RENT il periodico sulla cultura dell’affitto quadrimestrale in distribuzione gratuita numero 03 - novembre 2009 Solo Affitti Spa via Tortona 190 - 47020 Cesena (FC)
controllo legale Pubblica sorveglianza e tutela della privacy. Dove sono i confini della telecittà
dal tramonto all'alba Chi lavora per la notte. Volti e testimonianze dell’altra società
il buio oltre la siepe Gli ultimi vent’anni degli Stati Uniti tra villaggio globale e villaggio sociale
lanterne rosse L'affitto del corpo: estetica dell'accompagnamento o fenomeno virtuale?
il numero della notte La new economy cambia il costume. Il popolo della notte suda per far correre, ventiquattrore su ventiquattro, tutto l’Occidente: locomotiva della globalizzazione
03
i possibili
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il punto
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sogni di una notte di inizio autunno
Il buongiorno di Silvia Spronelli, Presidente di Solo Affitti Spa
osservatorio
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un piano per avviare una nuova condizione abitativa
Il futuro della casa per gli italiani diritto alla casa, diritto alla vita
Tutti sotto un tetto. Africa e Burkina Faso: ancora un anno con Solo Affitti e Lvia
vicini di casa
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condomini d'italia
Fianco a fianco. Regolamenti, definizioni e ruoli per una buona società
diritto e rovescio
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per l'affitto commerciale una legge ‘lunga’ 30 anni
Dall’equo canone alla vita di ogni giorno. Il commercio ieri e oggi
RENT
il periodico sulla cultura dell’affitto numero 03 novembre 2009
indennitÀ di avviamento: come e quando
Inizio attività. Risarcimenti e condizioni
Buone come sempre. Cosa sono e a cosa servono
l’ esperto risponde
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buonentrata e buonuscita
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controllo legale
Pubblica sorveglianza e tutela della privacy. Dove sono i confini della telecittà controllo legale Pubblica sorveglianza e tutela della privacy. Dove sono i confini della telecittà
convivenza e proprietÀ
dal tramonto all'alba
I propri spazi e quelli della collettività
glossario
Chi lavora per la notte. Volti e testimonianze dell’altra società
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il buio oltre la siepe Gli ultimi vent’anni degli Stati Uniti tra villaggio globale e villaggio sociale
lanterne rosse L'affitto del corpo: estetica dell'accompagnamento o fenomeno virtuale?
elenco affiliati Illustrazioni di Elena La Rovere
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il numero della notte La new economy cambia il costume. Il popolo della notte suda per far correre, ventiquattrore su ventiquattro, tutto l’Occidente: locomotiva della globalizzazione
03
IL NUMERO DELLA NOTTE casa e famiglia
22 lifestyle
40 nottata in affitto
68
la condizione abitativa
garage band
lady vendetta
L’Italia tra affitto e proprietà. Il mercato immobiliare dagli anni Settanta a oggi
Di giorno dottor Jekyll, di notte mister Funk. Una doppia vita spesa per la musica
La dolcezza del notturno. Una notte loli-goth
dal tramonto all'alba
Non più ‘ciucca’. L’evasione ai tempi di YouTube è un fenomeno da branco
C’è chi nel buio costruisce i propri sogni. I guardiani della notte non sono semplici nottambuli, ma un popolo che cresce
città e futuro
giro d’italia
cocktail party
via dei conventi Alla scoperta delle geografie della spiritualità
una tribù che balla
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Controculture alle porte della disco. Come ci si veste per la serata perfetta. Un faccia a faccia con la gente della notte
gita al faro
notte da campioni
Tra terra e mare. Dai fari ai waterfront: come il viaggio ha cambiato le città
Non provate a chiamarlo hobby. L’irrinunciabile calcetto è un affare da milioni
buongiorno notte L’occhio della folla e la mente collettiva. Contro insicurezza e criminalità si fanno strada le nuove teorie sul controllo: loisir e città più partecipate
70
fashion story
50
il cavaliere nero Solitario nella notte in una sfida contro il tempo. Un uomo e la sua ombra, in gara per l’ultima vittoria
sopravvivenza urbana 72 matrimovie Tappeto rosso, grande schermo e bollicine. Per un bacio da oscar
autodrive-in Il nuovo cinema in città. Tra guerrilla marketing e happy days
vincere l’insonnia Un’ironica enciclopedia illustrata ai più comuni disturbi del sonno
il buio oltre la siepe Gli ultimi vent’anni degli Stati Uniti tra villaggio globale e villaggio sociale
abitare globale
personaggi
58 carosello
l’immortalità del cibo
caro vecchio natale
Moreno Cedroni racconta la sua cucina creativa
Non solo chic, quando è tempo di regali
38 portfolio
62 videoclub
74
76
lanterne rosse
paparazzi night
after hours
Dall’estetica dell’accompagnamento a fenomeno sociale. Chi sono escort e gigolò
Il divismo inaspettato, nei sorprendenti e inediti ritratti di Claudio Casiraghi
Il girotondo di una notte da urlo. Riemerge dall’ombra questo cult scorsesiano 7
kenny design spalvieri del ciotto
Oggetti senza tempo per un vivere contemporaneo Italian style. Italian design.
trabo.it
RENT il periodico sulla cultura dell’affitto quadrimestrale in distribuzione gratuita numero 03 - novembre 2009 Solo Affitti Spa via Tortona 190 - 47020 Cesena (FC)
RENT il periodico sulla cultura dell’affitto
direttore responsabile Silvia Spronelli
contatti redazione@soloaffitti.it
direttore creativo e editoriale Carlotta Petracci
pubblicità adv@soloaffitti.it
art direction e progetto grafico Undesign
direzione e amministrazione Solo Affitti Spa via Tortona 190 47522 Cesena (FC) t +39 0547 41 81 01 f +39 0547 41 81 81 info@soloaffitti.it
redazione solo affitti Francesca Cantoni Laura Magnani Isabella Tulipano Giovanna Rossi contributors Vittorio Belafonte Michele Bortolami Michele Buda Tommaso Buzzi Claudio Casiraghi Tommaso Delmastro Elisa Facchin Edoardo Gentile Elena Molignoni Maurizio Montagna RoBoDo Massimo Teghille Sara Vindrola Emanuele Zaniboni
stampa Alzani Tipografia via Achille Grandi 5 10064 Pinerolo (TO)
in attesa di registrazione presso il tribunale di Forlì distribuzione gratuita
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RENT A RANT
editoriale
AFFITTA UNA PREDICA
testo di Carlotta Petracci illustrazione di Elena La Rovere É ormai evidente come il volto della notte non sia più quello minaccioso e misterioso che la letteratura gli aveva attribuito. Piuttosto la notte si caratterizza per una nuova dimensione di scambio relazionale e simbolico che si può far risalire al passaggio dalla società industriale a quella del loisir. Nella quale la tradizionale divisione tra lavoro diurno e riposo notturno viene meno. Ci troviamo di fronte infatti ad una progressiva estensione delle attività ricreative a tutta la giornata, come di quelle lavorative a tutta la nottata. Il divertimento non viene più associato al buio e l’impegno sociale alla luce, cosicchè possiamo definire questa nuova commistione col nome di società delle ventriquattrore. É cosa nota come lo stesso mondo dell’entertainment stia subendo gli effetti di rilevanti discontinuità: le discoteche hanno cambiato pelle, differenziando la propria offerta attraverso la costruzione di vere e proprie filiere (dal pre-discoteca al post-discoteca), i parchi di divertimento hanno moltiplicato la propria capacità attrattiva, soddisfando i bisogni di pubblici sempre più variegati (al loro 10
interno si trovano centri fitness, sale da ballo, spettacoli, e persino cappelle per le funzioni religiose); le sale giochi hanno lasciato il posto ad una rete di strutture (sale bingo) appositamente predisposte per il gioco, molto vicine ai casinò; gli stessi centri sociali, già frequentati da una popolazione adulta e anziana, sono diventati centri di incontro e ascolto, in cui sono presenti inedite forme di evasione. Si tratta di processi di cambiamento in atto che interessano le società avanzate, in cui tempo libero non significa più semplicemente rigenerazione e ricreazione, bensì autorealizzazione personale. Questa nuova condizione di vita porta ad assegnare un maggiore rilievo ad altri tipi di attività: da quelle altruistiche e non profit, al consumo creativo e allo sviluppo di una service economy funzionante ventiquattrore su ventiquattro. Da un punto di vista strettamente imprenditoriale nel campo dell’intrattenimento si lavora a ciclo continuo, e ci si allontana da quell’approccio occasionale e avventuriero che aveva caratterizzato la nascita dell’entertainment nel nostro Paese.
I nuovi sistemi produttivi richiedono la presenza di operatori in tutto l’arco delle ventiquattrore, così come il terziario registra un aumento della percentuale dei lavoratori notturni – si supera la soglia del 32% di tutti i lavoratori occupati, con prevalenza nelle regioni del sud e nelle isole, dove si arriva al 37,5% – e la diminuzione degli orari lavorativi. Tutto ciò determina un incremento della domanda di beni simbolici in momenti della giornata prima impensati. Discoteche, centri musicali e teatrali, fitness e wellness, parchi di divertimento, naturali, agrituristici, casinò, ristorazione di qualità, stadi, sono solo alcuni dei luoghi in cui le attività tendono a distribuirsi maggiormente nel periodo notturno o comunque in maniera indifferenziata tra giorno e notte. Una tendenza che non meraviglia se si considera che prima della rivoluzione moderna, proprio la notte costituiva una presenza viva e diffusa di azioni e relazioni che enfatizzavano la dimensione spirituale, spesso magica, delle comunità. La notte era e torna ad essere un tempo produttivo di valore, e non solo di paure.
design ferdi giardini
il punto
ASCOLTA LA LEPRE a cura di Silvia Spronelli Presidente di Solo Affitti Spa
HEAR THE HARE SOGNI DI UNA NOTTE DI INIZIO AUTUNNO La notte è una zona franca. In cui osare nuove sfide. Fantasticare di essere qualcun altro, immaginarsi lontani, rappresentarsi altre vite, nelle quali realizzare sogni nascosti, inseguire misteri, per evadere dalla realtà Credo che a ciascuno di noi sia capitato di prendere in affitto, di notte, prima di abbandonarsi al sonno e lasciarsi cullare nella fantasia onirica, protetti dal buio e spinti dall’immaginazione, un’identità diversa dalla nostra. Ci si ritrova, così, a fantasticare di essere qualcun altro o se stessi ma in maniera molto differente; oppure capita di immaginarsi lontani da dove si è, di rappresentarsi vite parallele, nelle quali si realizza un sogno nascosto, si insegue un mistero o un’avventura, si evade dalla realtà diurna, si abitano altre case e altre vite. Affittare un altro sé per proiettarci dove in realtà non osiamo andare, o dove il desiderio si scontra con la realtà. La notte ha questo manto protettivo, una coperta che ci spinge a superare i confini che di giorno sono ben definiti ed è più facile, sotto il cielo stellato lasciarsi trascinare dalla corrente dei pensieri o confondersi tra i tanti abitanti della notte. Come fantasmi varcare i muri del pensiero cosciente e lasciarsi andare. La notte è una zona franca. In cui osare nuove sfide. Dodici anni fa, dopo una giornata di lavoro, la notte mi ha regalato un’intuizione, frutto di un sogno che il lavoro di squadra ha trasformato in una grande realtà. La calma e il silenzio che precedono il sonno hanno nutrito un’idea che nel tempo ha preso forma e che ora si chiama 12
Solo Affitti. Un modo per portare la mia vita lontano e al tempo stesso restituirmi la vita di qualcun altro. Una rete che unisse tante realtà e storie prima distanti: i luoghi, il lavoro e i sorrisi di persone diverse e uniche, insieme per condividere una professione e un sogno, il mio. Oggi, ogni volta che vedo il fermento diurno dei nostri uffici e immagino quello delle nostre agenzie di tutta Italia ritorno con emozione al momento in cui tutto è iniziato, ai confini di una notte speciale. Alla notte, quindi, e a tutte le emozioni che porta con sé, dedichiamo questo nuovo numero di Rent, con l’invito a lasciarvi andare, a farvi coinvolgere dai sogni. Un viaggio nelle notti delle nostre città, quando gli edifici cambiano colore e si trasformano. Quando le luci si accendono sulla via, nei locali popolati da persone di ogni tipo o nei garage urlanti di band agli esordi. Vi prenderemo per mano tra mille strade diverse: quelle di chi nella notte lavora, di chi non riesce a dormire e di chi, per piacere o per mestiere, frequenta i luoghi inaccessibili alla luce del sole. E come un moderno Puck, dopo avervi condotto per mano in questo speciale numero, vi chiederemo “Se noi ombre vi siamo dispiaciuti, immaginate come se veduti ci aveste in sogno, e come una visione di fantasia la nostra apparizione”.
Ogni volta che vedo questo fermento intorno a me, ritorno con emozione al momento in cui tutto è iniziato
osservatorio
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
UN PIANO PER AVVIARE UNA NUOVA CONDIZIONE ABITATIVA
del Piano Casa è quindi quella parte di popolazione che il Censis aveva già identificato, in uno studio per Federabitazione del 2004, come coloro che rientrano nella fascia di disagio abitativo. Che ai tempi ‘preoccupava’ ben il 55,1% degli intervistati. A partire da questi dati verrà sviluppato un nuovo studio, che aggiornerà le analisi quantitative relative alla casa e sarà firmato da Nomisma con il patrocinio del Ministero delle Infrastrutture. Una ricerca, il cui obiettivo, sarà fare il punto sulla situazione abitativa italiana, dopo gli anni di boom del mercato immobiliare e la recente
Tavola rotonda: pubblico e privato a confronto. Si torna a parlare di casa in Italia. Quali migliori DIRITTO ALLA CASA, soluzioni per garantire DIRITTO ALLA VITA l’accesso alla proprietà alle fasce deboli e per Ancora un anno promuovere la crescita per il Burkina Faso, del mercato dell’affitto con Solo Affitti e Lvia Centomila alloggi in 5 anni, destinati alle famiglie a basso reddito, alle giovani coppie, agli anziani in condizioni sociali svantaggiate, agli studenti fuori sede, a sfrattati, immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno 10 anni in Italia o da 5 nella stessa regione. Questo l’assunto principale del decreto che dà attuazione al Piano Casa, per l’edilizia residenziale pubblica previsto dall’art. 11 del Decreto Legge n. 112 convertito nella Legge 133/2008 e oggetto dell'Accordo con le Regioni siglato lo scorso 13 marzo 2009. Nel Piano trovano spazio interventi diversificati a seconda delle categorie interessate: finanziamenti pubblici e privati da usufruire con procedure rapide, incentivi e agevolazioni fiscali. Gli alloggi che verranno costruiti saranno destinati sia in proprietà quali prima casa, sia in locazione a canone sostenibile e a canone sociale. Inizialmente si prevede un intervento di 200 milioni di euro che diventeranno 550 milioni con i prossimi stanziamenti, a favore di un sistema che permetterà la ripresa del settore delle imprese edilizie, la valorizzazione di aree demaniali che verranno recuperate, e che fonda il suo successo sulla possibilità di avviare collaborazioni significative, anche sotto il profilo finanziario, con le regioni e gli enti locali. Beneficiaria
crisi economica. A fornire invece i dati sulla locazione in Italia sarà proprio la rete Solo Affitti. Un’esperienza pluridecennale ci permette oggi di tracciare il quadro di un mercato in rapida evoluzione, caratterizzato da una domanda abbondante e da una crescita significativa, seppure con nuove richieste ed esigenze economiche. Il tutto sarà materiale per una interessante e pluripartecipata tavola rotonda che ci auguriamo possa condurre la questione abitativa a trovare lo spazio necessario non solo nei convegni e tra gli addetti del settore, ma soprattutto negli atti ufficiali.
Sempre più spesso negli ultimi tempi si sente parlare di Social Housing: di sostegno e aiuti in favore di chi non può permettersi un’abitazione sul libero mercato. La casa come bene primario, infatti, rappresenta una condizione imprescindibile per lo sviluppo di stabilità, sicurezza e crescita dei rapporti umani. Se nei paesi occidentali, moderno-capitalisti, si cerca tramite l’edilizia convenzionata di trovare rimedio ad ogni situazione per garantire a tutta la popolazione una condizione abitativa favorevole, spostandosi in realtà più lontane geograficamente e culturalmente, ci si accorge come questo diritto alla casa venga spesso negato. Da questa consapevolezza è nato il progetto Acqua per la vita, case per vivere, in collaborazione con l’associazione di solidarietà e cooperazione internazionale LVIA, che vedrà impegnata tutta la rete nella raccolta dei fondi necessari per permettere l’accesso alla casa e all’utilizzo di acqua potabile a molti dei villaggi del Burkina Faso. Il progetto, lanciato ufficialmente durante una serata di beneficenza presso il Golf Club di Milano Marittima, proseguirà attraverso eventi e momenti di sensibilizzazione al tema, che dureranno tutto l’anno, e di cui i batik che verranno venduti sul nostro sito, saranno una prima importante testimonianza. 13
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
40 %
Percentuale di italiani che abitano in case individuali o monofamiliari. La casa monofamiliare è più diffusa nel Nord Est e
nei centri medio-piccoli, quelli in cui vivono fino a 30.000 abitanti, e sono gli anziani – sopra i 64 anni – coloro che più degli altri abitano questa tipologia di case.
CONDOMINI D'ITALIA
60%
Muoversi al loro interno non è cosa da poco. Sono più di due milioni le cause che ogni anno vengono depositate di fronte ai giudici e che riguardano la vita in questi microcosmi
1
degli italiani vivono in condominio [fonte: rapporto Eures, 2007]
A1
A2
A3
A4
A5
A6
A7
A8
A9
A11
totale
nord
0,13%
33,03%
42,68%
13,88%
1,88%
0,85%
7,35%
0,16%
0,01%
0,04%
100%
centro
0,14%
43,99%
26,85%
18,13%
3,31%
0,83%
6,61%
0,13%
0,01%
0,01%
100%
sud
0,08%
27,95%
31,09%
23,57%
6,39%
6,52%
4,28%
0,3%
0,00%
0,09%
100%
italia
0,11%
33,35%
35,57%
18,10%
3,74%
2,84%
6,13%
0,11%
0,01%
0,05%
100%
L’abitare moderno si caratterizza per la condivisione sempre più ristretta degli spazi. I palazzi sono microcosmi, vere e proprie riproduzioni di sistemi democratici, fondati sul regolare rispetto delle norme condivise, sempre in bilico tra maggioranza e opposizione. Che gli italiani siano molto interessati alle questioni condominiali è evidente dal successo ormai pluriventennale di alcune trasmissioni come Forum, grande fonte di immedesimazione per tutti i connazionali. Secondo Codacons sarebbero infatti ben 2 milioni
le cause che ogni anno vengono depositate davanti al giudice. Un numero altissimo di vertenze che contribuiscono a congestionare il sistema giudiziario italiano, e che, potrebbero essere tranquillamente risolte facendo appello al buon senso. Come ci si muove quindi all’interno di un condominio? Di cosa si tratta, quando si costituisce, quali sono i poteri dell’amministratore, i diritti e i doveri dei condomini, cos’è il regolamento condominiale e a cosa serve, sono tutte domande a cui è importante dare una risposta.
Il condominio
È un ente di gestione che si costituisce senza necessità di alcun atto formale, immediatamente dopo la costruzione dell’edificio e la vendita anche di uno solo degli appartamenti di proprietà esclusiva, ovvero quando vi è una proprietà plurima. Si tratta di una particolare forma di comunione nella quale coesistono parti di proprietà esclusiva e parti di proprietà comune (il suolo su cui sorge l’edificio, le fondazioni, i muri maestri, i tetti e i lastrici solari, le scale, i portoni d'ingresso, i portici, i cortili). Si può sviluppare sia in senso verti14
cale (il classico edificio condominiale a più piani) sia orizzontalmente; come nel caso dei residence, composti da villette mono o bifamiliari con più servizi in comune (strade interne, illuminazione e altro). Perché un condominio sia costituito bastano quindi due proprietari differenti, mentre il numero di condomini incide sulla necessità di nominare un amministratore (indispensabile quando i condomini sono più di quattro), o per la stesura del regolamento (obbligatorio quando i condomini sono almeno cinque).
suddivisione per categorie di residenze A1 abitazioni di tipo signorile A2 abitazioni di tipo civile A3 abitazioni di tipo economico A4 abitazioni di tipo popolare A5 abitazioni di tipo ultrapopolare A6 abitazioni di tipo rurale A7 abitazioni in villini A8 abitazioni in ville A9 castelli, edifici di pregio artistico o storico A11 abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi [fonte: Ag. del Territorio, Statistiche Catastali, 2007]
vicini di casa
2.500
Sono le consulenze legali che ogni anno il Codacons effettua in tutta Italia in tema di condomini e di problemi tra inquilini che
6%
risiedono nello stesso palazzo. L’80% di queste vertenze finisce in genere in una causa dinanzi ai tribunali. Ogni anno si registrano circa 2 milioni di cause legali davanti al Giudice di pace.
principali motivi che determinano liti tra inquilini
le regioni più litigiose
degli italiani sono in causa con il vicino
1) rumori molesti provenienti da altri appartamenti 2) odori fastidiosi provenienti da altri appartamenti 3) errato utilizzo delle aree condominiali comuni 4) problemi connessi ai cortili o ai giardini condominiali 5) vertenze con l’amministratore di condominio
Il primo posto spetta al Veneto, che ospita il 12% delle liti di condominio del Nord Italia. La regione più litigiosa del Centro è invece il Lazio, protagonista del 10% delle dispute, percentuale identica a quella che porta la Campania ad aggiudicarsi il medesimo titolo nel Mezzogiorno.
[fonte: rapporto Eures, 2007]
[fonte: indagine Codacons, 2007]
[fonte: indagine A.N.AMM.I., 2007]
liti
nord
45 %
centro
35 %
sud
20 %
dettaglio per macroaree della quota di stock distinta per categoria residenziale sul totale delle categorie [fonte: Agenzia del Territorio, Statistiche Catastali, 2007]
Il regolamento
L’amministratore di condominio
L’assemblea dei condomini
Illustra le norme relative all’uso delle parti comuni e la ripartizione delle spese, nonché le regole per la tutela del decoro dell’edificio e quelle relative all’amministrazione. Il regolamento deve essere approvato dall’assemblea, e in caso di suo mancato rispetto è prevista una multa. Ciascun condomino è tenuto a contribuire alle spese necessarie alla conservazione e al godimento delle parti comuni; tale contribuzione è normalmente adeguata al valore della proprietà di ciascuno (art. 1128), riportato nelle tabelle millesimali, allegate al regolamento.
È ‘l’organo esecutivo’ del condominio. Sulla sua nomina e sullo svolgimento delle sue mansioni né il Codice Civile, né le leggi speciali pongono limiti. Cosa che significa che possono svolgere questa professione tutti coloro che abbiano capacità di agire. Non è necessaria una laurea né svolgere alcun corso abilitante o iscriversi in un elenco. È l’assemblea condominiale che nomina l’amministratore, la cui carica dura un anno e può essere revocato a discrezione dell'assemblea stessa.
È l’altro ‘organo’ del condominio. Quello deliberante, con i maggiori poteri decisionali. Per funzionare correttamente deve essere convocata, facendo riferimento ai dettami del Codice Civile. L’assemblea può essere convocata in via ordinaria, ogni anno dai condomini, o straordinaria dall’amministratore quando questi lo ritenga opportuno o quando ne sia fatta richiesta da almeno due condomini che rappresentino un sesto del valore dell'edificio. L’avviso di convocazione deve essere comunicato ai condomini almeno cinque giorni prima della data fissata per l’adunanza. 15
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
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È l’articolo della Legge 392/78, che regolamenta la cessazione del rapporto di locazione degli immobili adibiti ad uso
industriale, commerciale, artigianale, e alberghiero, se la cessazione non è dovuta a risoluzione per inadempimento o disdetta o recesso del conduttore, relativo
PER L’AFFITTO COMMERCIALE UNA LEGGE ‘LUNGA’ 30 ANNI
indice ISTAT
i contratti di locazione commerciale normalmente prevedono un canone libero ma aggiornabile in base all’indice Istat percentuale massima di applicabilità dell’indice nell’aggiornamento del contratto
75 %
Ancora equo canone. Stessa legislazione dal 1978, nonostante le evoluzioni del mercato e i miglioramenti sul fronte delle locazioni abitative Le locazioni commerciali sono ancora regolate dalla Legge 392/1978. La ‘famigerata’ legge dell’equo canone. Tale normativa, secondo critiche sempre più frequenti, sembra tuttavia ormai inadeguata rispetto alle mutate condizioni economico-sociali del mercato ed incoerente rispetto ai progressi del regime legislativo delle locazioni abitative, dovendosi confrontare con modelli, strategie e dinamiche imprenditoriali diverse rispetto a quelli in auge trent’anni fa. Quando la locazione di immobili a destinazione produttiva era stata influenzata dalle valutazioni economiche delle imprese, perseguendo principalmente obiettivi come: l’equilibrio reddituale, l’efficienza e la congruità dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo. La stretta correlazione esistente tra locazioni di immobili a uso produttivo e logiche imprenditoriali giustifica, le scelte di fondo del legislatore del 1978. L'impresa, intesa come complesso di elementi, di fattori, di energie e di risorse, infatti nasce e va gestita per essere autonoma e durare indefinitamente nel tempo; perciò, per negozi, uffici, capannoni, depositi, laboratori, strutture alberghiere, e più in generale per tutti quegli immobili, giuridicamente definiti ad uso diverso dall’abitazione, la durata è di 6 anni 16
più 6 di rinnovo automatico, mentre per quelli ad uso alberghiero la durata sale a 9 anni più 9. A tutela del conduttore e della sua attività, le possibilità di recesso da parte del locatore sono limitate. Il locatore può infatti rientrare in possesso dell’immobile solo in occasione delle scadenze contrattuali, inviando lettera raccomandata di disdetta almeno 12 mesi prima della scadenza stessa (18 mesi per gli immobili adibiti ad attività alberghiere). Mentre se inoltrata per la prima scadenza contrattuale, la disdetta dovrà presentare almeno una delle condizioni previste dalla legge: uso personale o di un parente (entro il secondo grado in linea retta) che lo utilizzi come abitazione o per lo svolgimento di un’attività; necessità di ristrutturare integralmente o di demolire l’immobile. Nessuna motivazione è invece richiesta per la disdetta che si riferisce alla seconda scadenza contrattuale, o a quelle successive. In questo tipo di locazioni le condizioni contrattuali normalmente prevedono: un canone libero, ma aggiornabile (se specificato nel contratto e a seguito dell’invio della richiesta con lettera raccomandata da parte del locatore) di anno in anno in misura mai superiore al 75% dell’indice Istat; delle spese di registrazione che vengono
sempre divise a metà fra proprietario e inquilino; e un deposito cauzionale, che non può mai superare le tre mensilità del canone e si considera produttivo di interessi legali, che il locatore deve versare al conduttore al termine di ogni anno di locazione. Il deposito cauzionale in particolare viene spesso rilasciato sotto forma di fidejussione dal conduttore, che se ne avvantaggia dal punto di vista della liquidità, offrendo al contempo al locatore una garanzia di tutto rispetto, esonerandolo dal versamento degli interessi legali. Nel caso di fidejussione, rilasciata come sola forma di deposito, l’importo non può superare quello delle tre mensilità. La Legge 392/1978 prevede inoltre una serie di istituti particolari che hanno come scopo principale quello di tutelare il conduttore nello svolgimento della sua attività commerciale. Ed è proprio in questo caso che l’inquilino-commerciante può esercitare il diritto di prelazione nel momento in cui il locatore abbia intenzione di vendere l’immobile o di procedere a rilocarlo. Qualora il locatore eserciti facoltà di disdetta, quest’ultimo è tenuto a corrispondere al conduttore, che si trova a dover trasferire la propria attività, la cosiddetta indennità per la perdita di avviamento.
diritto e rovescio a una delle procedure previste dal Regio Decreto n. 267 del 16 marzo 1942. Il conduttore che si trova a dover trasferire o a interrompere la propria
attività ha diritto ad una indennità pari a 18 mensilità dell’ultimo canone corrisposto; per le attività alberghiere l’indennità è pari a 21 mensilità.
INDENNITA’ DI AVVIAMENTO: COME E QUANDO Tutto quello che c’è da sapere sulla scadenza di un contratto. Come gestire i rapporti tra conduttore e locatore. Quali sono le responsabilità e i costi. Dai tempi di disdetta ai risarcimenti, alle attività che ne possono beneficiare In tutti i casi in cui il contratto di locazione commerciale si interrompe per volontà del locatore, a seguito di regolare lettera di disdetta inviata nei termini di legge, questi è tenuto a riconoscere al conduttore un’indennità pari a 18 mensilità dell’ultimo canone corrisposto. L’obiettivo è chiaramente quello di risarcire l’inquilino che, dovendo trasferire la propria attività, subisce una perdita economica in termini di avviamento. Nel caso in cui, entro un anno
BUONENTRATA E BUONUSCITA Cosa sono, chi le concede e a cosa servono L’indennità di avviamento non va confusa con la cosiddetta buonentrata, quella somma che spesso viene richiesta per subentrare o prendere in locazione i negozi posti nelle vie commerciali e più
dalla liberazione dell’immobile, al suo interno venga aperta un’attività similare a quella esercitata dal vecchio inquilino (ad opera dello stesso proprietario o di un terzo), con il rischio di sviare la clientela, in questo caso l’indennità viene raddoppiata, passando da 18 a 36 mensilità. È bene specificare che l’indennità spetta esclusivamente a quei conduttori che esercitano un’attività ‘a contatto diretto con il pubblico degli utenti e dei consumatori’.
Fra queste rientrano naturalmente le attività commerciali (bar, ristoranti, negozi al dettaglio, e simili); ma anche le attività artigianali che prevedono contatto con il pubblico, come il calzolaio o le officine di riparazione delle auto; o le attività di servizio, quali agenzie immobiliari o di assicurazione. Sono invece espressamente escluse dall’applicazione dell’indennità, tutte le attività professionali svolte da notai, commercialisti, avvocati e così via.
prestigiose dei centri città. La buonentrata, che può raggiungere cifre anche molto elevate, non è prevista dalla legge (come avviene invece per l’indennità di avviamento), ma fa parte degli accordi commerciali fra le parti che intraprendono la trattativa per la locazione del negozio. La buonuscita, invece, è ammissibile e giustificabile sia a titolo di indennizzo per perdita di avviamento, sia a titolo di indennizzo per anticipata rescissione contrattuale a vantaggio del locatore. È ammessa anche la buonuscita richiesta dal conduttore ad un nuovo aspirante conduttore per lasciare libero l’immobile, come compenso per la cessione del contratto ed eventualmente dell’azienda. 17
l’esperto risponde
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
VENGO ANCH’IO, NO TU NO 37 %
fino a 2 stanze
alloggi occupati
alloggi in affitto
20,3 %
alloggi non in affitto
79,7 %
tipologia alloggio
3 stanze
40,8 %
4 stanze
17,9 %
oltre 4 stanze Alloggi in affitto sul totale degli alloggi occupati [fonte: elaborazione Censis su dati Unece, Eurostat e rapporto Housing Statistics in the Eu, 2004]
4,3 %
Dimensione dell’alloggio in affitto in numero di stanze [fonte: indagine Censis-Sunia-Cgil, 2007]
Scontro aperto alle riunioni di condominio. Perchè è importante rispettare le regole di buon vicinato e a che titolo partecipare alle assemblee
1 ETTore Non di rado capita che gli affittuari, per vaghi richiami all’ordine e allo status quo, siano esclusi dai proprietari o dagli stessi amministratori dalle assemblee condominiali. Io sono proprietario di un appartamento dato in locazione, in un condomino in cui sono solo due proprietari effettivamente residenti. Come ragione vuole, data l’esiguità della parte proprietà, ho dato ai miei inquilini da subito la delega per partecipare alle riunioni. Non ho però ottenuto lo stesso comportamento da parte degli altri proprietari, e neppure dall’amministratore che continua a convocare solo noi, dicendo che non è tenuto a farlo con gli affittuari. Trovo che da un punto di vista umano e gestionale la cosa sia riprovevole, soprattutto quando si affrontano questioni che possono incidere sulla loro economia domestica (come le spese di riscaldamento e condizionamento ad esempio), sapendo però che il senso comune non basta a dirimere le controversie tra le persone, vorrei saperne di più su cosa dice la legge. SOLOAFFITTI Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale – in materia di riscaldamento e condizionamento d'aria – unico obbligato alla convocazione del con-
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duttore in assemblea è non l'amministratore, ma lo stesso condomino locatore. Si veda, in questo senso, Tribunale di Milano 6 giugno 1988, per il quale “il locatore, all’interno del rapporto di locazione, e non l’amministratore del condominio, è il soggetto obbligato, ai sensi dell'articolo 10, Legge 392/78, alla convocazione del conduttore nell’assemblea che tratti questioni inerenti al servizio di riscaldamento”. Si tenga, tra l’altro, presente che la delibera assembleare assunta, senza l’invito al conduttore a parteciparvi, è opponibile a quest’ultimo, che potrà far valere – nel rapporto interno conduttore/locatore – le stesse ragioni che avrebbe potuto far valere, ove gliene fosse stata data l’opportunità in sede assembleare, per la riduzione o il contenimento del costo del riscaldamento (Pretura di Bologna, 9 febbraio 1984, n. 280). È, dunque, tenuto a convocare il conduttore all’assemblea in cui si discuta del riscaldamento e del condizionamento d’aria, solo il condomino-locatore, salvo espresso mandato di quest’ultimo all’amministratore di provvedervi, sulla base di un apposito incarico, in forza del quale l’amministratore è legittimato a chiedere un compenso.
l’esperto risponde
392/1978
È la legge che prevede, all’articolo 10, all’interno del rapporto di locazione, il locatore e non l'amministratore del
CONTROLLO LEGALE La sicurezza è un imperativo della telecittà. Ma la libertà è sempre una questione di opinione Tra privacy e sorveglianza si organizza la vita di ogni giorno. Telecamere che controllano le strade, carte di credito che monitorano i nostri flussi bancari e i nostri rapporti con terzi, ospedali che ci schedano, scuole che ci classificano, vicini che ci scrutano. Talvolta è difficile capire dove inizi e finisca la libertà, e con essa il nostro senso di sicurezza. Pubblico e privato, diventano una questione di contesa, soprattutto nelle città. Dove, milioni di persone abitano spazi sempre più ristretti, all’interno di grattacieli e condomini diffusi nel paesaggio. Una problematica ricorrente,
CONVIVENZA E PROPRIETÀ Vivere al collettivo. Oneri e onori del possesso degli spazi. Il delicato rapporto tra aree comuni e luoghi privati è disciplina da Codice Civile: tabelle millesimali per regolare le spese dei condomini e accordi giuridici tra proprietari e conduttori
condominio come soggetto obbligato alla convocazione del conduttore nella assemblea che tratti di questioni inerenti al servizio di riscaldamento.
‘L’esperto di Solo Affitti’ risponde a tutte le tue domande su contratti di locazione, adempimenti fiscali e aspetti giuridici. Scrivici a: esperto@soloaffitti.it
in materia di riservatezza dei dati, negli edifici in condominio è quella dei limiti alla videosorveglianza. La Corte di Cassazione penale, con la sent. n. 44156 dello scorso 26 novembre 2008, è tornata a esaminare il problema della legittimità delle videoriprese nelle aree comuni condominiali. A seguito del caso di un condomino che aveva installato sul proprio balcone e su un albero vicino due telecamere, le cui riprese potevano essere viste da lui e dagli altri condomini. In primo e secondo grado il condomino era stato riconosciuto colpevole del delitto previsto dall’art. 615-bis Cod. Pen. (interferenze illecite nella vita privata), disposizione che tutela la libertà domestica. Solo col ricorso alla Suprema Corte ha ottenuto l’assoluzione. La Suprema Corte ha rilevato che l’imputato aveva usato il proprio diritto di osservare quanto succedeva in zone comuni non protette alla vista, installando l’impianto solo per ragioni di sicurezza esterne, e che la ripresa che avveniva nelle zone comuni non era né clandestina (avendo fornito ai vicini la possibilità di controllare quanto veniva visualizzato dalle telecamere), né fraudolenta e che quindi non si poteva considerare indebitamente invasiva della sfera privata dei condomini.
Viene chiamato condominio quel tipo particolare di comunione che ha luogo quando in un edificio due o più persone sono ciascuna proprietaria di una unità immobiliare in via esclusiva e insieme sono proprietarie delle parti comuni. Si tratta di una comunione forzosa, poichè nessun condomino può rinunciare al diritto sulle parti comuni per sottrarsi al pagamento delle spese (art.1118, comma 2 c.c.). In base all’art. 1117 c.c., sono considerate parti comuni dell’edificio: le scale, l’atrio, le facciate, il suolo edificato, i muri maestri, e così via. Il rapporto tra il valore della proprietà di ciascun condomino e il valore dell’intero condominio è espresso in millesimi. Le tabelle millesimali, rappresentano quindi le quote di proprietà nel condominio. Quella più diffusa, chiamata di proprietà, indica il valore di ciascuna unità immobiliare di proprietà individuale (in millesimi), rapportata al valore complessivo dell’edificio che si considera pari a 1000. In relazione a questa ripartizione, gli articoli 1118 e 1123 del Codice Civile, disciplinano la misura del diritto e dell’onere di contribuzione di ciascun condomino, stabilendo che questa debba essere proporzionale al valore
del piano o della porzione di piano dell’unità immobiliare. La giurisprudenza ha inoltre stabilito che le tabelle, esprimendo una valutazione sul valore delle singole proprietà immobiliari, debbano essere sempre approvate all’unanimità. Da cui il loro valore negoziale, anche in caso di modifica. L’art. 69 delle disposizioni di attuazione del Codice Civile stabilisce solo due condizioni in cui si possa fare appello a modifica: quando nella redazione delle tabelle millesimali sia presente un errore; quando per mutate condizioni di una parte di edificio sia stato notevolmente alterato il rapporto originario tra i valori dei singoli piani o porzioni di piano. Per quanto riguarda la ripartizione delle spese condominiali tra locatore e conduttore, si fa riferimento alle tabella di ripartizione degli oneri accessori prevista dall’allegato G del DM del 30 dicembre 2002, secondo il quale le spese ordinarie – pulizia scale, ascensore, giardino, portineria, illuminazione delle parti comuni, riscaldamento centralizzato – sono a carico del conduttore; mentre quelle straordinarie – rifacimento tetto e solai, tinteggiatura della facciata del palazzo – spettano ai soli proprietari. 19
glossario
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
A
D
anaci
dia
Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari. Nata nel gennaio del 1995, dall’unione dell’ANAI (Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari, costituita nel 1970) con l’AIACI (Associazione Italiana Amministratori di Condominio ed Immobili, costituita nel 1974), è oggi presente in tutte le province italiane, dove oltre a svolgere attività di formazione per i propri iscritti organizza corsi di avviamento e qualificazione, rivolti a quanti, in maggioranza giovani, vogliono conoscere più da vicino l’attività dell’amministratore immobiliare. Gli scopi dell’ANACI sono indicati nello statuto associativo: riunire ed organizzare quanti esercitano a carattere professionale l’attività di amministratore immobiliare e promuovere, favorire e coordinare tutte le iniziative che interessano questa attività in campo culturale.
La Denuncia di Inizio Attività, introdotta con l’art. 26 della Legge 47/85, per l’esecuzione di sole opere interne, è diventata oggi uno strumento di più ampia applicazione ed è regolamentata dagli art. 22 e 23 del Testo Unico dell'Edilizia (D.P.R. 380/2001), al fine di facilitare le procedure urbanistiche per l’esecuzione di più numerosi interventi edilizi.
C censis
È un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964. Da oltre quarant’anni svolge attività di studio e consulenza nei settori della società italiana, ovvero nella formazione, nel lavoro, nel welfare, nell’ambiente, nell’economia e nella cultura. I suoi clienti sono essenzialmente gli apparati centrali e periferici dello Stato (Ministeri), Enti Locali (Comuni, Province e Regioni) ma anche grandi aziende sia private che pubbliche e organismi nazionali e internazionali. Le sue pubblicazioni sono molto autorevoli e vengono prese in considerazione per la stesura di programmi di sviluppo a lunga scadenza. coefficienti riduttori
Tali coefficienti, definiti da una circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 12480/66, sono detti di differenziazione ed indicano con 1 il valore normale medio, che può essere aumentato o diminuito proporzionalmente all’importanza che hanno le varie caratteristiche qualitative. L’applicazione dei vari coefficienti di riduzione, alla superficie o volume reale delle singole unità immobiliari, trasforma tale superficie da reale in virtuale o ‘volume virtuale’. La quota millesimale relativa ad ogni unità immobiliare deriva dal rapporto tra la superficie virtuale dell’unità immobiliare e la somma di tutte le superfici virtuali di tutte le unità immobiliari secondo coefficienti prestabiliti. 20
E equo canone
Per equo canone, viene inteso il canone di locazione il cui ammontare non è lasciato alla libera contrattazione delle parti, ma è stabilito dalla legge, secondo parametri generali, riferiti al tipo di immobile (rurale, ultrapopolare, popolare, economico, civile, signorile), al livello di piano (considerando anche o meno la presenza dell’ascensore), allo stato di conservazione (relativamente anche alle parti comuni dell’edificio), alla zona, alle dimensioni della città.
I invim
Imposta sull’Incremento di Valore degli Immobili. Fino al 2002 chi ha venduto un immobile di proprietà e ha comprato prima del 31 dicembre 1992 ha dovuto pagare una imposta sulla differenza tra quanto speso al momento dell’acquisto e il valore catastale dell’immobile. A parità di imponibile, la tassa ha colpito più pesantemente chi ha effettuato il guadagno in minor tempo.
S sunia
Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari. È una organizzazione sindacale autonoma che promuove la libera associazione e l’autotutela solidale e collettiva dei cittadini per conseguire il riconoscimento del diritto alla casa quale bene di primario valore civile e sociale garantito a tutti. L’adesione al Sunia é volontaria ed avviene, su richiesta, senza ulteriore formalità. Essa comporta piena eguaglianza dei diritti e dei doveri nel pieno rispetto dell’apparte-
nenza a gruppi etnici, nazionalità, fedi religiose, culture ed idee politiche. Sostiene l’impegno per la costruzione dell’Unione Europea, il superamento dei particolarismi nazionali e l’integrazione europea per la definizione di una legislazione di difesa e tutela dei diritti degli utenti. Ha per scopo la tutela degli inquilini, degli assegnatari e dei soggetti che versano in condizioni di bisogno alloggiativo e dei diritti degli utenti del bene casa e degli aspiranti ad esso.
T Tabella millesimale
La tabella millesimale di proprietà indica il valore di ciascuna unità immobiliare di proprietà individuale (in millesimi appunto), rapportata al valore complessivo dell’intero edificio che si considera pari a 1000. Così come i diritti dei comproprietari sulle cose comuni sono proporzionali al valore del piano, o della porzione di piano di proprietà esclusiva, anche “le spese necessarie per la conservazione e per il godimento delle parti comuni dell’edificio, per la prestazione dei servizi nell'interesse comune e per le innovazioni deliberate dalla maggioranza sono sostenute dai condomini in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno, salvo diversa convenzione” (primo comma dell’art. 1123 c.c.). Ma “se si tratta di cose destinate a servire i condomini in misura diversa, le spese sono ripartite in proporzione dell’uso che ciascuno può farne” (secondo comma). Le tabelle millesimali possono essere contenute in un regolamento contrattuale perché predisposte dal costruttore o redatte in seguito per volontà dei singoli condomini, attraverso l’assemblea.
V VANO (di abitazione)
Lo spazio coperto, delimitato da ogni lato da pareti (in muratura, legno o vetro) anche se qualcuna non raggiunge il soffitto. La parete interrotta da notevole apertura (arco e simili) è considerata come divisorio di due vani, salvo che uno di essi, per le piccole dimensioni, non risulti parte integrante dell’altra.
R
affittosicuro 12 mensilità garantite rimbors0 dei danni tutela legale la tua casa in mani sicure
Affittosicuro è l’esclusivo pacchetto di garanzie offerto da Solo Affitti per vivere la locazione in tutta tranquillità. Affittosicuro copre il rimborso fino a 12 mensilità in caso di morosità dell’inquilino e il risarcimento dei possibili danni all’immobile per un importo massimo pari a 3 mensilità, oltre a pagare le eventuali spese legali. L’inquilino d’altra parte, risparmia il deposito cauzionale e può rateizzare tutte le spese iniziali della locazione.
soloaffitti.it
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Una panoramica sulla condizione abitativa italiana. Storia di un mercato in evoluzione, tra confronti internazionali, solidità e rigidità
La condizione abitativa testo di Elena Molignoni per Nomisma
oggi
italiani in affitto
20 %
italiani in casa di proprietà
80 %
Vivere in Italia. Cos’è cambiato nel mercato della casa, in affitto e in proprietà, dagli anni Settanta a oggi; dall’equo canone alla liberalizzazione Negli ultimi trent’anni, con il conseguimento di un maggior benessere, la condizione abitativa italiana è cambiata profondamente. Sono migliorati gli standard relativi al numero di stanze per abitante, alla dimensione media degli appartamenti e alle dotazioni di impianti e servizi oltre che dei fenomeni di coabitazione. La percentuale di italiani che vive in una casa di proprietà è passata dal 60% all’80%, e al 20% quella di coloro che vivono in una casa in affitto. Sono 4,8 milioni le abitazioni locate in tutto il Paese. Una quota considerevole, ma inferiore a quella registrata all’inizio del trentennio appena trascorso di ben 1,5 milioni (da 6,9 a 5,4). Di questi cambiamenti, sono responsabili diversi fattori tra cui la normativa sugli affitti e le politiche a favore della dismissione del patrimonio degli enti e delle istituzio-
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ni, prima protagoniste del mercato (enti previdenziali, assicurazioni, enti pubblici territoriali). A partire dal 1978 la locazione abitativa infatti è stata regolamentata dalla legge 392/78, meglio nota come Legge dell’Equo Canone. Questa legge imponendo stretti vincoli sull’ammontare degli affitti e sulle condizioni dei contratti, ha determinato una contrazione dell’offerta da parte dei proprietari, introducendo un incentivo implicito all’acquisto e facendo crescere il fenomeno dell’evasione fiscale. É stato solo con l’avvio del processo di liberalizzazione dei canoni di locazione grazie alle successive leggi dei Patti in Deroga (la Legge 359/92) e L. 431/98, che la situazione ha ripreso a crescere. Tali normative, reintroducendo la possibilità di fissare liberamente il canone, sulla base della libera contrattazione tra proprietario
ed inquilino, hanno dato nuovo impulso al mercato della locazione. La Legge 431/98, peraltro, ha introdotto una duplice alternativa per la locazione degli immobili abitativi: al contratto libero ha affiancato i contratti a canone concordato, reinventando così il vecchio sistema dell’equo canone e rendendolo vantaggioso anche dal punto di vista del locatore attraverso la possibilità di usufruire di sgravi fiscali. Con questo nuovo strumento si è cercato, e in molti casi ottenuto, di attenuare l’impatto sulle famiglie dell’inevitabile incremento medio dei canoni di locazione dovuto al processo di liberalizzazione del mercato. Gli esiti di queste legislazioni sono comunque stati moderati. La recente storia italiana infatti ci ricorda quanto il passaggio dalla locazione alla proprietà sia stato un fenomeno di grandi proporzioni, dovuto e sostenuto
casa e famiglia nomisma Nel greco antico la parola nomisma indica il valore reale delle cose. Seguendo la radice etimologica, Nomisma nasce nel 1981 a Bologna come osservatorio locale,
nazionale e internazionale sui fenomeni economici. É oggi uno dei principali istituti privati di ricerca economica a livello nazionale ed europeo.
Il passaggio dalla locazione alla proprietà è stato un fenomeno di grandi proporzioni, sostenuto dalla convenienza all’acquisto principalmente dalla convenienza dell’acquisto. Con i piani di dismissione si stima che lo Stato tra il 1999 ed il 2005 abbia venduto immobili per circa 20 miliardi di euro (i soli Comuni hanno contribuito con 6 miliardi di euro di vendite di immobili) e che i privati abbiano contribuito ad innalzare questa quota con ulteriori 30 miliardi di euro. Se nel 1991 il 90% delle abitazioni occupate era di proprietà di persone fisiche, l’1,6% era posseduto dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni e il rimanente 8,4% riguardava altre figure giuridiche (cooperative edilizie, imprese o società, enti previdenziali, ecc.), nel 2001 le quote hanno subito delle variazioni che hanno evidenziato una contrazione della quota di abitazioni in mano alle società e alle istituzioni a favore dei privati - le percentuali sono state rispettivamente del 91,7% (19.862.736), dell’1,4% (289.671) e del 6,9% (1.500.881) - i quali hanno finito col possedere la quasi totalità delle abitazioni destinate all’affitto. Circa 3 milioni secondo il censimento del 2001. L’affitto, non considerato da subito come stile di vita, bensì come necessità per chi percepiva un reddito medio-basso, in qualità di risposta abitativa ha tardato ad allinearsi agli standard degli altri paesi europei, generando da un lato una spaccatura socio-economica di rilievo nel Paese - tra chi poteva permettersi di acquistare un immobile e chi poteva solo usufruirne -, e dall’altro un sistema caratterizzato da solidità e rigidità. Solidità principalmente dovuta alla spinta
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proprietà
Tra il 1991 e il 2001 si è contratta la quota di abitazioni in mano alle società e alle istituzioni a favore dei privati i quali detengono la quasi totalità delle abitazioni destinate all’affitto
all’acquisto della casa di generazione in generazione, dall’ammortizzatore fornito dal patrimonio immobiliare pubblico (1,2 milioni di alloggi), che può essere rimesso in gioco continuamente con l’edilizia sociale e dalla volontà di molti investitori privati di costruire per il mercato delle abitazioni; rigidità invece determinata dalla difficoltà di uno scambio reale sul medio-lungo periodo tra pubblico e privato. La condizione di ‘disagio’ in cui versa il mercato della casa, è inoltre complessificata dall’attuale congiuntura economica. La sua incidenza sulle spese di mantenimento sostenute dalle famiglie italiane, sta generando nuove fasce di povertà, e rendendo difficoltosa la vita principalmente a disoccupati, studenti e pensionati. Da sempre i più esposti ai movimenti del mercato. Questo è un tema caldo, che richiede una convergenza di sforzi e risorse di voci autorevoli, dal campo immobiliare a quello politico e economico, con l’obiettivo di elaborare risposte efficaci, su scala locale e globale. 24
90 % 1,6 % 8,4 %
persone fisiche
1991
enti statali altre figure giuridiche
Il modesto sviluppo economico associato alla crescita dei valori immobiliari ha reso l’accesso alla casa più difficile L’analisi della condizione abitativa richiede prima di tutto uno sguardo al mercato immobiliare, ai suoi ritmi di crescita, che interessano anche il comparto locativo, e ai valori che lo connotano. Il modesto sviluppo dell’economia, associato alla progressi-
va contrazione del numero di componenti dei nuclei familiari e alla prolungata e recente ascesa dei valori immobiliari hanno infatti reso l’accesso al mercato della casa più difficile. Dinamiche finanziarie, tassi immobiliari e redditi si coimplicano. Nel periodo di tempo intercorso tra il 1991 e il 2008, alla crescita del 21% del reddito familiare (stime Nomisma su dati Banca d’Italia), è corrisposto un incremento dei prezzi di acquisto e dei canoni di locazione, nelle maggiori aree urbane del paese, pari al 99% e al 67% (Nomisma1). In virtù di questo gap, che vede il mercato della compravendita fortemente in crisi, la locazione sembra godere di maggiori prospettive. Un discreto livello di domanda, ancora indotto dal protagonismo di chi non riesce a procedere all’acquisto, a cui si aggiungono coloro che scelgono la locazione come stile di vita, in virtù di esigenze abitative transitorie (trasferisti, studenti, giovani coppie, separati, magranti) il cui reddito permette di accedere al libero mercato.
casa e famiglia 2001
persone fisiche enti statali altre figure giuridiche
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91,7 % 1,4 % 6,9 %
Sono i miliardi di euro stimati che lo Stato tra il 1999 ed il 2005 ha venduto in immobili (i soli Comuni hanno contribuito con 6 miliardi di euro di vendite).
60 45 30 15 0 -15 -30 99
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domanda di locazioni numero di locazioni saldo dei giudizi positivi e negativi su domanda e numero di locazioni di abitazioni nei principali mercati italiani [fonte: Nomisma]
Negli ultimi trent’anni grazie al benessere la condizione abitativa è migliorata nettamente
canoni di affitto di abitazioni locate in alcuni dei principali mercati immobiliari italiani per zona urbana e tipologia abitativa rilevati a settembre 2009 (euro/mese) [fonte: Solo Affitti] bologna
1mono
2bilo
3tri
4qua
firenze
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pregio centro semicentro periferia media
555 518 515 447 482
623 590 550 527 548
675 657 630 578 609
808 763 730 683 714
pregio centro semicentro periferia media
618 598 555 519 546
718 682 655 619 644
843 798 758 730 754
936 898 861 837 858
venezia
1mono
2bilo
3tri
4qua
milano
1mono
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pregio centro semicentro periferia media
600 700 580 550 581
700 800 650 600 647
800 900 750 650 720
900 1.000 800 750 807
pregio centro semicentro periferia media
783 683 612 493 569
1.100 967 790 638 753
1.600 1.433 1.100 875 1.05ĂŹ8
2.367 1.800 1.340 1.100 1.342
genova
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torino
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pregio centro semicentro periferia media
550 500 400 350 397
675 600 550 500 538
775 700 680 650 673
910 800 750 730 757
pregio centro semicentro periferia media
393 386 343 312 336
486 472 417 382 410
614 576 485 444 484
793 744 612 532 599
roma
1mono
2bilo
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4qua
bari
1mono
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3tri
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pregio centro semicentro periferia media
863 863 744 633 709
1.125 1.050 876 758 853
1.413 1.388 1.080 975 1.087
1.750 1.700 1.290 1.108 1.278
pregio centro semicentro periferia media
550 500 400 300 370
650 650 500 450 503
750 750 600 550 603
900 900 675 625 693
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2.500.000
Sono gli italiani che svolgono il lavoro di notte: una quota di occupazione in costante crescita, dietro alla quale si cela un universo ben pi첫 numeroso di quello rilevato dalle statistiche.
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20,4 % industria 42 % servizi pubblici
15,9% settore alberghiero 14,6% servizi alle imprese 7,1% altri settori
casa e famiglia Quando il buio diventa una fucina di sogni, gli abitanti della notte non sono più semplici nottambuli, ma un popolo che cresce
Aaron Magnetti, 29 anni, ‘segretario turnante’ dell’Art Hotel Boston di Torino. Il suo lavoro prevede una gran parte di segreteria, organizzazione e di controlli di sicurezza, affinché nulla possa turbare il sonno dei clienti
Dal tramonto all’alba testo di Massimo Teghille foto di Maurizio Montagna
A due passi dal risveglio. Gli orizzonti capovolti della gente della notte. Volti, racconti e testimonianze dell’altra società Stanotte è già domani: così sembrano dire i volti degli abitanti della notte. Quando tutti riposano o escono a divertirsi, esiste sempre qualcuno, che per scelta o per necessità, vive quello spazio immaginario dopo il calar del sole come una prima natura. Lavoro, passione, o forse semplicemente pura casualità. Sono trecentomila i lavoratori notturni italiani nel campo della ristorazione, dei trasporti, dei servizi, dell’industria, che fanno vivere le nostre città mentre gli altri riposano. Sono in tanti, eppure molti pensano non siano abbastanza. Quando vaghiamo per le metropoli del mondo, storditi dal jet-lag, il confronto è palese: tutto vive senza sosta e, ovunque si può godere del-
la libertà di scegliere quale momento della giornata abitare. Gli imperativi della società delle ventiquattrore sono questi: mettere da parte i ritmi corporei e sovvertire le leggi biologiche. Ma basta spostarsi fuori dai centri nevralgici dell’economia globale, che ogni cosa cambia e, spesso, chi si muove nella notte viene guardato con sospetto. Così racconta il giovane Aaron Magnetti, 29 anni, ‘segretario turnante’ all’Art Hotel Boston di Torino. Vive fuori città e ha hobby comuni, eppure subito ricorda il suo alter ego cinematografico: il portiere notturno che deve assolvere a ‘qualsiasi richiesta’. “Leggende, – sostiene Aaron, con discrezione e sobrietà – la notte regala meno
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incidenti stradali
Tra le 4 e le 6 del mattino il tasso di incidenti dovuti a fatica, che coinvolgono autocarri, è 10 volte superiore al tasso diurno, quando il traffico è maggiore.
fantasie di quanto ci si immagini: spesso mi sento come il direttore di un’orchestra silenziosa; ho molti compiti di segreteria e organizzazione, ma preparo tutto per l’arrivo degli altri”. Confessa le difficoltà a conciliare la propria vita con quella delle altre persone. “Andare a letto mentre tutti si svegliano, certe volte è un privilegio, altre una condanna”. Eppure se pensiamo al calore delle voci radiofoniche notturne, non possiamo non leggere nell’estrema tranquillità di Aaron un po’ di quel malinconico senso di pace e protezione. Pochi passi più in là, nel centro del divertimento cittadino, incontriamo Marco Mordiglia, storico dj dei Rollers Inc. e art director del Puddhu Bar, ai Murazzi del Po. È mattina inoltrata ma per Marco è come fosse sera. Vestito di nero, parla a voce bassa dietro agli occhiali da sole: probabilmente si è svegliato da poco e con lui, lentamente, anche il suo locale. Tutto è sottosopra: ci si prepara per la serata e si fanno i piccoli lavori di routine. Con Marco, il Puddhu ha aperto le sue porte proponendo ‘drum and base’ in un freddo inverno di cinque anni fa, quando intorno era deserto, e solo pochi intrepidi scendevano le scale che da Piazza Vittorio conducono a questo mondo sotterraneo. Poi è stata la volta della techno, dell’indie rock e delle serate a tema. Memorabile, quella dedicata a ‘chi vuol essere una rockstar’. Centinaia di persone hanno ballato tutta la notte, travestite da gloriose icone del passato; riesumate per l’occasione insieme ai sogni e alle nostalgie di gioventù, o per i più giovani rubate direttamente da Mtv. Ricordi e insieme tanta voglia di guardare al futuro, credendo nel potere del divertimento, come lavoro, e soprattutto come collante sociale. Sempre molto serenamente, Marco rivela che la notte per lui è quasi un destino. Dopo anni passati a cercare di alzarsi la mattina, un giorno, stanco, ha detto “Basta!”. Il sole meglio lasciarlo alle giornate invernali di snowboard: “Qui siamo tutti nati come Oscar Wilde, nel fango ma con tanta voglia di guardare alle stelle”. A Bruino, prima cintura torinese, è ora di pranzo ma ci concediamo una bella colazione al Vassoio del Fornaio. Dietro al bancone c’è Marco Brunatto, 36 anni, ex panettiere e oggi pasticcere. L’interminabile distesa di dolciumi ci distrae un po’, ma proseguiamo con 28
aspetto medico e sociale
L’inversione del ritmo sonno-veglia determina a breve tempo disturbi simili a quelli provocati dal jet lag che, nel lungo periodo può causare problemi all’apparato gastroenterico.
Marco Mordiglia, 40 anni, storico dj dei Rollers Inc e, da 5 anni direttore artistico del Puddhu Bar ai Murazzi del Po
Marco Brunatto, 36 anni, ex panettiere e adesso pasticcere a Bruino. Ha iniziato a 14 anni, e dopo un anno di scuola, ha preferito la pratica alla teoria, diventando apprendista. A 22 anni ha aperto il suo laboratorio Anna Brero, farmacista ed erborista a Sant’Ambrogio di Torino da vent’anni. Pur avvalendosi di tre collaboratori, preferisce svolgere di persona il turno di notte. Oltre al servizio d’urgenza, molte persone cercano anche consulenza telefonica e conforto
lavoratori uomini lavoratori donne
76 % 24 %
diploma superiore formazione medio bassa laurea nessun titolo / licenza elementare
35,4 % 15,9% 37,7 %
14,6%
problemi biologici
Viene riscontrata un’alterazione della normale ritmicità delle funzioni biologiche, che può influenzare lo stato di salute e la capacità lavorativa della persona.
Lontano dai centri nevralgici dell’economia globale, dalle leggi della società delle ventiquattrore, chi abita la notte viene ancora guardato con sospetto foto e domande. Marco mostra fiero il suo laboratorio, e parla con orgoglio delle sue specialità: i baci di dama e la torta ‘Bruna’. Conosce molto bene il popolo della notte, perché quando aveva il forno, il sabato, era un appuntamento fisso per tutti i ragazzi della ‘provincia’ di ritorno dalla discoteca. Si ritrovavano da lui, che non è certo nato ‘animale notturno’, ma lo è diventato a 14 anni, quando per amore del suo lavoro ha scacciato la paura del buio e cominciato a vivere la notte. Non la pensa così Anna Brero, farmacista a Sant’Ambrogio. Stasera le tocca il ‘turno di notte’, ma ci confida che non le spiace affatto. Il silenzio la rassicura, le dà spazio per pensare e finire con estrema calma tutto quello che le giornate indaffarate hanno lasciato a metà. Durante l’intervista, la farmacia è chiusa ma di tanto in tanto qualcuno suona allo sportello. Probabilmente uno dei quattromila abitanti del paese, di cui, dopo vent’anni, conosce tutta la storia clinica per filo e per segno. Per pura curiosità, le chiediamo se sono tanti i ‘malati immaginari’ da queste parti. Ci sorride perché sa che la miglior medicina a molti bisogni è una voce amica, soprattutto quando tutti dormono. Una lunga chiacchierata e Anna ha rassicurato anche noi. Stanchi ci lasciamo alle spalle le serrande abbassate. La notte finalmente ci avvolge, come una coperta che ci protegge e attutisce tutti i rumori. 29
il colosso di rodi
È una delle sette meraviglie del mondo antico. Un’enorme statua antropomorfa che rappresentava Helios, il dio del sole, con un braciere acceso in mano. Era
stata costruita tra i due bracci del porto dell’omonima città, con le navi che passavano tra le sue gambe. Nel 226 a.C. crollò a causa di un terremoto.
Gita al faro
l’Italia dei fari Un faro è una struttura, in genere una torre, di varia complessità tecnologica che ha lo scopo di informare i naviganti dell'esistenza di un ostacolo o di un rischio per mezzo di segnali luminosi. I fari sono i più importanti tra i segnalamenti marittimi, e sono situati in prossimità dei luoghi di ancoraggio, dei luoghi pericolosi o di altri luoghi ove sia utile avere un punto notevole percepibile a distanza elevata durante la navigazione costiera. Sono segnalati in tutte le carte nautiche.
testo di Laura Magnani
Una nave all’orizzonte e quel rassicurante fascio luminoso nella notte. Un tempo fuoco a picco sulle onde. Storie, leggende e immaginari hanno cambiato la destinazione dei fari. Prima case dei guardiani poi abitazioni in affitto per turisti letterari. Oggi forse protoarchitetture della città liquida prima del rilancio dei waterfront È come essere travolti da un insolito destino, nel buio della notte. La solitudine si mescola ad un vago senso di indefinitezza, e ci si addormenta cullati dal lento moto delle onde. Nei fari più moderni, tutto è automatizzato. Noi timidi e inesperti viaggiatori siamo i nuovi guardiani. Non ci sono più navi che cercano la luce o approdi nella nebbia. Al loro posto si è materializzato un mondo immaginario tutto da vivere. Alcuni lo chiamano turismo letterario, altri vedono nei fari delle protoarchitetture della città liqui30
da. Altri ancora colgono l’aspetto romantico che sta dietro a questi elementi del paesaggio, che ben rappresentano l’eterna lotta tra uomo e natura. Da quando erano semplici fuochi che guidavano i navigatori in porto, a quando sono diventati presenze caratteristiche di tutti i litorali del mondo, i fari sono sempre stati l’ultimo avamposto abitato tra la terra e il mare. Hanno incarnato per secoli il mito antropomorfo della divinità guida, anche quando ad abitarli erano semplici uomini, con le loro famiglie. Incastonati nella
roccia o su uno scoglio in mezzo al mare, innalzati al di sopra di fortezze o fagocitati da una città che avanza, i fari sono oggi più che mai la testimonianza di un’epoca gloriosa da rivivere in maniera tematica. Dismessi dalle loro funzioni, si sono trasformati in una fonte di reddito inesauribile, quando sono stati presi d’assalto da ‘cacciatori’ e appassionati o utilizzati come residenze per vacanze. Caratterizzati da una forte identità culturale e storica sono entrati ben presto a far parte del mercato dell’affitto. Di quel segmento
città e futuro la statua della libertà
Ideata e costruita a Parigi su progetto di Frédéric Auguste Bartholdi, con la realizzazione ingegneristica di Gustave Eiffel, fu donata dai francesi agli Stati Uniti
2
rete nazionale dei segnalamenti
6
La rete nazionale dei segnalamenti è stata suddivisa in 5 Comandi Zona. Ogni faro luminoso deve avere delle caratteristiche che lo rendono unico e quindi distinguibile con sicurezza dagli altri fari della zona. Quelle principali sono il colore, il tipo di luce (fissa, a fasci o scintillante) ed il periodo di intermittenza, la cui sommatoria ne caratterizza l'identità. [fonte: Ministero della Difesa, Marina Militare]
regioni italiane con presenza di fari
venezia adriatico
7
5
111
la spezia alto tirreno
8 2 6
14
1
la maddalena sardegna
d’America (e ivi assemblata) nel 1886 in commemorazione della dichiarazione d’Indipendenza di più di un secolo prima, e in segno di amicizia tra i due popoli.
13 6
messina sicilia
1 14
taranto ionio basso adriatico tirreno meridionale
liguria toscana lazio campania sardegna sicilia calabria basilicata puglia molise abruzzo marche emilia romagna veneto friuli venezia giulia
20
regioni italiane con maggior numero di fari
20
scoglio strobolicchio isola di vulcano capo zafferano palermo ustica punta gavazzi san vito lo capo licata marettimo scogli porcelli favignana punta marsala capo scalambri cozzo spadaio capo passero siracusa capo molini messina pantelleria lampedusa
santa teresa di gallura cagliari villasimius razzoli porto cervo isola della bocca capo bellavista gavoni capo spartivento capo sandalo capo caccia porto torres asinara alghero
capo bonifati paola capo suvero vibo maroina capo vaticano castello ruffo di scilla villa san giovanni capo delle armi capo spartivento monasterace marina capo rizzuto capo colonne cirò marina mirto crosia
sicilia
sardegna
calabria
20
14
14
fari
fari
fari
di offerta del mercato immobiliare in cui si privilegiano transazioni simboliche di breve periodo. Se invece dovessimo considerarli dal punto di vista del marketing territoriale, sarebbe opportuna una precisa distinzione. Occorrerebbe scindere i flussi di capitali e di persone che interessano i fari isolati, meta di un certo turismo nostalgico, da quelli che investono i fari integrati nel paesaggio urbano, e connessi alle aree portuali. Si tratta di due facce della stessa medaglia. Nel primo caso ci confrontiamo con un’immagine
Lungo le coste italiane si possono trovare più di cento fari attivi e meccanizzati. Dalla famosa lanterna di Genova, voluta dal Doge per guidare i mercanti di ritorno dall’Oriente, all’isola di Vulcano, antica dimora di Efesto, dio del fuoco
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di fuga e con la ricerca dell’esperienza della natura selvaggia, nel secondo ci troviamo di fronte al faro come elemento caratterizzante delle gateway cities. Le città porto e porta della ‘modernità liquida’. Quelle in cui, il redesign urbano e lo stile di vita delle persone dipende sempre più dalle reti di relazioni che si sviluppano tra il mare e la città, lungo il waterfront, nuovo e controverso simbolo della globalizzazione degli investimenti e delle residenze e dell’artificializzazione del paesaggio marittimo.
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0
I fari sono sempre stati l’ultimo avamposto abitato tra la terra e il mare
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È di notte in città che ci si sente meno sicuri. Perché tutto tace e nell’oscurità si nascondono pericoli e paure. La soluzione? Centri abitati che vivono 24 ore al giorno
Buongiorno notte testo di Tommaso Delmastro foto di Emanuele Zaniboni
Per sconfiggere la paura, le città devono vivere la notte. Essere partecipate e non abbandonate Chi non ha mai desiderato appropriarsi indebitamente della Nutella riposta gelosamente nel pensile della cucina accanto al frigo? Bene. Per portare a compimento una tale azione criminosa, concorderemo tutti, bisognava attendere di essere soli in casa per non essere visti. Con le forze dell’ordine domestico (nostra madre) fuori per compere, potevamo agire indisturbati. Ma c’era un altro deterrente molto efficace: la sorella spiona. Sebbene non avesse potere repressivo, rappresentava comunque una forma di controllo e di denuncia alle autorità competenti, una volta rientrate a casa per preparare la cena. Immaginiamo ora di cambiare scala, e di applicare il ‘teorema della Nutella’ alla dimensione urbana. “L’ordine pubblico nelle strade e sui marciapiedi della città non è mantenuto principalmente dalla polizia, per quanto questa possa essere necessaria: esso è mantenuto soprattutto da una complessa e quasi inconscia rete di controlli spontanei e di norme accettate e fatte osservare dagli abitanti stessi.” Con queste parole l’antropologa statunitense Jane Jacobs, nel 1962, affrontava la questione della sicurezza urbana nel libro che, qualche decennio più tardi avrebbe rivoluzionato il modo di concepire la pianificazione territoriale. Nel suo saggio Vita e morte delle grandi città nordamericane, criticava il modello di sviluppo delle metropoli moderne sostenendo il recupero della dimensione ‘a misura d’uomo’ dei nuclei urbani, enfatizzando il ruolo della strada, del distretto, dell’isolato, della vicinanza e della densità, dell’eterogeneità dell’edificazione. In sostanza stava mettendo in discussione la prassi tradizionale della pianificazione, la zonizzazione, che assegna specifiche funzioni alle diverse aree, separando tra loro gli usi del suolo (residenziale, uffici, commerciale, industriale, istituzionale). Questo approccio, infatti, tende a 32
creare quartieri con strade e spazi pubblici inutilizzati in alcuni momenti della giornata o in alcuni giorni della settimana, riducendo il controllo spontaneo della popolazione, oltre che avere un rendimento economico mediamente basso e scompensato nel tempo. Pensiamo ad esempio agli stadi, non è assurdo mantenere intere zone che funzionano un’ora e mezza ogni quindici giorni? In questo senso diventa interessante l’esperienza del futuro stadio della Juventus, che sorgerà sulle ceneri del Delle Alpi. Primo caso in Italia (sulla scia dell’Allianz Arena a Monaco di Baviera, o del modello degli stadi britannici di proprietà) in cui l’intera zona diventerà spazio attrezzato per lo shopping e il divertimento con centri commerciali, cinema, ristoranti.
La sicurezza nelle strade è ottenuta principalmente grazie ad una rete di controlli spontanei degli abitanti stessi Non solo in un’area periferica si dovrebbe generare una forte esternalità positiva, ma attirando famiglie e creando uno spazio a forte densità, si dovrebbe abbattere la presenza dei soggetti violenti. Questo perché la disposizione e l’organizzazione degli spazi urbani influiscono sul loro livello di sicurezza: possono contribuire
a renderli più sicuri, ma possono anche concorrere a farli diventare più pericolosi. Quindi una buona o cattiva progettazione contribuisce a rendere una città più o meno sicura. Prendiamo ad esempio la questione dell’edilizia sociale. Per evitare aree segregate di popolazione svantaggiata, è importante prestare attenzione alla distribuzione territoriale dell’edilizia pubblica. È indubbiamente meglio creare piccole unità diffuse in tutta la città, piuttosto che concentrarle in un solo luogo ampio e confinato, e prevedere un mix di appartamenti ad affitto agevolato, e di unità abitative di livello medio. Stesso discorso sul versante della sicurezza notturna: attraversare un quartiere dormitorio o una zona che nelle ore diurne è adibita ad uffici può risultare pericoloso, per la totale assenza di controllo spontaneo da parte della popolazione. Le zone ad ‘uso misto’ evitano questo inconveniente: il mix delle funzioni può essere particolarmente efficace nella creazione di vitalità e aumentare così il controllo spontaneo. Far vivere i quartieri giorno e notte, in modo da promuovere prossimità e socialità, contribuisce a combattere isolamento e segregazione (principali fonti del senso di insicurezza), e aumenta la coesione e l’inclusione sociale per una potenziale riduzione della criminalità. Così illuminazione, trasporti pubblici, locali notturni, concorrono a creare presidi di socialità che, nell’ottica della sicurezza reale, costituiscono un sistema molto più efficace di qualsiasi ronda. La semplice presenza di cittadini che occupano la città svolgendo qualsiasi tipo di attività (anche ricreativa), si rivela il migliore sistema di presidio e controllo del territorio. Per tornare al nostro esempio di prima, sarà molto difficile intrufolarsi in cucina anche nel cuore della notte per rubare la Nutella, se nel tinello nostro papà sta leggendo un libro.
città e futuro lo stadio delle alpi
È un impianto da 40.200 posti, sarà pronto nel 2011. Ci saranno oltre 4.000 posteggi, 8 aree ristorazione, 24 bar, 84 sky box, 34.000 mq di aree commerciali e 30.000 mq di
verde. Progettato dagli studi GAU e Shesa, coordinato per la progettazione dagli architetti Gino Zavanella ed Eloy Suarez e dall'ingegnere Massimo Majowiecki.
Le zone di discontinuità del tessuto urbano sono quelle dove il controllo spontaneo degli abitanti viene meno: per questa ragione sono considerate le più pericolose
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gated communities
Nella loro forma moderna sono comunità residenziali dagli ingressi controllati da sistemi di sorveglianza o forze di polizia private. Molto spesso sono caratterizzate da muri perimetrali,
recinzioni o alte barriere naturali, anche tra i singoli quartieri che limitano l’accesso pubblico. Si tratta di un fenomeno globale di ‘villaggificazione’ della città, mediante privatizzazione dei quartieri.
Il buio oltre la siepe testo di Carlotta Petracci illustrazioni di Fabio Boero
Non sono comunità intenzionali, ma una soluzione sicura per separare le élite economiche e culturali dal degrado urbano. Un fenomeno globale, diffuso in Brasile, Messico, Argentina, Stati Uniti, Canada, Sud Africa, Australia, Arabia Saudita e Cina, di secessione e di disintegrazione dell’idea moderna di città aperta
Isole esclusive, controllo digitale, eserciti privati. Siamo alle porte di un Nuovo Medioevo sociale Erano gli anni Settanta. Precisamente il 1979. L’allora segretario di Stato Weinberger annunciava al mondo che l’America abbracciava una nuova visione di sicurezza. Erano passati solo alcuni decenni dall’ultimo conflitto mondiale, e alla polizia era stato dato mandato di intervento su questioni che oltrepassavano i confini nazionali. Nella lotta alla droga, alla criminalità, al terrorismo, alle catasfrofi naturali e alle paure globali di ogni tipo, da quel momento avrebbero risposto i corpi militari. Complici la diffusione delle nuove teorie sul controllo, entrate a pieno regime nel decennio ’80-90, la svolta punitiva neoliberista e l’appello alla tolleranza zero (zero tolerance & broken window theory), si stava delineando nel Paese modello della globalizzazione dei mercati una forte spinta preventiva in materia di sicurezza. L’assioma era semplice: bisognava combattere i piccoli criminali di oggi in nome delle più grandi paure di domani. Privatizzare gli spa-
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zi pubblici, sorvegliare i cittadini, fortificare i quartieri, trasformare l’accesso alla casa in una questione di ordine sociale. Per i più estremi, di ‘darwinismo sociale’. Cosa ne sia stato di questa svolta autoritaria, di questo imperativo alla sorveglianza che non di rado si è fatto bio-politica, è un argomento assai complesso, che oggi ci interessa da vicino. Se consideriamo il trend generale del mercato immobiliare del Canada e degli Stati Uniti, nel ventennio appena trascorso, non tarderemo ad accorgerci di un fenomeno controverso, che ha le sue radici nell’idea di città promossa dal Nuovo Urbanesimo e dallo sviluppo del Real Estate. Il binomio segregazione-prestigio ha infatti completamente riformulato l’approccio alla progettazione urbana. Come si stava prospettando una geografia mondiale basata su sfere di produzione e di influenza, la città si apriva ai conflitti e si chiudeva di fronte alla possibilità di reintegrazione della devianza, trasformando
città e futuro polizia globale
Col Fiscal Year del 1979 dell’allora segretario di Stato americano Weinberger si è passati ad una nuova concezione di sicurezza, che prevedeva azioni di polizia dentro e fuori
il territorio nazionale. La funzione della polizia veniva in questo modo proiettata su scala globale. La polizia poteva intervenire nella lotta alla droga, alla criminalità, al terrorismo, alle catastrofi naturali.
31,2 %
1993
29,2 %
2005
famiglie che considerano la zona in cui vivono molto o abbastanza a rischio di criminalità, Italia, 1993-2005 la percentuale in calo registra sul territorio italiano una situazione di controtendenza confronto tra 1993 e 2005 [fonte: Istat, Aspetti della vita quotidiana, vari anni]
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nuovo urbanesimo
È un movimento urbanistico sviluppatosi negli Stati Uniti a partire dal 1980, ancora oggi molto influente nel settore immobiliare. La sua visione neo-tradizionalista si
pone in aperto contrasto con quella modernista basata sull’uso dell’automobile e identificata dallo sprawl urbano - affiancamento di grattacieli, autostrade, villette e ipermercati.
Il Nuovo Urbanesimo abbraccia una re-invezione della vecchia urbanistica incentrata sulla città tradizionale col suo mix di funzioni e sistemi di trasporto integrati.
Al giorno d’oggi il controllo è diventato una vera psicosi
il discorso securitario in un problema endemico, e insieme in una ricerca di esclusività e condivisione valoriale. Per gli attori globali essere ‘sotto controllo’ significava due cose ben precise: potersi separare dal resto della società, Stato compreso, definendo la propria autorità, e farsi ammirare. L’effetto incredibile del richiamo alla sicurezza comunitaria era proprio quello di definire in piena autonomia il proprio potere, conducendo ad un Nuovo Medioevo sociale, fatto di telecamere, guardie armate e recinzioni a perdita d’occhio. Nuovi codici di status di un’identità con valenza extraterritoriale. Le gated communities, così sono chiamati i quartieri privati disseminati in tutto il globo, rappresentano la risposta anti-europea al concetto di città aperta. Sono il prodotto di una visione criminologica che legge nel villaggio globale, e quindi nel villaggio sociale, il futuro della convivenza. Se si considera che negli Stati Uniti più di 30.000.000 di americani vivono in insediamenti ad accesso controllato, 8 nuove edificazioni su 10 sono di tipo chiuso, per un totale di 314 isole di 36
lusso in Canada e ben il 40% dei nuovi progetti urbani in California, ci si rende conto di quanto la militarizzazione della paura sia diventata uno stile di vita diffuso. E non solo entro i confini nazionali. In Italia ad esempio è Unipolis a registrare per prima le avvisaglie di questo cambiamento di mentalità nel nostro Paese, con l’indagine condotta nel 2008, sulla rappresentazione dell’insicurezza. Mettendola a confronto con l’esposizione mediatica, infatti, rileva da un punto di vista demoscopico, la correlazione diretta tra la percezione dell’opinione pubblica relativa alla criminalità e le influenze mediatiche. Detto altrimenti, la riduzione dei reati da un punto di vista statistico non comporta un’uguale fiducia tra i cittadini, che al contrario in maniera indipendente rispetto allo Stato, tendono ad organizzarsi per mantenere l’ordine pubblico. Operativamente, dal momento in cui la convivenza nelle città non dipende più esclusivamente dalle politiche urbane e dalle forze di polizia locali, bensì dalle paure globali e dalla privatizzazione delle scelte securitarie, occorre fare appello ad una
diversa gestione del territorio. Ad una nuova governance. Che tenga conto, nel percorso di ridefinizione della cittadinanza, dell’importanza del dialogo tra pubblico e privato, e del richiamo a quei valori cosmopoliti e moderati che stanno alla base di quello che l'economista americano Jeremy Rifkin ha chiamato ‘il sogno europeo’.
Per gli attori globali essere sotto controllo significava due cose ben precise: separarsi dalla società e farsi ammirare
abitare globale fiction o realtà
Il quartiere di Fairview, dove si possono trovare Wisteria Lane (la strada centrale della fiction) e le residenti di Desperate Housewives, è una gated community.
Sono trenta milioni gli americani che vivono in insediamenti ad accesso controllato, infatti negli Stai Uniti 8 su 10 nuovi insediamenti sono di tipo chiuso.
Varie sono le tipologie di gated communities. Lifestyle, prestige, security zone. Dalla ricerca di condivisone di uno status al rifiuto del traffico urbano, ci sono molti motivi per chiudersi entro le loro mura, adottare una nuova identità e persino una licenza di guida dedicata
pro gated life
contro gated life
la rappresentazione dell’insicurezza
tutela della privacy e della sicurezza
il principio segregativo invalida l’idea di città aperta
intervistati che pensano che la criminalità sia cresciuta
82 %
aumento del valore immobiliare delle residenze
mura e cancelli interrompono la rete viaria e costringono ad una viabilità più difficile
intervistati che temono per la violazione della propria abitazione
21 %
migliore qualità della vita e più senso comunitario
mura e cancelli aumentano la paura anziché diminuirla
intervistati che vedono l’immigrazione come un’insidia
36 %
forte senso identitario del luogo
le gated communities creano delle comunità di simili, escludendo le potenzialità della diversità
intervistati che vedono nello Stato il garante della sicurezza pubblica
22 %
condivisione del lavoro e del mutuo aiuto, maggiore collaborazione
mura e cancelli sono lo specchio dell’insicurezza della società contemporanea
intervistati che pensano che la globalizzazione generi inquietudine
35 %
tutela della somiglianza degli interessi degli abitanti
le mura creano confini non solo fisici ma anche cognitivi
intervistati che temono per la sicurezza dei cibi
43 %
A favore delle gated communities esponenti del Nuovo Urbanesimo, letteratura promozionale, costruttori. Contro, gli urbanisti in genere e i sociologi.
[fonte: La sicurezza in Italia: significati, immagini e realtà. Ricerca realizzata da Demos e dall’Osservatorio di Pavia per Unipolis, 2008]
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clientela
Alcuni recenti sondaggi ci segnalano che i clienti sono per il 15% donne e per l’85% uomini fra i trenta e i quarantacinque anni, di cui il 70% sposati.
clienti uomini clienti donne
85 % 15 %
clienti sposati clienti non sposati
70 % 30 %
Prostituzione e criminalità sono due facce della stessa medaglia. Qual è la soluzione migliore per contrastare il fenomeno? Gli italiani hanno risposto così:
53% riaprire le case chiuse
19%
Lanterne rosse
incriminare anche i clienti
testo di Elisa Facchin
Nell’era della new economy, quando il concetto di proprietà viene messo in crisi e si sublima la cultura dell’affitto, tutto si può possedere per periodi limitati di tempo: le cose e anche le persone si esibiscono, si consumano e poi si lasciano Si dice che mettere il proprio corpo in affitto sia il mestiere più antico del mondo. Antico sì, ma non immutato. Scorrono le epoche e la prostituzione (dal latino pro, avanti, e statuere, porre) si evolve: da religiosa presso i Babilonesi a ospitale presso i Galli, dalle corti rinascimentali alle case di tolleranza statali, dai quartieri a luci rosse alla strada, fino agli eros center camuffati da centri estetici. Fenomeno globale e sistemico, la prostituzione oggi ha anche un nuovo terreno su cui muoversi, il web, utilizzato soprattutto da chi il mestiere lo ha scelto. Ma non tutti i ‘professionisti telematici dell’amore’ utilizzano Internet allo stesso modo. Da un lato infatti c’è chi in rete vende un servizio virtuale, facendo diventare il web un ‘luogo’ di lavoro: è il caso delle cam-girl che offrono a pagamento esibizioni on-line a uso e consumo soprattutto di internauti insoddisfatti e spesso 38
insonni, che nel sesso virtuale vedono una via di fuga dal reale. Dall’altro c’è chi usa il web come una vetrina promozionale per una serie di servizi che poi vengono concessi di persona, vis-à-vis: è il caso delle escort di lusso e dei gigolò. Questi, individualizzando il servizio, agiscono come veri e propri imprenditori di se stessi, capaci di gestirsi autonomamente, senza intermediari o ‘protettori’. Spesso acquistano spazi su siti di annunci oppure creano dei siti che auto-amministrano, inserendo informazioni estremamente dettagliate: dal curriculum al tariffario, dalla fotogallery alle recensioni. Ma chi sono le escort e i gigolò? Sono soggetti mediamente colti (spesso laureandi o laureati) e amanti del lusso, che offrono, dietro lauto compenso, il proprio tempo e la propria compagnia per cene, serate di gala, week-end fuori porta. Ma questo non è tutto evidentemente. Come scrive una
11%
rendere illegale la prostituzione
6% legittimare i parchi del sesso
Chi sono le escort in Italia? Laureate (una su quattro) o diplomate, amano il web e il giornalismo in tv. E nella maggior parte dei casi leggono più di 5 libri all’anno
abitare globale bordello
Il termine fu coniato da Luigi IX, Re di Francia, nel 1227. Era il luogo dove le prostitute potevano attendere i loro clienti: solo in certe vie della città e sui
prostituzione e tasse 67% giusto paghino come tutti
bordi d’acqua dei fiumi, che in francese si chiamano bord de l'eaux. La loro chiusura in Italia risale alla Legge Merlin, dell’agosto del 1948.
i clienti dovrebbero...
33% 41%
non essere perseguibili come ora
26%
sbagliato significherebbe legalizzarla
7%
le prostitute dovrebbero...
non essere perseguibili come ora
33% 29% essere condannati solo ad una multa
essere condannate solo ad una multa
24% 17%
non so
essere incriminati penalmente
essere incriminate penalmente
Il sondaggio qui presentato è stato eseguito dall'Istituto Pieopoli per conto de La Stampa il giorno 10 settembre 2007, con metodologia C.A.T.I., su un campione di 500 casi, rappresentativo della popolazione italiana maschi e femmine dai 18 anni in su, segmentando per sesso, età, grandi ripartizioni geografiche e ampiezza centri proporzionalmente all'universo della popolazione italiana. Il sondaggio è stato eseguito nel rispetto del codice deontologico ASSIRM ed ESOMAR (European Society for Opinon and Marketing Research).
L’affitto del corpo coincide sempre più con la proclamazione di uno status delle escort più famose d’Italia sul suo sito, eventuali ‘altre interpretazioni’ dell’attività proposta (leggi: ‘prestazioni sessuali’) vengono discusse in privato, con il cliente, adulto e consenziente. I clienti, come si evince da alcuni recenti sondaggi, sono per il 15% donne e per l’85% uomini fra i trenta e i quarantacinque anni, di cui il 70% sposati. Le donne che scelgono di ‘affitta-
re’ un gigolò sono principalmente single cetto di proprietà viene messo in crisi e si che hanno avuto recenti delusioni d’amo- sublima la cultura dell’affitto, tutto si può re o che semplicemente vogliono provare possedere per periodi limitati di tempo: le l’esperienza di essere corteggiate e amate cose, e anche le persone – in questo caso da uomini altrimenti irraggiungibili oppu- escort e gigolò, belli, eleganti, disinvolti – re donne in carriera che hanno bisogno di si affittano, si esibiscono, si consumano e un uomo stile ‘vecchio amico’ da portare presto si lasciano. E il web facilita la tranai party aziendali; niente sesso, solo una sazione, aprendo, anche per quanto riguartransazione d’affari, perché si sa, i mana- da la prostituzione, nuove frontiere, entro ger, anche se donne, hanno poco tempo da i cui margini si generano nuove forme di dedicare alla coltivazione di un rappor- offerta che danno vita a nuove pulsioni e to stabile. Gli uomini che ‘affittano’ una viceversa, i cui confini difficilmente indiescort invece cercano la donna elegante e viduabili e controllabili spesso sfiorano la brillante da esibire alle cene di lavoro, la soglia della legalità -se, infatti, in Italia la ragazza raffinata da presentare ai genitori prostituzione come fatto privato non è reaspacciandola per la fidanzata, l’oggetto del to, lo sfruttamento e l’organizzazione della desiderio da possedere almeno una volta altrui prostituzione lo è, anche on-line. nella vita. In ogni caso l’affitto del corpo di un accompagnatore di lusso coincide sem- *Tutti i dati citati in questo articolo sono pre più con la proclamazione di uno status. ricavati da Internet e dal testo di Grazia Nell’era della new economy, quando il con- Visconti Escort Life (Aliberti Editore, 2008).
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l.i.b.a. records
Qui è stato inciso il disco vincitore di 3 dischi di platino (350.000 copie vendute del disco dei Dejoint). Dal 2005 hanno inciso 100 gruppi per circa 1000 tracce.
15 % 19% 35 %
rock pop
jazz /blues
electro
country
rock acustico
altri generi
15 % 10 % 6%
Garage band testo di Michele Bortolami
New wave, elettronica, rock, pop. Tra notti insonni e gremite sale prove Marco Libanore guarda divertito al futuro della scena indipendente Vi ricordate quelle notti d’estate? Spiaggia, falò, stelle, sciabordio delle onde e quella biondina che vi piaceva da morire, ma che aveva occhi e orecchie soltanto per lui, vera star della serata: il chitarrista-cantante dall’inconfondibile repertorio di melense ballate da ululare alla luna. E se alla base del continuo proliferare sulla scena musicale indipendente di nuove rock band ci fosse una ‘freudiana’ e mai repressa voglia di rivincita nei confronti di quel chitarrista? Per dare una risposta a questa e ad altre curiosità post-adolescenziali, siamo andati a indagare il dietro le quinte o meglio, il backstage, di questo fenomeno con Marco Libanore, leader del gruppo rock Arsenico e proprietario della L.I.B.A. Records: studio di registrazione torinese dove, solo negli ultimi tre anni, sono state incise più di 1000 tracce musicali da quasi un centinaio di giovani band emergenti. Sono le 12 40
e 15 di un caldissimo e umidissimo lunedì di fine estate, Marco ci apre le porte del suo studio con gli occhi decisamente segnati di chi ha suonato e fatto ballare fino all’alba il popolo della notte che da sempre anima gli intramontabili locali affacciati sui Murazzi del Po. Entriamo da una grande porta in metallo e mentre aspettiamo che l’aria condizionata della sala regia si metta a regime stappiamo una Moretti da 66, ghiacciata, prelevata da un piccolo ma ricolmo frigo all’ingresso. Due profonde sorsate anestetizzanti e, appollaiati sugli sgabelli davanti a un mitico Amek a 72 ingressi del 1979 (mixer analogico), incominciamo la nostra chiacchierata. Rent: Partiamo dalla fine, si è appena concluso ai Murazzi il Reset Festival, neonata rassegna musicale indipendente che ha visto esibirsi in quasi 60 date estive più di 200 giovani artisti fra gruppi, duo e singoli in-
terpreti. Alla faccia della crisi dell’industria musicale i progetti indipendenti sembrano vivere il loro momento migliore, è così? Marco: Esattamente, mentre le grandi major hanno cominciato ad arrancare con il diffondersi di Internet e del conseguente incremento della pirateria, i progetti musicali indipendenti hanno saputo sfruttare al meglio la nuova situazione creatasi grazie al web e agli strumenti di networking on-line. Da una parte YouTube, Myspace, Flickr, hanno consentito ai giovani gruppi emergenti un maggiore sharing di informazioni e una visibilità che fino a quel momento era impossibile immaginare, dall'altra l’era del digitale ha consentito la nascita di sale prova e studi di registrazioni attrezzatissimi dal punto di vista tecnico ma dai costi accessibili per chi, come cantavano i Finley, “prova a diventare una star”. R: Spiegaci un po’, cos’ è e come funziona uno studio di registrazione?
lifestyle mixer da regia
Hanno un notevole numero di canali (fino a 48 ed oltre per le workstation da studio di registrazione) che permettono la variazione dei volumi, dei toni, del segnale audio
presente su quel canale. Il mixer da regia permette inoltre di indirizzare una parte del segnale dei singoli canali verso eventuali effetti esterni, come delay,
riverberatori, equalizzatori, ecc. I mixer da regia principalmente servono per regolare i volumi dei microfoni e per creare un’immagine stereo.
Marco Libanore (nel tondo) è il leader del gruppo rock Arsenico e il proprietario dello studio di registrazione L.I.B.A. Records, che sta diventando un vero e proprio punto di riferimento per le giovani band emergenti del panorama musicale torinese A lato: il mitico mixer analogico Amek a 72 ingressi del 1979
m: In parole povere è il luogo dove nascono e
vengono incisi i grandi successi radiofonici, è un vero e proprio elemento della band perchè responsabile come gli altri del gruppo del successo o insuccesso del pezzo musicale. È uno spazio non necessariamente grande, il mio non supera i 90 mq, costituito da due stanze collegate fra loro: una è la sala di regia l’altra, dalla parte opposta del vetro, è la sala di ripresa. Da una parte la produzione, il missaggio, la conversione, l’editing, dall’altra i microfoni e gli strumenti. Semplificando le cose, in una sala si ascolta e si registra, dall’altra si suona. R: Quanto costa mettere in piedi una sala di registrazione? M: A parte il costo dei muri, che affittando uno spazio si può considerare trascurabile, il vero costo è rappresentato dalla dotazione tecnica e dal progetto dei locali, per i quali è necessaria la consulenza di un ingegnere del suono. Comunque servono non meno di 175.000 euro
per creare uno studio di registrazione con una dotazione di accessori di livello alto. R: E quanto costa ai gruppi l’affitto della sala? m: C’è un costo orario di circa 40 euro per dotazione tecnica e produttore in regia. Giusto per darvi un’idea, in genere per incidere un album con 10 tracce servono dai 3 ai 5 giorni. Il costo di incisione di un disco quindi può variare dai 1200 fino agli 8 o 9000 euro. R: Un’ultima domanda: chi sono le persone che vengono a registrare qui da te? Non penso siano tutti musicisti a tempo pieno. m: In effetti hai ragione. Per la stragrande maggioranza hanno un’età compresa tra i venti e i trentacinque anni. Di giorno fanno un po’ di tutto: c’è chi studia, e cerca di fare della musica la sua futura professione, ma c’è anche chi lavora e viene qui la sera a registrare. Certi è come se avessero una doppia vita, di giorno dottor Jekyll e di notte mister Funk. Potere della musica.
Sono giovani e fanno un pò di tutto. Chi studia, chi lavora. Certi è come se avessero una doppia vita, di giorno dottor Jekyll e di notte mister Funk
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baby drinker
L’OMS raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni. Per questo motivo, per i minori di 11-15 anni viene considerato come comportamento a rischio
il consumo di una sola bevanda alcolica durante l’anno. In questa ottica, le quote di popolazione a rischio sono molto rilevanti e con differenza di genere meno evidenti che nel resto della popolazione: il 19,7% dei maschi
e il 15,3% delle femmine. Anche tra i ragazzi di 16-17 anni il quadro della diffusione di comportamenti di consumo a rischio è piuttosto critico: il 14,9% dei ragazzi e il 6,8% delle ragazze ne dichiara almeno uno.
Cocktail party testo e infografica di Undesign
Se fossimo negli anni Cinquanta, potrebbe tradursi con ‘la ciucca di fine settimana’, ma la sbronza ai tempi di YouTube si chiama Binge Drinking. Ed è un fenomeno che si va diffondendo in maniera esponenziale anche tra i giovani italiani. Perché? E soprattutto: con quali conseguenze? Almeno quattro drink per le donne e cinque per gli uomini. Uno in fila all’altro, con il preciso proposito di ubriacarsi. È il binge drinking [propriamente ‘bevuta’ (drinking) ‘della gozzoviglia’ (binge)], fenomeno legato all'uso e abuso di alcol, esploso negli Usa durante gli anni Novanta, e oggi grossa matassa da sbrogliare in tutto l’Occidente. Di solito si verifica in contesti di socialità piuttosto che quando si è soli, come nel caso del binomio alcol-discoteca. Non c’è niente di nuovo obietterà qualcuno, ma in realtà questo comportamento ha almeno due risvolti differenti rispetto al passato, rappresentati dalla giovanissima età dei bevitori del sabato sera, e dal fatto che, per i ragazzini il rapporto con gli alcolici si riduce sostanzialmente a questo unico tipo di comportamento. La maggior parte dei binge drinkers, infatti, non frequenta soltanto l’università, ma il liceo. E non si deve pensare che siano ragazzi 42
e ragazze emarginati o appartenenti alle classi sociali più disagiate ad esserne vittime. Il binge drinking è un fenomeno assolutamente trasversale. In Italia le cifre, per quanto non da record, bastano a far scattare il campanello d’allarme: secondo l’ESPAD Report, l’abitudine al binge drinking occasionale riguarda circa il 13% degli studenti delle superiori. Ma quali sono le cause di questo fenomeno allarmante? Gli esperti individuano sempre le stesse, come il disagio esistenziale e la fragilità psicologica di tanti giovani che affrontano l’insostenibile leggerezza della propria vita senza carattere e con mezzi pericolosi, uniti al fatto di vivere in una società consumistica, che spesso mette a disposizione il denaro ma non l’educazione ai valori, e facilita l’abuso alcolico. Sostanzialmente si brancola nel buio, come spesso accade quando si cerca di incasellare comportamenti adolescenziali a rischio. Già, e i rischi? Umore
incostante che tende a oscillare tra l’euforia e l’abbattimento morale fino alla depressione, ma soprattutto guida in stato di ebbrezza, che oltre a creare danni al bevitore, è anche fonte di pericolo per terzi. Ad ogni modo, l’unico dato certo è che sono i giovani a rappresentare la fascia di popolazione più vulnerabile rispetto agli effetti fisici e psichici dell’alcol: in Europa, il 25% dei casi di mortalità giovanile (età compresa tra i 15 e i 29 anni) è da attribuire a cause legate all’alcol, che è anche il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica nei giovani. Tra il 40 e il 60% di tutte le morti dovute a ferite intenzionali e accidentali sono attribuibili, secondo una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riferita alla popolazione europea, al consumo di alcol. Consumo che nel complesso costa alla società una cifra che va dal 2 al 5% del Prodotto Interno Lordo. Cin Cin.
1/5
lifestyle
Binge drinking 1/5 dei frequetatori delle discoteche lo fa
percentuale dei clienti assidui delle discoteche che abusano* nel consumo di bevande alcoliche
Per valutare il grado di rischio connesso all’assunzione di bevande alcoliche, si deve tener conto anche degli episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni (binge drinking).
sesso età
percentuale di binge drinking come tipo di abuso *consumo quotidiano non moderato o binge drinking
37,1%
femmine 11-17 anni
maschi 11-17 anni
17,8%
70,9% 37,0%
38,6%
femmine 18-24 anni
maschi 18-24 anni
33,0%
15,4% 100,0%
96,1%
femmine 25-44 anni
maschi 25-44 anni
21,8%
12,5% 96,0%
91,5%
femmine 45-64 anni
maschi 45-64 anni
4,3%
55,0% 13,9%
49,5%
maschi 65 anni e più
femmine 65 anni e più
11,9%
35,1%
18,2%
0,0% femmine totale
maschi totale
80,0%
73,4%
Quali bevande alcoliche preferiscono gli italiani?
consumatori abituali (tutti i giorni)
80,5% degli uomini beve bevande alcoliche tra questi il 40,7% sono consumatori abituali
Negli Stati Uniti, dove il termine è stato coniato, con questa espressione in passato ci riferiva ad un comportamento sociale di moda tra gli adolescenti che prevedeva di concentrare un tasso altissimo di
maschi
soggetti che bevono questa bevanda
12,8%
femmine
66,9%
vino
40,7%
59,7%
birra
31,2%
52,9%
altro
37,3% 7,6%
1,3%
14,2% 1,3%
25,3%
0,2%
consumo alcolico in un paio di giorni col preciso proposito di raggiungere l’intossicazione. Attualmente per binge drinking si intende la tendenza diffusa ad ubriacarsi il sabato sera.
Una tribù che balla foto di Carlotta Petracci styling di Sara Vindrola
Per milioni di anni i nostri antenati hanno vissuto in piccoli gruppi. Tribù con nomi insoliti, nelle quali si riconoscevano e che definivano come comportarsi, dove abitare, cosa indossare. Ognuna di queste tribù aveva dei propri rituali, momenti collettivi di evasione, che servivano a ricordare a ciascun componente la profonda e viscerale somiglianza che sottostava a questa effimera unione. Un sentimento ancestrale che non sarebbe mai andato perduto. É come per destino allora che nelle nostre giungle urbane riscopriamo la natura delle cose, quel senso di appartenenza primordiale che ci lega alle maschere e ai suoni delle nostre nuove tribù 44
lifestyle Giovani, tra i venti e i trent’anni. Giramondo, creativi e amanti della musica. Frequentano club e discoteche. Vivono in affitto e ognuno di loro ha la sua tribù
Roberto Di Benedetto tribù: hip hop l'hip hop nasce dalla strada, affonda le sue radici nella cultura afroamericana e ne è influenzato: personalità forti, senso del ritmo, voglia di divertirsi in compagnia musica: funk, elettronica, hip hop gruppi di riferimento: J Dilla, Moodymann, Dj Spinna, Pete Rock, Masters At Work, Theo Parrish, Swirl People, Gangstarr, ATCQ locale perfetto: tutti quelli con buona musica brand di riferimento: Nike, Carhartt, Obey, New Era oggetti culto dello stile: Nike Dunk High, cuffie DJ, bomboletta spray, cappellino New Era, vinili funk old school città ideale: New York City casa: appartamento in affitto occupazione: grafico, DJ
Natalie Zanzarelli e Alessio Capovilla tribù: neo hippie pacifisti e ambientalisti, seguaci della non-violenza ghandiana. Amano viaggiare, rigorosamente low budget, zaino in spalla o in vacanza con il CTS musica: rock psichedelico, folk, blues gruppi di riferimento: Jefferson Airplane, Grateful Dead, Janis Joplin; The Beatles, The Who, Jimi Hendrix, The Raconteurs, Stils, Nash and Young locale perfetto: non importa dove, ma con chi. Una birra sul prato con gli amici: questo è davvero perfetto brand di riferimento: nessuno in particolare, meglio capi usati e vintage oggetti culto dello stile: indumento tie-dyed, vecchi levi's 501, On The Road di Jack Kerouac città ideale: Christania, il quartiere autogestito di Copenhagen casa: quando non sono on the road, in affitto con altri studenti e amici occupazione: studenti al DAMS e volontari all'Arsenale della Pace
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Alessandro Ferrero e Veronica Sedran tribù: mainstream addicted lo status sociale è fondamentale, ma mai reclamare l’attenzione (sarebbe troppo volgare). Insomma o sei con noi, o non esisti musica: mainstream trance, commerciale, italiana anni '70 tipo Rino Gaetano gruppi di riferimento: DJ Tiesto, Armin Van Buuren locale perfetto: la Capannina di Castiglione della Pescaia è un mito, ma anche al Le Vele di Alassio ci si diverte parecchio brand di riferimento: Patrizia Pepe, Liu Jo, Brunello Cucinelli, Rivamonti, Pinko, Fred Perry, Polo Ralph Lauren, Abercrombie&Fitch oggetti culto dello stile: Luis Vuitton Speedy Bag, camicia cifrata, specchietto Hello Kitty città ideale: Milano casa: abitazione privata di proprietà famigliare, o appartamento in centro in affitto (rigorosamente a spese del papi) occupazione: studenti di medicina
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lifestyle
Daniele Mana e Sabato Urciuoli tribù: underground l’indie-rock, il new punk, la new wave. Che cosa sono esattamente? Hanno a che fare con la musica, certo, ma anche con lo stile, l’attitudine, il modo di socializzare. L’importante è rimanere ai margini musica: buona e ruvida gruppi di riferimento: Can, Klaus Schulze, George Clinton, Harmonia, Glen Branca, John Cage, Fennezs, D.N.A., Animal Collective, Sonic Youth locale perfetto: la musica è live, le band sono sconosciute e il posto non conta, si spazia dal festival di musica indipendente al club appena aperto, passando per l’ex-capannone industriale brand di riferimento: Adidas, February, Comme des Garçons oggetti culto dello stile: Lomo, Polaroid Leica, l’importante è che sia analogica, Unknown Pleasure Joy Division, Converse All Star città ideale: Londra, Berlino casa: lo squat inglese si è evoluto: l’appartamento si trasforma in studio, punto d’incontro e volendo anche in biblioteca. Rigorosamente in affitto occupazione: graphic designers
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cuoio 1930
Inizialmente avevano una forma piuttosto irregolare, composti da 18 strisce di cuoio non impermeabili cucite a mano.
telstar 1970
Il primo a presentare il classico disegno a pentagoni neri su fondo bianco, realizzato cucendo insieme trentadue forme di cuoio.
tango 1978
Costituito da 20 pannelli che creavano un disegno di dodici cerchi uguali. Disegno rimasto immutato per ben 5 mondiali.
Notte da campioni testo di Michele Bortolami foto di Vittorio Belafonte
Passatempo sportivo o vero e proprio fatto sociale? L’irrinunciabile partitella settimanale con gli amici è un divertissement da moderni gladiatori Non provate a chiamarlo hobby, l’irrinunciabile partitella serale di calcetto è infatti molto di più: è l’appuntamento più atteso dal piccolo calciatore che c’è in ognuno di noi e che, in sordina, si allena ogni giorno nella mente in attesa di quei fatidici 60 minuti di gloria personale settimanale. Ma, come direbbe il più classico dei telecronisti sportivi, partiamo dal fischio di inizio.
Da avvocato penalista a centravanti di sfondamento la metamorfosi è come un rituale Il calcetto o calcio a 5 (per quelli che ci tengono a distinguerlo dal calciobalilla) con tutte le evoluzioni del genere: calcio a 7, calciotto, e simili, è uno sport di squadra fratello minore del calcio tradizionale per dimensioni di campo, (solo 42 metri per 25) e per numero di giocatori (5 invece degli 11 della versione più grande). Disseminati in ogni angolo del nostro stivale, dal piccolo paesino di provincia alle grandi città, i campetti da calcio a 5 spuntano come funghi grazie anche alla politica di conversione che sempre più circoli 48
e strutture sportive hanno attuato negli ultimi anni trasformando ‘gli anziani’ campi da tennis in terra rossa nei più redditizi e verdi rettangoli di gioco. Oltre ai minori costi di gestione e manutenzione è infatti il conseguente costo contenuto per l’ affitto orario del campo (dai 40 ai 50 euro l’ora) che ha reso questo sport il più praticato a livello nazionale. Da passatempo sportivo a vero e proprio fenomeno sociale, il calcetto riunisce settimanalmente sui suoi circa 1000 mq di erba sintetica orde di moderni gladiatori, di giorno professionisti impeccabili, di sera, svestiti i panni da dentista, architetto, impiegato o agente di vendita, trasformati, almeno nelle intenzioni, nei loro idoli calcistici più famosi. Da avvocato penalista a centravanti di sfondamento la metamorfosi passa attraverso una serie di rituali, preparativi e preliminari che hanno tutto il sapore della vestizione di alcuni cavalieri in cotta di maglia prima della battaglia, ma con risultati estetici per la maggior parte delle volte vicini alla sgangherata e colorata armata brancaleone monicelliana. Sul campo da calcetto è concesso di tutto: scarpini d’epoca, parastinchi antidiluviani, calzettone abbassato per l’elastico ormai esausto e lasso, calzoncino in poliestere infiammabile e magliettina consunta che mette in evidenza il ventre prominente. Anche perchè in verità a calcetto non si va per vincere o forse neanche per giocare davvero, a calcetto si va per stare in amicizia, per il gusto di incontrarsi una volta alla settimana per parlare di politica, mogli, figli, fidanzate, motori e campionato. Ed è difficile far capire all’altra metà del mondo,
quella femminile, quanto per la maggior parte degli uomini italiani tra i 20 e i 40 anni, sia importante quell’effimera ora settimanale a rincorrere un pallone, ad esultare a squarciagola per un goal fatto o a lamentarsi per la durezza di un contrasto o di una rete mancata. Difficile dare giustificazioni alla voglia di passare un’ora a fare qualcosa di assolutamente inutile, ma allo stesso tempo fondamentale. E non è neanche la più classica delle sindromi da Peter Pan o il rifiuto della nostra età che avanza che si cela dietro a questa ‘ fuga’ in un campo da pallone, bensì l’idea, in un’agenda fitta di impegni inderogabili, di un medico, un architetto o un avvocato, di quell’appuntamento memorabile.
Il campo da calcetto: è qui che si svolge il rito settimanale della partitella in notturna con gli amici
lifestyle azteca 1986
Il primo pallone interamente realizzato in materiale sintetico. Le decorazioni si ispirano all’arte degli Aztechi.
fevernova 2002
Modificò il disegno introdotto nel 1978 con Tango. Il nuovo aspetto e lo schema cromatico si ispiravano alla cultura asiatica.
teamgeist 2006
Un pallone perfettamento sferico. Sono solo 14 i pannelli contenuti che riducono del 15% la lunghezza totale delle linee di cucitura.
Ogni sera, in Italia, si accendono i riflettori su migliaia di campi da calcetto disseminati in tutto il paese. Il calcio amatoriale è sicuramente lo sport più praticato dalla popolazione maschile
Davide e Stefano sono due giovani architetti. Ma un’ora a settimana, come migliaia di altri italiani, lasciano tutto da parte per vestire gli scarpini e dedicarsi alla loro passione: il pallone
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Il cavaliere nero foto di Tommaso Buzzi styling di Edoardo Gentile
Quando la città si addormenta, la realtà si confonde con la fantasia. I sogni trovano spazio per realizzarsi. I paesaggi si trasformano seguendo le pieghe dell’inconscio. Le certezze si smarriscono. Noi ci ritroviamo dove non avremmo voluto. O forse, dove avremmo sempre desiderato. Tra le rovine di un cavalcavia rimaniamo in attesa di qualcosa. Un cenno, una sfida. Un rumore ci sorprende, mentre lui avanza. Ma lui chi? Tutto tace, il nero zittisce ogni domanda. La notte sta passando e la gara deve cominciare
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fashion story
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Camicia melanzana Balenciaga, pantalone gessato tinta zaffiro con pence Tom Thumb, cravatta in seta Hèrmes con pattern porpora e carta da zucchero, scarpa gangster tre colori in vitello Gucci
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fashion story Giacca nera con bretelle ricamate Yohji Yamamoto, polo manica lunga C'N'C, cravatta floreale effetto damascato Salvatore Ferragamo, pantalone gessato grigio antracite Tom Thumb, scarpa Duca di Wells
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Coppola misto cachemire con poussoir Carnaby Street, camicia testa di moro Balenciaga, cravatta vintage Hèrmes, occhiale monolente Chanel, cintura monogramma silver Salvatore Ferragamo
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fashion story Occhiale sole Ray Ban Olympian RB3119, giubbotto in tela cerata nero opaco con polsi in lana FRAV, pantalone gessato tinta canna di fucile Tom Thumb, guanto da guida mezze dita in nappa agnello tinta tabacco
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fashion story Opel Speedster 2.2 (pag 55, 56 e 57): quattro cilindri in linea, sedici valvole, 2198 cc, 147 cv, 870 kg, 0-100 km/h 5.7 s, velocità massima 220 km/h. Porsche Carrera S4 (pag 52, 54, 56 e 57): sei cilindri in linea, ventiquattro valvole, 3596 cc, 320 cv, 1870 kg, 0-100 km/h 5.2 s, velocità massima 312 km/h. Porsche Boxster 2.7 (pag 51 e 53): sei cilindri in linea, ventiquattro valvole, 2687 cc, 220 cv, 1335 kg, 0-100 km/h 6.4s, velocità massima 250 km/h
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sei
6 (sei), Autoritratto della cucina italiana d’avanguardia raccoglie e racconta in sessanta ricette il contributo e i goals delle sei star dell’empireo culinario italiano: Massimo
Bottura, Moreno Cedroni, Carlo Cracco, Enrico Crippa, Paolo Lopriore e Davide Scabin. Un decalogo che ha assunto la forma di un vero e proprio manifesto della cucina d’avanguardia.
Chef patron della Madonnina del Pescatore, apre il suo primo ristorante nel 1984, dopo il diploma nautico. Fin dagli esordi il mare di Senigallia è stato il suo orizzonte di gloria
L’immortalità del cibo testo di Giovanna Rossi foto di Michele Buda
Stile globale e gusto locale. L’italianità ricca di contaminazioni di Moreno Cedroni. Dalla salumeria ittica al Clandestino, dalla svolta creativa al ‘susci’. La sua firma d’autore Tra i capostipiti di una rivoluzione, Moreno Cedroni è uno dei sei cuochi italiani d’avanguardia più conosciuti del nostro Paese. Eccentrico innovatore e insieme cultore del gusto e della forma ha saputo introdurre nella nostra cucina sapori ricercati e abitudini alimentari prima sconosciute. Ispirato da una sensibilità cosmopolita, tanto quanto legato al proprio territorio, ha reinventato l’identità culinaria italiana sempre giocando su quella sottile linea d’ombra che separa l’arte dalla vita quotidiana. Per saperne un pò di più, l’abbiamo incontrato nella sua cucina alla Madonnina del Pescatore, vera e propria base di ricerca per tutti i suoi menù. Rent: Mi piacerebbe partire dalle origini. Cosa l’ha spinta nell’ormai lontano 1984 ad aprire un ristorante, dopo il diploma nautico? 58
moreno: Come si fa qua sul lungomare,
R: Come è cambiato il suo rapporto con la
d’estate ho sempre fatto il cameriere. A quel tempo all’orizzonte c’erano solo petroliere, poche navi da crociera, e quindi ho preferito proseguire col mestiere del cameriere e non prendere il largo. C’era una buona occasione in affitto sulle spiagge di Senigallia, dove oggi si trova la Madonnina del Pescatore e con una cifra relativamente bassa ho dato inizio a questa avventura. L’unico sforzo economico, visto il canone piuttosto basso, sono state le mensilità d’anticipo, una vera fortuna. Da un punto di vista culinario, c’è da dire che venticinque anni fa la cucina era piuttosto ‘goffa’, andava bene tutto: pizza, fritture, piatti tradizionali. La ricerca non era ancora stata ‘inventata’, ma con buona volontà e qualità, il lavoro era assicurato.
cucina dalla prima sfida ai fornelli alla svolta creativa? m: Negli anni Novanta ero stanco di fare sempre le stesse cose. Così, come altri cuochi della mia generazione, ho cominciato a studiare. Non si trattava più di riprendere e rieditare ricette note. Ho cominciato a studiare i processi, la chimica, per capire meglio come abbinare e comporre i cibi e i sapori. Prima di allora in cucina tutto era noto e allo stesso tempo alle domande più banali nessuno sapeva dare risposte chiare. Tutto avveniva come per ‘magia’. O forse per ripetizione e casualità. Nessuno usciva mai da strade già battute. Per questo ho sentito l’esigenza di fare qualcosa di diverso ma ho subito capito che mi mancavano le basi. E ho cominciato a fare corsi mirati. Mi
personaggi prodotti
Mai nessuno avrebbe pensato in Italia (mentre è consuetudine in Spagna) di mettere la materia prima migliore in scatola. L’idea era forte, e ha preso corpo
nel momento in cui Moreno Cedroni ha capito che la sterilizzazione altro non era che una cottura a vapore, quindi nessun conservante aggiunto.
Prima di allora in cucina tutto era noto. Pura ripetizione e casualità
ci sono voluti 4 o 5 anni solo per capire e 2 per mettermi la giacca da cuoco. Il momento rivelatore però è stato l’incontro con Ferran Adrià. Da quel momento ho capito che in cucina non c’erano chiusure mentali, che tutto era possibile. R: Una delle caratteristiche dei suoi piatti è quella di prendere in prestito sapori e nomi della tradizione e reinterpretarli. Cosa la spinge a mantenere questo delicato equilibrio tra territorialità delle esperienze ed extraterritorialità delle influenze? m: Ho sempre pensato che legare il proprio lavoro al proprio territorio fosse importante. L’Italia è un crogiuolo di cucine, e questa è la sua fortuna. Esiste però anche in cucina una sorta di global style, o meglio di global taste, che ha fatto scuola, principalmente nelle
grandi città, dove sempre delicato è il rapporto col territorio e con la storia. Diciamo che da questo mondo ho preso da subito le distanze. Ma questo non significa refrattarietà al nuovo e al diverso. Credo infatti profondamente nella contaminazione, ho a lungo studiato le tradizioni culinarie della Cina, e questo credo abbia influenzato il mio modo di pensare ai piatti e alla loro presentazione. Nello specifico i brodetti facevano parte del primo menù, da cui sono partite le prime prove di crudo, il lavoro sul ‘susci’, che oggi molti riconoscono come la mia firma d’autore. La cucina come progetto creativo infatti non è una questione di stranezza, ma di cultura, applicazione e ricerca di una propria identità. Diciamo che i piatti tradizionali li ho presi in affitto o meglio in licenza d’uso. Non avendo alle spalle una scuola di cucina ho fatto cose che probabilmente non avrei fatto altrimenti. C’è un oceano tra l’idea, o l’ispirazione, e la realizzazione della ricetta. In più ho dei periodi in cui sembro essere senza idee, ho bisogno di questi momenti per ritrovare energia, per ricaricarmi. Perché c’è uno sforzo mentale per pensare e poi uno sforzo fisico per realizzare le ricette. E a quarantacinque anni, non c’è niente da fare, i tempi di recupero sono diversi da vent’anni fa. In più c’è l’ansia da prestazione quando devo ideare un nuovo menù. Ci sono piatti che le prime 10 volte che escono hanno bisogno di un rodaggio, come le auto nuove. Non si può avere la presunzione di dire “Questo l’ho fatto io, quindi è buonissimo e chi non l’apprezza non capisce”. Le mie origini non mi permettono di essere presuntuoso. Il piatto, anche il più buono del mondo, non piacerà a 10 persone su 10. Se va bene può trovare il favore di 8. Ferran Adrià mi diceva che un piatto è interessante quando piace a 5 persone su 10, perché porta a una discussione, io però gli ho detto che dove sono io c’è il rischio che entrino in cucina a riportarmelo! Quando
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i numeri della cucina
Un servizio eccellente si conta in base al numero di persone che accudiscono il cliente. Alla Madonnina del Pescatore, primo e storico ristorante del ‘maestro’
marchigiano, lavorano ben 22 persone tra somelier, camerieri, pasticceri, cuochi e lavapiatti, per una media di 40 clienti. Questo significa che c’è un rapporto 2 a 1 col cliente. Solo in cucina ci sono 10 chef.
Moreno Cedroni sfiletta il pesce per uno dei suoi menù. Il menù creativo ha un costo di 140 euro a persona, bevande, caffè e liquori esclusi. Quello tradizionale invece si aggira intorno ai 100 euro
Mi ci sono voluti anni per capire, fino all’incontro con Ferran Adrià
un piatto funziona, si potrebbe pensare a una nuova formula di affitto. A questo proposito c’è stato qualcuno che ha proposto di registrare le ricette, in quel caso si potrebbe davvero parlare di affitto o meglio di licenza d’uso. Io però credo che anche modificare un solo ingrediente modifichi la ricetta. D’altra parte è carino e rispettoso nei confronti di chi l’ha pensata che quando si mette in menù un’invenzione di altri, venga citato l’autore. R: I locali si sono moltiplicati, quasi sempre, mi Moreno Cedroni nella sua cucina, a pochi passi dal litorale adriatico: vera e propria base di ricerca per i suoi menù
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sembra di capire, grazie all’amicizia con colleghi o professionisti del settore che condividevano lo spirito creativo della sua cucina e la sua voglia di proporsi sempre in veste nuova. Come ha scelto le location per i suoi progetti? m: C’è stata senza dubbio nel corso degli anni la moltiplicazione delle idee. Prima ho lavorato intorno al cibo, in modi diversi, e poi alle esperienze culinarie si sono affiancate quelle imprenditoriali, sulla ristorazione. Al Clandestino di Portonovo ad esempio va avanti tutto lo studio sul crudo. Ogni anno ci sono un menù e un tema nuovo. Si parte dalla mattina con l’idea della colazione in spiaggia, poi c’è il pranzo informale a base di insalate e panini, poi gli aperitivi e la cena. Con Anikò, nel 2003, invece ho dato, diciamo così, il mio contributo alle riflessioni sul ‘food design’. Si parlava tanto in quegli anni di cibo da strada, chioschi in movimento, designer di grido che ripensavano al cibo e al suo trasporto partendo dalla produzione industriale. I cibi venivano stravolti, i ‘packaging’ li trasformavano nella forma e nel modo di consumarli, e i chioschi diventavano delle vere e proprie architetture mobili. Sull’onda di queste tendenze anche io ho scelto di aprire un chiosco. Volevo provare a cimentarmi con un modo di mangiare più informale ed economico, urbano e marittimo allo stesso tempo. La mia però non è stata un’esperienza che seguiva una moda, come cuoco ho lavorato prima di tutto sull’idea che stava alla base di tutto questo sistema: la salumeria ittica e il cibo a lunga scadenza. R: Il tema di questo numero di Rent è la notte, cosa rappresenta la notte per Moreno Cedroni? M: Dalle 20 alle 24 la notte è sicuramente lavoro, da anni. Ci sarebbero un mare di cose da dire su questo tema. Per molti la notte è il momento in cui viene l’ispirazione, a me è di giorno che, avendo le mani in pasta, vengono le idee. Questo della notte, però, potrebbe essere un modo per far uscire una nuova ricetta. Vi farò sapere!
il divismo
Fenomeno di costume nato in Italia nel XX secolo, è diventato uno dei tratti salienti del mito hollywoodiano. Ha tra i suoi antecedenti storici la figura di Alessandro
Magno e il suo progetto di autodivinizzazione della propria immagine in Occidente. Il divismo cinematografico riemerge negli anni ’20 grazie all’intensa collaborazione tra cinema e mass media, e con l’avvento del
mezzo televisivo, prende le sembianze di una vera e propria ossessione per la celebrità. Un meccanismo di consumo così spinto da far coincidere l’essere con le sue maschere e l’affitto di sempre nuove identità.
Paparazzi night testo di Carlotta Petracci portfolio fotografico di Claudio Casiraghi
La fotografia, arte della rappresentazione, alle prese col più classico dei temi: un ritratto in tempo reale della ‘dolce vita’ Furono il celebre film di Federico Fellini La dolce vita e il costante e meticoloso lavoro di Tazio Secchiaroli a inaugurare il termine paparazzi e la sua trasposizione immaginifica in paparazzi photography. Con questa parola ancora poco conosciuta avveniva un mutamento socio-antropologico di rilievo nel mondo dello spettacolo. Dispiegava le sue ali quello che di lì a poco sarebbe diventato, grazie ai mezzi di comunicazione di massa, un fenomeno planetario. La rappresentazione della vita reale delle star. Dal set ai camerini, alle strade delle grandi metropoli europee e americane, ogni attimo di questi nuovi divi moderni era registrato per finire sulle pagine dei rotocalchi internazionali e per rubare attimi di chiacchiere oziose alla normalità. Non c’era fatto di cronaca che non fosse accompagnato dall’evasione del gossip, nè sogno ad occhi aperti che potesse mai avvicinarsi alla luccicante sfilata a ciclo continuo della notorietà. Nella storia della paparazzi photography grandi autori, come Erich Salomon e Weegee precursori del genere, Galella, Jean Pigozzi e Helmut Newton, che nel 1970 si trasferì addirittura a Roma per lavorare con dei veri paparazzi, si ritrovano a fianco alle più ‘spietate’ agenzie di scoop, in quel territorio minato rappresentato dal sensazionalismo. Grandi differenze 62
negli intenti e negli esiti, dagli scatti rubati alla vita di ogni giorno, ai più esclusivi reportage e ritratti realizzati ai party, ma per tutti la stessa fascinazione per la celebrità, nei suoi due comportamenti più comuni: l’indifferenza, di chi ignaro non si accorge di essere guardato e l’effetto sorpresa, del ritratto inaspettato. Come un tacito accordo tradito, la rottura della distanza ‘di sicurezza’ traduce una sfida lanciata dall’occhio del fotografo all’aura della star. Anche di fronte all’esibizione pubblica, il mezzo fotografico va alla ricerca del privato per portarlo alla luce e dell’istante per immortalarlo. Si tratta di premesse comuni al lavoro di molti autori, e anche allo sguardo rapito tipico della street, ma che non esauriscono certamente la portata delle singole riflessioni. In fotografia infatti il filtro è sempre dato dalla sensibilità individuale, dall’unicità della relazione che si instaura tra soggetto e oggetto della rappresentazione. Quando per la prima volta ho avuto l’opportunità di vedere, e in seguito di pubblicare, la carrellata di volti che Claudio Casiraghi andava raccogliendo presenziando ad ogni appuntamento fisso, da due anni a questa parte, del Festival del Cinema di Cannes e di Venezia, ho pensato che l’iperrealismo dei suoi ritratti fosse una questione di carattere. La sua ricerca della verità dietro
la finzione non poteva che essere messa in relazione con lo spirito ‘ingenuamente’ irriverente della sua personalità. Volti attoniti, grotteschi, fotografati per la prima volta con una crudezza da yellow press e allo stesso tempo prestando grande attenzione alla fisiognomica. Le star di Casiraghi sono caricature di sè stesse. La cui vita viene racchiusa e riassunta in un’unica posa ravvicinata e stupita. Così Tinto Brass, regista erotico, diventa quella mano lievemente appoggiata sulle labbra socchiuse; Anna Piaggi, eccentrica luminare della moda, quel cappello da uomo portato sulle ventitrè; Claudia Cardinale, bellezza notturna e inquietante, quegli occhi spalancati circondati da rughe e da un sorriso fin troppo espansivo; Giorgio Forattini, quella sua bocca aperta alla satira ed Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, quella sua aria scanzonata, offuscata a malapena dall’ombra della sorpresa. In una parola: maschere. Il nero le avvolge, annullando la componente ambientale, per mettere ancora più in risalto i difetti fisici, il delicato rapporto tra identità pubblica e disvelamento di un’emozione privata. Dall’altra parte infatti, in quella zona che noi non vediamo, c’è Casiraghi che le chiama, le sorprende e con un lampo accecante di flash le congela in immagine. Tutto in pochi minuti. Tutto in una notte.
portfolio claudio casiraghi
Nato a Vimercate (Mi), nel 1959. Diplomato in elettronica, lavora per oltre vent’anni in campo informatico. Nella primavera del 2007 lascia questo impiego per dedicarsi
completamente alla fotografia. In concomitanza con la partecipazione a diversi workshop e dopo il corso di storia dell’arte alla NABA di Milano, dà inizio al suo lavoro di ricerca sul ritratto.
Pupo, Sanremo 2009. Foto scattata durante il Festival di Sanremo
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Giorgio Forattini, Milano 2009. Foto scattata in occasione di un party di D&G per l'inaugurazione della mostra Extreme Beauty in Vouge presso il Palazzo della Ragione
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portfolio
Claudia Cardinale, Venezia Lido, 2008. Foto scattata durante il Festival del Cinema di Venezia
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Anna Piaggi, Milano 2009. Foto scattata in occasione di un party di D&G per l'inaugurazione della mostra Extreme Beauty in Vouge presso il Palazzo della Ragione
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portfolio
Tinto Brass, Venezia Lido 2008. Foto scattata durante il Festival del Cinema di Venezia
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LADY VENDETTA illustrazioni di Elena La Rovere
Tra lugubri castelli e bambole assassine, un Halloween tutto loli-goth Valerie Zuddas e le sue mise da lady vittoriana. Per un Halloween tutto merletti, teschi e crinoline
70 euro
macchina del fumo noleggio per una serata
170 euro
costume
noleggio per una giornata
250 euro
carro funebre noleggio per una giornata
5.000 euro
band e service noleggio per una serata
7.400 euro
castello
affitto per un week-end per 50 persone
700 euro
scheletri e zucche noleggio per un fine settimana
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13.590 euro costo totale 1 notte da paura
nottata in affitto È un tipo di stile vestimentario nato in Giappone intorno alla fine degli anni ’70, tra le adolescenti. Si ispira al gusto dei costumi vittoriani per bambini e degli abiti
del periodo Rococò, soprattutto per l’abbondante uso di pizzi e nastri. Luoghi della nascita di questo stile sono i quartieri più modaioli della capitale nipponica: Harajuku, Shinjuku e Shibuya. Il gothic
lolita style si suddivide in due categorie principali: le Kuroshiro Lolita, che vestono con toni scuri come il nero e le Sweet Lolita che invece indossano abiti dai colori pastello, molto più infantili.
Halloween come festa moderna ha radici europee. Risale ai tempi dei Celti e alla loro consuetudine di travestirsi dopo i sacrifici della notte del trentuno ottobre con pelli di animali, per spaventare gli spiriti e salutare l’arrivo della stagione invernale. I guerrieri mascherati festeggiavano, lontano dai villaggi, per tre giorni e tre notti, e al ritorno avevano l’abitudine di illuminare il cammino con lanterne costruite con
rape intagliate, riempite con le braci del fuoco sacro. L’arrivo del periodo dell’anno più freddo è a lungo stato contrassegnato da un immaginario notturno, alle danze macabre si sono sostituite nel tempo influenze gotiche e storie di fantasmi, ma lo spirito è rimasto pressoché immutato. Il popolare dolcetto o scherzetto e la trasposizione in chiave commerciale di questa festività non hanno mai realmente intaccato
il fine spirito europeo. Così oggi, come in un film dell’orrore, la notte del terrore si apre come sempre con le tenebre. Con melodie grevi che pervadono tetri castelli e accompagnano la salita di processioni funebri nella nebbia. Il tema per le lugubri feste del 2009 si ispirerà al cult movie Profondo Rosso, lasciandosi contaminare dal fascino delle gothic lolite giapponesi. Che sia per tutti una notte da paura. Good luck!
GOTHIC LOLITA STYLE
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VIA DEI CONVENTI Nuovi e vecchi pellegrini in cerca della spiritualità. Un itinerario turistico regionale tra i più bei monasteri d’Italia Come i pellegrini si bussa alle loro porte nella notte. Si tratta di conventi, abbazie, monasteri: il nuovo futuro del turismo spirituale. Ce ne sono a centinaia tra nord e sud della penisola. Luoghi di storia, benessere, carità, che vengono riscoperti giorno dopo giorno da sempre più persone, in cerca di una sistemazione in viaggio o in preda al desiderio di vivere, per pochi giorni o per alcune settimane, all’insegna della regola. Nei conventi però non c’è
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nessun obbligo liturgico per i moderni fedeli, anche se le giornate scandite dall’ora et labora, sono ormai più che una moda. Levatacce mattutine, preghiere comunitarie, pasti frugali consumati in refettorio, lavoro manuale e agricolo, riposo al calare del sole in edifici austeri e lontani dal rumore della città, sembrano essere diventati un ristoro per l’anima molto popolare. Spesso l’accoglienza dei frati è a offerta libera, o a cifre molto basse – canoni d’affitto
agevolati sono previsti per chi vuole trasferirsi per alcuni mesi, magari per provare a cambiare vita – ma all’interno dei conventi si possono trovare negozi con tutte le specialità confezionate dai monaci: olio, miele, marmellate, solo per citarne alcuni, tutto rigorosamente biologico. Mentre per i più esigenti, ci sono monasteri trasformati in veri e propri resort, all’insegna di una maggiore laicità, ma pur conservando i patrimoni artistici e culturali dei luoghi.
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giro d’ italia
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convento di san domenico Frati Domenicani piazza Beato Cristoforo, 6 18018 Teggia Imperia t 0184 476254
abbazia dei ss. pietro e paolo Monache Benedettine via dell’Abbazia, 6 20098 San Giuliano Milanese Milano t 02 9841203
abbazia di san giovanni evangelista Monaci Benedettini Cassinesi piazza San Giovanni Evangelista, 1 43100 Parma t 0521 235592
san domenico Nasce nel 1170 a Caleruega (Castiglia). Diventa canonico a Osma. Il Papa lo invia nel sud della Francia a contrastare l’eresia catara. Qui nasce nel 1216 l’Ordine dei frati Predicatori (Domenicani). Il 6 agosto 1221 muore a Bologna.
san pietro e paolo Martiri, sono i patroni della città di Roma. San Pietro fu crocefisso a testa in giù, mentre San Paolo fu decapitato con un colpo di spada. Si dice che l’ultimo saluto fra i due martiri avvenne nella via Ostiense, dove fu eretta una cappella.
san giovanni evangelista Discepolo di Giovanni Battista. È presente ai piedi della croce, dove Gesù gli affida la Madre. Esiliato nell’isola di Patmos, fu rapito in estasi nel giorno del Signore ed ebbe le visioni che descrisse nell’Apocalisse, ultimo libro del Nuovo Testamento.
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monastero di sant’anna in camprena Monaci Benedettini località Sant’Anna in Camprena 53026 Pienza Siena t 0578 748037
monastero di santa lucia Monache Benedettine Cassinesi via del Crocifisso, 1 06039 Trevi Perugia t 0742 78242
monastero di sant’antonio da padova Monache Agostiniane via Rupe,1 61016 Pennabilli Pesaro t 0541 918412
sant’anna Sposa di Gioacchino. Patrona delle madri di famiglia, delle vedove e delle partorienti. Il suo nome deriva dall’ebraico Hannah: ‘grazia’. Il suo culto, molto diffuso in Oriente e in Occidente, è invocato contro la sterilità coniugale.
santa lucia Nata a Siracusa nel 280 da una ricca famiglia patrizia. Dedicò la sua vita a Cristo rinunciando alla vita agiata, utilizzando i suoi beni per sostenere poveri e ammalati. Cadde vittima della persecuzione di Diocleziano e morì martire nel 304.
sant’antonio da padova Nato intorno al 1195 a Lisbona, partì per il Marocco votato al martirio. Nel 1221 ad Assisi conobbe Francesco. Missionario itinerante e predicatore dell’Italia settentrionale e della Francia, si stabilì a Padova, dove morì nel 1231.
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MATRIMOVIE illustrazioni di Stefano Dorigo Seltz
Tappeto rosso, grande schermo e bollicine. Per un bacio da oscar
Seltz
Ciak, si gira. Il giorno della prima è arrivato. Siamo all’Odeon di Molfetta, cinema storico della città pugliese, che con l’essai d’arrembaggio la fa in barba al multisala. Ebbene sì. Un tempo i piccoli cinema puntavano tutto sulla programmazione ricercata, per sostenere la concorrenza delle grandi catene straniere, oggi invece c’è chi aguzza l’ingegno. Il grande pubblico non si perde. Lo si conquista con pochi minuti di celebrità. È così che il pubblicitario Roberto Pasini, si è inventato i martedì del Matrimovie. Vere e proprie serate dedicate ai filmini delle nozze. Tappeto rosso, limousine, cocktail di benvenuto e poche centinaia di euro per affittare un intero cinema, ed entrare nella programmazione delle sale. Sui cartelloni date e orari a caratteri cubitali, e il tanto atteso bacio. Dentro il cinema, tutto il resto. I genitori, gli ospiti, i parenti, gli anelli, il primo ballo, i confetti, il bouquet, i festoni e il buon augurio. Tutto d’un fiato. Grande assente: il tanto odiato rewind.
AUTODRIVE-IN illustrazioni di Stefano Dorigo
Un nuovo rito collettivo nei luoghi più impensati della città Immortale come sempre, il fascino del drivein. Questa volta di ritorno in versione ‘fai da te’. L’idea è del giovane californiano Bryan Kennedy che si è inventato il MobMov un sistema di cinema portatile da veri guerriglieri urbani. Il meccanismo è semplice: basta affittare un normale dvd player, un proiettore e un generatore di corrente. Posizionarli su di un’auto in fondo a un parco. Trovare grandi muri su cui proiettare i film nei luoghi più impensati delle città, e sintonizzare la propria autoradio su un canale vuoto, utilizzandolo come veicolo per l’audio. I raduni sono strepitosi.
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Il drive-in ‘fai da te’ è una nuova moda nata in California: bastano un muro bianco, un videoproiettore e un gruppo di automobilisti cinefili
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sopravvivenza urbana
VINCERE L’INSONNIA illustrazioni di Stefano Dorigo
Una breve enciclopedia illustrata per sonni felici C’è sempre qualcosa di ‘crudele’ nella veglia notturna. Quell’ossessivo bisogno di cercare il motivo, il responsabile della colpa: i rumori degli inquilini della porta accanto, gli schiamazzi dei clienti del bar sotto la finestra. Il tram con le sue rotaie stridenti, il caldo estivo, gli impegni lavorativi, i drammi di cuore. Eppure viene da chiedersi se tutti questi problemi affligano in blocco quel 10% della popolazione italiana, che a dispetto della distribuzione geografica si trova ogni notte ugualmente insonne. Alla centesima pecorella allora balena nella mente un dubbio. E se fosse semplicemente una questione di abitudini e di cattive linee di condotta?
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consigli utili
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01 alzarsi regolarmente alla stessa ora 02 non dormire fuori dal letto 03 evitare la luce 04 non lavorare a letto 05 non praticare sport prima di andare a letto 06 non dormire di giorno 07 andare a letto solo quando si è stanchi
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CARO VECCHIO NATALE Una fantastica selezione di doni per il giorno più gioioso dell’anno. Dai Discepoli, testo culto per tutti i fashion addicted ai più sofisticati cimeli vintage; dalle classiche cravatte firmate Hèrmes ai videogiochi dell’infanzia; dagli intramontabili Ray Ban all’albero di Natale bonsai; dagli ultimi ritrovati tecnologici all’irriverente borsa teschio di Alexander McQueen. Vecchio e nuovo, chic e kitsch, per un Christmas day indimenticabile
regali di natale
01 vestito, miss dior vintage 02 cravatta, hèrmes 03 foulard, baratta 04 i-phone, apple 05 libro the disciples, chris boot ltd 2008 06 scarpe, gucci 07 girocollo, vintage 08 occhiali, ray ban vintage 09 pochette, alexander mcqueen 10 videogioco civilization, 2k games
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AFTER HOURS testo di Massimo Teghille
"Ma... Vale la pena di prendersi ’sta cosa?" "Ma sei matto, amigo? Questa es arte!" "Certo che come arte è proprio brutta." "Questo è poco ma sicuro, amigo, ma l’arte più brutta è, più è preziosa". "Allora questa deve valere una fortuna!"
trama:
regia:
durata:
Paul Hackett è un programmatore di computer presso una società informatica di New York. Una sera, dopo un’intera giornata di lavoro, si reca in un ristorante dove conosce un’intrigante donna con la quale inizia una conversazione a proposito del libro che sta leggendo, Tropico del Cancro di Henry Miller. Al termine di questo brevissimo scambio di opinioni, lei gli lascia il numero di telefono della sua amica Kiki da cui si sta recando, per richiamarla. Tornato a casa e richiamata la ragazza, dalla quale è invitato nel suo appartamento nel lontano quartiere di Soho, Paul si ritrova improvvisamente scaraventato in un susseguirsi continuo di disavventure e strane coincidenze, disperso all’interno di un quartiere sconosciuto di New York e perseguitato dai suoi bizzarri abitanti.
Martin Scorsese
97 minuti
Sono gli anni ’80 e siamo a NYC, ma non si intravedono né limousine né bretelle rosse alla Gordon Gekko. Siamo a Soho e l’estetica del loft sta delineando i suoi caratteri principali. Paul, programmatore alle prese con quei monitor a fosfori verdi che, oggi, fanno tanto ‘vintage’, non desidererebbe che tornare a casa; invece, si ritrova intrappolato in una notte interminabile e senza scampo, dove tutte le certezze piccolo borghesi vengo-
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sceneggiatura:
genere:
Joseph Minion
commedia
fotografia:
interpreti:
Michael Ballhaus
Griffin Dunne Rosanna Arquette Verna Bloom Will Patton John Heard Teri Garr Cheech Marin Victor Argo Linda Fiorentino Thomas Chong Bronson Pinchot Robin Johnson Catherine O'Hara
scenografia: Jeffrey Townsend
montaggio: Thelma Schoonmaker
costumi: Rita Ryack
produzione: USA 1985
no messe in discussione. I loft di Soho rappresentano perfettamente questo straniamento: ex locali industriali duri e senza fronzoli, l’assenza di decorazioni simboli di benessere, le vetrate industriali da cui si può essere spiati, lo spazio libero ma maledettamente indefinito, artisti che non seguono la morale comune, rispecchiano tutte le paure di Paul. Tutto è regolato dal caso beffardo e irriverente e i personaggi sono macchiette nevroti-
che e parossistiche. Anche lo spettatore deve pensare come il fato e sogghignare al protagonista; in caso contrario, l’angoscia è dietro l’angolo. Nonostante gli incontri grotteschi e le situazioni imprevedibili, non si saprà fino all’ultimo se Paul ce la farà. Tutto si riassume nella statua dell’uomo che urla: Paul ci troverà appiccicati i 20 dollari che gli serviranno per fuggire con un taxi, ma anche quel grido immobile che lui stesso ha trattenuto tutta la notte. Sembra il film perfetto per essere definito un ‘cult’: rimasto fuori dalle tipiche tematiche ‘scorsesiane’, emerse dall’ombra a Cannes ’86, per la vittoria come miglior regia. Girato volutamente e interamente di notte anche per gli interni, Scorsese applica agli scenari e alle atmosfere già viste in Taxi Driver, una sensibilità quasi ‘hitchcockiana’ nel distacco divertito che separa il regista dal suo protagonista, unendolo al grande senso del ritmo, a cui, anche da spettatori, pare quasi impossibile sottrarsi. Nemmeno oggi, vent’anni più tardi, saremmo pronti a trascorrere una notte come quella. Ma lo spettatore riesce a divertirsi quanto il regista? Quando impariamo ad apprezzare il ‘gioco al massacro’ contro il protagonista e iniziamo a chiederci fin dove Scorsese si spingerà. D’altra parte, nessun film diventa ‘cult’ dopo una sola visione.
Acqua per la vita Case per vivere La Valle della Nouhao in Burkina Faso ha subito negli anni '70 un forte spopolamento e impoverimento dovuto ad una terribile epidemia. Liberati dall’infezione, i villaggi della zona si stanno a poco a poco ripopolando. Fra le tante difficoltà, uno dei fattori più gravi è la mancanza di strutture per garantire l’acqua potabile per tutti
Acqua pulita e accessibile per bere, lavarsi e cucinare, coltivare i campi, allevare animali e avviare piccole imprese: il primo dei diritti umani. I programmi idrici della LVIA -pozzi, pompe, acquedotti e sistemi di raccolta- sono la base di qualsiasi processo di sviluppo. L’obiettivo finale è l’autonomia delle comunità locali, attraverso la formazione di personale tecnico
e il miglioramento delle capacità gestionali. Da oltre 40 anni la LVIA è impegnata con i volontari e le popolazioni locali per garantire l’accesso all’acqua nei villaggi in Burundi, Burkina Faso, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Mali, Mauritania, Senegal e Tanzania. L’idea di poter ricreare, grazie alla realizzazione e manutenzione di pozzi d’acqua, le condizioni
di vita nei villaggi del Burkina Faso, per Solo Affitti significa riuscire a garantire casa e sicurezza a tante persone che in passato avevano dovuto abbandonare i propri villaggi e quindi trasferire in qualche modo la nostra competenza in una realtà di bisogno. www.lvia.it www.soloaffitti.it
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La prima regola del nostro lavoro è l’ascolto. Crediamo che risposte di valore nascano dalla profonda comprensione dei bisogni del cliente
IL SEGRETO DELLA RETE Negli anni Novanta il mercato immobiliare italiano non aveva ancora compiuto la sua virata. Poco incline al confronto col resto d’Europa e del mondo, era prevalentemente orientato alla compravendita. Nelle agenzie come nelle analisi di settore la locazione trovava poco spazio. Il fulcro era la proprietà. A quei tempi però accadde una cosa strana. Le teorie più spinte dell'economia internazionale
sembravano andare a braccetto con le esigenze della vita locale. Le richieste relative alla locazione erano in continuo aumento. Le persone si spostavano di più, e non trovavano risposte adeguate alle proprie aspirazioni all’interno delle agenzie tradizionali. Come molti sanno nel campo dell’impreditoria il segreto del successo sta nella capacità di cogliere i bisogni, o più semplicemente le tendenze in
atto. É prima di tutto una questione di ascolto. Così come per molte altre avventure la fortuna di Solo Affitti parte da qui. Da una storia di voci inascoltate. Vedere oggi, negli oltre 250 punti in franchising della nostra rete – italiana e straniera – il medesimo atteggiamento degli inizi, è motivo di orgoglio. Conferma della voglia condivisa di crescere e continuare a guardare lontano. Presto oltre l’Europa.
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Solo Affitti conta oltre 230 agenzie su tutto il territorio nazionale.
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via Mazzini, 59
t 0161 503493
t 02 38306571
t 02 45100932
t 039 9907542
t 039 2140249
t 039 6260552
vercelli1@soloaffitti.it
bollate@soloaffitti.it
corsico@soloaffitti.it
merate@soloaffitti.it
monza2@soloaffitti.it
vimercate@soloaffitti.it
Bresso
Crema
Milano 1A
Ospitaletto
via Vittorio Veneto, 12
viale De Gasperi, 7
via Gian Galeazzo, 10
via Domenico Ghidoni, 77/A
t 02 89280625
t 0373 201760
t 02 83242062
t 030 6848224
LIGURIA
bresso@soloaffitti.it
crema@soloaffitti.it
milano1a@soloaffitti.it
ospitaletto@soloaffitti.it
VENETO
Albenga
Brescia 1
Cremona 1
Milano 1B - Centro
Paderno Dugnano
Castelfranco Veneto
via dei Mille, 139
via Zadei, 39
corso Vacchelli, 8
via U. Visconti di Modrone, 4
via G. Rotondi, 60
via Puccini, 1
t 0182 630134
t 030 5032714
prossima
t 02 76011898
t 02 99042068
t 0423 724598
albenga@soloaffitti.it
brescia1@soloaffitti.it
apertura
milano1b@soloaffitti.it
padernodugnano@soloaffitti.it
castelfranco@soloaffitti.it
Albisola
Brugherio
Desenzano del Garda
Milano 3A - Fiera
Pavia
Padova 1
corso Bigliati, 140/R
via C.B. Cavour, 9
via Marconi, 46
via V. Monti, 36
corso Strada Nuova, 128
via G. Bruno, 8/I
t 019 485835
t 039 2621300
t 030 9121083
t
t 0382 301936
t 049 8824785
albisola@soloaffitti.it
brugherio@soloaffitti.it
desenzano@soloaffitti.it
milano3a@soloaffitti.it
pavia@soloaffitti.it
padova@soloaffitti.it
Genova 1
Busto Arsizio
Desio
Milano 3B - San Siro
Rho
Padova 2
via della Libertà, 63/r
corso XX Settembre, 57
via San Pietro, 32
via Rubens, 22
via E. De Amicis, 38
via dei Livello, 37
prossima
t 0331 677780
t 0362 302017
t 02 48014327
t 02 93503480
t 049 650628
apertura
bustoarsizio@soloaffitti.it
desio@soloaffitti.it
milano3b@soloaffitti.it
rho@soloaffitti.it
padova2@soloaffitti.it
Imperia
Carate Brianza
Gallarate
Milano 3C
Segrate
Padova 3
via G. Des Geneys, 14
via Enrico Toti, 41
via Borghi, 3
prossima
via XXV Aprile, 19
via Falloppio, 28
t 0183 766069
t 0362 991266
t 0331 790501
apertura
t 02 36630199
t 049 657258
imperia@soloaffitti.it
caratebrianza@soloaffitti.it
gallarate@soloaffitti.it
milano3c@soloaffitti.it
segrate@soloaffitti.it
padova3@soloaffitti.it
Imperia - Porto Maurizio
Casatenovo
Garbagnate Milanese
Milano 4A - Moscova
Seregno
San Donà di Piave
via Matteotti, 2
via Milano, 9
via Alessandro Manzoni, 42
via Varese, 1
via Magenta, 36
via Stefani, 12
t 0183 62927
prossima
t 02 99020231
t 02 36560234
t 0362 245274
t 0421 333146
imperiapm@soloaffitti.it
apertura
garbagnate@soloaffitti.it
milano4a@soloaffitti.it
seregno@soloaffitti.it
sandonadipiave@soloaffitti.it
La Spezia 1
Cassano d’Adda
Lainate
Milano 4B - Zara
Sesto San Giovanni
S.Giovanni Lupatoto
viale Italia (ang. Via Dalmazia), 91
via Vittorio Veneto, 8
via Litta, 4/6
via Budua, 8
via C. da Sesto, 16
via Madonnina, 5/C
t 0187 778139
t 0363 65692
t 02 99766527
t 02 89077343
t 02 23164299
t 045 8753040
laspezia1@soloaffitti.it
cassano@soloaffitti.it
lainate@soloaffitti.it
milano4b@soloaffitti.it
sestosangiovanni@soloaffitti.it
sangiovannilupatoto@soloaffitti.it
Sanremo
Cassina de’ Pecchi
Lecco 1
Milano 4C
Somma Lombardo
Thiene
via Roma, 2
via Roma, 31
via Amendola, 47
via Pellegrino Rossi, 16
via E. Fuser, 8
via Santa Maria Maddalena, 8
t 0184 591975
t 02 9528157
t 0341 353644
t 02 66200267
t 0331 250049
t 0445 374138
sanremo@soloaffitti.it
cassinadepecchi@soloaffitti.it
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milano4c@soloaffitti.it
sommalombardo@soloaffitti.it
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SOLOAFFITTI franchising immobiliare
Il gioco di squadra è il valore più importante della rete. Insieme guardiamo lontano e ogni giorno lavoriamo per il futuro del gruppo
Bologna 2
Correggio
Parma 2
Pisa 1
via Mazzini, 113
viale Vittorio Veneto, 4D
via Gramsci, 19/B
via Giusti, 20
t 051 6360568
t 0522 694825
t 0521 940170
veneto
bologna2@soloaffitti.it
correggio@soloaffitti.it
parma2@soloaffitti.it
TOSCANA
pisa1@soloaffitti.it
Verona 2
Bologna 3
Faenza 1
Ravenna 1
Arezzo 1
Pistoia
via Betteloni, 2
via A. Costa, 67
corso Garibaldi, 18
viale Alberti, 27
via A. dal Borro, 47
corso Fedi, 16
t 045 532577
t 051 6146859
t 0546 667302
t 0544 276000
t 0575 401741
t 0573 976198
verona2@soloaffitti.it
bologna3@soloaffitti.it
faenza@soloaffitti.it
ravenna@soloaffitti.it
arezzo@soloaffitti.it
pistoia@soloaffitti.it
Verona 3
Bologna 4
Faenza 2
Ravenna 2
Arezzo 2
Prato1
via G. Mameli, 88
via G. Marconi, 28D
corso Mazzini, 96
via Maggiore, 163/A
via Vittorio Veneto, 244
via Roma, 62/A
t 045 8309494
t 051 6494477
t 0546 24642
t 0544 461197
t 0575 942334
t 0574 605280
verona3@soloaffitti.it
bologna4@soloaffitti.it
faenza2@soloaffitti.it
ravenna2@soloaffitti.it
arezzo2@soloaffitti.it
prato1@soloaffitti.it
Bologna 5
Ferrara
Reggio Emilia 1
Campi Bisenzio
Scandicci
via Toscana, 9/D
via Bologna, 47
piazza XXIV Maggio, 1/G
via B. Buozzi, 143/a
via Dante, 41
t 051 444001
t 0532 792090
t 0522 406304
t 055 890150
t 055 51603
TRENTINO ALTO ADIGE
bologna5@soloaffitti.it
ferrara@soloaffitti.it
reggioemilia@soloaffitti.it
campibisenzio@soloaffitti.it
scandicci@soloaffitti.it
Bolzano 1
Carpi 1
Forlì
Reggio Emilia 2
Empoli
Sesto Fiorentino
corso Libertà,70
via C. Marx, 9
largo de Calboli, 7
viale Regina Elena, 10/A
via S. Lavagnini, 59
via G. Matteotti, 7
prossima
t 059 645787
t 0543 26398
t 0522 512182
t 0571 74293
t 055 4484427
apertura
carpi1@soloaffitti.it
forli@soloaffitti.it
reggioemilia2@soloaffitti.it
empoli@soloaffitti.it
sestofiorentino@soloaffitti.it
Riva del Garda
Carpi 2
Forlimpopoli
Riccione
Firenze 1
Siena
viale Dante, 78
corso M. Fanti, 63
via Emilia per Cesena, 48
viale Ceccarini, 211
via Vittorio Emanuele II, 34 R
via Vittorio Emanuele II, 52
t 0464 557616
t 059 657102
t 0543 741102
t 0541 609008
t 055 4633278
t 0577 236210
rivadelgarda@soloaffitti.it
carpi2@soloaffitti.it
forlimpopoli@soloaffitti.it
riccione@soloaffitti.it
firenze1@soloaffitti.it
siena@soloaffitti.it
Casalecchio di Reno
Formigine
Rimini 1
Firenze 2
via Porrettana, 33/4
via Trento Trieste, 83
via XX Settembre, 74/76
viale Guidoni, 75/G
t 051 560355
t 059 573845
t 0541 787315
t 055 4288247
FRIULI VENEZIA GIULIA
casalecchiodireno@soloaffitti.it
formigine@soloaffitti.it
rimini@soloaffitti.it
firenze2@soloaffitti.it
UMBRIA
Monfalcone
Cattolica
Fornovo di Taro
Rimini 2
Firenze 3
Bastia Umbra
via Duca d’Aosta, 55
viale Mazzini, 171
via Nazionale, 18
via Tiberio, 18
viale dei Mille, 77 Rosso
via Firenze, 61
t 0481 413642
t 0541 968202
t 0525 404325
t 0541 709802
t
t 075 8000980
monfalcone@soloaffitti.it
cattolica@soloaffitti.it
fornovoditaro@soloaffitti.it
rimini2@soloaffitti.it
firenze3@soloaffitti.it
bastiaumbra@soloaffitti.it
Pordenone
Cento
Imola
Rubiera
Firenze 4
Gubbio
viale Marconi, 33
via Ugo Bassi, 30
viale A. Costa, 1
viale della Resistenza, 4
viale F. Talenti, 22
via Perugina, 12
t 0434 209053
t 051 6832236
t 0542 25598
t 0522 1713931
t 055 700124
t 075 9222659
pordenone@soloaffitti.it
cento@soloaffitti.it
imola@soloaffitti.it
rubiera@soloaffitti.it
firenze4@soloaffitti.it
gubbio@soloaffitti.it
Trieste1
Cervia
Langhirano
S.Giovanni In Persiceto
Firenze 5
Perugia 1
via di Tor Bandena, 3/B
via Parini, 15/A
via XX Settembre, 14/4
via Saati, 5
via Poggio Bracciolini, 25
via XX Settembre, 92/O
t 040 3498720
t 0544 973529
t 0521 858086
t 051 824445
t
t 075 5733221
trieste1@soloaffitti.it
cervia@soloaffitti.it
langhirano@soloaffitti.it
sgpersiceto@soloaffitti.it
firenze5@soloaffitti.it
perugia@soloaffitti.it
Udine 1
Cesena 1
Mirandola
S.Lazzaro di Savena
Grosseto
Perugia 2
via Roma, 27
piazza Almerici, 18
via Roma, 25
via Emilia, 95
via Scrivia, 6
via Settevalli, 18
t 0432 229788
t 0547 610802
t 0535 20654
t 051 450823
t 0564 416743
t 075 5058595
udine@soloaffitti.it
cesena@soloaffitti.it
mirandola@soloaffitti.it
sanlazzaro@soloaffitti.it
grosseto@soloaffitti.it
perugia2@soloaffitti.it
Cesena 2
Modena 1
Santarcangelo di Romagna
Livorno
via C. Cattaneo, 360
via Medaglie d’oro, 23/C
via Ugo Braschi, 60
viale Petrarca, 182
t 0547 602030
t 059 3094057
t 0541 1831481
t 0586 861173
EMILIA ROMAGNA
cesena2@soloaffitti.it
modena1@soloaffitti.it
santarcangelo@soloaffitti.it
livorno@soloaffitti.it
MARCHE
Bellaria
Cesenatico
Modena 2
Sassuolo
Lucca 1
Falconara
via Roma, 47
via Roma, 3
via Giardini, 294
via Pia, 12
via C. Castracani, 85
via Flaminia, 538
t 0541 345137
t 0547 675194
t 059 359759
t 0536 1845560
t 0583 396863
t 071 9160348
bellaria@soloaffitti.it
cesenatico@soloaffitti.it
modena2@soloaffitti.it
sassuolo@soloaffitti.it
lucca1@soloaffitti.it
falconara@soloaffitti.it
Bologna 1
Collecchio
Parma 1
Savignano sul Rubicone
Montecatini
Fano
via Malaguti, 2/D
strada Giardinetto, 6h
via della Repubblica, 97
corso G. Perticari, 54
via Matteotti, 148 (Pieve a Nevole)
via IV Novembre, 11
t 051 254585
t 0521 802837
t 0521 386584
t 0541 941447
t 0572 80498
t 0721 1797005
bologna1@soloaffitti.it
collecchio@soloaffitti.it
parma@soloaffitti.it
savignano@soloaffitti.it
montecatini@soloaffitti.it
fano@soloaffitti.it
80
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2008
Valencia e Murcia le prime agenzie Solo Alquileres in Spagna.
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Unità lavorative fra affiliati, collaboratori di agenzia e staff dell’azienda coinvolti nella rete Solo Affitti.
Pescara 2
Roma 6
Modugno
viale della Pineta, 14/3
corso Regina Maria Pia, 57
piazza Plebiscito, 13
t 085 4531281
t 06 56305532
t 080 5325543
marche
pescara2@soloaffitti.it
roma6@soloaffitti.it
modugno@soloaffitti.it
SICILIA
spagna
Jesi
Teramo 1
Roma 8 - Prati
Catania1
Almeria 1
viale Lavoro, 4H
via Crispi, 25
viale degli Scipioni, 86
via Caronda, 72
calle Hermanos Machado, 14
t 0731 215672
t 0861 410420
t 06 39742488
t 095 553081
t +34 950 888212
jesi@soloaffitti.it
teramo1@soloaffitti.it
roma8@soloaffitti.it
CAMPANIA
catania1@soloaffitti.it
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Macerata
Vasto
Roma 9 - Marconi
Napoli 2
Catania 2
Estepona
corso F.lli Cairoli, 12
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via G. Volpato, 1
via Card. Guglielmo Sanfelice, 12
via Cesare Beccaria, 24
plaza San Fernando, 5
t 0733 291368
t 0873 380407
t 06 5561712
t 081 5528967
prossima
t +34 951 965143
macerata@soloaffitti.it
vasto@soloaffitti.it
roma9@soloaffitti.it
napoli2@soloaffitti.it
apertura
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Roma 13
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Modica
Murcia 1
via Del Pescatore, 1
via Galla Placidia, 13
via Diocleziano, 65/B
via Sacro Cuore, 38
calle M. Vergara, 2 bajo
t 071 7987021
t 06 43597522
t 081 5700554
t 0932 454364
t +34 968 934834
napoli3@soloaffitti.it
modica@soloaffitti.it
murcia1@soloalquileres.es
ostra@soloaffitti.it
LAZIO
roma13@soloaffitti.it
S.Benedetto del Tronto
Albano Laziale
Roma 14
Palermo
Valencia 1
via Piemonte, 93
via del Collegio Nazareno, 15 A/B
via della Lega Lombarda, 31
via Duca della Verdura, 8
calle General Urutia, 8 bajo
t 0735 782792
t 06 9324761
t 06 44258434
t 091 8887522
t +34 963 810445
sanbenedetto@soloaffitti.it
albanolaziale@soloaffitti.it
roma14@soloaffitti.it
BASILICATA
palermo@soloaffitti.it
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Senigallia
Anguillara Sabazia
Roma 19 - Eur bis
Matera
Palermo 2
Valencia 2
strada Prima, 2
largo dello Zodiaco, 9
largo F. Juvarra, 15
via Lucana, 153 bis
via Leonardo da Vinci, 436
calle Mùsico Ginés, 9 bajo
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via G. Matteotti, 73
piazza Cairoli, 24
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Alba Adriatica
Ciampino
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viale della Vittoria, 62
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t 080 5760035
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Giulianova
Roma 2 - Parioli
Brindisi1
Lamezia Terme 1
La Maddalena
via Trieste, 71
via Po, 50/C
via dé Carpentieri, 29
via Garibaldi, 5
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Montalto Uffugo
Sassari
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via Trieste, 138
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lanciano@soloaffitti.it
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Montesilvano
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Gallipoli
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Sassari 2
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Rende 2
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RISORSE
RENT 04
numero 03
febbraio 2010
Si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato a questo terzo numero ed in particolare:
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errata corrige Rent 02 Il ragazzo di campagna testo di Massimo Teghille
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