RENT il periodico sulla cultura dell’affitto quadrimestrale in distribuzione gratuita numero 02 - giugno 2009 Solo Affitti Spa via Tortona 190 - 47020 Cesena (FC)
RENT il periodico sulla cultura dell’affitto
affitto o locazione Una differenza che occorre conoscere per distinguere tra casa e attività
mediamente italiani Abitare fuori dai grandi centri senza rinunciare ai benefici del vivere urbano
provincia moderna Una conversazione appassionata sul futuro delle piccole città
postmodern amarcord Tour architettonico-balneare nel cuore della Riviera Romagnola
tutti in provincia Né città né campagna, questa la natura urbana dell’Italia. Più di sessanta milioni di abitanti. L’85% diviso tra province e piccoli comuni
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coltiviamo la tua voglia di casa
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il punto
queste piccole grandi città
Il mercato della locazione nelle medio-piccole città e nei comuni di provincia, di Silvia Spronelli, Presidente di Solo Affitti Spa
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osservatorio una formazione fantastica
Il credo del capitalismo umano. Come persone e conoscenze possono diventare un motore importante dell’economia la ricerca è donna
Trovare casa sulla rete. Il virtuale al servizio della ricerca immobiliare, tra curiosità e democraticità delle risorse
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tempo e denaro il diritto alle vacanze
Le ferie sono un bene collettivo. Le case pure. Tutto quello che c’è da sapere sulle sistemazioni turistiche
RENT
il periodico sulla cultura dell’affitto numero 02 giugno 2009
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diritto e rovescio
in copertina: miniatura di piazza del Campo a Siena, Italia in Miniatura, Viserba di Rimini
coltivatori in affitto
Quella legge del 1982. I nuovi Accordi e la campagna oltre la proprietà RENT il periodico sulla cultura dell’affitto quadrimestrale in distribuzione gratuita numero 02 - giugno 2009 Solo Affitti Spa via Tortona 190 - 47020 Cesena (FC)
affitto d'azienda
Un motivo per cambiare, senza chiudere l’impresa. A chi rivolgersi? Come fare?
RENT il periodico sulla cultura dell’affitto
affitto o locazione
Le parole più confuse. Un approfondimento tematico per distinguere tra immobili e attività affitto o locazione
che cos'è il noleggio
Una differenza che occorre conoscere per distinguere tra casa e attività
La domanda dello specialista. Obblighi e responsabilità di un servizio conosciuto
l’ esperto risponde
mediamente italiani Abitare fuori dai grandi centri senza rinunciare ai benefici del vivere urbano
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provincia moderna Una conversazione appassionata sul futuro delle piccole città
postmodern amarcord
glossario
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elenco affiliati
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Tour architettonico-balneare nel cuore della Riviera Romagnola
tutti in provincia Né città né campagna, questa la natura urbana dell’Italia. Più di sessanta milioni di abitanti. L’85% diviso tra province e piccoli comuni
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IL NUMERO DELLA PROVINCIA casa e famiglia
22 lifestyle
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mediamente italiani
storie di un golfista
Riscoprire la provincia. L’85% dei connazionali vive tra la piccola e la media città
Incontro sul campo. Conversazioni con un maestro su uno sport elegante
casa vacanza
piccole città tutte in serie A
Un tempo villa fuori porta, adesso occasione per viaggiare. Ma sempre casa del relax
Come ai tempi di Mimì. In provincia i palazzetti sono le cattedrali del weekend
fiori d'arancio
pane al pane
L’amore di una volta diventa una parata. Tutti i numeri del giorno della felicità
Giorno e notte concept store. Così si vendono anche gli alimenti più comuni
giornata in affitto
68
radical sci Quanto costa essere uno snob? Tutti i luoghi comuni della radical mania
giro d’italia
70
mezzogiorno di cuoco In giro per il mondo con una ricetta sottomano. Il sud da Colombo al cuscus
sopravvivenza urbana 72 città e futuro
30 fashion story
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provincia moderna
gran turismo
La griffe dell’architetto. Ecco la strada per il nuovo volto delle piccole città
Quando al mare si andava per l’amore. La villeggiatura all’ombra di un Grand Hotel
come ti affitto un campo
interior design
La rivoluzione si fa verde. La giovane popolazione urbana sceglie l’eco lifestyle
abitare globale
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buona domenica
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accadde domani Dal mondo industriale al capitalismo culturale. Con cinema, tv e tanta pubblicità
postmodern amarcord Quell’estate nell’America nostrana. Un viaggio sorprendente sulla Riviera Romagnola
Sulle orme di Manet. Tra picnic en plein air e voglia di lusso rurale
portfolio
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a est della provincia Itinerario d’autore. Michele Buda racconta la Germania di domani, attraverso un'indagine nel paesaggio di ieri
marito in affitto I tempi son maturi. Così dice la signora. L’uomo di casa non si sposa
orgoglio nazionale Piccole cose e grandi sentimenti. L’Italia del modernariato emozionale
carosello
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divina É la borsa della diva per la donna di ogni giorno
videoclub
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il ragazzo di campagna Verso la città, nei mitici anni ottanta. La parodia di un decennio memorabile 7
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RENT il periodico sulla cultura dell’affitto
direttore responsabile Silvia Spronelli
contatti redazione@soloaffitti.it
direttore creativo e editoriale Carlotta Petracci
pubblicità adv@soloaffitti.it
art direction e progetto grafico Undesign
direzione e amministrazione Solo Affitti Spa via Tortona 190 47020 Cesena (FC) t +39 0547 41 81 01 f +39 0547 41 81 81 info@soloaffitti.it
redazione solo affitti Francesca Cantoni Laura Magnani Isabella Tulipano Giovanna Rossi contributors Marco Balzani Michele Buda Luisa Casorati Tommaso Delmastro Paolo Diani Saida Hassout Lorenzo Kruger Marco Onofri Massimo Teghille Andrea Viberti Camilla Wasser
stampa Alzani Tipografia via Achille Grandi 5 10064 Pinerolo (TO)
in attesa di registrazione presso il tribunale di Forlì distribuzione gratuita
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RENT A RANT AFFITTA UNA PREDICA
testo e foto di Carlotta Petracci Ernst F. Schumacher circa un trentennio fa, aveva individuato le direttrici di un nuovo pensiero. Nel famoso libro Small is Beautiful mettendo a confronto il modo di ragionare di un economista moderno con quello di un buddista, aveva dedotto che la società occidentale, diversamente da quanto si era sempre creduto, era irrazionale. La strada intrapresa da secoli, che aveva portato a misurare lo standard di vita sulla base del consumo, era, a detta sua, sbagliata. O meglio, insostenibile. La filosofia di vita buddista al contrario prometteva una grande verità. Ottenere il massimo con il minimo sforzo. Il più alto tasso di benessere, consumando il meno possibile. Un pensiero affascinante, ma non così semplice. Per capirne il senso infatti bisogna ripensare al nostro concetto di benessere, al suo essere fondato sulla produzione e sulla proprietà. Dire che si sta meglio se si produce, consuma e possiede meno, genera in chiunque una certa ‘vertigine’, non fosse altro perché mette in crisi un sistema di abitudini. Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo numero però ci siamo mossi in questa direzione. Partendo 10
dalle precedenti riflessioni sulla città, abbiamo pensato che si potesse mettere in relazione l’affitto con un modo nuovo di guardare alle cose. Che comportasse un mutamento di scala. In Italia più dell’80% della popolazione vive in centri che non superano i 250.000 abitanti. Nel nostro paese il piccolo è bello più che una filosofia e una via alternativa è una vera e propria realtà. Da sempre il nostro stile di vita risente positivamente della dimensione ridotta del nostro habitat, e questo ci ha permesso di raccogliere velocemente l’eredità di quei discorsi. Conosciamo molto bene i valori che guidano il capitalismo umano, la sostenibilità, il richiamo al buon vivere, la crescita controllata, perché di fatto hanno forgiato quella mentalità di provincia che ci è tipica, e che ora si sta affacciando al mondo con un nuovo nome e una sensibilità internazionale. Una volta su una guida turistica ho letto che la Disney aveva costruito una piccola città, Celebration, che doveva essere perfetta. Dove la gente, andava per stare bene e dedicarsi alla comunità. E ho pensato: è arrivato il momento di parlare un po’ di noi.
Nel 1994 la Walt Disney Corporation fonda Celebration. Una città modello che si sviluppa a sud di Orlando, sulla falsariga delle città di mare all’italiana. Una mezza luna di sabbia e case; immersa tra laghetti, campi da golf e foreste tropicali in miniatura
editoriale
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il punto
ASCOLTA LA LEPRE a cura di Silvia Spronelli Presidente di Solo Affitti Spa
HEAR THE HARE QUESTE PICCOLE GRANDI CITTÀ Nonostante l’Unità del 1861, in Italia sono ancora molto forti e sentite le connotazioni regionali e provinciali -dai dialetti alla cucina, dal patrimonio artistico alla squadra di calcio-, nonché motivo di orgoglio l’essere originario dell’una o dell’altra città. Eppure visto dall’esterno il nostro Paese, per la sua particolare geografia, sembra un’unica grande città, con due fari all’ingresso Vivo da sempre in provincia e sebbene ami visitare e perdermi ogni tanto tra gli sconfinati spazi delle grandi città, penso anche che sia questa la mia ‘giusta’ dimensione. Una realtà, mille anime, tanti modi di vivere. Questa la provincia italiana; l’altra metà dell’area metropolitana. Posti vivibili, a dimensione umana, dicono i sostenitori, quelli che desiderano vivere in spazi più tranquilli, percorrere distanze facilmente e brevemente raggiungibili, conoscere storie e volti dei vicini di casa, avere un negoziante di fiducia. La classifica stilata ogni anno sulla qualità di vita nelle città italiane da Italia Oggi dà ragione a questi sostenitori e vede anche per il 2008 al primo posto Siena (non certo una metropoli), seguita da altre due ‘cittadine’ come Trento e Bolzano. Penso che vivere in provincia sia un altro modo di abitare la modernità che vogliamo approfondire in questo numero, dopo aver parlato di grandi città, di grandi spazi e del vivere nomade e veloce, fugace ed intenso. D’altronde il nostro mercato dimostra l’appetibilità delle città medie e dei comuni 12
di provincia: l’80% delle nostre agenzie, infatti, si trova proprio tra piccole e medie città. Un bacino di clienti diverso da chi sceglie la metropoli e che ha anche esigenze differenti per l’abitare. Che valuta bene l’immobile dove vivere, magari per più tempo, che sceglie accuratamente il quartiere dove stabilirsi, il condominio e l’arredo. Chi vive in affitto in provincia sceglie di condividere spazi più ristretti, entrare a far parte di una comunità riconoscibile, farsi trasportare dall’entusiasmo per le feste o le sagre popolari. Per quelle feste tradizionali di cui, ammirata, osservo sempre gli originali pieghevoli: belli ruspanti, con i loro programmi naïf e la sovrabbondanza di sponsor che conquistano la maggior parte della pagina; con quel semplice programma della manifestazione a cui si accompagnano immancabilmente l’intrattenimento musicale del cantante o della banda (celebrità rigorosamente indigena) e soprattutto ricchi e abbondanti stand gastronomici. Chi decide di aprire un’attività in provincia sà che avrà una clientela fissa ed esigente, ma anche affezionata e
fedele, una pubblicità basata sul passaparola; la riconoscibilità e l’identificazione con il proprio lavoro. Insomma, meno frenesia, più calma. Il movimento meccanico del vivere che, in fondo, accomuna le piccole città: dove c’è sempre una via Aldo Moro, uno storico cinema di quartiere con a fianco una grande e moderna multisala. Luoghi che sommano in larghezza i metri quadri che altrove si sviluppano in altezza; posti dove ci si incontra per più tempo e meno rapidamente, ma con lo stesso scopo: riempire il vuoto dell’esistenza. In Italia la ‘mentalità provinciale’, come direbbe Giorgio Bocca, c’è anche nelle grandi città. Grandi e piccole città che vivono di diverse e identiche contraddizioni: provincia è etimologicamente territorio conquistato eppure lontano, vicino e distante, tipico e metafisico, uno spazio apparentemente conosciuto e familiare quanto, in realtà, si rivela a volte inquietante e sfuggente. Direttamente dalla provincia, allora, vi presentiamo la nostra versione della realtà, dei sogni e delle emozioni di chi vive questi spazi, più o meno grandi.
osservatorio
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
UNA FORMAZIONE FANTASTICA In un periodo di ristrettezze economiche e difficoltà puntare sulla formazione è un modo per investire nelle risorse umane e nella loro crescita, credendo nella forza della loro competenza ed avendo l’umiltà di poter imparare ancora, mai sazi di conoscenza
“Un uomo passeggiava per un bosco, quando vide un boscaiolo che, con molto impegno ed affanno, era intento a tagliare a pezzi un tronco appena abbattuto. L’uomo si avvicinò per cercare di capire perché il boscaiolo si affaticasse tanto, quindi, osservatolo per un po’, gli disse: ‘Scusi, ma si è accorto che la sua ascia è completamente senza filo? Non le conviene affilarla? Farà meno fatica e taglierà più in fretta’. Ed il boscaiolo sospirando rispose: ‘Purtroppo non ho tempo per farlo … devo tagliare’. ” Oggi si parla tanto di capitalismo umano. Si è compreso che le persone e le conoscenze sono un motore importante per l’economia. Un cosa nota a Solo Affitti, dove già da anni si investe in formazione, un valore prezioso soprattutto in tempi in cui crescita non è più semplicemente sinonimo di espansione. Pensiamo infatti che la crescita sia prima di tutto educazione. Capacità e voglia, attraverso la propria professione, di servire alla società in cui si vive. Con Solo Affitti Academy anzitempo abbiamo scelto di percorrere questa strada: di fornire un servizio che puntasse sullo sviluppo delle qualità comunicativo-relazionali che sono in ognuno di noi. Del resto lavorare per una rete, per un marchio, piuttosto che
LA RICERCA È DONNA Angeli del focolare o turiste della rete? Per le donne il web è una piazza aperta sulla casa Che internet sia uno strumento ampiamente utilizzato dagli italiani non è più una notizia clamorosa. Anzi diciamo che è piuttosto prevedibile scoprire che l’utente medio in Italia è maschio, con un’età compresa tra i 25 e i 54 anni, e che la rete viene usata da sempre più persone per cercare casa. Si è passati dagli appena 500 mila navigatori del 2005 ai 3 milioni di utenti che ogni mese vi si affidano per trovare l’immobile dei propri sogni o quello che meglio risponde alle proprie necessità.
per un’attività significa credere in qualcosa di più grande. Significa condividere dei valori e un’identità di gruppo, tanto quanto sapere valorizzare le singole individualità, e farle armonizzare insieme. Per questo, si dimostrano importanti le giornate in aula tra affiliati, in cui centrale è il confronto sulle esperienze, le idee e le strategie che ognuno di noi mette in atto per far fronte alle esigenze di un mercato sempre più flessibile e in continuo cambiamento. Giornate in cui ci si può avvalere della competenza di professionisti che sanno suggerire i metodi e le tecniche di comportamento più adeguati ad ogni situazione. Confronti che ci permettono di capire chi siamo e cosa potremmo diventare. frequenza corsi specialistici milano padova torino cesena firenze
33 % 28 % 25 % 7% 7%
se l’utente medio di internet è maschio, chi cerca casa sul web è donna
2008 donne uomini
Basti pensare che circa il 50% dei 6 milioni di persone che cercano casa lo fanno mediamente per 4,7 volte nel corso della vita. Se guardiamo alle statistiche sul web però c’è un altro dato che testimonia un importante sviluppo. Infatti, fa notizia e sorprende che ben il 61% di chi cerca casa sul web è donna. Si tratta di un fenomeno consistente soprattutto in Lombardia (67%), Veneto, Umbria (65%) e Liguria (64%). Donne capaci di visualizzare mediamente oltre 20 alloggi per ogni visita virtuale,
61 % 39 %
della durata di circa 15 minuti. Donne curiose che ricercano per sé, per gli amici e per i parenti, e che passano il tempo a fantasticare su immobili di pregio nei centri città o in località turistiche. Se però la ricerca femminile riguarda soprattutto gli immobili residenziali, nel campo della ricerca di quelli adibiti ad usi professionali tornano a padroneggiare gli uomini. Che sono il 52% rispetto al 48% delle donne; le quali sembrano confermarsi angeli del focolare anche nell’era multimediale. 13
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
25,9
Sicilia, Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Sardegna, le destinazioni di punta. Di fatto il mare e la cultura sono ancora i prodotti trainanti, sia verso l’Italia che all’estero.
Sono i milioni di italiani che partono per le vacanze durante i mesi estivi. In questo periodo emergono le località balneari:
IL DIRITTO ALLE VACANZE 6,3 % trentino alto adige 4,8 % lombardia 1,2 % valle d’aosta 2,6 % piemonte 4,4 % liguria
1,9 % veneto 5,7 %
friuli venezia giulia
emilia romagna
7 18
11 4
12
1
2.301.000
italiani scelgono la toscana come destinazione per la loro vacanza principale dell’anno
1
2.015.000
14
italiani scelgono la puglia come destinazione per la loro vacanza principale dell’anno
17 9
13 20 8
5
7,2 % sardegna 2.282.000 5,7 % lazio
3,3 % umbria 1,8 % abruzzo 3,3 % marche
10
15
10,3 % toscana
16
8,3 %
italiani scelgono la sicilia come destinazione per la loro vacanza principale dell’anno
2
19
molise
0,5 %
puglia
9,0 %
basilicata
0,9 %
calabria
6,7 %
3
6
5,8 % campania
sicilia
10,2 %
regione di destinazione della vacanza principale del 2008 [fonte: Istituto Nazionale Ricerche Turistiche]
Secondo i dati pubblicati dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, nel 2008, da gennaio a dicembre, gli italiani hanno effettuato nel complesso 146,5 milioni di partenze. Se gli hotel accolgono in questo periodo il 30,8% di clientela business e commerciale, nelle imprese extralberghiere si rileva una maggiore concentrazione dei segmenti famiglie (30,4%) e coppie (36%). Periodi sempre più brevi: questa l’attuale tendenza del mercato della locazione delle case di villeggiatura; un trend, iniziato da tempo ma rafforzatosi in modo vistoso nell’ultimo periodo. 14
Per far fronte alle evoluzioni di un mercato flessibile e in continuo cambiamento come questo, è fondamentale poter contare su regole analoghe nella definizione dei patti contrattuali. Una flessibilità garantita dal tipo di contratto stipulato per finalità turistiche. Il contratto di locazione è, infatti, in questo caso regolato dalle sole norme del Codice Civile (articoli 1571 e seguenti), che lasciano completa libertà ai contraenti nel determinare patti e condizioni, dalla durata al canone. Unico obbligo è quello di indicare nell’accordo scritto la finalità turistica che sta alla base
della locazione. Quanto agli aspetti economici, il contratto prevede generalmente il versamento da parte dell’inquilino, al momento della prenotazione, di una caparra a titolo di acconto, pari a circa il 30% del canone pattuito. Il saldo verrà versato all’arrivo, al momento della consegna delle chiavi, momento nel quale l’inquilino è tenuto anche a rilasciare una piccola somma che funge da deposito cauzionale e che gli sarà resa al momento della riconsegna dell’immobile, una volta verificata l’assenza di danni. Nel dettaglio per questi contratti si prevede una regolamenta-
tempo e denaro
76,4
Nel secondo semestre del 2008, periodo di punta per le partenze, gli italiani hanno speso 32,1 miliardi di euro per la vancanza principale e 24,3 miliardi per tutti gli altri soggiorni.
Sono i miliardi di euro spesi nel 2008 dagli italiani per tutte le loro vacanze, cifre che confermano i consumi già registrati nel 2007.
47,35 %
brevi in Italia
brevi in Italia
47,31 %
lunghe in Italia
30,3 %
lunghe in Italia
21,27 %
brevi all’estero
11,5 %
brevi all’estero
19,78 %
lunghe all’estero
11,64 %
lunghe all’estero
10,85 %
50 % 40 % 30 % 20 % 10 % 0%
nord-ovest nord-est centro sud-isole primo semestre
50 % 40 % 30 % 20 % 10 % 0%
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2008
2007
2006
2005
2004
2003
partenze degli italiani per vacanze confronto tra 2007 e 2008 [fonte: Istituto Nazionale Ricerche Turistiche]
secondo semestre
area di destinazione della vacanza principale primo e secondo semestre [fonte: Istituto Nazionale Ricerche Turistiche]
turisti leisure
turisti business
alberghiera
30,4 %
36,0 %
6,9 %
5,9 %
16,6 %
4,2 %
famiglie
gruppi
extralberghiera
24,4 %
29,2 %
8,5 %
7,1 %
23,4 %
7,4 %
coppie
singoli
tipologia della clientela per tipologia ricettiva [fonte: Istituto Nazionale Ricerche Turistiche]
zione piuttosto puntuale, inerente a durata, termini e condizioni di rinnovo, disdetta, canone, deposito cauzionale, suddivisione spese, agevolazioni fiscali, registrazione, comunicazione di cessione fabbricato e consegna. IL RUOLO DELL’AGENZIA IMMOBILIARE
La flessibilità delle esigenze e la breve durata delle richieste di case per villeggiatura, si riflettono anche nel rapporto con l’agenzia immobiliare: i proprietari che vogliono gestire il via vai degli inquilini sono indotti sempre più a
rivolgersi al mediatore, il quale assume spesso il ruolo di ‘gestore’ dell’immobile e si occupa, oltre che di mettere in contatto proprietario e inquilino, anche della pulizia della casa ad ogni subentro, della riparazione di piccoli guasti, e altro. Sempre più diffusi sono infatti gli incarichi di gestione vuoto per pieno, attraverso i quali l’agenzia prende in consegna l’immobile, garantendo al proprietario un introito fisso per l’intera stagione, e i mandati a titolo oneroso, con i quali l’agente immobiliare rappresenta il locatore nei rapporti con l’inquilino, incassando
legenda
i canoni per suo conto. Accanto all’attività di proprietari ed agenti immobiliari che affittano immobili abitativi per uso turistico, ci sono però tutta una serie di altre attività ricettive extralberghiere che la Legge del 29 marzo 2001, n. 135 - Riforma della legislazione nazionale del turismo, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 92 del 20 aprile 2001 e varie leggi regionali, hanno classificato secondo precise modalità. Si tratta di: affittacamere, bed and breakfast, residence e agriturismi, ognuna delle quali ha le proprie condizioni di esercizio e di offerta. 15
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COLTIVATORI IN AFFITTO Per chi vuole saperne di più sulle attività del fuori porta. Quando la campagna diventa una produttiva alternativa alla città L’affitto agricolo è un contratto con cui il locatore si obbliga a concedere all’affittuario un’azienda o un fondo, per uso agricolo e perché ne raccolga i frutti ed i proventi, e l’affittuario si obbliga a pagargli in corrispondenza
AFFITTO D’AZIENDA Un suggerimento prezioso per chi è stanco di fare l’imprenditore L’affitto d’azienda è una formula, alternativa alla vendita dell’attività, che consente di rimanere proprietari dell’impresa, facendola gestire ad altri e ricavandone un canone fisso. Per azienda si intende, da un punto di vista civilistico, a partire dall’articolo 2555 del Codice Civile, quel “complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”. L’azienda è quindi un bene produttivo e, in quanto tale, è soggetta ad un contratto di affitto (differente rispetto al contratto di locazione che ha per oggetto beni non produttivi). Chi prende in gestione l’attività (affittuario) si assume la responsabilità di condurla in tutti i suoi aspetti, beneficiando degli introiti che essa produce. Secondo quanto sancito dal Codice Civile l’affittuario ha due obblighi fondamentali: esercitare l'attività sotto la ditta che la contraddistin-
16
2555
Articolo del Codice Civile, che definisce l’azienda come “complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio
dell’impresa”. L’azienda è quindi un bene produttivo e, in quanto tale, è soggetta ad un contratto di affitto e non di locazione il quale ha per oggetto beni non produttivi.
un fitto. Il fitto può consistere in denaro, in una quota dei frutti (mezzadria) o in una prestazione in natura. L’affittuario ha l’obbligo di curare la destinazione del bene in conformità con la sua destinazione economica e con l’interesse della produzione, pena la risoluzione del contratto. Il contratto di affitto d’azienda è soggetto alla Legge 203/1982 (modificata dalla Legge 29/1990) e agli Accordi Collettivi Nazionali. La durata dell’affitto è di 15 anni (6 anni per i territori montani); gli Accordi Collettivi Nazionali possono prevedere durate inferiori, in base al tipo di destinazione del terreno. In mancanza di disdetta di una delle parti, il contratto di affitto si intende tacitamente rinnovato per il periodo minimo. La disdetta deve essere comunicata almeno un anno prima della scadenza del contratto, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. Il fitto è stabilito in base a criteri e coefficienti fissati dalla legge. La commissione tecnica provinciale determina, entro il 31 agosto di ogni anno, i coefficienti di adeguamento dei canoni, in aumento o in diminuzione, tenuto conto
del mutamento del valore, secondo gli indici ISTAT, per i prezzi alla produzione dei prodotti agricoli. Gli Accordi Collettivi Nazionali possono derogare a tali parametri. I contratti di affitto relativi ai terreni sono esenti iva e sono soggetti a imposta di registro con l’aliquota dello 0,50% , applicata al canone dovuto per l’intera durata del contratto. Il termine ordinario per la registrazione è di trenta giorni dalla stipula del contratto. Per l’affitto di terreni agricoli, esiste, però, una regola particolare; questi infatti, se stipulati a mezzo di una scrittura privata non autenticata (come solitamente avviene) possono essere registrati cumulativamente presentando entro il mese di febbraio all’Ufficio delle Entrate la denuncia relativa a tutti i contratti posti in essere nell’anno precedente. La denuncia può essere presentata da una qualsiasi delle parti contraenti e deve contenere gli estremi essenziali dei contratti a cui si riferisce. Infine si devono ricordare le agevolazioni previste dalla legge per l’affitto di terreni agricoli ai coltivatori diretti o giovani imprenditori agricoli con meno di quarant’anni di età.
gue, gestirla senza modificarne la destinazione, conservando l’efficienza dell’organizzazione e degli impianti e ricostituendo le normali dotazioni di scorte. L’operazione è complessa e delicata, visto che ad essere concessa in affitto è un’impresa, con tutto ciò che le è correlato: avviamento commerciale, macchinari o attrezzature necessarie al lavoro, e personale. Per questo motivo il contratto di affitto d’azienda è soggetto ad una serie di vincoli e norme da rispettare, che servono a tutelare i contraenti e il loro spirito imprenditoriale. Non può avvenire con una semplice scrittura privata fra le parti, ma deve essere formalizzato attraverso un atto pubblico o una scrittura privata autenticata dal notaio. Chi prende in affitto un’azienda subentra di diritto in tutti i contratti stipulati dal locatore: da quelli di somministrazione, a quelli di fornitura o di pubblicità, a quelli con il personale. A tutela dell’affittuario viene sancito il divieto di concorrenza che prevede l’astensione da parte del locatore, per tutta la durata dell’affitto, dall’avvio di una nuova attività che per oggetto, ubicazione o altre motivazioni possa entrare in conflitto con l’azienda affittata. Fatta eccezione per le condizioni sopra menzionate, tutti gli altri requisiti contrattuali, dal canone, alle garanzie prestate dall’affittuario, alle modalità di pagamento, alla durata e all’eventuale rinnovo, sono lasciate alla libera contrattazione tra le parti. Da un punto di vista fiscale, il re-
gime di tassazione dell’affitto d’azienda varia a seconda delle situazioni regolate dal contratto. Ai fini delle imposte dirette, si distingue il caso in cui il locatore è una società o un imprenditore individuale, che affitta parte di un’azienda o una fra le diverse aziende possedute, e il caso in cui è un imprenditore individuale che affitta l’unica azienda posseduta: nel primo caso il locatore mantiene la qualifica di imprenditore e i canoni di affitto maturati nel singolo periodo di imposta concorrono alla formazione del reddito di impresa; i proventi sono soggetti a tassazione anche ai fini irap; nel secondo caso il locatore perde la qualifica di imprenditore; i proventi incassati rientrano nella categoria dei redditi diversi; il reddito imponibile è dato dalla differenza tra i canoni incassati e le spese documentate (anche di manutenzione ordinaria e straordinaria). La distinzione tra società o imprenditore individuale che affitta una porzione di un’azienda o una delle aziende possedute e imprenditore individuale che affitta l’unica azienda posseduta risulta necessaria anche per la tassazione del contratto di affitto ai fini delle imposte indirette. Nel primo caso, l’affitto d’azienda è soggetto a iva con aliquota ordinaria del 20% e a imposta di registro in misura fissa pari a 168 euro; nel secondo caso, invece, il contratto è escluso dall’applicazione dell’iva, ma rimane soggetto a imposta di registro in misura proporzionale.
diritto e rovescio
1571
Articolo del Codice Civile che definisce la locazione come quel contratto con cui una parte si impegna e obbliga a far godere
all’altra una cosa mobile o immobile per un dato tempo, dietro corrispettivo pagamento di un canone. I protagonisti di questo contratto sono il locatore e il conduttore.
AFFITTO O LOCAZIONE Due parole comuni, spesso confuse. Più usata la prima nel linguaggio di tutti i giorni, ma non sempre nel modo giusto; più precisa la seconda, anche se sconosciuta a molti. Una differenza che occorre conoscere, per distinguere tra l'uso di un immobile e la sua gestione Esistono linguaggi universali e modi di dire comuni che esprimono concetti in maniera efficace e immediata. Il linguaggio comune ha la forza di impossessarsi dei termini e trasformarli, di modificarne il significato originale, semplificandolo e riducendo le infinite definizioni del linguaggio didascalico. Scomodando addirittura Foucault possiamo dire che la difficoltà viene dalla frattura che il linguaggio, e in particolare il pensare per concetti, innesca tra le parole e le cose. Ci sono parole che visualizziamo e comprendiamo facilmente -casa, albero, cane…- mentre altre parole che abbiamo bisogno di definire -famiglia, democrazia, nazione...- perché non corrispondono a nessuna forma reale. Questa considerazione è ancora più vera se facciamo riferimento al linguaggio professionale. Il linguaggio delle professioni serve a creare un’ulteriore distinzione: a dire chi sono quelli che lo utilizzano. Non stupisce quindi la confusione che spesso nasce tra le parole: affitto e locazione, che nel linguaggio corrente vengono utilizzate come sinonimi. Sono due concetti molto simili, tra cui rientra anche quello di noleggio, ma da un punto di vista tecnico e giuridico sono radicalmente diversi, avendo come oggetto beni non confondibili tra loro. Con la parola affitto si usa indicare quella che nel linguaggio del diritto viene normalmente definita locazione. Oggetto del contratto di affitto sono beni produttivi, collegati alla produzione di ricchezza (si pensi a un terreno, a un gregge, a un’azienda, dai quali si ricavano, rispettivamente, i vari prodotti agricoli, il latte e la lana, il profitto), mentre oggetto del contratto di locazione sono beni che non hanno questa caratteristica di collegamento all’attività produttiva, anche se possono acquisirla successivamente. Per esempio, si può prendere in locazione un capannone industriale e dotarlo di macchinari, attrezzi, materie prime, impiegati,
operai e altro, organizzando il tutto e facendone una vera e propria azienda; il contratto stipulato, però, rimane di locazione, avendo per oggetto il locale vuoto, improduttivo in quanto tale. Se invece l’immobile del contratto è un capannone già corredato dei suddetti elementi, fra loro organizzati e avviati, il tutto è qualificabile come azienda e il relativo contratto è di affitto. Si parla quindi di locazione quando l’oggetto del contratto è un semplice immobile, di per sé non idoneo a produrre alcun reddito, se non quello stabilito dal fisco in base alla rendita catastale o quello derivante dai canoni. Nello specifico, la locazione è quel contratto con cui una parte si impegna e obbliga a far godere all’altra una cosa mobile o immobile (nel nostro caso immobile) per un dato tempo, dietro corrispettivo pagamento (articolo 1571 c.c.). I protagonisti di questo contratto sono: il locatore, che di regola coincide con il proprietario dell’immobile, e che viene correntemente indicato come ‘padrone di casa’ nel caso del-
CHE COS’È IL NOLEGGIO Il noleggio è un contratto con il quale il proprietario di un bene mobile ne cede l’uso ad altri dietro un compenso pattuito (nolo). Il contratto di noleggio, pur avendo qualche caratteristica in comune con il contratto di locazione, se ne differenzia nettamente per alcune diverse connotazioni giuridiche. Il contratto di locazione, infatti, si limita al trasferimento della disponibilità dell’unità immobiliare a favore del conduttore, il quale
le abitazioni; e il conduttore, ossia colui che prende in affitto l’immobile, e che nel caso delle abitazioni assume il nome di inquilino, secondo la terminologia del Codice Civile, il cui fine è quello di stabilire obblighi, diritti e comportamenti delle parti. Le norme del Codice Civile applicabili alle locazioni, dettate dagli articoli 1575 e seguenti c.c., interessano infatti le obbligazioni fondamentali di questo rapporto, sia da parte del locatore che del conduttore. Se gli obblighi del locatore riguardano la consegna del bene in buono stato di manutenzione e d’uso, quelli del conduttore hanno a che fare con il buon utilizzo del bene, con la diligenza del buon padre di famiglia, secondo i limiti di destinazione contrattuale. Ritornando perciò alla nostra distinzione iniziale e riassumendo possiamo dire che: per locazione s’intende l’utilizzo delle sole strutture immobiliari; mentre per affitto la stipula di un contratto per un’attività produttiva, completa di quanto necessario per funzionare.
si assume l’onere di utilizzarlo e conservarlo con la diligenza del buon padre di famiglia. Il locatore quindi percepisce un corrispettivo ma rimane estraneo, per il periodo della locazione, all’utilizzo dell’immobile. Viceversa, con il contratto di noleggio, il noleggiante, in relazione al nolo pattuito, si obbliga a compiere, con l’unità noleggiata, una determinata operazione, pattuita con il noleggiatore. Il noleggiatore, dunque, fornisce un servizio, non una cosa in godimento come avviene nella locazione ed il bene noleggiato non è direttamente utilizzato dal conduttore, ma rimane nella disponibilità e responsabilità del concedente. 17
l’esperto risponde
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
Conoscenze ed esperienze sono sempre un buon bagaglio che è bene approfondire per non trovarsi impreparati. Per procedere spediti bisogna domandare
QUATTRO MURA SONO NULLA Case che diventano attività; attività che si trasformano nel tempo, occupando lo stesso spazio. Esistono molti modi per ridare senso ai luoghi, quattro mura non sono nulla senza l’ingegno e l’impegno di chi le riempie. E le idee, i sogni rimangono solo voli della mente se non trovano una collocazione concreta, un primo inizio per crescere. L’incontro tra pensieri e spazi però molto spesso ha le sue difficoltà. I rapporti tra le parti non sono sempre facili, ogni luogo nasconde i suoi problemi e le esperienze spesso non bastano per risolvere le questioni di diritto. Per questo abbiamo scelto due casi esemplari: da una parte l’inquilino di un negozio a cui giunge una disdetta inaspettata per un cambio di attività, dall’altra un proprietario che non riesce più a riavere la sua casa concessa per finalità turistiche. Ancora una volta due mondi a confronto: chi se ne deve andare, abbandonando ciò che ha costruito prima di raccoglierne i frutti, e chi vorrebbe tornare con nuovi progetti e opportunità. Andiamo a conoscerli
1 VALERIO La mia attività stava partendo. Immagino sappiate quanto ci vuole per avviare un’attività commerciale. Intere giornate passate a guardare le vetrine, senza vedere un’anima, per anni. Soprattutto per chi non può permettersi il centro storico. Se poi ci aggiungiamo che vendo abbigliamento per bambini, che per comprare hanno bisogno delle madri… beh, è stata proprio dura. Anzi alla prossima vado sui teenager e magari un bel franchising. Il potere del marchio si sa, è sempre una garanzia. Ma questa è un’altra storia. Torniamo a noi. Insomma, finalmente riesco a partire, le persone cominciano a conoscermi, i cruciverba finiscono nel bidone, e, non per vantarmi, ma mi accorgo che piaccio anche alle mamme. Tutto stava finalmente andando nel verso giusto. Poi quella mattina dopo il caffè e la Gazzetta, m’inciampo nella luna nera di un oroscopo da settimanale femminile. Ma io stoico! A queste cose
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non ci credo. E invece immancabile, arriva una bella letterina. Il succo? Dodici mesi prima dello scadere del contratto il proprietario mi dà il ben servito, perché il negozio serve a suo figlio. Ora siamo già al sesto mese, e non ho ancora trovato nulla, come posso fare? Ho qualche diritto? SOLOAFFITTI Caro Valerio, purtroppo sono costretto a comunicarti che la tua situazione è regolarissima. Il contratto ad uso diverso dall’abitazione infatti prevede che il locatore possa dare disdetta alla prima scadenza (dopo i primi 6 anni), inviando lettera raccomandata con almeno 12 mesi di preavviso, indicando la motivazione per la quale intende tornare in possesso dell’immobile. Tale motivazione deve rientrare fra quelle ammesse dall’art. 29 della Legge 392/1978, fra le quali è previsto l’uso dell’immobile da parte di un parente entro il secondo grado in linea retta. La disdetta che hai ricevuto dal proprietario
del negozio è, pertanto, perfettamente legittima e sei tenuto a lasciare l’immobile entro la data di scadenza del contratto. Per alleviare un po’ le tue pene, però posso dirti che la Legge 392/1978 prevede, a favore dei conduttori di immobili ad uso diverso dall’abitazione, che esercitino attività a ‘contatto diretto con il pubblico degli utenti e dei consumatori’, come l’attività di vendita al dettaglio, una serie di agevolazioni e diritti particolari. Fra questi il diritto a ricevere dal locatore che abbia esercitato facoltà di disdetta, un’indennità di avviamento, pari a 18 mensilità dell’ultimo canone corrisposto. Tale indennità viene riconosciuta per compensare il conduttore della perdita di avviamento commerciale subita a seguito dell’obbligo di lasciare l’immobile a causa della disdetta, e viene raddoppiata, nel caso in cui il negozio sia adibito, entro un anno dalla data del rilascio, ad un’attività simile a quella del conduttore uscente.
l’esperto risponde
392/1978
È la legge che prevede, a favore dei conduttori di immobili ad uso diverso dall’abitazione, che esercitino attività a
‘contatto diretto con il pubblico degli utenti e dei consumatori’, come l’attività di vendita al dettaglio, una serie di agevolazioni e diritti particolari.
‘L’esperto di Solo Affitti’ risponde a tutte le tue domande su contratti di locazione, adempimenti fiscali e aspetti giuridici. Scrivici a: esperto@soloaffitti.it
Ho scritto una raccomandata intimando di pagare e lasciare la casa riconsegnando le chiavi entro quindici giorni, ma niente. Neanche una risposta. Rivoglio la mia casa, sono anche tempi difficili, ma non so come fare. Spero in un vostro aiuto. SOLOAFFITTI Cara Maria il tuo caso è effettivamente un po’ complicato. Capendo la tua situazione cercherò di essere il più dettagliato possibile. Dunque, a norma dell’articolo 2, comma 1, lettera c, la Legge 431/98 non si applica “agli alloggi locati esclusivamente per finalità turistiche”, soggetti direttamente agli articoli del Codice Civile in materia di locazione. L’uso turistico deve in ogni caso essere effettivo e non simulato. In questo caso però l’uso turistico sembra dissimulare un altro tipo di contratto, ossia ad uso abitativo stabile, a norma dell’articolo 2 comma 1, Legge 431/98. Per liberare i locali, non rimane che agire per
vie giuridiche, tenendo conto che nel caso in cui il conduttore provi che il contratto dissimula una locazione abitativa stabile, a norma dell’articolo 2 comma 1, Legge 431/98, la durata della locazione dovrebbe essere ricondotta, a norma dell’articolo 13 comma 3, Legge 431/98, a quella legale di 4 anni più 4, salvo disdetta motivata da inviare al conduttore con lettera raccomandata sei mesi prima della scadenza. Il richiamato articolo 13 comma 3, legge 431/98 dispone infatti che “è nulla ogni pattuizione volta a derogare ai limiti di durata del contratto stabiliti dalla presente legge”. In ogni caso, qualsiasi sia la tipologia da attribuire al contratto, il conduttore non ha il diritto di sospendere il versamento dei canoni di locazione. Nel caso in cui ciò avvenga il locatore può rivolgersi ad un legale che procederà con la causa di sfratto per morosità.
2 MARIA Quando mi sono sposata mi sono trasferita nel paese di mio marito. Ho lasciato la mia casa per averne una più grande e decentrata, più adatta ai bambini in arrivo. Ho scelto però di non vendere quella precedente, perché l’avevo comprata con i soldi di famiglia e ho anche pensato che in futuro magari sarebbe potuta servire. Così l’ho data in affitto per anni a diversi turisti. Fino a quando l’ho consegnata ad uno che poi ho scoperto l’ha ceduta ai suoi dipendenti. Da quel giorno sono iniziati i miei problemi. Il contratto stipulato, redatto ai sensi dell’articolo 1, della Legge 431 del 9 dicembre 1998, e regolarmente registrato, precisava la finalità turistica dell’immobile ma escludeva il rinnovo alla scadenza. Arrivato il fatidico giorno però nessuno se n’è andato, e hanno persino smesso di pagare regolarmente il canone. Io ora ho un altro conduttore che la vuole, ma non so come liberarla.
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glossario
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
A
B
AFFITTO
bed and breakfast
Oggetto del contratto sono beni produttivi, cioè collegati alla produzione di ricchezza, come: un terreno, un gregge, un’azienda, dai quali si ricavano, rispettivamente, i vari prodotti agricoli, il latte e la lana, il profitto.
Attività ricettiva svolta nella propria abitazione che rende disponibile al cliente un servizio di alloggio e prima colazione. Possono esercitare l’attività anche coloro che sono in possesso di un’abitazione per diritto d’uso, usufrutto, comodato o contratto di locazione. Le stanze destinate all’ospitalità, al massimo 3 e con un massimo di 6 posti letto (più un eventuale letto per i minori di 12 anni), devono possedere i requisiti igienico sanitari previsti per l’uso abitativo. L’attività deve avere un carattere saltuario, con l’obbligo che il periodo complessivo, nell’arco dell’anno, non superi le 120 giornate o, in alternativa, i 500 pernottamenti.
AFFITTacamere
Strutture composte da non più di sei camere, ubicate in non più di due appartamenti ammobiliati in uno stesso stabile, nei quali sono forniti alloggio ed eventualmente servizi complementari. Non sono assoggettati a classificazioni ufficiali. Le regioni si limitano a definire i requisiti minimi per l’esercizio dell’attività e dispongono che nel prezzo di affitto dei locali siano comprese la pulizia, la fornitura dell’energia elettrica, il cambio della biancheria. L’attività di affittacamere è in genere un’attività imprenditoriale. In alcune regioni viene accettata anche come attività non imprenditoriale assimilabile al bed and breakfast. AFFITTO d'azienda alberghiera
L’azienda è il complesso unitario dei beni organizzati per l’esercizio dell’attività imprenditoriale. Per quel che riguarda la distinzione tra affitto di azienda e locazione la Cassazione, si esprime nei seguenti termini: “Nel contratto di affitto di azienda alberghiera l’oggetto è costituito da un complesso unitario di beni, organizzati per l’esercizio dell’attività imprenditoriale, cosicché l’immobile è considerato come un bene aziendale complementare agli altri, mentre nella locazione di immobile adibito ad albergo, l’oggetto del contratto è l’immobile stesso considerato nella sua specificità, con funzione prevalente rispetto ad altri beni che abbiano carattere accessorio e non siano legati da un vincolo unitario a scopi produttivi, e l’accertamento in concreto della natura del contratto è giudizio di merito (...), fondato sulla duplice indagine dell’effettiva volontà dei contraenti e della consistenza oggettiva dei beni”. agriturismi
Locali, siti in fabbriche rurali, nei quali viene dato alloggio ai turisti da imprenditori agricoli. In pratica la legge permette che l’imprenditore agricolo possa integrare il suo reddito con un’attività ricettiva collaterale e quindi soggetta a minori vincoli normativi e fiscali rispetto alle altre tipologie di ricettività o ai ristoranti. 20
D diritto di recesso
Il diritto di recesso consiste nella possibilità, per una delle parti contraenti, di recedere unilateralmente da un contratto, cancellando tutte le obbligazioni che ne derivano, senza il consenso della controparte e senza andare incontro a penali. Il recesso unilaterale del contratto deve essere comunicato in forma scritta alla controparte entro un termine stabilito per legge, o diverso termine, purché più favorevole, stabilito nel contratto, in apposita clausola per l’esercizio del diritto di recesso.
F Foresteria
Il termine foresteria è collegato al concetto di ospitalità occasionale e di alloggio temporaneo. Il contratto di locazione ad uso foresteria prevede che l’inquilino sia una società di capitali che prende in locazione un’abitazione da destinare ai propri dipendenti o collaboratori. L’utilizzo dell’immobile da parte dei dipendenti o collaboratori può essere anche di tipo turnario e prevedere quindi che l’appartamento sia abitato da persone diverse nel corso della locazione. È dunque peculiare, nel contratto a uso foresteria, la distinzione tra conduttore -titolare del contratto- e terzo beneficiario effettivo della locazione.
I istat
È un ente di ricerca pubblico italiano le cui
attività comprendono: censimenti sulla popolazione, sull’industria, sui servizi e sull’agricoltura, indagini campionarie sulle famiglie (consumi, forze di lavoro, aspetti della vita quotidiana, salute, sicurezza, tempo libero, famiglia e soggetti sociali, uso del tempo, etc.) e numerose indagini economiche (contabilità nazionale, prezzi, commercio estero, istituzioni, imprese, occupazione, etc.). Fu istituito come Istituto Centrale di Statistica nel 1926 (Legge 1162 del 9 luglio 1926), per raccogliere, in forma organizzata, alcuni dati essenziali riguardanti lo Stato. È stato in seguito riorganizzato, con il d. lgs. 322 del 6 settembre 1989 che ha istituito il Sistema Statistico Nazionale (SISTAN) e ha dettato norme sui compiti e l’organizzazione dell’ISTAT, cambiandone tra l’altro la denominazione in Istituto Nazionale di Statistica.
M mezzadria
La mezzadria, derivante da un termine del latino tardo che indica “colui che divide a metà”, è un contratto agrario d’associazione con il quale un proprietario di terreni (chiamato concedente) e un coltivatore (mezzadro), si dividono (tipicamente a metà) i prodotti e gli utili di un’azienda agricola (podere). La direzione dell’azienda spetta al concedente.
R registrazione di contratti abitativi
È obbligatoria la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate per tutti i contratti di durata superiore a 30 giorni complessivi nell’arco dell’anno solare (l’Imposta di registro è pari al 2% del canone annuo o del canone complessivo nel caso di durata inferiore all’anno, con un’imposta minima da versare di 67 euro). Residenze turistico alberghiere O RESIDENCE
Sono esercizi ricettivi a gestione unitaria che forniscono alloggio e servizi accessori (pulizia, cambio biancheria, manutenzione) in unità abitative arredate costituite da uno o più locali, dotate di servizio autonomo e di cucina. In Italia la loro classificazione è soggetta alle stesse norme regionali che regolano il settore alberghiero. Si utilizzano i medesimi punteggi previsti per gli alberghi.
R
affittosicuro 12 mensilità garantite rimbors0 dei danni tutela legale la tua casa in mani sicure
Affittosicuro è l’esclusivo pacchetto di garanzie offerto da Solo Affitti per vivere la locazione in tutta tranquillità. Affittosicuro copre il rimborso fino a 12 mensilità in caso di morosità dell’inquilino e il risarcimento dei possibili danni all’immobile per un importo massimo pari a 3 mensilità, oltre a pagare le eventuali spese legali. L’inquilino d’altra parte, risparmia il deposito cauzionale e può rateizzare tutte le spese iniziali della locazione.
soloaffitti.it
R
Giovani che guardano alle grandi cittĂ , adulti che amano la tranquillitĂ . Un focus sul mercato della casa. Come vivono e cosa scelgono gli italiani
dove vivono gli italiani e quale tipologia di immobile è maggiormente richiesta [fonte: Nomisma, febbraio 2008]
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casa e famiglia città intermedia
Traduzione del termine Zwischenstadt coniato dall’urbanista tedesco Thomas Sieverts, che sta ad indicare gli agglomerati che dagli anni ’50 in tutta Europa si sono
andati formando lungo le vie di trasporto e di comunicazione, lasciando spazio alle aree verdi per il benessere, lo sport e il tempo libero.
Mediamente italiani testo di Isabella Tulipano
Né città né campagna, questa la natura urbana dell’Italia. Più di sessanta milioni di abitanti. L’85% diviso tra province e piccoli comuni A chi intende sapere dove vivono gli italiani risponde il report di Rur-Censis (Municipium 2008, I parametri sociali della città) indicando la loro presenza per il 67% nelle città medie, e per il 17% in comuni che contano meno di 5 mila abitanti (quasi 5800 centri). Sono oltre 10 milioni infatti i connazionali che scelgono i ‘piccoli borghi’, con una tendenza al rialzo e con sempre più cittadini che vorrebbero seguirne l’esempio. In particolare, seppure la maggior parte degli italiani dichiari di essere soddisfatta della città in cui vive, sono in molti a sognare comunità più a dimensione umana. Una popolazione divisa tra: giovani che guardano alle grandi possibilità delle metropoli e adulti che preferiscono la tranquillità della ‘piccola città’. Una realtà sempre più difficile da definire oggi, se si considera la condizione di ‘esplosione’ del tessuto urbano, la sua dispersione (sprawl) nelle campagne, l’incremento della costruzione di infrastrutture per la viabilità
automobilistica che collegano i punti di questa geografia sempre più transitoria. I piccoli centri appaiono conglobati dentro più ampi ‘contenitori territoriali’: città di medio-grandi dimensioni, dove si concentrano le attività economiche e le residenze. Il fenomeno dei pendolari, che ha registrato un boom dagli anni 2000 (+ 35,8%) toccando quota 13 milioni, è sintomatico di questa condizione. È esplicativo, il fatto che di giorno le 13 grandi città italiane passino da 9 milioni e 300 mila persone a 11 milioni e 450 mila, con un incremento quotidiano del 23%. Dopo aver riempito i loro spazi, in orizzontale e verticale, infatti si sceglie ora di abitare la campagna che le circonda, riuscendo a non perdere alcun beneficio del vivere urbano. Né città, né campagne, ma città intermedie, traduzione del termine Zwischenstadt coniato dall’urbanista tedesco Thomas Sieverts. Agglomerati che dagli anni ’50 in tutt’Europa si sono andati formando lungo le vie di trasporto e di 23
67 %
Della popolazione italiana vive nelle città di medie dimensioni, e per il 17% in comuni che contano meno di 5 mila abitanti (quasi 5800 centri).
9%
2,7 %
ficoltà economiche degli italiani. La domanda d’acquisto comunque diminuisce per via delle maggiori difficoltà di accesso al credito (le Banche hanno parametri sempre più severi nella concessione dei mutui) e dell’attesa dell’abbassamento dei prezzi. È l’Agenzia del Territorio a fissare in un -15,1% la riduzione del numero di transazioni di compravendite concluse in Italia, con una performance peggiorativa soprattutto nell’ultimo trimestre del 2008 (data 15 settembre il fallimento della Lehman Brothers). Una media frutto di performance che sono al ribasso in modo omogeneo in tutto il paese, nelle grandi città così come nei piccoli centri, che dopo aver tenuto negli anni precedenti risentono, ora, come gli altri, della frenata generale. La riduzione della domanda condiziona inevitabilmente l’allungamento dei tempi necessari per concludere un affare e l’aumento dello
sconto applicato rispetto al prezzo inizialmente richiesto dal venditore. Alla richiesta di sconti, fa da contraltare la sempre maggiore attenzione verso l’efficienza energetica e la relativa disponibilità a spendere mediamente fino al 9% in più per questo benefit. Queste condizioni portano, per la prima volta dopo dieci anni, ad una flessione dei prezzi che si assesta su un -2,4% (media italiana) per le abitazioni usate ed un -2,2% per quelle nuove, piccole oscillazioni se confrontate alla grande crescita dei prezzi che prima aveva raggiunto punte di un +105%. Di fronte alla frenata del mercato delle compravendite però bisogna segnalare un’accelerazione di quello della locazione, spinto proprio da quanti lo scelgono come alternativa, trovando un’ampia offerta: conseguenza dei molteplici investimenti fatti dagli italiani negli anni precedenti. Un mercato vivace nella domanda che
È la disponibilità, in media, degli italiani a spendere in più a favore di una maggiore attenzione verso l'efficienza energetica delle abitazioni acquistate.
È la media in mesi del tempo di locazione, per le abitazioni, calcolato da Nomisma e riferito alle tredici città intermedie sul territorio italiano.
Sono oltre 10 milioni gli italiani che scelgono i piccoli centri. Ogni giorno le principali città subiscono un incremento di popolazione del 23%
Caratteristiche dell'immobile maggiormente richiesto [fonte: Nomisma]
comunicazione, lasciando spazio alle aree verdi per il benessere, lo sport e il tempo libero. Il contesto italiano si è dimostrato un terreno fertile per lo sviluppo di queste formazioni urbane che, come le grandi aree, hanno conosciuto il boom del settore immobiliare, in termini di nuove abitazioni, di aumento dei prezzi e del numero di affari conclusi. Una crescita che si è fermata, in concomitanza con la difficile situazione economica mondiale. Il 2008 infatti è stato l’anno di ‘consacrazione’ di una crisi che si è estesa a vari settori e mercati, dopo essere partita dal crollo dei mutui sub prime negli Stati Uniti. Lo studio Nomisma sulle principali città intermedie della penisola presenta proprio una situazione di generale rallentamento del mercato immobiliare, che coinvolge anche i ‘piccoli centri’ seppure non nella misura tragica e con i toni drammatici che commentano le attuali dif-
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casa e famiglia oh che bel castello
La notizia più affascinante e dal timbro fiabesco, da quanto emerge dalle indagini dell’Agenzia del Territorio sulle statistiche catastali, è quella secondo cui 2.404 famiglie
italiane vivono in un castello. Un numero non consistente se lo si paragona con quello delle case tipiche, dai trulli della Puglia alle baite delle Dolomiti: in tutto 15.568.
tempi medi per la locazione
tempi medi in mesi, indagine riferita alle città intermedie [fonte: Nomisma, febbraio 2009]
registra solo una diminuzione del -2,3% dei canoni, in relazione al ridimensionamento dei redditi delle famiglie italiane. Un assestamento che però non tocca la questione dei tempi medi necessari per l’affitto, che rimangono dell’ordine di circa 2 mesi e mezzo nelle città intermedie. Nelle province e nei piccoli centri la locazione infatti è più veloce, dati i canoni più bassi e le richieste più semplici. Analogo è il trend degli immobili commerciali ed industriali, dove i canoni per gli uffici registrano una flessione del -2,7%, con tempi di locazione medi di 4,5 mesi; mentre i negozi un -3,4% e un -2,8% per i capannoni. Una situazione che porta la maggior parte degli addetti del settore a prospettare un difficile rialzo per tutto il 2009, anche se bisogna assicurare che la ripresa complessiva dell’economia italiana non potrà non passare dal rilancio del mercato immobiliare.
La frenata del mercato delle compravendite avvantaggia quello della locazione. Province e piccoli comuni fanno registrare tempi di risposta più veloci
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casa al mare
Andamento dell’offerta, della domanda e del numero di contratti di locazione di case vacanza negli ultimi 12 mesi. [fonte: Fimaa]
offerta aumento stabilità riduzione
60 %
35 % 5%
Casa vacanza testo di Laura Magnani
la scelta alternativa alle strutture alberghiere degli italiani in vacanza nel periodo giugno-settembre [fonte: Indagine Istituto Dinamiche per Federalberghi, luglio 2008] appartamenti in affitto
36,18 %
case di proprietà
35,17 %
case di amici o parenti
28,65 %
Via dalla città. È tempo di riposo, di ricerca dell’Altrove. Voli charter, tutto incluso, grandi percorrenze. Vecchie e nuove abitudini a confronto. Ma gli italiani in viaggio preferiscono la casa Una rivista, un dépliant, un caffè. Così molto spesso si parte per un viaggio. Piccole azioni quotidiane fanno nascere il bisogno di vacanza. Un inverno troppo duro, una primavera piovosa. Basta poco per sognare di lasciare tutto e andare lontano. Dalle radici della modernità la storia si ripete. La vita non funziona se non si divide: lavoro, frenesia, incontri mondani si oppongono a riposo, vestiti comodi, sport all’aria aperta. Un movimento pendolare che ritroviamo già nell’ottocento, quando la voglia dell’Altrove, il Gran Tour e la mitologia del viaggio avevano fatto nascere: alberghi, pensioni e case per vacanze. A quei tempi i turisti vestivano di lino bianco, indossavano grandi cappelli
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di paglia e si cimentavano, con i loro volti pallidi, in un lento andirivieni dalla città, che li rendeva agli occhi dei locali, degli abitanti del mare e della campagna, una sorta di spettacolo. Vederli arrivare era un po’ come il circo. Una festa, che ha prodotto le sue trasformazioni. In meno di un secolo i luoghi fuori porta sono diventati mete di pellegrinaggio per chi aveva bisogno di cure e di svago, proprio come oggi accade con quelli esotici, che inaugurano una nuova geografia. Più globale. Prima dei voli charter, delle grandi percorrenze e del tutto compreso, infatti, questa utopia collettiva non era difficile da cartografare. I periodi dell’anno da dedicare al riposo erano più o meno sem-
domanda stabilità riduzione
36 %
64 %
casa e famiglia casa in montagna
Andamento dell’offerta, della domanda e del numero di contratti di locazione di case vacanza negli ultimi 12 mesi. [fonte: Fimaa]
Case da cartolina. I luoghi immaginari che hanno spinto generazioni di turisti alla ricerca del proprio paradiso vacanziero
offerta aumento stabilità riduzione
72 %
domanda
24 % 4%
pre gli stessi, e i luoghi pure, tanto che le case erano diventate di proprietà. Un grosso cambiamento però avviene col boom degli anni cinquanta e sessanta, non solo per lo stile di vita e la libertà a basso costo, ma anche perché nel campo immobiliare si verificano delle trasformazioni cruciali. Con lo sviluppo delle strutture di accoglienza e la suddivisione delle precedenti proprietà, si comincia a concepire la vacanza come un bene di consumo. Andare in viaggio diventa un’opportunità per tutti, compresi coloro che non possono disporre di una seconda casa. L’affitto comincia a farsi strada, come pratica di massa e anche come modo di vivere. Possedere non è più l’unico modo per poter godere di certi vantaggi. Tutto il mondo è a disposizione, a cifre inferiori e per tempi più brevi. E maggiore è la libertà nelle scelte. L’affitto democratizza il viaggio, a tal punto che spesso si dice che sia diventato il modo di abitare della contemporaneità. Quella delle persone che si spostano per le motivazioni più svariate, che vivono tra più città e case, anche in vacanza. Poter scegliere, oltre alla comoda abitazione unifamiliare, la villa dei sogni, l’appartamento sul mare o lo chalet in montagna infatti è un lusso possibile per una cerchia più ampia di persone. Un modo per appagare un bisogno di possesso e di immagine che per le motivazione più diverse non è concepito come duraturo. L’idea economica che sta alla base è semplice e si fonda sul rinnovato valore del consumo temporaneo. Prima si diceva che il nomade si differenziava dallo stanziale perché prendeva il meglio dai territori che attraversava, pur conservando nel proprio accampamento il valore della casa, e oggi si dice ugualmente del turista postmoderno: che si trattiene poco nei luoghi, ma non vuole rinunciare a sentirli suoi. L’affitto diventa per questo motivo una soluzione in grado di soddisfare le esigenze di proprietari e inquilini, che ugualmente abitano viaggiando. Sono i numeri a testimoniarlo. La contrazione dei tempi di permanenza è un chiaro indicatore delle dinamiche in atto. L’acquisto di una seconda casa spesso coincide con l’idea di fare un investimento. Quindi di poter usufruire di quello spazio a tempo pieno. La ricerca del proprio benessere non viene più solo dal trascorrere le proprie ferie in un luogo piacevole e distensivo, ma anche dal far fruttare il proprio bene quando si è in città. La casa e
aumento stabilità riduzione
21 % 17 %
62 %
l’albergo si acquistano e si affittano oggi con la stessa facilità, ma chi ne usufruisce manifesta le sue preferenze. I dati del mercato delle sistemazioni per vacanze per il 2008, pongono al primo posto la locazione, come soluzione abitativa temporanea, rispetto al villaggio turistico, al campeggio e all’agriturismo, per il 14,4% degli italiani. A dispetto della quantità di servizi che le altre strutture offrono a prezzi più o meno contenuti, la casa manifesta i suoi vantaggi. Primo fra tutti la possibilità di essere condivisa, ricreando quella dimensione familiare che in viaggio spesso viene a mancare. Secondo risulta più economica. E terzo non rappresenta un vincolo rispetto a quella di proprietà. La casa in affitto infatti funziona un po’ come un albergo, è l’immagine dei luoghi e delle persone che la transitano, ma ha una dimensione affettiva tutta sua, che spesso coincide anche con una maggiore libertà.
Il costume delle seconde case ha origini antichissime. Le ville fuori porta erano già di gran moda ai tempi dei Romani
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la leggenda
Un giorno un re di Spagna ricevette in dono da una bella principessa una pianta di arancio. Il regalo gli piacque così tanto, che non se ne volle più separare. Neanche quando un
ambasciatore venuto da lontano, colpito dai fiori e dai frutti della pianta, gliene chiese un solo ramoscello. L’ambasciatore desiderandolo però a tutti i costi, se lo fece procurare dal giardiniere del re, a cui riconoscente,
regalò 50 monete d’oro che questi donò alla figlia come dote per sposarsi. Fu così che il giorno delle nozze la fanciulla adornò i suoi capelli con un ramoscello di fiori d’arancio, come simbolo della sua felicità.
Fiori d'arancio testo e infografica di Undesign
Una vita lunga un rito. Luoghi, modi e curiosità. Tutto quello che c’è da sapere sul giorno della felicità Sistemarsi, sistemarsi. Fare figli, accasarsi. Così dicevano le madri alle giovani figliole. In fretta, in fretta non bisogna restar sole. Via, fuori casa le fanciulle sguinzagliate, alla caccia di mariti, matrimoni e nuove tate. All’appello secolare non si sfugge, troppa noia la famiglia che si strugge. Un quadretto d’altri tempi? Nient’affatto: l’America di oggi. Stringere il nodo, impegnarsi, costruire un futuro insieme fondato sulle buone regole della comunità e non solo sulla carriera. Una spinta in controtendenza rispetto a quello che sta succedendo in Europa e in Italia. Dove sembra che il matrimonio sia passato di moda, a vantaggio delle convivenze, delle separazioni, della vita da single. Che si tratti di fatti veri e propri o di paure e dicerie, va detto che se la famiglia risulta oggi un pò in crisi, il matrimonio non ha affatto perso la sua aura di spettacolo e di sogno ad occhi aperti. Per
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quanto si convoli meno a nozze, chi lo fa è sempre meno disposto a risparmiare, tanto quanto ad acquistare stabilmente. Le giovani coppie vanno a vivere in affitto prima di fare il grande passo, si prendono, si lasciano, comprano di tutto prima della casa, perchè vogliono divertirsi, affiatarsi, essere sicure. Le storie d’amore si celebrano come al cinema, con dovizie di particolari affidati a esperti wedding planner, e con un apparato di servizi di affitto e noleggio che farebbe invidia al mito hollywoodiano. Partecipazioni, auto, fiori, addobbi, bomboniere. Tutto per un giorno, e la lista potrebbe continuare. Con locations d’ogni sorta: loft, castelli, palazzi, cascine, discoteche, ognuna con un suo corredo di aspettative e rappresentazioni. Che agli sposi piaccia ‘farlo strano’, del resto, non è una novità. Basti pensare che a Las Vegas, la capitale mondiale del matrimonio, si celebrano
ben 8400 cerimonie al mese (una all’incirca ogni cinque minuti), che a San Fruttuoso (Camogli) per sposarsi ci si può immergere nelle acque del Cristo degli Abissi, che un po’ dovunque ci si lancia dagli aerei con prete e testimoni al seguito, o si festeggiano nozze su treni, tram o senza neppure scendere dall’auto in puro stile Chapel’s drive-up. L’imperativo è la ricerca di stupore, ma non solo. Dal momento in cui l’affitto si è messo al servizio dell’immaginazione infatti il giorno del ‘giuramento’ non è stato più lo stesso. Il ‘sì lo voglio’ della coppia è diventato un’espressione in grado di tradurre un mondo di desideri mutevoli ed esperienze irripetibili. Un modo per accogliere la persona amata e per ricercare un’identità insieme fondata su una visione positiva del cambiamento, ma anche un interessante escamotage per ridare ai luoghi più svariati l’occasione di una nuova giovinezza.
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Come si spende?
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il 43 % dei costi di un matrimonio sono affitti
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pubblicazioni
1%
location cerimonia
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noleggio auto
2% fiori e addobbi
4% 4%
partecipazioni
5%
bomboniere
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musica
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location festa
24%
personale
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affitti
buffet
50%
acquisti
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Matrimoni Andamento, caratteristiche ed indicatori dal 1995 al 2007. Il sogno del rito nuziale continua a influenzare i comportamenti di milioni di persone
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1970
Lo Zuccherificio era uno dei luoghi più vivi della città produttiva. Al suo interno lavoravano circa 1000 cesenati. Oggi gli abitanti della città sono 95.000.
1985
Con il Piano Regolatore dello stesso anno a Cesena iniziano gli interventi di riqualificazione. Primo tra questi, il nuovo quartiere che doveva prendere il posto
La piazza principale e uno dei due blocchi residenziali. Forme geometriche rigorose ed edifici a filo strada per un progetto urbano e moderno, dalla forte identità nel tondo: l'architetto Edoardo Preger
Provincia moderna testo e foto di Carlotta Petracci
Tra le strade di un quartiere. La scommessa di domani. Una conversazione appassionata sul presente e il futuro delle ‘piccole’ città. Progetti prestigiosi, grandi sogni di benessere e di sostenibilità Viste dall’alto tutte le città sembrano simili. Dall’aereo o dal satellite il paesaggio abitato sembra piuttosto uniforme. Non si colgono bene le distanze e neppure i conflitti. Dall’alto le città assomigliano a modellini. Questo è il lavoro dell’urbanista e dell’architetto: fare delle proprie idee, del proprio sguardo da lontano una città per le persone. Il passaggio dalla città immaginata a quella reale però comporta una ‘caduta’. Una discesa nelle strade, tra la vita della gente. Nella storia dei quartieri. Questo movimento, assimilabile a uno zoom, delinea profili non sempre così precisi. Ci permette di capire quanto le città siano sempre state sede di conflitti, più che di armonia. Per la prima volta, nella storia dell’umanità, la maggior parte degli abitanti del pianeta conduce una vita urbana. Si stima che in-
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torno al 2050 al loro interno sarà concentrato il 75% della popolazione globale, che risiederà per lo più in megalopoli di svariati milioni di abitanti. Ma viste dall’alto queste città continueranno a sembrare delle macchie d’inchiostro. Le trasformazioni urbane portano con sé delle scelte che molto spesso sono difficili da condividere. Non mancano casi di città progettate dal nulla e insediate, smantellate e ricostruite, o trasformate in parchi a tema architettonici. Esistono però anche situazioni in cui le città resistono, espandendosi ad un ritmo più misurato. La storia culturale condivisa, la forma, la dimensione, la collocazione geografica, sono tutti elementi che possono rallentare i cambiamenti, rendendo più sostenibile il processo di crescita. In Italia tutto ciò è cosa nota, perché prima di tutto è sempre stato
dell’ex zona industriale dello Zuccherificio, destinato a ospitare l’università, un centro direzionale e commerciale e una nuova area per l’edilizia economica e popolare.
città e futuro
1990
L’area dello Zuccherificio, abbandonata da due decenni, si presenta con gli edifici del vecchio stabilimento sventrati, mentre la campagna circostante si affaccia sul fiume.
1992
Nell’agosto dello stesso anno il sindaco Edoardo Preger porta all’approvazione del Consiglio Comunale la variante del P.R.G. ed il Piano Particolareggiato di tutta l’area, che avrebbe
condotto alla progettazione di un complesso integrato, per mano dell’architetto Vittorio Gregotti, dal forte impatto simbolico e identitario. Una nuova porzione di città nella città.
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1994
Con il Decreto Ministeriale del 21 dicembre si pongono le basi per lo sviluppo dei contenuti e delle metodologie dei Programmi di Riqualificazione Urbana.
2000
Il P.R.G. dello stesso anno riprende l’idea dell’orientamento alla riqualificazione, individuando un più ampio perimetro d’intervento, che comprende tutte le aree
industriali, dismesse e non, situate a ridosso della città consolidata con l’intenzione di promuoverne la delocalizzazione e una nuova definizione urbanistica.
no - che rientra tra i principali interventi realizzati nell’ultimo decennio - pensato e voluto per ridare nuovamente densità alla città. Come meglio ci ha raccontato in un’intervista esclusiva l’architetto Edoardo Preger, ex sindaco e presidente del Consorzio Ex Zuccherificio ai tempi dell’approvazione del P.R.G. del ’92, con il quale hanno avuto inizio i lavori di costruzione di questa nuova porzione di città nella città. Rent: Cesena, una città agricola, di medie dimensioni, tra la collina e il mare. Come mai un intervento così moderno e urbano a ridosso del centro storico? edoardo: Per capire le motivazioni che stanno alla base di un progetto di rigenerazione urbana di queste dimensioni per una città come Cesena, con i suoi 95.000 abitanti effettivi a cui se ne aggiunge un’altra porzione localizzata nel territorio che và dal crinale al mare, bisogna parlare un po’ del presente e del passato. Oggi un tema su cui si dibatte in maniera accesa è quello del
riaddensamento urbano. Si cerca cioè di capire come ricostruire la città su se stessa in maniera integrata, prendendo in considerazione la sua forma di partenza, la sua economia e anche i suoi vuoti edilizi. Col progetto dell’area dell’Ex Zuccherificio la sfida è stata proprio questa. L’area, a meno di mezzo chilometro dal centro città, era disponibile sin dagli anni settanta, quando era stata dismessa. Quella porzione urbana, negli anni ottanta, è apparsa subito come una grande opportunità strategica. Lì col P.R.G. dell’85 si è deciso di edificare un quartiere integrato, che comprendesse attività commerciali, direzionali, aree residenziali e l’università. Tutte queste attività a ridosso del centro storico avrebbero svolto una funzione di contenimento, evitando la sua desertificazione. Un obiettivo importante, se si considera la malsana diffusione della formula del centro commerciale periferico e dell’idea di città come appendice automobilistica. R: Mi sembra un punto importante. Cosa
il territorio a frenare un’eccessiva spinta costruttiva, tanto da ricadere spesso nel problema opposto: la dispersione degli insediamenti nel paesaggio. La deurbanizzazione che ha interessato le piccole e medie città negli ultimi trent’anni ha infatti spinto a cambiare approccio. Si è cominciato a recuperare e a ridare nuove funzioni all’esistente, piuttosto che costruire ex novo puntando su poli di attrazione. Una tendenza a riconvertire che oggi legge nei vuoti urbani
Creare quartieri che vivono solo di giorno o nei weekend; in cui si va solo di notte, non serve allo sviluppo né alla sostenibilità
dei serbatoi di opportunità e sviluppo -in relazione sia alla localizzazione di funzioni strategiche per il rilancio, sia alla dotazione di attrezzature e spazi pubblici per colmare il deficit di altre zone- e nell’attenzione alla qualità progettuale degli interventi un ingrediente di rilievo nel successo delle operazioni immobiliari. Spesso non a caso accade che vengano chiamati architetti di prestigio, per lasciare la loro firma, contribuendo ad attrarre interesse e capitali sulle città. Renzo Piano a Parma (Ex Barilla Eridania); Foster a Rogoredo (Montecity); Bohigas a Pescara (Porta Nuova); Botta a Sesto San Giovanni (Area Campari), e si potrebbe continuare oltre facendo luce su dinamiche che interessano tanto i grandi quanto i medi e piccoli centri, comuni compresi. Tra questi anche Cesena ha avuto il suo intervento di successo che ha portato alla rifunzionalizzazione di un’area molto centrale e strategica: quella dell’Ex Zuccherificio, per mano dell’architetto Vittorio Gregotti. Un progetto ambizioso e moder32
città e futuro lo zuccherificio
A fianco l’ex stabilimento com’era negli anni settanta. Un affascinante ricordo di un mondo industriale ora scomparso. (foto di Marco Balzani per Areastudio).
intende esattamente? E: Voglio dire che la città serve a viverci, a far crescere le attività, non può essere viziata da scompensi causati da una cattiva localizzazione delle risorse. Creare quartieri che vivono solo di giorno o nei weekend, e quartieri in cui si va solo di notte, non serve allo sviluppo né alla sostenibilità. Serve solo a creare altri vuoti urbani o zone malsicure quando deserte. Inoltre, non si adegua neppure bene alla forma della città italiana o europea, che partendo dal centro e irradiandosi verso l’esterno, non può essere così facilmente compartimentata. R: E quindi per questo la scelta di Gregotti? E: Mah... Diciamo che Gregotti ai tempi rappresentava, sul piano della progettazione urbana, la punta più avanzata dell’architettura italiana. Quello più legato al modello della città ottocentesca: dall’identità compatta, costruita per isolati e con edifici a filo strada. Il quartiere dell’Ex Zuccherificio essendo completamente nuovo non poteva perdere l’occasione di avere una forte im-
pronta unitaria. Inoltre, era necessaria una decisiva inversione di tendenza rispetto alle modalità costruttive locali. Questo progetto nasce sia da un’idea nuova di città sia da un territorio preesistente: il materiale è quello originario, ma gli allineamenti, gli affacci, le vedute, le tecnologie sono il meglio che il presente ci aveva messo a disposizione. Forse troppo, ma ci abbiamo tutti creduto. R: Perché dice questo? E: Perché molte cose sono cambiate dalle disposizioni iniziali, l’università non si trova dove doveva essere, si è isolata verso la ferrovia e parte del complesso non è stata terminata. R: Che cosa comprendeva esattamente il piano originario? E: Un centro direzionale, con banche e uffici, un centro commerciale, due facoltà, architettura e ingegneria, un albergo e un cospicuo numero di appartamenti, parte dei quali in affitto e parte destinati all’acquisto ma di edilizia convenzionata. Il tutto poi doveva essere collegato da due ponti sul fiume e da nuove infrastrutture per la viabilità. R: Quindi anche sul fronte delle politiche legate alla casa una bella innovazione. E: Senza dubbio sì. Questo è uno dei punti forti del progetto. Da un lato si è scelta l’edilizia convenzionata e dall’altro di portare avanti politiche legate all’affitto, a prezzi più controllati rispetto a quelli di mercato, per poter permettere la diversificazione sociale. Esattamente sono stati costruiti: 36 appartamenti per anziani, autosufficienti ma in case protette; 60 appartamenti destinati all’affitto; alcune case popolari e altre ad affitto permanente; 15 appartamenti per studenti. Più altre abitazioni fatte da imprese e cooperative di edilizia convenzionata, riservando ancora una volta il 20% all’affitto temporaneo ad un prezzo molto basso. A quanto mi risulta una grande offerta abitativa, che tiene conto sia delle esigenze sociali della popolazione che abita stabilmente il territorio, sia di quelle di coloro che lo transitano soltanto. Un approccio che ci allinea perfettamente alle buone pratiche europee e che stiamo cercando di replicare anche nell’altra area adiacente alla ferrovia, quella del quartiere Novello, dove verrà costruita un’intera zona residenziale completamente attrezzata, che si prolungherà fino al centro storico. 33
semina
È la tecnica che più si avvicina al mezzo con cui naturalmente le piante si moltiplicano con la diffusione dei semi tramite fecondazione del fiore.
aratro
È uno strumento usato fin da tempi antichi per smuovere il terreno e prepararlo alle successive lavorazioni.
trattore
Nato nel lontano 1892 ha costituito il punto forte della meccanizzazione agricola e della moderna agricoltura.
Come ti affitto un campo testo di Andrea Viberti
I nuovi aspiranti coltivatori sono tutti giovani professionisti urbani, alle prese con il recupero delle tradizioni, cibi sani e vita in libertà Tra il neorurale e il fashion bucolico. O forse roba da snobismo culinario. Fatto sta che la crisi allarga gli orizzonti. In quella parte dell’Atlantico, dove il crollo delle borse ha spinto l’economia alla recessione, gli orti casalinghi sono diventati un must. Un fenomeno popolare. A Londra le vestali del giardinaggio ogni giorno comprano a milioni sementi per verdura, e le liste per ottenere campi da affittare sono interminabili. Dove un tempo dominavano gli anziani, si apre un nuovo quadro di aspiranti coltivatori: dagli studenti ai giovani professionisti urbani. E dove fino a ieri c’era la city, oggi c’è una metropoli in piena rivoluzione verde. La campagna quindi piace, anche dove non c’è. In Italia la moda è già diffusa; aziende e comuni affittano di tutto: campi, boschi, orti ‘in villa’ e in città. Il modello è simile a quello dei gruppi d’acquisto solidale: adozione a distanza e consegna a casa di prodotti di qualità; ma si 34
va anche oltre, perché l’affitto di orti inaugura l’era dei coltivatori indiretti, di quelli che si sentono un pò ortari del weekend. Mario fa di lavoro l’impiegato. Passa i giorni in ufficio in centro città. Nove ore. Una pausa. In mensa. Oggi, spaghetti allo scoglio -alcuni ingredienti possono essere surgelati-, pomodori verdi fritti, banane e lamponi. Di verde, c’è rimasta solo la speranza. Neanche l’acqua sa più di primavera. Venerdì ore 18.00. Sulla sua scrivania, Mario ha lasciato un biglietto: “Per un pugno di carote questo e altro”. Mario fa di lavoro l’impiegato, ma da oggi l’ortaro nel weekend. Mette gli stivali, zappa la terra e pascola le mucche. Vuole proprio fare come ha visto sul sito l’altra settimana. Ritrovare le tradizioni e la serenità del bel paese. Dove? In provincia. Certo non per questo la vita è meno dura. Anche se, mica viverci. Solo la domenica. Affitta un fazzoletto di terra. Quanto sudo-
Il landscape della provincia. Campi, orti, boschi, terreni che circodano le città. Di proprietà o in affitto, oggi sono parte di una nuova economia agricola pensata come esperienza
città e futuro coltivazioni a distanza
Sulla scia dell’esempio inglese di Capital Growth, che entro il 2012 porterà alla realizzazione di aree coltivabili in tutta Londra per i cittadini, nasce in Italia il primo
progetto di coltivazione di orti ‘a distanza’ per coppie, single, famiglie e gruppi di amatori. Il servizio, ideato dall’Azienda Agricola Giacomo Ferraresi di Vercelli, coprirà
per prime le aree cittadine di Milano, Torino, Biella, Novara e Casale, puntando ad una successiva espansione su tutta la penisola. www.leverduredelmioorto.it
Campi che si affittano, animali che si adottano. Arriva dalla city l’ultima tendenza in fatto di natura. Quella degli ortari della domenica
re per non averlo mai fatto ma che soddisfazione. E pure il contadino è soddisfatto. Pick your own, così si chiama l’ultima tendenza in fatto di natura. Mario l’ha scoperta quasi per caso. Ora ha la possibilità di fare la spesa direttamente nell’orto delle aziende. Raccoglie e coltiva personalmente gli ortaggi. Con cura. Quello che vuole. Certo, magari costa qualche euro in più che al mercato. Di questi tempi, è dura. Ma sapere cosa si mangia non ha prezzo. Per i bambini è una nuova emozione. Ritrovano la vita dei nonni. Molti come lui lo fanno. Specialmente al Nord. Si possono anche affittare filari. Questo al Sud. Si va e si raccolgono le erbe. Nasce una nuova agricoltura, non come professione ma come esperienza temporanea. Alla fine le ore di viaggio diventano una gita fuori porta domenicale. Seguendo l’evoluzione del proprio orto si ritaglia una passeggiata nelle campagne. Riscoprendo quei ritmi lenti che ha perduto. Ma se Mario fosse pigro? Nessun problema. Sedia comoda, tuta e computer. Si collega e sceglie. Prima il campo e poi i prodotti per la semina. Per i problemi c’è sempre un team di specialisti a disposizione. Si clicca su fine ed ecco, qualche giorno dopo, le verdure direttamente a casa. Consegnate dall’azienda in persona. Questo per ora di nuovo su al Nord. Ma per tutti i gusti. Basta solo un po’ d’intraprendenza. Di questi tempi, più che con la terra, col pc.
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Nella fiction economy i simboli e le immagini sono fonte diretta di valore economico. Scambio e consumo hanno come fondamento la comunicazione mediale
Accadde domani testo e foto di Carlotta Petracci
Capitalismo culturale. Un mito o un’opportunità? In America li chiamano flying over states: stati da sorvolare, luoghi che non si meritano neppure un atterraggio nello spostamento da una parte all’altra del paese. Si tratta di tutta una serie di città, di piccole e medie dimensioni, che sono l’immagine della bruttezza. Città abbandonate, degradate, con innumerevoli problemi sociali e ambientali, in cui le condizioni di vita sono insostenibili. Città, che in verità, in poco più di vent’anni sono diventate un nuovo sogno, fino a rappresentare la scommessa dell’era postfordista. Austin, Pittsburgh, Indianapolis, St. Louis, Minneapolis sono
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realtà urbane su cui si sta costruendo un nuovo futuro: di vivibilità e competitività economica basate sulla cultura e sull’afflusso di capitale umano. Contrariamente a quanto si è creduto per molto tempo oggi si pensa che per lavorare bene si debba vivere bene: in un ambiente sano, poco caotico e in cui minori siano i disagi degli spostamenti e della convivenza. I problemi causati da una crescita rapida e non sempre autonoma non sono più sostenibili in un mondo in cui sono già troppo evidenti le differenze prodotte dalle tecnologie e dalla distribuzione delle risorse, e in
abitare globale elisa di rivombrosa
È stato a sorpresa il grande successo televisivo della stagione invernale 20032004. Oltre 10 milioni di telespettatori hanno seguito la puntata finale dello
sceneggiato, in cui si scioglievano i nodi dell’amore impossibile tra il conte Fabrizio Ristori e la sua bella dama di compagnia Elisa Scalzi nel Piemonte sabaudo e settecentesco di Carlo Emanuele III.
cui siano presenti vecchie tensioni etniche o sociali. Nelle città tutto questo continua a vivere ma lentamente si deve diluire. La creazione di posti di lavoro ad alto reddito che tendono sempre più ad orientarsi al mondo dei servizi, la rivitalizzazione dei centri urbani e delle zone abbandonate, il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, la diffusione del verde, sono tutte tematiche di interesse pubblico e privato, su cui comincia a nascere un dialogo, per aprire orizzonti, trovare soluzioni e fare cultura. In uno scenario come questo infatti la parola cultura gioca un duplice ruolo: indica una risorsa e un cambiamento di
mentalità, che da un punto di vista economico può portare ad uno sviluppo distrettuale. La cultura è il principale strumento attraverso cui si realizza la crescita umana e il raggiungimento di alti standard di qualità di vita. La riorganizzazione della città di St. Louis su iniziativa della comunità locale, e i numeri di Denver al riguardo aiutano a riflettere. Denver è una piccola città del Colorado, famosa per gli sport agonistici: basket, hockey, baseball, football; una sorta di capitale del tempo libero. Nel 2001 ha registrato la presenza di 7,5 milioni di frequentatori negli impianti sciistici e 5,3 milioni di spettatori per gli eventi sportivi.
telecittà studios Nascono nel 1996 dalla volontà del Gruppo Deltacom di creare un complesso di strutture e servizi a San Giusto Canavese, a venti minuti da Torino, alternativo rispetto ai poli di Milano e Roma, in grado di fornire soluzioni a 360 gradi all’industria televisiva e cinematografica italiana e internazionale
100 46 14 12 10 6 6 3 3 3 3 3 2 2
telecittà in numeri mila metri quadrati di superficie camerini sale di post-produzione e montaggio audio regie di produzione e montaggio teatri di posa mila metri quadrati occupati da uffici regie di post-produzione video saloni trucco saloni parrucchiere sartorie depositi costumi sale posa casting laboratori costruzioni scenografiche set esterni (piscina e campo da tennis)
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le città come merci immaginarie
Dire che le città sono diventate merci immaginarie significa considerare le reti di flussi che hanno prodotto una loro
trasformazione. In Italia in particolare è la televisione a costituire un bacino di senso e di interesse collettivo ancor più del cinema. Sono gli sceneggiati, le fiction, le piccole e medie produzioni seriali a creare
nella mente delle persone il ricordo dei luoghi. Solo per citarne alcune con Elisa di Rivombrosa si è passati dal Castello di Agliè (Torino), una delle tante dimore estive dei Savoia, al centro di Otranto,
A dispetto di tutto questo, però, pochi sanno che il pubblico che ha partecipato agli eventi culturali è stato di ben 9 milioni di persone, e che l’industria culturale dell’area metropolitana ha avuto un impatto economico complessivo superiore ad 1 miliardo di dollari, di cui 41 milioni sono stati destinati in nuova edificazione, ristrutturazioni immobiliari e arredo degli spazi. Tutte cifre che aprono ad interrogativi, sulle opportunità di sviluppo economico offerte dalla cultura e sulla concretizzazione dell’affascinante idea del distretto. Torniamo in Italia per approfondire il discorso. Come tutti sanno nel nostro paese c’è una lunga tradizione economico-produttiva che fa capo ai distretti industriali: gruppi di piccole e
medie imprese, presenti in un singolo territorio, che hanno scelto di organizzarsi seguendo il modello della filiera, costituendo un’alternativa alle aziende verticalmente integrate. I distretti sono delle unità produttive tenute insieme dal lavoro e da un senso di appartenenza e condivisione molto speciale, che si fonda sulla completa e totale identificazione tra comunità, luogo, mercato, saperi accumulati, crescita demografica e consumo. Un sistema produttivo che punta ad una forte valorizzazione di tutto ciò che è locale. Dall’analisi di questo modello, che rappresenta una delle formule di eccellenza del nostro paese, nasce l’idea di una sua possibile applicazione alla sfera culturale, anch’essa caratterizzata da una
castello di Agliè Il nucleo originario del Castello risale al XII secolo, epoca in cui il casato dei San Martino di Agliè inizia a dominare il Canavese. Nel dopoguerra cominciano gli interventi di restauro che lo trasformano in un museo. Recente invece è il suo utilizzo per le produzioni televisive. Primo tra tutte lo sceneggiato Elisa di Rivombrosa
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abitare globale sul Golfo di Napoli; con Carabinieri si è girato in Toscana, vicino ad Arezzo. Sul versante del cinema invece si possono ricordare alcuni film nel molto attivo Friuli: da Amore, Bugie e Calcetto a
Il distretto culturale è lo specchio delle trasformazioni economiche degli ultimi vent’anni: dell’incremento della produzione dei beni immateriali e dell’industria delle immagini
Trieste con Claudio Bisio, a La ragazza del lago; o nella più tradizionale Emilia Romagna: da Jonny Stecchino a Cesena, a Provincia Meccanica, film d’esordio del giovane Stefano Mordini, a Ravenna.
forte tensione verso il locale, ma dall’ampiezza notevolmente superiore (al suo interno sono compresi tanto i beni culturali e i patrimoni artistici, quanto gli spettacoli dal vivo, le arti visive, la musica, la moda, la fotografia, le industrie cinematografica, televisiva e multimediale, lo sport). Il distretto culturale -che non è il cultural district anglosassone, ossia un’area urbana dove sono concentrate attività e luoghi per lo spettacolo, con finalità promozionali e di riqualificazione- è infatti lo specchio delle trasformazioni economiche degli ultimi vent’anni: dell’incremento della produzione dei beni immateriali e dell’estensione dell’industria al mondo dei messaggi e delle immagini. Un esempio di questa ristrutturazione è senza dubbio il cinema americano, con Hollywood che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi lo sviluppo più compiuto di questa formula associativa. Un sistema nato dalla disintegrazione verticale di alcune fabbriche fordiste e votato alla riproduzione continua di un sogno, diffuso in tutto il mondo. Uno spazio di narrazione immaginario, che quotidianamente dà alle persone delle motivazioni per cambiare la propria vita, per viaggiare e toccare con mano la realtà dei luoghi visti sullo schermo. La stessa cosa, anche se in scala minore, è successa in Italia e sta interessando diverse regioni -dal Piemonte al Friuli, dalla Sicilia al Lazio, alla Lombardia- che con sempre maggiore motivazione mettono a disposizione i propri patrimoni artistici e naturali per il cinema, la tv, la pubblicità, con l’obiettivo di generare nuovi turismi. Un processo che porta le città a trasformarsi in merci, a partire dai flussi che le attraversano, e a fare dei luoghi spazi in affitto per le produzioni di massa e oggetto di una spettacolarizzazione permanente che mette in moto centinaia e migliaia di persone -dagli artisti alle troupe, dai tour operator agli investitori, dalle frange professionali creative a tutti coloro che decidono di cambiare posto in cui vivere sulla base della sua attrattività-. Questa tendenza o orientamento massiccio all’intrattenimento è stato definito da molti culture o fiction economy, identificando con questa espressione il meccanismo che ha portato i simboli culturali a diventare fonte diretta di valore economico, e lo scambio e il consumo ad avere un fondamento nella comunicazione mediale.
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Il sogno dell’automobile, la televisione, le vacanze. Less is more. Less is bore. Un tamarindo all’ombra di una pergola e tanta voglia di modernità
Postmodern amarcord testo e foto di Tommaso Delmastro
Tour architettonico-balneare nel cuore della Riviera Romagnola Non ero mai stato in riviera. Francamente ero incuriosito da quella fetta d’Italia con le spiagge interminabili dove i miei nonni portavano i miei genitori ancora bambini, e dove questi giocavano con i figli di quei turisti tedeschi che, solo qualche anno prima, occupavano la nostra penisola in ben altra maniera. Erano gli anni ’50. Il sogno dell’automobile, la televisione, le vacanze. Un tamarindo all’ombra di una pergola, alla domenica pomeriggio. E tanta voglia di modernità. Così passavano gli anni, e mentre i geometri progettavano freneticamente quello che adesso consideriamo un patrimonio edilizio quantomeno controverso, spuntavano sulle coste italiane, come funghi dopo un acquazzone, pensioni, colonie e alberghi a tre stelle. La democratizzazione del divertimento stava trasformando la villeggiatura in un business. Si affittavano camere, ombrelloni, mosconi, sdraio, risciò, cabine. Si
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affittava di tutto sulle coste italiane, a volte interi alberghi. Perchè in vacanza non doveva mancare nulla, perchè, in fondo, dovrebbe essere un diritto costituzionale poter sognare per un paio di settimane all’anno. Grandi esodi estivi verso le stazioni balneari. Che crescevano, stagione dopo stagione, proprio come crescevano le aspettative e i desideri di un’Italia abbagliata dai riflessi delle paillettes d’oltreoceano. Erano i primi anni settanta. E anche noi, a modo nostro, imparavamo da Las Vegas. Non ero mai stato in riviera prima di adesso. È proprio vero che nei posti, per capire come sono, ci devi andare di persona. E così sono qui, seduto a un tavolino di un bar, ad osservare questo luogo surreale. Si sviluppa tutto lungo una via che costeggia il mare, che sembra non finire mai. E su quella via c’è tutto: alberghi, sale giochi, bar, gelaterie, negozietti che profumano di materassini, altri negozietti
Percorrendo alcuni tratti del lungomare nelle zone tra Rimini e Riccione è possibile imbattersi in edifici incredibili: elementi dell’antichità classica, si miscelano con forme biomorfe e naïf, dando vita ad un paesaggio insolito, onirico e delirante
abitare globale imparando da las vegas
La riscoperta di un’architettura portatrice di segni diventa il perno attorno al quale ruota il pensiero dell’architetto e teorico Robert Venturi. Nel saggio Imparando da Las Vegas,
pubblicato da Venturi con Scott Brown e Steven Izenour nel 1972 e divenuto il manifesto del pensiero postmoderno, viene analizzata l’architettura di Las Vegas a partire dalla strada principale che la attraversa.
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balnea
con ceste di ciabatte di plastica e palloni, gelaterie, e ancora alberghi. Per chilometri. Il tutto, apparentemente, senza traccia di regolamenti edilizi vagamente restrittivi. Sembra una parata di carnevale, allegra e malinconica come le feste di paese. La vita è sulla statale, sembra suggerire questa visione felliniana, porzione di Romagna ai margini della disco. Sono un architetto. E prima di oggi non avevo mai compreso il valore enorme di questi luoghi, e del pensiero che, in maniera probabilmente inconscia, li ha generati. Come scriveva l’architetto Paolo Portoghesi, “L’architettura postmoderna propone la fine del proibizionismo, l’opposizione al funzionalismo, la riconsiderazione dell’architettura quale processo estetico, non esclusivamente utilitario; il ritorno all’ornamento, l’affermarsi di un diffuso edonismo”. Non possiamo dire che non sia così: guardiamo bene gli edifici che si affacciano sul litorale, cerchiamo di comprendere il linguaggio che utilizzano. È una mescolanza di classico e vernacolare, di un ritorno ad un’architettura antropomorfica. Riferimenti culturali estremamente semplificati in una sorta di banalizzazione popolare. Si osserva l’uso di elementi già preformati, ready-made architettonici, piccole colonne, capitelli, archi e cornici che richiamano in maniera stilizzata alcuni elementi dell’antichità classica. E ancora insegne altisonanti su scatole architettoni-
L’architettura postmoderna è una singolare mescolanza di classico e vernacolare, ricca di riferimenti culturali estremamente semplificati in una sorta di banalizzazione popolare 42
È il Museo virtuale dei bagni di mare e del turismo balneare. La storia della balneazione in Riviera Romagnola viene rivissuta nelle sue tappe fondamentali attraverso un'esposizione
virtuale di dipinti, miniature, fotografie, incisioni e reperti d’epoca. Una raccolta di saggi e documenti per scoprire le origini del turismo balneare in Italia.
che pretenziose. Alzo lo sguardo e leggo: Excelsior. In Italia ce ne saranno almeno un centinaio. Tiro fuori dalla borsa Imparando da Las Vegas, vero testo sacro del pensiero postmodern, scritto dall’architetto nordamericano Robert Venturi. Tratta di come il linguaggio della Pop Art si sia contaminato con il repertorio architettonico classico, rifiutando l’esemplificazione del pensiero moderno less is more (meno è di più) in favore di un atteggiamento più leggero e possibilista, riassumibile nell’espressione less is bore (meno è noioso), coniata dallo stesso Venturi, che si impegna nella ricerca di
elementi complessi e contraddittori nell’architettura delle città, che diventano veicolo di un sentimento poetico ed espressivo universale. Tale sentimento si manifesta da sempre, in ogni epoca, anche in architetture minori o spontanee, proprio come questi alberghi rivieraschi, ed è l’espressione tipica di ogni fase di manierismo. Di un'idea di complessità e contraddizione in architettura, figlia di tempi complessi. Vengo distratto da alcuni bambini che schiamazzano poco più in là: stanno giocando a pallone. Ripongo il mio libro. Troppa cultura. Apro la Gazzetta e mi ordino un’orzata.
Uno dei centoundici hotel Excelsior dislocati sul territorio italiano In basso: un altro esempio di architettura balneare dalle forme biomorfe decisamente (forse inconsapevolmente) postmodern
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Mantenete la parte bassa della schiena piuttosto piatta, ma soprattutto fate in modo che la testa sia in linea con la parte alta della schiena.
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Mantenete le mani e le braccia ‘ferme’ mentre iniziate il backswing con la rotazione del busto, tutto il resto segue di conseguenza.
Storie di un golfista testo di Giovanna Rossi
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Voltate la schiena all’obiettivo, ma non più di così. Il segreto sta nell’efficienza data dal rapporto tra rotazione delle spalle e rotazione delle anche.
L’Adriatic Golf Club di Cervia. Alcune viste del percorso. Ventisette buche tra la città, la pineta e il mare
Marcello Santi scende in campo e racconta. La vita in giro per il mondo, Jack Nicklaus, le gare con gli amici e l’amore per uno sport elegante Dire golf per l’immaginario collettivo significa parlare di un mondo sofisticato e dal fascino britannico. Un mondo in cui natura e rigore s’incontrano in nome di uno sport dove l’agonismo diventa un vero e proprio spettacolo estetico. Nel golf ogni elemento ha la sua codificazione precisa, dalle divise alle regole di gioco, che deve rinviare ad un’idea d’informalità elegante. Il suo passato aristocratico è ancora vivo, sia nella figura che nello spirito di chi lo sceglie. Oggi come ieri il golf è uno sport elitario, tanto che per entrare nei club più esclusivi occorre essere presentati da almeno uno dei suoi soci, che generalmente sono imprenditori, uomini dell’alta finanza o dello spettacolo. Per i quali, i green sono spesso occasione d’incontro per ampliare la cerchia delle proprie conoscenze e per stringere accordi, e un bel motivo per viaggiare. Così ci ha raccontato 44
Marcello Santi, giocatore di spicco nel panorama italiano e immobiliarista d’eccezione, in questa intervista appassionata e rilassata. Rent: Quando è iniziato tutto? marcello: Mi sono avvicinato al golf perché i miei genitori si sono trasferiti a vivere a Carimate, vicino a Como, lì c’era un campo da golf. Prima si sono appassionati loro, poi io. R: Cosa fa diventare il golf una professione? m: In realtà esistono due strade. O si diventa maestri o professionisti. Per fare i maestri c’è una scuola a Roma, che dura circa tre anni. Vi si accede non appena si ha un buon livello di gioco, con una prova in campo e una in aula, ed è tutto sommato semplice. Per diventare professionisti ed entrare nel circuito europeo invece si deve frequentare un’altra scuola, che prevede solo gioco. Ci si confronta con diverse selezio-
Il campo da gioco può essere teatro di grandi affari. Ci sono rapporti che varcano i confini del campo per svilupparsi nella vita
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Lasciate che la parte bassa del corpo inizi la sequenza del downswing; da qui si determina il colpo.
ni e tantissimi giocatori con la stessa ambizione che provengono da tutto il mondo. È una strada difficile. R: Immagino non sia stato semplice per lei, si sarà dovuto sottoporre a lunghi periodi di allenamento e avrà viaggiato molto. L’Italia non è propriamente la patria del golf… m: Credo sia normale per ogni sportivo fare dei sacrifici. Noi seguivamo il Tour Europeo della PGA che era strutturato per inseguire la bella stagione. Con il freddo, la pioggia, la neve è difficile giocare. Nel tempo questo Tour si è esteso moltissimo, per permettere agli iscritti di giocare tutto l’anno. Fino a quando ho giocato io, a gennaio si trasferiva in Sud Africa, a febbraio in Australia, poi a Singapore e negli Emirati Arabi. D’inverno si cercava anche di andare negli Stati Uniti dove ci sono i più grandi giocatori del
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mondo e si gioca tutto l’anno, per migliorare e prepararsi alla nuova stagione. Viaggiare permette di giocare in campi molto belli e di entrare in contatto con culture e luoghi diversi dai nostri. È sempre una bella esperienza. R: La sua carriera è ricca di tappe importanti, quale è stata la più significativa? m: Ho vinto diversi tornei in giro per il mondo, ma devo dire che ho un bellissimo ricordo di quando ho giocato, ormai parlo di dieci anni fa, in un terzo giro con Jack Nicklaus, considerato da molti il miglior giocatore di tutti i tempi. È stata una delle sue ultime apparizioni. Riuscire a giocare con lui è stato molto emozionante. Per quanto riguarda i risultati personali invece, ricorderò sempre, che una volta ho fatto 8 birdie [un giocatore fa un birdie quando percorre una buca con un colpo in meno rispetto al par. Con 2
colpi in meno si parla di eagle, con 3 di albatross, con 4 di condor ndr] consecutivi. Fanno ancora parte del record del mondo… R: Qual è stata invece la gara più divertente? M: Devo dire che delle gare molto piacevoli sono le Pro-Am [formula di gioco in cui in ogni squadra è presente un professionista, ad ogni buca si segnano i due migliori punteggi (oppure solo il migliore, la formula può variare leggermente) ndr.], soprattutto se si fanno con gli amici. Io ultimamente le faccio spesso con Paolo Ligresti, che è prima un amico poi una persona con cui lavoro e collaboro. Diciamo che è una maniera per rendere uno sport individuale, uno sport di squadra: ci sono 4 giocatori che giocano per il medesimo risultato. È molto bello. Sia io che Paolo siamo due persone molto competitive e piene di agonismo. Ci troviamo molto bene insieme e riusciamo a coinvolgere chiunque giochi con noi, divertendoci e ottenendo grandi soddisfazioni. R: Cosa fa Marcello Santi fuori dal green? Collabora con i propri allievi? m: Il campo da gioco può essere teatro di grandi affari. Io stesso mi sono trovato testimone di trattative sviluppate sul green. In più ci sono rapporti che varcano i confini del campo per svilupparsi nella vita. Per quanto mi riguarda è ormai da cinque anni che collaboro con il gruppo Ligresti, quindi c’è una stretta relazione tra il lavoro sportivo e quello immobiliare. Poi mi occupo della mia famiglia. Ho due bambine a cui dedico molto tempo. La loro presenza mi ha un pò tranquillizzato. Non sto più fuori 300 giorni su 365, ma anche se la mia vita è cambiata rifarei tutto quello che ho fatto.
Subito dopo il colpo lasciate che la testa segua la rotazione dello swing.
Terminate con un bel finish in equilibrio, il risultato che ogni golfista dovrebbe ottenere.
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spettatori
Nella tabella a lato sono riportati i dati della presenza del pubblico nei palazzetti della serie A femminile nella stagione 2008/2009. [fonte: Findomestic Volley Cup]
600.000 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000
444.843 334.502 110.341 serie A1 2008/2009
serie A2 2008/2009
Piccole città tutte in serie A
testo di Giovanna Rossi foto di Paolo Diani
Quella magnifica dozzina, unita per una schiacciata. In provincia i palazzetti sono le cattedrali del weekend Ci sono mondi che vivono in affitto, mondi abitati da uomini e donne nomadi per scelta e per destino. Lo sport è uno di questi, forse il più appassionante, perché indirettamente riguarda tutti noi: atleti dilettanti, tifosi vigorosi o distratti appassionati. Dire sport in Italia spesso, nell’immaginario collettivo, è dire calcio. Tutte le città, dalle metropoli alle più piccole cittadine di provincia, hanno una loro squadra che milita nei campionati di testa, ogni paesino e ogni quartiere ha poi la sua formazione che si contende il primato nei campionati inferiori. Ma ovviamente lo sport ha confini vastissimi: in Italia ci sono discipline sportive dette ‘minori’ che danno vita a un fermento di pubblico che riempie palazzetti festanti. Palazzetti che spesso si trovano in comuni piccoli e isolati, ma che con orgoglio esibiscono la loro fede sportiva. A volte la squadra del cuore diviene una vera e propria occasione di rivalsa cittadina. Per i giocatori e i tecnici scegliere il ‘mestiere’ di sportivo vuol 46
dire cambiare ad ogni campionato non solo la casa, ma anche tutte le abitudini legate alla vita quotidiana, semplici e rituali. Il bar in cui si è soliti prendere il caffè, il supermercato di fiducia, il parrucchiere, l’edicola. Se hai un cane la prima cosa a cui pensi è trovare un parco per la passeggiata. Se ami il buon cibo è di trovare qualche buon ristorantino o osteria tradizionale. Se sei straniero è di reperire al più presto una scheda telefonica nazionale, e poi un idraulico se occorre, il permesso di circolazione per l’auto in centro, un negozio sportivo o di scarpe, se sei un inguaribile fashion victim… E via di seguito in una miriade di declinazioni che per ciascuno sarebbero vere e diverse. La pallavolo è un esempio quanto mai significativo di come si possa fare sport di livello e di grande seguito anche lontano dai grandi centri e privi di budget considerevoli. Perugia, Chieri, Macerata, Busto Arsizio, Cesena, Jesi, Castellana Grotte, Cuneo sono solo alcune delle città che ospitano
In alto: partita di campionato serie A1 volley femminile tra la Solo Affitti Tradeco Cesena e la Yamamay Busto Arsizio A lato: il match Solo Affitti Tradeco Cesena / Despar Perugia
totale serie A 2008/2009
lifestyle
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Sono le squadre del campionato volley serie A tra maschile A1 (14), maschile A2 (14) femminile A1 (14) femminile A2 (14). Ogni squadra ha una rosa di 12 giocatori.
Asystel Volley Famila Yamamay
319.502
Sono gli atleti iscritti alla Federazione Italiana Pallavolo. Gli allenatori sono 17.422, i dirigenti 478.504 per un totale di 4.855 società sportive.
Bergamo Busto Arsizio Vicenza Pavia
Novara Chieri
Sassuolo
RIso Scotti Unicom Starker Kerakoll Solo Affitti Tradeco Scavolini
provenienza squadre serie A1 volley femminile
Foppapedretti
Conegliano
Zoppas Industries Minetti
Cesena
1
Pesaro Jesi Perugia
Monte Schiavo Banca Marche Despar Santeramo
Castellana Grotte
Cgf Recycle Florens Tena
le squadre del massimo campionato di volley di A1. Il volley, durante la stagione agonistica da ottobre a maggio, regala ai tifosi emozioni autentiche ed eventi spettacolari. Il fatto di non prevedere contatto fisico tra gli atleti, e di essere caratterizzato da un pubblico particolarmente corretto, ne fa un’esperienza che ha un particolare valore sociale e formativo per i giovani. Spesso le società sportive che militano in questi campionati hanno gestioni che coinvolgono tra le file societarie principalmente appassionati ed ex giocatori. Il campionato di serie A di volley coinvolge, tra maschile e femminile, A1 e A2, 56 squadre con altrettanti allenatori, vice, preparatori, massaggiatori e numerosi dirigenti. La maggior parte di questi si trasferiscono da una città all’altra dando vita ad una microeconomia basata in gran parte sulla locazione. Ogni squadra si trova a gestire all’incirca una decina di appartamenti in cui vivono gli atleti e i tecnici. In affitto, nella maggior parte dei casi è anche la palestra d’allenamento, il pullman per le trasferte, il palazzetto in cui si disputano le partite. Gli sportivi indossano non solo la maglia della loro squadra, ma vivono, a volte solamente per una stagione, la città che li ha scelti. La vivono in affitto, pronti a coglierne opportunità e stili di vita. Al campionato successivo allo stesso modo atleti e tecnici si ritrovano pronti a fare le valige per affrontare nuove ed entusiasmanti esperienze. Quella che si instaura è una complessa e interessante rete di relazioni che riflette lo spirito necessario sul campo, dove dinamismo, determinazione e capacità di adattamento trasformano, a parità di talento, una squadra competitiva in una vincente.
Per i giocatori scegliere il mestiere di sportivo vuol dire cambiare ad ogni campionato casa e abitudini
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princi
È un nuovo concept di panetteria; un meeting point disponbile a qualsiasi ora del giorno e della notte; un ambiente suggestivo dove trascorrere piacevoli momenti di relax.
Pane al pane testo di Camilla Wasser
nel tondo: Sandra Gaschino responsabile del punto vendita
Un alimento semplice, molto amato? Non basta più. Oggi tutto si rilancia, anche le abitudini comuni Antiche tradizioni e nuovi modi di vendere e consumare si incontrano. Forse perché siamo in tempi maturi, in cui l’essere globali non è un’alternativa al sapere dei propri luoghi, o forse perché per guardare avanti e interpretare le nuove abitudini delle persone bisogna avere l’interesse di guardare un po’ indietro. Un tempo i negozi erano luoghi di ritrovo, e l’artigianato un modo di lavorare a contatto con la materia e col cliente, oggi le grandi catene distributive e i centri commerciali vogliono essere come dei salotti, degli spazi in cui ci si può intrattenere, e in cui si può scegliere sempre più in autonomia ciò che piace. Si spinge sulla personalizzazione, tanto quanto su una revisione del modo industriale di produrre. Nascono nuove sinergie e nuove idee e sensibilità per il proprio mercato. Gli approcci si contaminano proprio come le scelte dei consumatori. La grande distribuzione si rifà l’immagine, introducendo prodotti di nicchia e prestando attenzione al design dei packaging e degli spazi, e l’imprenditoria minuta studia soluzioni per colpire contemporaneamente gli 48
habituè, i più sofisticati e la massa. Cosicché i mondi si avvicinano ma non si confondono. Un leitmotiv ricorrente però sembra essere quello dell’ospitalità. Si è compreso che lo spazio non è solo un semplice contenitore, ma una banca del tempo. Quanto più le persone vi si trattengono provando piacere, tanto più acquistano. Cercando di non banalizzare la riflessione possiamo dire che l’acquisto oggi è un’esperienza assai complessa, che parte dalla conoscenza del mondo (di marca o del luogo) per arrivare al prodotto, seguendo un processo inverso a quello che si teorizzava appena un ventennio fa. Esiste un concetto che bene esprime l’idea di acquisto da una prospettiva insolita, ed è affitto. Pensandoci bene andiamo più spesso al centro commerciale per comprare un prodotto o per affittare quello spazio per il tempo necessario alla nostra soddisfazione dietro pagamento di un qualche prodotto o servizio? La risposta è semplice, qualsiasi sia la motivazione della nostra presenza, quello spazio per camminare ci viene dato a canone variabile. Questo meccani-
Un leitmotiv ricorrente riguarda l’ospitalità. Si è capito che lo spazio non è solo un contenitore, ma una banca del tempo. Più le persone si trattengono con piacere, tanto più acquistano
lifestyle frumenteria
Nelle parole dei suoi fondatori è, molto semplicemente, uno ‘spaccio aziendale’. Un luogo in cui trovare prodotti del proprio marchio, ed eccellenze di altri.
Più approfoditamente però si può dire che La Frumenteria sta a cavallo tra il panificio tradizionale, di dimensioni notevolmente superiori, e il concetto di drogheria.
La produzione della Frumenteria. Le Veline, uno dei prodotti di punta dello spaccio. Croccanti sfoglie di pane, ideali per accompagnare piatti e spuntini, ritrovando il gusto del passato nella vita di tutti i giorni
smo è così chiaro alle grandi realtà distributive che in America si paga già l’ingresso, come a un qualsiasi altro luogo di intrattenimento. Ciò che manca però a questa formula è la conoscenza dell’inizio. Di quel mondo produttivo da cui provengono le cose. L’azienda col suo aspetto, le sue persone è un motivo di fiducia, è un valore che è difficile scalfire e che molto spesso viene opposto a questa ‘mercificazione’ del tempo. Atteggiamento che prova, ancora una volta, quanto lo spirito della società dei viaggiatori conviva con quello di chi è più radicato e affezionato ai propri luoghi. Anzi, diciamo che è proprio a partire da questo continuo confronto, che si giunge ad una trasformazione delle abitudini e ad una proficua impollinazione di idee. Esistono tanti modi per definire gli spazi di vendita. Si parla di outlet, discount, concept store, ognuno con una propria funzione, con più prodotti a diverse condizioni, ma nessuno di essi con la produzione integrata. E soprattutto nessuno nel mondo alimentare. Queste formule distributive infatti sono molto diffuse nel campo della moda, o di tutti quei prodotti che
hanno circuiti così ampi da poter segmentare l’offerta nei modi più svariati. Quando si parla di cibo invece, soprattutto se fresco, c’è una certa reticenza a pensare a nuove soluzioni. Un certo modo d’intendere il prodotto e la sua distribuzione riguarda solo il mercato del lusso e di quei prodotti alimentari che nell’immaginario collettivo sono ormai di alta gamma: come il cioccolato. Fauchon a Parigi è un interessante esempio. I concept store nell’alimentare hanno toccato poco i prodotti d’uso quotidiano. Fatta eccezione per il caso di Princi a Milano, che è una panetteria confezionata in un’architettura di grido, un alimento comune come il pane, da secoli nelle case della gente, non sembra aver trovato grandi prospettive di sviluppo in questo senso. C’è però un caso in Italia, il primo, meno centrale ma ugualmente importante in cui si è cercato di ripensare le sorti della produzione, del consumo e della vendita del pane alla luce di tutti questi cambiamenti. Si tratta di un luogo in cui l’arte della panificazione incontra la modernizzazione del concetto di drogheria, in uno spazio minimale, che sembra un po’ uno showroom di moda. Alla Frumenteria infatti l’eccellenza della produzione locale si accompagna ogni giorno all’attività di panificazione, facendo del luogo un punto di riferimento per persone assai diverse tra loro: dagli anziani del luogo, poco fuori le porte di Torino (a Chieri), che vanno lì per chiacchierare e per comprare, alle giovani coppie che soprattutto nei weekend la includono nel loro tour per spacci. Come ricorda Franco Gribaldi, uno dei soci fondatori dell’attività: “Oggi le abitudini sono cambiate, nelle piccole città come nei grossi centri urbani le persone si sono stancate della solita routine. L’andare per spacci è diventata una vera e propria mania, un modo per passare il tempo libero e un’alternativa al solito giro in centro. Allo stesso tempo, qui da noi ci sono ancora delle persone che hanno bisogno di un contatto diretto con chi vende. Che vogliono fidarsi di ciò che comprano o che hanno bisogno di fare due chiacchiere su una panchina”. Un modo quindi per rinnovare un sapere antico, con lo spirito accogliente tipico della provincia, e uno stimolo per reinventarsi, in un mondo sempre più competitivo.
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cappello paglia anni ‘70, kimono vintage nero, costume intero Adidas
Gran turismo foto di Marco Onofri styling Saida Hassout per Reruns Strascè modella Luisa Casorati special guest Lorenzo Kruger, cantante del gruppo musicale Nobraino
La villeggiatura è sempre la stessa: gente che viene, gente che va Spesso si pensa che le vacanze siano sempre esistite. Forse perchè i nobili vivevano viaggiando, o forse perchè lo svago si è così democratizzato da far perdere le tracce degli inizi. Il moderno concetto di vacanza nasce con l’abitudine di trascorrere il tempo libero in villa: la casa del riposo, quella che di proprietà o in affitto dagli anni venti dell’ottocento a oggi ha riempito i ricordi oziosi di intere generazioni di turisti. In villa tra galanterie, riverenze, incontri, cene e mascherate, la bella società si intratteneva fino al caldo dell’estate e al miracolo del mare. Dove la gioventù fin de siècle s’innamorava passeggiando all’ombra di un Grand Hotel… 50
fashion story
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fashion story
cappello blu organza plissè, camicia nera plissè con manica a sbuffo, scatola di vimini con fiori, parigine blu
a lato: abito chiffon e pizzo grigio anni ‘70, borsina tracolla paglia anni ‘70, cappello paglia con nastro in raso nero
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fashion story cappellino nero in lana con paillettes, collane di perle, kimono da camera bianco in seta vintage, lingerie vintage, borsa anni ’70 bianca lino grezzo con ricamo all’uncinetto
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cappello blu elettrico vintage, camicia rosa antico plissè con manica a sbuffo, shorts grigio fumo, pochette a righe, scarpe in raso nero Marni
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colazione
1 tovaglietta in polipropilene, Ikea 2 piatto in vetro effetto oro, Zara Home 3 mug in melammina, Zara Home
4 cucchiaio plastica/inox effetto oro 5 bicchiere in melammina 6 vassoio vintage
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interior design picnic
Nel XIX secolo ci si riferiva al picnic come alla consumazione di un pasto in allegria e in clima rilassato da effettuarsi sui prati, in riva al fiume o sulla spiaggia.
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Il picnic era un modo per stare insieme intimo e informale, che spesso diventava un contorno ideale per il corteggiamento. A lato Petit déjeuner sur l'herbe, Manet 1863.
Buona domenica foto di Carlotta Petracci
Un bel prato verde, una famiglia riunita all’aria aperta, una tavola imbandita con bicchieri di vetro e piatti in porcellana. Non è un quadretto anni ’20 e nemmeno una scena di un bel film inglese. Si tratta di picnic. Il ristorante della domenica di un tempo. Dal francese picqueniquer, col significato di pranzo all’aria aperta con cose di poco conto, il banchettare continua a conservare il suo spirito di lusso rurale. Che si tratti di una colazione in stile vittoriano o di un déjeuner bohemien in un parco cittadino, l’atmosfera di eleganza semplice è sempre confermata, anche da un corredo più moderno. Plastiche colorate e luoghi insoliti accompagnano il ritorno di una moda, per chi in assenza di vacanza si concede una gita fuori porta 59
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pranzo
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1 bicchiere in melammina, Zara Home 2 posate plastica/inox effetto oro, Zara Home 3 tovaglietta in paglia intrecciata, Ikea
4 ciotola in melammina 5 piatto in vetro effetto oro 6 sottopiatto in melammina
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interior design picnic in affitto
Con l’arrivo dell’estate ritorna la voglia di natura e di vacanza all’aria aperta. Si moltiplicano le occasioni per scampagnate, barbecue e gite fuori porta in compagnia.
Terreni, rustici, ville e giardini si affittano dovunque, anche in città o lungo i fiumi, insieme all’attrezzattura da picnic: sedie, tavoli, frigoriferi, pasti completi. In America e Inghilterra la moda è dilagante, tanto da
far nascere i picnic shop negozi di noleggio specializzati che forniscono consigli, indirizzari scelti e affittano tutto il necessario, dalle stoviglie più spartane ai cestini tradizionali, alle chicche vintage chic.
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casa nell’ex ddr
Il passaggio del mondo dalla proprietà all’affitto si tinge di pagine di storia, attraverso una testimonianza fotografica inedita. L’indagine accurata di Michele Buda
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sul paesaggio abitato dell’Ex Repubblica Democratica Tedesca ci parla infatti di una grande trasformazione, che coincide con la progressione, durante il processo di unificazione, dal mito della società senza
classi e della proprietà collettiva a quello del capitale. Un ricordo lontano per la Germania di oggi che, a vent’anni dalla caduta del muro, col 57,4 % di case in affitto su quelle occupate, tira le fila del mercato europeo della locazione.
portfolio michele buda
Nato a Ravenna nel 1967. Vive e lavora a Cesena. Si dedica alla fotografia agli inizi degli anni ’90 alternando attività artistica e fotografia di architettura. Suoi lavori sono
presenti nelle collezioni di Linea di Confine per la fotografia conteporanea di Reggio Emilia, dell’Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna e del Canadian Centre for Architecture di Montréal.
A est della provincia testo di Carlotta Petracci
Vedere e dire le trasformazioni del territorio contemporaneo attraverso le fotografie di Michele Buda Le immagini di questa serie, realizzate durante un primo soggiorno nell’Ex Repubblica Democratica Tedesca, indagano il paesaggio urbano delle piccole città di provincia. Sono il frammento inedito di una descrizione lunga un cammino, che Michele Buda consegna all’occhio dell’osservatore, senza abbozzare nessuna storia o valutazione. Descrivere infatti significa accogliere, con disponibilità e incondizionatamente. Selezionare con cura, ciò che si vuole inquadrare e a quale
tempo si vuole appartenere. La mancanza di riferimenti conosciuti e il taglio stretto sull’immagine annullano la componente geografica, in modo che siano i soli oggetti a parlare, con il loro linguaggio: pieni, vuoti, volumi. Gli occhi si concentrano su una strada, un’insegna, delle dimore sileziose. Il tempo sembra essersi fermato, tutto appare disabitato. Solo la composizione rimane, come rimando ad un disegno urbano perfetto. Ormai completamente dimenticato.
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portfolio
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portfolio
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RADICAL SCI
Mentre tutti vanno al mare o sono in coda al casello di Alassio il vero snob prende il treno e va in montagna a fare sci estivo 68
giornata in affitto Con un appartamento in affitto nella perla delle Alpi occidentali, il radical sciatore parte alla mattina puntando tutto sul fisico e sull’abbigliamento. Direttamente uscito da un armadio anni settanta, veste giubbottini stretti, pantacalze e occhiali a specchio. Ha un look disattento: quanto basta per farlo pensare agli altri; ma in realtà s’ispira a Gustav Thöni e agli anni d’oro della Valanga Azzurra. Col naso in alto e ben equipaggiato, puntuale come uno svizzero, alle otto sta già sorvolando il Monte Bianco
in attesa del lancio sul ghiacciaio. Perché alle dodici non può perdere il miglior sole della giornata, per un’abbronzatura ad hoc corredata da specchio trifacciale. Addentando un panino speck e brie, al rifugio si sdraia per una mezz’ora di comoda lettura. Libro preferito? L’Insostenibile leggerezza dell’essere, di Milan Kundera. Che legge e rilegge per puro allenamento; perché come dice lo psicanalista: senza lavoro solo il travaglio esistenziale può rendere migliori. Sulle piste al pomeriggio, in mezzo a una
giungla di snowboard, sfoggia il suo perfetto stile a sci uniti, ormai completamente desueto; e sale e scende senza mai usare lo skilift. Verso le cinque sveste i panni del provetto sciatore, e va regolarmente alla beauty farm del paese, dove dopo un’ora di meditazione e di pilates si abbandona al piacere di un massaggio ayurvedico nella stanza con vista sulla valle. Sul finire della giornata, cena leggera, Moleskine e massima della giorno: “Puoi esser ciò che vuoi, se sai cos’affittare”.
250 euro
monolocale
affitto per un week-end
34 euro
scarponi e sci noleggio per una giornata
320 euro
eliski
noleggio per due risalite
7 euro
sdraio
noleggio per un’ora
33 euro
skipass
impianti di risalita per 3 ore
80 euro
beauty farm massaggio rilassante
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724 euro
costo totale 1 giornata radical sci
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MEZZOGIORNO DI CUOCO A dritta verso sud, sull'onda dell'estate. Un viaggio culinario per gli amanti del convivio. Tra prelibatezze regionali, contaminazioni gastronomiche e influenze decisamente slow food
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giro d’ italia
La cucina moderna nasce con i libri di ricette. Con interminabili elenchi e consigli che trasformano ingredienti in pietanze gustose. Il cibo dicono in molti è un fatto di cultura, non solo perché ogni territorio ne produce di specifici, ma anche perché non esiste momento della vita che non si possa rallegrare con un bel convivio. Anzi, l’immagine dei luoghi oggi si lega sempre più alla sua gastronomia. L’Italia delle cento città e dei mille campanili è anche l’Italia delle cento cucine e delle mille ricette. Scritte, trascritte e tramandate. Cosicché, la cucina è una vera e propria lingua, votata all’espansione e un modo per venire a contatto con mondi sconosciuti. Di questo costume ne erano già a conoscenza i navigatori, gli antenati di quello spirito da viaggiatore ottocentesco che oggi rileggiamo nel turismo contemporaneo. Dal mare quindi una bella selezione di piatti non convenzionali, per scoprire le prelibatezze del nostro sud, tra rispetto delle tradizioni e contaminazioni culinarie. Per tutti coloro che in estate lo scelgono come meta, tra alberghi super lusso, abitazioni tipiche in affitto, camping più spartani o informali agriturismi.
1 Trapani
Cuscus alla trapanese Ingredienti per 8 persone: un chilo di semola di grano duro, 2 etti di farina, un chilo di pesce misto da zuppa, 3 etti di pomodori pelati, 6 spicchi d’aglio, 2 cipolle, un ciuffetto di prezzemolo, 2 foglie di alloro, 2 etti di mandorle, 3 etti di olio extravergine d’oliva, sale, pepe. Versate poco per volta la semola di grano duro in un largo contenitore di terracotta e, girando in senso orario con la mano aggiungete via via un filo d’acqua finchè si formeranno dei granelli. Completato questo procedimento condite con sale, pepe, olio extravergine e una cipolla tritata. Fate riposare la semola per una decina di minuti. Preparate una pentola con acqua, alloro, prezzemolo, un pezzetto di cipolla, sale. Inserite la semola condita nella cuscussiera e appoggiate il contenitore sopra la pentola già preparata. Fate una pasta con acqua e farina, da mettere fra la pentola e la cuscussiera per evitare che esca il vapore. Cuocete a fuoco lento per un’ora e mezza. Per la zuppa di pesce, riscaldate in una pentola l’olio. Aggiungete l’aglio schiacciato e un trito di cipolla, prezzemolo e mandorle.
Fate cuocere un pò, poi versate i pelati e due litri di acqua salata. Quando il brodo comincia a bollire mettete dentro i pezzetti di pesce e cuocete per 30 minuti. Togliete il pesce dalla pentola e tenetelo in caldo. Passate al setaccio il brodo di pesce. Mettete il cuscus in una ciotola di terracotta, versate una parte del brodo e fate riposare, ben coperto, per trenta minuti. Servite in piatti fondi con i pezzetti di pesce.
2 Palermo
Bucatini con le sarde Ingredienti per 4 persone: 4 etti di bucatini, 2 etti di sarde pulite e spinate, 2 acciughe sotto sale, una cipolla, 3 etti di finocchietto selvatico, un cucchiaio di pinoli, un pugno di uva passa, olio extravergine di oliva, sale. Bollite i finocchietti in abbondante acqua salata. Fate rinvenire l’uvetta in acqua tiepida, scolatela e strizzatela. Soffriggete in olio extravergine la cipolla tagliata a fettine sottili. Aggiungete le acciughe dissalate, le sarde, l’uvetta e i pinoli. Unite infine i finocchietti tagliati a pezzettini e un pò della loro acqua di cottura. Lessate la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente, mescolatela al condimento e portate in tavola. Il contrasto dolce-salato di questo piatto di probabile derivazione araba può essere accentuato spolverando la pasta con un cucchiaino di zucchero semolato. sopra. Servite il rimanente brodo come condimento.
3 Cosenza
Risotto alla marinara Ingredienti per 4 persone: 4 etti di riso superfino, 3 calamaretti, 10 cozze, 20 vongole, 10 gamberetti, una cipolla piccola, un grosso ciuffo di prezzemolo, 4 cucchiai di panna, 4 cucchiai di formaggio grattugiato, una noce di burro, olio extravergine d’oliva, sale, pepe nero. Pulite i calamaretti e tagliateli a striscioline. Sgusciate i gamberi. Lavate bene le cozze e le vongole e strofinate le conchiglie in modo da mondarle da ogni impurità. Fatele aprire in un tegame coperto in cui avrete versato un po' di olio e filtratene il liquido, che userete nella cottura del risotto. Non eliminate tutti i gusci: vi potranno servire per la resa coreografica del piatto. Tagliate sottilmente la cipolla e ponetela a soffriggere in olio e burro.
Aggiungete la polpa dei pesci e fatela rosolare per alcuni minuti. Incorporate poi il riso e, appena comincia ad attacarsi al fondo, aggiungete poco per volta l'acqua precedentemente bollita con poco sale e parte del liquido delle cozze e delle vongole. Protraete la cottura per 12-13 minuti. Per amalgamare meglio il riso unite anche un pò di panna e di formaggio grattugiato. A cottura quasi ultimata incorporate una manciata di pepe e abbondante prezzemolo tritato. Lasciate riposare la pietanza una decina di minuti prima di servirla.
4 San Benedetto del Tronto
Fettuccine al sugo di granchio Ingredienti per 4 persone: 4 etti di fettuccine, mezzo chilo di granchi di scoglio o di sabbia, mezzo chilo di polpa di pomodoro, uno spicchio d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale. Asportate le chele servendovi di un coltello e sgusciate i granchi. Versate in un tegame l’olio e fatevi rosolare per qualche istante uno spicchio d’aglio schiacciato, senza che imbiondisca. Unite la polpa di pomodoro e, dopo qualche minuto, togliete l’aglio e versate la polpa dei granchi. Regolate di sale e protraete la cottura finchè il sugo si sarà addensato. Cuocete le fettuccine, che dovranno essere naturalmente impastate e tirate a mano, e conditele con la salsa di granchi, spolverizzandole con una manciata di prezzemolo tritato.
4 [fonte: 250 Ricette delle Osterie d’Italia, Slow Food Editore 2007]
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MARITO IN AFFITTO Un servizio per signore con mariti un po’ troppo di città Una casa non è una casa se non ha il suo uomo. Quello che la domenica col sole mette a posto il prato, o che si diletta nel tempo libero a riparare lo scaldabagno, a montare le serrature o la camera del figlio con le istruzioni sottomano. L’uomo di casa è sempre stato il giusto compromesso per meritarsi l’appellativo di marito. Nella famiglia, si diceva un tempo, ognuno ha il proprio ruolo. Da quando però treno dopo treno, gli uomini hanno cominciato a frequentare la città, le cose nelle case sono
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un po’ cambiate. Le famiglie si sono, diciamo impropriamente allargate, e le donne, single, sposate o separate, si sono trasformate in casalinghe disperate. Si racconta che in Argentina, una di queste, l’unica ancora con il marito vecchio stile, stanca delle continue richieste di aiuto delle amiche un giorno abbia proferito: “Mio marito, non te lo presto più, te lo affitto!”. E che il signor Alonso, da tranquillo disoccupato, si sia reinventato una professione. Un caso e allo stesso tempo un’idea geniale,
che ha fatto in poco tempo il giro del mondo, approdando a Monza, dove è diventata un vero e proprio format. In tempi di crisi molti uomini si sono licenziati e hanno aderito alla rete di Giampiero che ha trasformato il ‘fai da te’ in un franchising di successo. Sito (www. ilmaritoinaffitto.it), telefono, auto e bigliettini, rigorosamente postati sui frigo delle case, con paroline dolci e liste interminabili di occupazioni. E un grande vantaggio: che una volta finito il lavoro il marito se ne va.
sopravvivenza urbana
ORGOGLIO NAZIONALE Italian design e antropologia della banalità Che cos’è l’italianità? Senza dubbio non più pizza e mandolino, Pulcinella e il suo segreto, Dante, Manzoni o uno sbiadito tricolore. L’orgoglio nazionale si nasconde tra le pagine di un libro, che celebra la memoria quotidiana. Quella degli oggetti, che accompagnano la vita. Pane e Nutella dopo una partita, le parole crociate sotto l’ombrellone, o il brodo della nonna. Un’idea di nazione insolita, in cui l’Inno di Mameli diventa la Canzone del Sole, e l’immaginario collettivo il ricordo dell’infanzia. Nostalgia,
feticismo o modernariato emozionale? Forse un po’ di tutto insieme. Ma senza dubbio uno sguardo all’Italia dal punto di vista del design. Di quell’idea di casa un po’ dovunque, ogni volta che s’incontra un oggetto conosciuto. Un po’ alla ‘Celo celo manca’ (“Ce l’ho, ce l’ho, mi manca” nel gergo dei ragazzini). In sintesi un ottimo pensiero per far nascere dal nulla un viscerale sentimento patriottico in caso si venga assaliti da un manipolo di ultras o da coinquilini armati di liste della spesa e turni per le pulizie.
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Nutella, Ferrero Coppa del nonno, Motta Sambuca extra, Molinari Diabolik, Arnoldo Mondadori Editore La settimana enigmistica, Tedeschi Editore La gazzetta dello sport, RCS Edizioni Figurine calciatori, Panini Baci, Perugina Bucaneve, Doria Pastiglie, Leone Dado classico, Star
alcune Marche e oggetti ‘memorabili’ della recente storia italiana. Tratti da Italianità (nel tondo sopra) di Giulio Iacchetti, 2008 edito da Corraini
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carosello
DIVINA È la borsa della diva I sogni delle donne sono racchiusi nelle borse. Forse perché al loro interno si trova tutto un mondo, come quello della casa; o forse perché nella loro forma sta la firma dello stile. Fatto sta che le borse sono un vero status symbol, delle icone del presente e del passato. Tante sono le donne che vi si sono identificate, dando persino il nome ad uno specifico modello. Famosissima la Kelly di Hermès, usata da Grace Kelly per nascondere la gravidanza della primogenita Carolina. Indimenticabili le foto del 1956, uscite su Life, in cui la diva compariva con la borsa al braccio, da quel momento oggetto di culto. 01 La Birkin di Hermes Era il 1984 quando il presidente di Hermès Jean Louis Dumas, a bordo di un volo ParigiLondra si accorge che Jane Birkin sta cercando qualcosa nella sua vecchia sacca di vimini. “Non si trova mai niente in queste borse, sono così scomode”, dice Jane e Dumas le promette di disegnare un modello pratico ed elegante, fatto apposta per lei.
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02 La Baguette di Fendi È stata presentata per la prima volta nella primavera del ’96 e da allora è diventata un oggetto di culto. Il suo nome nasce dal fatto che la si porta sotto il braccio come fanno i francesi con i filoni di pane. È così amata che viene rielaborata ogni stagione e prodotta in ben 600 versioni.
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03 La Saddle di Dior La famosa borsa a forma di sella lanciata alla fine degli anni ’90. Trasformata in un’icona da un’apparizione in Sex and the City, è stata più volte reinventata dal genio di John Galliano. 04 La Jackie O di Gucci Dedicata a Jacqueline Kennedy Onassis. Viene creata tra gli anni ’50 e ’60, era una borsa a sacchetto che Jackie portava spesso come shopping-bag insieme ad una borsa più preziosa ed elegante, tutte due allo stesso braccio. Il modello viene rieditato dalla casa di moda negli anni ’90 e battezzato col nome di Jackie O. 05 La Deauville di Louis Vuitton E’ la pratica ed elegante borsa da città, pensata dalla maison francese originariamente come bauletto da viaggio. Non c’è diva americana che non ne abbia una.
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Solo Affitti brinda a Rent, il periodico sulla cultura dell’affitto, con Leprino, il sangiovese per le grandi occasioni. Cin cin.
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videoclub
IL RAGAZZO DI CAMPAGNA trama:
regia:
produzione:
Artemio, contadinotto scapolo, è svegliato dal gallo di buon mattino e inizia svogliato il solito lavoro in una campagna brulla e smisurata. Il paese quasi non esiste e l’unico svago dei pochi paesani è assistere al passaggio del treno. Inutilmente la madre propone all’indolente e maturo ‘ragazzo’ il matrimonio con Maria Rosa, una ragazzotta del paese sgraziata, bruttina e con la faccia cosparsa di brufoli. Artemio, stufo di quelle giornate monotone, decide di andare in città a cercarsi un’occupazione più gratificante. Non riuscendo nei vari goffi tentativi di impegnarsi in un qualsiasi lavoro e deluso da Angela, la disinvolta e disinibita ragazza di cui si è innamorato, torna al paese e sposa Maria Rosa, che, per l’occasione, si è perfino ‘rimbelloccita’.
Giuseppe Moccia Franco Castellano
Italiana 1984
Un film controcorrente? Forse sì, ma non nel senso classico del termine. Attraverso gag caserecce ed una trama consolidata, il film, il cui titolo riprende da vicino la morale della favola de Il topo di campagna e il topo di città dello scrittore greco Esopo, sfrutta le differenze tra una Brianza campagnola, ferma al dopoguerra, ed una Milano, locomotiva d’Italia, per creare le situazioni comiche in cui incappa un Renato Pozzetto più in forma che mai. Castellano e Pipolo (all’anagrafe Giuseppe Moccia, nonché padre dell’autore di Tre metri sopra il cielo, e di tutti i lucchetti che ne conseguono) sfornano un altro successo dove il buonismo ripulisce anche quel poco di ‘amaro’ in bocca che si sente di tanto in tanto. Infatti, nella Milano da bere di metà anni ottanta, Pozzetto raggiunge Piazza San Babila col trattore, incappando nel classico ingorgo cittadino e nei solerti ‘ghisa’, che gli sequestrano il mezzo. Lo scontro campagna-città è aperto: il sincero e generoso contadino si scontra con gli abbruttimenti cittadini. Tra gli altri personaggi, incontra anche il cugino Massimo Boldi, scappato anche
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sceneggiatura: Giuseppe Moccia Franco Castellano
fotografia: Danilo Desideri
scenografia: Bruno Amalfitano
montaggio: Antonio Siciliano
costumi: Vera Cozzolino
durata: 92’
genere: commedia
interpreti: Renato Pozzetto Massimo Boldi Donna Osterbuhr Massimo Serato Enzo Garinei Enzo Cannavale Clara Colosimo Franco Diogene Armando Celso
lui dalla noiosa vita campagnola, che lo coinvolge suo malgrado in traffici illeciti. Artemio-Pozzetto pensa di aver trovato l’amore in un’affascinante donna in carriera che in realtà lo tratta con sufficienza. I più legati a questo film sono i trentenni di oggi che ne ricordano alcune battute memorabili: una bella favola a lieto fine dove il precariato era ancora sconosciuto. La scena in cui Pozzetto affitta il suo primo monolocale sta ormai nei libri di storia: “Tavolo ribaltabile taac! Sedia rotante, taac! Posto per commensali che non ci sono, taac! Tovaglia al metro, taac! Piatto di plastica, taac! Vino cartonato, taac! Questa sì che è vita, taac!” Un vero capolavoro di existence minimum senza finestre fa da contrappunto alla grande cascina in cui era abituato a vivere. In città anche i rapporti umani sono liofilizzati come quell’appartamento e la campagna diventa il rifugio dei valori ‘veri’ ormai persi in città: una vita ‘sana’ vale più di mille comodità. Artemio si prende il suo tempo: preferisce assaporarsi la vita dal trattore, piuttosto che sfrecciare su una Ritmo 80!
Tavolo ribaltabile, taac... sedia rotante, taac... posto per commensali che non ci sono, taac... tovaglia al metro... taac tac, tac tac... piatto Fabriano, tovagliolo extra strong, bicchiere di plastica, taac... vino cartonato, taac... spaghetti pronto uso, contorno surgelato, taac... tonno e grissini per tagliarlo, taac, tac. Ah, questa si che è vita... taac...
Acqua per la vita Case per vivere La Valle della Nouhao in Burkina Faso ha subito negli anni '70 un forte spopolamento e impoverimento dovuto ad una terribile epidemia. Liberati dall’infezione, i villaggi della zona si stanno a poco a poco ripopolando. Fra le tante difficoltà, uno dei fattori più gravi è la mancanza di strutture per garantire l’acqua potabile per tutti
Acqua pulita e accessibile per bere, lavarsi e cucinare, coltivare i campi, allevare animali e avviare piccole imprese: il primo dei diritti umani. I programmi idrici della LVIA -pozzi, pompe, acquedotti e sistemi di raccolta- sono la base di qualsiasi processo di sviluppo. L’obiettivo finale è l’autonomia delle comunità locali, attraverso la formazione di personale tecnico
e il miglioramento delle capacità gestionali. Da oltre 40 anni la LVIA è impegnata con i volontari e le popolazioni locali per garantire l’accesso all’acqua nei villaggi in Burundi, Burkina Faso, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Mali, Mauritania, Senegal e Tanzania. L’idea di poter ricreare, grazie alla realizzazione e manutenzione di pozzi d’acqua, le condizioni
di vita nei villaggi del Burkina Faso, per Solo Affitti significa riuscire a garantire casa e sicurezza a tante persone che in passato avevano dovuto abbandonare i propri villaggi e quindi trasferire in qualche modo la nostra competenza in una realtà di bisogno. www.lvia.it www.soloaffitti.it
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
L’affidabilità e la coerenza rappresentano i nostri principali tratti distintivi. La condivisione il valore in cui crediamo maggiormente
TUTTI PER UNO
Durante gli anni novanta il mercato immobiliare procedeva ancora in maniera tradizionale. Veniva dato molto spazio alle compravendite e poco alla locazione. Allo stesso tempo crescevano le richieste di proprietari e inquilini in questo segmento di offerta. La storia di Solo Affitti parte da qui. Dall’analisi di una condizione corrente
e dalla volontà di dare una risposta in grado di precorrere i tempi. Grazie all’intuizione e all’impegno di alcuni imprenditori del settore viene così aperta la prima agenzia. A cui anno dopo anno se ne sono aggiunte altre, fino ad arrivare alle oltre 230, presenti su tutto il territorio nazionale. Con obiettivi di crescita che mirano a
raggiungere i 600 punti vendita in Italia, espandendo il mercato anche all’estero, con l’apertura di nuove agenzie in Spagna, Romania e Argentina. Consolidando in questo modo la posizione di leadership nel settore e confermando la professionalità e la competenza con cui da sempre ci dedichiamo al nostro lavoro.
Arona
Chieri
Ivrea
Rivalta
Torino 1
via Gramsci 18
via Garibaldi 20
via Circonvallazione 120
via I° Maggio 57
via Vanchiglia 9/c
t 0322 240496
prossima
prossima
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t 011 8128648
VALLE D’AOSTA
arona@soloaffitti.it
apertura
apertura
rivalta@soloaffitti.it
torino1@soloaffitti.it
Aosta
Beinasco
Ciriè
Moncalieri 1
Rivarolo Canavese
Torino 2
via Festaz 1
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via Goito 3
corso Italia 144
corso Rosselli 87/D
t 0165 610280
t 011 3989991
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prossima
prossima
t 011 3042934
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beinasco@soloaffitti.it
cirie@soloaffitti.it
apertura
apertura
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Courmayeur
Biella
Cuneo
Nichelino
Rivoli 1
Torino 3
viale Monte Bianco 10
via Lamarmora 10/G
corso Vittorio Emanuele II 8
via XXV Aprile 25
corso Susa 115/A
via Madama Cristina 115/D
t 0165 846839
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t 0171 605578
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t 011 9534121
t 011 6696575
courmayeur@soloaffitti.it
biella@soloaffitti.it
cuneo@soloaffitti.it
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Borgomanero
Domodossola
Novara
Saluzzo
Torino 4
via Monte Grappa 6
via Moneta 64
via 23 Marzo 155
via Torino 51/A
corso Giulio Cesare 116
t 0322 82908
prossima apertura
t 0321 404489
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PIEMONTE
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novara1@soloaffitti.it
saluzzo@soloaffitti.it
torino4@soloaffitti.it
Alessandria 1
Carmagnola
Grugliasco
Omegna
Settimo Torinese 1
Torino 5
via San Lorenzo 99
piazza IV Martiri 3
via Generale Perotti 48
piazza Beltrami 6
via Machiavelli 7
corso Unione Sovietica 235
prossima
t 011 9715886
t
t 0323 887177
t 011 8005184
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carmagnola@soloaffitti.it
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011 7807551
elenco affiliati
1997
Nasce Solo Affitti Spa, il primo franchising specializzato nei servizi per la locazione.
2009
Solo Affitti conta oltre 230 agenzie su tutto il territorio nazionale.
Corsico
Merate
Monza 2
Villasanta
piazza della Libertà 2
via Don C. Cazzaniga 25
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t 039 2912513
PIEMONTE
LOMBARDIA
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Bergamo 1
Crema
milano 1A
Ospitaletto
Vimercate
corso Monte Cucco 6/A
via Borgo Palazzo 56/A
viale De Gasperi 7
via Gian Galeazzo 10
via Domenico Ghidoni 77/A
via Mazzini 59
t 011 7499577
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t 0373 201760
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t 030 6848224
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torino6@soloaffitti.it
bergamo1@soloaffitti.it
crema@soloaffitti.it
milano1a@soloaffitti.it
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Torino 7
Bollate
Cremona 1
Milano 1B - Centro
Paderno Dugnano
via Chiesa della Salute 84/b
piazza Martiri della Libertà 9
corso Vacchelli 8
via U. Visconti di Modrone 4
via G. Rotondi 60
t 011 2207715
t 02 38306571
prossima
t 02 76011898
t 02 99042068
torino7@soloaffitti.it
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apertura
milano1b@soloaffitti.it
padernodugnano@soloaffitti.it
VENETO
Torino 8
Bresso
Desenzano del Garda
Milano 3A - Fiera
Pavia
Castelfranco Veneto
via San Donato 5
via Vittorio Veneto 12
via Marconi 46
via V. Monti 36
corso Strada Nuova 128
via Puccini 1
t 011 5783230
t 02 89280625
t 030 9121083
t
t 0382 301936
t 0423 724598
torino8@soloaffitti.it
bresso@soloaffitti.it
desenzano@soloaffitti.it
milano3a@soloaffitti.it
pavia@soloaffitti.it
castelfranco@soloaffitti.it
Verbania
Brugherio
Desio
Milano 3B - San Siro
Rho
Padova 1
corso Garibaldi 12
via C.B. Cavour 9
via San Pietro 32
via Rubens 22
via E. De Amicis 38
via G. Bruno 8/I
t 0323 407761
t 039 2621300
t 0362 302017
t 02 48014327
t 02 93503480
t 049 8824785
verbania@soloaffitti.it
brugherio@soloaffitti.it
desio@soloaffitti.it
milano3b@soloaffitti.it
rho@soloaffitti.it
padova@soloaffitti.it
Vercelli
Busto Arsizio
Gallarate
Milano 3C
Segrate
Padova 2
corso Libertà 274
corso XX Settembre 57
via Borghi 3
prossima
via XXV Aprile 9
via dei Livello 37
t 0161 503493
t 0331 677780
t 0331 790501
apertura
t 02 36630199
t 049 650628
vercelli1@soloaffitti.it
bustoarsizio@soloaffitti.it
gallarate@soloaffitti.it
milano3c@soloaffitti.it
segrate@soloaffitti.it
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Carate Brianza
Garbagnate Milanese
Milano 4A - Moscova
Seregno
Padova 3
via Enrico Toti 41
via Alessandro Manzoni 42
via Varese 1
via Magenta 36
via Falloppio 28
t 0362 991266
t 02 99020231
t 02 36560234
t 0362 245274
t 049 657258
LIGURIA
caratebrianza@soloaffitti.it
garbagnate@soloaffitti.it
milano4a@soloaffitti.it
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Albenga
Cassano d’Adda
Lainate
Milano 4B - Zara
Sesto San Giovanni
San Donà di Piave
via dei Mille 139
via Vittorio Veneto 8
via Litta 4/6
via Budua 8
via C. da Sesto 16
via Stefani 12
t 0182 630134
t 0363 65692
t 02 99766527
t 02 89077343
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t 0421333146
albenga@soloaffitti.it
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Albisola
Cassina de’ Pecchi
Lecco 1
Milano 4C
Somma Lombardo
S.Giovanni Lupatoto
corso Bigliati 140/R
via Roma 31
via Amendola 47
via Pellegrino Rossi 16
via E. Fuser 8
via Madonnina 5/C
t 019 485835
t 02 9528157
t 0341 353644
t 02 66200267
t 0331 250049
t 045 8753040
albisola@soloaffitti.it
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milano4c@soloaffitti.it
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sangiovannilupatoto@soloaffitti.it
Imperia
Cesano Maderno
Legnano
Milano 4D
Sondrio
Thiene
via G. Des Geneys 14
corso della Libertà 68/B
corso Sempione 110
via Cenisio 55
via Nazario Sauro 54
via Santa Maria Maddalena 8
t 0183 766069
t 0362 522044
t 0331 441006
t 02 34931439
prossima
t 0445 374138
imperia@soloaffitti.it
cesanomaderno@soloaffitti.it
legnano@soloaffitti.it
milano4d@soloaffitti.it
apertura
thiene@soloaffitti.it
La Spezia 1
Cinisello Balsamo
Limbiate
Milano 5B
Suzzara
Verona 2
viale Italia (ang. via dalmazia) 91
via Garibaldi 79
via Turati 33
piazza Caiazzo 3
piazza Luppi 2
via Betteloni 2
t 0187 778139
t 02 36532707
t 02 39432755
t 02 67078454
t 0376 536527
t 045 532577
laspezia1@soloaffitti.it
cinisello@soloaffitti.it
limbiate@soloaffitti.it
milano5b@soloaffitti.it
suzzara@soloaffitti.it
verona2@soloaffitti.it
Sanremo
Cologno Monzese
Lissone
Milano 5C
Trezzo sull’Adda
Verona 3
via Roma 2
viale Emilia 66
via G. Matteotti 36
via Casoretto 39
largo Matteotti 3
via G. Mameli 88
t 0184 591975
t 02 2540027
t 039 8951995
t 02 39620963
t 02 92273037
t 045 8309494
sanremo@soloaffitti.it
colognomonzese@soloaffitti.it
lissone@soloaffitti.it
milano5c@soloaffitti.it
trezzosulladda@soloaffitti.it
verona3@soloaffitti.it
Savona
Como
Mantova
Milano 6
Varese 1
via Montenotte 98 rosso
via Milano 144
via Principe Amedeo 12
via Bellotti 13
viale dei Mille 41
t 019 8489572
t 031 263180
t 0376 367610
t 02 20240227
t 0332 830876
savona@soloaffitti.it
como@soloaffitti.it
mantova@soloaffitti.it
milano6@soloaffitti.it
varese1@soloaffitti.it
TRENTINO ALTO ADIGE
Ventimiglia
Cornaredo
Melzo
Monza 1
Vigevano 1
Bolzano 1
corso Genova 32/B
via Brera 15
via San Martino 27/29
via A. Appiani 25
corso Novara 35
corso Libertà 70
t 0184 998136
t 02 23164255
t
t 039 2300019
t 0381 680009
prossima
ventimiglia@soloaffitti.it
cornaredo@soloaffitti.it
melzo@soloaffitti.it
monza@soloaffitti.it
vigevano1@soloaffitti.it
apertura
02 95732462
02 435577
79
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
La competenza e la professionalità di ogni singola agenzia rafforza la crescita e l’espansione della rete
Carpi 1
Forlì
Reggio Emilia 2
Empoli
Sesto Fiorentino
via C. Marx 9
largo de Calboli 7
viale Regina Elena 10/A
via S. Lavagnini 59
via G. Matteotti 7
t 059 645787
t 0543 26398
t 0522 512182
t 0571 74293
t 055 4484427
TRENTINO ALTO ADIGE
carpi1@soloaffitti.it
forli@soloaffitti.it
reggioemilia2@soloaffitti.it
empoli@soloaffitti.it
sestofiorentino@soloaffitti.it
Riva del Garda
Carpi 2
Forlimpopoli
Riccione
Firenze 1
Siena
viale Dante 78
corso M. Fanti 63
via Emilia per Cesena 48
viale Ceccarini 211
via Vittorio Emanuele II 34 R
via Vittorio Emanuele II 52
t 0464 557616
t 059 657102
t 0543 741102
t 0541 609008
t 055 4633278
t 0577 236210
rivadelgarda@soloaffitti.it
carpi2@soloaffitti.it
forlimpopoli@soloaffitti.it
riccione@soloaffitti.it
firenze1@soloaffitti.it
siena@soloaffitti.it
Casalecchio di Reno
Formigine
Rimini 1
Firenze 2
via Porrettana 33/4
via Trento Trieste 83
via XX Settembre 74/76
viale Guidoni 75/G
t 051 560355
t 059 573845
t 0541 787315
t 055 4288247
FRIULI VENEZIA GIULIA
casalecchiodireno@soloaffitti.it
formigine@soloaffitti.it
rimini@soloaffitti.it
firenze2@soloaffitti.it
UMBRIA
Monfalcone
Cattolica
Fornovo di Taro
Rimini 2
Firenze 3
Bastia Umbra
via Duca d’Aosta 55
viale Mazzini 171
via Nazionale 18
via Tiberio 18
viale dei Mille 77 Rosso
via Firenze 61
t 0481 413642
t 0541 968202
t 0525 404325
t 0541 709802
t
t 075 8000980
monfalcone@soloaffitti.it
cattolica@soloaffitti.it
fornovoditaro@soloaffitti.it
rimini2@soloaffitti.it
firenze3@soloaffitti.it
bastiaumbra@soloaffitti.it
Pordenone
Cento
Imola
Rubiera
Firenze 4
Deruta
viale Marconi 33
via Ugo Bassi 30
viale A. Costa 1
viale della Resistenza 4
viale F. Talenti 22
via Tiberina 143
t 0434 209053
t 051 6832236
t 0542 25598
t 0522 1713931
t 055 700124
t 075 8789852
pordenone@soloaffitti.it
cento@soloaffitti.it
imola@soloaffitti.it
rubiera@soloaffitti.it
firenze4@soloaffitti.it
deruta@soloaffitti.it
Trieste1
Cervia
Langhirano
S.Giovanni In Persiceto
Firenze 5
Gubbio
via di Tor Bandena 3/B
via Parini 15/A
via XX Settembre 14/4
via Saati 5
via Poggio Bracciolini 25
via Perugina 12
t 040 3498720
t 0544 973529
t 0521 858086
t 051 824445
t
t 075 9222659
trieste1@soloaffitti.it
cervia@soloaffitti.it
langhirano@soloaffitti.it
sgpersiceto@soloaffitti.it
firenze5@soloaffitti.it
gubbio@soloaffitti.it
Udine 1
Cesena 1
Mirandola
S.Lazzaro di Savena
Grosseto
Perugia 1
via Roma 27
piazza Almerici 18
via Roma 25
via Emilia 95
via Scrivia 6
via XX Settembre 92/O
t 0432 229788
t 0547 610802
t 0535 20654
t 051 450823
t 0564 416743
t 075 5733221
udine@soloaffitti.it
cesena@soloaffitti.it
mirandola@soloaffitti.it
sanlazzaro@soloaffitti.it
grosseto@soloaffitti.it
perugia@soloaffitti.it
Cesena 2
Modena 1
Santarcangelo di Romagna
Livorno
Perugia 2
via C. Cattaneo, 360
via Medaglie d’oro 23/C
via Ugo Braschi 60
viale Petrarca 182
via Settevalli 18
t 0547 602030
t 059 3094057
t 0541 1831481
t 0586 861173
t 075 5058595
EMILIA ROMAGNA
cesena2@soloaffitti.it
modena1@soloaffitti.it
santarcangelo@soloaffitti.it
livorno@soloaffitti.it
perugia2@soloaffitti.it
Bellaria
Cesenatico
Modena 2
Sassuolo
Lucca 1
via Roma 47
via Roma 3
via Giardini 294
via Pia 12
via C. Castracani 85
prossima
t 0547 675194
t 059 359759
t 0536 1845560
t 0583 396863
apertura
cesenatico@soloaffitti.it
modena2@soloaffitti.it
sassuolo@soloaffitti.it
lucca1@soloaffitti.it
MARCHE
Bologna 1
Collecchio
Parma 1
Savignano sul Rubicone
Montecatini
Civitanova Marche
via Malaguti 2/D
via del Giardinetto 7
via della Repubblica 97
corso G. Perticari 54
via Matteotti 148 (Pieve a Nevole)
via Indipendenza 158
t 051 254585
prossima apertura
t 0521 386584
t 0541 941447
t 0572 80498
t 0733 781338
bologna1@soloaffitti.it
collecchio@soloaffitti.it
parma@soloaffitti.it
savignano@soloaffitti.it
montecatini@soloaffitti.it
civitanova@soloaffitti.it
Bologna 2
Correggio
Parma 2
Pisa 1
Falconara
via Mazzini 113
viale Vittorio Veneto 4D
via Gramsci 19/B
via Giusti 20
via Flaminia 538
t 051 6360568
t 0522 694825
t 0521 940170
t 050 579740
t 071 9160348
bologna2@soloaffitti.it
correggio@soloaffitti.it
parma2@soloaffitti.it
TOSCANA
pisa1@soloaffitti.it
falconara@soloaffitti.it
Bologna 3
Faenza 1
Ravenna 1
Arezzo 1
Pistoia
Fano
via A. Costa 67
corso Garibaldi 18
viale Alberti 27
via A. dal Borro 47
corso Fedi 16
via IV Novembre 11
t 051 6146859
t 0546 667302
t 0544 276000
t 0575 401741
t 0573 976198
t 0721 1797005
bologna3@soloaffitti.it
faenza@soloaffitti.it
ravenna@soloaffitti.it
arezzo@soloaffitti.it
pistoia@soloaffitti.it
fano@soloaffitti.it
Bologna 4
Faenza 2
Ravenna 2
Arezzo 2
Prato1
Jesi
via G. Marconi 28D
corso Mazzini 96
via Maggiore 163/A
via Vittorio Veneto 244
via Roma 62/A
viale Lavoro 4H
t 051 6494477
t 0546 24642
t 0544 461197
t 0575 942334
t 0574 605280
t 0731 215672
bologna4@soloaffitti.it
faenza2@soloaffitti.it
ravenna2@soloaffitti.it
arezzo2@soloaffitti.it
prato1@soloaffitti.it
jesi@soloaffitti.it
Bologna 5
Ferrara
Reggio Emilia 1
Campi Bisenzio
Scandicci
Macerata
via Toscana 9/D
via Bologna 47
piazza XXIV Maggio 1/G
via B. Buozzi 143/a
via Dante 41
corso F.lli Cairoli 12
t 051 444001
t 0532 792090
t 0522 406304
t 055 890150
t 055 51603
t 0733 291368
bologna5@soloaffitti.it
ferrara@soloaffitti.it
reggioemilia@soloaffitti.it
campibisenzio@soloaffitti.it
scandicci@soloaffitti.it
macerata@soloaffitti.it
80
055 5520646
055 6810430
elenco affiliati
2008
Valencia e Murcia le prime agenzie Solo Alquileres in Spagna.
MARCHE
600
Unità lavorative fra affiliati, collaboratori di agenzia e staff dell’azienda coinvolti nella rete Solo Affitti.
Vasto
Roma 9 - Marconi
Napoli3
Palermo
via Ciccarone 67
via G. Volpato 1
via Diocleziano 65/B
via Duca della Verdura 8
t 0873 380407
t 06 5561712
t 081 5700554
t 091 8887522
vasto@soloaffitti.it
roma9@soloaffitti.it
napoli3@soloaffitti.it
palermo@soloaffitti.it
Ostra
Roma 13
Palermo-Villabate
via Del Pescatore 1
via Galla Placidia 13
via Messina Montagne 15
t 071 7987021
t 06 43597522
t 091 7843077
ostra@soloaffitti.it
MOLISE
roma13@soloaffitti.it
BASILICATA
villabate@soloaffitti.it
Pesaro 1
Campobasso
Roma 14
Matera
Trapani
via Giolitti 100
via Mazzini 144
via della Lega Lombarda 31
via Lucana 153 bis
via Marsala 127
t 0721 411174
t 0874 482542
t 06 44258434
t 0835 335018
t 0923 361339
pesaro1@soloaffitti.it
campobasso@soloaffitti.it
roma14@soloaffitti.it
matera@soloaffitti.it
trapani@soloaffitti.it
S.Benedetto del Tronto
Roma 19 - Eur bis
via Piemonte 93
largo F. Juvarra 15
t 0735 782792 sanbenedetto@soloaffitti.it
t 06 97271952
LAZIO
CALABRIA
SARDEGNA
Albano Laziale
Cosenza
Cagliari
via del Collegio Nazareno 15 A/B
corso L. Fera 162
via Sonnino 124
t 06 9324761
t 0984 33861
t 070 6492493
roma19@soloaffitti.it
ABRUZZO
albanolaziale@soloaffitti.it
PUGLIA
cosenza@soloaffitti.it
cagliari@soloaffitti.it
Alba Adriatica
Aprilia
Bari 1
Crotone
La Maddalena
viale della Vittoria 62
via G. Matteotti 73
piazza Padre de Pergola 69
corso Messina 2
piazza Bambin Gesù 9
t 0861 753001
t 06 9200288
t 080 5760035
t 0962 665144
t 0789 735413
albadriatica@soloaffitti.it
aprilia@soloaffitti.it
bari1@soloaffitti.it
crotone@soloaffitti.it
lamaddalena@soloaffitti.it
Chieti
Ciampino
Brindisi1
Diamante
Sassari
viale Abruzzo 10
via Morena 207
via dé Carpentieri 29
piazza 11 febbraio 57
via Turati 49
t 0871 574825
prossima
t 0831 563126
prossima
t 079 218695
chieti@soloaffitti.it
apertura
brindisi1@soloaffitti.it
apertura
sassari@soloaffitti.it
Francavilla
Nettuno
Foggia 1
Lamezia Terme 1
Valledoria
via Nazionale Adriatica 1
via Cavour 57/59
corso Giannone 148
via Garibaldi 5
corso Europa 108
t 085 4916059
t 06 9805958
t 0881 771276
prossima
t 079 582356
francavilla@soloaffitti.it
nettuno@soloaffitti.it
foggia1@soloaffitti.it
apertura
valledoria@soloaffitti.it
Giulianova
Roma 1
Gallipoli
Montalto Uffugo
via Trieste 71
via Gregorio VII 164
via Lecce 75
via Trieste 138
prossima apertura
t 06 39370021
prossima apertura
0984 934390
giulianova@soloaffitti.it
roma1@soloaffitti.it
gallipoli@soloaffitti.it
montaltouffugo@soloaffitti.it
spagna
Lanciano
Roma 2 - Parioli
Martinafranca
Rende 1
Estepona
via Dalmazia 9
via Po 50/C
via Bellini 50/51
viale della resistenza 152
plaza San Fernando 5
t 0872 709677
t 06 8541654
t 080 4800499
t 0984 464822
prossima apertura
lanciano@soloaffitti.it
roma2@soloaffitti.it
martinafranca1@soloaffitti.it
rende@soloaffitti.it
estepona@soloalquileres.es
Montesilvano
Roma 3 - S.Giovanni
Modugno
Rende 2
Murcia 1
corso Umberto 315
via Gallia 156
piazza Plebiscito 13
via Alessandro Volta 46/B
calle M. Vergara 2 bajo
prossima
t 06 7004406
t 080 5325543
prossima
t +34 968 934834
apertura
roma3@soloaffitti.it
modugno@soloaffitti.it
apertura
murcia1@soloalquileres.es
Pescara 1
Roma 4
Valencia 1
viale G. Bovio 166
circonvallazione Ostiense 179
calle General Urutia 8 bajo
t 085 4224546
t 06 97271418
pescara1@soloaffitti.it
roma4@soloaffitti.it
CAMPANIA
SICILIA
Pescara 2
Roma 6
Acerra
Catania1
viale della Pineta 14/3
corso Regina Maria Pia 57
via Spiniello-Parco ‘Il Novecento’
via Caronda 72
t 085 4531281
t 06 56305532
t 081 8850758
t 095 553081
pescara2@soloaffitti.it
roma6@soloaffitti.it
acerra@soloaffitti.it
catania1@soloaffitti.it
Teramo 1
Roma 8 - Prati
Napoli 2
Modica
via Crispi 25
viale degli Scipioni 86
via Card. Guglielmo Sanfelice 12
via Sacro Cuore 38
t 0861 410420
t 06 39742488
t 081 5528967
prossima apertura
teramo1@soloaffitti.it
roma8@soloaffitti.it
napoli2@soloaffitti.it
modica@soloaffitti.it
t +34 963 810445 valencia1@soloalquileres.es
81
RISORSE
RENT 03
numero 02
settembre 2009
Si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato a questo secondo numero ed in particolare:
Adriatic Golf Club Cervia via Jelenia Gora, 6 48015 Milano Marittima t 0544 992786 golfcervia.com
Castello ducale di Agliè piazza del Castello, 2 10011 Agliè Torino t 0124 33 01 02 ilcastellodiaglie.it
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82
IL NUMERO DELLA NOTTE
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