La Puglia delle antiche ville e la gastronomia

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CULTURA C’È IL VINCOLO PER LA LORO SALVAGUARDIA MA NON BASTA

La Puglia delle antiche ville

risorsa economica e culturale Nel corso del Settecento, Ottocento e fino all’inizio del Novecento nuclei di residenze suburbane si concentrarono in alcune aree tra le più amene del territorio pugliese. Ma l’espansione edilizia dal dopoguerra in poi ha profondamente modificato il vecchio aspetto paesaggistico

“E

ra una vecchia casa di campagna, antica villa dimessa lontana dal paese, dalle altre ville e dalle case; vi si andava a vivere lunghe giornate di sole supine, spiegate, con la terra, coi contadini, con la sora Vittoria come in una frateria gioconda… Nelle stanze ampie e fresche per le mura spesse, e mantenute in una mezza luce dalle persiane verdi abbassate, si eseguivano, mischiandosi durante la stagione, gli odori che le mura parevano assorbire ed esalare respirando; quello del fieno acuissimo, della paglia e del grano nella battitura che in un pulviscolo d’oro veniva eseguita a braccia sull’aia, quello del granturco, delle verdure, le zucche, lo spigo, la cedrina e la menta, le pesche i fichi l’uva le mele e quello violento del mosto e della svinatura, delle vinacce, di cui la casa diveniva ebbra”. Così, in un’atmosfera bucolica, lo scrittore Aldo Palazzeschi descriveva “lo stare in villa” della borghesia fiorentina, che per tradizione amava andare in villeggiatura per alcuni mesi dell’anno in ville poco distanti dalla città. Una tradizione molto diffusa in Italia, riscoperta anche in Puglia da più recenti e frequenti scritti, in particolare dall’indagine molto approfondita sui “Giardini di Puglia” a cura di V. Cazzato e A. Mantovano (Mario Congedo Editore, 2010). Nel corso del Settecento e Ottocento fino all’inizio del Novecento, nuclei di residenze suburbane si concentrano in alcune aree tra le più amene del territorio pugliese, dove un crescente interesse per le attività agricole, in particolare vite e ulivo richiedevano una maggiore presenza dei proprietari in campagna. Il paesaggio agrario, è stato arricchito così dalla proliferazione di ville e casini di campagna, che vanno ad affiancare e talvolta a sostituire il ruolo economico delle antiche masserie fortificate. Sul fenomeno delle ville suburbane a Bari, un’interessante ricerca è stata pubbli32| NelMese - Marzo 2013

• di Vittorio Marzi

“VILLE E GIARDINI A BARI TRA L’800 E IL 900” DI MICHELA TOCCI E GIUSEPPE ROMANELLI (ADDA EDITORE) E “IL GIARDINO DELLE MUSE” A CURA DI GIOVANNI DOTOLI E SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI (SCHENA EDITORE)

cata nel 1996 da Tocci-Romanelli (“Ville e giardini, a Bari tra l’800 e il 900”, Adda Editore). Lo studio ha evidenziato che la quasi totalità delle ville baresi fuori dell’abitato era caratterizzata dalla ubicazione lungo assi viari che, dipartendosi radialmente dall’attuale Estramurale Capruzzi, si estendeva nella campagna limitrofa lungo le vie per Capurso, Carbonara, Bitritto, come anche nelle frazioni di Bari di Palese-S. Spirito, molte di interesse storico, purtroppo spesso in cattivo stato di conservazione, diverse distrutte dalla tumultuosa espansione edilizia, tanto che con decreto del 9 luglio 1990 sono state sottoposte a

vincolo dal Ministero dei Beni Culturali per il notevole interesse architettonico e paesaggistico. In realtà, l’espansione edilizia crescente dal dopoguerra ha completamente modificato il vecchio aspetto paesaggistico, caratterizzato dalle diverse tipologie abitative, susseguitesi nel corso dei secoli, quali masserie, torri, casini di campagna, insediamenti rupestri. Un interessante articolo, pubblicato da questa rivista (n. 7-8/2004) aveva avuto il merito di richiamare l’attenzione al recupero culturale di queste antiche dimore, come dalla meritevole iniziativa, dell’Associazione “Antiche Ville”.

L’Associazione “Antiche Ville” e l’Accademia Pugliese delle Scienze si sono fatte promotrici in più occasioni di iniziative per la tutela e la promozione del patrimonio delle antiche residenze di Bari ma senza risultati concreti. Villa Larocca “salvata” dall’Università di Bari


“Perché, decidere di passare una serata d’estate tra le mura di una antica dimora settecentesca? Un richiamo di tempi trascorsi, di silenziosi spazi aperti dove gli unici suoni provengono da una natura ancora incontaminata o semplicemente perché il fisico e la mente hanno solo bisogno di riappropriarsi del tempo, inteso come il trascorrere lento delle ore, semmai allietati da versi poetici o musica jazz o dal semplice gustare piatti saporiti dal dolce nettare della terra di Puglia”. Questa fu il piacevole invito dell’Associazione “Antiche Ville” nell’organizzare una serie di iniziative culturali, musicali ed enogastronomiche da svolgere nelle suggestive dimore delle antiche ville, realizzate tra il settecento e il primo novecento tra la campagna di Mola e quella di Rutigliano, precisamente nelle contrade di Brenca e di San Materno. Accompagnato da un piacevole programma di visite, l’invito era molto suggestivo: “Resterete estasiati fra questi paesaggi simili a dipinti impressionisti, avvolti dalle fragranze straordinarie dei prati, di margherite, papaveri, acetoselle, costellati di ulivi paragonabili a sculture”. Con le stesse finalità, l’Accademia Pugliese delle Scienze da tempo si è fatto promotrice della salvaguardia del patrimonio delle antiche ville di Bari, ma senza conseguire un concreto risultato, Pur tuttavia, per lungimiranza dell’Università di Bari, durante il rettorato del prof. Pasquale Del Prete, nel 1968 fu acquistato dagli eredi Larocca, una delle più belle ville ottocentesche, inserita nel campo delle Facoltà scientifiche di via Amendola, che dopo gli opportuni restauri, saggiamente è stata destinata a contenitore culturale della città, dove per la presenza di un ampio parco, recentemente reso più suggestivo da una ricca collezione di rose e da numerose piante da giardino, le manifestazioni culturali sono frequenti occasioni di incontro con la cittadinanza, creando quella atmosfera tanto auspicata dalla Associazione “Antiche Ville”. In questa atmosfera merita di essere citato il giardino di Santa Fizzarotti Selvaggi (“Nel giardino del Carmelo”, NelMese, 7-8/2012), come nella suggestiva cronaca di Marisa Di Bello: “Una notte per ascoltare voci e suoni che parlano all’anima prima ancora che alle orecchie, una notte per ritrovarsi tra amici, per riflettere su temi che toccano il senso profondo della vita. È non è un privilegio da poco ritagliarsi momenti così, strappati per qualche ora al ritmo frenetico di azioni ed eventi a cui il nostro vivere quotidiano ci ha ormai abituato”. La profonda connessione dell’arte del giardinaggio con le esigenze spirituali e materiali dell’essere umano, fa comprendere quanto importante sia stata la sua funzione in tutti i tempi. I giardini hanno

VILLA LAROCCA

portato bellezza, tranquillità e riposo a coloro che vi cercavano rifugio dall’affanno della vita giornaliera; spesso pittoreschi e sempre piacevoli, hanno anche offerto uno scenario per le ore più solenni; piccoli e grandi, situati su vaste estensioni di terra, oppure in angoli raccolti, essi sono un riflesso delle conquiste colturali di un determinato periodo storico o espressione di un certo genere di vita (J. S. Benell). In esso il tempo si ferma; è sempre primavera, vengono meno ogni necessità e ogni cambiamento legati all’avvicendarsi delle stagioni. Per questo, è anche il luogo in cui la natura si piega secondo la volontà umana sino a coincidere con il sogno paradossale di una natura perfetta e al tempo spesso perfettamente dominata dall’uomo. Il modello che lo informa è ovviamente l’Eden, il Paradiso Terrestre, perché fuori dal tempo e dunque del succedersi delle stagioni (F. Cardini, “Il giardino delle muse, le stagioni”, 2004). Sono queste le motivazioni, che da tempo sollecitano le problematiche della salvaguardia delle dimore storiche, di antiche ville che rischiano il degrado. Certamente, gli interventi di restauro e la gestione hanno problemi di costi, per i quali è necessario

trovare adeguate soluzioni, attraverso una migliore fruizione. Un esempio a Bari, è stato il recupero di villa Romanazzi-Carducci, appartenente ad una nobile famiglia di Putignano, che avevano acquistato nel 1885 la dimora costruita da un esponente di quella classe borghese di origine straniera venuta a Bari nell’800 per una proficua attività commerciale nell’esportazione di prodotti agricoli ed altri. Dopo anni di abbandono e dopo un estenuante iter burocratico, la villa restaurata nella sua antica bellezza è divenuto un piacevole luogo di congressi e di cerimonie di vario tipo. Di recente, la stessa disponibilità per la sua villa di S. Spirito è stata espressa da Renato Morisco, noto ristoratore di esperienze internazionali, attualmente molto impegnato nella valorizzazione dei prodotti alimentari pugliesi sui mercati esteri. La villa, a due piani, su quello superiore fornito di un ampio salone è spesso luogo di manifestazioni culturali su tematiche diverse, spesso dedicate ad una sana e corretta alimentazione, con relazioni tenute da esperti di vari settori. In questo modo, è possibile conciliare la salvaguardia del patrimonio storico, con la necessità di sostenere il costo della gestione.

L’amenità dei luoghi, il godimento dei vasti parchi ben curati, la viva attenzione agli incontri culturali, l’amabile e dotta convivialità, creano una piacevole e serena atmosfera, un momento di pausa nel frenetico ritmo della vita moderna. Appello alle istituzioni locali per una maggiore attenzione a un patrimonio architettonico, storico e culturale irripetibile Marzo 2013 - NelMese |33


Nelle antiche ville: arte, poesia, moda musica, gastronomia, si incontrano. Sono momenti di pausa e di quiete contro lo stress quotidiano della vita moderna che Renato si è impegnato a rendere sempre più lieti nella splendida cornice di Villa Morisco È indubbio che l’amenità dei luoghi, il godimento dei vasti parchi ben curati, la viva attenzione agli incontri culturali, l’amabile e dotta convivialità creano una piacevole e serena atmosfera, un momento di pausa nel frenetico ritmo della vita moderna. C è una ricchezza che non è solo formale ed estetica ma anche dell’anima. Una ricchezza figlia della ricerca del bello. Il piacere dell’incontro conviviale nelle antiche ville va oltre il bisogno del mangiare, perché la coreografia è la più immediata ed esaltante sensazione; un insieme di eleganza, raffinatezza, colore, calore, amabile accoglienza degli ospiti.

Il desco - è stato scritto - è un’abitudine antica, in cui il tempo si ferma per concedere all’uomo una pausa di ristoro, di meditazione o di piacere. È la tavola di tutti i giorni, così come può diventare la tavola delle feste e delle grandi occasioni di vita. È sulla tavola apparecchiata dove la fantasia, la cultura, il buon gusto dei padroni di casa spaziano in una costante ricerca del bello, dell’armonia, del colore. Quasi una sublimazione dell’effimero, la gioia della creazione per una durata di pochi brevi momenti (Bona Frescobaldi Marchi, Giuseppe di San Giuliano). Sul recupero delle tante antiche ville,

sparse tra Bari e le frazioni di Santo SpiritoPalese e Torre a Mare, gli articoli di stampa e i diversi dibattiti hanno richiamato una maggiore attenzione del Ministero dei Ben Culturali per la loro salvaguardia conseguita con il vincolo. Ma molto sentito è l’auspicio che possano ritornare a vivere con il fondamentale ruolo di contribuire al miglioramento della qualità della vita nella nostra città, sperando in un sentito impegno del Comune e della Provincia e di tutte le Istituzioni sensibili a trovare adeguate soluzioni.

ANTICHE VILLE

VILLA COSTANTINO

VILLA DE GRECIS

VILLA LUCAE

VILLA LUCIA

VILLA MILELLA LOSACCO

VILLA ROTH

34| NelMese - Marzo 2013


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