RENT il periodico sulla cultura dell’affitto Solo Affitti franchising immobiliare quadrimestrale - 6 euro / in abbonamento 3 numeri - 15 euro numero 06 - novembre 2010
Le città dell’azzardo
Dai casinò ai centri commerciali. Scopriamo come l’architettura si fa scenografia
Oro blu
Azzardo o modernità? Nudo e crudo il dietro le quinte del rilancio della Mezzaluna
Guerrieri in affitto
Professionisti della sicurezza o combattenti per missione? Lo scenario non è affatto chiaro
Alto il nuovo skyline delle città, aumenta la voglia di grattacieli Alternativo il rispetto per l’ambiente, sarà il nuovo futuro Stabile il bisogno di evasione, lo svago difficilmente cede il passo Basso l’umore delle famiglie, che sognano una rendita vitalizia
il numero dell’azzardo Lontani i tempi in cui l’Uomo si sentiva grande e forte. La società del rischio divide, impera e rilancia. Ma la vera sfida è vincere la paura
06
La nostra missione. Dare ad ogni impresa il sistema di reggiatura e protezione adeguato alle proprie esigenze, che assicuri lo spostamento delle merci in piena sicurezza via mare, via terra, via aerea... Sulla base di questi principi abbiamo iniziato a studiare sistemi di reggiatura e protezione, e non abbiamo mai smesso di migliorarli.
06 IL NUMERO DELL’AZZARDO
Le città dell’azzardo
Dai casinò ai centri commerciali. Scopriamo come l’architettura si fa scenografia
Oro blu
Azzardo o modernità? Nudo e crudo il dietro le quinte del rilancio della Mezzaluna
Guerrieri in affitto
Professionisti della sicurezza o combattenti per missione? Lo scenario non è affatto chiaro
Alto il nuovo skyline delle città, aumenta la voglia di grattacieli Alternativo il rispetto per l’ambiente, sarà il nuovo futuro Stabile il bisogno di evasione, lo svago difficilmente cede il passo Basso l’umore delle famiglie, che sognano una rendita vitalizia
il numero dell’azzardo Lontani i tempi in cui l’Uomo si sentiva grande e forte. La società del rischio divide, impera e rilancia. Ma la vera sfida è vincere la paura
06
RENT
il periodico sulla cultura dell’affitto numero 06 novembre 2010
il punto
12
casa e famiglia
20
osservatorio
13
cittÀ e futuro
24
tempo e denaro
14
abitare globale
32
diritto e rovescio
mente locale
36
16
gioca jouer
44
lifestyle
48
lunch & food
54
fashion story
56
portfolio
62
varietÀ
84
Saper osare e non accontentarsi, la sfida di Solo Affitti nelle parole del suo Presidente Silvia Spronelli
Save the date: report immobiliari e andamenti della stagione turistica, per sapere tutto e di più sul mondo dell’affitto
Locatore e affittuario? Non son sempre rose in fiore. Tra giri e capogiri dello sfratto torniamo a braccetto col nuovo Affittosicuro
Laureandi in locazione cercasi. Per chi non è a tiro di mamma e papà: contratti, grane e agevolazioni, per un inizio d’anno ruggente
l’esperto risponde
18
A chi rivolgersi, cosa chiedere, a quali leggi appellarsi. Per ogni interrogativo non esitate ad incontrare l’esperto del mestiere
Tutta l’Italia in affitto. Un nuovo report ‘bollente’ sui gusti e le abitudini delle famiglie della penisola, tra capitale e capoluoghi di provincia, centri urbani e comuni di periferia
Le grandi architetture del passato come simboli della città dalle luci intermittenti? Se il gioco si fa spettacolo, sulla scia delle ‘follie’ di Bob Venturi, scongiuriamo anche il ricordo del buon Le Corbusier
‘Join the army’: per gioco sì, ma anche per davvero. Mentre i tempi moderni guardano alla figura del soldato, le Corporate Warriors fanno ancora paura
Bye bye caro vecchio giornalismo, ora c’è il ‘maschile’ che tutti aspettavamo. E nel tempo libero? Facciamoci un giro sulla tavola, tra rampe e videotape
Lontani i tempi in cui sbancare all’Enalotto era un sogno glorioso e italiano. Oggi l’azzardo si compra a rate e a colpi di grattate. La sfida? La lasciamo al Pupo della musica leggera
Quattro passi nel bosco con un lupo che sembra uscito dalla fiabe o un salto dal barbiere per sistemare barba e baffi? Demodè? Niente affatto
Alla riscoperta del gusto. Tra bancarelle di montagna, boschi e secret places, questa volta ci cimentiamo nella ricerca del fungo perfetto
L’odore della boxe invade le narici. Occhi neri, aquile tatoos e guanti color zebra, ecco come nel seminterrato di un circolo sportivo ci si ‘sposa’ con la nobil arte
Partire senza niente, neppure la promessa di un futuro, per tornare, dopo giorni peregrini, alle propria mura spoglie, sapendo che sempre là sarà perdutamente Itaca
Alla faccia dell’azzardo, di Patrick de Gayardon e della divisione Folgore. C’è da star sicuri: il paracadutismo è persino più safe delle caramelle illustrazioni di Elena La Rovere
6
design ferdi giardini
RENT il periodico sulla cultura dell’affitto Solo Affitti franchising immobiliare quadrimestrale - 6 euro / in abbonamento 3 numeri - 15 euro numero 06 - novembre 2010
RENT il periodico sulla cultura dell’affitto
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Vittorio Belafonte Carlo Camorali Edoardo Gentile Elena La Rovere Angelo Santachiara Seltz Massimo Teghille Sara Vindrola Camilla Wasser
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contributors
Paolo Antonelli Andrea Bianchi Fabio Boero Tom Buzzi Elisabetta Caligaris Francesca Camorali Matteo Cardamone Elisa Facchin Eva Stonem
06
RENT A RANT
editoriale
AFFITTA UNA PREDICA testo di Carlotta Petracci illustrazione di Elena La Rovere
C’è chi l’ha chiamato “desiderio” (Ugo Volli) o accelerazione infinita. Ma per tutti noi che ci siamo dentro è semplicemente il vetusto e arcinoto: progresso. Quel modello etico dominante della ‘vita di successo’, che, come un assioma, ha guidato la nostra società da più di 500 anni. Avere di più, fare di più, oltrepassare i limiti: sono solo alcune delle azioni che traducono l’idea di darsi un domani migliore di quello appena passato. È questo il motore dell’economia capitalista, e allo stesso tempo il suo problema di funzionamento. Suonano sibilline a tal proposito le parole di Keynes: “Quando l’accumulazione di capitale diventa il sottoprodotto delle attività di un casinò, è probabile che le cose vadano male”. Azzardo, è questo il mito che regola le nostre vite, ma a quale prezzo? Bisogna fare dei distinguo. Certamente ne esiste una versione eroica, ed è quella che consideriamo più alta.
Spesso nutrita dagli ideali, la ritroviamo in chi gioca al rilancio, perseguendo con tenacia la realizzazione di un sogno. Sia essa un’impresa, un progetto, un bisogno capace di parlare al collettivo. In questa visione di azzardo ciò che conta sono le probabilità di riuscire, tanto quanto la buona fede nella fortuna. La ragione è l’unica guida, anche a dispetto della mancanza di certezze. Tipicamente incosciente e spesso rischioso, invece, è un altro tipo di azzardo. Quello noto, della strada breve. Bandito dalle fiabe, ma ricorrente in tutti i periodi di crisi, è sempre dietro l’angolo, a suggerire il diritto ad una facile felicità. Per i più intransigenti è l’azzardo che va a braccetto con la corruzione dei costumi. E poi c’è l’ultimo tipo, ma non per importanza: l’azzardo per l’azzardo. Quello dei giocatori di professione: freddi, scaltri calcolatori; e quello crudele dell’ossessione, che una volta abbandonata la ri-
Avere di più, fare di più, oltrepassare i limiti: sono alcune delle azioni che traducono l’idea di un domani migliore cerca della dimensione ludica e del piacere della sfida, per le cifre che smuove, ricade facilmente nella piaga sociale. Azzardo per tutti, e per tutti i gusti dunque, come risposta a quell’abbondanza effimera che la ‘società del rischio’ ci ha venduto come possibile, al punto da diventare altamente improbabile…
spazio di presentazione del Piano Integrato Transfrontaliero MONVISO: l’uomo e le territoire espace de présentation du Plan Intégré Transfrontalier MONVISO: l’uomo e le territoire
Eataly via Nizza 230/14 Torino
con la collaborazione dell’Associazione Le Terre dei Savoia en collaboration avec l’Association Le Terre dei Savoia Fondo europeo di sviluppo regionale Programma Alcotra 2007 - 2013 Fond européen de développement régional Programme Alcotra 2007 - 2013
il punto
ASCOLTA LA LEPRE a cura di Silvia Spronelli Presidente di Solo Affitti Spa
HEAR THE HARE DOVE OSANO GLI AUDACI In nome dell’azzardo conduciamo le nostre vite, compiendo scelte il cui futuro non sempre è certo. Un salto nel buio in cambio di una sfida vinta. Chi può rinunciare al ‘brivido’ di questo corpo a corpo col destino? Conosco bene lo sguardo di chi, mentre ti ascolta raccontare con entusiasmo di aver intrapreso una nuova sfida, per te altamente motivante ed eccitante, sta pensando che quella che vuoi intraprendere, in realtà, non è una sfida ma la via più breve che porta al disastro. Riconosco subito quelli che ti sconsigliano (per il tuo bene naturalmente) pensando: se puoi avere la vita facile, perché complicartela? Soprattutto ricordo lo scetticismo delle persone a cui raccontavo, all’inizio dell’avventura di Solo Affitti, che avevamo scelto di dedicarci, proprio come dice esplicitamente e senza timore il nome, solo agli affitti, lasciando agli altri l’onere e l’onore di dividersi la ricca fetta di mercato della compravendita. Per fortuna posso ricordare e ancora assaporare il gusto della soddisfazione, la gratificazione dell’ammirazione per una sfida ampiamente vinta. Una scelta imprenditoriale che si è rivelata 12
di gran successo e che ha riscontrato i favori di quei clienti, proprietari ed inquilini, che sembravano in attesa di un servizio dedicato a loro soli. Rent stesso, del resto, è stata per noi una grande sfida, un modo nuovo di parlare di affitto e della cultura di chi vive in movimento, rischiando sempre nuovi orizzonti. Un magazine che non c’era, per un mondo che al contrario aveva tante storie da raccontare, e che con orgoglio ora, vediamo crescere. Abbiamo dedicato questo numero proprio per questo all’azzardo, a chi ama osare e non sa accontentarsi, a chi non vuole seguire strade già asfaltate, ma preferisce lasciare la propria scia. A chi ha azzardato un investimento e ora ne raccoglie i frutti, a chi sperimenta diverse ‘inquadrature domestiche’ per trovare nuovi stimoli. A chi come noi crede che il gioco sia un corpo a corpo col destino. Chi partecipa è già un vincitore.
Con orgoglio vedo crescere il mio sogno, giorno dopo giorno
osservatorio
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
TURISTI PER SEMPRE Dalle Alpi alla Riviera, perché non regalarsi un soggiorno da mille e una notte?
tour operator enti di promozione del turismo aziende di tecnologia/web
TTG 2009
40% 13% 5%
altre tipologie
13%
trasporti
14%
strutture ricettive
15%
Le città tornano a popolarsi, le spiagge a svuotarsi: per la maggior parte degli italiani le vacanze sono appena trascorse e i tour operator sono nuovamente al lavoro. Con le sue mode e i suoi repentini ritorni, ecco sfilare la stagione turistica 2010/2011. A Rimini dal 22 al 24 ottobre si è svolta la TTG Incontri, la più importante fiera internazionale b2b del settore turistico in Italia. Tre giorni durante i quali sono state presentate al mercato le principali novità degli operatori del turismo di tutta la penisola.
Una nuova ‘collezione’ di proposte che riprende il trend iniziato con le vacanze pasquali 2010, che ha registrato più che un calo nel numero di turisti, nel numero di notti di permanenza: stimato intorno ai 9 giorni. Oggi i clienti sembrano prestare particolare attenzione al rapporto qualità-prezzo. Per una bella villa vicino al mare sono disposti a pagare cifre più alte. Allo stesso tempo cresce la richiesta di servizi accessori e la preferenza degli italiani per la casa come soluzione ideale per la vacanza. Con
queste premesse non potevamo certo mancare. Solo Affitti Vacanze ha presentato in fiera i suoi nuovi prodotti dedicati al settore turistico, studiati ad hoc per continuare a soddisfare le esigenze di proprietari ed inquilini, e l’esclusiva polizza assicurativa, nata da un accordo siglato con Axa Assicurazioni. Soli 25 euro per una copertura assicurativa – con un massimale di 260 mila euro – per tutti i danni arrecati agli immobili affittati, che prescinde dalla durata del soggiorno e dal numero degli occupanti.
UN’ESCLUSIVA TAVOLA ROTONDA
Solo Affitti si interroga sulle questioni calde della locazione: il nuovo sistema di tassazione, noto come cedolare secca, il numero di contratti registrati e le proiezioni su quelli sommersi, il tema dell’affitto come risposta alle nuove esigenze dell’abitare. La locazione, tradizionalmente ritenuta una soluzione di ripiego in un Paese dove tre famiglie italiane su quattro abitano in un appartamento di proprietà, rivela oggi un’attrattività crescente ed è espressione di un nuovo modo di concepire il rapporto con la casa: maggiore disponibilità agli spostamenti, mantenimento dell’accesso alla liquidità, predisposizione al cambiamento. Anche la politica sta mostrando un’attenzione inedita al tema, inserendo nella propria agenda proposte orientate alla locazione e all’housing sociale. Con il contributo della società di ricerche Nomisma, verrà presentato l’11 novembre a Milano il rapporto sulle locazioni, contenente dati sui canoni, sui principali trend registrati nel settore, e una completa
ed esaustiva analisi sulla tipologia di contratti, inquilini ed immobili maggiormente richiesti. Novità e spunti, per tornare a discutere insieme, durante il nostro consueto appuntamento annuale. Vi aspettiamo.
Tra saliscendi immobiliari e trend del settore, un nuovo rapporto ‘bollente’ sul mondo della locazione Tra cedolare secca e rendimenti altalenanti, quanto conviene affittare o andare in affitto? Con un parterre d’eccezione che vede la straordinaria partecipazione, tra gli altri, dell’autorevole Gualtiero Tamburini, dell’Assessore Domenico Zambetti, del Professor Francesco Indovina e dell’ex vice Ministro all’Economia Roberto Pinza,
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SOLOAFFITTI franchising immobiliare
sfratti morosi
Nel 2009 gli sfratti emessi sono aumentati del 17,5% rispetto al 2008, col valore più alto degli ultimi 13 anni. Roma
L’ENCICLOPEDIA DELLO SFRATTO: DALL’INADEMPIENTE AL MOROSO Casa tua, ritorna mia. Tra case occupate, affittuari irriverenti, giri e capogiri del mondo dello sfratto, ecco tutte le risposte, per uscirne, quasi del tutto, indenni per finita locazione Avviene alla scadenza del contratto (8 anni per i contratti liberi; 5 per i contratti concertati, alle singole scadenze previste negli accordi locali per i contratti transitori e a studenti) con tempi di esecuzione piuttosto lunghi. Quando l’inquilino non esprime l’intenzione di rilasciare l’immobile al termine della locazione, il proprietario può avviare le procedure di sfratto dando un preavviso tramite raccomandata 6 mesi prima della scadenza. La procedura inizia con l’intimazione a lasciare libero l’immobile, con citazione in udienza del conduttore per la convalida. Ogni provvedimento per finita locazione deve essere rappresentato da un titolo esecutivo che, spesso assume la forma dell’ordinanza o della sentenza. Con il provvedimento che, decide il rilascio, il Giudice, in base all’articolo 56 della legge 392/78, fissa anche la data di esecuzione. La particolarità di questo tipo di sfratto è relativa alla possibilità dell’inquilino di chiedere al Giudice la proroga, che può essere massimo di 6 o 18 mesi (per ultrasesantacinquenni, portatori di handicap, cassaintegrati, 14
si piazza in testa alla classifica, con 8.729 sfratti emessi, di cui 6.355 per morosità (72,8%); seguita a distanza da Firenze con 2.895 sfratti (2.322 per morosità, l’ 80,2%).
sfratti emessi nel 2009
1
Bergamo
1097
Milano
2574
Torino
2296
Firenze
2895
Roma
8729
Napoli
2722
I dati sono relativi al 2009. Dal 2007 al 2010 gli sfratti sono in continuo aumento. Inchiesta del Sole24 Ore I dati riportati sulla cartina sono relativi all’anno 2009. Dal al 2010 gli sfrattidihanno sui2007 dati di 40 tribunali registrato un continuo aumento, secondo l’inchiesta sviluppata dal Sole 24 Ore sui dati di capoluogo. 40 tribunali di capoluogo
ecc). Nel periodo di proroga il canone viene maggiorato del 20%. Il mancato pagamento della maggiorazione rende l’inquilino moroso e porta ad accelerare i tempi di sfratto. Al termine del rinvio il legale del locatore notifica il precetto.
per morositÀ
Il primo atto da effettuare per ottenere lo sfratto di un inquilino moroso è costituito dalla compilazione di una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno nella quale occorre sollecitare il pagamento degli affitti arretrati entro una data stabilita (15 giorni). È necessario quindi rivolgersi ad un avvocato per l’avvio della pratica legale di sfratto, se la morosità persiste. La pratica consiste in una serie di passi. 01. Intimazione di sfratto: per morosità e contestuale citazione per la convalida presso il tribunale competente. 02. Termine di grazia: se l’inquilino si presenta all’udienza può chiedere il ‘termine di grazia’, cioè un periodo di tempo entro cui poter pagare e saldare la morosità. Il Giudice può concedergli fino a tre o quattro mesi per pagare. 03. Convalida: se l’inquilino non si pre-
senta o non si oppone, lo sfratto è convalidato e il Giudice fissa la data di esecuzione per il rilascio dell'immobile. 04. Atto di precetto: se l’inquilino moroso non lascia l’appartamento entro la data fissata dal Giudice, occorre che il proprietario a mezzo del suo avvocato notifichi l’atto di precetto in cui viene intimato di rilasciare l’unità immobiliare entro 10 giorni dalla notifica, a seguito dei quali si procede con l’esecuzione forzata. 05. Monitoria di sgombero: se l’inquilino continua ad occupare l’immobile, occorre procedere con la ‘monitoria di sgombero’. 06. Ufficiale giudiziario: l’ultimo atto della procedura di sfratto per morosità è rappresentato dall’intervento dell’Ufficiale Giudiziario che esegue lo sfratto avvalendosi, se necessario, della forza pubblica. 07. Verbale di rilascio: a conclusione dell’intero iter viene redatto il ‘verbale di rilascio immobile’, atto in cui l’Ufficiale Giudiziario verbalizza l’avvenuto sfratto. 08. Inventario: se nell’immobile sono rimasti gli arredi dell’inquilino moroso,
tempo e denaro
pratica di sfratto
01. Intimazione di sfratto 02. Richiesta del ‘termine di grazia’ o convalida se non c’è opposizione 03. Atto di
precetto 04. Monitoria di sgombero 05. Intervento dell’Ufficiale Giudiziario 06. Verbale di rilascio dell’immobile.
85%
LAZIO
79%
% sfratti
+14
sfratti emessi
9622
17,6% 18%
le strade SICURE della lepre
LOMBARDIA % sfratti
+32,5
sfratti emessi
9364
TOSCANA
aumento morosità aumento sfratti 2009
2008
l’Ufficiale Giudiziario stilerà un dettagliato inventario e nominerà il proprietario custode e responsabile degli averi che l’inquilino non è riuscito a portare via.
per necessitÀ
Scatta alla prima scadenza del contratto (libero o 3+2). Il locatore deve dichiarare 6 mesi prima della scadenza del contratto, la volontà di impedirne il rinnovo automatico in presenza dei motivi previsti dalla legge (articolo 3, comma 1, legge 431/98). Alla comunicazione può seguire l’avvio di un giudizio davanti al Magistrato. All’udienza possono verificarsi due ipotesi: il conduttore non si oppone e il magistrato fissa con ordinanza esecutiva il rilascio, oppure se si oppone, il Giudice, dopo aver tentato di conciliare le parti, avvia una vera e propria istruttoria la quale si concluderà con una sentenza che, se accerta la validità e legittimità dei motivi di necessità richiesti dal proprietario, porterà l’inquilino al rilascio dell’immobile. Con questa tipologia di sfratto le procedure si velocizzano, ma la legge 431/98 ai commi 3 e 5 dell’articolo 3 prevede sanzioni per il proprietario che non utilizza l’immobile dopo averne riacquistata la disponibilità.
% sfratti
+49
sfratti emessi
6411
EMILIA ROMAGNA % sfratti
+24
sfratti emessi
7016
per Inadempienza Scatta nel caso di grave inadempimento da parte del conduttore (sublocazione non autorizzata, mutamento destinazione d’uso pattuita, e simili). Stesso procedimento degli altri sfratti ma con tempi più brevi. È interessante notare come l’84% degli sfratti nel nostro paese, sia causato dalla morosità. Oltre 61 mila provvedimenti esecutivi di sfratto sono stati emanati in Italia nel 2009, con un aumento del 17,58% rispetto al 2008. E proprio questa particolare congiuntura ha spinto Solo Affitti a studiare un prodotto che potesse facilitare l’accesso alla locazione aiutando, nel contempo, proprietari e inquilini a migliorare un rapporto tendenzialmente conflittuale. Il pacchetto Affittosicuro, nella nuova versione ‘assicurativa’ coniuga l’esigenza di sicurezza del locatore, che vuole essere garantito per il puntuale pagamento del canone e per il risarcimento di eventuali danni causati dall’inquilino e l’esigenza del conduttore di qualificarsi agli occhi del proprietario e di ottenere lui stesso certezze per se e la propria famiglia.
Affittosicuro: per chi cerca e per chi trova. Per chi in casa comodo e tranquillo si ritrova C’è chi dice che tranquilli si diventa, ma in un mondo che cambia veloce come quello dell’affitto la sicurezza è un traguardo che va pianificato. Per questo abbiamo pensato ad Affittosicuro, uno strumento vantaggioso sia per l’inquilino, che risparmia le tre onerose mensilità anticipate, versando semplicemente un premio dal costo pari a circa una mensilità, sia per il proprietario, che può dormire sonni tranquilli senza preoccuparsi degli imprevisti della locazione: dalla morosità dell’inquilino, alle controversie legali, ai danni all’immobile. Da quando ha inizio lo sfratto per morosità, ad esempio, il locatore riceve subito dalla compagnia garante una somma pari alle mensilità arretrate, ottenendo i successivi canoni di locazione maturati fino alla data di convalida dello sfratto e per un massimale pari a 12 mensilità. Tutte le spese legali del locatore per l’azione di sfratto, sono sostenute direttamente dalla compagnia. A queste garanzie il locatore può decidere di associare anche una polizza a copertura degli eventuali danni arrecati dall’inquilino all’immobile e al suo contenuto. Più sicuri, più felici. 15
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
corso di laurea in locazione Coinquilini accomodanti, università desiderata e casa dolce casa. Ma siamo proprio sicuri che sia così facile vivere senza mamma e papà? Tecnica per trovare casa. Ecco il primo esame che dovranno obbligatoriamente sostenere i quasi 500.000 studenti fuori sede iscritti alle università italiane. Argomenti da trattare: posizione vicino alla facoltà, buone condizioni dell’alloggio, coinquilini ‘vivibili’ e giusto prezzo. Libri di testo: il voluminoso malloppo di annunci ed offerte sparsi su qualsiasi superficie libera, giornali di settore, inserzioni su internet, in attesa che il manuale dell’affitto perfetto trovi la definitiva stesura. Orario dei corsi: ad intervalli più
431/98
È la legge che prevede la stipula di contratti-tipo per gli studenti fuori sede. Questa formula contrattuale è valida solo se lo studente, o il
gruppo di coinquilini in questione, sono iscritti ad un corso con sede nel comune dove vivono, e con residenza anagrafica in un altro comune.
o meno regolari le matricole potranno contare sui consigli degli studenti degli altri anni. E chi fra questi cerca un nuovo alloggio, invece, potrà contare sull’esperienza accumulata. Il giorno dell’esame è vicino e la promozione non è uno scherzo. Un mondo che coinvolge circa 1 milione e 800 mila universitari, di cui circa 350 mila fuori sede, e dove si segnalano nuove e singolari tendenze. Tra le più diffuse c’è quella di far acquistare una casa ai genitori per poi affittarla ad altri studenti ripagando la rata del mutuo. Noti e vari sono i casi di speculazione. Un mercato, quindi, quello degli affitti, che continua a crescere, sia nei canoni, che si mantengono costantemente alti e talvolta impennano, sia nelle richieste e nelle offerte, sempre abbondanti. Gli studenti rappresentano inquilini molto invitanti: si accontentano di un posto letto, arrivando a pagare cifre fino a 500 euro a testa in metropoli come Milano o Roma, e la loro permanenza è per vocazione transitoria. Sul fronte contrattuale gli accordi ‘in nero’ sono ancora molto diffusi, ma la situazione si va regolarizzando, anche grazie a procedure antievasione più inflessibili e agli incentivi previsti dallo Stato per la stipula di contratti redatti ad hoc per gli studenti. Per questa categoria di inquilini, infatti, la legge 431/98 prevede la stipula di un apposito contratto-tipo per tutti coloro che si trovano fuori sede:
durata, canone e condizioni sono formulate facendo riferimento al caso specifico. Questa formula contrattuale è applicabile solo a condizione che il conduttore sia uno studente iscritto ad un corso di laurea o ad un corso di specializzazione con sede nel comune in cui si trova l’appartamento da affittare ma con residenza anagrafica in un comune diverso da quello di domicilio. Molto spesso capita che a prendere in locazione l’alloggio non sia il singolo studente, ma un gruppo che condivide appartamento e spese. La legge prevede pertanto la possibilità di intestare il contratto al gruppo stesso, con facoltà, all’occorrenza, di subentri e sostituzioni nel corso della locazione.
Agevolazioni per studenti fuori sede Introdotte dalla Finanziaria 2008, si tratta di detrazioni per i canoni di locazione relative ai contratti stipulati o rinnovati ai sensi della legge 431/98 dagli studenti iscritti a un corso di laurea presso una università che si trova in un comune diverso da quello di residenza. La detrazione può essere fatta valere in sede di dichiarazione dei redditi dal genitore dello studente con la stessa modalità delle tasse di iscrizione all’università, per un importo pari al 19% dei canoni di affitto versati e una detrazione massima non superiore ai 500 euro.
16
Condizione per la stipula Il conduttore deve essere uno studente iscritto ad un corso di laurea o ad un corso di specializzazione con sede nel comune in cui si trova l’immobile locato, ma deve avere residenza in comune diverso. Facoltà di recesso per il conduttore In qualunque momento, inviando lettera raccomandata con almeno 3 mesi di preavviso, per gravi motivi. Facoltà di disdetta per il locatore Non è prevista facoltà di disdetta a favore del locatore.
DURATA del contratto Da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 36 mesi, con rinnovo automatico per lo stesso periodo. canone Concordato, in base agli accordi territoriali. Aggiornamento del canone Il canone può essere aggiornato annualmente in misura non superiore al 75% dell'indice pubblicato dall'ISTAT relativo all'aumento dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.
Sconti fiscali Previste particolari agevolazioni fiscali a favore del locatore. IRPEF: il canone imponibile dichiarato dal locatore ai fini IRPEF (per il quale è prevista la deduzione fiscale del 15%, ammessa per tutte le tipologie di locazione) viene ulteriormente ridotto del 30%, per una deduzione complessiva del 40,5%. Imposta di registro: l’aliquota del 2% viene applicata al 70% del canone annuo di locazione. ICI: ciascun comune può decidere di ridurre l’aliquota ICI sugli immobili concessi in locazione con contratto a studenti universitari fuori sede.
diritto e rovescio
48/2006
È la legge che contiene la ben nota Manovra Bersani-Visco secondo la quale è obbligatorio registrare anche i contratti con oggetto beni strumentali,
posseduti da imprese, società e soggetti IVA. L’imposta di registro è pari all’1% del canone annuo, mentre tempi, modalità e scadenze rimangono immutati.
FILO D’ARIANNA Per chi non vuole smarrirsi durante la registrazione di un contratto. Un memorandum a prova di labirinto Perchè
La finalità è duplice. La prima è di natura giuridica: ogni contratto, in quanto scrittura privata, definisce irrevocabilmente degli accordi. La seconda è fiscale e prevede che il locatore denunci il proprio reddito (con conseguente pagamento delle relative imposte) per poter procedere alla registrazione. Quali
La Legge 449/97, art. 21 comma 18, ha introdotto l’obbligo della registrazione per tutti i contratti di locazione e affitto di beni immobili di qualsiasi ammontare, purché di durata superiore ai 30 giorni complessivi nell’anno (il calcolo dei 30 giorni deve riguardare l’unità immobiliare locata ed essere stipulato dalle stesse parti contraenti). Chi
Il pagamento spetta al locatore e al conduttore in parti eguali, ma entrambi rispondono in solido del pagamento dell’intera imposta. Quando
Il contratto deve essere registrato entro 30 giorni dalla data di stipula o dalla sua decorrenza, se antecedente. Il pagamento dell’annualità successiva va effettuato entro il ventesimo giorno dalla data di scadenza annuale. Dove e come
Il contratto può essere registrato all’Agen-
zia delle Entrate di competenza territoriale, compilando il modello 69 di richiesta di registrazione ed allegando la ricevuta dell’avvenuto pagamento dell’imposta di registro. Come stabilito dall’articolo 19, comma 15, del dl 78/2010, dal 1 luglio 2010 è obbligatorio indicare nella ‘richiesta di registrazione’ (modello 69) i dati catastali dell’immobile locato. L’obbligo riguarda la registrazione dei contratti di locazione, i contratti di cessione, risoluzione o proroga, anche tacita, per i quali è necessario compilare il nuovo modello Cdc. È possibile pagare l’imposta di registro mediante versamento presso gli istituti e le aziende di credito o gli uffici e le agenzie postali o i concessionari della riscossione con l’utilizzo del mod. F23, indicando i codici tributo: 115T - imposta di registro per i contratti di locazione fabbricatiprima annualità; 112T - imposta di registro per contratti di locazione fabbricati-annualità successive; 107T - imposta di registro per contratti di locazione fabbricati-intero periodo; 114T - imposta di registro per proroghe (contratti di locazione e affitti); 108T - imposta di registro per affitto fondi rustici. Inserendo come causali: RP per la prima annualità; RC per le annualità successive. La registrazione può inoltre essere effettuata anche per via telematica. La procedura telematica è obbligatoria per chi possiede almeno 100 immobili, mentre è facoltativa per tutti gli altri contribuenti. Utilizzando questa modalità si effettua il pagamento on-line delle imposte di registro, di bollo e di eventuali interessi e sanzioni.
sanzioni amministrative per ritardato od omesso pagamento dell’imposta principale ritardo dal 31° al 60° giorno entro l'anno oltre l'anno
percentuale 10% dell'imposta dovuta 12% dell'imposta dovuta 120% dell'imposta dovuta
Quanto
Per la registrazione occorre versare l’imposta di registro, che è pari al 2% del canone annuo e per la prima annualità corrisponde a 67,00 euro. Per i contratti di locazione di durata pluriennale la legge prevede la facoltà di corrispondere l’imposta di registro commisurata all’intera durata del contratto, oppure di versarla anno per anno. Chi sceglie la prima strada ha diritto ad una detrazione dell’imposta, in misura percentuale, pari alla metà del tasso di interesse legale corrente (al momento del 1%) moltiplicato per il numero di annualità. REGISTRAZIONE DI IMMOBILI STRUMENTALI
A seguito delle correzioni apportate al Decreto Legge n. 223 del 4 luglio 2006, noto come Manovra Bersani – Visco e contenute nella legge 248/2006 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’11 agosto 2006 è obbligatorio registrare anche i contratti soggetti a IVA aventi come oggetto beni strumentali posseduti da imprese, società, soggetti IVA. In questo caso l’imposta di registro è l’1% del canone annuo, mentre rimangono immutati tempi, modalità e scadenze.
sanzioni amministrative per ritardato od omesso pagamento di rinnovi annuali codice tributo 671T 671T 671T
decreti legislativi 18/12/97 n. 471,472, 473 in G.U. n° 5 8/1/1998
ritardo dal 31° al 60° giorno entro l'anno oltre l'anno
percentuale 2,5% dell'imposta dovuta 3% dell'imposta dovuta 30%dell'imposta dovuta
codice tributo 671T 671T 671T
decreti legislativi 18/12/97 n. 471,472, 473 in G.U. n° 5 8/1/1998
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1 alberto Sono locatore di una serie di appartamenti situati in una tranquilla zona residenziale. In diversi anni, non ho mai riscontrato alcun problema con i vari affittuari, tranne di recente, quando mi sono accorto che uno di loro sublocava il mio immobile senza avermene dato comunicazione. Fino a che non l’ho più visto. Oltre ad essere venuto meno ad una delle clausole contrattuali, non ha nemmeno provveduto allo sgombero dei locali, abbandonandovi i propri mobili. Ho provato a rintracciarlo, a intimare che mi sarei sbarazzato della sua roba, ma non c’è stato nulla da fare. È sparito nel nulla, introvabile. La legge mi permette di intervenire e di liberarmi dei mobili? A chi mi devo rivolgere e a quali articoli posso appellarmi per risolvere questa scomoda situazione? SOLOAFFITTI Caro Alberto, se gli arredi e corredi lasciati dal conduttore hanno un certo valore, la soluzione più corretta consiste nel procedere al loro pignoramento e alla loro successiva vendita all’asta, non essendo consentito dalla legge di impossessarsene (diversamente si commetterebbe reato) o portarli alle pubbliche discariche (per le quali comunque bisogna fare richiesta di smaltimento al proprio Comune). L’articolo 609 del Codice di Procedura Civile prevede, infatti, che se in un immobile l’affittuario abbandona parti del proprio mobilio e/o oggetti di sua proprietà, senza fare menzione o accenno di occuparsene, il locatore è obbligato a rispondere del volere dell’Ufficiale Giudiziario, custodendoli nell’appartamento o trasportandoli in un altro luogo, avendo cura che non vengano danneggiati o alterati in numero. Va sottolineato, inoltre, 18
2 che in caso di sfratto (di qualsiasi tipo), l’esecuzione del rilascio di un immobile termina con la restituzione del bene alla parte procedente, secondo le modalità indicate nell’articolo 608, comma 2, del Codice di Procedura Civile, che rendono in questo modo superfluo l’accordo intervenuto tra l’esecutante e l’esecutato, alla presenza dell’Ufficiale Giudiziario, su una data entro la quale l’inquilino è obbligato ad asportare il contenuto del locale in questione (per un approfondimento si rimanda all’articolo della Cassazione Civile, del 5 maggio 2009, n. 10310). L’articolo 1591 del Codice Civile, infine, specifica che l’obbligo dell’affittuario di pagare il canone di affitto mensile continua ad essere valido fino al momento dell’effettiva riconsegna dell’immobile al locatore e fino a quando all’interno dei locali siano presenti i suoi mobili o beni (con riferimento all’articolo della Cassazione Civile, del 20 aprile 1982, n. 2452).
manuela Sono proprietaria di un piccolo negozio che ho affittato per anni. Si trattava di un semplice contratto di locazione commerciale con scadenza il 31 marzo 2010. Per motivi familiari, mi sono vista obbligata a dover far risolvere il contratto. Ho effettuato la disdetta regolarmente, ma attualmente l’inquilino è ancora nei locali in attesa di trovare una nuova sistemazione, e paga l’affitto. Come mi devo comportare? In questo periodo la retta dell’affitto dovrebbe esser maggiorata come indennità di occupazione? E inoltre, non versando più la tassa di registro, questi redditi vanno dichiarati come redditi diversi? In quale quadro vanno inseriti? Infine, non mi è molto chiaro se ho la possibilità di dedurre il 15% dall’importo del canone, non trattandosi più di redditi da locazione. SOLOAFFITTI Cara Manuela, gli importi pagati dal tuo inquilino, vanno considerati ancora a titolo di canoni di locazione. Consentendo la sua permanenza all’interno del tuo immobile c’è stata, infatti, da parte tua, tacita conferma. Questa azione va considerata a tutti gli effetti come un accordo, che cancella ed annulla, la precedente disdetta. Anche se si tratta di un accordo puramente verbale, riprendendo la consultazione 4851/91 del 26 ottobre 1991 dell’avvocatura dello Stato, il tuo comportamento va considerato come “una sorta di ultrattività del precedente contratto; ovvero un’intesa nel quadro di una rinegoziata locazione” (in senso analogo, sebbene rese ai fini dell’imposizione indiretta, puoi far riferimento alla circolare 43/E del 9 luglio 2007 e alla risoluzione ministeriale 27/E del 14 febbraio 1997). Sul lato pratico, il canone pagato dall’affittuario è redditualmente ‘gestito’ come locazione e, quindi, indicato nel quadro RB di Unico persone fisiche.
glossario
locazione. Ogni definizione è estrapolata a come affitto dagli articoli delle diverse sezioni e Il glossario dell’affitto è una raccolta ampliata per fornire al lettore una guida di terminologie e leggi che approfondiscono le tematiche relative alla interpretativa utile e aggiornata.
A aliquota
È il tasso fisso o variabile, espresso in forma di percentuale nelle imposte ad valorem e nelle imposte specifiche, che si applica alla base imponibile per calcolare il tributo. Le imposte ad valorem e specifiche si contrappongono alle imposte a quota fissa, il cui ammontare è fissato direttamente dalla legge. L’aliquota media è pari al rapporto tra ammontare dell’imposta e ammontare della base imponibile; invece l’aliquota marginale è pari al rapporto tra la variazione dell’ammontare dell’imposta e la corrispondente variazione dell’ammontare della base imponibile. Un’imposta si dice proporzionale se la sua aliquota media è costante; progressiva se l’aliquota media aumenta all’aumentare della base imponibile; regressiva se, invece, diminuisce.
B bene immobile
Per bene immobile si intende un terreno, un fabbricato o in genere una costruzione stabile, che costituisca un tutto omogeneo di forma particolare e prestabilita, atto all’uso cui la costruzione è destinata. Gli immobili sono censiti in Catasto, suddiviso in un Catasto Terreni (NCT, Nuovo Catasto Terreni) ed in un Catasto Edilizio (Catasto dei Fabbricati). Si possono suddividere i terreni agricoli ed edificabili, mentre i fabbricati sono divisi nelle tipologie individuate dalle tabelle delle categorie catastali: immobili a destinazione ordinaria, immobili a destinazione speciale e immobili a destinazione particolare. A loro volta è possibile distinguere diverse tipologie immobiliari, come i fabbricati residenziali, ad uso per lo più abitativo, i fabbricati terziari, dotati di impianti consoni al mondo dell’ufficio, i fabbricati produttivi, con aree di gestione ancora maggiori, ed infine i fabbricati commerciali, che includono strutture come alberghi, cinema o centri commerciali. bene immobile strumentale
Sono immobili utilizzati esclusivamente per l’esercizio dell’arte/professione da parte del possessore. Si sottolinea come non assuma rilevanza la categoria catastale dell’immobile utilizzato. Può così essere strumentale anche un immobile
abitativo purchè utilizzato esclusivamente per l’esercizio dell’attività. I contratti di locazione aventi per oggetto immobili strumentali sono assoggettati al pagamento dell’imposta di registro proporzionale dell’1% indipendentemente dal regime IVA. Sono da considerarsi immobili strumentali per natura : gli uffici e gli studi, i negozi e le botteghe, e i magazzini sotterranei per depositi.
C Contratto di affitto per studenti fuori sede
Questa tipologia contrattuale prevede una durata dai 6 ai 36 mesi ed è applicabile solo nel caso in cui il conduttore sia uno studente iscritto ad un corso di laurea o specializzazione nel comune interessato, e con residenza ‘fuori sede’. È anche prevista la possibilità di intestare il contratto ad un gruppo di studenti, in caso di coabitazione, con facoltà di subentri e sostituzioni anche nel corso della locazione. Il contratto a studenti universitari fuori sede prevede un canone concordato, determinato in base a criteri e valori fissati dagli appositi accordi territoriali. Sarà quindi decisamente inferiore a quello di libero mercato, permettendo anche agevolazioni fiscali per il proprietario, relative a IRPEF, ICI e imposta di registro. Il contratto è rinnovato automaticamente alla scadenza, e lo studente-inquilino ha la possibilità di recedere in qualsiasi momento, con un preavviso minimo di 3 mesi.
D Decreto Legge 223/206
Meglio conosciuto come ‘Decreto Bersani-Visco’, è stato definitivamente convertito in legge l’11 agosto 2006. La novità principale consiste nell’obbligo di registrare anche i contratti soggetti a IVA aventi come oggetto beni strumentali posseduti da imprese, società e soggetti IVA. L’esenzione IVA viene confermata per le locazioni di tutti gli immobili abitativi, mentre per i beni strumentali si introduce la possibilità di opzione tra
regime di esenzione o imponibilità IVA, esclusi i casi di esenzione obbligatoria. In ogni caso per le locazioni di tutti gli immobili strumentali, soggetti IVA o esenti, è obbligatoria la registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate, con un imposta di registro pari all’1% del canone annuo.
I ICI
L’imposta comunale sugli immobili è un tributo statale che grava sui fabbricati e sui terreni, costituendo oggi una delle maggiori entrate dei comuni italiani. L’ICI è un’imposta sul patrimonio immobiliare, non progressiva come le imposte sul reddito, ma basata sul valore del fabbricato determinato da una percentuale fissa stabilita da ogni Comune. Imposta di registro
Si presenta come tributo avente una duplice natura, anche se alternativa: di tassa, quando è correlata ad una erogazione di servizio da parte della pubblica amministrazione, e di imposta, quando invece è determinata in proporzione al valore economico dell’atto o del negozio.
L Legge 449/97
Ha introdotto l’obbligo della registrazione per tutti i contratti di locazione di beni immobili di qualsiasi ammontare, purché di durata superiore ai 30 giorni complessivi dell’anno. La finalità di questa registrazione è duplice: a livello giuridico la consegna della copia del contratto stabilisce degli accordi definitivi, a livello fiscale, invece, il locatore è vincolato a pagare le tasse sul reddito che percepisce. Per la registrazione, da effettuare presso l’Agenzia delle Entrate di competenza entro 30 giorni dalla data di stipula o decorrenza, occorre versare un’imposta di registro, pari al 2% del canone annuo. Per i contratti di locazione di durata superiore all’anno è possibile pagare l’imposta di registro commisurata all’intera durata del contratto, oppure versarla di anno in anno. 19
Scena e retroscena del mercato dell’affitto in Italia. Un rapido sguardo a come sono cambiati i gusti e le abitudini lungo tutta la penisola dagli anni Sessanta a oggi
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casa e famiglia
locazione ieri e oggi
Secondo l’analisi dei dati censuari dell’Istat nel 1961, delle abitazioni presenti sul mercato, il 46,6% era dato in affitto mentre il 45,8% era di proprietà. Nel 2001
invece ad essere dato in affitto era solo il 20% mentre il 71,4% era di proprietà. La scelta abitativa oggi più che mai dipende da due indicatori: reddito e composizione
delle famiglie. La diffusione dell’affitto è maggiore tra persone sole con età inferiore ai 35 anni, giovani coppie senza figli e famiglie con un solo genitore.
Un paese in affitto testo di Daniela Percoco di Nomisma infografica di Undesign
Mobilità, flessibilità, possibilità di cambiare vita. L’Italia s’interroga ancora… La geografia dell’abitare si fa liquida. Messa da parte la parentesi recessiva del mercato immobiliare nel suo insieme, l’Italia torna a interrogarsi sulle condizioni di vita delle proprie famiglie e sui desiderata del mondo dell’affitto. Reddito e composizione dei nuclei sono i due principali indicatori che condizionano le scelte: persone di età inferiore ai trentacinque anni, giovani coppie senza figli e famiglie con un solo genitore, da un punto di vista sociale sono ancora il target di riferimento per il mercato della locazione abitativa, che sembra essere entrato, soprattutto nell’ultimo decennio, in una fase di inarrestabile ascesa. Per quanto riguarda il comparto commerciale, invece, sono la posizione e i canoni, tradizionalmente superiori rispetto alle altre fette di mercato, a determinare la distribuzione delle attività su tutto il territorio nazionale. I centri storici vengono generalmente preferiti dal mondo dei servizi, per il loro prestigio, ma si stanno delineando anche geografie nuove, che leggono nel decentramento e nella facilità di utilizzo delle infrastrutture (strade, autostrade, linee ferroviarie) delle opportunità per lo sviluppo di svariate attività imprenditoriali. Il lavoro cambia, come i suoi ruoli. Le parole d’ordine sono diventate: mobilità e flessibilità; mentre la capacità di gestire il rischio e l’incertezza è ormai una costante di ogni slancio o iniziativa intrapresa. Tutto questo addattarsi e ripensare l’esistente sta tessendo le trame di un nuovo futuro, che il mercato dell’affitto, per natura rapido e recettivo, deve essere sempre pronto ad indagare. 21
Le motivazioni di chi è in affitto
Evoluzione dei prezzi, canoni di abitazioni e del reddito familiare nel periodo 1991-2009
Livello medio del canone mensile di una abitazione di 80 mq in Italia
spendo meno
nord-est capoluogo
provincia
buona forma di investimento
nord-ovest capoluogo
provincia
soddisfazione a stare in affitto
centro capoluogo
provincia
rendere più liquido l'investimento
sud capoluogo
provincia
tranquillità e sicurezza
prezzi italia
isole capoluogo
provincia
posso cambiare casa più facilmente
canoni italia
italia capoluogo
provincia
300
554
327 34,3%
35,7%
225
447
236 75 299
15,0%
609
379
125
0,5% 1,6%
584
339
0
397
306
526
91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10
12,9%
Presente e passato
Dove, quanto e quando
Il modo di abitare delle famiglie italiane ha subito profonde modifiche nel corso degli ultimi decenni. Dall’analisi dei dati censuari dell’Istat emerge che, mentre nel 1961 il 46,6% delle abitazioni era dato in affitto e solo il 45,8% era di proprietà, a distanza di quarantanni, nel 2001, le abitazioni in affitto erano scese al 20% e quelle di proprietà avevano raggiunto quota 71,4%. La scelta tra le diverse modalità abitative dipende oltre che dal livello di reddito, dalla composizione delle famiglie: la diffusione dell’affitto è maggiore tra persone sole con meno di 35 anni di età, giovani coppie senza figli e famiglie con un solo genitore.
Chi vive in affitto, non cambierebbe la propria condizione abitativa, per motivi economici (spendo meno), e per via della maggiore mobilità. A queste due motivazioni seguono naturalmente: tranquillità, sicurezza e preferenza verso investimenti più liquidi. Sul fronte degli investimenti la dinamica dei canoni locativi risulta, nell’ultimo decennio, particolarmente accentuata. In linea con la tendenza generale del mercato immobiliare italiano, anche il comparto della locazione residenziale si è caratterizzato per una cospicua crescita dei valori di riferimento. Esaurita la parentesi recessiva, che aveva colpito il settore tra il 1992 e il 1997, in seguito allo scoppio della bolla speculativa che aveva gonfiato le quotazioni immobiliari all’inizio degli anni ’90, il mercato immobiliare italiano è entrato in una lunga e robusta fase espansiva, arrestatasi solo a fine 2007, a poco più di dieci anni di distanza. In Italia il canone medio mensile di un’abitazione di 80 mq è di 526 euro nei comuni capoluoghi di provincia e di
22
306 euro nei restanti comuni [fonte: Nomisma]. Si tratta di una differenza piuttosto significativa dal momento che i canoni dei comuni minori sono inferiori del 42% rispetto a quelli dei comuni centrali. Il divario maggiore si riscontra nei mercati del Sud Italia dove la differenza tra i canoni dei comuni maggiori e di quelli minori è prossima al 50%. Mentre per i canoni praticati sul libero mercato, i comuni del Centro Italia sono quelli che fanno registrare valori maggiori. Ad incidere sono soprattutto i mercati della Toscana insieme a quello della Capitale (anche se si esclude il mercato di Roma dalla media, il Centro mantiene ancora il suo primato tra le circoscrizioni). Dall’indagine demoscopica svolta dall’Osservatorio Nomisma lo scorso novembre su un panel di 200 famiglie rappresentative della popolazione italiana risulta che circa il 60% versa canoni mensili compresi fra i 250 ed i 700 euro con una ripartizione pressoché analoga fra i tre range di valore dati (250/400 euro, 401/500 euro, 501/700 euro). Segue poi l’intervallo 700/1.000 euro che raccoglie il 17,4% delle famiglie, lasciando ruoli più che marginali ad importi superiori.
Rispetto alle abitazioni il mercato degli uffici presenta differenze nei livelli dei canoni più marcate tra il comune capoluogo ed il resto della provincia. A fronte di un canone medio mensile per un ufficio di 100 mq in Italia di 620 euro nei maggiori mercati e 420 nei mercati minori, la loro oscillazione è compresa rispettivamente tra gli 850400 euro mensili e i 450-250 euro mensili. Il mercato della locazione dei negozi è connotato da canoni molto più elevati rispetto alle altre due tipologie immobiliari, con punte massime riscontrabili nella circoscrizione del Nord Est (ad incidere su questo primato sono fondamentalmente i mercati di Bologna e di Venezia); da una minore distanza tra i valori di mercato dei comuni centrali e quelli dei comuni minori, ed infine da una maggiore variabilità del livello dei canoni tra i diversi mercati provinciali. Il canone medio mensile di un negozio di 100 mq è di 920 euro nei comuni capoluogo e di 730 euro nei comuni di provincia, e presentano un campo di oscillazione compreso tra i 1300/550 euro mensili nei comuni principali e di 730/390 euro mensili nei comuni minori.
casa e famiglia Caratteristiche sociodemografiche della domanda di abitazioni in affitto
Motivazioni del conduttore per l’accensione di un contratto di locazione per abitazione
Tipologie contrattuali stipulate per la locazione
I canoni di locazione medi di abitazioni nei capoluoghi di regione italiani, I semestre 2010 abitazioni
arredate
con garage
studenti extracomunitari
roma
987
1.102
1.087
lavoratori temporanei
canone concordato
studio
milano
957
1.085
1.045
altro
comodato d'uso
turismo
firenze
700
750
735
single
completamente libero
altro
venezia
686
728
727
giovani coppie senza figli
libero
abitazione principale
napoli
616
707
681
famiglie con figli
transitorio
lavoro
media
576
631
643
trieste
566
609
638
trento
556
606
630
palermo
551
604
618
bologna
543
594
607
cagliari
539
594
588
genova
530
593
587
bari
527
576
567
ancona
524
539
564
aosta
492
530
514
torino
462
512
502
perugia
454
493
498
potenza
446
482
475
campobasso 409
458
451
catanzaro
435
450
16,5%
15%
26,8%
28,8%
25,3%
19,2%
14,8%
1,9% 2,1% 1,8% 2,6%
10,4% 22,1%
0,8% 20,3%
I più richiesti dal mercato Il mercato della locazione di abitazioni nei capoluoghi di regione mostra un trend di sostanziale stabilità fra la prima parte del 2010 e la fine del 2009. In termini medi e generali, infatti, domanda ed offerta, così come il numero dei contratti stipulati, si mostrano sostanzialmente stazionarie. Con riferimento alle quantità offerte, bisogna segnalare che le zone periferiche e semicentrali delle città ne registrano di più abbondanti, mentre le zone pregiate e centrali sembrano più orientate alla stabilità. Da questo quadro si discostano parzialmente i mercati di Bologna e Torino dove si denuncia una certa carenza di abitazioni in locazione, in particolare nei luoghi di maggior pregio e centrali. La richiesta di case in locazione non si è modificata sostanzialmente rispetto all’anno passato, ma si riscontra un maggior interesse in corrispondenza delle localizzazioni semicentrali, dove si riescono a coniugare i vincoli di spesa con una certa vicinanza al centro urbano. Va poi sottolineato come i mercati
43,5%
del Sud risultino più vivaci di quelli settentrionali. In particolare, nel Mezzogiorno le richieste si concentrano maggiormente nelle zone meno care della città. Anche Milano sta iniziando a risollevarsi, ma a differenza delle piazze del Sud, sono le aree di pregio e centrali a segnalare maggiormente una timida ripresa dell’interesse. La domanda di abitazioni in locazione si focalizza soprattutto in corrispondenza dei bilocali (quasi il 40%), e soprattutto in centro, seguita dai trilocali (28%) e, a distanza, dai monolocali (anch’essi soprattutto ricercati in centro). Le abitazioni più grandi, i quadrilocali (richiesti in circa il 12% dei casi), vengono richieste in zone di pregio (da parte della popolazione più abbiente che si può permettere abitazioni più spaziose anche se associate ad un canone elevato), ma anche nelle periferie, dove, si riescono ad ottenere superfici superiori con una spesa più contenuta. A Firenze e Bologna si ricercano abitazioni mediamente più grandi, mentre a Genova e Trieste di minori dimensioni.
48,0%
Per quanto riguarda le caratteristiche sociodemografiche degli affittuari, la quota più significativa (22%) è rappresentata da giovani coppie senza figli (soprattutto a Roma, Bari, Potenza, Campobasso con quote anche superiori al 30%), seguita da single (20%), famiglie con figli (16,5%), extracomunitari (14,8%), con Milano, Venezia e Firenze in testa, ed infine i lavoratori temporanei (10,4%), con quote di tutto rilievo a Campobasso o a Cagliari. In media, circa la metà dei contratti di locazione stipulati sono motivati dall’esigenza di ricerca dell’abitazione principale, a seguire la motivazione lavorativa (quasi il 30%, con punte anche oltre il 60% a Campobasso e Napoli), mentre ci si attesta quasi al 20% per quanto riguarda lo studio (ma con punte anche del 40% nelle città universitarie). I contratti stipulati sono per lo più 4+4 (quasi la metà del totale), mentre assumono pressoché la stessa quota le locazioni con contratti transitori o appartenenti al secondo canale (in entrambi i casi circa un quarto del
403
totale). Va riscontrata a questo proposito l’affezione da parte dei proprietari bolognesi e fiorentini verso contratti a canone concordato, in forza probabilmente di una convenienza oggettiva degli accordi territoriali rispetto al mercato libero, mentre va sottolineato che sul mercato milanese gli accordi sono assai vecchi e rendono pressoché impraticabile intraprendere questa scelta contrattuale. In media un’abitazione in locazione nei capoluoghi italiani ha un costo di 576 euro al mese. Al top della classifica troviamo la Capitale, seguita da Milano, Firenze e Venezia, tutte realtà fortemente connotate sotto il profilo turistico oltre che a vocazione universitaria. Da notare, che l’unica città del Sud con un dato sintetico superiore alla media, è Napoli. All’estremo opposto, ci sono Campobasso e Catanzaro: i due capoluoghi più economici. Le abitazioni arredate e quelle con garage presumono un canone di locazione superiore del 9,5% rispetto a quello ‘base’. Nonostante questi ‘optional’ la gerarchia delle top 5 rimane invariata. 23
learning from las vegas Quando venne pubblicato, nel 1972, fu subito scandalo. Scritto a tre mani da Robert Venturi, Denise Scott Brown e Steven Izenour, racchiude un’accurata
analisi della città di Las Vegas proponendola come paradigma del futuro urbano. Una città, fatta di neon, autogrill, fast food e shopping mall, che anticipa
solo di pochi decenni lo sviluppo di molte capitali del divertimento. Libro azzardato, in controtendenza per l’epoca, è oggi una pietra miliare dell’architettura postmoderna.
Le città dell’azzardo
Pagoda
La ‘chiesa’ buddhista Simbolo dell’Asia, dalla caratteristica silhouette a torre con angoli spioventi. È curiosamente usata anche come parafulmine.
testo di Paolo Antonelli illustrazioni di Elena La Rovere
Dai casinò ai centri commerciali. Quando l’azzardo si fa scenografia In origine era Las Vegas, con le luci di Freemont Street e le fontane musicali del Bellagio, la piramide del Luxor e la Tour Eiffel in miniatura, le gondole del Venetian e le statue classiche del Caesars Palace. Oggi sono i casinò di Dansavanh e Mong La – rispettivamente in Laos e Myanmar – che, complici le durissime limitazioni imposte dal governo cinese al gioco d’azzardo, hanno trasformato questi piccoli villaggi al confine con la Cina nelle Sin Cities del nuovo millennio. La logica non cambia: scenografie tanto grandi da diventare città, costruite e progettate per attirare il
turista-giocatore, introdurlo all’interno di infiniti labirinti di Minosse, dove perdere l’orientamento e rischiare ogni moneta, ogni centesimo tra roulette e tappeti verdi. La semplice parete in bamboo, che isolava e proteggeva da sguardi indiscreti i vecchi giocatori di Mahjong, non basta più. Ed ecco sorgere anche in Oriente città di pietra e palazzi di acciaio e vetro, ricchi di moquette rosse e cornici d’oro come i loro più antichi predecessori occidentali. La scenografia dell’architettura diventa consistente, pesante. La città dell’azzardo prende sostanza, la forma si sovrappo-
ne alla funzione e viene ad assumere un ruolo prevalente, le insegne luccicanti, le quinte urbane e i giochi d’acqua sono parte integrante e fondamentale di questa immensa slot machine. Le città dell’azzardo sono i luoghi per antonomasia dove l’architettura degli edifici diventa ‘scenografia’ e potente veicolo pubblicitario e commerciale. Ma da Learning from Las Vegas (il testo-manifesto pubblicato nel 1972 da Venturi e Scott Brown) in avanti, sono in realtà molte e diverse le architetture concepite e costruite in funzione dell’esperienza che devono indurre in chi
Just married Tutto in una notte, e anche meno
Per soldi e per sesso L’antica arte della seduzione
Las Vegas: città del peccato, dell’azzardo o dell’amore? Chiedetelo a chi vi si è sposato. Riti abbreviati, pacchetti all inclusive, matrimoni a tema mormone, cristiano, Star Trek, hawaiiano. La fantasia certo non manca.
Strip club, peep show, spettacoli di burlesque. Il sensuale spogliarsi della donna è un’arte in voga sin dai tempi della danza dei veli di Salomè. E il denaro, si sa, non viaggia mai senza la compagnia del gentil sesso.
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citta e futuro rulla la roulette Intan Pragi quattro anni fa, al Reval Park Hotel&Casino di Tallin, in Estonia, ha conquistato il Guinnes World Record per aver fatto girare una roulette per 48
ore consecutive. Per raggiungere questo traguardo straordinario e rimanere negli annali, ha dovuto far girare la roulette per ben 1653 volte per non farla fermare.
Tour Eiffel
‘L’asparago di ferro’
Empire State Building L’antenna della grande mela
Emblema dell’America ruggente, è noto ai più grazie al cinema. Ve la ricordate la temibile scalata di King Kong?
Nata come progetto temporaneo, è divenuta il simbolo della città di Parigi, e conosciuta in tutto il mondo. Numerose sono le sue riproduzioni, al Paris Hotel di Las Vegas e come antenna radiotelevisiva a Tokyo.
L’architettura diventa lo strumento attraverso cui trasformare i clienti in personaggi le attraversa e le abita. In questa dimensione, gli edifici acquistano un carattere predominante, tutto o buona parte viene organizzato intorno al messaggio che essi stessi sono chiamati a veicolare. Dalle città-casinò del Nevada e dell’estremo Oriente alle città-monotematiche del commercio – a Serravalle come a Barstow, in California –, l’architettura scopre per sè stessa un ruolo inedito: diventare lo strumento attraverso cui è possibile trasformare gli utenti-clienti in altrettanti ‘personaggi’ di uno spettacolo la cui trama è già stata scritta da altri. Questo processo di semplificazione della complessità semantica, di riduzione della stratificazione di memorie, immagini e simboli si sta affermando anche all’interno di architetture e luoghi consolidati. Molte vie e piazze dei centri storici tendono ormai a un topos astratto, dove dominano sequenze quasi ipnotiche di vetrine e marchi internazionali. Sono stati definiti ‘nonluoghi’, spazi privi di una propria identità specifica, ognuno uguale all’altro, attraverso cui si transita ma dove non si sta. Strano, non si direbbe a giudicare dalla moltitudine di persone che ogni giorno li popola, incontrandosi per bere un caffè o anche solo per fare due passi in compagnia di un amico.
Venezia in oriente Macao batte Las Vegas
Notti da brivido A spasso coi fantasmi delle star
Ci sono i gondolieri, i canali e il campanile di San Marco. Il Venetian Resort Hotel è a Macao, la sala da gioco più grande del mondo, costata 2,4 miliardi di dollari, con 3400 slot machine, 3000 stanze e 350 negozi.
Gli hotel di Las Vegas hanno più fantasmi dei castelli inglesi. Secondo Robert Allen, dell’Haunted Vegas Tour, la città dei casinò è infestata da innumerevoli fantasmi illustri, come quelli di Bugsy Siegel e Elvis Presley.
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Dalle città-giardino agli appartamenti minimali. La storia della casa, da sempre intrecciata a quella dell’architettura, al confine tra genio e follia
Azzardo o sperimentazione? testo di Francesca Camorali foto di White
01 Fallingwater
Pennsylvania, U.S.A. Frank Lloyd Wright 1939
Modelli dell’abitare. Come cambiano le persone. E come cambiano le case. L’abitare precede il costruire. Lo diceva anche Martin Heidegger. Ma soprattutto lo dicono le tante, piccole e grandi, esperienze di architettura che secolo dopo secolo hanno popolato le nostre città e campagne, rispondendo a quello che è forse uno dei bisogni primari dell’uomo: avere un tetto sopra la testa e un luogo in cui sentirsi a casa propria. Perché continua a essere questo, al di là delle molte parole che si sono fatte (e che continuano a farsi) intorno a questa disciplina, il suo senso più autentico. Quello che ci fa dire che l’architettura va oltre la semplice tecnica del costruire. Spesso rispondere alla questione dell’abitare – in un determinato tempo e luogo – ha significato tagliare i ponti con ciò che è sempre stato, mettere in discussione modi di fare consolidati, aprendo a soluzioni inusuali, fuori dall’ordinario. Spesso ciò ha prodotto esperienze a cui le cronache dell’epoca hanno guardato con quella curiosità mista a sospetto con cui ci si avvicina a ciò che (ancora) non 26
si conosce. Esperienze che, per seguire i bisogni di un determinato tempo e luogo, hanno dovuto anticiparli. Pensare ad una ‘città-giardino’, fatta di piccole case in mezzo al verde, poteva sembrare agli occhi di un cittadino europeo dell’inizio del Novecento una proposta stravagante. Eppure è ancora oggi, almeno per il senso comune (non certo per quello di architetti e urbanisti), una delle alternative migliori al caos della grande città e alla paura delle sue periferie. Negli anni della ricostruzione postbellica, concentrare all’interno di un singolo edificio un intero quartiere poteva risultare alienante, quasi crudele, ma certamente rappresentava per molte famiglie una risposta concreta al problema dell’emergenza casa. Così come, soltanto qualche anno dopo, mettere in discussione questo stesso modello a favore di tipologie abitative più flessibili e ‘umanizzate’ – dalle sperimentazioni olandesi all’Habitat ’67 di Montreal – sembrava l’unico modo per avvicinarsi a quella idea di co-
munità, che proprio tra gli anni sessanta e settanta stava attraversando, in varie forme, l’intera società civile. Questi sono soltanto alcuni degli ‘azzardi architettonici’ che sono arrivati fino a noi, a testimonianza di un interesse – che in certi casi è diventato quasi un impegno morale – verso un processo di sperimentazione dei modelli dell’abitare di fronte al continuo modificarsi delle esigenze delle persone. E oggi? Tante e grandi sono le aree che si stanno trasformando in nuovi quartieri residenziali, di servizio, commerciali; molte sono aree industriali dismesse, di cui la città si sta riappropriando, a Torino come a Milano, come in molte altre città del nostro Bel Paese. Cambiano le famiglie, cambiano i gusti, cambiano i modi di vivere e di lavorare, insieme agli italiani di oggi ci sono i ‘nuovi italiani’, alla ricerca di una casa capace di rispondere al proprio ‘stile’ di vita. Ciononostante, sono pochi gli esempi (almeno in Italia) che mettono in discussione tipologie e modelli abitativi
citta e futuro
lo spirito del tempo
Compito dell’architetto è far emergere lo spirito di un’epoca, il suo Geist. Questo dibattito ha origine all’inizio del secolo scorso, quando lo storico Nikolaus Pevsner
attribuisce all’edilizia post-bellica una fantasia e una forza creativa fuori dal comune. È così che nasce lo stile Moderno, un puro e perfetto distillato di caratteri “sociali e tecnici del secolo nascente”.
maestri e capolavori dell’architettura moderna Le Corbusier (1887-1965) Il maestro del Moderno
03 Torri Petronas 02 Piramidi di Giza
Malaysia Cesar Pelli 1998 dC
Egitto 2570 aC
03 Unité d’habitation 04 Habitat ’67
Nantes Le Corbusier 1946 dC
Montreal Moshe Safdie 1967 dC
consolidati dall’offerta immobiliare ordinaria. Le eccezioni non mancano, ma per lo più stanno al di fuori di quella ‘edilizia’ corrente che è il vero motore della modificazione dei nostri paesaggi. Ho sempre pensato che i grands ensambles degli anni cinquanta non fossero un bel posto in cui vivere. Ma, è proprio vero, le architetture bisogna vederle dal vivo: quando recentemente, e un po’ per caso, ho visitato la (ennesima) Unité d’Habitation di Le Corbusier, a Nantes in Francia, ho capito che l’idea che mi ero fatta di questo ‘azzardo architettonico’ era in larga misura viziata dal pregiudizio. Ho visitato il duplex di una signora gentile, che - insieme ai suoi due figli, a un cane e un gatto - ha fatto proprio lo spazio minimale a sua disposizione. Ho goduto della bella vista sulla Loira dalle grandi finestre a doppia altezza e ho ascoltato il racconto del mercato che, una volta alla settimana, si svolge nel grosso atrio al piano terra e delle aule scolastiche che popolano il tetto dell’edi-
Architetto, designer e urbanista svizzero, ma naturalizzato francese. In quasi 60 anni di attività, ha realizzato oltre 75 edifici in 12 nazioni differenti, senza contare tutti i progetti rimasti sulla carta. Un grande costruttore, ma anche un teorico, un pionere dell’uso del cemento armato nell’architettura e della standardizzazione degli elementi abitativi (da qui nascono le sue celebri Unité d’Habitation). Rivoluzionario è il suo modo di progettare per l’uomo e ‘a misura d’uomo’, e di concepire l’edificio come ‘macchina per abitare’ a partire dai 5 punti fondamentali della sua architettura: i pilotis, utilizzati per rialzare la struttura, il tettogiardino, il plan libre, la facciata libera, e la fenêtre en longeur.
Habitat ’67 (1964-67) Esposizione Mondiale di Montreal
L’architettura va oltre la semplice tecnica del costruire ficio. Ne sono uscita con la sensazione che quell’edificio azzardato – se pur con tutti i limiti e le contraddizioni che solo la distanza storica può far emergere – rappresenta ancora oggi una felice sperimentazione. Alla voce ‘azzardo’ Wikipedia ci dice che esso consiste “[…] nello scommettere denaro o altri beni sul futuro esito di un evento”. Se chi pianifica, progetta, investe e costruisce scommettesse (non solo denaro) in una città meno banale forse ci sarebbero più persone felici del luogo in cui abitano.
Realizzato come semplice dimostrazione, il progetto diede il via all’uso massiccio dell’edilizia prefabbricata, riunendo funzioni residenziali, commerciali e di servizio in un unico modulo costruttivo, e contenendo i costi di edificazione. Per creare 158 abitazioni, sono stati messi insieme 365 moduli, i cui elementi interni erano tutti assemblati in fabbrica e standardizzati.
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Raggiungere il cielo a qualunque prezzo. La storia di Babele si ripete. Una decina di azzardi architettonici su cui vale la pena riflettere
Ma quanto mi costi!
828
metri di altezza per l'edificio più alto mai costruito
di Undesign
17.000
tonnellate di acciaio utilizzate
55.700
metri quadri di superficie destinata agli uffici
5
1.000
sono i piani sovrapposti che ospitano gli spalti
suite presenti all'interno dell'hotel, oltre a 30 sale benessere e 26 tra ristoranti e bar
$ 1,5
$ 0,95 Mandala Bay Las Vegas, U.S.A. 2007 Di proprietà della MGM Resort International è tra i casinò più rinomati del mondo.
10
$1 Bank of China Tower Hong Kong, Cina 1990 È stato il primo edificio costruito fuori dagli U.S.A. a superare i trecentocinque metri.
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le cifre sono espresse in miliardi di dollari statunitensi 28
$ 1,2 Shanghai World Financial Center Shanghai, China 2008
$ 1,2
Burj Khalifa Dubai, U.A.E. 2010
New Yankee Stadium New York, U.S.A. 2009
Nato dalla penna di Adrian Smith, è conosciuto come la struttura più alta mai costruita dall’uomo.
Sorto nella zona del Bronx sulle rovine del vecchio stadio del 1923, è la sede ufficiale dei NY Yankees.
Progettato da Kohn Pendersen Fox. La struttura multifunzione ospita uffici, negozi, un osservatorio e il Park Hyatt Shanghai: l’hotel più grande al mondo.
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citta e futuro
101
piani sopra il suolo, più 5 sotterranei
9
ascensori della casa privata più grande del mondo
27
piani della casa più grande del mondo
3,2 90.000
ettari di lago artificiale posto sul lato principale dell'hotel
Most expensive building
posti a sedere del secondo stadio più grande al mondo
$2
$ 1,8 $ 1,5 Wembley Stadium London, U.K. 2006 Su progetto di Foster and Partners Populous è la sede ufficiale della nazionale Inglese di calcio e sede della FA Cup.
$ 1,6 Bellagio Hotel e Casinò Las Vegas, U.S.A. 1998
Nonostante la sua immensa altezza l’edificio è in grado di resistere ai frequenti terremoti e tifoni che minacciano il Taiwan.
Nata dal progetto di Perkins & Will è la casa del businessman Mukesh Ambani. La struttura alta 173 m s’ispira ad Atlantide e Babilonia.
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04
Realizzato da Roger Thomas, è il simbolo del lusso in pieno stile U.S.A. All’interno ospita una cascata con lago.
dove si trovano gli edifici piÙ costosi 05
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01/04/10
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Wynn Las Vegas Las Vegas, U.S.A. 2010
Antilia Residence Mumbai, India 2010
Taipei 101 Taipei, Taiwan 2004
Famoso per le sue fontane che creano giochi d’acqua, è uno degli sfondi topici del film Ocean's Eleven.
$ 2,7
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02
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01 29
“Chi di spada ferisce, di spada perisce” recita un vecchio detto. Ma alla Turchia poco importa, pur di entrare nelle grazie europee
Con 22 dighe e 19 centrali elettriche il Gap è uno dei progetti idrici più estesi al mondo
Oro blu testo e illustrazioni di Elena La Rovere
Azzardo e modernità le parole chiave del futuro del paese della Mezzaluna, ma a quale prezzo? La Turchia, un territorio sconfinato ed esotico, microcosmo di lingue e culture, culla di una delle più grandi civiltà dell’antico regno, è da sempre linea di confine tra Oriente e Occidente: una testa che guarda a ovest, al futuro come parte del vecchio continente, ed un cuore radicato nel colore della terra, nel sapore salato del mare, nelle sponde del Tigri e dell’Eufrate. Non appartiene del tutto a nessuno dei due mondi, eppure scalpita per entrare a far parte della nostra Unione Europea. Le ragioni sono molte. Prima fra tutte, la frizzante crescita economica, che ha interessato il paese negli ultimi anni. Con un prodotto interno lordo che ha toccato gli 853 miliardi di dollari nel 2009, la Turchia si è guadagnata il proprio posto all’interno del G20 e dell’OCSE. Se democrazia, azzardo e modernizzazione, sembrano la chiave del futuro anatolico, c’è però anche chi crede che il passaggio, dal vecchio al nuovo, sia più delicato del previsto. Tra le trasformazioni che hanno fatto più discutere, ritroviamo senza dubbio il fantomatico GAP, uno fra i più estesi progetti idrici al mondo, che coinvolge la leggendaria Mezzaluna mesopotamica (attualmente il Kurdistan turco) impattando sui fiumi 30
Tigri ed Eufrate. Partito negli anni ‘80 per un valore di 32 miliardi di dollari, il GAP prevede 22 dighe e 19 centrali elettriche in grado di fornire un terzo dell’energia del paese, incrementando lo sviluppo delle infrastrutture di tutta la regione: servizi, agricoltura, sanità, educazione ma anche acqua potabile per usi industriali, e ponendo rimedio all’incalzante esplosione demografica e alla crescente e deregolamentata urbanizzazione. Nato sulla carta per rilanciare il debole Kurdistan, a colpi di progresso più che di fucili (come da più di trent’anni dimostrano gli scontri con gli independentisti kurdi), ha rappresentato sin da subito un’ottima opportunità d’investimento per molti governi europei (tra cui quello italiano) e un contributo interessante alla crescita economico-finanziaria della regione e alla produzione di energia pulita. Ma non senza conseguenze, sia per le popolazioni che per i territori e l’ambiente. Del resto, azzardo, modernità cosa rappresentano se non due facce della stessa medaglia? Nell’iperuranio delle idee la differenza è poca, ma niente come la realtà sa cambiare le carte in gioco. E il progresso non è da meno. Ha il suo prezzo e sta ai governi far sì che non sia troppo caro.
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Patrimonio storico Come conservare la memoria di un popolo Difficile comprendere il delicato rapporto tra memoria e futuro. Il governo turco ha il compito di gestire questo passaggio, interrogandosi sul patrimonio storico e artistico del territorio anatolico. Il caso più controverso riguarda il villaggio kurdo di Hasankeyf, ricco di resti assiri e sumeri. La sua unicità pare minacciata dalla costruzione della diga di Ilisu, che una volta terminata consentirà alle acque del Tigri di inondare il villaggio. Una situazione simile fu quella che vide protagonista il sito archeologico di Zeugma, scomparso dopo la costruzione della diga di Birecik sull’Eufrate. Del suo patrimonio storico sono rimasti solo alcuni mosaici, custoditi al museo archeologico di Gaziantep.
citta e futuro
la diga di ataturk
costata da sola 1 miliardo di dollari, rappresenta la chiave del progetto GAP. Lo sbarramento ha creato l’omonimo lago, la cui acqua viene pompata verso la pianura di Harran.
La più grande del paese e sesta al mondo, unita ad un’estesa centrale idroelettrica, si trova a pochi chilometri dalla Siria. Inaugurata nel 1990 e
Eufrate Turchia
Tigri
Mesopotamia Siria
Iraq
Mesopotamia: l’area ‘calda’, al confine tra Turchia, Siria e Iraq. È attraversata da due delle più grandi risorse idriche del Medio Oriente: il Tigri e l’Eufrate
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Incastonata fra Mar Nero, Mediterraneo, Mar di Marmara ed Egeo, la Turchia è un paese molto ricco di acqua nel proprio sottosuolo, diversamente dai paesi ad essa confinanti. Questa diseguaglianza le ha permesso nel tempo di conquistarsi il ruolo di principale esportatrice d’acqua del Medio Oriente, contribuendo ad una rapida escalation in Occidente e al miglioramento della sua immagine all’interno della NATO. Al suo potere idrico ha fatto spesso da corrispettivo un altrettanto forte potere politico. Caso esemplare fu la dura presa di posizione nei confronti della Siria, a cui venne negato l’accesso all’acqua per indebolire il suo sostegno al Partito dei Lavoratori del Kurdistan, impegnato in rappresaglie contro il governo di Ankara.
La modernizzazione è un passaggio complesso. Spesso la scelta di intervenire sui territori per creare nuove opportunità comporta dei grandi stravolgimenti socio-economici. Col il progetto GAP per esempio, si prevede un impatto critico su tutta l’area kurda, che potrebbe portare all’intero e parziale allagamento di 67 villaggi, per un totale di 200.000 abitanti allontanati dalle proprie abitazioni e costretti ad emigrare nelle grandi metropoli della Turchia occidentale. Voci di parte sospettano che il progetto punti allo spopolamento kurdo dell’area, in vista di un massiccio sviluppo economico. Ma il governo chiede tempo, per poter approntare soluzioni nuovamente sostenibili e che permettano alla Turchia di avere un nuovo futuro.
Il valore dell’acqua Verso un nuovo assetto geo-politico
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Rapporti internazionali Tra alleanze e accordi più o meno sinceri Turchia e NATO da una parte, Siria, Iraq e Medio Oriente dall’altra. Il conflitto per il governo delle risorse idriche procede a colpi di interventi urbanistici e accordi internazionali. Con il progetto GAP, che prevede la costruzione di 22 dighe e 19 centrali indroelettriche, la Turchia infatti, conta di garantirsi una fornitura di energia pari a un
terzo del suo fabbisogno, constringendo Siria e Iraq a veder ridotto l’afflusso di acqua verso i propri territori. Per questo motivo le convenzioni internazionali hanno stabilito che la Turchia debba garantire un flusso idrico verso la Siria pari a 500 m3/sec a cui dovrebbe andarne il 58% all’Iraq. Ma il paese della Mezzaluna ha comportamenti alterni. Non accettando, per esempio, di firmare la Convenzione ONU sugli usi diversi della navigazione dei corsi d'acqua e tenendo all’oscuro l’Iraq della diga di Ilisu sul fiume Tigri, col rischio di prosciugare parte dei territori della penisola arabica. E mentre l’Iraq chiede un negoziato per la ripartizione e la cogestione dell’acqua, portando alla luce la grave carestia idrica che ha afflitto il paese nel ’99, da Ankara non arriva nessuna risposta.
Storie di kurdi Il delicato rapporto tra minoranze e Stato
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Impatto ambientale L’impero idrico della Mezzaluna Un lago creato artificialmente nel 1990, che diventa il terzo per estensione in tutto il territorio turco dissetando l’arido Kurdistan continentale. Un fitto sistema di irrigazione dei territori limitrofi in grado di incrementare la produzione agricola della regione. E, un progetto con un impatto ambientale molto pesante.
Questa è la posizione degli esperti, espressa nei rapporti di Svizzera e Inghilterra, non ancora divulgati all’opinione pubblica da parte del governo turco. Il pericolo di un grave conflitto ambientale, molto simile a quelli che si sono verificati in occasione dei più grandi sbarramenti idrici della storia urbanistica mondiale, infatti, sta spingendo la Turchia a gestire con molta riservatezza l’operazione. Tra i rischi che si potrebbero verificare ci sono: cambiamento dell’andamento climatico, deregolamentazione della temperatura e delle stagioni, perdita della biodiversità acquatica, con conseguente estinzione di specie animali e vegetali molto rare (a decine solo nel Tigri), sviluppo e diffusione di malattie da ‘acque ferme’.
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Professionisti della sicurezza, soldati di ventura o combattenti per missione? Lo scenario non è affatto chiaro
Guerrieri in affitto testo di Carlo Camorali illustrazioni di Elena La Rovere
Si definiscono ‘manager del rischio’, i media li hanno riportati alla ribalta a suon di scandali. Ecco uno dei mestieri più antichi al mondo, tra politica, prostituzione e guerra Mercenari: compagnie di soldati pagati da privati per compiere azioni militari. Non è un anacronismo, ma parte integrante della nostra realtà quotidiana. Termine che, col tempo, ha assunto una sfumatura dispregiativa, legata alla figura di persone avide e senza scrupoli, disposte a tutto, tra cui uccidere, per lucro. La nostra società ha allora avuto la geniale trovata di ingentilirne la voce, appellandosi all’anglicismo di contractor. Ma se cambiamo la confezione, il contenuto non rimarrà lo stesso? Conseguenza del processo di privatizzazione della guerra e della globalizzazione dei mercati, il passaggio da Stato assoluto a Stato moderno, è andato di pari passo con la deriva del monopolio dell’uso della forza. In poche parole: persa l’autorità, perso il controllo della violenza. Si è arrivati così 32
alle nuove guerre e al proliferare delle Corporate Warriors. Il fenomeno contractor è più sfaccettato di quanto possa apparire. Non si limita alla sola dimensione militare, ma va ad intrecciarsi con aspetti politici ed economici. E quando il GAO, l’Organismo di Controllo e Analisi del Congresso degli Stati Uniti, lancia l’allarme sugli sprechi di denaro pubblico destinato alle compagnie private, l’opinione pubblica si interroga sul perché del loro successo. Sarà il sentimento di corporativismo, alla base delle loro azioni militari o il binomio indissolubile, a detta di Jon Cohen, governatore generale della Compagnia delle Indie del XV secolo, tra guerra e commercio, a rendere il Dipartimento della Difesa americano sempre più dipendente dai contractor? Ai posteri l’ardua sentenza.
01 Guerra d’indipendenza del Katanga 1960, Congo Belga
Forse la prima vera ‘guerra mercenaria’ in grande stile, in cui vennero alla ribalta (e scomparvero) uomini come Jean Schramme e Michael ‘Mad Mike’ Hoare. Finita male per i mercenari quando ai ‘regolari’ si aggiunsero le tribù Simba e le truppe ONU ghaniane ed indiane. Mercenari italiani nel conflitto: ‘Orecchiofino’ Zambon, luogotenente Gino Tozzi, Alberto ‘l'Italiano Volante’ Morucci.
abitare globale
contractor o condottieri?
Per sapere da dove deriva il termine contractor bisogna risalire all’Italia del tardo Medioevo. A quando le
guerre venivano combattute dai condottieri, i comandanti delle compagnie di ventura, militari che offrivano i propri servigi al miglior
offerente. Condottiero, quindi, da ‘condotta’: ossia dal nome del contratto che i soldati di professione stipulavano con lo Stato.
02
Collaborazione tra pubblico e privato 1995, Sierra Leone
Il governo di Free Town, ormai quasi sopraffatto dai ribelli del Ruf, stipulò con la famigerata ditta Executive Outcome un contratto con il quale ‘appaltava’ la propria difesa alla temibile Impresa Militare Privata Sud Africana. In pochi mesi i ribelli vennero sbaragliati dal piccolo ma efficiente esercito privato e il distretto diamantifero di Kono riconquistato.
04
La diplomazia dei cowboy 16 settembre 2007
03 La derisione di Falluja 31 marzo 2004
Nel 2004 quattro contractor americani furono uccisi, mutilati e appesi su di un ponte da alcuni insorgenti in Falluja. Quest’azione scatenò quella che è considerata la peggiore rappresaglia americana in Iraq, un’operazione che ha demolito più della metà della cittadina sunnita e che ha visto le truppe americane violare estesamente le convenzioni di guerra, nell’uso di armi proibite, e nel negare alla popolazione l’accesso ai soccorsi.
Blackwater, la più grande compagnia di sicurezza del governo americano in Iraq, durante la scorta di un convoglio di funzionari a Bagdad, ha causato la morte di 11 civili, tra cui un bambino. L’episodio ha scatenato la rabbia irachena: il governo ha espulso la società dal paese revocandole la licenza, aggiungendo lo scontro ai 195 conflitti armati di cui la società è accusata. Troppo ligi al dovere o dal grilletto facile?
05 L’Animal House dei mercenari 2 settembre 2009
Alcol, prostitute e giochi ‘hard’. Sono gli ingredienti dei festini organizzati da alcuni contractor americani impiegati presso l’ambasciata statunitense in Afghanistan. Questa volta lo scandalo sembra non essere legato ad atti di violenza, anche se la denuncia è partita da membri interni al gruppo stesso, parlando di clima di paura e coercizione, dove chi rifiutava di partecipare rischiava il licenziamento. Più di 300 dei 400 uomini impegnati alla difesa dell’ambasciata Usa sono Gurkhas nepalesi, il resto sono un misto tra australiani, sudafricani e americani espatriati. Forse le comunicazioni all’interno del gruppo erano decisamente difficoltose. 33
soft air
Detto altrimenti in italiano ‘Tiro Tattico Sportivo’, è uno sport di squadra praticato con ‘armi ad aria morbida’ o air soft gun. Esistono
diversi modi di giocarvi: dal semplice tiro al bersaglio al combattimento simulato. Le partite di Soft Air variano molto: dalle semplici operazioni di
La grande battaglia
attacco e difesa, alle gare di pattuglia, fino a complesse simulazioni con obiettivi multipli, spesso con storie precostituite con più squadre in gioco.
Poldavia I° battaglione fanteria
Northern Alliance Force 5° battaglione montano
testo di Vittorio Belafonte
Guerra e pace. Fantasia e storia. Natura e politica. Il Soft Air non è un semplice gioco d’armi. Ma un’esplosiva miscela di strategia, simulazione e ‘ludus’ Dal 16 a 19 giugno 2010, a Solleftea in Svezia, si è tenuta l’ottava edizione della battaglia di Soft Air più grande d’Europa. Quattro giorni di ‘guerra’ intensa, in cui 1400 partecipanti hanno combattuto ripartiti in nove squadre, ciascuna con una struttura militare e degli obiettivi ben definiti. Quest’anno i due fronti principali erano costituiti dal Battaglione della Poldavia e dalla Northern Alliance Force (NAF). L’iscrizione era aperta a qualsiasi partecipante, classificato secondo uno standard ad hoc: da ‘beginner’, princi-
Northern Alliance Force 3° battaglione forestale
piante, a ‘berget veteran’. L’edizione come sempre è stata anticipata da una sceneggiatura, studiata nei minimi dettagli: dall’inquadramento storico-politico, al coinvolgimento di civili, dai supporti aerei e di terra ai ‘costumi di gara’, anch’essi paradigmatici. Abbigliamento ‘woodland’, con pattern verdi e marroni, o uniforme ‘desert’, dalle tonalità più vicine alla sabbia sahariana? La scelta è aperta. E la storia? Naturalmente un mirabile intreccio di verità e finzione. Per rendere la fantasia sempre più vicina alla realtà.
gesti convenzionali La comunicazione tramite gesti, utilizzando mani e braccia, è estremamente utile quando si devono inviare messaggi alla squadra senza essere sentiti, ed è molto più comprensibile (e silenziosa) rispetto a quando si parla sottovoce al microfono della radio. 01
Prestare attenzione
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Affermativo
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Ascoltare
01
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04 Radunarsi 05
Interrompere azione
06 Silenzio radio 07
Silenzio
08 Più veloci 34
abitare globale
non per uccidere
I proiettili delle armi giocattolo sono di peso e materiale variabile. Secondo il regolamento adottato dal Ministero dell’Interno con il
decreto n. 362 del 2001, l’energia impressa al proiettile non può essere superiore ad 1 joule, un limite tale da non recare offesa, per quanto sofisticate le caratteristiche
balistiche. Questo tipo di armi giocattolo, per loro natura innocuo, deve sempre essere trasportato con l’apposito tappo rosso e nella confezione originale.
equipaggiamento base 01 Berretto o elmetto 02 Sistema di comunicazione radio 03 Luci chimiche ‘cyalume’ 04 Laccio emostatico 05 Serbatoi pistola 06 Coltello da combattimento 07 Occhiali o maschera 08 AGS con eventuale red dot 09 Giubbino tattico plate carrier 10 Portaborraccia 11 Guanti per discesa in corda 12 Mimetica Combart 13 Ginocchiere e gomitiere 14 Anfibi a lato: Francesco ‘topper’, assault member Stealth Team, completo del suo equipaggiamento. Per essere un buon softgunner, però, l’attrezzatura non basta, un buon giocatore deve possedere diverse doti: mira, capacità di mimetizzazione, gestione degli imprevisti, volontà di lavorare in gruppo, senso dell’orientamento, velocità ed agilità
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il
Pluripremiato magazine del Sole 24 Ore, è un periodico di lifestyle al maschile che piace anche alle donne. Progetto di rottura, sia dal punto di vista dei contenuti e della
loro trattazione, sia per l’importanza data alla grafica, è il capostipite di una svolta editoriale senza precedenti. Nelle parole del suo direttore Walter Mariotti
IL punta ad “innovare il segmento delle passioni declinando l'alfabeto dell'uomo contemporaneo in un approccio giornalistico di standing superiore”.
Fate IL vostro gioco testo di Matteo Cardamone
Francesco Franchi reinventa il mondo dell’editoria cambiando le regole del gioco. La partita è aperta a tutti, finalmente liberi di giocarci le nostre carte Incoscienza, rischio e fortuna. L’idea diffusa di ‘azzardo’ che ci rende incapaci di giocarci le nostre carte. Già perchè si pensa subito al gioco, al tavolo verde, ai brutti ceffi e al fumo. Una concezione quanto mai torbida del termine che trasuda casinò, proibizionismo e dollaroni. Ma anche la paura di esporsi, una frase di troppo o un’occasione sprecata. Quella con l’azzardo è una partita che ci sentiamo di perdere in partenza. Ma ci proviamo sempre, o quasi. A rischiare questa volta è stato Francesco Franchi, giovane art director di IL – Intelligence in Lifestyle, il pluripremiato magazine de Il Sole 24 Ore. Progetto editoriale di rottura ideato e fortemente voluto dal direttore Walter Mariotti e dimostrazione esemplare della straordinaria collaborazione tra grafica e scrittura. Francesco rivede la struttura classica della redazione giornalistica. Ridisegna ruoli smentendo gli ordini costituiti. Si lancia in un ripensamento generale del sistema e del ruolo del progettista nel complesso iter di confezionamento dell’informazione, che prende il nome di RE-DESIGN. Già in atto, come da tradizione, in America. I designer siedono al tavolo dei giornalisti. Il numero nasce e si sviluppa grazie alla collaborazione di tutti, la parola assume immediatamente un significato tangi36
bile. La grafica diviene parte attiva del processo. Vive in simbiosi con i fatti, le idee, uscendo allo scoperto e rappresentando una nuova opportunità per l’editoria: oggi bisognosa di comunicare con un pubblico più distratto ed esigente, cosmopolita, curioso, legato alle tradizioni tanto quanto all’innovazione. Arrivare al succo del discorso grazie ad un linguaggio parallelo fatto di immagini e segni, disseminati nel discorso ha portato ad un nuovo modo di comunicare. Più diretto e intuitivo; in un colpo più reale. Il testo continua a muoversi parallelamente; rivisto completamente il modo di scrivere, i vari temi vengono trattati tramite l’espediente dell’inversione. Le notizie di maggior spessore vengono comunicate con un linguaggio più semplice e soft, i temi più futili invece, tramite una forma volutamente solenne e ricercata. Il ritmo di IL, non è lineare. La varietà dei testi e delle numerose infografiche donano al magazine un ritmo altalenante ed imprevedibile che garantisce una costante attenzione da parte del lettore. La forza del periodico sta in un vincente rapporto tra informazioni visive e scritte, la sensazione di avere a disposizione un quadro d’insieme sempre completo. Il lettore può ‘navigarlo’ come preferisce: partire dall’infografica, dall’incipit, dai
IL è strutturato per non dare punti di riferimento. Conquista il lettore con l’incredibile rigore della grafica, la raffinatezza dei testi e delle infografiche
mente locale
re-design
Inteso non come ri-disegno, ma come ri-progetto e ripensamento. La sua tesi sottolinea il ruolo cruciale del designer nel processo decisionale
e di lavoro in ambito editoriale; la sua capacità di determinare l’innovazione ristrutturando l’intero flusso produttivo.
a lato: Francesco Franchi, giovane art director di IL. Approda al Sole dopo l’esperienza milanese da Leftloft, il progetto di Dieci e la collaborazione col Corriere della Sera
Il compito del re-designer è quello di ripensare strutture e ruoli smentendo gli ordini costituiti
still life IL: F38F
riquadri di dettaglio, dai virgolettati, improvvisare. IL è strutturato per non dare punti di riferimento. Conquista il lettore con l'incredibile rigore dell'impaginazione, la raffinatezza dei testi e delle infografiche, e il taglio spiazzante delle copertine. Un progetto completo di entrambe le metà, questa volta perfettamente complementari, perché pensate nello stesso istante. Quello di Francesco è un ‘azzardo’ calcolato, scelto ma anche ‘assistito’ da chi, come Mariotti, ha creduto nella possibilità di ripensare il modo di fare giornalismo, a partire da una ristrutturazione vera e propria della “tecnologia della parola”. Non c'è vizio, incoscienza, casinò o dollaroni. Il flusso progettuale diventa un canale inarrestabile basato sulla collaborazione dell’intero gruppo di lavoro. L’argomento viene proposto ai lettori sotto una nuova forma. Non si parla di semplici notizie ma di veri e propri ‘punti di vista’ che spesso vengono affrontati come autentici cambiamenti di stile di vita. Sono molti i designer che leggono IL. Un nuovo pubblico, che ora, vede l’editoria sotto una nuova luce. La trasformazione in atto apre le porte anche nel nostro paese, ad una moderna concezione della redazione giornalistica: più efficiente e completa, orizzontale e aperta. La strada nuova per quella vecchia. Parliamo di ‘azzardare’ certo, il malaugurato salto nel vuoto che non ci sentiamo di fare, chiuso in un cassetto, che Walter Mariotti e Francesco Franchi hanno avuto il coraggio di aprire. Si sono seduti, hanno controllato la mano e hanno puntato forte. All in. 37
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Il sandwich hard e soft
Le parti del giornale
Ribaltamento e inversione per un ‘panino’ di notizie modulare. Dagli stili di vita del Global Report ai numeri del Green, dagli eventi in Agenda agli approfondimenti degli X-Files.
Cover Global Report Green Report Cover story Incontri Valori Tendenze Emozioni Remake X Files Global Agenda
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Come lavoriamo — Gli attori
Spazio al dialogo Da un processo decisionale gerarchico e verticale, tipico delle grandi redazioni, ad un modo nuovo di fare editoria: orizzontale e più dialogico. Ognuno esprime il proprio punto di vista e le notizie vengono trattate attraverso l’integrazione dei linguaggi. Caso esemplare, quello della realizzazione delle infografiche, in cui: giornalista, information designer e illustratore siedono allo stesso tavolo, organizzando il contenuto, la rappresentazione e il confezionamento dell’informazione.
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Passo dopo passo Tutti insieme ‘appassionatamente’, nello stesso ambiente, a partire dalla riunione di redazione. Gli information designer governano il processo, il flusso produttivo viene ottimizzato dall’assegnazione dei ruoli e delle fasi di intervento. Nelle infografiche, ad esempio, si lavora a tre, convergendo solo quando necessario. Il giornalista ricerca, seleziona, stende i contenuti e si occupa dell’editing, l’illustratore interpreta e rappresenta, l’information designer è attivo su tutta la linea.
Information Designer
Illustratore
Giornalista
Come lavoriamo — Il processo 1 Ricerca
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Selezione Organizzazione delle informazioni della pagina
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Disegno
Editing del testo
T Information Designer
Giornalista
Illustratore
[illustrazioni della pagina: estratto della presentazione realizzata per SNDI Milano, maggio 2010. Cortesia IL – Intelligence in Lifestyle] 38
mente locale
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La redazione — Quanti siamo
R come redazione Direttore
L’esperienza di IL costituisce uno spartiacque nella storia dei supplementi italiani. Nato parallelamente al Sole per parlare del tempo libero dell’uomo che lavora, abbraccia il pubblico degli young adults. Giovani adulti di età compresa tra i 35-50 anni. Lo stesso target si ritrova in redazione, determinando quella fluidità di ruoli, quello spirito irriverente e quella recettività al nuovo che tanto lo caratterizzano. Nell’aspetto e nell’impostazione: fluida e allo stesso tempo ottimizzata.
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Re-design e dintorni Non c’è più spazio per gli schieramenti. Si ri-disegna tutto e si ripensa completamente il vecchio paradigma vigente nelle redazioni. Non più un solo vertice, ma tante menti che collaborano. Il design sta al centro, come forma, funzione ed estetica. E il designer riveste il ruolo di problem solver, aiutando a snellire i processi e le relazioni. Lontano dal semplice e astratto pianificare, si sporca le mani ed entra nel vivo della sua funzione sociale: promuovere il nuovo attraverso il ‘fare’.
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Consulente editoriale
News Capo Redattore Redattore
Gra ca Art Director Graphic Designer
Foto Photo Editor
Moda Fashion Editor
La redazione — Il processo
Direttore
Redazione Capo Redattore Art Director
Photo Editor
La redazione — Il processo
Sistema aperto Creatività e lavoro di gruppo sono il fulcro del processo di creazione dell’informazione. Redazione aperta, testi aperti, sistema aperto: è questa la rivoluzione che IL attua, per continuare a creare un circolo virtuoso di messaggi che transitano dentro e fuori le pagine e le mura, come attraverso una membrana porosa. Le dinamiche sono bottom-up, il set decisionale è collettivo e la fruizione multicanale, per fornire al lettore una varietà di punti di vista in continua evoluzione.
Direttore
Consulente editoriale Capo Redattore Art Director Direttore
Photo Editor
Redazione Capo Red R attore Art Director
Photo Editor
Graphic Designer
Fashion Editor Redattore
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Da Venice Beach alle strade di tutto il mondo. Passando per le piscine svuotate e “Skater Boy”. Lasciamoli scivolare di fronte ai nostri occhi
A problematic way testo di Sara Vindrola foto di White
Sono loro, la crew, la ‘famiglia’ con cui passare ogni domenica di sole. E li abbiamo incontrati per parlarci di skate, moda e videotape Figlio del surf e cugino di una moltitudine di altre discipline affini, lo skateboarding è oggi considerato un vero e proprio fenomeno di massa, entrato a far parte della vita di tutti i giorni. Ma non è sempre filato tutto così liscio, e questo i ragazzi di Problematic lo sanno bene. Un salto indietro ci riporta a Venice Beach, la spiaggia ritrovo degli hippy di Los Angeles, in una torrida estate del 1975. La storia ha inizio quando un gruppo di adolescenti comincia a esercitarsi, a bordo di un’asse in legno dotata di rotelle, nelle piscine delle ville svuotate dalla siccità, portando la carica del surf sulle onde di cemento. Il loro stile è inconfondibile, e li rende subito famosi. Molti sono i cambiamenti e le rotture col passato: se prima era lo slalom a far da
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padrone, disciplina basata prevalentemente sulla velocità, ora le movenze si fanno più fluide e aeree, gettando le basi del vertical skateboarding. Se un tempo, per risparmiare, le ruote erano di argilla e deboli, ora l’uretano permette molta più flessibilità e fantasia nei trick. Questa ventata di freschezza è solo l’inizio: di lì a poco lo skate invade la città, e le strade, di tutto il mondo (è la fine degli anni ’70, quando Alan Ollie Gelfand inventa l’ollie, l’acrobazia che darà il via allo streetstyle). Si mischia alla cultura punk e al mondo dell’underground, fa parlare di sé, ma rimane sempre un po’ in disparte ad osservare ascese e discese dei suoi antagonisti: bmx, rollerblade e quant’altro. Anche se skatepark e strutture dedicate vengono chiuse e riaperte a intermittenza, la carica ribelle di questa generazione è incontenibile: cercano nuovi spazi, si adattano al contesto urbano, lo ‘occupano’ e si spingono ai limiti della legalità. Prediligono superfici lisce, piccoli ostacoli e gradinate. La tribù cresce, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, lo skateboarding resiste, semplicemente perché troppo eccitante per essere accantonato. Back to the future. È l’inizio del XXI secolo. Le nuove generazioni crescono, le tecnologie si perfezionano e internet e lo stile fanno la loro parte: ed è ancora boom per la moda skater. Ragazze e ragazzi di tutto il mondo vi attingono: scarpe un
po’ troppo grosse, vestiti colorati, attitudine ribelle, e Avril Lavigne con la sua “Skater Boy” nell’iPod. Lontano dagli impolverati videotape, sarà la rete questa volta a far da vetrina con la sua svolta radicale e la sua capacità di catalizzare i flussi e le affezioni della sua gremita popolazione.
Lo skate si sposta nelle strade e invade le città. Si mischia alla cultura punk e al mondo underground, fa parlare di sè, ma rimane sempre un po’ in disparte Stiamo parlando dei “nativi digitali” di Prensky, i ragazzi cresciuti accanto a computer, cellulari e internet, gli abitanti ‘indigeni’ del web, in grado di parlare e comprendere a pieno i suoi linguaggi. La rete che con lo skate va a braccetto. Entrambi fondati sull’idea di ‘network
mente locale
danny way
24 metri di lunghezza, 7 di altezza. Sono le misure di uno degli azzardi più famosi della storia dello skateboarding. Lui è Danny Way,
skater americano alla continua ricerca di record, ed è il primo (e l’unico) ad aver saltato la Grande Muraglia Cinese, su una tavola a quattro rotelle.
a lato: Giovanni Zattera, uno dei più giovani della crew e sotto Alberto Chimenti Dezani, classe 1988, tra gli ideatori di Problematic. Nella pagina a fianco, Patrick De Lorenzi, altro membro della famiglia, e sotto uno dei simboli del gruppo ‘Skateboarding’s Finest’ negozio, factory, punto di ritrovo e fucina creativa
sociale’. È proprio qui, in questo spazio liquido e poroso, che incontriamo la crew di Problematic. Nata nel 2001, dalla mente di due, allora, ragazzini, Alberto Chimenti Dezani e Andrea Boido, Problematic vuole portare alla luce la scena torinese dello skate, quasi del tutto assente o comunque decisamente ferma: strutture inesistenti, negozi invisibili e i big del passato che hanno oramai appeso la tavola al chiodo. Tutto parte con l’acquisto di una piccola videocamera e la voglia di farsi conoscere. La serie “Problematic Sundays”, dedicata alle giornate trascorse nella ‘famiglia’ diventa uno dei content più seguiti dagli appassionati di skate, video e web. Nel 2008 arrivano ben due premi: “Best Video”e “Best Video Part” per Marco Olent agli Skatemap Awards. Se il gruppo nasce per portare una nuova identità alla città, a distanza di dieci anni il traguardo è più che soddisfacente. Torino ha una sua scena ed un suo pubblico, e non mancano nemmeno le collaborazioni con skater italiani e stranieri, come le contaminazioni tra città. Ci troviamo forse di fronte a quello che la storia etichetta come ‘rivoluzione culturale’, ad un momento di rottura col passato? Gli avvenimenti parlano da sé: oggi lo skateboard è al centro dell’interesse mediatico più che mai. Nei soli Stati Uniti 6 milioni di persone seguono in televisione gli X-Games, una sorta di
‘Dogtown and Z-Boys’ Il surf tra onde d’asfalto “Duecento anni di sviluppo hanno creato in America luoghi cementificati dal potenziale illimitato. Ma è stata la mente di un undicenne a percepire questo potenziale”. Curiosamente diretto da Stacy Peralta, uno dei protagonisti sui quali è incentrata la pellicola, “Lords of Dogtown” risale alle origini dello skate. Alternativa per le giornate prive di vento al surf, lo skate nasce nei sobborghi di una Los Angeles calda e addormentata. Il passaggio dalle strade alle piscine svuotate è cruciale: qui nasce lo stile che porterà gli Z-Boys a diventare le prime skate-celebrities.
‘I fought the law’ Al limite della legalità
‘mondiale’ della scena skate. Ma se, al di là del fenomeno e della moda, viene da chiedersi che cosa dia la voglia a questi ragazzi di azzardarsi a ‘scivolare’ su una tavola a rotelle, state certi che la risposta sarà unanime: Tony Hawk’s Pro Skater, ovvero il celebre videogame sullo skate!
“Arrest me. I'm a skateboarder” recitava una famosa maglietta. Ed è così che lo street skate è stato a lungo percepito dalle forze dell’ordine. Qualcosa da combattere con grande impegno. Retate all’ordine del giorno. Multe e confische delle tavole erano le paure più grandi. All’Italia più tranquilla si contrappongono gli USA. Dove Rob Dyrdek, pro skater, ha persino assoldato una bodyguard per difendersi dagli attacchi della polizia.
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Ora sono ‘grandi’, fanno mestieri da adulti. Ma l’entusiasmo teen li accompagna sempre, tant’è che la tavola non l’hanno ancora appesa al chiodo
Orgoglio skate testo di Elisabetta Caligaris
In ricordo di un passato dove possedere una tavola era sinonimo di indipendenza e identità, a tu per tu con uno dei pionieri dello skate italiano Odeon, tutto quanto fa spettacolo. Si comincia da qui, dal quel rotocalco di informazione e spettacolo trasmesso su Rai 2, a fine anni ’70. Etichettato da opinione pubblica e stampa come l’incipit del nudo nella televisione italiana e accusato di pubblicizzare mode e prodotti, è per lo skateboard solo l’inizio. “Ancora oggi ricordo quanto rimasi impressionato da quello spot pubblicitario. Era il 1977, io e mio fratello eravamo appena adolescenti, ma vedere quei ragazzi volteggiare in aria a bordo di una tavola, fu la nostra iniziazione”. A parlare è Paolo Nelzi, classe 1964, considerato uno dei pioneri dello skate italiano. A ricoprire questo ruolo di spartiacque, dalle nostre parti, ci sono lui e pochi altri: il fratello Fulvio, Gianpaolo Zampicini, i Pantaleoni, Max Bonassi e Giorgio ‘Fitz’ Conti. Iniziano tutti così, un po’ per gioco, un po’ per noia, costruiscono tavole con i carrelli dei pattini a rotelle o con pezzi di plastica trovati nei negozi di giocattoli. Agli occhi della società e dei media sembrava tutto fuorché una cosa seria. Ed è forse proprio questa sua natura borderline ad aver fatto nascere in loro un certo interesse. Dalla curiosità scatta la
Skate and style Se la moda abbraccia la tavola Uno dei volti noti dello showroom ‘Bunker’ è Gamman Abbas, 29 anni, ed è lui a chiarirci un po’ meglio lo strettissimo rapporto che lega lo skateboarding alla moda e alla musica. “Come tutti gli
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passione e lo skate diventa un vero e proprio stile di vita. I primi skater erano pochi, ma con grinta da vendere. “Immaginatevelo voi, generazione nata e cresciuta sui banchi di scuola per tutti e a spasso con videogame e iPod, cosa potesse essere il futuro per dei ragazzi di provincia alle prese coi giocattoli”. Un azzardo, una sfida, un grido di entusiasmo lanciato al mondo degli adulti; a suo modo, una vera e propria rivoluzione e una dimostrazione, di come si potesse trovare la propria strada seguendo percorsi non convenzionali. “Facevamo gruppo, ci incontravamo, ci confrontavamo sui nuovi trick e sperimentavamo sempre nuovi spot. Ai tempi non c’era né internet né i video, solo tanta immaginazione: da una foto scovata su qualche magazine importato da oltreoceano, cercavamo di capire i movimenti e ripeterli. Era come partire da zero, non c’era nessuno ad insegnarci nulla”. Tutto da soli, per primi e proprio per questo presto leader di un movimento completamente nuovo e diverso. È la fine degli anni ’80, e lo skate torna sulla ‘cresta dell’onda’. Il fenomeno parte dalla strada e, come tutte le culture under-
action sports – ci spiega – anche lo skate è molto unito agli stili del momento, che, ovviamente, cambiano ormai in continuazione”. Lui, che è nell’ambiente da anni, lo sa bene. Così scopriamo che si è passati da indossare, negli anni ’90, pantaloni di grandi taglie, dal cavallo bassissimo
ground, si pone in antitesi alla società di massa. E loro, i padri dello skate, possono essere considerati a tutti gli effetti degli innovatori. “Diciamolo chiaramente – esorta Paolo - l’Italia non è la California. Là c’erano generazioni su generazioni di surfer, quando da noi lo sport più estremo praticato al mare erano i castelli di sabbia, per non parlare del clima: Venice Beach poteva essere ‘skatabile’ tutto l’anno, mentre noi ci dovevamo accontentare di appena cinque mesi di caldo”. Gli inizi sono stati tutt’altro che facili, ma il fenomeno, seppure agli albori, ardeva sotto le
Con la Graw abbiamo sperimentato la versione ‘vecchio continente’ nel tondo e a lato: Paolo e Fulvio Nelzi titolari della Nelzi Skateramps
(come scordarceli?) e ascoltare tanto rap e hip hop ad uno stile, quello contemporaneo, sfacciatamente eighties, dove lo stretto ha ripreso il posto del largo, con indumenti vintage e old school. Emblema di questo mutamento: un’ondata di musica punk revival e rock.
mente locale
per saperne di piÙ Nel 1990 Paolo Nelzi e Giampaolo Zampicini scrivono a due mani un piccolo volume, oggi sicuramente chicca per i collezionisti, che offre tutte le informazioni necessarie
01 CCCP Tavola in acero, fatta dallo skater, amico di Paolo Nelzi, Giampaolo Zampicini, detto ‘Zampa’, che utilizzò dai primi anni '80 fino all'84 circa 02 GRAW Tavola Graw dei primi anni '80, costruita con legno di betulla 03 GRAW Tavola Graw, costruita con legno di betulla
Skate & co. Dimmi che tavola vuoi Lo skateboarding nel corso del tempo ha dato origine a diverse varianti, alcune molto note, altre meno conosciute. Partiamo con il longboard, molto simile al surf, da cui deriva con manovre analoghe; lo slalom, con tavole di dimensioni
per la pratica dello skateboarding. Il titolo è “Skateboard-street e rampe” e tratta il fenomeno in maniera esaustiva, mostrando anche diverse immagini dei migliori skater impegnati in trick dello street e del pipe.
ceneri di un paese che stava cambiando, che incorporava nuovi valori aprendosi ad una visione esistenziale più ludica. Il terreno era fertile, ma attrezzature e negozi specializzati continuavamo a scarseggiare. Nelzi coglie l’occasione al volo: dal principio le tavole erano costruite per pochi amici stretti, ‘esperimenti da cantina’, poi, nel 1991, nasce la Graw, la prima azienda italiana a produrre skate e a portare le rampe nelle città. C’era bisogno di osare, di credere in qualcosa, e anche un pizzico di incoscienza nel decidere di cimentarsi in un business che non aveva ancora un suo pubblico fisso in Italia. “Per fortuna né la paura né la diffidenza ci hanno fermato. Certo, le difficoltà non mancavano: le tavole americane erano prodotte in legno d’acero canadese, lontano e irreperibile per noi, così abbiamo sperimentato la versione ‘vecchio continente’, cercando di riproporre la stessa elasticità e robustezza di quei legni. Con il carpino iniziò la nostra fabbricazione da cantina e produzione artigianale. Le serigrafie, le applicazioni dei grip erano tutte fatte manualmente”. Il successo però non dura che due anni, complice il boom del mercato americano e la nascita dei primi skate shop, e il progetto viene abbandonato, lasciando una bella eredità. La Graw è entrata a pieno titolo nella Bibbia di ogni perfetto skater e ha contribuito a crescere la generazione di campioni successiva: “Li portavamo alle gare, alle feste, a conoscere gli idoli stranieri – ricordano i fratelli Nelzi – eravamo una famiglia a tutti gli effetti”. ‘Giovani uomini’ crescono, e si riparte con una nuova avventura, ancora all’insegna del ‘do it yourself’. Con la prima rampa di Pecetto nasce la Nelzi Skateramps: la prima azienda italiana a costruire rampe; un altro salto fuori dagli schemi. “Skateboarding is not a crime”.
Daniel Cardone Una nuova generazione sta arrivando Tra i nomi di punta dello skate italiano c’è sicuramente quello di Daniel Cardone, trentunenne, atleta del Team Quiksilver. Lo skater cesenate è noto ai più per il suo riding sicuramente unico e impossibile da paragonare a qualunque altro, fiore all’occhiello della sua attività e con il quale da anni riesce a stupire il pubblico. Nel 2006 Daniel è stato il primo europeo a vincere il Quiksilver Bowlriders, contest che è da sempre dominato dagli americani. Come se non bastasse, il nostro giovane amico è stato anche premiato con il Best Trick all’ European Open a Basilea, e si è piazzato 4th overall al World Cup of Skateboarding. Freestyler magazine gli ha dedicato un intero numero: the ‘Special Cardone’ issue. Il suo inconfondibile stile fluido, che contraddistingue ogni sua manovra, compresi gli impossibili tuck knee è l’ingrediente segreto che l’ha fatto diventare un atleta di fama mondiale.
Halfpipe Letteralmente ‘mezzo tubo’, è una rampa semicircolare. Può avere differenti altezze e inclinazioni 01 table
04 flat
02 vert
05 extension
03 transition
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minori in percorsi con ostacoli artificiali; il downhill, con lunghe discese a folli velocità; il cruising, per spostarsi sulle normali strade o piste ciclabili surfando la strada. C’è poi lo street surfing, che è una delle varianti più moderne. Grazie alla sua grande versatilità sta iniziando a spopolare e si può definire un buon mix tra surf, skate e snowboard.
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gioco d’azzardo Il gioco d’azzardo sia in termini di giocatori sia di volume di giocate è cresciuto, tra il 2008 e il 2009 di una cifra pari al 13%. Dai 47 miliardi di euro raccolti nel 2008 si
è passati ai 52 miliardi del 2009. I giochi che hanno registrato un vero e proprio boom sono il Superenalotto (+82%); le slot machine (+15,7%) e le scommesse sportive (+7%). Invariata e spaventosamente alta la
cifra del Gratta e Vinci: 6.900 milioni di euro giocati. Anche se la vera star è Win For Life con 4 milioni di euro giocati e un totale di oltre 1 miliardo e mezzo di incassi a fine 2009.
Win for a life testo di Elisa Facchin
Finita l’era dei malati d’azzardo, se ne apre una nuova: la schedina si vince a rate e il gratta e vinci diventa sinonimo di stipendio. Perchè troppi soldi in tasca non sempre fanno la felicità Una domenica. Un Bar Sport. Una cappa d’aria densa sotto cui filtra solo la voce gracchiante di uno speaker radiofonico. Pugni serrati sulle ‘schedine’, avventori tesi nell’attesa della fine dell’ultima partita il cui risultato potrebbe valere un 13, l’agognato 13, numero capace di cambiare le sorti dell’intera famiglia, cugini di terzo grado compresi. Storie d’altri tempi, riti pressoché estinti. Se un tempo il gioco, l’azzardo, la sfida alla fortuna, quando non patologici naturalmente, costituivano un diversivo rispetto al vivere quotidiano, un’occasione di svago, di adrenalina e di sogno a occhi aperti, oggi sembrano sempre più un meticoloso mezzo per approdare ad una tranquillità economica che pare altrimenti non raggiungibile. Insomma, non solo sembra scomparso il concetto del gioco per il gioco, ma pure quello del gioco per tentare di rivoluzionare veramente il proprio destino. Basta entrare in ricevitoria, basta guardare i cartelloni pubblicitari: quello che promette la maggior parte dei giochi a pronostico odierni è una ricompensa dilazionata nel tempo; dalla rendita esentasse di 4.000 euro al mese per vent’anni garantita a chi vince Win For Life alla spesa per un anno gratis messa in palio da alcune catene di supermercati. La tendenza ad inseguire l’erogazione rateizzata della vincita, il cui fascino risiede nella scon44
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gioca jouer identikit del giocatore italiani che hanno giocato almeno una volta
38%
uomini italiani che hanno giocato almeno una volta
50%
mercato dei giochi
giugno 2008
giugno 2009
peso % giugno 2008
peso % giugno 2009
divario in punti %
lotto lotterie instantanee e tradizionali superenalotto lotterie scommesse sportive giochi a pronostico sportivi scommesse ippiche tris & assimilate scommesse a concorsi a pronostico adi (apparecchi di intrattenimento) bingo skill games & card games
2.999 4.873 908 8.780 1.969 99 1.015 303 3.386 10.816 825 0
2.853 4.965 1.264 9.083 2.128 84 747 343 3.302 11.929 723 1.044
12,6% 20,5% 3,8% 36,9% 8,3% 0,4% 4,3% 1,3% 14,2% 45,4% 3,5% 0,0%
10,9% 19,0% 4,8% 34,8% 8,2% 0,3% 2,9% 1,3% 12,7% 45,7% 2,8% 4,0%
- 4,8% + 1,9% + 39,2% + 3,5 % + 8,1% - 15,0% - 26,4% + 13,1% - 2,5% + 10,3% -12,3 n.d.
totale mercato
23.806
26.081
100%
100%
+9,6%
mercato dei giochi in Italia (valori espressi in milioni di euro) [fonte: AAMS, Agicos, Agipro, 2009]
giurazione della dissipazione immediata del patrimonio, è sintomatica di un nuovo approccio al gioco, determinato forse dall’attuale momento storico-economico di crisi, ma comunque estremamente perturbante perché definibile con termini in netta antitesi fra loro: il rischio per la tranquillità, il pericolo per la sicurezza. E cosa resta dell’azzardo? Ben poco. Il giocatore è sempre meno temerario e sconsiderato e sempre più metodico e sistematico. Non ricerca neanche più il luogo reale preposto al gioco, non ha bisogno di sentire l’odore delle carte o il rumore delle fiches; si accontenta di grattare all’angolo di una strada, con il cane al guinzaglio e le buste della spesa sottobraccio, la patina argentata da un biglietto ipercolorato su cui spiccano i surrogati grafici dei giochi originali:
01. turista per sempre
05. la fortuna gira
02. miliardario
06. quadrifoglio d'oro
03. sette e mezzo
07. superenalotto
04. il mercante in fiera
08. win for life
donne italiane che hanno giocato almeno una volta
29,2%
Sisal Da oltre 50 anni, la culla dei sogni italiani È l’azienda che prima in Italia ha dato vita a un mercato moderno dei giochi a pronostico e che dal 1946 opera come concessionaria dello Stato nella gestione dei giochi, concorsi a pronostico, scommesse e apparecchi di intrattenimento e divertimento. È nata dall’intuizione di tre giornalisti sportivi negli anni Quaranta in un’Italia ancora segnata dalla guerra e con un futuro, ricco di sogni e speranze, tutto da inventare.
Al bar dello sport Comicità e cinismo tutto all’italiana
Il gioco oggi è diventato un modo per ottenere tranquillità economica
miniature di roulette e mazzi di carte, dadi e ruote della fortuna. Il rischio si rapprende in un’icona meschina e in un’azione grezza, la vincita si riduce ad uno stipendio. Che ti nega la possibilità di svegliarti una mattina e comprare una Ferrari ma ti consente, volendo, di comprarla a rate.
Uno sketch comico da cento minuti per un Lino Banfi agli esordi, alle prese con una schedina miliardaria. Nei panni di uno squattrinato immigrato pugliese a Torino, il buon Lino, commesso al mercato del pesce di Porta Palazzo, sogna di indovinare la combinazione vincente del Totocalcio. La azzecca un giorno, su consiglio di Parola, cameriere muto del Bar dello Sport, e vince finalmente 1 miliardo e 300 milioni di lire. Ma anzichè una vita da nababbo, lo aspettano una serie infinita di gag e disavventure. La storia continua…
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on line poker
In Italia, i giochi d’abilità su internet hanno registrato, per il solo 2009, un ingresso pari a 2 miliardi e mezzo. E il poker ne copre una larga fetta:
il mese record di dicembre ha da solo raccolto 252 milioni di euro. La partecipazione a un torneo oscilla tra i 50 cent e i 100 euro. L’Italia dà i numeri?
L’azzardo del Pupo testo di Giovanna Rossi
Per vizio e per passione. Tutta la storia di uno degli showman più amati dal pubblico italiano e del suo inguaribile ‘mal d’azzardo’ Cantautore, paroliere, presentatore. Pupo è da sempre una figura poliedrica e accattivante, soprattutto per la sua audacia e la sua schiettezza. Aldo Grasso sul Corriere della Sera riferendosi al suo passato ha parlato di “curriculum sciagurato” ed è proprio in nome di questa vita azzardata che abbiamo scelto di intervistarlo per il nostro nuovo numero di Rent dedicato proprio all’azzardo. RENT: Nel corso della sua vita si sono alternate carriere differenti -cantante, presentatore, attore- credo si possa dire, però, che il poker sia il filo conduttore di tutta la sua storia. Com’è cambiato il suo rapporto col gioco dalle follie di gioventù ad oggi? pupo: Chi mantiene per tutta la vita lo stesso rapporto con il gioco non ha possibilità di uscirne. Quello che è possibile fare è cambiarlo trasformandolo da vizio a passione. Col tempo si impara a riconoscere meglio il momento in cui rischiare, bluffare, vendere fumo e si impara a perdere. Il poker, come nessun altro gioco, ti insegna alcune cose importanti nella vita: ad aspettare il tuo momento perché è scientifico che in una partita di poker esiste un momento tuo, può durare qualche minuto o un’ora, può arrivare subito o alla fine della partita, ma bisogna saper aspettare quello giusto. R: Fino a qualche anno fa il poker era appannaggio di pochi, da qualche anno, invece, complice internet e la tv, è divenuto sempre più popolare. È solo il miraggio di vincite ‘facili’ o c’è qualcosa di più dietro a questa passione che chi non gioca non può cogliere? p: C’è la convinzione che attraverso il 46
poker ci si possa realizzare nella vita e diventare un personaggio importante. Si pensa in genere che basti sedersi a un tavolo verde per poter improvvisamente diventare qualcuno ed emergere. Ma occorre allenamento, preparazione e bisogna anche avere talento.
Ad ogni grande possibilità corrisponde un grande rischio. Per questo bisogna essere realisti R: Il giro d’affari che si cela dietro al po-
ker è milionario. I nostri clienti mettono a reddito case attraverso l’affitto come forma d’investimento. Il poker apparentemente è molto più redditizio, ma a fronte di un rischio incalcolabile. Che consiglio daresti a chi è tentato dalle grandi scommesse? p: Ad ogni grande possibilità corrisponde un grande rischio. Gli inglesi scommettono su tutto, hanno scommesso anche sul Papa che, durante il suo viaggio in Inghilterra, avrebbe bevuto una lattina di birra. Chi fa scommesse al limite delle possibilità deve essere realista e non illudersi. Se uno pensa di risolvere i propri problemi economici scommettendo vuol dire che non ha capito niente.
R: Qual è la carta d’identità del pokerista tipo? Quali sono le sue peculiarità caratteriali? R: Se guardiamo al Texas Hold’em devi essere giovane e scaltro, occorre essere capaci, veloci nei ragionamenti, giocare su internet e avere spregiudicatezza. Se invece parliamo di poker classico occorre dosare umiltà e aggressività. R: E invece parlando di Pupo giocatore, è un giocatore impulsivo e istintivo o razionale e calcolatore? p: Nasco come giocatore impulsivo e istintivo, ma col tempo mi sono molto calmato. Malgrado questo, non riesco ad essere completamente razionale. R: L’emozione più bella al tavolo da gioco. p: Quella che si prova quando perdi e poi, con un’intuizione che pensi derivi dalla tua genialità di saper leggere nel destino delle carte, riesci a ristabilire le finanze e a recuperare. La soddisfazione più grande per un giocatore è il recupero della perdita. R: Il ricordo più doloroso legato al gioco. p: Il ricordo di quanto cervello e creatività ho bruciato a causa del gioco. Avrei avuto iniziative artistiche più numerose ma la mia dote naturale purtroppo è stata in parte sacrificata da questo ‘demonio’. R: La psicologia è fondamentale nel gioco. Come capisci che il tuo avversario sta bluffando e come ti comporti? p: È importante concentrarsi e analizzare tutti i tell dei giocatori al tavolo. Cosa che online non è possibile. E far fede su quel sesto senso che solo uno che gioca da tanto tempo può avere.
gioca jouer
guida al grande bluff Datevi un’immagine ‘loose’. Se provate a bluffare di continuo, i vostri avversari vi beccheranno. Seconda regola: mandate gli avversari
in tilt. Se bluffate bene, e lo date a vedere, giocheranno peggio nel tentativo di riprendersi i soldi. Dopodiché cercate di capire quando
Poker faces
è bene farlo. Più pratica fate, più veloci e intuitivi sarete. Perché diciamolo chiaro: senza l’inganno, dove sarebbe l’azzardo?
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illustrazioni di Seltz
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Smorfie, grattatine e sguardi torvi. Se è vero che il corpo parla un proprio linguaggio, impariamo a mostrarci impassibili nel gioco. Per uso e consumo dei novizi giocatori
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self confidence
testa china
testa leggermente sollevata
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braccia conserte
mani sul tavolo
tormentarsi il labbro inferiore
pupille dilatate
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stringere i pugni
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grattarsi la nuca
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self confidence
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mani sui fianchi
l’italia di una volta
Le botteghe dei barbieri sembrano essere posti fermi nel tempo. A guardare dalle vetrine ci si immagina come potessero essere una volta, con gli uomini che
andavano a radersi ogni giorno solo per chiacchierare di calcio e di politica. Se si è fortunati, ci si può ancora imbattere in posti come questi, luoghi che sono come un ricordo che si può toccare.
Le figaro
un barbiere alla vecchia maniera. Sono oramai 55 anni che Raffaele Fusco si prende cura delle teste e delle barbe degli uomini torinesi
testo di Carlotta Petracci foto di Vittorio Belafonte
O perbacco chi è costui? Ha le onde nei capelli. I suoi baffi son ribelli. Mi par tanto un gentiluomo, barba crespa e chioma pazza, ha lo stile un pò del genio A ciascuno la sua barba, la sua ‘testa’, la sua vanità. Nel rispetto dell’antica regola, si dice che nei saloni si è serviti esclusivamente da personale maschile, perché il vero gentleman si fa toccare solo dalla propria moglie, dal medico, dal sarto e appunto dal barbiere. Ma se Emile Zola tanto decantava il ‘paradiso delle dame’, oggi non si può far altro che ricordare che ci fu un tempo in cui la toeletta per signori riscuoteva un gran successo. Barba e capelli erano sinonimo di fascino maschile; sapone, aftershave e rasoio oggetti del desiderio per ogni giovane uomo. Poi è arrivata la modernità, quella vera, quella ‘tarda’, che ha spazzato via ogni rito, svuotato i saloni e reso gli uomini un po’ più selvaggi. Eppure al ‘Figaro’ c’è qualcuno che racconta un’altra storia: quella del ritorno di una moda. Tra caffè storici, librerie, jet set locale e piccoli saloni all’odore di mandorle, a Torino si torna dal barbiere. RENT: Allora Raffaele, tutti pazzi per il ‘Figaro’ ? Raffaele Fusco: ‘Pazzi’ certo è una parola grossa, ma non posso negare che negli anni il mio salone ne abbia viste tante. Gli anni più belli sono stati senza dubbio i ’50. A quei tempi tutti avevano le onde, e noi eravamo i migliori. Poi il mestiere è andato a fasi alterne, soprattutto perché le donne hanno cercato di portare gli uomini in saloni femminili. Ma non poteva certo finire così. La barba è un rito maschile, ha tutto un suo mondo estetico, regole di comportamento, di servizio (le basti pensare che le schedine del totocal48
cio si usavano per pulire i rasoi!). Per non parlare dei discorsi. Forse la distinzione di ruoli del passato era troppo rigida, ma non credo che annullare le differenze sia una buona cosa. R: Come dire: il classico non passa mai di moda.
Il barbiere è un po’ come un’artista, deve avere una base classica e l’estro per fare tagli a regola d’arte Raffaele: Sì, e lo stesso discorso vale per i capelli. Sappiamo tutti quanto nell’uomo lo stile sia una questione di dettagli. Il fatto di essere meno appariscente, lo rende molto più esigente. Per questo il taglio deve essere a regola d’arte: niente macchinetta, solo forbici. Un tempo si facevano così anche i capelli a spazzola. Non è da tutti, la maggior parte dei parrucchieri oggi non ha padronanza tecnica, e capita spesso che la mascherino con l’eccentricità. Ma il barbiere, è diverso, è un po’ come un’artista: deve avere una base classica. R: Emile Zola ci ha parlato tanto del ‘pa-
pavimento in marmo, poltrone in pelle azzurra, lavandini e muri beige. Ben distante dal minimalismo delle nuove catene di parrucchieri, Figaro ha mantenuto negli anni tutto il fascino delle vecchie botteghe di una volta
lifestyle
raph e i copertoni
Protagonista di tre grandi opere liriche, Il barbiere di Siviglia, Le nozze di Figaro e La madre colpevole, la sua figura è da sempre associata ad una bella voce. E
Raffaele non è da meno: il suo gruppo, Raph e i Copertoni, ha riscosso un notevole successo negli anni ’60, e ancora oggi conserva un piacevole ricordo. Insomma...‘largo agli eclettici!’
Il Fürher Baffetti antigas
giorno, ben sfumata e pulita, mentre per un viso squadrato è meglio non averla affatto. Ci sono poi barbe difficili, con rose, sgranature, e qui più che in altri casi la chiave di volta è l’insaponatura. Se la barba viene insaponata male, la pelle non si ammorbidisce e il rasoio può essere ‘pericoloso’, soprattutto se non usato con delicatezza. I giovani d’oggi lo sanno bene, arrivano in certe condizioni… Un detto popolare diceva: “barba ben insaponata, è metà barba fatta!”. R: E chi è passato sotto le sue mani? Raffele: Bè, quando ero giovane cantavo. Ho persino vinto un Festivalbar, quindi, di gente ne ho sempre conosciuta tanta. Gli attori e i cantanti che soggiornavano all’Hotel Venezia, qui vicino, come Banfi, Ronconi, Farassino, Fred Buscaglione, venivano sempre. Spesso si portavano il proprio rasoio, anzi l’etichetta esigeva che i barbieri conservassero, quasi radiso delle dame’, del grande magazzi- come reliquie, in una cassetta, i rasoi dei no come una conquista moderna senza clienti abituali. Era proprio diverso. pari, ma per il gentiluomo c’è sempre R: Ultimissima domanda, e le nuove gestato il sarto. Il barbiere quindi è un po’ nerazioni che ritornano? lo stesso. Raffaele: Spero non sia solo l’ultima Raffaele: Certo. Sarto e barbiere sono moda del momento. Ma anche se lo fosdella stessa pasta. Entrambi sanno che se, sarebbe una buona opportunità. Aveogni uomo ha bisogno di una ‘soluzio- vo dieci anni quando ho iniziato come ne’ su misura. La barba può essere fatta garzone, a dodici avevo una paga da in tanti modi (mosca, baffetti, basette adulto e fare il filo ai rasoi era la mia oclunghe, chi più ne ha più ne metta) ma cupazione preferita. Lo racconto sempre deve sempre adeguarsi alla forma del e i più giovani si accorgono di cos’hanno viso, come un abito a quella del corpo. perso. Ma la passione è tutto nella vita, Un viso magro per esempio vuole una anche se i tempi cambiano, per me è barba rifinita e corta, di appena qualche come un nuovo inizio.
Stretti e squadrati, sono i baffi più tristemente famosi della storia. L’icona negativa del secolo breve. Eppure c'è stato un tempo in cui sul volto del Fürher troneggiavano dei bei mustacchi alla moda prussiana. A spingere il futuro dittatore verso il taglio fu un ordine dei suoi superiori. Il giovane Hitler doveva avere i baffi corti per poter indossare senza intralcio la maschera antigas.
Salvador Dalì Baffi a torciglione Come baffi ‘seri’ sono fuori discussione, solo un’artista eccentrico come Dalì poteva portarli con disinvoltura. Chi li sceglie vuole dimostrare la sua stravaganza, anche se di rado un vero eccentrico si accontenta di emulare il segno distintivo di un altro.
Ernest Hemingway Barba curata Un classico intramontabile, come i suoi libri. Quasi tutti gli uomini la adottano, prima o poi, ma sono pochi quelli che vi restano fedeli. In genere la barba viene tagliata più per questioni di ordine che di stile.
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Cane o lupo? Tanti lo conoscono, pochi hanno il coraggio di portarlo a spasso. Ma, il Cecoslovacco sarebbe piaciuto anche a Cappuccetto Rosso!
Pronti per diventare capobranco? testo di Carlo Camorali foto di Eva Stonem
Ovunque appaia, attira l’attenzione. Sua madre è la Natura. Suo padre un colonnello dell’esercito. Sembra un lupo, ma non lo è. Ha un portamento leggero e fiero. Il manto folto, con sfumature dal grigio al bianco, gli occhi chiari e pieni di sicurezza Avete passato l’infanzia ad averne paura? A sentirvi raccontare di quanto siano terribili, di quanto siano grandi i loro occhi, per guardarvi meglio, e le loro bocche, per mangiarvi meglio? Bè, scordatevi della storia di Cappuccetto Rosso e del suo lupo cattivo. Il lupo di cui leggerete in queste righe viene da tutta un’altra storia. Più o meno cinquant’anni fa, un colonnello dell’esercito cecoslovacco, Karen Hartl, iniziò a far accoppiare un pastore tedesco con un lupo, con lo scopo di ottenere una nuova tipologia di cane da impiegare nella sorveglianza delle linee di confine. Dopo anni di selezioni ed incroci, nel 1982 il Lupo Cecoslovacco viene riconosciuto come razza canina. Metà lupo e metà cane quindi. Ma il Lupo Cecoslovacco conserva molto dei suoi istinti selvatici, e questo rende i tempi di addestramento più lunghi e complessi di quelli di un cane normale. “Per questo motivo- ci spiega Alessio Marangoni, addestratore de ‘Il Sentiero del lupo’- a tutti i proprietari che decidono di prendere un Lupo Cecoslovacco, consigliamo di farsi aiutare da specialisti nell’addestramento.” In Italia sono molti gli addestratori specializzati ed esistono diverse linee di pensiero al riguardo. In Repubblica Ceca, la sua ‘patria d’origi50
ne’, prevale la linea forte e robusta, volta a farli diventare cani da lavoro. In Italia invece vengono considerati come cani da compagnia, quindi si lavora di più sull’aspetto estetico e caratteriale. In entrambi i casi, il primo passo, quello fondamentale, consiste nel far capire subito al cucciolo la sua posizione nel nuovo branco: in cima alla scala gerarchica dovrà esserci il proprietario. Il capobranco. Vi sembrerà quasi di tornare ai tempi del Libro della Giungla. E anche se non vi sentite dei cuccioli d’uomo smarriti nei meandri della foresta, state sicuri che, in un mondo dove regna la legge darwiniana del più forte, si fa in fretta a sottomettere o essere sottomessi. Non è il caso di spaventarsi però. Ad un futuro padrone di Lupo Cecoslovacco è semplicemente richiesto di pensarci un po’ di più prima di prenderne uno. Non si tratta né di un Labrador, né di un Boxer travestito da Zanna Bianca. Un cane caratterizzato da forza di carattere e indipendenza, richiede un padrone altrettanto determinato. Per farsi rispettare come maschio ‘Alpha’, infatti, occorre parlare lo stesso linguaggio del lupo. Un linguaggio molto complesso, fatto di gesti, espressioni facciali, sguardi e posizioni del corpo. Definito il branco si pone il primo proble-
ma: come ogni buon lupo che si rispetti, anche quello cecoslovacco si aspetta di vivere ogni momento della sua vita insieme al ‘gruppo’. Ma è impensabile che stia assieme al padrone ventiquattrore su ventiquattro, quindi, bisogna, a piccoli passi, abituarlo alla solitudine, o il lupo comincerà a soffrire di una vera e propria ‘ansia da abbandono’. “Ma mentre il vostro lupo viene educato, voi non pensate di poter restare comodi a casa-
Alessio Marangoni addestratore e allenatore presso ‘Il sentiero del lupo’, ci spiega che il lupo cecoslovacco “è un cane molto fisico, che bisogna saper leggere”
lifestyle
alessandro fresia nella pagina: sequenze di gioco di due lupi cecoslovacchi nel bosco. Dentatura affilata e carattere energico, per una razza canina fuori dal comune. Trattandosi di animali da branco, per governarli, occorre ripristinarne la struttura gerarchica. Durante il primo anno di vita è quindi fondamentale l’addestramento
Allevatore presso lo ‘Spirito del lupo’. “I primi reperti storici che attestano di un avvicinamento lupo-uomo, risalgono a più di 10.000 anni fa. Se si considera però che oggi esistono 550 razze canine, e che il lupo cecoslovacco ha una storia di appena cinquant’anni, si può comprendere quanto l’allevamento giochi un ruolo fondamentale nella definizione morfologica e caratteriale di questo esemplare. Per ottenere un lupo che si avvicini agli standard della razza, da noi si lavora molto con l’addestramento. Del resto questo cane è nato come ‘guardia di confine’, e per non allontanarsi troppo dall’idea del suo creatore deve continuare ad essere forte e gestibile allo stesso tempo”.
vivere coi lupi Jim e Janie Dutcher
Vi sentirete quasi un Mowgli nel Libro delle Giungla
“L’uomo ha quattro percezioni del lupo differenti: la prima, è ‘il lupo degli incubi’, la bestia delle fiabe che terrorizza allevatori e bestiame, la seconda, oggi molto diffusa è ‘il lupo della scienza’, quello studiato dai biologi e rappresentato sottoforma di numeri o statistiche. All’opposto c’è la terza percezione, ‘il lupo dello spirito’, creatura onorata e venerata dai nativi d’America. Infine c’è il lupo che abbiamo conosciuto noi: ‘il lupo sociale’. Non è né demone, né Dio e neppure un robot biologico. Ma una creatura sociale, sensibile, devota al branco e alla famiglia.”
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lifestyle
1.000 euro
È il prezo di partenza per un cucciolo di Lupo Cecoslovacco. Il prezzo base varierà a seconda di diversi aspetti, quali salute, addestramento, valore dei genitori.
ammonisce Alessio - dovete venire educati almeno quanto lui. È importante che la vostra autorità di capobranco non venga mai messa in discussione, altrimenti il lupo cercherà di prendervi il posto. Considero parte principale del mio addestramento quella fatta sul padrone.” Il lupo viene educato perchè riesca a inserirsi perfettamente all’interno di un gruppo, il cosiddetto ‘socializzare’, sia esso composto da cani o da uomini. Sul campo da lavoro vengono ricreati gli stimoli e le distrazioni presenti nella vita di tutti i giorni per suggerire nel lupo l’apprendimento di comportamenti tipici del mondo reale. Per questo Alessio propone diverse attività: dalle passeggiate in città, alle gite nella natura. I tempi sono lunghi, ma non disperate. Passato il primo periodo, il più difficile, potrete cominciare a godervi i frutti del vostro duro lavoro. Attenzione però a non abbassare mai la guardia: il lupo va seguito anche se adulto e ha bisogno di muoversi e sfogarsi regolarmente. Famoso per la sua tenacia e intelligenza, il cecoslovacco può correre per 100 km senza stancarsi, e, sempre all’erta e attento a ciò che lo circonda, ha un grande senso dell’orientamento e rapidità di reazione. Non guarda mai il suo padrone, ma sa esattamente dove si trova e dove sta andando. Il binomio tra natura selvaggia e natura addomesticata e l’intreccio tra il mondo dei lupi e quello degli esseri umani esiste da tempi immemorabili. Se la leggenda narra che Roma fu fondata da Romolo, salvato e cresciuto assieme al gemello Remo, da una lupa, oggi il dialogo tra questi due ‘regni’ (umano e animale) è ancora motivo di interesse. Tra i tanti esempi, spicca l’esperienza del ricercatore britannico Shaun Ellis. Lo studioso è riuscito a vivere per diciotto mesi con un branco di lupi e a forza di ululati, ringhi e morsi è diventato capobranco. Per capire basta imparare le regole. Prima fra tutte, e fondamentale: nella comunità del lupo non ha importanza il singolo, bensì il branco e la disciplina. Sarà anche una lezione sentita e risentita tra noi ‘umani’, ma oggi non è per nulla scontata né fuori luogo. Del resto, come scriveva Joseph Kipling, “più imparo che cos’è un uomo, più voglio essere animale”. 52
un lupo in famiglia
Il padrone dev’essere educato almeno quanto l’animale. Non fate mai venire a meno la vostra autorità di capobranco. O il lupo cercherà di prendervi il posto
Come gli esseri umani i lupi fondano la loro vita sulla struttura sociale della comunità. Il branco è come una famiglia allargata, raccoglie generazioni di padri, figli, fratelli, zii, strutturando una gerarchia rigidamente imposta. La gerarchia serve prima di tutto per cacciare, ma racchiude anche un sentimento di vicinaza quasi umano. Ma cosa succede quando un lupo viene adottato da una famiglia vera e propria? Secondo l’esperienza dei Sossella, niente di diverso da ciò che avviene in natura. I cuccioli giocano insieme sotto la guida di mamma e papa ‘Alpha’.
cuore di lupo Il Lupo Cecoslovacco è tra le razze canine con origini più recenti. A metà tra un lupo, morfologicamente parlando, ed un cane, per carattere e comportamento, ha pelo forte e liscio (con abbondante sottopetto, soprattutto nella stagione invernale), con sfumature che vanno dal giallo all'argento, ed una caratteristica maschera chiara sul muso. Gli occhi sono piccoli e chiari, le orecchie dritte e a triangolo. L’altezza al garrese minima è di 65 cm per il maschio e 60 cm per la femmina. Gli esemplari più grandi possono superare i 50 kg di peso. Di carattere vivace e testardo, non è un cane adatto a tutti: il legame col proprietario dev’essere imposto con la giusta autorità e fermezza, garantendo così fedeltà e rispetto reciproci. illustrazione: Fabio Boero
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funghi e streghe
Sin dai tempi che furono i funghi sono stati al centro di numerose credenze popolari, forse per il loro particolare modo di ‘spuntare’ dal nulla nel
terreno o per via della proprietà di alcune specie allucinogene o mortali. Alcuni pensano che crescano in cerchio perché generati dalla danza
Cacciatore di funghi testo di Sara Vindrola
È presente su ogni bancarella di montagna e all’ingrosso nei supermercati. Il protagonista indiscusso di ogni menù autunnale. Dall’odore muschiato e il gusto marcato, solo per veri intenditori. Chi accetta però la sfida di poter fiutarlo? La stagione della ‘caccia al fungo’ è nel pieno del suo fervore. La domenica mattina li si può vedere a decine: non tanto i desiderati funghi, bensì i loro cercatori, seri, semiseri o improvvisanti del momento. Desiderosi anche noi di comprendere trucchi e segreti del mestiere, ne abbiamo incontrato uno. RENT: Partiamo dal principio: anche se tutti sanno che autunno e funghi vanno a braccetto, qual è il periodo ideale per cercare porcini? ANTONIO: Come tutta la natura, anche i funghi sono legati ai cicli stagionali. I porcini richiedono una serie di condizioni climatiche e ambientali per poter crescere e riprodursi, altrimenti il ‘micelio’, il cuore vitale del fungo, va in letargo, restandoci anche per anni. Temperature né troppo calde, né troppo fredde, sono perfette per lo sviluppo, assieme ad un terreno caldo e mediamente umido. Il principale nemico climatico del porcino, invece, è il vento: quando il fungo lo percepisce, blocca immediatamente la crescita. Le zone di ricerca più indicate sono quelle nelle immediate vicinanze di betulle, faggi, roveri e abeti, la loro linfa vitale. R: Siamo quasi pronti alla partenza, qual è l’equipaggiamento del perfetto cercatore? A: La mia uniforme tipo consiste in: scarponi robusti, abbigliamento mimetico (non si 54
di gnomi e streghe. Aztechi e Maya li consideravano ‘carne divina’, mentre nell’antica Roma erano un simbolo funesto. E voi cosa ne pensate?
Antonio Ronco, 57 anni, fungaiolo da sempre. “Le caratteristiche del cercatore di funghi? Un mix di pazienza, esperienza, fortuna e fiuto”
sa mai che si avvisti qualche animale!), il mio fidato bastone ed un contenitore. Il bastone è un ottimo alleato per alzare gli strati di foglie ed evitare di essere morsi da qualche vipera, mentre per trasportare il raccolto, una cesta in vimini è perfetta. R: Come faccio però a riconoscere se il fungo scovato è buono o cattivo? A: In primo luogo il colore e la forma: gambo genericamente ‘cicciottello’ e bianco ed un cappello carnoso, marrone-beige. Se non si è ancora sicuri della commestibilità del raccolto, conviene rompere una piccola parte della capocchia e vedere se cambia colore: il porcino ha dei cugini velenosi che nel giro di un minuto dopo il taglio diventano bluastri, quasi ad avvertire il raccoglitore. R: Chiunque può improvvisarsi raccoglitore o va contro la legge? A: Certo che no: anche la raccolta funghi vuole il suo permesso. Per ottenerlo basta rivolgersi alla comunità montana più vicina, pagare una piccola tassa e rispettare il regolamento locale. R: Detta così può anche apparire come una facile impresa, dov’è il tranello? A: Probabilmente la parte più difficile, che si acquisisce solo con l’esperienza, è capire dove si creano tutte quelle condizioni propizie alla crescita del fungo. Ma ogni buon
fungaiolo ha le proprie ‘zone di affezione’. Un principiante deve tenere sempre gli occhi aperti e procedere con calma e pazienza, consiglio che ripeto anche ai miei colleghi più esperti. Lezione imparata: cesto in spalla e acqua in bocca, comincia la nostra ricerca.
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01 04 02
A ognuno il suo Antologia del boletus edulis 01. porcino biondo 02. porcinello rosso 03. porcino nero 04. piede di montone. La sfumatura del cappello determina la qualità, e la bontà del porcino: più è scuro, più sarà saporito!
lunch & food
curiositÀ
Alcuni funghi facilitano la decomposizione dei resti di piante e animali morti, altri sono utilizzati per produrre medicinali, come la
S.O.S. fungo
penicillina. Altri ancora, vengono usati per fare il pane e l’alcol. Altri, come cantava De Gregori, sono buoni per fare il sugo quando viene Natale.
Squame Cuticola Cappello Lamelle Anello
testo di Edoardo Gentile Spore
Portatore di morte o gusto della vita?
Gambo
Non sono né piante, né animali, ma un regno a parte che conta 100.000 specie tra funghi mangerecci e velenosi. Necessitano di cibo per vivere, crescere e riprodursi, essendo sprovvisti di clorofilla. Ma non sono dei parassiti: il loro ruolo è, anzi, fondamentale nella decomposizione all’interno del mondo naturale.
Volva Bulbo
classificazione 01
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03
04
05
06
Amanita Muscaria Ovulo malefico
Amanita Pantherina Tignosa bigia
Amanita Citrina Tignosa paglierina
Amanita Phalloide Tignosa verdognola
Lepiota Mastoidea Mazza di tamburo
Coprinus Comatus Coprino chiomato
07
08
Cortinarius Mucosus Cortinario viscido
Rhodopaxillus Nudus Tricoloma violetto
legenda L'ordine delle icone è basato sul rischio di intossicazione alimentare.
09
10
11
12
Russula Emetica Colombina rossa
Boletus Edulis Porcino
Boletus luridus Boleto lurido
Boletus Elegans Laricino pinaiolo
commestibile
non commestibile
velenoso
mortale
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Marco Omiciuolo, classe 1980 categoria: pesi medi (71-75 kg) al centro del ring in tenuta da incontro, come da regolamento blu o rossa. Dettaglio con cui si differenzia: oltre a un personalissimo occhio nero, guantoni in fantasia animal
Boxeur des rues testo di Edoardo Gentile foto di Tom Buzzi
A partire dall’antico Egitto, passando per la Grecia Olimpica e arrivando sino ai giorni nostri, la boxe è senza dubbio uno degli sport più antichi. Conosciuta anche come nobil arte, per via dei requisiti richiesti ai suoi partecipanti, quali coraggio, forza e intelligenza, è oggi seguita in tutto il mondo e praticata da milioni di boxeur e boxeuse, più o meno amatoriali. Out-fighter, in-fighter o brawler? Qualsiasi sia lo stile del boxeur, nel faccia a faccia quello che conta è capire la tecnica dell’avversario e anticiparne mosse e movimenti. Mai sottovalutare l’importanza dell’allenamento, anche se il fisico non è tutto: forza di carattere e determinazione sono fondamentali per rialzarsi dopo una sconfitta 56
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Il nome ‘ring’ deriva dal fatto che nell’antichitĂ gli incontri erano vere e proprie lotte svolte dentro un cerchio disegnato a terra
a fianco: Valentina Parmeggiani, volto accigliato e corporatura androgina per una giovanissima boxeuse agonista. Combatte, con la grinta che la contraddistingue, nei pesi leggeri (57-60 kg). Mani e polsi fasciati Leone, marca storica della boxe italiana
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in basso a destra: Nicoletta Sica, 27 anni, studentessa modello e boxeuse da diversi anni. Combatte nella categoria ‘gallo’, (54-57 chili), tra le piĂš piccole di taglia. Al di sotto si trovano solo: mosca e minimosca, rispettivamente 51 e 48 kg
al centro: Giovanni Ferrero, 19 anni per 71 kg: peso medio e il più giovane del gruppo. Alto e slanciato di statura, rientra nella tipologia dei pugili out-fighter, dalla leva lunga, quelli che come l’ex-campione del mondo dei massimi Lennox Lewis, tengono a distanza l’avversario
Dopo un knockdown, il giudice porta il pugile in piedi in un angolo neutro e poi dà inizio al conto alla rovescia. Il pugile a terra ha 9 secondi per rialzarsi in condizioni accettabili per proseguire
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a fianco: Domenico Barresi, classe 1987, super welter (67-71 kg). Segno distintivo: una gigantesca acquila trionfante tatuata sulla schiena. Niente di meglio di una citazione classico-moderna per caricarsi di una forza semidivina e combattere per la vittoria
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tom buzzi
Diplomato in fotografia allo IED di Torino, ha iniziato a collaborare come assistente di Patrizia Mussa. Dal 2001 al 2007 è stato main photographer e
photo editor per Label, il primo style magazine italiano. Sue foto sono state pubblicate in periodici come Domus, Ottagono, Specchio, Vogue Casa. Nel 2008 è stato selezionato tra i 10 fotografi
di architettura più interessanti al Sony World Photography Award. Dello stesso anno è la menzione d’onore per il concorso nazionale “Pagine Bianche d’Autore”. Dal 2009 collabora con Rent.
Odissea nera testo di Carlotta Petracci foto di Tom Buzzi
Partire senza niente, neppure la promessa di un futuro, per tornare, dopo giorni peregrini, alle propria mura spoglie, sapendo che sempre là sarà perdutamente Itaca É come una nuova epopea del West, dove l’ovest e il nord del mondo non rappresentano più la corsa all’oro, ma una piccola possibilità di ricominciare lontano dalla povertà e dalla guerra. Sono tanti ad aver raccontato questi viaggi, ad aver esplorato la condizione dei migranti. Azzardo. Lasciare casa, familiari, amici. E partire, senza niente, neppure la promessa di un futuro. Ma
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in pochi hanno saputo andare oltre. Quando per la prima volta ho visto il lavoro di Tom Buzzi, ho pensato che si potesse dire di più, che le parole, come le storie, non fossero finite. Perché i suoi migranti, fotografati accanto alle pareti delle loro case, avevano fatto qualcosa di doppiamente coraggioso: erano tornati indietro. Azzardo nell’azzardo. Si erano lasciati tutto alle spalle due volte:
la terra d’adozione per tornare a casa, la casa natale, quella da cui era cominciata la loro Odissea. Avevano navigato a lungo in questo mondo ‘liquido’ ed ora, antieroi postmoderni, erano finalmente approdati alla fine del viaggio. Come in una sorta di poema omerico post-industriale i migranti di Buzzi, ieratici e fieri, restano immobili di fronte alle loro case. Non sono mura spoglie, sono Itaca.
portfolio
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find simplicity at maxema.com
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I fight, you plan - C’è chi di strada ne ha già fatta e di battaglie ne ha un po’ perse; e c’è chi invece punta sull’azzardo ragionato. Il risultato? Sempre lo stesso, perché diciamocelo: non può esserci domani senza sogni -
Questione di stima - Cavalieri senza macchia e senza paura. Ecco come si costruisce la fiducia: per salvare il pianeta bisogna esserci, e tutto parte dalla casa... -
La guerra delle bionde - Davide mette i soldi da parte vendendo i prodotti di Golia. Si mette in proprio e gli dichiara guerra. È questa la storia di Yesmoke, la fabbrica che con le sue ‘bionde’ ha lanciato la sfida alle lobby del tabacco. In testa a tutte Philip Morris, chi la spunterà? -
Questione di stima testo di Camilla Wasser, foto di White, illustrazioni di Elena La Rovere
Si parte dall’Uomo e dall’Ambiente per rivoluzionare le abitudini, i pensieri e l’economia. Una casa, un negozio, un immobile sono prima di tutto luoghi antropologici dove vivono persone, occorre averne cura. É questa la nostra missione
Era il 1986. La modernità galoppava, la crescita economica eccitava e il Pianeta non faceva neppure capolino nei discorsi di economisti, sociologi e urbanisti che, recuperate le ideologie delle magnifiche sorti progressive, vedevano nella città e nel suo mito ascensionale, il fulcro di un avvenire senza macchia e senza ombra. Tutto correva nella direzione giusta, tutti avevano un proprio sogno americano e ad ognuno era concesso di azzardare, perché la posta in gioco, nel bene o nel male, avrebbe avuto un saldo positivo. L’Uomo, ogni uomo, si sentiva grande e forte, perché il domani, da quel momento garantito, non solo ci sarebbe stato, ma avrebbe incorporato, attributi superlativi. Ebbene, in mezzo a tutto questo entusiasmo, a questa euforia contagiosa, in quell’ormai lontano 1986 c’era anche Ulrick Beck. Mosca bianca di un’epoca ‘grandiosa’ che, di lì a poco, sarebbe stata risucchiata dagli esiti quantomai disastrosi della cosiddetta ‘società del rischio’, dalle innumerevoli incertezze e casualità indotte da una gestione sconsiderata delle risorse: umane, ecologiche, economiche e ambientali. Ma perché ricordare proprio ora e proprio qui, questi passaggi bui della nostra storia? Perché non scegliere di dimenticare e andare oltre come si è sempre fatto? Di nascondere gli errori per esorcizzarli? La risposta è semplice ed onesta, c’è sempre qualcuno, per fortuna qualcuno, che non ha paura. Qualcuno in grado di azzardare più degli altri, di anticipare i tempi, di saper cogliere al di sotto della coltre di abitudini e retoriche spacciate a gran voce per mirabolanti realtà, l’inizio di un altro domani. La nostra storia parte da qui, e lui, questa volta si chiama Cesare Mileto, imprenditore piemontese e socio fondatore di Eurostime, società italiana di consulenza e perizie immobiliari, specializzata in certificazioni. Cesare è un uomo nuovo, e non poteva che essere così, visto che ad ispirare le 68
nostre riflessioni è stata proprio la sua visione coraggiosa di un’imprenditoria illuminata, più pianificata e vicina ai bisogni di una società evoluta. Voltate le pagine di un’epoca effimera, fatta di azzardi imprenditoriali e compagnie di ventura, per Cesare oggi è tempo di calcolo del rischio e delle possibilità, di focalizzazione e perfezionamento dei servizi, perchè come dice lui stesso: “L’alternativa all’azzardo non può che essere il suo contrario. La rilevanza è un bene troppo prezioso e duraturo, che non può essere scambiato con la fortuna”. Creare una cultura condivisa per attuare delle trasformazioni di pensiero e di abitudini, infatti, è stato il primo passo compiuto da Eurostime. Un lavoro iniziato sul campo con la voglia di comunicare il valore delle cose. Una casa, un ufficio, un immobile, sono prima di tutto luoghi in cui vivono persone. Hanno un valore antropologico intrinseco che, se preservato, capito e incrementato, non potrà che generare un plus valore economico. Si parte dall’Uomo e dall’Ambiente, quindi, per arrivare all’Economia. Quella buona che non dimentica che facciamo tutti parte dello stesso sistema, quella in cui il benessere si tinge di sfumature profonde che rimandano ad un’idea di bene collettivo. Ma come far capire tutto questo? Come riuscire ad informare sul mondo di idee e di ideali che sottostanno, talvolta si nascondono, dietro all’astrazione di parole come: lavoro, servizio, perizia, certificazione? Anche in questo caso la risposta è semplice. Il pensiero è azione, e Cesare ha scelto come primo investimento: le parole e le persone stesse. Il tempo dedicato a loro è forse quello che un giorno ci permetterà di vivere in luoghi migliori, più sani, più rispettosi di quella risorsa, che fin troppo spesso dimentichiamo, e che si chiama Ambiente. Siamo in affitto dal Pianeta e forse sarebbe meglio, per il tempo del nostro soggiorno, averne cura.
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Credo nell’azzardo ragionato e nella possibilità di creare una cultura condivisa sull’abitare e il vivere in armonia con i nostri spazi — Cesare Mileto, Direttore Generale
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Conosco molto bene il campo in cui mi muovo, e mi piace trasferire la mia esperienza — Lia Cassetta, Responsabile Istruttorie
Entro facilmente in sintonia con gli altri e tengo molto allo spirito di gruppo
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amici per la pelle Per un nuovo futuro insieme Eurostime e Solo Affitti si stringono la mano per iniziare una nuova avventura insieme. In comune hanno una rete che si estende in maniera capillare su tutto il territorio nazionale e in grado di rispondere alle domande di un vasto pubblico. Un accordo insomma che avvicinerà il mondo della Certificazione Energetica e delle Perizie Immobiliari a quello dell’affitto, permettendo la costruzione di una cultura condivisa legata all’abitare e all’ambiente.
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— Maria Cutrubi Analisi e Perizie
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da cima a fondo Entrerai a far parte del nostro mondo ‘Il tempo è denaro’. O meglio, è uno dei principali indicatori di un buon investimento. Parte da questa riflessione la missione di Eurostime, cioè quella di fornire una valutazione immobiliare a 360 gradi - che comprenda Certificazioni Energetiche, Acustiche, monitoraggio dei patrimoni immobiliari e Giudizi di Stime – realizzata, quando possibile, da un solo collaboratore capace di rivestire tre ruoli diversi, senza penalizzarne alcuno. Con un’esperienza ventennale alle spalle nell’ambito delle Stime Immobiliari e una banca dati in grado di coprire tutto il territorio nazionale, Eurostime punta prima di tutto sulla rapidità di risposta, la cultura di settore e l’efficienza dei collaboratori per far conoscere il proprio mondo.
Mi piace pensare che il mio sorriso possa diventare la risposta ad un bisogno. In fondo, siamo persone e, per essere felici e soddisfatti, dobbiamo prima di tutto intenderci — Ilaria Bruno Testimonial
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un grande pubblico A cui parlare dell’ambiente Prima le banche, le aziende e poi tutti gli altri. La Certificazione Energetica interessa ciascuno di noi, dagli enti pubblici a quelli privati, ai singoli cittadini. Se si possiede un immobile dai 50 metri quadri in su, riscaldati, la certificazione è d’obbligo e buona cosa. Lo stabilisce la legge, indicando i valori oltre i quali sussiste il pericolo di dispendio energetico nelle abitazioni, quanto negli esercizi commerciali. Secondo le linee guida della Legge n. 10, entrata in vigore nell’arco del 2009, è divenuto infatti obbligatorio presentare un ACE, cioè un attestato di Certificazione Energetica, ad ogni atto di compravendita immobiliare. Il vantaggio che ne consegue è duplice: detrazioni sul reddito IRPEF e certezza del suo valore.
Sono una delle tante voci che ogni giorno vi rispondono. É un compito importante perchè sono la prima persona a fare da ponte. La prima linea non va mai lasciata scoperta — Angela Spina Addetta alla Clientela e alle Perizie Immobiliari
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Mi dicono spesso che ho lo sguardo furbo e credo sia merito del mio entusiasmo — Jessica Bobbio Responsabile Call Center
Vivere in un ambiente sano è un traguardo possibile oggi. Perchè rinunciarvi? — Stefano Arena Responsabile Comparto Certificazione Energetica
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una grande famiglia Sempre pronta ad ascoltarti 254 collaboratori, tra Periti e Certificatori, che coprono tutto il territorio nazionale, la Costa Azzurra e presto anche la Spagna. Una rete articolata, composta da professionisti, geometri, architetti, ingegneri, di ogni età, che seguono con metodo le linee guida e le procedure sviluppate da Eurostime, addattandole alle proprie necessità pur mantenendo senso di condivisione e dialogo. É molto importante, infatti, in processi di risorse così diffuse, non irrigidire troppo l’organizzazione, lasciando ai collaboratori lo spazio e la libertà di muoversi sul territorio e di gestire il proprio tempo e portafoglio clienti. Il valore del metodo di Eurostime sta proprio in questo particolare rapporto con la propria base: diretto e personale, professionale e flessibile, efficiente ed umano. 73
So di essere instancabile e di avere una grande volontà. Lo devo alla passione che mi accompagna in tutto ciò che faccio — Rebecca Carli Addetta alla Clientela e alle Perizie Immobiliari
la rete e il territorio Trentino Alto Adige .4
Lombardia .10
Friuli Venezia Giulia .4
Valle d'Aosta .1 Piemonte .11
Emilia Romagna .6
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Toscana .5
Sardegna .4
Marche .4 Abruzzo .2
Lazio .8 Campania .8
Molise .2 Puglia .4 Calabria .2
Sicilia .8
La cartina illustra la distribuzione a zone, in tutta Italia, dei 254 Periti e Certificatori di Eurostime. Ciascuno si muove in un raggio che non supera mai gli 80 km, per ottenere un’ottima conoscenza del territorio
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sempre in viaggio Ciascuno nel proprio raggio
Veneto .4
Liguria .5
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Il territorio nazionale è stato suddiviso in celle, con un massimo di 80 km di raggio, entro i quali si muove ogni Perito. La zonizzazione ha uno scopo, oltre che organizzativo, preventivo. Un territorio troppo ampio da coprire riduce la rapidità dei tempi di risposta e non consente di avere un costante monitoraggio dei valori immobiliari e del tessuto socioeconomico. Ciò non significa che, in caso di richieste al di fuori dal raggio di controllo, si proceda al loro rifiuto. Si tratta piuttosto di una procedura utile a pianificare le risorse, la loro distribuzione e i loro spostamenti.
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tre passi
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Perizia
un bel lavoro
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Acustica
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Per un sistema efficiente
Rogito
Classificazione energetica Consente di attribuire alle abitazioni una classe, dalla più virtuosa alla più dispendiosa
Tutto inizia con un sopralluogo dell’immobile a cui segue un’analisi quali-quantitativa dei dati raccolti, che vengono estrapolati, elaborati e confrontati per definire il tipo di intervento necessario secondo standard ricavati dalla valutazione di immobili simili. Questa procedura adottata da ogni Perito garantisce a Eurostime di poter sempre attingere ad un archivio aggiornato, esportando questo metodo al di fuori dei confini nazionali, in Costa Azzurra e presto in Spagna.
A < 30 Kwh/mq annuo B 31< x <50 Kwh/mq annuo C 51< x <70 Kwh/mq annuo D 71< x <90 Kwh/mq annuo E 91< x <120 Kwh/mq annuo F 121< x <160 Kwh/mq annuo G > 160 Kwh/mq annuo
La tecnologia è un fattore competitivo molto importante. Comunicare in tempo reale è fondamentale nel nostro lavoro — Carlo Recalcati Responsabile IT
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La guerra delle bionde testo di Sara Vindrola foto di Tom Buzzi
Le macchine si interrompono, i dipendenti tornano a casa. Ma i riflettori non si spengono mai. Sta a voi scegliere su cosa far luce: verità o menzogna? Noi la scelta l’abbiamo fatta La nostra storia inizia nei ‘sobborghi’ di una periferia torinese. Poco dopo aver varcato porte rosse e telecamere, l’odore di tabacco ci avvolge e penetra nelle narici. Un odore intenso: amaro, dolce e sorprendentemente naturale. La vista, invece, scappa, non sa dove posarsi: se tra le macchine pulite e lucidate, che sputano fuori quasi 11.000 sigarette al minuto, o tra le scritte e disegni che invadono i muri, lanciando messaggi ‘belligeranti’ e sconosciuti ai più. Per capire cosa ci ha portati sino a qui è necessario fare un salto indietro. A quando, il primo gennaio del 2000 il negozio online Yesmoke.com esordisce. Si vendono sigarette di tutte le marche tramite spedizione postale, fino a 6 milioni di stecche l’anno in pochissimo tempo. Un fenomeno nuovo e di rottura per il mercato del tabacco tanto da attirare l’attenzione dei media di tutto il mondo. Le ‘bionde’ non sbarcano nel cuore della notte su spiagge isolate, ma usano voli di linea e documenti regolari. Sono ‘duty free’ e arrivano direttamente a casa, facendo arrabbiare Philip Morris. Inizia così la storia di Yesmoke, quella di un altro Davide contro l’ennesimo Golia, una battaglia durata anni, dove la piccola fabbrica di sigarette di Settimo Torinese s’è vista attribuire di tutto: dalle accuse di ‘contrabbando’ 76
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crack nicotina L’ammoniaca: chiave del successo delle Marlboro
È come la cocaina e il crack messi insieme. Determina la dipendenza e permette di trasmettere più velocemente gli stimoli al cervello. Negli Usa e in Europa se n’è parlato tanto, ma in Italia no. È l’ammoniaca, chiamata in gergo ‘crack nicotina’. Naturalmente presente nel tabacco, viene spesso aggiunta per aumentare la dipendenza da fumo, senza alterare i valori consentiti dalla legge di nicotina. Si deve a Yesmoke la diffusione della notizia nel nostro Paese e la guerriglia sferrata a colpi di blog e murales, a favore di una regolamentazione del mercato e di migliori controlli qualità.
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made in italy
Per togliere quote di mercato alle multinazionali Fino a pochi anni fa il 95% delle sigarette presenti sul mercato italiano veniva prodotto nel nostro Paese. Oggi la sproporzione è pazzesca, perché se ne produce solo l’1-2%. Quasi tutte le marche italiane sono state comprate da multinazionali
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straniere, che hanno spostato la produzione e affidato la distribuzione ad altri Paesi, europei e non. La vocazione glocal di Yesmoke, parte proprio da questa consapevolezza: sottrarre quote del nostro mercato agli attori stranieri, facendo un prodotto italiano, ad un prezzo competitivo e di qualità. La battaglia è solo all’inizio.
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a quelle di ‘associazione criminale’. Per ben quattro anni, sino al 16 novembre del 2004 quando il negozio online va definitivamente al tappeto, costretto alla resa da un blitz all’areoporto J.F.Kennedy di New York, dove vengono confiscate 150.000 stecche di sigarette destinate al mercato americano. Un bel guaio per Carlo e Gianpaolo Messina (i suoi temerari fondatori), che, incassato anche questo colpo, tornano però subito a combattere. Fatti propri i principi del libero mercato e di tutela del consumatore, cominciano a produrre le loro sigarette ‘premium brand’, nella nuova e ‘fiammante’ fabbrica, costruita proprio, come recita uno dei murales all’ingresso, grazie alla “vendita non autorizzata di 300 milioni di pacchetti di Marlboro”. Di fronte all’influenza politica ed economica delle lobby, la piccola azienda dal sapore glocal, lotta con armi impari, ma efficaci. Una su tutte: la parola. Carta bianca sul web, dove sul loro seguitissimo blog raccolgono documenti, articoli, estratti di tutte le loro cause e battaglie, cercando di sensibilizzare e far luce sull’oscurità che avvolge il deregolamentato mercato del tabacco. E carta bianca nella fabbrica, dove ogni superficie è buona per raccontare ciò che la politica zittisce, con una galleria di immagini e slogan che va dalle minacce con pacchi-bomba ad opera di Philip Morris, ai sorrisi degli ‘young adult smokers’, al gruppo dei sette presidenti delle multinazionali del tabacco mentre giurano la non dipendenza della nicotina, ai molti e altri volti più o meno conosciuti che saltano fuori come quinte teatrali all’echeggiare delle parole “chi fuma Marlboro è un coglione”. Yesmoke parla ad alta voce e non teme il confronto, mai, nemmeno con i consumatori. Se Nick Naylor, in Thank You for Smoking, recitava “Io non nascondo la verità, la filtro”, Yesmoke fa della trasparenza il suo portabandiera, illuminando il dietro le quinte di un vizio popolare: il fumo. Perchè sa di avere dalla sua un asso nella manica. La coscienza pulita. E quella non si può comprare.
yes tobacco Naturale e di qualità
Sono 7 le tipologie di tabacco presenti nelle sigarette Yesmoke, e provenienti da tutto il mondo. La miscela è un American Blend, con aromi naturali e senza additivi chimici, tostata col cacao. Il contenuto di ammoniaca viene ridotto al minimo tramite tostatura, per ottenere un prodotto di qualità.
un anno con la lepre
coupon di sottoscrizione Per sottoscrivere l’abbonamento annuale compilare e spedire in busta chiusa e affrancata a: Rentasì srl Via Tortona, 190 47522 Cesena (Fc)
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3 - Numeri per il primo magazine italiano interamente dedicato alla cultura dell’affitto -
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IL BEL PAESE DELL’AZZARDO 01 02 03 04 05
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Se il lavoro vi sta stretto, la routine vi ammazza la creatività o avete solo bisogno di una piccola scossa, un po’ di iniziative per uscire dagli schemi
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Survivors Come sopravvivere alla società moderna e alla natura selvaggia
Zorb it! Gira il mondo gira in una palla in PVC
Rifugiarsi nella natura alla ricerca di un mondo primordiale? Per sconfiggere vecchie e nuove paure un buon modo è sempre quello di provarne di più grandi. Ma chi fa corsi si surviving sa che la paura è solo una questione di smarrimento della bussola. Contro lo stress della società moderna, allora ecco che a Bienno, in Val Camonica nei pressi di Brescia, la sopravvivenza può diventare un’ottima occasione per ritrovare sicurezza e vivere piacevolmente in armonia con la natura. Si parte ovviamente imparando l’uso della bussola. Poi l’orientamento, i nodi, gli imbraghi, il soccorso, i passaggi di fortuna e come trovare l’acqua e accendere il fuoco. 280 euro a prova di selvaggio.
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Eccitante, mozzafiato, spericolato, è il nuovo sport estremo che sta facendo impazzire l’Italia. Nato negli anni novanta in Nuova Zelanda, sarà il prossimo simbolo dei giochi olimpici di Sochi, nel 2014 in Russia. Lo Zorbing, nome dato dai due inventori Dwane van der Sluis e Andrew Akers, consiste nel rotolarsi giù da pendii e superfici di ogni tipo racchiusi, con imbracature, in una futuristica palla in PVC. Le più alte velocità raggiunte si aggirano intorno ai 52 chilometri orari, per un percorso di 570 metri. Dalle nostre parti si pratica a Norcia, in provincia di Perugia, sulle discese collinari della regione Umbria. Il costo per una giornata di puro divertimento è di 200 euro. E c’è chi già lo usa anche sull’acqua.
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Eroismo a basso prezzo Per chi vuol vestire i panni di un agguerrito gladiatore
A lezione di stunt Diventa anche tu come l’uomo torcia
“Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle Legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore, Marco Aurelio, padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa. E avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’altra.” Così recitava Russell Crowe al termine di una furibonda battaglia, scena tra le più celebri del film Il gladiatore. Un’epopea perfetta per una società senza gloria. Oggi, del resto, basta veramente poco per diventare combattenti speciali, ‘coraggiosi’ come quelli che un tempo davano spettacolo nelle grandi arene. La lotta con leoni, pantere, tigri, elefanti, orsi era uno dei divertissement più diffusi dell’Antica Roma. Le battaglie tra gladiatori, in nome della libertà, della gloria, o più semplicemente per la vittoria, sono un mito immaginario intramontabile. Dalla storia romana, ecco, allora, tutte le tecniche e le curiosità, per diventare un vero tirones moderno. Per conquistarsi il rudis, col proprio nome inciso su una targhetta di bronzo. I combattimenti epici, ispirati alla mitologia classica tornano di moda, e l’esperienza di scontri ‘sanguinosi’ può essere rivissuta in esercitazioni tagliate su misura dove si imparano la postura, le posizioni, le tecniche di attacco e di difesa e l’utilizzo delle armi. A sole 125 euro, grande Roma.
Un classico dei migliori film d’azione di tutti i tempi. Entrare nell’adrenalinico mondo degli stuntman di Hollywood oggi non è più una novità. Mettersi alla prova camminando per 50 metri avvolti dalle fiamme, imparare a padroneggiare le acrobazie più spericolate e rischiose mai filmate, esibirsi in giri a 180 e 360 gradi, e altro ancora, è un sogno da bambini che diventa realtà. Effetti speciali, abbigliamento ignifugo, burn gel cinematografici, questi sono solo alcuni degli ingredienti ‘caldi’ di un’esperienza straordinaria. All’urlo di “l’azzardo è il mio mestiere”, per la modica cifra di 130 euro, non perdetevi a Roma le più spettacolari lezioni di stunt mai viste prima d’ora.
05 Cena con delitto Quando in azienda o tra amici si aggira la Sherlock Holmes mania C’è chi dice che investigatori si nasce; ma per una sera lo si può anche diventare. Niente di meglio, allora, che una piece di teatro interattivo per ritrovarsi protagonisti di un intrigo. A tempi di vera e propria drammatizzazione e apprendimento delle regole necessarie per mettere in scena il copione, durante le cene con delitto, si accompagnano momenti di reale suspence. Il detective guida e coinvolge, fino ad arrivare alla cattura del colpevole. Il mistero è svelato ma l’intrattenimento continua. Nelle principali città siciliane, si può partecipare a cene a tema come queste, in abiti originali e gruppi dalle 15 alle 120 persone. Tra mistery tales e italian cosplay.
sopravvivenza urbana
10 REGOLE PER illustrazioni di Seltz
Ecco come districarsi tra quotazioni, indici e titoli azionari. Perché in fondo ognuno di noi potrebbe diventare un giorno il Principe della Borsa...
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non farti influenzare dalle voci estranee
non anticipare il mercato
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non spendere più di quello che puoi permetterti
sviluppa un piano di trading e rispettalo
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impara quando è il momento di vendere
non essere precipitoso, la calma è una virtù
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non essere avido
mantieni sempre un atteggiamento positivo
09 controlla le tue emozioni
10 impara a farti le analisi da solo
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I FANTI DELL'ARIA
La storica divisione Folgore nasce nel 1942 e passa alla storia con la battaglia di El Alamein, in Libia. Si racconta che, dei 6450 paracadutisti che lasciarono il
suolo italiano per combattere in territorio africano, nessuno alzò mai bandiera bianca di fronte al nemico inglese, perché, come lasciò scritto lo stesso
Leonardo da Vinci: “Una volta che avrete conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desiderete tornare”.
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE UMANO
in foto: Claudio D’Addato e Elisabetta Villa. Da più di 3 anni volano nei cieli del vercellese, presso la scuola di paracadutismo Orazio Malavasi. Sotto: il Pilatus Porter è pronto per il lancio
testo di Andrea Bianchi
Alle parole di “vola solo chi osa farlo” (L. Sepúlveda) diamo una sbirciata da vicino al mondo del paracadutismo. E ai suoi amanti Il paracadutismo non è più una disciplina esclusivamente militare o destinata ai superman del cielo. Nato dal genio di Leonardo da Vinci, e noto, per un primo periodo, soprattutto in ambito di guerra, è oggi ampiamente diffuso. L’eccitazione prima del lancio, il piacere di librarsi nel vuoto, l’adrenalina prima dell’apertura del paracadute, sono solo alcune delle sensazioni che rendono il paracadutismo qualcosa di unico. Sin dai tempi di Icaro, l’uomo ha rivolto lo sguardo verso il cielo, sognando un giorno di farne parte. Oggi le conoscenze in campo aerodinamico, le attrezzature e i materiali tecnici, l’hanno reso possibile: l’uomo può volare. Mettiamo per un attimo da parte la legge di gravità: anche se è indiscutibile che il corpo, una volta lanciato da un mezzo, precipiti verso il basso, nell’arco di tempo tra il distacco e l’apertura del paracadute, si è nella totale libertà di compiere evoluzioni e traiettorie quasi del tutto orizzontali, avvicinandosi sempre più al concetto di ‘volo libero’. Se in Italia la storia del paracadutismo è segnata dalla leggendaria divisione Folgore, oggi si contano sul territorio una ventina di drop zone all’attivo.
Segnali di lancio Il corso di AFF (Accelerated Free Fall), la metodologia più veloce e completa per rendersi autonomi nei lanci, prevede parti teoriche e pratiche. Nei salti l’allievo è accompagnato da istruttori, i Jump Master, che lo assistono nelle varie fasi con segnali prestabiliti. 86
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fai arco
apri il paracadute
controlla l'altimetro fai falsa maniglia
giornata in affitto Procedura di apertura
PATRICK DE GAYARDON
Paracadutista acrobatico francese, celebre per l’invenzione della tuta alare che permette di planare sul vento, la wingsuit, ispirata alla struttura muscolare
degli scoiattoli volanti. È anche detentore del primato per il lancio, senza respiratore a ossigeno, da 12.700 metri di altitudine.
1. il sacco paracadute consiste in vela principale e vela di emergenza 2. tuta da lancio, a maniche lunghe la versione invernale, in tessuto traspirante e corta quella estiva 3. sgancio: maniglia di tessuto che serve per sganciare la vela principale
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4. maniglia di apertura della vela di emergenza. 5. altimetro in metri: strumento composto da un aneroide che alla diminuzione della pressione muove la lancetta che indica la quota 6. il casco può essere rigido o più morbido in pelle
Consiste in una sequenza precisa di azioni. Si inizia assumendo la postura di lancio corretta (01), poi si saluta l’equipaggio (02), si guarda l’istruttore per l’ok (03), si tira il pilotino (04) ed infine si controlla la corretta apertura del paracadute (05).
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saluto
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Queste aree sono destinate all’attività di paracadutismo, sia civile che militare, e sono un pò il corrispettivo del campetto da calcio per i tifosi, ovvero un punto di ritrovo per tutti gli appassionati del volo. Lo skydiver si lancia dai 4000 metri di altezza in su, scendendo in caduta libera per oltre 3000 e sfiorando picchi di 300 km/h. Le sequenze di posizioni e movimenti possibili sono infinite: c’è chi preferisce lo stile solitario, chi le coreografie di squadra e c’è anche chi gioca a danzare con la gravità o a buttarsi head down, a testa in giù. Insomma le ‘discipline dell’aria’ sono numerose e in continua evoluzione. Ma se gli Icaro dei tempi moderni stanno crescendo di numero, anche le critiche si inaspriscono. Gli incidenti, è vero, non mancano, ma i numeri parlano chiaro: il paracadutismo non è nella top ten degli sport più pericolosi. A parità di velocità, il motociclismo conta una vittima su 2300, mentre il paracadutismo 1 su 65.000. Qualcuno dice che descrivere il volo sia impossibile, qualcosa a metà tra adrenalina, pura lucidità ed ebbrezza. Rischi e imprevisti a parte, le paure non esistono proprio per poter essere superate?
Imbragatura
S.O.S.
Generalmente costruita in poliammide, l’imbragatura è indossata come un normale zaino, ma dotata di bretelle, pettorale e cosciali, che la assicurano saldamente al soggetto.
C’è chi tocca ferro, chi semplicemente incrocia le dita, e chi, come Claudio, preferisce mandare al diavolo la sfortuna. In caso di mancata apertura della vela principale, entra in gioco quella di emergenza e l’atterraggio è assicurato.
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LA REGINA DELLE STRISCE testo e foto di Edoardo Gentile
La cravatta è da sempre un accessorio imprescindibile nel guardaroba di ogni uomo, un must have tanto per il dandy, quanto per il gentleman. Indossare una cravatta con i colori di un reggimento o lo stemma di un club è sinonimo di appartenenza. Ma c’è anche chi preferisce seguire criteri puramente estetici o di stile. E voi che ne pensate?
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Royal Navy Marina Militare Britannica, 1660
Royal Marines Fanti di Marina Britannica, 1665
Somerset Light Infantry Primo Battaglione Fanteria Britannica, 1685
Gordon Highlanders Reggimento di Fanteria Britannico, 1881
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carosello
Nodo Windsor in 5 semplici mosse
a fianco: Silvio Cattaneo, ci spiega: “Ciò che differenzia una cravatta italiana dalle altre è la personalizzazione ad hoc del disegno, pensato per il cliente finale.” È questa la filosofia dell’azienda Cattaneo Cravatte, presente sul mercato dal 1967, e partner di numerosi nomi storici
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Tenete la parte larga a destra più lunga di quella stretta, poi fatela girare attorno
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Infilate la parte larga nell’occhiello formato e tiratela verso il basso
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Fatela nuovamente passare intorno al mezzo nodo, sulla sinistra
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Passate dall’interno e badate a tenere la cucitura non in vista
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Argyle&Sutherland Higlanders Thornton High School Fanteria Britannica, Liceo Pubblico Britannico, 1881 1899
R.A.F. Royal Air Force Britannica, 1918
Prendete la punta larga, infilatela nella parte esterna del nodo e regolate il tutto 89
DANTE E I GOLOSI
Nella Divina Commedia, Dante, attraversa i nove cerchi dell’Inferno, descrivendo pene e supplizi di tutti i suoi dannati. Qui ritroviamo
i sette vizi capitali, e anche i ‘golosi’. La visione dell’aldilà descritta dal Poeta è ancora oggi influente: da poco è infatti
uscito Dante’s Inferno, videogame in cui il protagonista si confronta con i propri peccati per salvare la sua Beatrice.
NON ACCETTARE CARAMELLE DAGLI SCONOSCIUTI testo di Sara Vindrola foto di White
Il primo peccato di gola, secondo la Bibbia, ha reso l’uomo mortale. Nel Medioevo era considerato come chiave di tutti i mali, mentre l’avvento del Moderno ne ha sfatato ogni mito. I tempi cambiano, ma la tentazione è sempre in agguato… Non accettare caramelle dagli sconosciuti. Quest’ammonizione riecheggia ancora oggi nelle nostre orecchie, riaffiorando tra gli ormai offuscati ricordi dell’infanzia, ripetuta più e più volte, pronunciata dalle labbra di genitori e nonni. Caramelle. Colorate, morbide, golose tentazioni. Ce n’è per tutti i gusti: dalle nostrane Pastiglie Leone, piccole e irregolari, con sapori che rievocano l’Italia di una volta, ai Chupa Chups, vero e proprio colosso del mondo dolciario, con il logo disegnato nientemeno che da Dalì, fino alle Jelly Belly, le caramelle americane dai cinquanta e più sapori, celebrate nei suoi ‘gusti orridi’ dalla saga di Harry Potter. Sono infiniti i modi per infrangere le regole. Secondo: le caramelle fanno venire le carie e il mal di denti, ma diciamolo, è sempre assai piacevole disubbidire a ciò che dicono i ‘grandi’. Poi, si cresce, ma la trasgressione non ci abbandona e torna sotto molteplici forme. D’altronde è o non è il peccato di gola ad aver reso l’uomo mortale? Quelli che Aristotele de90
finisce gli “abiti del male”, i sette vizi capitali, hanno per secoli giocato il ruolo di spauracchi nella vita degli uomini. È solo con l’avvento dell’Età dei Lumi che la critica si mitiga poiché i vizi, al pari delle virtù, concorrono allo sviluppo della società moderna. Ecco allora che il peccato di gola si trasforma in amore per il cibo, e i sette vizi non sono altro che debolezze della società che cambia. E oggi? L’ossessione per il cibo è più sentita di prima. Siamo tecnologicamente avanzati, comunichiamo wireless, viaggiamo nello spazio, cloniamo forme di vita, ma siamo tutti (o quasi) vittime degli ammonimenti e dei divieti della nostra società. Piaceri compresi. Cogliere il frutto proibito, rischiare e non temere di farlo. Se la gola è e rimane uno dei sette peccati capitali, quello che ci ha resi così meravigliosamente imperfetti, non ci resta che compiere la nostra scelta: abbocchiamo all’amo della nostra infanzia, o ripetiamoci che accettare caramelle, non porterà mai a nulla di buono.
Si è vero. Lo dicono tutti: il cibo è la più grande debolezza dell’uomo, l’estasi dei sensi. Ma perché non lasciarsi tentare, una volta tanto, dal piacere e dalla gola?
carosello I PECCATI DELLE DONNE
Il gentil sesso è decisamente sensibile ai peccati di gola. Come dimenticare la più che amata, Carrie Bradshaw, intenta
a ragionare sulle relazioni amorose, in compagnia del suo portatile e l’immancabile tazza di corn flakes al latte?
Insomma, affogare i problemi di cuore in una sana dose di zuccheri è una tappa imprescindibile per ogni giovane donna.
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Pastiglie Leone, bastoncino di zucchero e marshmallows. Un peccato di gola tutto in toni pastello
Mezza dose di curry, limone e zucchero intriso di miele. Per una tentazione dal sapore un po’ ‘etnico’
Quadrotti di cioccolata, tè aromatizzato, bastoncini di vaniglia e rotelle di liquirizia. Una pausa gustosa e decisamente ‘dark’
Farina, decorazioni per torte, scaglie di cocco e tante m&m’s. Ingredienti base per un dessert coi fiocchi
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videoclub
FITZCARRALDO di Massimo Teghille
È esistito veramente un uomo di nome Fitzcarraldo. Era un magnate della gomma, che un giorno decise di smontare la sua nave per rimontarla oltre una collina. L’idea del film parte da qui. Herzog dedica questo film alla caparbietà, alla tenace volontà di chi persegue i propri ideali, trasformandosi lui stesso, durante le interminabili riprese, nell’eroe decantato. Il mito greco di Sisifo, costretto a trascinare una grossa pietra in cima ad una montagna solo per lasciarsela sfuggire e ricominciare daccapo, prende i lineamenti del più moderno affarista, lasciandoci a metà strada tra sogno e delirio Ah, i vecchi film di una volta. Oggi, non si fanno più film come Fitzcarraldo, direbbe ogni buon cinephile. Ma per quali motivi? Primo: i grandi ideali non esistono più. Quando vengono portati sullo schermo, non sono altro che nostalgiche proiezioni di anziani registi americani (vedi il vecchio Clint) più simili ad agiografie che film. Invece Fitzcarraldo incarna il mito dell’idealista grandioso, mosso da uno spirito ‘sacrificale’ d’altri tempi e assolutamente ‘unpolitically correct’, per inseguire il suo sogno: costruire un grandioso teatro dell’opera nella giungla equatoriale, e ospitare il grande Caruso. Lo stesso regista, Werner Herzog, si immolò alla causa: la produzione durò ben quattro anni senza badare a costi economici e umani. Le paradossali cronache dal set narrano di disastri epici: rivolte delle popolazioni Indio, inondazioni, maledizioni, incidenti, malattie. Nonostante tutto, Fitz è stato terminato proprio grazie all’ostinazione del regista stesso. Il secondo motivo è indubbiamente legato alla coscienza ecologista, nata successivamente a quel periodo. Se si pensa che per girare Fitz sono state coinvolte coattamente intere tribù di Indio, assoldate per disboscare e spianare un’intera montagna in un angolo remoto del Perù, si parla di un disastro ambientale più 92
che di un produzione cinematografica. Fitz è stato un vero e proprio cataclisma ecologico: un atto da compagnie coloniali resuscitate, senza rispetto né per gli ecosistemi né per le minoranze etniche. Il terzo motivo: il drammatico realismo non si usa più. Per spianare le montagne e replicare migliaia di ‘selvaggi’, oggi si userebbe l’assai più economica ma anche fumettistica, computergrafica. Altro che produzioni ad ogni costo, altro che azzardo! E che dire del ritmo?
“Chi sogna può muovere le montagne” La ‘web 2.0 generation’ non riuscirebbe certo a star seduta davanti allo schermo per due ore e mezza di fila, senza inframmezzare con post su Facebook o sms agli amici. Inquadrature e carrellate eterne, interpretazioni eccentriche e gigionesche, trama essenziale ma interminabile, relegano Fitz nel passato cinematografico. Apprezzate quindi questo film come un mobile d’epoca: prima di sostituirlo con un mobile svedese a basso costo, provate a guardarlo sotto una luce diversa, magari piazzandolo in un’altra stanza.
regia:
produzione:
Werner Herzog
Germania 1982
fotografia:
durata:
Thomas Mauch
158 min.
colonna sonora:
genere:
Popol Vuh
drammatico
Vincenzo Bellini Giuseppe Verdi Richard Strauss Giacomo Puccini Gaetano Donizetti Giacomo Meyerbeer Jules Massenet
interpreti:
montaggio: Beate MainkaJellinghaus
Klaus Kinski José Lewgoy Miguel Ángel Fuentes Paul Hittscher Huerequeque Enrique Bohorquez Grande Otelo Peter Berling David Pérez Espinosa Claudia Cardinale
Brian Sweene Fitzgerald, meglio conosciuto come Fitzcarraldo nella foresta equatoriale dove vive, vuole costruire a Iquitos, proprio al centro dell’Amazzonia, il più grande teatro d’opera mai esistito e ad inaugurarlo vuole Caruso, che ha avuto modo di ascoltare, una volta, a Manaus. Per poter riuscire nel suo intento accetta di guidare una spedizione a bordo di un battello verso una zona ricchissima di alberi della gomma che intende sfruttare e con il ricavato dare vita a questo suo grande sogno. Con il suo battello, infatti, risalirà un fiume impetuoso, verrà scambiato per una divinità da una tribù bellicosa che lo aiuterà a far scavalcare una montagna e, alla fine, se non proprio il teatro dell’opera, riuscirà a portare l’opera agli abitanti della sua città.
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lissone@soloaffitti.it
milano5b@soloaffitti.it
sondrio@soloaffitti.it
sangiovannilupatoto@soloaffitti.it
bellaria@soloaffitti.it
collecchio@soloaffitti.it
Lodi 1
Milano 5C
Treviglio
Thiene
Bologna 1
Correggio
viale Agnelli, 34
via Casoretto, 39
agenzia
via Santa Maria Maddalena, 8
via Malaguti, 2/D
viale Vittorio Veneto, 4D
t 0371 941251
t 02 39620963
in prossima
t 0445 374138
t 051 254585
t 0522 694825
lodi1@soloaffitti.it
milano5c@soloaffitti.it
apertura
thiene@soloaffitti.it
bologna1@soloaffitti.it
correggio@soloaffitti.it
Luino
Milano 6
Trezzo sull’Adda
Verona 2
Bologna 2
Faenza 1
via XV Agosto, 27
via Bellotti, 13
largo Matteotti, 3
via Betteloni, 2
via Mazzini, 113
corso Garibaldi, 18
t 0332 536247
t 02 20240227
t 02 92273037
t 045 532577
t 051 6360568
t 0546 667302
luino@soloaffitti.it
milano6@soloaffitti.it
trezzosulladda@soloaffitti.it
verona2@soloaffitti.it
bologna2@soloaffitti.it
faenza@soloaffitti.it
t 0547 675194
95
SOLOAFFITTI franchising immobiliare
Lasciamo da parte azzardo e calcolo delle probabilità: Solo Affitti dà il via alla nuova pianficazione strategica
Parma 1
Santarcangelo di Romagna
Fucecchio
Siena
Senigallia 1
via della Repubblica, 97
via Ugo Braschi, 60
via C. Battisti, 22
via Vittorio Emanuele II, 52
strada Prima, 2/A
t 0521 386584
t 0541 1831481
t 0571 244301
t 0577 236210
t 071 6609814
EMILIA ROMAGNA
parma@soloaffitti.it
santarcangelo@soloaffitti.it
fucecchio@soloaffitti.it
siena@soloaffitti.it
senigallia1@soloaffitti.it
Ferrara
Parma 2
Sassuolo
Grosseto
via Bologna, 47
via Gramsci, 19/B
via Pia, 12
via Scrivia, 6
t 0532 792090
t 0521 940170
t 0536 1845560
t 0564 416743
ferrara@soloaffitti.it
parma2@soloaffitti.it
sassuolo@soloaffitti.it
grosseto@soloaffitti.it
UMBRIA
ABRUZZO
Ferrara 2
Ravenna 1
Savignano sul Rubicone
Livorno 1
Bastia Umbra
Alba Adriatica
via Palestro, 77
viale Alberti, 27
via Emilia Ovest, 25/A
viale Petrarca, 182
via Firenze, 61
viale della Vittoria, 62
t 0532 242063
t 0544 276000
t 0541 941447
t 0586 861173
t 075 8002715
t 0861 753001
ferrara2@soloaffitti.it
ravenna@soloaffitti.it
savignano@soloaffitti.it
livorno@soloaffitti.it
bastiaumbra@soloaffitti.it
albadriatica@soloaffitti.it
Forlì
Ravenna 2
Livorno 2
Gubbio
Chieti
largo de Calboli, 7
via Maggiore, 155/A
via dell’Ardenza, 55
via Perugina, 12
viale Abruzzo, 10
t 0543 26398
t 0544 461197
t 0586 808322
t 075 9222659
t 0871 574825
forli@soloaffitti.it
ravenna2@soloaffitti.it
TOSCANA
livorno2@soloaffitti.it
gubbio@soloaffitti.it
chieti@soloaffitti.it
Forlì 2
Ravenna 3
Arezzo 1
Lucca 1
Perugia 1
Francavilla
viale Spazzoli, 110/A
via Sant’Alberto, 21
via A. dal Borro, 47
via C. Castracani, 85
via XX Settembre, 92/O
via Nazionale Adriatica, 1
prossima
t 0544 453067
t 0575 401741
t 0583 396863
t 075 5733221
t 085 4916059
apertura
ravenna3@soloaffitti.it
arezzo@soloaffitti.it
lucca1@soloaffitti.it
perugia@soloaffitti.it
francavilla@soloaffitti.it
Forlimpopoli
Reggio Emilia 1
Arezzo 2
Montecatini
Perugia 2
Giulianova
via Emilia per Cesena, 48
piazza XXIV Maggio, 1/G
via Vittorio Veneto, 244
via Matteotti, 148 (Pieve a Nevole)
via Settevalli, 18
via Trieste, 71
t 0543 741102
t 0522 406304
t 0575 942334
t 0572 80498
t 075 5058595
t 085 9040249
forlimpopoli@soloaffitti.it
reggioemilia@soloaffitti.it
arezzo2@soloaffitti.it
montecatini@soloaffitti.it
perugia2@soloaffitti.it
giulianova@soloaffitti.it
Formigine
Reggio Emilia 2
Campi Bisenzio
Pisa 1
Perugia 3
Lanciano
via Trento Trieste, 83
viale Regina Elena, 10/A
via B. Buozzi, 143/a
via Giusti, 20
via A. Manzoni, 194
via Dalmazia, 9
t 059 573845
t 0522 512182
t 055 890150
t 050 579740
t 075 393433
t 0872 709677
formigine@soloaffitti.it
reggioemilia2@soloaffitti.it
campibisenzio@soloaffitti.it
pisa1@soloaffitti.it
perugia3@soloaffitti.it
lanciano@soloaffitti.it
Fornovo di Taro
Reggio Emilia 3
Empoli
Pistoia
Montesilvano
via Nazionale, 18
agenzia
via S. Lavagnini, 59
corso Fedi, 16
corso Umberto, 315
t 0525 404325
in prossima
t 0571 74293
t 0573 976198
fornovoditaro@soloaffitti.it
apertura
empoli@soloaffitti.it
pistoia@soloaffitti.it
MARCHE
montesilvano@soloaffitti.it
Imola
Riccione
Firenze 1
Pontedera
Falconara
Pescara 1
viale A. Costa, 1
viale Ceccarini, 211
via Vittorio Emanuele II, 34 R
agenzia
via Flaminia, 538
viale G. Bovio, 166
t 0542 25598
t 0541 609008
t 055 4633278
in prossima
t 071 9160348
t 085 4224546
imola@soloaffitti.it
riccione@soloaffitti.it
firenze1@soloaffitti.it
apertura
falconara@soloaffitti.it
pescara1@soloaffitti.it
Langhirano
Rimini 1
Firenze 2
Prato1
Fano
Pescara 2
via XX Settembre, 14/4
via XX Settembre, 74/76
viale Guidoni, 75/G
via Roma, 62/A
via IV Novembre, 11
viale della Pineta, 14/3
t 0521 858086
t 0541 787315
t 055 4288247
t 0574 605280
t 0721 1797005
t 085 4531281
langhirano@soloaffitti.it
rimini@soloaffitti.it
firenze2@soloaffitti.it
prato1@soloaffitti.it
fano@soloaffitti.it
pescara2@soloaffitti.it
Lugo
Rimini 2
Firenze 3
Prato 2
Jesi
Silvi Marina
via Acqua Calda, 13
via Tiberio, 18
viale dei Mille, 77 Rosso
via Masaccio, 1/3
viale Lavoro, 4H
agenzia
prossima
t 0541 709802
t
055 5520646
prossima
t 0731 215672
in prossima
apertura
rimini2@soloaffitti.it
firenze3@soloaffitti.it
apertura
jesi@soloaffitti.it
apertura
Mirandola
Rubiera
Firenze 4
San Casciano in Val di Pesa
Macerata
Vasto
via Roma, 25
viale della Resistenza, 4
viale F. Talenti, 22
piazza Pierozzi, 4
corso Cairoli, 12
via Ciccarone, 67
t 0535 20654
t 0522 1713931
t 055 700124
t 055 8294668
t 0733 291368
t 0873 380407
mirandola@soloaffitti.it
rubiera@soloaffitti.it
firenze4@soloaffitti.it
sancascianovp@soloaffitti.it
macerata@soloaffitti.it
vasto@soloaffitti.it
Modena 1
S.Giovanni In Persiceto
Firenze 5
Scandicci 2
Ostra
via Medaglie d’oro, 23/C
via Circonvallazione Liberazione, 48
via Poggio Bracciolini, 25
agenzia
via Del Pescatore, 1
t 059 3094057
t 345 4995640
t
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t 071 7987021
modena1@soloaffitti.it
sgpersiceto@soloaffitti.it
firenze5@soloaffitti.it
apertura
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LAZIO
Modena 2
S.Lazzaro di Savena
Firenze 6
Sesto Fiorentino
S.Benedetto del Tronto
Anguillara Sabazia
via Giardini, 294
via Repubblica, 24
agenzia
via G. Matteotti, 7
via Piemonte, 93
largo dello Zodiaco, 11
t 059 359759
t 051 450823
in prossima
t 055 4484427
t 0735 782792
t 06 9968902
modena2@soloaffitti.it
sanlazzaro@soloaffitti.it
apertura
sestofiorentino@soloaffitti.it
sanbenedetto@soloaffitti.it
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055 6810430
t 085 4492640
2008
Valencia e Murcia le prime agenzie Solo Alquileres in Spagna.
600
Unità lavorative tra affiliati, collaboratori di agenzia e staff dell’azienda coinvolti nella rete Solo Affitti.
Aprilia
Roma 10
Modugno
Rende 1
Barcelona 1
via G. Matteotti, 73
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piazza Plebiscito, 13
viale della Resistenza, 152
carrer Torre dels Pardals, 30-32
t 06 9200288
t 06 78345605
t 080 5325543
t 0984 464822
aprilia@soloaffitti.it
roma10@soloaffitti.it
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via Alessandro Volta, 46/B
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t 0984 014933
t 070 6492493
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roma 12
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Cagliari 2
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Roma 13
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Cagliari 3
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via Riva Villasanta, 128/B
calle M. Vergara, 2 bajo
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piazza Bambin Gesù, 9
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t 095 505585
t 0789 735413
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Matera
Catania 3
Nuoro
Pamplona
via Gregorio VII, 164
piazza Cairoli, 24
via Lucana, 153 bis
via V. Giuffrida, 135
via Gramsci, 36
agenzia
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t 06 9641197
t 0835 335018
t 095 8366924
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Valencia 1
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t +34 963 810445
t +34 934 462130
roma2@soloaffitti.it
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CALABRIA
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Bari 1
Catanzaro 1
Messina 2
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Valencia 2
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piazza Padre de Pergola, 69
via Corace, 14
viale Italia, 143
via Cagliari, 12
calle Mùsico Ginés, 9 bajo
t 06 7004406
t 080 5760035
t 0961 34464
t 090 2403821
t 070 8001500
t +34 963 729331
roma3@soloaffitti.it
bari1@soloaffitti.it
catanzaro1@soloaffitti.it
messina2@soloaffitti.it
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valencia2@soloalquileres.es
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Milazzo e Isole Eolie
Sassari 1
Valencia 3
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agenzia
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agenzia
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t 0984 33861
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roma4@soloaffitti.it
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cosenza@soloaffitti.it
apertura
sassari@soloaffitti.it
apertura
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Barletta 1
Cosenza 2
Modica
Sassari 2
Valencia 4
via Crivelli, 3
via Monfalcone, 22
via Aldo Moro, 24
via Sacro Cuore, 38
corso Trinità, 205
agenzia
t 06 83766787
t 0883 534200
t 0984 482167
t 0932 454364
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barletta1@soloaffitti.it
cosenza2@soloaffitti.it"
modica@soloaffitti.it
sassari2@soloaffitti.it
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Palermo 2
Selargius
Valencia 5
corso Regina Maria Pia, 57
via dé Carpentieri, 29
corso Messina, 2
via Leonardo da Vinci, 436
via San Martino, 87
avenida Dr. P. Alexandre, 18 bajo
t 06 56305532
t 0831 563126
t 0962 665144
t 091 312468
t 070 7342619
t +34 963 650609
roma6@soloaffitti.it
brindisi1@soloaffitti.it
crotone@soloaffitti.it
palermo2@soloaffitti.it
selargius@soloaffitti.it
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Foggia 1
Diamante
Siracusa
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Valencia 6
via Calpurnio Fiamma, 63
corso Giannone, 148
piazza 11 febbraio, 57
via Tica, 161
corso Europa, 108
Padre Jofre, 26 bajo
t 06 76962201
t 0881 771276
t 0985 876600
t 0931 30999
t 079 582356
t +34 963 251977
roma7@soloaffitti.it
foggia1@soloaffitti.it
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siracusa1@soloaffitti.it
valledoria@soloaffitti.it
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Roma 8 - Prati
Gallipoli
Montalto Uffugo
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via Lecce, 75
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via Marsala, 127
t 06 39742488
t 0833 262608
t 0984 934390
t 0923 361339
roma8@soloaffitti.it
gallipoli@soloaffitti.it
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trapani@soloaffitti.it
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Martinafranca
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spagna
97
RISORSE numero 06
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98
merry christmas - Al futuro che siamo e a quello che verrà. Brindiamo anche questo Natale insieme a voi, affezionati che ci seguite o che ancora non ci conoscete. A un altro anno di Rent grande e gioioso, con tutta la nostra più sincera passione. Cin cin! -
coltiviamo la tua voglia di casa