SANTA MARIA DEGLI ANGELI MENSILE – GENNAIO 2017
EDITORIALE
ORATORI
CAMPEGGI
IN A UNA
Editoriale LA MINISTERIALITA’ NELLE NOSTRE COMUNITA’ Nel cammino di Chiesa che abbiamo intrapreso con le Unità Pastorali è importante capire la direzione che vogliamo imboccare. In questo cammino ci sono offerte delle indicazioni diocesane, che abbiamo già letto e fatto nostre. Soprattutto, però, il cammino che stiamo percorrendo, lo dobbiamo pensare insieme, lasciandoci ispirare dalla Parola di Dio e condurre dallo Spirito Santo. Pensare insieme significa essere presenti nei momenti di confronto, come i Consigli Pastorali o le Lectio del martedì. Essere cristiani adulti nella fede significa assumersi le proprie responsabilità, uscire dall’infantilismo spirituale che pretende sempre di ricevere tutto come qualcosa di dovuto. Il cammino lo costruiamo insieme, cristiani membri di più comunità, che provengono da esperienze diverse e, di conseguenza, abbiamo la possibilità di arricchirci di doni nuovi gli uni gli altri. Confrontandosi con altre esperienze pastorali, si percepisce un rischio in questo nuovo cammino ecclesiale, vale a dire la possibilità di perdere il valore della comunità parrocchiale. Se l’Unità Pastorale, infatti, diviene il sostituto della parrocchia e tutto viene deciso in quella sede, il rischio grave è quello di perdere la propria identità di comunità, il rapporto con le persone che sono accanto a noi. Ecco perché dobbiamo interrogarci sulle modalità di ministerialità che la situazione pastorale attuale richiede alle nostre comunità, per mantenersi in vita. Questo vuole dire che, oltre ai sacerdoti e ai diaconi permanenti, occorre interrogarsi sui ministeri che oggi sono necessari per mantenere viva la comunità locale. Attraverso la parrocchia, la Chiesa è sempre riuscita a mantenere un contatto con le persone presenti nel territorio, arrivando loro attraverso i sacramenti e i cammini di evangelizzazione. Parrocchia che, per diversi secoli, si è identificata in Occidente con il parroco. L’attuale situazione ecclesiale chiede a tutti i cristiani di recuperare il significato profondo del proprio battesimo, per capire in che modo siamo chiamati ad esercitare i nostri doni profetici, sacerdotali e regali. Lo facciamo insieme, in ascolto di quel sensus fidei del quale tutti siamo dotati in virtù del battesimo. Ascolto che non si esaurisce in un Consiglio Pastorale, ma che richiede un atteggiamento costante di discernimento comunitario dei segni del tempo. Gli Atti degli Apostoli ci ricordano che le prime comunità venivano denominate così: il Cammino. Comunità in cammino, allora, per essere un segno visibile nel mondo della presenza del Signore; comunità capaci di rimanere in ascolto del Signore che ci chiede di rimanere con lo sguardo fisso su di Lui, che si trova sempre dinnanzi a noi e non dietro. Don Paolo
ESERCIZI SPIRITUALI. Lasciarsi “toccare” dal Verbo della Vita “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi..”Così scrive san Giovanni nella sua prima lettera e con queste parole don Paolo ha iniziato gli esercizi spirituali per gli adulti della nostra Unità Pastorale a Codemondo, nella seconda domenica di Avvento. Ma cosa ha visto Giovanni insieme agli altri apostoli? Hanno contemplato, hanno toccato colui che era presso il Padre, il Verbo della Vita che si è rivelato a loro. Oggi ed in ogni tempo lo annunciano a noi, alle generazioni future per poter essere anche noi in comunione col Padre e con il Figlio. Il Verbo della vita si è incarnato, si è fatto conoscere, si è abbassato, ha assunto la natura umana per condividere e santificare la nostra vita e darci la possibilità di realizzarla pienamente. Questo è il mistero di Dio, ovvero il suo progetto che era sì nascosto, ma che ci è stato rivelato da Cristo. Per dirla con le parole di un salmo: "Una meraviglia ai nostri occhi"! Eppure sembra quasi che abbiamo fatto l'abitudine ad una così bella notizia... Allora il sentimento che dovremmo riscoprire, ha sottolineato più volte don Paolo, è quello dello stupore di fronte ad un Dio che si fa piccolo, umile, che si dona totalmente e gratuitamente e ci comunica la vita eterna, una vita secondo lo Spirito, una vita da nuova creatura, senza i limiti della natura corrotta dal
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peccato. Ma quello che gli apostoli hanno contemplato, è il compimento finale di un progetto che Dio ha rivelato a piccole dosi lungo tutto l'Antico Testamento. I primi versetti della Lettera agli Ebrei ci dicono chiaramente che Dio, molte volte e in diverse modalità aveva parlato per mezzo dei profeti. Un Dio che ascolta il grido del popolo e se ne dà pensiero, un Dio che desidera abitare in mezzo a noi e lo realizza nella pienezza dei tempi, con il Verbo della vita che si fa uomo; un Dio che si fa conoscere e ci parla per mezzo del Figlio. Sarebbe cosa buona riflettere su questo; non abbiamo bisogno di andare a cercare altro, come le tante apparizioni mariane che restano comunque "rivelazioni" personali, perché in Cristo Gesù, Dio ha detto tutto è dato tutto. Quindi ogni esperienza di Dio passa attraverso Gesù Cristo, testimoniato dagli apostoli, che hanno visto e toccato il Verbo della Vita; imparato e annunciato che “Dio è luce e in Lui non c'è tenebra alcuna”. Se entriamo in una stanza buia o poco illuminata sembra che tutto sia pulito; ma se spalanchiamo le finestre e lasciamo entrare la luce del sole ci rendiamo conto della polvere e dello sporco che c'è. Così vale per noi: la luce del Signore illumina, mette in evidenza le nostre mancanze, le tante cose che non vanno. Abbiamo allora due possibilità: richiudere le finestre, uscire dalla porta e illuderci che quella stanza sia pulita; oppure decidere seriamente di fare pulizia. Ma il paragone a questo punto non regge più, perché se decidiamo di fare pulizia, di cambiare in meglio, la fatica la fa il Signore. È Lui che pulisce e ci purifica, ci conforma a sè, se lo accogliamo, se desideriamo che questo avvenga. Accogliere la luce di Cristo significa accettare un cammino che ci fa uscire da noi stessi per andare incontro all'altro, in ogni ambiente: famigliare, parrocchiale, lavorativo. Anche se qualche volta abbiamo la sensazione di essere costretti, gli esercizi spirituali sono proprio una benedizione: ci aiutano a fermarci per riflettere, perché attraverso la Parola meditata e accolta, il Verbo della Vita continua a toccare e cambiare il cuore di coloro che desiderano incontrarlo. Paola Micacchi
CATECHESI NOVENA DI NATALE Il 17 dicembre 2016 nella parrocchia di Regina Pacis abbiamo vissuto la novena in preparazione del Natale con tutti i bambini del catechismo. Quest'anno però abbiamo voluto viverlo in un modo diverso più condiviso e forse più coinvolgente attraverso una narrazione. Da qualche anno alcuni di noi, spinti da una passione personale coltivata e alimentata nelle proprie esperienze di vita, hanno iniziato a trovarsi per formarsi e poi animare con la narrazione eventi o occasioni della comunità. Quest'anno quindi ci e' stato proposto come Gruppo Narratori di organizzare la novena in preparazione al Natale. Invito che abbiamo colto con gioia coinvolgendo anche alcuni ragazzi che potevano arricchire e sostenere le parole e i racconti con la loro musica. Abbiamo scelto 6 storie adatte alle diverse fasce d'età (3 per le prime classi della scuola primaria e 3 per le classi di 4ª e 5ª) che volevano andare a costituire una
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grande narrazione che a partire dal presepe ci aprisse, attraverso le storie, ai grandi doni che la venuta di Dio nel mondo ha portato per tutti noi. Storie che ci hanno aiutato a scoprire i diversi personaggi che 2.000 anni fa hanno vissuto direttamente la nascita di Gesù come Giuseppe e Maria, il bue e l'asinello, I re magi, i pastori. Grazie alle loro esperienze, alle loro azioni ed emozioni, anche noi, insieme ai bambini abbiamo sentito che vivere il nostro oggi alla luce di quel presepe, da cui siamo partiti e a cui siamo tornati, attraverso la lettura in chiesa del vangelo della nascita di Gesù, è ancora possibile. Le storie di tutti i personaggi che abbiamo incontrato durante questo viaggio nelle storie, con le loro fatiche, i dubbi e speranze siamo tutti noi. Si perché la narrazione non è solo raccontare una storia, ma è condividere un mondo, emozioni, è poter elaborare i propri vissuti attraverso qualcun altro... è conoscenza di sé, degli altri e del mondo, attraverso tutti i sensi: secondo noi è crescita, è vita. Valentina Violi e tutto il gruppo Narratori
COSTRUENDO IL PRESEPE… Un sabato pomeriggio d’Avvento ci siamo ritrovati tutti insieme nel grande salone dell'Oratorio di Regina Pacis, genitori e bambini delle classi quarte di catechismo, tra un simpatico vociare. Ogni bambino con il proprio genitore ha costruito un Presepe da portare a casa. I vari materiali e i campioni erano in visione sui tavoli. Cosa bellissima... tanti papà che chiacchierano, si confrontano, aiutano i bambini ad usare la colla a caldo e si dicono: "erano trent'anni che non ritagliavo figurine di carta". Questo magico clima ci ha accompagnato per tutto il tempo, ogni bambino ha portato a casa un Presepe con il suo Gesù Bambino, alcune mamme e papà hanno aiutato i pochi bambini soli. Non poteva mancare la merenda per tutti a conclusione di questo bel pomeriggio. Le catechiste di 4ª Regina Pacis
ORATORIANDO FESTA DI SAN BOSCO Tutti (o quasi) sanno che la diffusione e il successo (per così dire) degli oratori è dovuto in gran parte (ma non solo) per merito di don Bosco, la cui ricorrenza avviene il 31 di gennaio. Giovanni, si dice, che non abbia inventato niente ma copiato molto: un genio. Non si è inventato niente perché probabilmente non c’era nulla da inventarsi ma c’era delle possibilità che venivano sprecate. Al centro del santo non c’era affatto gli oratori ma i ragazzi di strada, i fanciulli che andavano a lavorare, gli orfani della campagna migrati in città per provare a campare. Vedendo di persona queste situazioni allora sono nate le idee, le ispirazioni che hanno portato all’apertura di luoghi chiamati oratori per migliorare le condizioni di vita dei ragazzi per quello che si poteva fare. Giovanni era l’amico dei giovani perché si è immedesimato nella loro vita fatta di ingiustizie ma anche di potenzialità e su quelle
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potenzialità ha investito. Da fiducia e speranza guardare questa opera non dal suo punto finale ma da quello finale perché sarebbe anche potuta andare in maniera differente e oggi non avremmo degli oratori: avremmo altro né di migliore né di peggiore. Se gli oratori si sono sviluppati fino ad ora è perché altri hanno riconosciuto come altissima l’accompagnamento della giovani generazioni partendo dalla concretezza della loro vita. Prova né è il fatto che gli oratori non erano pronti alla loro missione nemmeno ai tempi di don Bosco: ha dovuto lottare anzitutto coi suoi fratelli sacerdoti, spronandoli a non essere indifferenti ai problemi dei giovani. Allora più che festeggiare semplicemente una ricorrenza dovremmo toccare con mano la vita dei nostri giovani e dovremmo chiederci, come ha fatto Giovanni, come la comunità cristiana può accogliere e accompagnare i ragazzi del suo quartiere (e non solo quelli che vediamo più spesso) di oggi. Allora potremmo essere generativi di “strade mai solcate prima” (Papa Francesco).
CASA DEL GIOVANE - CODEMONDO: II INCONTRO DI FORMAZIONE PER ANIMATORI DI ORATORIO Dai pochi ragazzi presenti al primo incontro, domenica 15 gennaio si è arrivati a oltrepassare quota 30: complice anche il fatto che durante le vacanze invernali molti ragazzi sono passati di qua ed evidentemente hanno trovato cittadinanza in questa casa. La formazione è stata organizzata in modo preciso, dando tempi, modi e spazi diversi e calibrati in maniera opportuna. La cosa essenziale era farsi trasportare dalla Parola di Dio che avremmo ascoltato quella mattinata e in particolare la lettura di Isaia (la prima della messa del giorno) che ci interpellava a domandarci cosa nel nostra essere animatori poteva significare quel testo. “E’ troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mi salvezza fino all’estremità della terra” [Is 49]. Così, dopo una introduzione fatta di preghiera e visione di un filmato tratto dal discorso di Papa Francesco alla GMG di Cracovia che invita ciascuno a non scambiare la felicità con un divano ma a infilare delle scarpe per camminare sulle strade del mondo, vi è stato un momento personale. Momento personale che ha introdotto ciascuno alla Messa in maniera più docile e più ricettiva. Le persone presenti ne danno testimonianza: nessuno entrando in Chiesa è rimasto indifferente a quella navata piena di ragazzi in ascolto e puntuali. Io per primo mi sono commosso perché dentro di me ha iniziato a farsi strada che davvero qualcosa sta cambiando, che qualcosa di nuovo sta nascendo e dobbiamo prendercene tutti cura. Tornati in canonica ci siamo divisi a piccoli gruppi per condividere quanto meditato nel concreto della nostra esperienza da animatori. Dirsi certe cose di una certa profondità aiuta a diventare più fratelli e quindi più figli nel Figlio. Prima del pranzo ci siamo risistemati a grande gruppo. In questo momento abbiamo da un lato ascoltato le sintesi delle cose emerse in ogni gruppetto e dall’altro trasmesso qualche contenuto a livello educativo (parte condotta da me). Era importante che questo mio intervento fosse alla fine di tutto perché la cosa che più conta sono altre Parole, quelle che non passeranno: se quelle fanno breccia nella vita
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personale di un ragazzo la formazione è arrivata al centro altrimenti manca dell’essenziale. Tutto è stato predisposto e pensato perché fosse un linguaggio accessibile. Non si può parlare di relazione animatore-bambino se mentre la trasmetti non la vivi. Ecco perché è importante avere un momento di intimità persona, uno di condivisione con pochi e di restituzione a grandi linee con tutti. Ecco perché serve un posto fuori dalla città in cui riscoprire i ritmi più umani, i suoni più bassi e naturali. Ecco perché la formazione non finiva prima di pranzo ma con la condivisione del pasto insieme, da fratelli, gli stessi che si erano nutriti poche ore prima alla vera mensa. Questo aiuta a non creare cortocircuiti tra ciò che si assapora a messa e ciò che è a vita quotidiana. Un grazie enorme a quei quattro educatori che gratuitamente ci hanno portato la pizza e hanno mangiato assieme a noi. D’altronde non faceva così anche Gesù e tutti si stupivano di questa ferialità di relazione?
San Bartolomeo, come stai? È da metà ottobre che tutti i martedì l’oratorio di San Bartolomeo è parto per i ragazzini delle elementari e delle medie per passare un pomeriggio in compagnia all’insegna della responsabilità (fare i compiti), del divertimento (momento del gioco), della riflessione (guidati da un cartone animato), del servizio (gli animatori che donano del loro tempo non sempre libero per aiutare i piccoli della comunità), della fraternità (tutto ciò avviene). Ogni martedì passano dall’oratorio in media 20 ragazzi fra elementare, medie e animatori. Inoltre è terminato martedì 17 gennaio il percorso di orientamento scolastico per i ragazzi di III media, sulla soglia della prima scelta vocazionale della loro vita. Una decisione tutt’altro che facile che avviene nel momento della loro vita in cui tutto (ma proprio tutto) cambia in loro: si sviluppa il fisico, nascono nuove esigenze, affiorano all’orizzonte altri desideri, si allungano ombre di paure sul futuro incerto… L’ultimo di questi incontri hanno visto alcuni ragazzi delle superiori della nostra U. P. che si sono resi disponibili a portare la loro semplici ma concreta esperienza nel mondo della scuola che fra qualche mese e dopo aver sostenuto l’esame di licenza media, anche i ragazzi di III assaporeranno. Come ultima tappa di questo percorso è previsto un incontro con i genitori perché saper accompagnare il proprio figlio alla sua scelta è un’arte delicata e che corre il rischio di essere violenta: da un lato il rischio di forzare il ragazzo alla scelta che si desidera per sé (sindrome di Pietro di Bernardone) e dall’altro estremo il rischio di lasciare andare le cose come andranno senza darci il peso opportuno (sindrome della globalizzazione dell’indifferenza). Ecco una pennellata veloce ma concreta di ciò che sta accadendo a San Bartolomeo nella consapevolezza di proporre un percorso di crescita significativo perché solo se respiri fraternità, accoglienza e allegria sarai in grado di contaminarne il mondo.
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P.A.C.E. – IL CALCIO NON E’ SOLO UNO SPORT “P.A.C.E.” è una società che ha come scopo principale la crescita scolastica e relazionale dei ragazzi con gli altri. Nata nel 2010, l’Associazione interagisce con ragazzi che vanno tra gli 11 e 14 anni, tramite i collaboratori che aiutano i ragazzi sia nel doposcuola sia nelle attività ricreative, in particolare nella attività calcistica. L’associazione ora conta circa quindici collaboratori che si suddividono tra le varie attività: c’è chi si occupa di seguire i ragazzi nei compiti e chi li aiuta a migliorarsi nel calcio tramite degli allenamenti. P.A.C.E. utilizza lo sport per togliere i ragazzi dalla strada e accompagnarli nel loro percorso educativo e sociale attraverso il rispetto delle regole e degli altri. Ogni volta che ci troviamo, prima i ragazzi svolgono i loro compiti per circa due ore e dopo, grazie a volontari che li accompagnano, si spostano nel campo da calcio di Coviolo grazie alla disponibilità dell’associazione calcio “Quaresimo” che ha sposato il nostro progetto. La nostra associazione si appoggia principalmente sugli oratori dell’unità pastorale “Santa Maria degli Angeli” che ci offrono spazi adeguati per le esigenze dei nostri ragazzi. Sperando che questa possa essere un’attività ricreativa ma allo stesso tempo educativa, invitiamo tutti i ragazzi che vogliono provare questa esperienza particolare! I volontari
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Pastorale Giovanile CAMPEGGIO INVERNALE SUPERIORI Per il secondo anno consecutivo mi ritrovo a vivere questa “avventura” del campeggio invernale con l’Unità Pastorale. Mi piace chiamarla avventura perché la parola campeggio sarebbe troppo riduttiva. La realtà dell’Unità Pastorale ha portato la straordinaria possibilità di conoscere e confrontarsi con molte persone nuove, ma questa è solo una delle tante ricchezze. Vivere 5 giorni in un clima di serenità e fraternità nel nome della parola di Dio è un’esperienza surreale, il tutto condito dalla località di Prea, lontana dal mondo e dalle distrazioni. Tutto quello di cui hai bisogno sono le persone che ti stanno intorno... il telefono lo puoi buttare nel pattume insieme a Facebook e tutta la spazzatura mediatica che riempie la nostra vita quotidiana. Questi giorni sono stati soprattutto un’opportunità, avendo dovuto affrontare situazioni nuove e a volte anche scomode che ci hanno fatto meditare e crescere sotto la guida degli educatori, i quali hanno organizzato tutto nei minimi dettagli. Non mi resta che ringraziare chi ha organizzato tutto questo e ringraziare il Signore, sperando che questa esperienza possa essere vissuta anche dai ragazzi che verranno nei prossimi anni. Mario Codarin, Spirito Santo
Campo invernale scout 2016 Reparto Wakanda!!! Siamo partiti il 26/12 ancora un po' stanchi dalla fine della scuola e per le abbuffate delle feste, ma super carichi per affrontare una nuova avventura! Il tema era l'antica Roma ed eravamo divisi tra Plebei (popolani) e Patrizi (nobili): i Patrizi erano i membri del Con.Ca (consiglio capi squadriglia) mentre i Plebei erano i ragazzi del resto del reparto. Appena arrivati e sistemati nelle camere, abbiamo lavorato di squadriglia e ci siamo presi insieme un impegno personale da rispettare durante tutto il campo, ad esempio chi era un po' più timido si è preso l'impegno di aprirsi un po' per fare nuove amicizie oppure chi era dell'ultimo anno si è impegnato a responsabilizzarsi e a passare le proprie competenze ai più piccoli … Ognuno ha scritto il proprio impegno su un omino di carta, lo ha condiviso con il resto del reparto e poi lo ha attaccato in refettorio; tutti potevano scrivere sugli omini suggerimenti di correzione fraterna o complimenti e cosa secondo noi quella persona doveva migliorare per completare l'impegno al massimo. Al pomeriggio, abbiamo addobbato il nostro alberello di Natale con i piccoli oggetti che ci rappresentavano, portati da ognuno di noi: biro, quadernini, palline da tennis, peluche, mp3 e un sacco di lucine colorate. Un'altra cosa bella del Natale però, oltre all'albero e al presepe, è il mangiare tutti insieme quindi … Gara di cucina! Ci siamo divisi a squadre miste sorteggiate e ci siamo posizionati attorno a dei tavoli con gli ingredienti che ci eravamo conquistati; dovevamo cucinare un primo, un secondo e il dolce e portarli alla giuria (il Con.Ca) rispettando i vari orari e accompagnando ogni piatto con una presentazione a nostra scelta: scenette,
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canzoncine, etc. etc. La squadra che avrebbe preparato i piatti più buoni e più belli avrebbe vinto. Il secondo giorno i plebei hanno avuto la possibilità di farsi valere attraverso il Grande Gioco! Consisteva in una sfida a squadre con varie prove: la staffetta, la lotta romana con i cuscini, il tribunale, l'indovina chi dei personaggi storici famosi e tanto altro ancora; la squadra che si sarebbe distinta maggiormente avrebbe vinto! Alla sera ci hanno diviso a coppie per una serata romantica: il tanto atteso Gran Galà! Come avrete capito, consiste in una serata da trascorrere a coppie a partire dalla cena in cui l'uomo deve essere molto galante servendo e intrattenendo la sua donna; dopo la cena ci sono stati numerosi giochi come: il sultano, il gioco della musica tenendo un bicchiere prima sul petto poi sulla schiena (tutto ciò senza usare e mani e ovviamente senza farlo cadere), etc. etc. Molto buffo e divertente! Il giorno dopo per ogni squadriglia è giunto il momento di andare a scoprire nuovi posti, di avventurarsi… quello delle uscite di squadriglia!! Siamo partiti alla mattina con tutto il necessario per rimanere per una giornata all'aperto e tornare al pomeriggio; ogni sq. Aveva una meta da raggiungere e un missione da compiere diversa dalle altre, ma tutti dovevano fare una canzone su cosa i capi avevano fatto riflettere con il tema della missione.
Come ogni campo invernale, la sera/notte dell'ultimo giorno i novizi (quelli del primo anno) e il Con.Ca hanno fatto la Veglia alle Promesse. Abbiamo dormito tutti insieme in un salone, prima però, abbiamo parlato per circa una mezz'oretta sulla cerimonia della promessa: ci hanno spiegato come funzionasse, quello che ci avrebbero chiesto, siamo andati a dormire, ma la veglia non era ancora finita! Ci hanno svegliato alle 2 circa perché dovevamo fare un'attività: abbiamo discusso sul significato della promessa scout, sul fatto che una volta fatta il nostro percorso non finiva lì; abbiamo fatto delle candele per la cerimonia e ci siamo riaddormentati. La mattina ci hanno svegliato alle 7, ci siamo messi l'uniforme e siamo usciti per andare a fare le promesse! Come tutte le cerimonie c'era l'alba e insieme ad essa molto freddo, ma ciò non ci ha fermati e uno dopo l'altro, noi novizi siamo finalmente entrati a far parte del reparto e della grande famiglia degli scout! Dato che era l'ultimo giorno, una colazione veloce e via, tutti in salone per il consiglio della legge. Il consiglio della legge consiste in un momento in cui tutti dicono come secondo loro è andato il campo, cosa ci è piaciuto di più e cosa di meno, dove i capi sq. dicono cosa è stato detto nel consiglio di squadriglia fatto durante le uscite e dove ognuno legge i commenti sul proprio omino e decide di fare un passo avanti con l'impegno se pensa di averlo portato a termine, o se deve lavorarci ancora su perché pensa di non aver dato il massimo. Abbiamo pulito la casa, messo tutto in ordine e siamo partiti. Una volta arrivati a Regina Pacis, il Con.Ca ha annunciato i vincitori della gara di cucina e del grande gioco, poi, hanno lasciato posto ai capi che hanno consegnato brevetti, specialità e la fiamma. Arrivati i genitori tutti a casa felici del bellissimo campo appena trascorso! Ilaria Suarez
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…
Campeggio medie a Villa Minozzo in gennaio
Incontro Educatori Medie UP
Campeggio Superiori in dicembre
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Prima serata del percorso per ventenni “Alla ricerca di un senso”
Spazio universitari in Oratorio…
…e cena!
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Ultimo dell’anno a Regina Pacis!
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PASTORALE FAMILIARE VI CURERETE DI PASTORALE FAMILIARE Ad Assisi il 11-12-13 novembre scorso si è svolto il Convegno nazionale dell'ufficio famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) "Vi curerete di pastorale familiare"diretto ai sacerdoti e alle coppie di sposi responsabili degli uffici diocesani di pastorale familiare sulle sollecitazioni pastorali contenute nell'Esortazione post-sinodo Amoris Laetitia. Con un ricco programma articolato in interventi, relazioni, laboratori di condivisione, con l'intervento di diversi relatori tra i quali monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e Presidente della Commissione Episcopale per la famiglia; monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole e Vice Presidente della Cei; monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale familiare della Cei. Per la prima volta il programma comprendeva "dell'esperienza di famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale (AL 250)...quale formazione per sacerdoti ed accompagnatori?" L'intervento è stato presentato da padre Pino Piva, coordinatore nazionale per i Gesuiti degli esercizi Ignaziani in Italia e dell'equipe di "spiritualità delle frontiere", ed ha visto una testimonianza di Edoardo, un giovane gay cattolico, e di Corrado e Michela due genitori cattolici con un figlio gay, accompagnate da una riflessione a due voci di suor Anna Maria Vitagliani e di don Christian Medos sempre dell'equipe di "spiritualità delle frontiere" sul tema dell'accoglienza e dell'ascolto. Ha contestualizzato il suo intervento presentando i suoi incontri di spiritualità secondo il metodo ignaziano rivolti a realtà di frontiera esistenziale (divorziati, rifugiati, persone omosessuali). Durante il suo intervento ha anche presentato la testimonianza di Edoardo Messineo, un giovane gay cattolico del gruppo romano “Nuova Proposta”, che ha fatto coming out con la sua famiglia cattolica, e ha raccontato il modo nel quale i suoi genitori hanno vissuto quest'esperienza difficile e preziosa " di un figlio che si rivela per quello che è " e viene accolto "tutto intero"compreso il suo orientamento omoaffettivo. Poi Padre Piva ha proseguito presentando l'esperienza di Corrado e Michela, due genitori del gruppo Davide di Parma attraverso le loro risposte a due domande: 1. quali parole importanti direste a genitori che si trovano di fronte al coming out del figlio/figlia?; 2. quale suggerimento dareste ai sacerdoti/pastori circa il bisogno di persone come voi? Queste le loro risposte: Prima domanda: quali parole importanti ?
Per prima cosa dovremmo avere un sentimento di gratitudine perché nostro figlio/a si fida così tanto di noi da affidarsi a noi, da consegnarci la parte più intima di sé stesso: il suo cuore, pur sapendo bene che ci farà soffrire. Dobbiamo essere consapevoli che nostro figlio/a ha sofferto e sta soffrendo per la ricerca del proprio “sé stesso”, della propria identità. Inoltre, in un’ottica di fede, sta soffrendo anche per unificare l’identità di “sé stesso omosessuale” con l’identità di “sé stesso credente”. Nella nostra esperienza ci è stato richiesto innanzi tutto uno scatto, una crescita nel nostro reciproco rapporto sponsale, un tener fede alla promessa che ci siamo fatti di sostenerci l’un l’altro in ogni situazione della vita perché ogni nuova realtà dolorosa o difficile mette a dura prova questa promessa. Abbiamo sofferto sentendoci talora genitori falliti, sapendo che si tratta di un progetto misterioso, difficile da decifrare, ben diverso da quanto avevamo pensato, anche per il timore che la società o la chiesa non sappiano accoglierlo e nostro figlio/a ne possa soffrire. Tuttavia, passati attraverso la sofferenza e con la convinzione che comunque è un progetto d’amore per il bene nostro e di nostro figlio/a, abbiamo scoperto la gioiache deriva dall’accogliere tutto questo. Questo perché chiedendoci: ”cosa vuoi Signore da noi?” e rispondendo a questa domanda, siamo diventati sposi migliori nonché genitori due volte. Inoltre aprendoci ad altri genitori per accoglierli nel loro vissuti e accoglierci gli uni gli altri, siamo diventati genitori tre volte. Seconda domanda: quali suggerimenti ai pastori ?
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Che abbiano un atteggiamento generale ed esplicito di apertura e di accoglienza, cosi che le famiglie che vivono al loro interno questa esperienza, possano rendersi visibili, abbiano il coraggio di farlo. Che sappiano ascoltare, ascoltare, ascoltare. Che non abbiano paura di iniziare percorsi nuovi, anche se è difficili, di pastorale. Che siano inclusivi, sapendo accogliere ognuno nella propria bellezza e diversità, come dono prezioso unico e irripetibile dell’amore di Dio. Che ricerchino 1 o 2 coppie di genitori che vogliono mettersi in gioco per iniziare un dialogo di ascolto, di confronto, di preghiera, aperto alle scoperte impensabili che lo Spirito sa donarci. I genitori sono una presenza fondamentale perché altri genitori possano sentirsi realmente capiti. Che sappiano inserire questa pastorale, nella pastorale ordinaria della loro parrocchia. Il tempo del nascondimento, il tempo dell’ombra, il tempo della vergogna è finito: chi siamo noi per giudicare chi cerca Dio con cuore sincero, nella condizione che gli è data? Chi siamo noi per impedire ad altri fratelli di vivere l’unica fede nel corpo unico che è la Chiesa? In conclusione credo sia una bella notizia di Natale! Nasce un bimbo che costruisce un ponte tra cielo e terra, e nasce in un contesto che dimostra una predilezione inequivocabile per gli "ultimi". Non teme le "situazioni difficili", "imbarazzanti"...i primi ai quali si rivela sono i pastori. I pastori non erano le figure folcloristiche e rassicuranti del nostro presepe. Erano considerati "altri" come a volte noi consideriamo le persone omosessuali. Da Assisi è risuonato un annuncio accogliente anche nei confronti di questo mondo di "periferia". Maurizio Mistrali
INCONTRO DOMENICA 15 GENNAIO DEI CATECHISTI BATTESIMALI Abbiamo condiviso le esperienze di ogni singola comunità per arrivare ad una sintonia di percorsi e di scelte pastorali. 1.
San Bartolomeo: primo approccio una conoscenza perché sono persone che non frequentano. Siamo riusciti a mantenere i due incontri. Il primo nella singola famiglia e il secondo con le famiglie che battezzano la stessa domenica. Tempo importante per la conoscenza. La parte che aiuta di più è partire dai segni del battesimo. Si parte anche dal cammino di fede della coppia. Si parte dalla loro richiesta del battesimo del figlio. Nell’incontro si leggono le letture della domenica nella quale sono battezzati i bambini. Si parte da un gioco di conoscenza anche perché non ci si conosce. Una tecnica è quello di leggere le letture e poi si fa dire a voce alta un versetto che ha colpito. Proposta: chiamare le mamme una volta alla settimana per creare un momento d’incontro tra le mamme e creare una relazione. Difficilmente troviamo i genitori a messa che hanno chiesto il battesimo dei bambini. Celebrazione: è puntato sul famigliare. Non usiamo il libretto. La comunità partecipa. La famiglia sta vicino all’altare.
2. Roncina. Abbiamo pochissimi battesimi e quindi si battezza una famiglia alla volta. 4 battesimi in un anno. Facciamo tre incontri o due. Abbiamo sempre proposto di andare a casa della famiglia. Anche per Roncina sono quasi sempre famiglie che chiedono di battezzare i figli e sono famiglie che non frequentano la parrocchia. Anche noi partiamo dal cammino di fede e della famiglia. A Roncina non c’era un calendario. La liturgia fino ad oggi è stata abbastanza standard. Il battesimo avviene al pomeriggio. Il secondo incontro viene fatto sui segni e sul rito e il terzo sulle letture. I padrini sono invitati agli incontri. Gli regaliamo il libretto del battesimo come ricordo. Le letture del rito non sono quelle del giorno perché don Ennio battezzava utilizzando le letture del rito. Manca la partecipazione della comunità. (proposta: formare una equipe del battesimo che partecipa al rito del battesimo). Alla Roncina manca una partecipazione più attiva del battesimo. 3. Regina Pacis. Facciamo due incontri di preparazione. Su quatto coppie incontrate tre erano straniere. Nel primo incontro si conosce la famiglia e il secondo è sui segni del rito. Gli incontri sono nella famiglia dei catechisti battesimali. Delle coppie straniere veniva solo la mamma. Straniere sono nigeriane. Non avevano i padrini. Era una richiesta di un tutore. Il problema è che non c’è un seguito nella vita di comunità. La comunità è assente. È un cammino a carico solo dei catechisti battesimali. Sono 10 anni che
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facciamo questa riflessione. Proposta: farlo prima della messa delle 10,30. La cerimonia è importante quando è bella te lo vengono a dire. Il battesimo di un bambino è un regalo alla comunità. Alla fine dell’incontro abbiamo accolto come positiva l’idea che il Battessimo dev’essere un momento comunitario e non isolato e, in qualche modo, deve interagire con una messa domenicale. Per questo a Roncina e a Regina Pacis, realizzeremo i battesimi mensilmente e mezz’ora prima della messa, per lasciare la parte di presentazione della famiglia del battezzando all’inizio della messa. I riti della consegna della candela e della veste bianca li faremo dopo il credo. Red.
Incontro giovani famiglie di domenica 16 gennaio
Presenza del gruppo di coppie di Fogliano all’edizione del Capitol Spritz di quest’anno CODEMONDO REGINA PACIS RONCINA SAN BARTOLOMEO SPIRITO SANTO 16
PASTORALE SOCIALE 20ª Giornata Nazionale della Colletta Alimentare Sabato 26 Novembre si è svolta la 20ª Giornata Nazionale della Colletta Alimentare (Gnca). La città di Reggio Emilia ha visto coinvolti 1700 volontari, 112 punti vendita e 62.605 Kg di donazioni di cibo. Anche la nostra unità pastorale ha partecipato, presso il Supermercato il Gigante nel quartiere di Pieve. Dall'apertura alle 8 di mattina, fino alla chiusura delle 19.30 ci siamo alternati come volontari, in diversi turni cercando di accogliere chi entrava al supermercato, spiegando il significato e le motivazioni di questa iniziativa. La Colletta è un gesto di civiltà, prima ancora che di solidarietà perché responsabilizza un grande numero di persone, di famiglie, di imprese rispetto le difficoltà di chi non ce la fa. In questo modo si crea una cultura della prossimità, del bene comune, della condivisione che fa crescere chi aiuta e chi è aiutato, ma anche cambia le regole della convivenza civile. Così si è espresso il delegato regionale Caritas Sauro Bandi quando è stata presentata, l'11 novembre a Forlì, la Gnca in Emilia Romagna. Il nostro impegno e la generosità delle persone che hanno fatto la spesa quel giorno ci ha permesso di raccogliere ben 64 scatoloni di cibo tra cui tonno, pasta, riso, biscotti, legumi, olio e alimenti per bambini. Le donazioni di alimenti ricevute durante la colletta contribuiscono ad integrare quanto il Banco Alimentare (associazione fondata nel 1989 da un'intuizione di Don Luigi Giussani fondatore di Comunione e Liberazione e Danilo Fossati presidente della ex-Star) recupera grazie alla sua attività quotidiana, combattendo lo spreco di cibo Già il sabato successivo, il 3 dicembre, gli alimenti raccolti sono stati ridistribuiti alle varie strutture caritative della nostra città, quindi anche al nostro centro Caritas di Roncina. Ora per qualche mese possiamo sostenere più serenamente le circa 30 famiglie che si rivolgono a noi. E' stata una bella occasione per raccogliere oltre al cibo l'invito che papa Francesco ci fa, "di non voltarci dall'altra parte quando incontriamo il bisognoso e le sue necessità, ma di coinvolgerci concretamente con esso". Grazie perciò a tutti quelli che hanno partecipato, donando chi un po' di tempo e chi un po' di spesa. Alberta
SERVIZIO DISTRIBUZIONE ALIMENTI Chiara, Giuseppe e Morgana, del gruppo di catechismo della classe quinta della parrocchia Sacra Famiglia di Roncina sono tra quei ragazzi e ragazze che si sono offerti per dare una mano al punto Caritas di distribuzione alimenti del sabato mattina presso quella parrocchia. Una goccia di bene nel nostro mare quotidiano, che speriamo continui a contagiare la nostra vita di comunità.
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PRANZO RESDORE CODEMONDO Domenica 27 Novembre da Donatella e Alberto Riccò, ottimi padroni di casa, ha avuto luogo l’annuale pranzo delle eccellenze, giunto alla quinta edizione, che raduna intorno ad un tavolo alcune resdore di Codemondo con i rispettivi mariti, con l’arduo ma non ingrato compito di assaggiare e gustare i manicaretti che rappresentano il meglio della produzione di ognuna. Pur sapendo di ingolosire chi legge, vado ad elencare il succulento menù : alberello di farina di castagne e salame; petali di mousse di prosciutto cotto e pomodori secchi; meline di ricotta, fichi e prosciutto, come antipasto ad opera di Rossella; consommé di croste e crostini by Rina; pasta al forno alla calabrese preparata da Carmela ; stracotto di guanciale ad opera di Marina ; bocconcini di tacchino e stracchino preparati da Monica ; flan di spinaci con sugo di funghi cucinato da Maria Pia; purè di patate, zucca al forno e insalata foglia di quercia, rigorosamente km zero, produzione Maurizia; rose del deserto
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di Cristina e profiteroles preparato da Rita. Sembrava una “mission impossibile” riuscire ad arrivare alla fine del pranzo, ma abbiamo messo tutto il nostro impegno per non perderci nemmeno un piatto di così alta cucina. Tutte le portate sono risultate essere all’altezza del nome e anche stavolta l’evento ha deliziato i palati e pure lo spirito dei partecipanti che hanno condiviso il piacere di una giornata trascorsa in ottima compagnia. Brave resdore !! Prossimo appuntamento per questa maratona gastronomica nel 2017 con nuove ed invitanti ricette che, anche se eccellenti, non sono il motivo principale del raduno, ma un bel pretesto per ritrovarsi insieme a condividere una piacevole convivialità. Rossella
SALUTI DAL BRASILE Pintadas, 9 de gennaio 2016 Un carissimo augurio di Felice Anno Nuovo! Grazie di cuore per la vicinanza, la preghiera e l’aiuto concreto ricevuto, da parte della comunità e di tanti di voi. Per il momento stiamo portando avanti un piccolo progetto di corso di chitarra nelle comunità rurali e un progetto per aiutare i bimbi più poveri ad apprendere a leggere, che si chiama “mala di leitura”, cioè valigia di lettura. Stiamo maturando alcune idee anche riguardo alla piaga sociale dell’alcolismo e al problema dello spopolamento delle campagne in seguito al sempre più accentuato processo di desertificazione. Vedremo se nascerà qualcosa. Proprio mentre vi scrivo sono rattristato dalla notizia di una sparatoria contro un giovane, avvenuta questa notte nella piazza principale della città, vicino alla Chiesa. Il giovane è ancora in pericolo di vita. Ci sono segnali che indicano una ripresa della violenza in Pintadas. Alcuni parlano di un risveglio della lotta tra bande, mentre altri di semplice vendetta. Fa parte del costume ammazzare per vendetta, anche in seguito ad una lite. Proprio la notte del 2 di gennaio mi sono trovato nel bel mezzo di un situazione del genere nel povoado di Raspador. Passando con l’auto c’era un giovane che, con un macete, stava minacciando gli abitanti, perché voleva ammazzare una persona. Per fortuna siamo riusciti pian piano a calmarlo ed una persona gli ha sottratto, con abilità, dalle mani il macete. Il 1° di gennaio ha preso possesso del municipio il nuovo sindaco, in brasiliano “prefeito” con i consiglieri comunali, in brasiliano “vereadores”. Purtroppo è avvenuto un fatto increscioso. I funzionari della precedente giunta comunale del PT hanno formattato i computers di vari uffici, come ad esempio quello della sanità, cancellando tutti i programmi e i dati. Si dice che abbiano anche rubato e rivenduto al mercato nero pneumatici e pezzi dei mezzi di trasporto pubblici, autobus ed auto. Si parla di un danno di diverse centinaia di migliaia di reais. Questo è un fatto abbastanza comune, ma la cosa che rattrista maggiormente è pensare che tutto ciò sia stato compiuto da una giunta guidata dal PT, il partito dei lavoratori che dovrebbe tutelare le persone più povere. Manca un vero e proprio senso del bene comune: è una vera e propria struttura di peccato sociale, una mentalità che si è creata nel corso del tempo in questa parte del Brasile. Il bene pubblico è percepito dalla popolazione come una possibilità di arricchirsi, da parte di chi detiene il potere, e tutto ciò è ritenuto normale. È significativo che la popolazione dica, a proposito del nuovo sindaco, che ora egli “pode fazer o pé de meia”, che significa che ora egli può usare il denaro pubblico per arricchirsi. Abbiamo provato a ragionare su questo aspetto nella messa
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dell’epifania, evidenziando che dovrebbe essere un compito del cristiano, luce del mondo, aiutare a modificare questa mentalità che non aiuta il paese a crescere. Gli ultimi mesi dell’anno passato sono stati abbastanza intensi, con l’arrivo della statua di “Nossa Senhora de Aparecida”, le missioni nella parrocchia e la festa della Patrona, Maria Immacolata. Le missioni sono riuscite bene nella zona rurale ed hanno presentato alcune difficoltà nella città, dovute alla mancanza di un’accurata ed attenta preparazione ed al sovrapporsi di diverse attività pastorali. Nella zona rurale, in seguito alla missione, è ripartita la comunità di Boa Vista, che non esisteva più da ormai 3 anni e mezzo, per causa di liti tra i membri della comunità. In generale, questa è una difficoltà abbastanza comune all’interno delle comunità di base, ed un punto su cui dover vigilare. Qui in Pintadas abbiamo una situazione abbastanza tranquilla, anche se ci troviamo di fronte alla sfida di rinnovare i leaders, cioè i responsabili, delle comunità rurali. Si tratta di persone veramente di fede, ma la maggior parte di loro sono le stesse da ormai più di 25 anni. Penso che sia necessario un affiancamento per aiutare anche altri a crescere nella responsabilità, ma cambiare non è facile, perché i leaders potrebbero percepire il cambiamento come una mancanza di fiducia nei loro confronti e si potrebbero creare fratture nelle comunità. Vediamo quello che lo Spirito ci suggerirà. Per il momento ci godiamo questo piccolo miracolo della ripresa del cammino della comunità di Boa Vista, come risultato della missione. Nella città, invece, esiste la tradizione di cambiare ogni due o tre anni i responsabili dei vari settori della pastorale, in modo da permettere a nuove persone di poter maturare e crescere nel cammino di fede. Per completare un pò il discorso sulle comunità di base, mi sembra che da diversi anni nella città abbia sempre più preso piede il cammino legato alle pastorali (pastorale familiare, cammino dell’ECC per sposi, pastorale giovanile, cresima, terço dos homens, corsi per battesimo e per fidanzati, per fare alcuni esempi) a scapito del cammino nelle singole comunità di base. Tranne il catechismo per la prima eucaristia, che avviene ancora nei settori, il resto del cammino della comunità cittadina, di circa 6500 abitanti, fa sempre più riferimento alle pastorali, che hanno come punto di riferimento la chiesa centrale, chiamata Matriz. Penso che questo faccia parte di un trend generalizzato e che, in Pintadas, sia accentuato dal fatto di essere una città molto piccola: la città di Pintadas corrisponde a un quartiere grande di Ipirá. Qui nel Brasile, inoltre, sta sempre più crescendo la pastorale legata ai movimenti a scapito delle comunità territoriali, anche se in Pintadas questo aspetto è quasi assente. Un’ultima sfida su cui vorrei puntare l’attenzione è quella legata all’alcolismo e alla droga, vere e proprie piaghe sociali. Penso che la Chiesa di Ruy Barbosa, grazie soprattutto ai nostri missionari, abbia nei decenni passati affrontato la sfida della redistribuzione della terra dal latifondo ai senza terra e la sfida di aiutare le persone a convivere con con un clima semi-arido. Questa sfida rimane ancora, ma si aggiunge il problema della desertificazione verso il quale stiamo andando. Si parla già di passaggio dal clima semi arido al clima arido. Vi do solo un dato generale: la temperatura media annuale in Pintadas nel 2016 è stata di 23,5 gradi e la pluviometria media è di 400 ml ed in molte zone anche inferiore, vicino ai 200 ml. Sta aumentando l’escursione termica tra il giorno e la notte. Sono dati preoccupanti che ci avvicinano a un quadro desertico (solo per fare un confronto, la temperatura media a Reggio Emilia è di 12,9 gradi e la pluviometria sopra gli 800 ml).
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Se la nostra diocesi di Ruy Barbosa ha colto la sfida della redistribuzione della terra, penso che non abbia fatto altrettanto con il problema della droga e dell’alcool. Non esiste praticamente nulla a livello di Chiesa. Solo da un paio d’anni è partito da parte di padre Marçal il tentativo di dare vita a un centro di recupero dall’alcol e dalla droga, ma ancora il cammino è molto incerto. Vedremo quello che lo Spirito ci suggerirà, certamente nulla nasce perché pianificato a tavolino! Penso solamente alla ricchezza della nostra diocesi di Reggio Emilia riguardo a questi aspetti. Rimane sempre commovente la fede del popolo “que luta na seca”, che deve lottare nella siccità. Un abbraccio e una preghiera, Don Luca P.S: la prossima volta mi piacerebbe dirvi qualcosa delle chiese pentecostali e neo pentecostali, un fenomeno che sta interessando il mondo intero. Verso la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo nascevano le prime chiese e tra poco raggiungeranno i 600 milioni di fedeli.
Notizie flash
Presepe vivente a S. Bartolomeo
Recita di Natale a Codemondo
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CALENDARIO PASTORALE UP FEBBRAIO 2017 GIOVEDI’ 2: 19,30 incontro della Pastorale Universitaria VENERDI’ 3: 20,30 messa e Consiglio Pastorale a Roncina SABATO 4: 15,00 incontro genitori della catechesi di Roncina con don Paolo 21: recital di musica religiosa a Regina Pacis DOMENICA 5: ore 13 pranzo comunitario (San Bartolomeo) LUNEDI’ 6: 19,30 visita famiglie Caritas MARTEDI’ 7: 21 Lectio UP letture della domenica (Roncina) MERCOLEDI’ 8: ore 20 messa e incontro con i ragazzi della casa di accoglienza (San Bartolomeo) GIOVEDI’ 9: ore 20 messa e incontro con i ragazzi della casa di accoglienza (Codemondo) VENERDI’ 10: 20,45 giubileo dei fidanzati in Cattedrale SABATO 11: 15 Incontro genitori catechesi San Bartolomeo-Codemondo con don Paolo (a san Bartolomeo) DOMENICA 12: ore 15 CAPITOL per bambini LUNEDI’ 13: ore 20,30 messa e Consiglio Pastorale Regina Pacis MARTEDI’ 14: 21 Lectio UP letture della domenica (Roncina) MERCOLEDI’ 15: 20 Messa e Consiglio Pastorale a San Bartolomeo GIOVEDI’ 16: 20 messa e Consiglio Pastorale a Codemondo VENERDI’ 17: 19,30 CAPITOL SPRITZ SABATO 18: ore 15 incontro genitori catechesi di Regina Pacis con don Paolo Ore 16,30 incontro famiglie Burkina Faso DOMENICA 19: ore 16,30 incontro di formazione catechisti battesimali UP a Regina Pacis LUNEDI’ 20: ore 19,30 visite famiglie Caritas
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MARTEDI’ 21: ore 15 inizio del progetto SPAZIO ALLA TERZA ETA’ (salone Oratorio Regina Pacis) ore21 Lectio UP letture della domenica (Roncina) VENERDI’ 24 e SABATO 25: don Paolo partecipa al convegno nazionale sulla situazione giovanile (Rovereto) VENERDI’ 24: ore 24 percorso diocesano CARITAS- diritto alla relazione (Salone Regina Pacis) SABATO 25: ore 15 festa di carnevale nelle parrocchie Ore 19,30 incontro famiglie cutresi con don Paolo DOMENICA 26: ore 15 CAPITOL per bambini LUNEDI’ 27: ore 20 incontro di preghiera con i giovani studenti africani di via Zandonai MARTEDI’ 28: ore 19 incontro educatori medie UP (Regina Pacis) Ore 21 Lectio UP letture della domenica (Roncina)
RITIRI SPIRITUALI DI QUARESIMA 2017 DOMENICA 19 MARZO: ragazzi seconda e terza media 13-16,30 (a Regina Pacis). Si pranza insieme. DOMENICA 26 MARZO: giovani delle superiori a CODEMONDO dalle 15 alle 17,30. DOMENICA 2 APRILE: adulti a CODEMONDO dalle 9 alle 17.
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