomo e una donna, che avevano bisogno di un riparo. Mani gentili posero fieno fresco e pulito nella mangiatoia. Poi vi fu adagiato un neonato. IMPROVVISAMENTE IL PRIMO ALBERO SEPPE CHE STAVA CUSTODENDO IL PIÙ GRANDE TESORO CHE IL MONDO AVESSE MAI VISTO. Un carpentiere navale prese il tronco del secondo albero. Lo segò e lo modellò, lo levigò e lo incollò. Giunsero alcuni pescatori e lo spinsero via. Ogni sera lo facevano scivolare nelle acque viola di un lago. Veleggiavano nella notte e gettavano le loro reti, per poi ritirarle a bordo colme di pesci guizzanti. – Una vita così faticosa – diceva l’albero – e con gente così comune! Una notte soffiavano venti di tempesta e le onde si frangevano rumorosamente. A un certo punto un uomo si alzò in piedi sulla barca e disse alla tempesta: - Pace. Calmati! Improvvisamente tutt’intorno dominò la quiete. E IL SECONDO ALBERO SEPPE CHE STAVA TRASPORTANDO IL PIÙ POTENTE RE CHE IL MONDO AVESSE MAI VISTO. Il tronco del terzo albero fu tagliato in modo grezzo e lasciato nel cortile di una legnaia, quasi dimenticato. Poi, un giorno, ci fu un gran clamore di voci. – Andrà bene qualsiasi legno, purché facciate in fretta. Rozze mani afferrarono il tronco e velocemente ne ricavarono una croce. Mani crudeli costrinsero un uomo a stendersi su di essa e gli inchiodarono mani e piedi. Alcuni soldati issarono la croce. Lì, sulla cima di una bassa e brulla collina, l’uomo morì. L’albero che divenne una croce fu lasciato vuoto. Quando il sole calò, fu invaso da una disperazione profonda come non mai. Anche quando il sole si alzò nuovamente, ogni ora assomigliava all’oscurità. Poi tornò un’alba luminosa. Prodigiosamente, l’uomo che era morto fu visto vivo di nuovo. L’ALBERO CHE AVEVA CONCEPITO LA SUA MORTE ERA DIVENTATO IL SIMBOLO DELLA SUA VITA. E il terzo albero seppe che si sarebbe per sempre stagliato verso il cielo.
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Il nostro incontro di domenica 6 marzo, iniziato con la partecipazione alla S. Messa e il pranzo insieme, è continuato con la lettura di questo racconto, nel quale i nostri bambini hanno saputo riconoscere immediatamente la storia di Gesù. Insieme a loro abbiamo parlato del significato della Pasqua: Gesù è morto sulla croce per salvarci e ci ha dimostrato il Suo grande amore donando la Sua stessa vita per noi. Sull’esempio di Gesù, quindi, abbiamo chiesto ai bambini di riflettere su quali siano i doni che ciascuno di noi può fare agli altri per farli sentire accolti e felici. Ognuno ha trascritto il suo pensiero sulla sagoma della propria mano ritagliata su un cartoncino colorato e l’ha appesa ad uno dei tre “alberi”, posti all’ingresso della chiesa. Tutti i bambini infine hanno preparato, con fantasia e impegno, tanti decori per abbellire i tre alberelli. Come sempre, è stato molto piacevole trascorrere del tempo assieme, sia per i bambini sia per noi adulti e, oltre a questo, è stato molto bello osservare con quanta spontaneità ed entusiasmo i nostri figli siano stati coinvolti dall’attività e dalla riflessione proposte.
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CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO [continua dalla prima pagina] Gesù ha aperto a tutta l’umanità il cammino della vita. Il cammino dell’esistenza umana può diventare un cammino di vita, allora, quando ascoltiamo e mettiamo in pratica il Vangelo che esprime l’amore di Dio per noi e che chiede all’uomo e alla donna l’amore fraterno. L’amore del Signore per noi che ascoltiamo nel Vangelo è una logica che viene da fuori del mondo, viene cioè dall’amore infinito di Dio creatore. E allora una vita vissuta in questo modo non può che avere come traguardo Dio. Certamente tutti pagheremo il dazio della morte, ma non si tratta di una sconfitta per sempre, né una perdita definitiva dell’esistenza. Gesù il terzo giorno è risuscitato dai morti: la morte ha avuto potere su di Lui solo per un periodo limitatissimo di tempo: la vittoria della vita è invece definitiva. Questo è l’annuncio della Pasqua e questa è la nostra speranza, che si traduce in un invito a prendere il Vangelo come regola di vita, perché quando lo facciamo il cammino della nostra vita tende verso Dio, verso la vita piena. L’amore di Dio Che si è manifestato in Gesù risuscitandolo dai morti, sia per tutti noi motivo di consolazione e di speranza. Buona Pasqua a tutti e buon cammino. Don Paolo Cugini
Benedici il Signore, anima mia! Lectio divina sul Salmo 103 (102) La prima Lectio Divina per la nostra Zona Pastorale, ha visto una chiesa, quella di Pieve, gremita di persone che hanno ascoltato con particolare attenzione la meditazione di don Paolo sul Salmo 103(102). L'invocazione allo Spirito Santo ci ha preparato all'ascolto di questo splendido testo che la Liturgia ci ha proposto il Mercoledì delle Ceneri, un inno alla Misericordia di Dio. Da una prima lettura ci accorgiamo che il Salmo inizia e finisce con una stessa frase: 1Benedici il Signore, anima mia. È una cornice, un invito alla propria anima a benedire il Signore, un invito che si apre, verso la fine (versetti 20-22), agli angeli, alle schiere: una bellissima indicazione, in questo tempo di Quaresima, ad uscire da un intimismo spirituale per aprirci alla relazione con gli altri. "Benedire" significa "dire bene", fare i complimenti al Signore per tutto quello che ha fatto, scoprire tutto il bene che ha operato in noi, riconoscerlo come sorgente della vita, della gioia, della salvezza. Tutto ciò che è in me, la mia vita la mia intelligenza, il mio affetto benedica il suo santo nome: E' uno splendido dialogo che il salmista fa con se stesso, con la sua anima, ma essendo ispirato, è Parola di Dio rivolta a ciascuno di noi. 2Non dimenticare tutti i suoi benefici. Non dimenticare tutte le cose belle che ha fatto per te. Per prima cosa ci ha perdonato le colpe, ci ha circondato di misericordia, guarendo i nostri difetti, facendo in modo che la nostra vita non finisse nella fossa e andasse sprecata. Anche nella vecchiaia, quando tutto può sembrare finito, ci sazia di beni, rinnova la giovinezza come un'aquila che spicca il volo. Per riconoscere la presenza del Signore, però è necessario fare memoria, ricordare quello che abbiamo conosciuto, scriverlo, inciderlo nel cuore. Questo perché durante il corso della nostra esistenza, ci sono situazioni che nel presente non ci hanno detto molto, invece nel ricordo, ampliato dal significato che la Parola di Dio produce in noi e illuminati dallo Spirito, diventiamo capaci di percepire, di riconoscere la presenza del Signore, di cogliere il suo passaggio. 6Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi,ha fatto conoscere a Mose' le sue vie, le sue opere ai figli di Israele
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Ha fatto conoscere sé stesso e si è rivelato un Dio giusto che non guarda il merito: ha accompagnato quel popolo dal cuore duro fino alla terra promessa e poi oltre, sempre, nonostante non lo meritasse, perché è un Dio fedele, che non si rimangia la parola, ma mantiene fede al patto. 8Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell’amore. Come è possibile accostare l'ira alla misericordia? Il Dio in cui crediamo non è un Dio indifferente, che lascia correre, invece rimane scosso da tutte quelle realtà che minacciano la vita: le ingiustizie, le opere malvagie che compie l'uomo e che ostacolano il suo progetto di salvezza per l'umanità, la corruzione. A tal proposito, nell'ultimo libro di Papa Francesco: “Il nome di Dio è Misericordia", in un capitolo si parla proprio della corruzione: “La corruzione è il peccato che invece di essere riconosciuto come tale, e di renderci umili, viene elevato a sistema, diventa un abito mentale, un modo di vivere. Il corrotto è colui che pecca è non si pente, colui che pecca e finge di essere cristiano, e con la sua doppia vita dà scandalo”. L'ira di Dio manifesta esattamente questo e dinanzi a questa situazione Dio prende posizione. Il corrotto non conosce l'umiltà conduce una doppia vita, si generano abitudini che limitano la capacità di amare e portano all'autosufficienza. Il corrotto si stanca di chiedere perdono e finisce per credere di non dover chiederlo. Non ci si trasforma di colpo in corrotti, c'è un declino lungo nel quale si scivola e che non si identifica semplicemente con un assetto di peccato. Allora meditando questi versetti, applicandoli alle nostre realtà di oggi, ci rendiamo conto che neanche noi possiamo rimanere indifferenti davanti alle ingiustizie, piuttosto dobbiamo prendere esempio dai profeti stessi che, ispirati dallo Spirito di Dio, commossi dalla sofferenza degli oppressi, denunciavano con fermezza la corruzione dilagante nel popolo. Ma il Signore Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno, non ti toglie la parola; piuttosto, davanti a situazioni di male e invasi dalla forza del suo amore , dobbiamo fare molta attenzione a non peccare (cfr. Ef 4,26): L'ira può essere vista come elemento importante che dice la nostra sensibilità di fronte a situazioni di ingiustizia, ma non possiamo rimanere arrabbiati. Purtroppo il nostro rancore può durare a lungo, e in alcune situazioni dolorose di rotture, anche tutta una vita. Il Dio nel quale crediamo e che si è manifestato nel Signore non è un Dio meritocratico. 10 Non ci tratta secondo i nostri peccati Non ci ripaga secondo le nostre colpe, non fa i conti in base a quello che meritiamo, non ci ripaga secondo le nostre colpe: questo atteggiamento, del dare il pan per focaccia, è tipicamente nostro. Il Signore invece è grande e generoso ed anche di fronte all'ingratitudine continua ad essere generoso. Per farci comprendere questo il salmista usa tre immagini, (vers.11,12,13) che descrivono la misericordia: 1-E' come il cielo rispetto alla terra: una differenza di spazio tra queste due grandezze, per dire una misericordia enorme; 2- Come c'è una distanza notevole, tra l'Oriente e l'Occidente, tra dove nasce e tramonta il sole, così allontana da noi le nostre colpe, le getta alle spalle, nel profondo degli abissi. 3-Infine un'immagine paterna, 13Come è tenero un padre verso i figli Così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono. L'amore paterno è creativo, crea un legame. E Dio manifesta la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, la sua potenza non va cercata nel cosmo, nella grandezza, nei miracoli, ma la troviamo quando scopriamo che il Signore ha cambiato una situazione di male in bene, quando vediamo dentro di noi che quel male che ci stava affliggendo è stato cambiato in bene. Ecco come si manifesta la potenza di Dio, dello Spirito e della sua misericordia. Le sue grandi opere sono legate alla fragilità umana perché Dio agisce così, perché nonostante l'uomo e la donna facciano fatica ed essere redenti e costruiscano delle realtà di grande ingiustizia, il Signore ci cambia ma non rimane nell'ira, ci cambia con la sua misericordia, amorevole come un padre con il figlio, 14Perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere, fragili come un fiore di campo appena fiorito che al primo vento caldo secca. E' la nostra condizione umana. Come si fa a rimanere arrabbiati con un essere così fragile? Dio si è commosso, ha preso a cuore la nostra miseria (miseri-cordia) ed è intervenuto. Tutto sparisce, tutto passa anche le persone più famose, ma il Signore no: rimane fedele per sempre. Noi saremo dimenticati dalle generazioni future, ma non la grazia di Dio e proprio per quel legame di fedeltà che Egli ha creato in noi, abbiamo il suo sigillo, che ci fa essere figli, ci dona dignità: questo ha creato lo sguardo di Dio su di
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noi. Il senso del cammino della Quaresima dovrebbe aiutarci a riscoprire come l'amore del Signore dura per sempre per coloro che lo prendono sul serio, che lo mettono al primo posto, che gli danno valore, che accolgono la grazia, lasciando che operi nella propria vita, prendendo parte al suo progetto. La giustizia di Dio continua attraverso le generazioni e non scompare. Moriremo, siamo poca cosa, siamo cenere, ma possiamo rimanere nel Signore. Grande è la sua Misericordia! Paola Micacchi
Nuovi diaconi al servizio della nostra chiesa La costituzione delle nuove unità pastorali è solo l’inizio di un processo che porterà la nostre comunità ad adeguarsi alle nuove condizioni e alle nuove necessità che sono nate e che nasceranno nella vita e nella pastorale delle nostre parrocchie. Come già ho detto in gennaio su questo giornalino, tutti saremo chiamati a riscoprire la nostra vocazione battesimale per metterla al servizio delle comunità, prendendoci la responsabilità di arrivare dove i sacerdoti non riescono più ad arrivare a causa del calo delle vocazioni sacerdotali. Ma sono necessarie anche figure “istituzionali” e non soltanto dei volontari. Il nostro Vescovo Massimo all’arrivo nella nostra diocesi, incontrando i diaconi, affermò che poiché non conosceva il diaconato permanente avrebbe dedicato parte del suo tempo a conoscere e capire questa realtà così sviluppata nella nostra diocesi. Si è quindi messo molto seriamente in ascolto dei diaconi attraverso incontri periodici al termine dei quali ha ridefinito i cammini di discernimento e di formazione e da pochi mesi ha ridato il via libera alle comunità per indicare nuovi aspiranti al diaconato permanente, affermando che il diacono sarà una figura fondamentale per la pastorale dei prossimi anni. A Regina Pacis da diversi anni si attendeva questo via libera e a maggior ragione adesso, come unità pastorale Santa Maria degli Angeli, inizieremo un cammino di formazione e sensibilizzazione in tutte le comunità per arrivare, alla fine di questo cammino, ad indicare nuovi candidati al diaconato. Questo cammino sarà caratterizzato da due momenti per aiutare tutti i membri delle comunità a capire un po’ di più cosa è il diacono (infatti diacono è più un essere che un fare); a capire le caratteristiche che sono richieste ai diaconi, alle loro famiglie e in particolare alle loro spose (nel caso di diaconi sposati). Il primo di questi momenti sarà in una domenica durante i mesi di aprile e maggio: in ogni parrocchia dell’unità pastorale verrà chiamato un diacono permanente a parlare del diaconato durante le messe. In un secondo momento saranno proposti incontri, a gruppi di parrocchie, sul tema del diaconato con la possibilità per i partecipanti di condividere riflessioni e chiedere chiarimenti. Al termine di questi due momenti ci sarà un periodo di un paio di settimane nelle quali chi vorrà potrà proporre il nome di qualche persona ritenuta da lui idonea a svolgere questo ministero. I nomi proposti verranno valutati dal parroco e da una commissione composta dal Vicario Episcopale per il diaconato e tre referenti per la formazione e il discernimento di aspiranti e candidati. Gli aspiranti ritenuti idonei verranno contattati per chiedere a loro e alle loro spose la disponibilità ad iniziare un cammino di discernimento. Il cammino di discernimento dura due anni al temine del quale gli aspiranti vengono ammessi tra i candidati al diaconato permanente. Durante il secondo di questi due anni inizierà il triennio di formazione al termine del quale vi potrà essere l’ordinazione. E’ importante quindi prendere coscienza di questo primo grado del sacramento dell’ordine informandosi adeguatamente ma specialmente pregando affinché lo Spirito Santo illumini le nostre comunità in questa scelta. Diac. Roberto Bonomo
Gruppo biblico Roncina Le date di aprile sono: 8,15 e 22 aprile. A casa di Alberto Dallari, in Via Elba 33 a Coviolo.
Pellegrinaggio a Bologna Sabato 30 Aprile dalle 8 fino al tardo pomeriggio. Programma e iscrizioni presso la segreteria di Regina Pacis
CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA 27 SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO
Calendario UP Santa Maria degli Angeli - APRILE 2016 Domenica 3 17 Incontro dialogo interreligioso (Oratorio Regina Pacis) 17,30: incontro formazione Grest Unità Pastorale (Spirito Santo)
Giovedì 7
Mercoledì 6
ore 21 incontro biblico giovani UP (Codemondo)
ore 21: serata sul diaconato (San Bartolomeo)
Sabato 9 ore 8,30 Consiglio Missionario Diocesano a Regina Pacis ore 17 Catechisti prima media (Spirito Santo)
Lunedì 11 ore 21 Consiglio Pastorale Unità Pastorale (Roncina)
Venerdì 15 ore 19,30 CAPITOL SPRITZ
Domenica 17
Domenica 10 ore 16 incontro famiglie Burkina Faso ore 17 Incontro giovani famiglie (Regina Pacis)
Sabato 16 ore 16 incontro coordinamento pastorale famigliare ore 20 Cena ed estrazione lotteria pro GMG
ore 16 evento delle prime medie Unità Pastorale: SPIRITO SANTO E COMUNITA’ (Spirito Santo)
lunedì 18 ore 21 Consiglio Pastorale Regina Pacis
Martedì 19-20 Pellegrinaggio giubilare a Roma con gli studenti stranieri di Via Zandonai
23-25: GIUBILEO DEI RAGAZZI A ROMA Martedì 26 coordinamento oratorio (Regina Pacis)
Mercoledì 27 ore 21 Consiglio Pastorale San Bartolomeo
Giovedì 28 ore 21: Consiglio Pastorale Codemondo
Venerdì 29 ore 21 Consiglio Pastorale Roncina
PRESENZA DI DON PAOLO NELLE MESSE
3 aprile: regina pacis 10 aprile: Spirito Santo 17 aprile: Codemondo 25 aprile Roma (Giubileo dei Ragazzi)
Sabato 30 Gita Unità Pastorale a Bologna
CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA 28 SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO