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RENT il periodico sulla cultura dell’affitto Solo Affitti franchising immobiliare quadrimestrale - 6 euro / in abbonamento 3 numeri - 15 euro numero 04 - aprile 2010

RENT il periodico sulla cultura dell’affitto

Una nuova working class Network e spazi liquidi, una previsione sul lavoro di domani

Transeuropa Express Così lontani, così vicini. Fuga in avanti per il sogno europeo con l’Alta Velocità

Il dragone e l’elefante L’impero del Sol Levante sotto la lente dell’Occidente. Futuro o spauracchio?

Wir fahr’n auf der autobahn Un viaggio nell’intramontabile mito dell’auto tedesca e altro ancora

il numero della velocità Più veloci per produrre di più o più lenti per vivere meglio? Il controtempo della modernità parla chiaro: oggi la lentezza è la nuova velocità. Sarà vero?

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04

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il punto

Attrazione veloce Il via di un nuovo mercato di Silvia Spronelli, Presidente di Solo Affitti Spa

osservatorio

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I dintorni della rete Non solo mito la piazza virtuale. Il benvenuto riparte dal World Wide Web Le vacanze della lepre Una specializzazione nella specializzazione, per un franchising che cresce

tempo e denaro

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Trasloco: istruzioni per l’uso Tutti in pista sulla strada nuova. Perché chi cambia bencontento si ritrova Paese che vai ufficio che trovi Se il lavoro accelera lo fanno anche i servizi. E voilà l’ufficio eccolo qua Una nuova working class Liberi liberi liberi di lavorare. Evvai con la retorica postdigitale! Tempi moderni Cambio luogo, cambio casa, cambio tutto. Ma ci pensa il ’relocator’

l’esperto risponde

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RENT

il periodico sulla cultura dell’affitto numero 04 aprile 2010, illustrazione di Seltz

Giro di valzer Per chi arriva e per chi va, tutti i passi di Diritto per una bella coreografia

diritto e rovescio

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Contratti veloci per necessità Le ragioni del giramondo. Leggi e motivazioni a favore della flessibilità La disdetta nei contratti ad uso abitativo Dalla parte di tutti, perché la casa è un diritto. Quando e come lasciarla? Una vetrina a tempo Locazione commerciale e transitorietà. Il contratto più veloce in assoluto

glossario

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uno di noi

93

gioco di squadra

94

Illustrazioni di Elena La Rovere


IL NUMERO DELLA VELOCITÀ casa e famiglia

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Ieri, oggi, domani

Alt e avanti tutta. Il mercato prende la rincorsa; sarà ancora velocità?

Che ne sarà di noi

L’Italia alle soglie del 2050. Un futuro incerto per la società che verrà

citta e futuro

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Transeuropa Express

Così lontano, così vicino. Fuga in avanti per il sogno europeo ad Alta Velocità

Check-in channel

Augè démodé e passeggeri in poltrona. Al lounge si fa zapping con la tv

Dillo con un…

Gira che ti rigira, gli anni son passati e ad internet ci siamo arrivati

global tour

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Un viaggio nell’intramontabile mito dell’auto tedesca, attraverso le sue roboanti declinazioni architettoniche

Le magie della sanità. Il segreto dell’alta specializzazione: mettere al centro la persona

Sapientia et humanitas

In città, ma con sani principi. Perchè il ‘tranquillo’ tira più della fast life

abitare globale

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Liberté égalité jet privé

Leader globali nel blu, dipinto di blu. Il jet me lo pago e sto’ bene quassù

Il dragone e l’elefante

Velocità sotto controllo

Facciamo la scorta delle curiosità

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Piccolo piccolo e corre come una gazzella. É il ’petit noir’ del mondo canino

Abitare con lentezza

Mezzo buono e mezzo cattivo. Il gigante asiatico sotto la lente dell’Occidente. Sarà futuro o spauracchio?

Alle radici del costruire. Storia di un’avventura ingegneristica straordinaria

giro d’italia

Alla corte del levriero

Tutte le ragioni dell’eccellenza

Le radici del futuro

Quanta strada ha fatto questo Cavallino. Da Stoccarda al Museo rosso rubino

lifestyle

Corse canine

Pronti, partenza: a tutta velocità!

Fuori strada

sopravvivenza urbana

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Wwwworkers

’Paghetta’ e posto fisso? Vecchia storia, con la rete siamo tutti self made men

Speedating

Momenti di gloria e libero mercato in batteria Un perfetto appuntamento di lavoro

Per panini d’altri tempi, ci vuole un’idea geniale. Un fast food all’italiana con un nome da no global

Gentleman at work

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10 regole per

Orgoglio e pregiudizio

fashion story

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Pezzo a pezzo. Italianità, artigianalità e tecnologia al servizio dell’arte

Nell’occhio della telecamera. Automobilisti azzardati contro la legalità

Nessun dorma

Nelle immagini di Michele Roggero, motorista dell’aviazione italiana in quella guerra che fu

La fabbrica della luce

Galleria Ferrari

Giorno e notte se mi chiami ti rispondo. Perchè sono l’angelo della velocità

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Il cielo ritrovato

publiredazionale

Wir fahr’n auf der autobahn!

Pronto intervento

portfolio

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Gli affari? Questioni di stile. Ecco come vestono i gentiluomini al lavoro

carosello

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Ventiquattrore

Di viaggo e di stile per il giramondo

videoclub

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Punto zero

Tutti inseguono Kowalski. Chi lo fermerà? 5


AFFITTASI pagina pubblicitaria 20x28 adv@soloaffitti.it

TEL

0547/418101


RENT il periodico sulla cultura dell’affitto Solo Affitti franchising immobiliare quadrimestrale - 6 euro / in abbonamento 3 numeri - 15 euro numero 04 - aprile 2010

RENT il periodico sulla cultura dell’affitto

direttore responsabile

contatti

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art direction e progetto grafico

direzione e amministrazione

Silvia Spronelli

Carlotta Petracci

Undesign

redazione solo affitti Francesca Cantoni Laura Magnani Isabella Tulipano Giovanna Rossi

redazione

Michele Bortolami Tommaso Buzzi Tommaso Delmastro RoBoDo Massimo Teghille Sara Vindrola Camilla Wasser

redazione@soloaffitti.it

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Solo Affitti Spa via Tortona 190 47522 Cesena (FC) t +39 0547 41 81 01 f +39 0547 41 81 81 info@soloaffitti.it

stampa

Stamperia Artistica Nazionale via Massimo D’Antona, 19 10028 Trofarello (TO)

contributors

Chiara Bosio Vittorio Belafonte Claudio Casiraghi Edoardo Gentile Carlo Andrea Marini Daniela Percoco Petra Orsenigo Angelo Santachiara Davide Vietti

editore Rentasì srl iscritto al Roc tenuto da CO.RE.COM Emilia Romagna al numero 19269 via Tortona 190 47522 Cesena (FC) t +39 0547 41 81 01 f +39 0547 41 81 81 info@rentasi.it

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RENT A RANT

editoriale

AFFITTA UNA PREDICA

testo di Carlotta Petracci illustrazione di Elena La Rovere

A Sausalito, la storica località che fu tra le capitali del Flower Power, si riuniscono ogni anno i Futuriani. Un eccentrico ‘manipolo’ di menti superselezionate, che, diversamente dagli italianissimi futuristi, di appena un secolo fa, si occupa di fare previsioni, ‘disastrose’, sul domani. Le grandi sfide del prossimo decennio, dicono gli esimi luminari, in total look hawaiano, partiranno dal capovolgimento di un paradigma consolidato. Da veloci per produrre di più, a lenti per vivere meglio. Il tutto, a quanto pare, per ‘colpa’ di tre certezze: l’economia al collasso, l’ecologia sofferente, e la pressante quanto incontenibile richiesta del Sud del mondo di entrare a far parte, camicie hawaiane escluse, delle gabbie dorate del primo. Nella più ‘rosea’ delle ipotesi, un punto di non ritorno per la modernità occidentale. Sarà vero? Certamente le retoriche non si rispar8

miano, anche se va detto: la società è cambiata perché il tempo non è più lo stesso. Come accade nei film di fantascienza, anche in quelli più naïve: una volta innescata la supervelocità, ci si ritrova inspiegabilmente con un tempo ovattato e lento. Un ritmo apparentemente più ‘naturale’, che si allontana da quello della macchina, della catena di montaggio, della società industriale, di appena un secolo fa, e si avvicina a quello dell’era informatica e dell’economia immateriale. Tutto rallenta perché tutto accelera; ma non nella direzione dell’efficienza moderna. Al contrario, il risparmio di tempo, garantito dalla scienza e dall’evoluzione tecnologica, dalla possibilità di creare valore senza necessariamente mettere in moto il proprio corpo, genera un surplus da investire in altre attività, dal più alto capitale umano e culturale. La morale di Sausalito allo-

Una volta innescata la supervelocità ci si ritrova inspiegabilmente in un tempo ovattato e lento

ra ritorna, col suo spirito paradossale. Si corre per raggiungere la tartaruga? La risposta non è certa, ma la previsione è plausibile. Ovviamente se, e solo se, nostalgie ‘meccaniche’ a parte, si penserà alla lentezza come alla nuova velocità.


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il punto

ASCOLTA LA LEPRE a cura di Silvia Spronelli Presidente di Solo Affitti Spa

HEAR THE HARE ATTRAZIONE VELOCE

Viviamo in una società lanciata in corsa, dove ogni giorno tutto è più veloce. Viaggiare è diventato semplice e immediato, come comunicare a distanza e condividere le proprie esperienze con il resto del mondo Velocemente conduciamo le nostre vite, indaffarati e appagati. A chi non è mai capitato di gestire più attività, dividersi tra lavoro e famiglia, facendo coincidere alla perfezione numerosi impegni? È una società, la nostra, lanciata in corsa, dove tutto avviene in maniera sempre più veloce. D’altronde se in fisica la velocità è il rapporto tra spazio e tempo, sono proprio queste due grandezze che il progresso è riuscito ad avvicinare. Viaggiare è diventato semplice e immediato, come comunicare a distanza e condividere le proprie esperienze con il resto del mondo. Quello che per i futuristi era il mito della velocità che aveva 10

rivoluzionato i mezzi di comunicazione, introdotto il sistema di produzione con catene di montaggio e stravolto la vecchia cultura, oggi non ha più nulla di futuristico, è parte della realtà. Un modo di vivere e pensare al futuro che spinge a immaginare un’evoluzione sempre più sorprendente. Alla velocità, uno dei valori principali della nostra rete, e al suo inesausto moto di cambiamento dedichiamo quindi questo nuovo numero di Rent. La velocità che con quel suo brivido di azzardo su di me ha avuto un particolare ascendente. Non a caso credo di aver scelto la specializzazione nel settore più veloce del mercato immobiliare:

le locazioni, dove ci si trova di fronte ad esigenze da soddisfare con massima rapidità, ad inquilini che cambiano spesso, ad un modo di concepire l’abitare propriamente dinamico, come il ritmo con cui viviamo il nostro tempo.

Per l’immobiliare la locazione è velocità


osservatorio

SOLOAFFITTI franchising immobiliare

I DINTORNI DELLA RETE

LE VACANZE DELLA LEPRE

Nuovamente World Wide. Solo Affitti dà a tutti il benvenuto sul nuovo sito Le rivoluzioni oggi si sa partono dal web. Le idee più evolute in fatto di consumi e stili di vita corrono sulle autostrade dell’informazione. Quelle più avanzate sul mercato della locazione si trovano ora sul nuovo soloaffitti.it. Non più un semplice sito, ma un portale, un vero e proprio mondo da esplorare, a più livelli, seguendo il principio di navigazione delle ‘mappe mentali’ (per favorire la ricerca anche al cybernauta meno esperto), la ricerca a campi liberi e quella in stile Google Map. Un portale in cui architettura e grafica moderne, funzionali ed accattivanti, fanno del colore un efficace metodo di suddivisione e orientamento tra le quattro macro-aree dedicate agli inquilini, ai proprietari, al recruiting e alle vacanze. Qui sarà possibile prenotare in tempo reale un appartamento, con un metodo di accettazione molto vicino a quello alberghiero, e commentare la propria esperienza, lasciando giudizi qualitativi sul lavoro delle agenzie Solo Affitti.

Solo Affitti incontra il business degli affitti turistici Secondo il Report dell’Osservatorio Nazionale del Turismo il 2009 è stato l’anno del protagonismo dell’accoglienza privata. Complice la situazione economica mondiale, i flussi turistici nazionali e internazionali hanno visto nella casa, invece che nell’hotelerie, un mercato in espansione. Le stime della Banca d’Italia hanno evidenziato

La specializzazione nella locazione è ora al servizio della vacanza

un differenziale piuttosto alto rispetto al 2008: 75.000.000 di pernottamenti internazionali in alloggi in affitto e 94.000.000 in seconde case. Analoghe sono state le stime di Unioncamere, che con la sua indagine sugli stili di vita della popolazione italiana ha registrato 285.000.000 di presenze domestiche in abitazioni private, di cui 89.000.000 in alloggi in affitto. Questo trend, solo in apparenza congiunturale, sta alla base di una nuova specializzazione del franchising. Col lancio del marchio Solo Affitti Vacanze il 2010 sarà l’anno in cui la rete raccoglierà la sfida del mercato turistico. A fianco alle tradizionali formule di accoglienza i manager e gli agenti Solo Affitti proporranno servizi tagliati su misura per proprietari e inquilini, traendo forza dall’esperienza maturata nel comparto della locazione e da una rete diffusa su tutto il territorio nazionale e in rapida espansione europea.

Le rivoluzioni oggi partono dal web. Le idee più evolute corrono sulle autostrade dell’informazione. Quelle sul mondo della locazione sul nuovo soloaffitti.it

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SOLOAFFITTI franchising immobiliare

in sogno

Sognare di traslocare significa: desiderio di rinnovamento. Può configurasi come una sorta di

TRASLOCO: ISTRUZIONI PER L’USO

Quanto costa un trasloco?

Chi lascia la strada vecchia per la nuova, malcontento si ritrova. Detti popolari a parte; e se fosse solo una questione di organizzazione? Allora tornano utili un po’ di numeri su questo ‘mal’ comune Cambiare vita, città, magari solo una casa: il cambiamento è sempre un momento difficile da affrontare ed il mondo sembra dividersi in due: quelli che sono sempre pronti a cambiare, a mettere tutto in discussione, istintivi, rapidi nelle scelte, veloci nell’adattarsi al nuovo e quelli restii ad ogni piccola modifica, che lasciano che il tempo scorra, abitudinari ed affezionati anche agli oggetti. Amici che vivrebbero per sempre con i genitori o in uno scomodo monolocale al quarto piano senza ascensore pur di non affrontare un trasloco e colleghi con gli scatoloni sempre pronti, che passano da un impiego all’altro, di città in città, sempre con nuove motivazioni e grande entusiasmo. Certamente per ognuno di noi, quando abbiamo dovuto affrontare un trasloco, si sono ripetute paure comuni: come selezionare il necessario dal superfluo che automaticamente si accumula nelle nostre abitazioni; o catalogare gli oggetti in modo da non far finire nello scantinato quelli più utili e preziosi. Ma, al di là degli innumerevoli decaloghi e must organizzativi, qual è il costo reale di un trasloco? Il vero prezzo da pagare alla mobilità? Tra fai da te e ‘mai più senza’ si dividono le scelte del perfetto trasfertista, o suo malgrado, di ogni buon risparmiatore… 12

morte-rinascita, o come l’allestimento di un rito di passaggio attraverso cui accedere ad una nuova fase della vita o ad una realtà priva di paure.

Di fronte al cambiamento il mondo si divide in due: quelli sempre pronti e gli abitudinari

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furgone grande con operatore

80

occupazione suolo pubblico

20

smontaggio e rimontaggio mobili

250

smontaggio e rimontaggio cucina

250

trasporto di un pianoforte

1,80

cartone medio 40x30x30 cm

10

cartone medio per abiti

180

fino 100 km di distanza

500

da 100 a 400 km di distanza

850

da 400 a 800 km di distanza

costo orario

costo variabile

costo orario a persona

senza allacciamenti

costo aggiuntivo

costo unitario

con portagrucce

costo spostamento

costo spostamento

costo spostamento

Affrontare un trasloco significa prima di tutto fare delle scelte economiche. Per le abitazioni spesso si preferisce la soluzione fai da te, mentre per le attività, imprescindibile, è l’aiuto degli esperti. Per orientarsi meglio ecco sopra, un breve tariffario, per non dover ripetere: te l’avevamo detto.


tempo e denaro

jit

Codifica inglese che sta per just in time. Fa riferimento a una politica di gestione delle scorte tesa a migliorare il processo

produttivo, mediante ottimizzazione delle fasi a monte. Oggi è anche sinonimo di organizzazione flessibile e tempestività di servizio.

PAESE CHE VAI UFFICIO CHE TROVI Tutto è diventato virtuale. Ma l’ufficio c’è ancora? Certamente sì, ma su richiesta. La leggerezza è padrona, la mobilità non ha limiti, gli spazi si materializzano se servono. Il resto è transazione. Quando il lavoro accelera, lo fanno anche i servizi. Il risultato? Nascono nuovi mercati, veloci, più veloci, di un tocco di bacchetta magica L’incremento di mobilità, anche per le imprese, apre le porte a un nuovo modo di intendere l’ufficio. Il tempo di permanenza negli spazi si fraziona. Talvolta si manifestano necessità di sedi non durature, o di basi per incontri che coinvolgono persone, professionisti, che vivono e lavorano in diverse parti del mondo. Per assolvere a tali necessità, meeting, speed date, anche l’ufficio è diventato just in time. All’occorrenza vengono messe a disposizione sale arredate, moderne e ipertecnologiche in cui passare da

una riunione a un brunch, a un brindisi se l’affare è stato concluso. Stessa scenografia, sceneggiature diverse, ma un solo unico servizio. Sempre più prezioso e a portata di mano. In gergo si chiamano temporary office, e sono gli uffici del ventunesimo secolo. Un’idea nata e sviluppatasi prima di tutto negli Stati Uniti con tutto il suo corollario di facilities aggiuntive: dall’affitto della sala riunione, alla gestione della domiciliazione postale e legale, al segretariato virtuale, all’attivazione dei numeri verdi necessari, per

poi continuare con: traduttori, hostess, esperti di consulenza amministrativa e contabile, e agguerriti organizzatori di eventi. Oggi anche in Europa, sono numerose le società che hanno sviluppato questo mercato. L’ufficio virtuale è sicuramente un comodo banco di prova per le attività agli esordi tanto quanto per gli incontri internazionali. Del resto in un mondo di viaggiatori questi veri e propri business center sono sempre più assimilabili agli hotel. Il top del servizio per il tempo necessario.

UFFICIO A TEMPO: A COSA SERVE E QUANTO COSTA Possono essere utili per: iniziare una nuova attività; aprire nuove filiali o attivare progetti speciali; organizzare corsi, riunioni e convegni; disporre di personale qualificato e tecnologie avanzate fuori sede;

esternalizzare attività interne; abbattere costi di gestione; dedicarsi al proprio lavoro abbattendo i costi di ricerca e allestimento di un ufficio permanente; adeguare gli spazi allo sviluppo degli affari.

prodotto

installazione

12 mesi

3 mesi

spesa unica

tariffa mensile

tariffa mensile

euro 79 euro 119 euro 159 euro 229

euro 99 euro 149 euro 199 euro 289

mailbox plus segreteria telefonica ufficio virtuale ufficio virtuale plus

euro euro euro euro

49 99 99 99

tabella costi di un temporary office

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tempo e denaro

SOLOAFFITTI

tariffe betahaus 12 euro 49 euro

franchising immobiliare

ingresso giornaliero abbonamento settimanale

UNA NUOVA working CLASS

semplice: esistono professionisti che sono come ‘cani sciolti’ sempre più abituati a viaggiare, a condividere informazioni in rete, a lavorare da casa, nei caffè, nelle biblioteche. Un tempo li chiamavano freelance, ma la parola è desueta. Perché oggi sono tanti, perché l’esternalizzazione delle risorse è un passo necessario. Cosa accade però, quando tutti questi lavoratori, per la stragrande maggioranza creativi, decidono di unire le proprie forze? Nascono sinergie e nuovi modi di pensare allo spazio di lavoro. L’ufficio, la fabbrica, prendono la forma di un salotto, o forse più propriamente di uno spazio polifunzionale, in cui si affittano postazioni e si condividono luoghi comuni. A Betahaus a Berlino, artisti, grafici, programmatori e indipendenti di ogni tipo hanno la

Network e spazi liquidi, una previsione sul lavoro di domani La working class si è fatta liquida. Esiste un luogo al mondo, anzi più di uno, dove i creativi si sono uniti in nome del networking. L’idea ricalca il mood della comune, ma con uno spirito produttivo tutto rosso, da cooperativa. In aggiunta un po’ di retorica postdigitale. Il concetto è

TEMPI MODERNI Se il lavoro è diventato flessibile la certezza è una sola: lo deve essere anche la vita. Ma occorre dare alle persone la possibilità di voltare pagina velocemente e senza il peso dello sradicamento I grandi imperi si costruiscono sulla mobilità. E di muovere persone oggi ce n’è bisogno. Il lavoro è diventato motivo di cambiamenti culturali, e per rendere efficiente la propensione alla flessibilità, sono nati servizi specifici in grado di organizzare e trapiantare la vita delle persone. Come dire: da un giorno all’altro al mattino non c’è più la stessa vista ma neppure tutte le preoccupazioni e gli affanni di una relocation. Dalle società multinazionali, alle compagnie petrolifere, alle società di investimento immobiliare, alle case automobilistiche, ai governi, sono molte le realtà che si affidano alle compagnie di relocation, per gestire il passaggio dei propri funzionari da un contesto all’altro. Si tratta di un fenomeno che ha portato allo sviluppo di un mercato di servizi customizzabili e rapidissimi. Le risorse umane sono accom14

pagnate in ogni step del loro trasferimento: pratiche assicurative, assistenza legale, consulenza fiscale, servizi turistici, burocratici o relativi all’immigrazione sono assolti da professionisti esterni. L’accoglienza inizia dall’aeroporto; l’organizzazione della prima giornata, la ricerca della casa, l’acquisto di un’auto, i permessi sono compresi nel pacchetto. For an all inclusive life.

I grandi imperi si sono sempre costruiti sulla mobilità

abbonamento mensile mensile 24 ore/7 giorni

129 euro 179 euro

possibilità di affittare una scrivania e usufruire di tutta l’attrezzatura da ufficio a sole 12 euro al giorno. Comprese le zone relax, le sale riunioni, un ragioniere e un commercialista, e così via. Chi si ferma più a lungo di un giorno, invece può beneficiare di tariffe ridotte e di un armadietto per gli effetti personali. E la rete si estende: Betahaus ha già in previsione di aprire altre succursali in varie città europee. Potrebbe diventare un franchising, un giorno? Forse sì, forse no. Fatto sta che l’innovazione passa da un cambiamento di mentalità e anche del mercato; e il coworking unendo libertà individuale e collegialità si adegua molto bene alla nascita di sempre nuove professioni. Del resto, lo sappiamo proprio tutti cos’è il visual sensemaking?


l’esperto risponde

‘L’esperto di Solo Affitti’ risponde a tutte le tue domande su contratti di locazione, adempimenti fiscali e aspetti giuridici. Scrivici a: esperto@soloaffitti.it

GIRO DI VALZER Il tempo per un ballo, è ciò che c’è di più vicino ad una vita in affitto. Un alternarsi di storie, che non sono per sempre, ma che hanno un loro galateo. Entrare e lasciare un luogo ha le sue regole, proprio come un giro di valzer. E per essere dei buoni partner bisogna conoscerle e rispettarle, a tutto vantaggio di una bella coreografia

1

2

angela È dal 15 dicembre 1998 che affitto un locale che utilizzo come scuola di danza e sono al secondo rinnovo contrattuale. Qualche mese fa però ho ricevuto dai proprietari una raccomandata con disdetta, senza nessuna motivazione esplicita. Se non la volontà di non riaffittare. Avendo trovato alquanto strana questa formula, vorrei delucidazioni sulla validità o meno di questa raccomandata. In caso si trattasse di un loro errore, posso esercitare il diritto di tacito rinnovo per altri sei anni o ricevere un indennizzo per l’avviamento commerciale? SOLOAFFITTI Cara Angela, in realtà ciò che trovi strano non lo è affatto. In questo caso infatti la disdetta va ritenuta legittima, perchè al termine del secondo periodo di rinnovo del contratto non è necessario specificare la motivazione. L’articolo 28 della legge 392/78 dispone che “per le locazioni di immobili nei quali siano esercitate le attività indicate nei commi primo e secondo dell’articolo 27, il contratto si rinnova tacitamente di 6 anni in 6 anni, e per quelle di immobili adibiti ad attività alberghiere, di 9 anni in 9 anni; tale rinnovazione non ha luogo se sopravviene disdetta da comunicarsi all’altra parte, a mezzo di lettera raccomandata, rispettivamente almeno dodici o diciotto mesi prima della scadenza. Alla prima scadenza contrattua-

fabrizio Sono al secondo anno di un con-

le, rispettivamente di sei o di nove anni, il locatore può esercitare la facoltà di diniego della rinnovazione soltanto per i motivi di cui all’articolo 29 con le modalità e i termini ivi previsti”. L’indennità di avviamento commerciale – pari a 18 mensilità dell’ultimo canone corrisposto – spetta solo se l’attività del conduttore comporta contatti diretti con il pubblico di utenti e consumatori a norma degli articoli 34 e 35 della legge 392/78.

tratto di locazione agevolata, per la legge un 3 + 2. Vivo in un alloggio incantevole. Ben servito dai mezzi, in pieno centro storico, all’ultimo piano di un palazzo signorile. Certamente mi spiacerebbe molto lasciarlo, ma il proprietario ha manifestato l’esigenza di riaverlo indietro. Forse per il figlio o la moglie. Non mi ha dato troppi dettagli. Per questo vorrei capire se è nelle sue facoltà la disdetta al primo rinnovo. Nel qual caso dovrei mettermi immediatamente a cercare un’altra sistemazione. Quanto tempo mi è dato per liberare l’alloggio, e se decido di non liberarlo, alla seconda scadenza segue il rinnovo di diritto? In definiva, esiste una normativa di riferimento in alternativa alla 431/98 che mi pare di aver sondato in ogni suo punto? SOLOAFFITTI Caro Fabrizio, sfortunatamente il tuo proprietario non sbaglia. Alla prima scadenza contrattuale di anni tre, infatti, il locatore può avvalersi della facoltà di diniego del rinnovo del contratto, dandone comunicazione al conduttore con un preavviso di almeno sei mesi, per i motivi previsti dall’articolo 3 della legge 431 del 1998, tra i quali figura quello di destinare l’immobile ad abitazione principale di un proprio figlio. Alla successiva scadenza di anni due, il contratto scade senza necessità di giustificato motivo, ma è sempre opportuno inviare tempestivamente la lettera di disdetta. 15


SOLOAFFITTI franchising immobiliare

28

È l’articolo della legge 392/78. Dispone che il contratto si rinnovi tacitamente di 6 anni in 6 anni per gli immobili ad uso abitativo e di 9 anni

CONTRATTI VELOCI PER NECESSITÀ

in 9 anni per quelli rivolti ad attività alberghiere o all’esercizio di attività teatrali. Tale rinnovazione non ha luogo se sopravviene disdetta.

CONTRATTO TRANSITORIO

Quando scegliere l’affitto non è solo una faccenda di Diritto. La transitorietà è la tendenza e senza dubbio la ragione più diffusa

torino 18 comuni milano 59 comuni bari 20 comuni foggia 16 comuni

1

roma 45 comuni

Spesso la durata dei contratti di locazione è la condizione intorno a cui ruota la trattativa fra le parti ed è altrettanto spesso un deterrente, per entrambe. Da un lato il proprietario, che desidera mettere a reddito il proprio investimento, può non trovare allettante la prospettiva di vedere il proprio immobile occupato per anni, anche in caso di necessità. Dall’altro gli inquilini di frequente scelgono l’affitto come alternativa all’acquisto, proprio per non sentirsi vincolati e potere scegliere liberamente dove e per quanto tempo abitare. Molti vanno in affitto per un’esigenza di tipo transitorio, in attesa di una sistemazione più stabile o per questioni di mobilità lavorativa a breve termine. Statisticamente la durata media dei contratti di locazione è di circa due anni, a testimonianza di un’esigenza di transitorietà particolarmente diffusa. La legge 431/98 che ha riformato la normativa sulle locazioni abitative contem-

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pla una specifica forma contrattuale: il contratto transitorio, che prevede una durata da 1 a 18 mesi. Un’alternativa o forse un escamotage al classico 4 + 4. Nell’intenzione della legge, questa formula contrattuale va utilizzata solo per soddisfare reali esigenze di transitorietà sia del locatore che del conduttore. Il locatore, ad esempio, potrebbe avere necessità di concedere in locazione il proprio immobile per un periodo transitorio se, al termine di quel periodo, la casa fosse destinata ad abitazione propria o del figlio, oppure dovesse essere ristrutturata o venduta. Se l’esigenza di transitorietà è motivata dal proprietario, questi è tenuto a darne spiegazione nel contratto. E in prossimità della sua scadenza (di solito almeno un mese prima) dovrà inviare al conduttore una lettera raccomandata a riconferma di quanto sottoscritto e il conduttore sarà tenuto a lasciare la casa come pattuito. Se, invece, l’esigenza del locatore, nel frattempo, si è esaurita, o il locatore si fosse dimenticato di inviare la raccomandata di conferma prima della scadenza, il contratto verrebbe automaticamente ricondotto alla durata di quello libero, di 4 anni più 4 di rinnovo automatico. Quando invece l’esigenza di transitorietà è giustificata dal conduttore, il quale, potrebbe avere necessità di abitare l’immobile per un breve periodo per via di un temporaneo trasferimento lavorativo, di lavori di ristrutturazione in corso nella proprietà, o di un acquisto non ancora compiuto, occorre certificare le motivazioni nel contratto di locazione. Come il locatore anche il conduttore è tenuto a dare conferma della propria esigenza inviando prima della scadenza un’apposita lettera raccomandata. In mancanza della quale, il contratto si considera terminato alla data indicata.

caserta 22 comuni napoli 42 comuni salerno 26 comuni messina 21 comuni

catania 17 comuni

province italiane con maggior numero di comuni ad alta densità abitativa [fonte: Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2004]

durata Va da un minimo di 1 ad un massimo di 18 mesi, a seconda di quanto liberamente stabilito dalle parti. Non è possibile prevederne il rinnovo, che costituirebbe un chiaro riconoscimento del venire meno dell’esigenza di transitorietà che ha giustificato la sua stipula. canone Il contratto transitorio fa parte dei contratti tipo per i quali il canone di locazione è concordato, cioè determinato in base ai criteri e ai valori fissati dagli appositi accordi territoriali. Nel caso di immobili situati nelle undici aree metropolitane, nei comuni confinanti, nei comuni capoluogo di provincia ed in quelli identificati come “comuni ad alta densità abitativa”. Rispetto al canone concordato utilizzato per i contratti 3 + 2 o a studenti universitari, però, è possibile applicare una maggiorazione del 20%. In tutti gli altri comuni il contratto transitorio può essere stipulato a canone libero.


diritto e rovescio

431/98

a 18 mesi. Un’alternativa al classico 4 + 4. Nell’intenzione della legge, questa formula contrattuale va utilizzata solo per soddisfare reali esigenze di transitorietà sia del locatore che del conduttore.

LA DISDETTA NEI CONTRATTI AD USO ABITATIVO

Le modalità con cui un locatore può dare disdetta da un contratto dipendono da alcune variabili. Lo stesso vale per la possibilità di ripristinare il contratto o ottenere nuovamente l’affitto dell’immobile. Alla prima scadenza contrattuale il locatore può avvalersi della facoltà di diniego del rinnovo del contratto, dandone comunicazione al conduttore con un preavviso di almeno sei mesi. Per le seguenti motivazioni: necessità di destinare l’immobile ad uso abitativo, commerciale, artigianale o professionale proprio, del coniuge, di genitori, figli o parenti entro il secondo grado; nel caso in cui il conduttore abbia la piena disponibilità di un alloggio libero e idoneo nello stesso comune o non occupi continuativamente l’immobile; quando l’immobile sia com-

È la legge che ha riformato la normativa sulle locazioni abitative, contempla una specifica forma contrattuale: il contratto transitorio, che prevede una durata da 1

Proprietario e inquilino: intervista doppia. Tutti i perchè in una sola volta, per scoprire le ragioni del rinnovo di un contratto

preso in un edificio gravemente danneggiato, da ricostruire o ristrutturare e la permanenza del conduttore sia di ostacolo al compimento dei lavori; se il locatore intende vendere l’immobile a terzi e non ha a disposizione altri immobili fatta eccezione della propria abitazione; oppure nel caso in cui si tratti di una persona giuridica, società o ente pubblico o con finalità pubbliche, sociali, mutualistiche, cooperative, assistenziali, culturali o di culto, che intenda destinare l’immobile all’esercizio delle attività dirette a perseguire le medesime finalità ed offra al conduttore un immobile sostitutivo. Diversamente il conduttore, qualora ricorrano gravi motivi, può recedere in qualsiasi momento dal contratto dando comunicazione con sei mesi di anticipo.

UNA VETRINA A TEMPO La transitorietà della locazione commerciale, tra shopping, mostre e manifestazioni internazionali Mostre, manifestazioni fieristiche, festività locali, avvenimenti eccezionali, outlet temporanei. Per ciascuna di queste attività sorge spesso la necessità di affittare un immobile commerciale a tempo determinato. Con quale contratto? Secondo l’art.27 comma 5 della legge 392/78 è nella facoltà delle parti determinare la durata del contratto di locazione qualora questo ultimo abbia una durata inferiore ai sei anni delle locazioni non abitative; ossia “qualora l’attività esercitata o da esercitare nell’immobile abbia, per sua natura, carattere transitorio”. La transitorietà della locazione commerciale

40 fa infatti riferimento alla natura stessa dell’attività professionale o commerciale, e non riguarda semplicemente la fase di avviamento. Secondo molteplici sentenze della Suprema Corte di Cassazione, l’onere di provare il carattere transitorio dell’attività spetta al locatore, sebbene ai sensi dell’art.79 della legge 392/78, a pena di nullità della previsione e di riconduzione del contratto al più classico 6 + 6, le parti devono dichiarare espressamente nel contratto sia la sua natura transitoria, sia le ragioni che la determinano. Volendo fare un esempio: per un’esposizione temporanea d’arte la necessi-

A Milano attualmente ci sono circa 40 spazi destinati a negozi temporanei, sia al chiuso che all’aperto. Il costo va da un minimo di 12 mila euro a settimana a un massimo di 24 mila

tà della locazione di un negozio avrà una durata pari al tempo stesso della mostra, fosse anche di un solo mese, previa precisazione del tipo di attività che vi verrà svolta.

Quale contratto per un immobile commerciale a tempo? 17


glossario

SOLOAFFITTI franchising immobiliare

A accordi territoriali

In conformità alle finalità indicate all’art. 2, comma 3, della legge del 9 dicembre 1998, n.431, stabiliscono fasce di oscillazione territoriali del canone di locazione all’interno delle quali, secondo le caratteristiche dell’edificio e dell’unità immobiliare, è concordato il canone per i singoli contratti. Per durate contrattuali superiori a quella minima fissata (3 + 2), possono stabilire inoltre misure di aumento dei valori delle suddette fasce per aree omogenee e particolari forme di garanzia.

C contratto transitorio

Rientra tra i contratti tipo e secondo la legge 431/98, con cui sono state riformate tutte le locazioni abitative, si tratta di una formula che va utilizzata solo per soddisfare reali esigenze di transitorietà sia del locatore che del conduttore. Il contratto transitorio, che prevede una durata da 1 a 18 mesi e per il quale il canone di locazione è concordato e determinato in base ai criteri e ai valori fissati dagli accordi territoriali (sebbene rispetto agli altri contratti tipo: 3 + 2 e a studenti universitari, presenti la possibilità di applicare una maggiorazione del 20%), non prevede rinnovo alla sua scadenza. Visto che, quest’ultimo, costituirebbe un chiaro riconoscimento del venire meno dell’esigenza che ha giustificato la sua stipula. Quando l’esigenza di transitorietà è motivata dal proprietario, questi è tenuto a darne spiegazione nel contratto. Analogamente quando è giustificata dal conduttore, il quale potrebbe avere necessità di abitare l’immobile per un breve periodo, occorre certificare le motivazioni sempre nel contratto di locazione. coworking

È una modalità di telelavoro che sta emergendo recentemente. Si tratta di una forma di ritrovo sociale di lavoratori che, sebbene continuino a lavorare in maniera indipendente, condividono alcuni valori comuni e sono interessati alle sinergie che possono nascere tra professionisti che lavorano nello stesso luogo fisico. Il coworking è simile agli in18

T cubatori d’impresa e alle cooperative, specie per la loro attenzione al concetto di comunità. Molti di questi spazi sono nati dall’iniziativa di liberi professionisti del Web: soliti viaggiare molto, lavorare da bar e caffè o dalle loro case.

D disdetta

La risoluzione di un contratto può essere un’esigenza ricorrente. Le modalità con cui un locatore può dare disdetta dipendono però da alcune variabili. Alla prima scadenza contrattuale questi può avvalersi della facoltà di diniego del rinnovo, dandone comunicazione almeno sei mesi prima, per le seguenti motivazioni: necessità di destinare l’immobile ad uso proprio o di parenti entro il secondo grado; in caso di ricostruzione o ristrutturazione; di vendita, senza la disponibilità di altri immobili eccetto l’abitazione; o nel caso di una persona giuridica, ente pubblico o con finalità sociali, mutualistiche, cooperative, assistenziali, etc., che intenda usufruirne offrendone al conduttore uno sostitutivo. Il conduttore, per gravi motivi, può recedere invece in ogni momento dando comunicazione sei mesi in anticipo. densità abitativa

È la misura del numero di persone che abitano in una determinata area, e in un senso più esteso non si riferisce solo agli esseri umani. Normalmente viene misurata in “abitanti per chilometro quadrato”. Il suo valore si ottiene mediante la suddivisione del numero di abitanti di un determinato territorio per la superficie del territorio stesso (espressa in km²).

R relocation

Per rendere efficiente la propensione alla flessibilità, sono nati servizi specifici in grado di organizzare e trapiantare la vita delle persone. Le compagnie di relocation si occupano della gestione dell’intero processo.

trasfertista

Si definisce così colui che cambia luogo di residenza, in funzione del lavoro, per un tempo provvisorio. La figura del trasfertista non va però confusa con quella del lavoratore “in trasferta”. Mentre infatti il lavoratore inviato in trasferta presta la sua attività soltanto temporaneamente in un luogo diverso da quello contrattualmente stabilito, il trasfertista si impegna a prestare la sua attività in luoghi sempre diversi (Cass. 28 gennaio 1987, n. 818). La differenza è apprezzabile, oltre che sul piano della conformazione della attività lavorativa, anche sotto il profilo del trattamento fiscale e contributivo. Secondo la giurisprudenza le somme corrisposte al trasfertista, contrariamente ai rimborsi corrisposti in caso di trasferta, hanno una natura retributiva, ossia sono dirette a ricompensarlo oltre che delle spese sostenute, anche dei disagi determinati dalla particolare condizione lavorativa itinerante. temporary office

Si tratta di una particolare formula di uffici a tempo, – nata come soluzione prima negli Stati Uniti, dove le esigenze di mobilità sono più elevate – gestiti da società che, oltre agli spazi arredati e cablati, mettono a disposizione tutta una serie di facilities aggiuntive dall’affitto della sala riunioni, alla gestione della domiciliazione postale e legale, al segretariato virtuale, all’attivazione dei numeri verdi, a: traduttori, hostess, esperti di consulenza amministrativa e contabile, organizzatori di eventi. Gli uffici temporanei possono essere utili per svariate motivazioni: iniziare una nuova attività; aprire nuove filiali o attivare progetti speciali; organizzare corsi, riunioni e convegni; disporre di personale qualificato e tecnologie avanzate fuori sede; esternalizzare attività interne; abbattere costi di gestione; dedicarsi al proprio lavoro abbattendo i costi di ricerca e allestimento di un ufficio permanente; adeguare gli spazi allo sviluppo degli affari; curare trattative riservate lontano dalla sede abituale.


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Affittosicuro è l’esclusivo pacchetto di garanzie offerto da Solo Affitti per vivere la locazione in tutta tranquillità. Affittosicuro copre il rimborso fino a 12 mensilità in caso di morosità dell’inquilino e il risarcimento dei possibili danni all’immobile per un importo massimo pari a 3 mensilità, oltre a pagare le eventuali spese legali. L’inquilino d’altra parte, risparmia il deposito cauzionale e può rateizzare tutte le spese iniziali della locazione.

soloaffitti.it

R


cinque

Sono i mesi necessari per concludere le transazioni. Il mercato della locazione, di uffici e negozi, testimonia di una condizione di progressivo rallentamento,

Villaggio Olimpico Prima dei giochi il sogno di una nuova città “Progettare una nuova parte di città, articolata e varia”, questo il principio guida dell’architetto Benedetto Camerana, e del suo

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riconducibile alle performance del mercato immobiliare nel suo insieme. Nell’ultimo decennio il tempo per concludere una trattativa di affitto, per quanto dilatato, non raggiunge i tempi della compravendita.

intervento nella zona adiacente ai Mercati Generali di Torino, magna opera del ’34 di Umberto Cuzzi. Nato per ospitare atleti e giornalisti durante i Giochi invernali il Villaggio Olimpico si sviluppa in un’area di 100.000 metri quadrati, con edifici in

grado di ospitare 2600 persone. Collegato all’area commerciale del Lingotto da un arco e una passerella pedonale, dopo il 2006 è stato riconvertito in complesso residenziale, con case di civile abitazione e foresterie universitarie.


casa e famiglia

Veloci eravamo e veloci torneremo. La vitalità del mercato immobiliare è appesa a un filo: la voglia di ricominciare

Ieri, oggi, domani testo di Daniela Percoco Direttore Nomisma Real Estate foto di Sara Vindrola

Il mercato di domani, non potrà esistere senza il rallentamento di oggi. Per capire, fermiamoci a guardare Fra i numerosi indicatori che forniscono il polso del mercato immobiliare risulta particolarmente utile prendere in considerazione la tempistica con cui si concludono le trattative. Non solo, quindi, i volumi dei contratti che vengono siglati e che forniscono una precisa indicazione quantitativa dello spessore e della liquidità del mercato. E non solo il livello dei valori a cui i contratti vengono stipulati, per identificare se un mercato risulta più o meno apprezzato dalla domanda. La valutazione di questi due aspetti non può prescindere da una terza dimensione, ovvero quella delle tempistiche in cui prezzi e quantità si vengono ad incrociare. La velocità con cui le transazioni si perfezionano, in quello immobiliare, come in altri mercati, ci rende una indi-

La rapidità con cui domanda e offerta si incrociano è determinante

cazione precisa della dinamicità con cui domanda ed offerta trovano il proprio punto di incontro e quindi ci dicono se un mercato si muove con meccanismi ben ’oliati’ o piuttosto ‘farraginosi’. Se dai termini più generali ci riferiamo al 21


13,2%

È la media percentuale dello sconto applicato ai prezzi di vendita nelle aree metropolitane. Una conseguenza dell’indebolimento della domanda

seguito alla crisi del mercato immobiliare. Il suo andamento è variabile, in particolare nelle periferie, dove si applicano sconti superiori rispetto alle localizzazioni di pregio.

La ripresa del mercato dell’affitto è dovuta in parte anche al cambiamento del profilo degli inquilini. Giovani, trasfertisti e single hanno un comportamento diverso, rispetto a chi sceglieva la locazione, un cinquantennio e un trentennio fa, per questioni di reddito

caso specifico del mercato delle locazioni in Italia, salta subito all’occhio che nell’ultimo decennio il tempo per locare un immobile nelle grandi aree urbane si è significativamente ampliato, indipendentemente dal settore specifico considerato. Un fenomeno che può trovare la sua giustificazione nel fatto che il mercato dell’acquisto è stato più attraente di quello delle locazioni in un periodo di tassi bassi e mutui poco costosi. Nell’ultimo decennio si è assistito ad un cambiamento interno al mercato stesso: la nuova legge del 1998 che ha riformato le locazioni abitative, l’aumento dell’offerta, conseguente al numero sempre maggiore di proprietari che hanno deciso di investire nel mattone per avere un rendimento garantito e non soggetto agli sbalzi delle borse e l’espansione di una domanda caratterizzata da un nuovo target di inquilini – per lo più giovani, trasfertisti, single – hanno fatto slittare il tempo necessario per locare un’abitazione da circa un mese e mezzo di inizio decennio ai canonici tre mesi di fine 2009. Per gli uffici ed i negozi, dai 3 mesi del 2001 agli oltre 5 di oggi. Il rallentamento che sta interessando negli ultimi due anni il mercato immobiliare nel complesso costituisce la base su cui si è andata ad innestare la recente situazione econo22

mica, generando un ulteriore rallentamento delle attività economiche stesse. Infatti, se per affittare una casa è necessario un tempo inferiore rispetto a quanto non serva per gli immobili che ospitano attività economiche (uffici e negozi), possiamo dire che si è interrotto il trend di rallentamento del mercato alla fine dell’anno passato, traendo un certo beneficio dal più forte ed evidente impasse subito sul fronte del mercato delle compravendite. Ove, peraltro, le tempistiche non sembrano ridursi e soprattutto sono molto più lunghi i tempi necessari per concludere la transazione con una media di 6,2 mesi (ma con realtà in cui si superano i 7 mesi come Bologna, Bari e Mestre) ed elevato lo sconto applicato per riuscire ad incontrare le esigenze di venditori ed acquirenti. La percentuale di sconto si aggira in media intorno al 13,2%. Con un ampio grado di variabilità tra le periferie, dove si applicano sconti maggiori, rispetto alle localizzazioni più pregiate. Volendo vedere invece la situazione da un punto di vista territoriale, in Italia, i mercati dell’affitto più veloci sembrano essere Roma e Firenze, con Genova al seguito. Abbastanza veloci quelli di alcune località del Sud come: Cagliari, Catania e Palermo; mentre più lenti rispetto alla media italiana risultano quelli di Bari e Bologna.

Roma e Firenze nell’affitto sono i mercati più veloci, nonostante il rallentamento generale

Il Villaggio Olimpico: un grande progetto di rilancio con le sue difficoltà. Troppo spazio per persone che non ci sono


casa e famiglia

deurbanizzazione

Il processo di inurbamento moderno ha invertito il segno. Dal decennio ’80-’90 il trend di spostamento dai centri urbani ai comuni limitrofi si

è progressivamente ampliato. Le ragioni sono riconducibili al minor costo e alle migliori condizioni di vita, oltra a una rinnovata propensione al pendolarismo.

LA PAROLA AL MERCATO L’allungamento dei tempi di trattativa influenza le performance del mercato. La velocità con cui domanda e offerta s’incrociano è un indicatore fondamentale per comprendere le ragioni dell’attuale abbassamento dei prezzi delle transazioni. Tassi più bassi e tempi di trattativa più lunghi sono sintomatici di difficoltà che interessano le attività commerciali e le condizioni di vita

città bari bologna cagliari catania firenze genova milano napoli padova palermo roma torino venezia città venezia mestre

abitazioni 7,5 7,0 6,2 5,0 6,4 6,0 5,5 6,1 6,9 5,2 5,8 6,0 6,4 7,4

4,8 3,5 3,2 3,7 2,6 2,5 3,2 3,7 3,2 2,7 2,7 2,5 3,6 2,0

uffici 9,0 8,9 8,5 6,0 7,0 8,6 7,1 7,6 8,7 7,2 6,7 7,8 7,3 8,8

6,2 6,0 5,2 4,8 4,3 5,1 5,2 5,2 6,1 5,2 4,0 5,5 5,2 6,2

negozi 9,3 7,6 7,4 6,0 7,4 7,1 6,5 6,3 6,8 6,3 6,5 7,2 5,8 8,8

6,5 6,0 4,9 4,4 4,4 5,0 4,7 5,3 5,8 4,4 4,2 5,5 4,3 5,7

media 13 aree

6,2

3,1

7,8

5,3

7,1

5,1

II semestre 2009 tempi medi di vendita e locazione (in mesi) [fonte: Nomisma]

8 7 6 5 4 3 2 1 02 I

02 II

03 I

03 II

04 I

04 II

05 I

05 II

06 I

06 II

07 I

07 II

08 I

08 II

09 I

09 II

08 II

09 I

09 II

negozi uffici abitazioni media 13 grandi aree urbane tempi medi di vendita (in mesi) [fonte: Nomisma]

8 7 6 5 4 3 2 1 02 I

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negozi abitazioni uffici media 13 grandi aree urbane tempi medi di locazione (in mesi) [fonte: Nomisma]

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11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

crescita della popolazione mondiale regioni meno sviluppate regioni più sviluppate (valori assoluti espressi in miliardi) 1750

1800

1850

1900

1950

2000

2050

2100

Che ne sarà di noi testo di Giovanna Rossi foto di Sara Vindrola

Rocco Emiliano Fava, 27 anni, street artist. Scegliere di vivere della propria arte e passione porta a dover accettare dei compromessi. “Nonostante si lavori dieci ore al giorno, un affitto in centro è ancora troppo caro”

Italia 2050: le sfide della società che verrà C’era un tempo in cui, zaino in spalla, i ragazzini degli anni ’80, visitavano le capitali europee (Londra, Amsterdam, Parigi) e vedevano un mondo lontanissimo dalle loro cittadine italiane, un mondo fatto di culture diverse, cibi e profumi sconosciuti. Quei ragazzini sono poi tornati a casa, crescendo hanno messo su famiglia, e un giorno uscendo di casa hanno alzato gli occhi per ritrovare qui quel mondo che sembrava impossibile. Affascinante e impossibile. Viviamo tutti concentrati sulle nostre vite, corriamo tra un impegno e l’altro senza attenzione apparente a ciò che ci gira intorno, finché un episodio casuale, un volto incontrato per strada, diventano specchio del mondo in cui si intrecciano le nostre vite. Un mondo che sta cambiando, che corre verso nuovi destini, ancor più di noi. La socie24

tà evolve il proprio profilo, l’economia sposta le sue direttrici, la popolazione è sempre più multietnica e vecchia. Le dinamiche demografiche cui stiamo assistendo in questi ultimi decenni sono importanti quanto inevitabili e chiamano i sistemi politici, economici e sociali ad un adeguamento. Stare di fronte a cambiamenti di tale portata, l’aumento

L’indice di vecchiaia dagli anni cinquanta è quadruplicato

esponenziale della popolazione immigrata e il numero sempre crescente di anziani, richiede una grande capacità di adattamento da parte delle strutture socio-economiche ma anche dell’opinione pubblica, che tutti i giorni si trova coinvolta in questa trasformazione. L’indice di vecchiaia (che misura quanti anziani ci sono ogni 100 giovanissimi) è più che quadruplicato nel cinquantennio 1951-2001 passando da 31,4% a 131,4%, ed è più che raddoppiato l’indice di dipendenza anziani (che misura quanti anziani ci sono ogni 100 persone comprese nella fascia produttiva 20-64 anni) passando da 12,5% a 27,5%. L’Istat stima che nel 2050 gli anziani saranno addirittura il 33% della popolazione totale. Queste trasformazioni hanno portato in qualche modo a spostare la soglia della vecchiaia e a parlare di ‘gio-


casa e famiglia

2000

asia europa e unione sovietica africa sub-sahariana america latina medio oriente e nord africa nord america oceania

54% 13,3% 11,1% 9,1% 7,2% 4,8% 0,5%

età della popolazione italiana confronto 2005 - 2050 valori espressi in punti percentuali 2005 2050

maschi

Marco Cimberle, 28 anni, street artist da dieci, considera i flussi migratori delle possibilità di arricchimento culturale. Anche se: “Tutto questo da solo non è sufficiente: la società è ancora troppo lenta e restia ai cambiamenti”

100+ 95-99 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 5-9 0-4

Navissano Luigi e Mosso Lina, rispettivamente 89 e 84 anni. La loro casa, adagiata tra le colline, non l’hanno mai abbandonata, e assieme ad essa, hanno assistito al boom edilizio: “Dagli anni ’80 ad oggi, l’urbanizzazione ha portato notevoli miglioramenti nella vita quotidiana” 0

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femmine L’indipendenza economica delle nuove generazioni è un’utopia? La costante crescita dei centri urbani porterà ad un sovradimensionamento delle città? Questi e altri sono gli interrogativi su cui riflette la società contemporanea

100+ 95-99 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 5-9 0-4 0

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Nongiovani Progetti e opportunità per la nuova ’terza età’

vani vecchi’ (la ben nota terza età) dai 65 ai 74 anni e di ‘grandi vecchi’ (quarta età) per le persone over 75. Sul fronte della popolazione straniera, nonostante le Nazioni Unite nel World Population Policies 2005 collochino l’Italia solo all’undicesimo posto nella classifica delle nazioni con più immigrati (con il 7,5% di popolazione immigrata rispetto alla popolazione nazionale) e le attribuiscono il 2,4% della popolazione immigrata mondiale, non possiamo che constatare che è in atto una metamorfosi epocale, che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Questi scenari parlano chiaro, raccontano di un mondo nuovo a cui prima di tutto le istituzioni e poi il contesto economico devono adeguarsi. Con lo spirito di chi nel cambiamento vede opportunità di crescita e non problemi da risolvere. Gli anziani e gli

stranieri possono e devono essere una ricchezza per ogni Stato pronto ad affrontare la sfida della complessità. Una ricchezza per la scuola, come primo e più significativo contesto sociale multietnico in cui il cittadino si trova a vivere. Una ricchezza per la società che acquisisce abitudini, colori e libertà. Una ricchezza per il mercato che vede nuovi segmenti di consumatori da affrontare. La complessità sta nell’apparente diversità di questi gruppi rispetto a quelli classici, diversi in quanto nuovi, ma proprio per questo non impossibili da definire nel tempo. Conoscere è sicuramente un primo passo per imparare a gestire gli interlocutori del futuro, comprenderne le esigenze, scoprirne le richieste ed essere pronti anche a sfruttarne le opportunità. Ma c’è una parola d’ordine indispensabile: velocità.

Il volontariato è uno di quei settori in cui gli aged trovano ampio spazio di attività. Le competenze di medici, infermieri, tecnici impegnati per una vita nei loro settori, diventano una risorsa preziosa nei contesti di bisogno. Basti pensare all’Auser (www.auser.it), che da vent’anni opera a favore dell’inserimento attivo dei pensionati in ambito sociale e organizza per loro numerose attività di intrattenimento e aiuto. L’associazione N:EA (Napoli: Europa Africa) ha addirittura sviluppato un progetto di solidarietà in Costa d’Avorio e Mali denominato ‘Semi d’argento’, che coinvolge esclusivamente ultracinquantenni. I dettagli del progetto ’vietato’ a chi ha meno di cinquant’anni al sito www.neaculture.it.

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mo na co ven /be ezi t rlin a ries o te vi en na lub ian a/b ud ap est

bo log na

ver on a

an ver sa/ rot ter da m mi lan o

tor ino

Ricucire il sogno europeo grazie al mito della velocità? Eccome, il viaggio è appena cominciato Ancora una volta l’idea di base è quella della rete, o meglio del network. In questo caso a spostarsi ad alta velocità non sono informazioni, voci, o immagini sotto forma di bit, ma merci e persone in carne ed ossa. Il mezzo non è nuovo, e corre in Europa, ed in particolare in Italia, almeno dal 1839, con trend di evoluzione continua. Il mezzo scelto per la nuova rete è il treno. L’idea alla base è il Trans European Network che nasce in seno alla Comunità Europea a metà degli anni novanta individuando la necessità di una rete di trasporti veloci, intesi in senso lato, diffusa e coordinata nella realtà continentale in fase di definizione. Negli anni, partendo dal lavoro del cosiddetto ‘gruppo Christophensen’, si definiscono una serie di ‘progetti transeuropei prioritari’. Il numero di questi cresce progressivamente per giungere nel 2004 a 30. Nei progetti rientrano autostrade, porti, aeroporti, sistemi satellitari e una serie di assi ferro26

viari. Obiettivo di questi ultimi è ‘cucire’ il territorio europeo seguendo direttrici preferenziali come la Berlino-Messina o la Lione-Budapest. Il tessuto europeo sul quale il futuro sistema di connessioni ferroviarie veloci e ad alta capacità si innesta è ben strutturato. Il capostipite è il modello TGV francese (Train à Grande Vitesse), basato su linee “dedicate” a treni veloci passeggeri, che nel 1981 inaugura la connessione fra Parigi e Lione. Sullo stesso modello si sviluppa la realtà spagnola dell’AVE (Alta Velocidad Española). Diversa strada viene scelta dai tedeschi che potenziano le loro linee tradizionali implementando il sistema ICE (Inter City Express). Gli svizzeri nel 1998, attraverso un referendum nazionale, votano il finanziamento al sistema di trasporto misto veloce merci-passeggeri. In Europa, ad oggi, 11 paesi hanno già sviluppato, in modi differenti, sistemi ferroviari ad alta velocità. Dal 2003 è in corso sulla

ba ri

reg gio ca lab ria

ca tan ia

me ssi na

pa ler mo

na po li

testo di Davide Vietti illustrazioni di Elena La Rovere

fog gia

rom a

fire nze

ge no va

ma rsi glia

Transeuropa Express

pa rig i

Futuro moderno, ad alta velocità. Si concretizza il progetto di una rete europea di trasporti per lo spostamento di merci e di persone

in esercizio in costruzione in progetto rete italiana AV/AC (linee veloci fino 250 km/h) [fonte: Ferrovie dell Stato, 2009]

L’idea di base è quella della rete, anche se in questo caso a spostarsi ad alta velocità non sono informazioni, voci o immagini sotto forma di bit, ma merci e persone in carne ed ossa


citta e futuro

un miliardo

È il numero complessivo di passeggeri trasportati dal sistema TGV al 28 novembre 2003. Il secondo miliardo è previsto entro il 2010. La massima

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capacità di un convoglio TGV è di 794 passeggeri, pari a circa 7 Boeing 737. Nel 2004 solo sulle tratte nazionali francesi i passeggeri sono stati 85.000.000.

Sono i paesi con linee ad alta velocità: Belgio, Cina, Corea, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Turchia Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svizzera.

tal lin var sav ia

kie v

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ver on a ven ezi a

ge no va

bu da pe st

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be rlin o mo na co

fra nc ofo rte ba sel mi lan o

bru xel les

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ka lam ata

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na po li pa ler mo

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progetti prioritari della rete TEN progetto prioritario n.1 autostrade del mare sud Europa progetto prioritario n.24 progetti prioritari n.3 e 6 principali corridoi europei della rete TEN (Trans European Network) [fonte: Ferrovie dell Stato, 2009]

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i treni più veloci al mondo Shinkansen Nozomi 261 km/h ETR Frecciarossa 362 km/h Shinkansen serie 500 443 km/h TGV POS 574,8 km/h 100 km/h

200 km/h

300 km/h

400 km/h

500 km/h

600 km/h

Il capostipite del nuovo tessuto europeo di connessioni ferroviarie ad alta velocità è il modello TGV francese (Train à Grande Vitesse), basato su linee ‘dedicate’ a treni veloci passeggeri, inaugurato nel 1981 con la tratta ParigiLione

rete europea la progressiva liberalizzazione del trasporto delle merci. L’Italia si colloca bene nel panorama continentale partendo dall’esperienza maturata con la tecnologia Pendolino che dal 1989 connetteva Milano e Roma e scegliendo, nel 1998, di sviluppare il sistema TAV-TAC ovvero un sistema misto alta velocità e alta capacità per lo spostamento combinato di passeggeri e merci con linee dedicate. Nel dicembre 2009, con il completamento della connessione fra Torino e Napoli via Milano, Bologna, Firenze e Roma, la rete italiana ad alta velocità si sviluppa per circa 1000 km. Si attraversano 6 regioni, 17 province e 161 comuni nei quali vive il 65% della popolazione nazionale. L’idea comunitaria, attraverso un lavoro di coordinazione ed il concetto

le tappe dell’alta velocita’ in italia 1839 Prima linea ferroviaria italiana nel Regno delle Due Sicilie fra Napoli e Portici.

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di ‘interoperabilità’ fra le linee nazionali, sta prendendo forma concreta. È nato un nuovo strumento. Nel range di 300-600 km il treno ad alta velocità compete con i voli low-cost giocando soprattutto la carta della connessione centro-centro fra le città collegate e la società sta iniziando a ‘sperimentare’ la funzionalità del nuovo ‘utensile’. Nascono concetti come Mi-To in cui i due centri di Milano e Torino, separati da 55’ di ETR Frecciarossa, sviluppano iniziative culturali comuni. L’esempio è seguito anche sull’asse Fi-Bo (Firenze-Bologna) con un capodanno 2010 celebrato in due centri città ’uniti’ da 37’ di treno a 300 km/h. Di esempi ve ne sono altri come il concetto italo-svizzero di Ti-Lo (Ticino-Lombardia), più incentrato sui rapporti lavo-

1901

Prime sperimentazioni in Italia per motrici a trazione elettrica sulla linea della Valtellina.

1936

Nascita del primo elettrotreno italiano a corrente continua: ETR200.

È nato un nuovo strumento. Nel range di 300-600 km il treno ad alta velocità compete con i voli low-cost giocando la carta della connessione centro-centro 1939

Primo tentativo di connessione veloce fra Firenze e Milano con una media di 165 km/h.

1970 Inizio del progetto della Direttissima fra Firenze e Roma completata poi nel 1992.


citta e futuro emissioni specifiche di CO in Europa (g/pkm)

impatto ambientale g/pkm: grammi emessi/persone trasportate per km di spostamento. gep/UT: grammi equivalenti di petrolio/unità trasportata (persona a km o tonnellata a km). [fonte: elaborazione dati studio IWW/Infras 2004 External cost of transport]

lisbona

merci

140 44 118

risparmio (%)

-68

mediante pipelines

5,5%

su canali navigabili

5,5%

su ferrovia

17%

su strada

72%

consumo specifico di energia (gep/UT) 90 12 35

risparmio (%)

-87

su tram e metropolitane su ferrovie su autopullman

passeggeri

su vetture private

1% 7% 9%

83%

principali mezzi di trasporto delle merci e dei passeggeri [fonte: European Commission - Directorate - General for energy and transport]

rativi transfrontalieri, ma ugualmente concreto. Le nuove stazioni centrali sono poi immaginate come ‘piazze urbane’ in cui la gente non solo parte e arriva, ma si ferma e vive. La mappa continentale si deforma e le grandi città iniziano ad essere assimilabili a quartieri di una metropoli diffusa e per questo potenzialmente più ricca di esperienze ed opportunità. Si ‘affitta’ un posto e lo spostamento è comodo, rapido e soprattutto sicuro se si pensa che il rapporto di rischio di incidente fra auto e ferrovia è di circa 100 a 1. Il target è mutato e si è passati da un trasporto veloce ‘elitario’ ad un concetto più trasversale. Le problematiche tecniche della nuova rete hanno ormai soluzioni consolidate, come insegnano gli esempi svizzero e francese, e le potenzialità sono enormi se si pensa ad esempio che entro il 2010 il solo sistema TGV francese avrà fatto spostare 2 miliardi di passeggeri. L’‘utensile’ è quindi quasi pronto, ma va completato con attenzione e perfezionato di continuo, poiché ciò che si sposta non sono solo merci, ma uomini, idee e lavoro e lo si fa attraverso territori con complesse realtà sociali ed ambientali. La frontiera è aperta, il viaggio inizia.

1976

1989

È italiano il primo treno veloce ad assetto variabile ribattezzato ‘Pendolino’.

Primo collegamento italiano ad ‘alta velocità’ fra Roma e Milano mediante Pendolino.

1984

1998

Nascita del progetto del sistema di alta velocità. Creazione della società SIS.TAV Italferr S.p.A.

Passaggio dal sistema ad ‘alta velocità’ al sistema ad ’alta capacità’.

2005

Entrata in servizio della quasi totalità della tratta Roma-Napoli.

2009

Entrata in servizio della Torino - Milano, Bologna - Firenze e Torino - Salerno.

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Misurarsi con il tempo per soccorrere gli altri: questa è la quotidianità dei professionisti e dei volontari del “pronto intervento”

Pronto intervento testo di Chiara Bosio illustrazioni di Elena La Rovere

Prima regola: pianificare prima d’intervenire “Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Così recitava uno dei protagonisti del celeberrimo film “Amici miei - atto II”. Già, ma cosa succede quando la velocità d’esecuzione è ciò che salva la vita delle persone? Quando pochi minuti o, addirittura pochi secondi, sono fondamentali per risolvere una situazione critica? Polizia, Carabinieri, Protezione Civile, Croce Rossa, Bianca e Verde, Vigili del Fuoco, professionisti e volontari, lavorano ogni giorno per gli altri e lo fanno spesso in situazioni di emergenza. Ci dicono tutti che la tempestività è fondamentale, ma che la pianificazione e la preparazione lo sono altrettanto: riuscire a trarre le informazioni giuste da una telefonata concitata, capire quando serve un medico, avere pronti cibo e acqua, sono importanti tanto quanto arrivare tempestivamente sul luogo di un incidente, di un terremoto o anche di una lite familiare. Per Cristina Ceccarelli, Istruttore Tecnico Direttivo della Protezione 30

Civile del Comune di Cesena, la velocità d’azione è di un tipo speciale. Volontaria da molti anni, Cristina ci racconta che, per la Protezione Civile, la rapidità è qualcosa che sta a monte dell’avvenimento e che consiste nella sua prevenzione e nel pianificare una sua efficace risoluzione. Cesena, la città dove vive, è in una zona di possibile rischio idrogeologico e il lavoro di Cristina e dei suoi colleghi consiste nel monitorare costantemente la situazione e informare velocemente la popolazione del rischio che potrebbe correre, in caso di evento catastrofico. Anche dopo anni di attività, Cristina è commossa dal calore con il quale lei e i suoi colleghi vengono accolti dalle persone che soccorrono, come lo scorso anno in Abruzzo, nella triste occasione del terremoto. E che dire del cameratismo che si instaura tra i soccorritori? Un’impagabile solidarietà che nasce dal vivere insieme esperienze straordinarie, spesso tragiche, ma capaci di suscitare indissolubili legami.

01

Cristina Ceccarelli 45 anni Protezione Civile “Noi non siamo come il 118 – racconta Cristina Ceccarelli, volontaria della Protezione Civile – non ci precipitiamo sui luoghi dei disastri appena accaduti, ma arriviamo dopo aver predisposto al meglio tutto ciò che serve a fronteggiare rischi specifici”. Da molto tempo coinvolta nella Protezione Civile, Cristina è stata anche in Abruzzo a portare soccorso ai terremotati. Prevenzione e pianificazione sono le sue parole d’ordine, i valori che trasmette, da Istruttore Tecnico Direttivo del Comune di Cesena, a chi decide, come lei, di dare il suo supporto, intervenendo in situazioni di crisi, portando cibo e conforto a chi resta senza una casa o allertando la popolazione prima di un possibile evento catastrofico.


citta e futuro

112

Nel 1991 il Consiglio delle Comunità Europee introduce il 112 quale numero unico di emergenza a livello europeo, per soddisfare nel territorio di qualsiasi Stato

02

Ivan Piraccini 44 anni Polizia di Stato

03

Caterina Giordano 28 anni Volontaria Croce Verde

membro le esigenze dei numerosi cittadini stranieri presenti per motivi turistici, di lavoro o d’affari, al fine di fornire un efficiente servizio senza le limitazioni derivanti dal problema linguistico.

Assessore alle politiche della Sicurezza, della Protezione Civile e della Polizia Municipale, Ivan Piraccini è, prima di tutto da 25 anni, un poliziotto. E il suo bagaglio di competenze viene ora trasmesso, con i corsi di formazione, alle nuove leve. Procedure e codici di comunicazione sono fondamentali per azioni mirate e risolutive, ma molto del lavoro viene svolto, a monte, dalla Centrale Operativa. Chi chiama il 113 è spesso

concitato e poco chiaro, ma gli agenti del Centro Operativo sono in grado di rintracciare subito la provenienza della chiamata e “decriptare” immediatamente le informazioni confuse, che arrivano da chi sta telefonando. A quel punto, gli agenti in servizio ricevono tutte le indicazioni per intervenire. Un grande lavoro di squadra, fondamentale per risolvere situazioni critiche, pane quotidiano della Polizia.

Corso, test e tirocinio sono i passaggi obbligati per diventare, come Caterina, volontari delle Croce Verde. Quando arriva una chiamata, smistata dal 118, Caterina è sul posto in 15 minuti al massimo, pronta a verificare se l’intervento richieda anche la presenza di un medico e di un infermiere. In quel caso, la sua tempestività è fondamentale per accertare l’entità dei danni, se ci sono feriti e per preparare il

materiale necessario a chi interverrà. Durante i suoi turni ci sono notti tranquille, in cui si riesce quasi a dormire e altre in cui si esce in continuazione; ma la cosa più toccante, ci dice, è il rapporto con i malati, quelli che accompagna all’ospedale per la chemioterapia o la dialisi e che riporta a casa subito dopo senza farli attendere, perché sa che chi è sottoposto a prove del genere, dopo non ha nemmeno forza di aspettare.

Mario Savi ha 45 anni e da 10 è volontario dei Vigili del Fuoco. Il suo lavoro ha lo stesso valore di quello dei suoi ’colleghi’ ufficiali. Quando il cercapersone suona ha solo 4 minuti per arrivare di corsa alla caserma, indossare la tuta ignifuga e balzare sul mezzo dei pompieri. “Se vedete sfrecciare un’auto a tutta velocità non pensate subito che sia il solito spericolato. Potrebbe essere uno di noi che corre per una chiamata d’emergenza” ci dice con un velo di soddisfazione.

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del salvamento ce ne stiamo sulla spiaggia a prendere il sole, divertirci e metterci in mostra, ma in realtà abbiamo delle responsabilità. Ognuno di noi è preparato per gestire emergenze con qualsiasi tempo, lavorare per il rispetto della tutela ambientale, educare i bagnanti in tema di sicurezza balneare e gestire i rapporti con il 118 e la Capitaneria di Porto”. La rapidità nell’azione è molto importante e Marco è sempre vigile sulla sua torretta, attento a controllare che in acqua tutti si divertano in sicurezza. E ci tiene a sottolineare che, nella sua carriera, grazie alla preparazione ricevuta, ha potuto non solo salvare diverse persone, ma addirittura partecipare a interventi della Protezione Civile.

Marco Andreoli 32 anni Assistente Balneare

La Croce Rossa Italiana viene fondata con il nome di Comitato dell’Associazione Italiana per il soccorso ai feriti ed ai malati in guerra a Milano nel 1864

Non solo mare, sole e belle ragazze nella vita di un bagnino professionista. Marco, 32 anni, bagnino da 14, vuole fare un po’ di chiarezza su questa convinzione. “Di solito la gente pensa che noi

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Mario Savi 41 anni Volontario Vigili del Fuoco

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citta e futuro

humanitas in numeri

Fondata nel 1996, si estende per 80.000 m², di cui 57.000 occupati dall’edificio principale diviso tra piastra diagnosi, terapie intensive, blocchi

operatori e degenze. L’EAS, organizzato come un ospedale nell’ospedale, accoglie, oltre 50.000 pazienti l’anno, il 9-10% codici gialli, il 3-4% codici rossi.

Nessun dorma testo di Chiara Bosio

Salvare vite con l’azione e la razionalità. Scopriamo un luogo dove tutto questo è possibile Una struttura pensata e costruita intorno al paziente: questa è la filosofia di Humanitas, una struttura polispecialistica con altissimi standard qualitativi, riconosciuti a livello internazionale. Ci troviamo a Milano, nella zona sud della città, in un complesso che si estende per 60.000 metri quadri, ma dalla geografia razionale e comprensibile. Ci sono l’Ospedale, il Pronto Soccorso, l’Università, il Centro di Riabilitazione: insomma, una città nella città.

In emergenza, il pensiero è azione. Non c’è spazio per altro Ce l’hanno mostrata due medici che la conoscono bene, perché ne fanno parte da tempo: il dottor Salvatore Aragona, specialista in Chirurgia Generale e Senologia e il dottor Antonio Voza, specialista in Pneumologia. Ci spiegano che alla base di Humanitas c’è la “contiguità dei servizi”, con sale per la terapia intensiva attigue alle sale operatorie, in modo tale che i pazienti in gravi condizioni non debbano essere trasportati per centinaia di metri, con i relativi rischi. Si sentono la passione e l’orgoglio nei nostri protagonisti, mentre ci raccontano che la perfetta organizza32

zione della struttura e dell’organico dipendono da linee di comportamento condivise, che permettono di raggiungere tempi record nelle emergenze. Se ognuno sa cosa fare, come comportarsi in ogni situazione e con ogni variabile, allora lì si che si possono salvare delle vite. Lavoro di gruppo, norme condivise, organizzazione capillare, percorsi standard da seguire e un leader carismatico cui affidarsi, sono alla base dell’azione risolutiva - per chi non ha bisogno di stare a riflettere, ma sa come agire. Solo nel 2009 ci sono stati 52.000 accessi al Pronto Soccorso di Humanitas: tenendo presente che, ieri, dall’arrivo del paziente alla diagnosi ci voleva anche un’ora, e oggi bastano 5 minuti, è molto facile capire quante vite in più si possono salvare. Grazie alla standardizzazione del sistema e a un’equipe multidisciplinare sempre pronta. Ma i medici e gli infermieri sono uomini, non macchine, per cui il lavoro motivazionale del capo è molto importante. Il leader solleva l’umore (che deve essere alto per mantenere delle prestazioni valide), stabilisce tempi e priorità e, in buona sostanza, sa sempre cosa fare. Tutto ciò non evita i momenti di burn out, cioè quelli in cui il livello di stress è così alto da portare alla perdita di lucidità e al sopraggiungere del pessimismo, ma può comunque ridurli. Dopo aver lavorato su casi particolarmente difficili e interessanti, i nostri medici e i loro colleghi si riuniscono nelle debriefing sessions, delle sessioni di confronto durante le quali ogni caso è analizzato

e la sua gestione attentamente valutata: prima di tutto, si evidenzia ciò che di risolutivo è stato fatto e poi ciascuno analizza criticamente il proprio operato, per arrivare a capire se e dove poteva fare meglio. Grazie a questo iter di competenze acquisite, di professionalità spronate a dare il meglio e di organizzazione studiata nei dettagli, la golden hour, quella che prima era l’ora nella quale i pazienti morivano a causa dei problemi del soccorso, adesso è diventata l’ora in cui le vite dei pazienti vengono salvate. E Humanitas diventa sempre più un modello funzionale da seguire, nell’organizzazione e nella filosofia, per l’Italia e per l’estero.

Humanitas è il primo Policlinico italiano ad aver ottenuto l’accreditamento di eccellenza rilasciato da Joint Commission International. Foto della pagina: cortesia ufficio stampa Humanitas


codice colore

Secondo il sistema Triage, a ciascun paziente viene attribuito un codice colore in base all’urgenza. Il rosso indica i casi di estrema urgenza; il giallo quelli

potenzialmente molto gravi. Il verde quelli apparentemente non gravi, mentre il bianco indica i casi che possono essere gestiti in sede ambulatoriale.

Sapientia et humanitas

medici in prima linea Emanuele Salvatore Aragona Specialista in Chirurgia Generale e Senologia

testo di Chiara Bosio illustrazioni di Elena La Rovere

Da molti anni all’interno di Humanitas, ci spiega che la filosofia del Policlinico è la “contiguità dei servizi”, un’organizzazione degli spazi che permette di essere tempestivi nello spostamento dei pazienti, avendo molte più possibilità di intervenire efficacemente. Se l’unità di terapia intensiva è vicina alla sala operatoria, il paziente, che necessita di rianimazione, dovrà percorrere solo pochi metri e non sarà trasportato da un’ala all’altra dell’edificio, con grande dispersione di energia e tempo. Antonio Voza Specialista in Pneumologia presso Humanitas

Dalla pratica alla teoria. L’inversione di una tendenza consolidata crea un successo da imitare Prima di svolgere una professione, è necessario studiare e fare pratica. Ma Humanitas ci mostra un interessante cambio di prospettiva: nata come Policlinico ad alta specializzazione, solo in seguito diviene la sede dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Biotecnologie e Scienze Infermieristiche dell’Università di Milano. Come dire, prima la pratica e poi la teoria. Aule, biblioteca multimediale, Centro di Ricerca e Centro di Riabilitazione sono all’avanguardia e grazie a questa originale ‘sovversione’ dell’ordine costituito, oggi Humanitas accoglie 400 studenti e 300 ricercatori, tra italiani e stranieri, dimostrando che il cambiamento è spesso la via da perseguire per i risultati migliori.

Sopra: il Centro di Ricerca e Riabilitazione dell’Humanitas, parte del più ampio progetto dell’architetto inglese James Gowan

“Spesso al Pronto Soccorso si rivolgono pazienti con problematiche risolvibili in ambulatorio o dai medici di famiglia. Questo sovraffollamento rende più difficile dedicarsi nei modi e nei tempi adeguati ai casi più gravi. In Pronto Soccorso si è sempre in allerta, ogni secondo è prezioso per poter salvare una vita. L’abilità sta nell’affrontare in maniera tempestiva ed efficace tutte le problematiche che si presentano”.

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Più veloci per produrre di più o più lenti per vivere bene? Il controtempo della modernità parla chiaro: oggi la lentezza è la nuova velocità

Abitare con lentezza testo di Petra Orsenigo illustrazioni di Seltz

Tutti in città, ma con sani principi. Perchè la “dieta del tranquillo” è meglio della fast life Lo stile di vita delle cosiddette società evolute occidentali e orientali è accelerato, talvolta fino al parossismo. Secondo alcuni è il prezzo da pagare per poterci permettere un alto livello economico di vita, per poter progredire nella scala tecnologica. La confusione fra efficienza e frenesia aveva caratterizzato lo sviluppo economico e culturale di tutta la seconda metà del secolo scorso, dominato dall’idea “più veloci per produrre di più”. Ma così facendo la qualità deve essere considerata valore secondario, elemento da limare fin dove si può, ottenendo a volte risultati controversi, sia per i prodotti, sia per le realtà urbane. Ma da poco più di quindici anni si è sviluppato in Italia, in Europa e poi nel mondo, un movimento culturale spontaneo che si oppone agli effetti indesiderati della velocità a tutti i costi e del solo produttivismo quantitativo. Si tratta di una vera e propria ’controcultura’ che sta crescendo attraverso una rete sempre più vasta di cittadini, associazioni, amministrazioni, cooperative, soggetti economici e produttivi. È in questo contesto che nasce Cittaslow, il movimento internazionale

Cittaslow Il movimento del buon governo della città Il Movimento Cittaslow è nato nel 1999 dall’intuizione di Paolo Saturnini, allora Sindaco di Greve in Chianti, fatta propria

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delle “Città del Buon Vivere”, fondato nel 1999 ispirandosi ai concetti di Slow Food. Il messaggio che portano le Cittaslow è profondamente moderno e dirompente. Le città che ne fanno parte vengono guidate a guardarsi dentro, operando una ricerca selettiva del proprio passato per riconoscersi, e poter poi pensare ed agire nel futuro, in una scala locale e globale. Contro gli effetti deleteri di certa (non tutta) globalizzazione, uno dei migliori strumenti a disposizione è la messa in valore dell’identità. Probabilmente solo in questo modo per l’Italia sarà possibile essere concorrenziale sui mercati globali, offrendo autenticità, unicità e tradizione. E le Cittaslow tentano di tradurre tutto questo in un progetto di governo della città, a favore dei propri cittadini e degli ospiti, intervenendo nei settori più disparati: dalle politiche energetiche ai trasporti alternativi, dal riciclo dei rifiuti urbani all’educazione al gusto. Il percorso intrapreso dalle Cittaslow è finalizzato alla costituzione di un movimento internazionale delle città ‘lente’, capace di raccogliere, confrontare e diffondere le iniziative e le esperienze di centri urba-

dai Sindaci delle città di Bra Francesco Guida, di Orvieto Stefano Cimicchi e di Positano Domenico Marrone, e accolta da Carlo Petrini, Presidente di Slow Food. Il titolo di Città Slow viene concesso a tutti quei comuni con meno di 50.000 abitanti che non

ni in cui la cultura del vivere bene e della qualità della vita impegna in via prioritaria le amministrazioni, gli operatori e i cittadini. Un nuovo modello centrato non più sulla crescita continuata ma sulla qualità della vita nelle città: l’ambiente, il patrimonio storico, artistico e culturale, la salvaguardia della valorizzazione delle produzioni tipiche, dei servizi, dell’ospitalità, ma soprattutto le questioni delle identità delle città.

Contro gli effetti deleteri di certa globalizzazione, uno dei migliori strumenti è la messa in valore dell’identità

siano capoluogo di provincia e che rispettino le caratteristiche dello statuto e del regolamento di adesione. Tale titolo ha durata di 3 anni e si rinnova a condizione che le amministrazioni mantengano le condizioni primarie di ammissibilità.

66 1

sono le città italiane presidio slow city


citta e futuro

slow travelling

Il movimento dello slow travelling, con i suoi attributi di autenticità e benessere, si diffonde sempre più in Europa e anima in modo nuovo il turismo. Nei prossimi

cinque anni, è la stima di Euromonitor International, il turismo slow aumenterà di un tasso del 10% sostituendo la formula ’sole e mare’ e quella culturale.

Cittaslow è un nuovo modello centrato non più sulla crescita continuata ma sulla qualità della vita nelle città Le “Città del Buon Vivere” traducono la filosofia della lentezza e della qualità in un progetto di nuovo governo della città, intervenendo nei settori più disparati: dalle politiche energetiche ai trasporti alternativi, dal riciclo dei rifiuti urbani all’educazione al gusto

Bike sharing Eco-trasporti per tutti

Slow food Buono, pulito e giusto

Ad oggi è attivo in oltre 60 comuni italiani. Nel 2008 è stato costituito il Club delle città per il Bike Sharing con circa 3.500 biciclette a disposizione della cittadinanza.

Fondata da Carlo Petrini nel 1986, Slow Food è diventata nel 1989 un’associazione internazionale. Nata a Bra, oggi conta 100.000 iscritti, con aderenti in 130 Paesi.

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Attori globali e aviazione ‘on demand’. Il trend degli spostamenti nei cieli vede in netta diminuzione le flotte di proprietà

Liberté égalité jet privé testo di Angelo Santachiara

Perchè il trasporto veloce è anche di lusso? Provate a prendere un volo Milano – Roma. Coda al check-in, ritardi, stress. E poi sull’aereo si sta pure stretti. È in momenti come questi che uno si chiede quanto sarebbe disposto a spendere in più per imbarcarsi in 10 minuti, e senza sorbirsi il vicino di posto logorroico che non ci lascia leggere in santa pace il nostro giornale. Sarebbe fantastico poter prendere un aereo privato e lasciarsi tutto alle spalle, senza pensieri. Ma quanto costa volare con un jet privato ‘in affitto’? Le tariffe variano a seconda delle distanze, delle dimensioni dell’aereo, del catering e anche di eventuali optional come l’utilizzo di elicotteri, yacht, limousine, per ulteriori spostamenti. La tariffa media per i voli on demand è di 3500-4000 euro all’ora per un velivolo di medie

dimensioni. Facciamo un esempio. Da Milano a Parigi con andata e ritorno in giornata un aereo da 6 posti costa circa 7000 euro, da Milano a Londra per otto persone intorno alle 16.000 euro. Tariffe competitive con i voli business class, e risparmi di tempo, che possono evitare pernottamenti. Insomma, roba da ricchi. Eppure l’European Business Aircraft Association ipotizza, entro il 2025, un’incidenza del settore dell’aviazione privata tra l’11% e il 14% sul totale del volume di fatturato del trasporto aereo passeggeri. Impressionante. Basti pensare che la Net Jets, la più grande compagnia aerea executive al mondo vanta una flotta di 150 aerei, con 1000 piloti a libro paga. Il mondo degli executive è davvero particolare: in Italia, fatta eccezione per Fi-

Quanto costa un business jet Un numero da capogiro

Net Jets Flotta e piloti

Il costo è in media di 10 milioni di dollari. La maggior parte dei costruttori di questi aerei ha sede negli Stati Uniti, dove il mercato dell’aviazione è più florido.

150 aerei, e un totale di 1000 piloti per la compagnia executive più grande al mondo. Dall’equipaggio minimo a quello di lusso per soddisfare tutte le esigenze.

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abitare globale

gulfstream records

Versione migliorata del G-V SP, il Gulfstream G550 è il business jet con la maggiore autonomia del mondo, è in grado infatti di percorrere 12.501 km.

città Milano - Pechino Dubai - Hong Kong Geneva - Minneapolis San Francisco - Seoul

tempo record 09 h 21’ 44’’ 06 h 05’ 48’’ 08 h 37’ 28’’ 12 h 34’ 35’’

velocità di crociera 864,47 km/h 970,96 km/h 834,15 km/h 724,07 km/h

cessna citation bravo a 2.570 km v 695 km/h p 7 hawker 400 xp a 2.161 km v 830 km/h p 7 cessna citation excel xls a 3.305 km v 741 km/h p 7 hawker 750/800 xp a 3.755 km v 804 km/h p 8 hawker 4000 a 5.150 km v 871 km/h p 8 dassault falcon 7x a 10.391 km v 901 km/h p 14 gulfstream V/550 a 11.911 km v 904 km/h p 14 a autonomia v velocità massima p posti a sedere principali caratteristiche di una flotta composta da diversi modelli di aerei executive [fonte: NetJets]

ninvest ed Eni, che dispongono ciascuna di flotte aeree di proprietà, tutte le altre società che utilizzano voli on demand si appoggiano a compagnie come Sirio, Air Four, Alba Aeroservizi, Eurofly Service che, nella maggior parte dei casi, fanno base a Linate. Executive, che in inglese significa alto dirigente, è la giusta definizione per questo modo di volare. Viste le cifre difficilmente accessibili, infatti, questi voli vengono utilizzati principalmente da chi occupa una posizione professionale che lo obbliga a spostamenti rapidissimi e spesso improvvisi. Ma si sa, in questo mondo rapido e globale, il business spesso va a braccetto con il lusso. Un esempio su tutti la Harrods Aviation, la compagnia aerea del magnate egiziano Mohamed Al Fayed, che dal 1995 fornisce servizi e facilitazioni principalmente per il comparto business, e ha base a London Luton. Proprio la compagnia dei grandi magazzini londinesi è stata la base britannica per il lancio della scarpa da ginnastica Rebook disegnata dal rapper Jay-Z. Per l’occasione era stato messo a disposizione un aereo con zona lounge stile “teatro” provvista di palco per il lancio. A bordo: Jay-Z con un en-

Passeggeri Per gli aerei più grandi

cabina di pilotaggio

area equipaggio

8 poltrone

tourage di 12 persone e soli 70 giornalisti. Esagerato? Nulla in confronto all’aereo speciale allestito dalla compagnia di Al Fayed per il presidente cinese Hu Jintao: un veivolo con una sala da pranzo dotata di 60 tavoli e posaterie in argento, e una lounge area con musica di sottofondo. Il tutto per un entourage presidenziale di 160 persone. Fantastico, è arrivato il mio turno al check-in. Dopo quaranta minuti di coda la signorina al desk mi chiede di affrettarmi. Probabilmente il mio vicino di posto non vede l’ora di fare amicizia. Buon viaggio.

I voli executive vengono utilizzati da chi ha necessità di spostamenti rapidi e improvvisi

divano da 4 posti

toilette

stiva

Trenta/quaranta è il numero massimo di passeggeri di un volo executive a cabina larga, quelli derivati dagli aerei di linea o tipo quelli presidenziali.

37


2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

investimenti provenienti dagli Stati Uniti

1991

6 5 4 3 2 1 0

nel tondo: il Presidente indiano Pratibha Patil che siede di fronte ad un ritratto di Mahatma Gandhi, prima di incontrare il Primo Ministro Gordon Brown e la Regina Elisabetta a Londra, lo scorso ottobre 2009 (foto: Leon Neal, AFP, Getty Images)

Il dragone e l’elefante testo di Carlotta Petracci

Mezzo buono e mezzo cattivo. Ecco come appare il gigante asiatico sotto la lente dell’Occidente. Sarà futuro o spauracchio? Immaginate lo zio Sam in una banca tutta rossa, a scambiare dollari con la faccia di Mao. E poi mettetegli a fianco Bill Gates, seduto su un banco piccolo piccolo a ripetizioni dagli indiani. L’epigrafe di questo quadretto potrebbe essere: voltiamo pagina. Non più di dieci anni fa avremmo liquidato il tutto con una bella risata. Invece no: ora si cambia per davvero. Il 2010 ci regala già i ricordi di un balzo epocale. Quando tra il 2005 e il 2006, l’apologia del sorpasso ha visto i paesi emergenti produrre più della metà della ricchezza mondiale. Cina e India in testa, con le scarpe e i cervelli. Perdonate lo humor, ma le battute poco si allontanano dalla realtà. In un dilettevole quanto dettagliato saggio, l’Impero di Cindia, Federico Rampini, 38

spiega come il detto “l’unione fa la forza” possa diventare, in tempi di offshoring e relazioni a lungo raggio, la terza superpotenza del pianeta. La velocità con cui viaggiano i modelli di consumo e di potere d’altra parte meriterebbe una riflessione tutta sua, visto quanto poco tempo hanno impiegato gli asiatici ad imparare quello che noi ci abbiamo messo millenni a costruire. Ma ancora una volta, niente romanticismo né meraviglia. Lasciamo spazio ai numeri. Si stima che la popolazione dell’intero pianeta si aggiri intorno ai sei miliardi di persone, ebbene loro sono la metà. Un miliardo e 300 milioni i cinesi, un miliardo e 100 milioni gli indiani. Loro sono Gengis Khan resuscitato dal capitalismo globale. Trascorsi cinque anni

flusso annuale di investimenti stranieri diretti in Cina, dal 1900 al 2004 (valori calcolati in miliardi di dollari) [fonte: Ministero del Commercio, Repubblica Popolare Cinese]


abitare globale

20,3%

Le cifre di un nuovo ecosistema L’India è l’’ufficio del mondo’, almeno quanto la Cina è la sua ’fabbrica’, una società che sforna ingegneri anglofoni a decine di migliaia l’anno, affiancata dal colosso cinese che

pensa al cambio di rotta passando dal sistema produttivo quantitativo a quello qualitativo. Come disse Napoleone nel 1816: “Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà.”

uffici nel mondo

Sono più di due miliardi. Come dire: Gengis Khan resuscitato dal capitalismo globale

sopra, a lato e sotto: il Presidente cinese Hu Jintao che parla alla cerimonia di benvenuto del leader Fernando Chui, attualmente alla guida della provincia portoghese di Macao, regione a statuto speciale della Repubblica Cinese (foto: Ed Jones, AFP, Getty Images)

2006: il balzo epocale. I paesi emergenti hanno prodotto più della metà della ricchezza mondiale

dal sorpasso, non è troppo tardi per parlarne, soprattutto quando la ‘democrazia dello yoga’ si porta appresso due dinastie, la Tata e la Mittal, che stringono accordi con l’Europa in due settori di primo ordine: le auto e l’acciaio, e quando la ‘sartoria del pianeta’ taglia e cuce su misura alle Nazioni Unite l’abito della sconfitta. Diventando per uno strano giro monetario (detto espressamente la rivalutazione dello yuan il 21 luglio del 2005 e tutti gli investimenti e i prestiti che ne sono conseguiti), il banchiere degli Stati Uniti. E allora che Bill Gates, si vada a riposare nell’Eden di Bangalore, la nuova Silicon Valley del ventunesimo secolo, dove dall’offshoring dei call center, la popolazione quasi interamente anglofona, si è riscattata con Politecnici e Università che fanno invidia ad Harvard. Diventata poco più di una seconda scelta nel processo di slittamento del baricentro dell’industria hi-tech verso la West Coast. Ma niente paura, non sono solo rose in fiore. Il mondo delle autostrade a otto-dieci corsie di Shanghai e di Pechino è minacciato dallo spettro dei diritti negati delle fabbriche di Canton e dintorni, di cui le multinazionali fanno ammenda, nascondendosi dietro all’inestirpabile problema della corruzione e del silenzio stampa. Come il mito dell’American Dream indianizzato di Bollywood si scontra con la povertà ancestrale del continente. Nonostante ciò per ogni contadino che lascia le proprie terre e va a lavorare in fabbrica si prospetta un incremento di produttività del 7%, che per Cindia, con 800 milioni di abitanti nelle zone rurali in Cina e 700 in India, significa un balzo in avanti del 700%. Genuflessioni a parte dell’Occidente, un vero e proprio saluto!

india

cina 79,7%

cina

fabbriche nel mondo

Cindia La superpotenza asiatica da tre miliardi di persone Il secolo cinese non sarà dominato solo dalla Cina. O almeno così pare, dopo che l’impetuoso sviluppo del vecchio ‘Impero Celeste’ ha funzionato da traino per un altro grande attore politico: il continente indiano. Con Cindia, la superpotenza nata dall’‘unione’ di queste due antiche (e ora ultramoderne) realtà, non si parlerà più semplicemente dell’aggregato che raccoglie le due nazioni più popolose del pianeta, ma di un nuovo centro del mondo, dove forse si deciderà il futuro dell’umanità.

L’impero di Cindia Il best seller che ci ha cambiato la testa Sono tre miliardi e mezzo. Sono più giovani di noi, lavorano più di noi, studiano più di noi. Guadagnano stipendi con uno zero in meno dei nostri. Hanno arsenali nucleari ed eserciti di poveri. Federico Rampini racconta questo enorme impero nascente e cerca di rispondere a una delle domande chiave del nostro futuro: vincerà la ricetta cinese, quella indiana, o un misto fra le due? E con quali conseguenze per il resto del mondo? (Federico Rampini, edito da Mondadori, 9,50 €).

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nonluogo

È il neologismo utilizzato dal sociologo francese Marc Augé per definire gli spazi di passaggio della surmodernità: autostrade, aeroporti, stazioni,

centri commerciali. Luoghi altamente rappresentativi della nostra epoca, ma che non possono essere considerati come antropologici: cioè generatori di storia, relazioni e identità.

Check-in channel testo di Michele Bortolami

Aeroporto casa mia, altro che nonluogo. Mentre aspetto mi guardo pure la tv Se la compressione spazio-temporale è il criterio con cui si definisce il modello di società attuale, l’aumento della velocità negli spostamenti ne è il diretto effetto fisico. La rapidità degli scambi globali, il fenomeno del pendolarismo e i flussi migratori trovano oggi sempre più il loro habitat nelle moderne grandi infrastrutture della mobilità. Gli aereoporti, spogliati dalla semplice funzione di luoghi di transito, si stanno trasformando in microsistemi di città specializzate per soddisfare tutte le esigenze dei loro utenti. La vasta ed eterogenea moltitudine che li abita temporaneamente ha infatti reso necessario un ripensamento delle loro funzioni e requisiti. Alberghi, shopping mall, aree relax, sale conferenze, piazze, stazioni direttamente all’interno dello scalo, sono solo alcune delle strutture tipiche delle città di cui anche gli aeroporti si compongono. Non più spazi deputati al solo transito quindi. Oggi le grandi infrastrutture del trasporto veloce sono luoghi a tutti gli effetti (non ce ne voglia il sociologo Augè), di una nuova società, ispirata e costruita sulla mobilità. Questa tensione verso la velocità, verso nuove scale di valori legati all’istantaneità e alla simultaneità ha orientato e sviluppato anche un nuovo modello di comunicazione diretta e progettata sulle esigenze di questa utenza evoluta: il cittadino-passeggero. Per rispondere all’accelerata fruizione dell’in-

The Terminal Nel fortunato film del 2004 girato da Steven Spielberg, e basato sulla vera storia del rifugiato iraniano Mehran Karimi Nasseri, vissuto per quasi dieci anni all’aeroporto

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formazione da parte di questo pubblico transitorio ma con un elevato livello di attenzione e alto potere di aquisto, nuovi format di comunicazione multimediale hanno preso il posto delle tradizionali forme statiche, diventando spunto per la generazione virtuosa di nuovi business (è il caso dell’italiana ICMovingChannel). L’attività di questo tipo di new media consiste nel trasmettere, attraverso il network digitale dell’outdoor TV (un circuito chiuso di monitor di ultima generazione posizionati nei luoghi di maggiore passaggio), un palinsesto costantemente aggiornato costituito da un mix integrato di contenuti interamente editato e studiato ad hoc per luoghi con grande afflusso di pubblico. In poche parole un vero e proprio canale televisivo, di intrattenimento e informazione per il popolo dei viaggiatori, in onda 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e costruito sul continuo ‘zapping’ tra notiziari, advertising, entertainment e servizi per i passeggeri. Stay tuned!

tempo medio di attesa

14% 1 ora 20% 1,5 ore

26% 2/3 ore 40% 2 ore

età media dei passeggeri

8% 55/64 anni 28% 10% 45/54 anni 31% 23% 18/24 anni

35/44 anni 25/34 anni

Gli aeroporti non sono solo spazi di transito, ma luoghi

parigino Charles de Gaulle, si affronta il tema della ‘città della mobilità’. Possono le infrastrutture dei trasporti diventare, oltre che funzionali, anche familiari?

contenuti trasmessi

24% pubblicità 26% entertainment 50% news


abitare globale

Sempre pronti al prossimo viaggio. Tecnologie al seguito o davanti, i moderni rabdomanti dell’informazione hanno avi alquanto motivati

Dillo con un... illustrazioni di Seltz

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Segnale di fumo

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Telegrafo elettrico

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Postino

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Messaggio elettronico Se ne parla per la prima volta nel 1972, con il sistema di scambio di messaggi di Ray Tomlinson. Ma fu Jon Postel a farla funzionare.

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Fax

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Videoconferenza È considerata il primo spazio di lavoro virtuale. Facendo interagire audio, video e più soggetti ha rivoluzionato anche la didattica.

Lettera Epistola, notifica, circolare, commerciale, di presentazione, di auguri: centinaia di tipologie per il messaggio più antico della storia.

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Telefono cellulare Dall’invenzione di Meucci del 1871 a quella di Cooper, un secolo dopo, ma la vera fortuna della telefonia è il primo modello Motorola a 0,5 cent.

Si diffuse nei primi anni settanta in Giappone grazie agli ideogrammi. Dagli anni ottanta del ’900 è diventato patrimonio di tutto il mondo.

Il primo uso di un servizio organizzato di spedizione si ha in Egitto, dove i Faraoni usavano corrieri per la diffusione dei loro decreti.

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Telegrafo a braccia

Pony express Nel 1860 era il sistema di spedizione più veloce negli Stati Uniti. Consegnava lettere in un raggio di 3.164 km in meno di dieci giorni.

Divenne il modo più veloce per spedire messaggi all’inizio del XIX secolo. Impiegava due braccia mobili e uno specchio, che inviava raggi solari.

Inviava messaggi in codice con impulsi di corrente elettrica lungo fili di rame. Fu inventato da Cooke e Wheatstone. Venne superato dal quello di Morse.

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Nell’antica Grecia portavano liete novelle e segretissimi messaggi militari. Nel 1700 venivano usati dai giornali per ricevere notizie.

Associati comunemente ai nativi americani, in realtà hanno come antenati i falò dell’antica Grecia e la comunicazione marittima.

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Piccione viaggiatore

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Satellite Il 4 ottobre del 1957 l’Urss mise in orbita lo Sputnik, il primo satellite artificiale. Il 3 novembre andò in orbita la cagnetta Laika.

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Velocità, stile e marketing: un viaggio nell’intramontabile mito dell’auto tedesca attraverso le sue roboanti declinazioni architettoniche

Wir fahr’n auf der Autobahn! testo e foto di Massimo Teghille

Molte città-fabbrica hanno subìto la loro dedizione verso un’unica industria. Solo in Germania, questo rapporto simbiotico è diventato anche virtuoso rinnovandosi, senza mai dimenticare la tradizione. E l’architettura lo segue ‘a ruota’ Esiste un luogo pubblico dove guidare un’auto ad alta velocità è un piacere lecito: è l’Autobahn, l’autostrada tedesca. Ciò accade grazie all’immensa passione per l’industria motoristica che è stata un pilastro dell’economia tedesca portando la Germania a trainare l’Europa Unita, dopo soli cinquant’anni dalla completa distruzione industriale. Competenza, affidabilità ed eleganza hanno contraddistinto i principali marchi che si sono imposti sul mercato, attraverso un’organizzazione pragmatica, tipica dello spirito teutonico. Le case automobilistiche più note, come Bmw, Mercedes-Benz e Porsche hanno deciso di raccontarsi attraverso i relativi musei aziendali. Tra le motivazioni ricorrenti: il bisogno di co-

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municare lo stretto legame tra le innovazioni tecnologiche e i valori storici del marchio e la fidelizzazione del cliente. La prima ad intraprendere questa strada fu Bmw che, già nel 1973 a Monaco di Baviera, costruì il proprio museo su progetto di Karl Schwanzer. Il museo, composto di due edifici antitetici dopo l’ampliamento del 2002, si trova esattamente in posizione baricentrica rispetto al grattacielo dirigenziale e al punto vendita di rappresentanza: il Bmw Welt, il conceptstore progettato da Coop Himmelb(l)au nel 2001. Una vera e propria esibizione di forza smaccata, paragonabile ad un Suv che sorpassa in corsia preferenziale. Il nostro viaggio in Autobahn prosegue verso Stoccarda, capoluogo del Baden

Un’architettura spettacolare, eppure tutto sembra dire: la Porsche è un’auto tradizionale, abbiatene cura ed invecchierà con voi


2009 global tour continua il successo Nel segmento delle autovetture superiori è ancora la Mercedes Classe E la più venduta in Italia con 1.110 immatricolazioni. [fonte: UNRAE; i dati rappresentano le risultanze dell’archivio nazionale dei veicoli immatricolati al 31/03/2010]

il mercato italiano delle autovetture per marca variazione % marzo 2009 marzo 2010 -9,15% BMW 6.031 5.479 +9,23% Mercedes 4.833 5.279 -24,29% Porsche 457 346

Württenberg, dove il museo Mercedes Benz, ideato e realizzato da UNstudio nel 2001, è il centro di un progetto urbano che ruota intorno all’automobile, alla sua mitologia ed al suo smisurato indotto. L’identità del marchio e del luogo ne influenzano le forme: una struttura ad elica cromosomica si avviluppa attorno a tre poli, simili alla stella, simbolo della casa. Il connubio tra Stoccarda e Mercedes-Benz è strettissimo: l’azienda ha contribuito direttamente al benessere dei cittadini. I successi sportivi hanno generato orgoglio e affezione, come racconta l’immensa parete parabolica che raccoglie i prototipi vincenti, mentre un rombo di motore, di tanto in tanto, irrompe in sala. Si scende nell’elica dal settimo piano, attraversando le varie epoche, in un parallelo tra storia dell’auto e storia contemporanea. Visitare il centro Mercedes-Benz è come leggere le pagine de I Buddenbrook di Thomas Mann: si entra lentamente nell’intimità di una famiglia austera e orgogliosa, in cui nessun particolare viene tralasciato. A Zuffenhausen, sobborgo della stessa città, si trova la sede della Porsche. Prospiciente l’omonima piazza, il museo è il centro di un intero quartiere monomarca. Traspare una visione più artigianale rispetto alle altre due case. Gli stabilimenti e le abitazioni degli operai lo costeggiano; l’effetto è quello della città nella città. L’edificio, progettato nel 2004 dallo studio Delugan Meissl racchiude la storia dell’auto ‘sportiva’ tedesca per eccellenza. I modelli creati dalla casa non sono molti rispetto alle concorrenti ma l’evoluzione del modello 911, spiega la filosofia aziendale: dagli

Mercedes-Benz Museum: ascensori al settimo piano Bmw Museum: Sezione "Serie" Bmw Welt: spazio vendita

BMW Museum Karl Schwanzer

Mercedes Museum UNstudio

Porsche Museum Delugan Meissl Associated Architects

L’ architetto viennese Karl Schwanzer ha concepito il Museum Bowl come una “continuazione della strada in uno spazio chiuso”. Sulla base di questa filosofia, ha anche utilizzato strade e percorsi pedonali per strutturare lo spazio di questo nuovo museo ampliato. Questi percorsi collegano i sette padiglioni espositivi l’uno con l’altro.

La struttura del Museo Mercedes-Benz, inaugurato nel maggio 2006, si basa sull’idea di un trifoglio che crea tre ambienti sovrapposti, e al cui centro si trova un vuoto a formare un atrio triangolare. I piani semicircolari ruotano attorno all’atrio centrale dando luogo a piani orizzontali che si alternano tra doppie e singole altezze.

Il nuovo edificio appare come un corpo monolitico bianco che, poggiando su soli tre supporti, sembra sospeso nell’aria. All’interno trova spazio un’area espositiva di 5600 metri quadrati, con 80 vetture storiche ed oltre 200 oggetti legati alla storia della società. L’avveniristica struttura porta la firma dell’architetto Roman Delugan.

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mercedes 35 ps

Il primo esemplare venne consegnato il 22 dicembre del 1900. Era sostanzialmente un’auto da competizione, ma di lì a poco sarebbe cominciata anche una produzione

stradale in piccola serie. La 35PS, dettò fin da subito nuovi standard di progettazione automobilistica, grazie al suo baricentro basso, alla sua stabilità e all’efficienza dei suoi organi meccanici.

Collezione di auto da gara al Museo Mercedes - Benz. Una spettacolare carrellata che raccoglie tutti i modelli e le tappe fondamentali della storia sportiva della casa

Franz Josef Popp Il primo uomo Nel 1917 diventa il primo direttore generale BMW, poi presiede il consiglio direttivo della società trasformando la BMW in un marchio nazionale di importanza europea, finché il Nazionalsocialismo non lo costringe a uscire di scena nel 1942.

Gottlieb Daimler e Karl Benz Due nomi di spicco per l’auto

anni cinquanta ad oggi, si è aggiornato e migliorato mantenendo intatti i caratteri familiari principali. Tutto sembra dire: “la Porsche è un’auto tradizionale; abbiatene cura ed invecchierà con voi”. Proprio a Stoccarda nel 1927, fu scattata una famosissima foto pubblicitaria in cui un’auto e una modella erano ritratte di fronte all’edificio lecorbusieriano che oggi ospita il Museo del Weissenhofsiedlung: l’esperimento del Deutscher Werkbund per promuovere l’architettura razionalista. Ottant’anni dopo le riflessioni sono d’obbligo: l’edificio sembra tremendamente attuale rispetto all’auto, ma l’intorno ci dice che non è altro che un’esperienza isolata. La Storia infatti racconta come l’auto abbia sorpassato l’architettura, evolvendosi rapidamente dietro alle spinte della concorrenza globale e del marketing e riuscendo a dare alla classe media quella mobilità personale che aveva sempre desiderato. L’architettura, dal canto suo, che negli 44

stessi anni, si era proposta di rivoluzionare il sistema abitativo tradizionale inventandone uno più pratico, funzionale ed accessibile, in realtà, si è allontanata dalle aspirazioni e dai gusti dell’universo piccolo borghese, mancando completamente l’obiettivo del Werkbund: realizzare un “sistema di vita moderno”. Spesso, gli esempi del Weissenhof sono stati snaturati, facendo del basso costo sinonimo di pessima qualità, soprattutto di vita. Al contempo, il mondo dell’automobile ha raggiunto traguardi impensati per chi la immaginava come semplice carrozza o diletto per ricchi senza alcun futuro. E quando ha avuto bisogno di architettura per manifestarsi, ha dato luogo ad edifici autoreferenziali e complessi, capitalizzando le esperienze tecnologiche e formali del mondo industriale. Che, gli architetti si mettano quindi sull’Autobahn e spingano a fondo sull’acceleratore. Non ci sono limiti: Wir fahr’n auf der Autobahn!

Gottlieb Daimler e Karl Benz attorno al 1980, pongono indipendentemente l’uno dall’altro la pietra miliare dei trasporti motorizzati individuali. A guidare l’azienda con il marchio Mercedes-Benz fu però Paul Daimler che nel 1923 fu sostituito da Ferdinand Porsche.

Ferdinand Porsche Il fondatore Nato nel 1875 a Mattersdorf, inizia la sua carriera nella casa Daimler Motoren Gesellschaft per poi fondare la nota casa automobilistica Porsche e aver creato, su richiesta di Adolf Hitler, il modello conosciuto come Maggiolino, da cui nascerà la Volkswagen.


global tour

ferrari

La giumenta nera di Stoccarda era originariamente l’emblema personale del Maggiore Francesco Baracca. La Ferrari lo utilizzò come simbolo

aggiungendo lo sfondo giallo canarino, uno dei colori di Modena. Il simbolo di Stoccarda viene ripreso da Porsche a partire dal 1952 con l’aggiunta del simbolo di Württemberg.

Galleria Ferrari testo di Carlo Andrea Marini illustrazioni di Fabio Boero

Trotta trotta Cavallino che il Museo è vicino A pochi passi dagli stabilimenti Ferrari e dalla pista prove della F1, c’è la Galleria. Il Museo più visitato della Modena rossa (più di 180.000 presenze l’anno): tappa imprescindibile per ogni appassionato, che voglia sco-

prire la leggenda della Scuderia e celebrare la memoria del grande fondatore. Al suo interno modellini, trofei, gigantografie dei piloti e una ricostruzione iperrealistica dello studio dell’ingegner Ferrari. Una meraviglia.

Piloti in rosso Dal 1929, anno di fondazione, a oggi, sono molti i piloti che si sono contesi il titolo di beniamini della Scuderia più famosa d’Italia. Consacrati all’idolatria dal Gran Tendone della Formula 1, hanno fatto sognare generazioni di sportivi e appassionati, ma non tutti sanno che…

Tazio Nuvolari in Ferrari nel 1947 1 vittoria in rosso Autore leggendario della ‘sbandata controllata’, fu prima ‘campionissimo delle due ruote’, rivaleggiando con Enzo Ferrari.

Alberto Ascari in Ferrari dal 1950 al 1954 13 vittorie in rosso Così disse di lui Enzo Ferrari: “Quando guidava, non poteva essere sorpassato, anzi di fatto era impossibile farlo” .

Juan Manuel Fangio in Ferrari nel 1956 3 vittorie in rosso Destinato a rimanere immortale, fino a quel fatidico 12 ottobre 2003 quando un certo Michael Schumacher demolì il suo primato.

Phill Hill in Ferrari dal 1958 al 1962 3 vittorie in rosso Entra in Ferrari per correre la 24 Ore di Le Mans. Peggio nota per la strage del ’55, in cui persero la vita 90 persone.

John Surtees in Ferrari dal 1963 al 1966 4 vittorie in rosso Fu l’unico pilota della storia ad essersi conquistato il titolo di campione sia nel Motomondiale che in Formula 1.

Niki Lauda in Ferrari dal 1974 al 1977 15 vittorie in rosso Dopo il tragico incidente al Nurburgring, clamoroso il suo divorzio col Cavallino, con l’assenza in Canada e Giappone.

Gilles Villeneuve in Ferrari dal 1977 al 1982 6 vittorie in rosso Stella del Grande Circo della Formula 1. È ricordato per lo stile funambolico della sua guida, quasi da pilota di rally.

Michael Schumacher in Ferrari dal 1996 al 2006 72 vittorie in rosso Il più grande campione di Formula 1 di tutti i tempi, con sette titoli mondiali, di cui cinque consecutivi con la Ferrari.

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11,24

11,24% degli incidenti stradali è causato dall’eccessiva velocità

Velocità sotto controllo di Undesign

Per 54 marche presenti sul mercato italiano, ben 46 sono in grado di superare i 200km/h, mentre ‘solo’ 9, arcinote, sfiorano e oltrepassano tranquillamente i 300. Ma di questa attrazione fatale per la velocità, cosa pensa la legge? Autostrade

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più di 50 mila sono in media le patenti ritirate in Italia all’anno

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austria belgio bulgaria cipro repubblica ceca germania danimarca spagna estonia francia finlandia regno unito grecia ungheria italia irlanda lussemburgo lituania lettonia malta paesi bassi portogallo polonia romania svezia slovacchia slovenia

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*1 limite massimo raccomandato

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Limiti in Italia limite massimo di velocità fino a 10 km/h in più rispetto al limite sanzione pecuniaria compresa tra 38 e 155 euro

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oltre 10 km/h e fino a 40 km/h in più sanzione pecuniaria compresa tra 155 e 624 euro e decurtazione di 5 punti sulla patente

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oltre 40 km/h e non oltre i 60 km/h sanzione pecuniaria tra 370 e 1.458 euro, decurtazione di 10 punti sulla patente e sanzione accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi, con il provvedimento di inibizione alla guida del veicolo, nella fascia oraria che va dalle ore 22 alle ore 7 del mattino, per i tre mesi successivi alla restituzione della patente di guida. Il provvedimento è annotato nell'anagrafe nazionale degli abilitati alla guida

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CARABINIERI

oltre 60 km/h i limiti massimi di velocità è punito con una sanzione pecuniaria compresa tra 500 e 2.000 euro, con la decurtazione di 10 punti sulla patente e la sanzione accessoria della sospensione della patente da sei a dodici mesi. In caso di recidiva in un biennio è disposta la revoca della patente di guida *2 110 Km/h in caso di maltempo *3 70 km/h in alcuni tratti espressamente segnalati 47

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Limiti in Europa 60% dei decessi che si verificano in autostrada Quali sono e come è causato dalla velocità variano da paese a paese

50% dei conducenti non rispetta i limiti di velocità in vigore

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global tour


110 x 200

Sono le dimensioni del tapis roulant Grillo, fatto costruire su misura da Aldo Cerletti per allenare i suoi 12 Piccoli Levrieri. Scopo principale dell’esercizio

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che impegna i cani dalle 2 alle 3 volte al giorno, è quello di regolarizzare il trotto sviluppando la muscolatura, rendendo armoniche le forme.


lifestyle

Corre come una gazzella ma ha una natura domestica. È il ‘petit noir’ del mondo canino. Un modello di eleganza, misura e semplicità

Alla corte del levriero testo di Camilla Wasser foto di Claudio Casiraghi illustrazione di Fabio Boero

Piccolo Levriero: cane italiano, da corsa e compagnia; appartenente al Gruppo 10 dei Levrieri; a pelo corto, dalle linee eleganti che ricordano quelle del Greyhound; di un’altezza compresa tra i 32 e i 38 cm; peso 5 kg; carattere docile, riservato e affettuoso

Coppe, coccarde, tapis roulant e chiacchierate en plein air. Benvenuti al Vertragus, in compagnia di Aldo Cerletti e delle sue ’piccole opere d’arte’ Dai campionati di racing alle esposizioni, la bellezza dei Piccoli Levrieri è tutta riposta nella loro velocità. Cani cortigiani sì, ieri come oggi, ma anche capostipiti di un immaginario estetico decisamente più moderno. Volendo fare un paragone, una sorta di ‘petit noir’ (nome con cui è stato identificato il rivoluzionario tubino nero di Coco Chanel negli anni ’20), di eleganza misurata e semplice. Per parlarci un po’ di loro abbiamo incontrato Aldo Cerletti, primo allevatore italiano della razza, al Vertragus, dove abbiamo familiarizzato con le sue ‘piccole opere d’arte’. Rent: Tutte queste coppe e coccarde senza dubbio parlano da sole. I suoi cani sono dei campioni, di bellezza. Mi spieghi meglio che cosa significa partecipare ad un’esposizione? aldo: Per diventare campioni nazionali e

internazionali di bellezza, bisogna prima prendere parte a una lunga serie di esposizioni, per collezionare i cosiddetti CAC, certificati di attitudine al campionato. La partecipazione alle esposizioni è quindi prima di tutto una questione di prestigio e poi un riconoscimento pubblico del buon lavoro di un allevatore. R: Da queste foto sembrano spettacolari. a: Sì, la componente coreografica è molto alta, perché a sfilare sono cani di tutte le razze, che passano ore alla toeletta. Per i cani a pelo corto si valutano di più l’andatura e le forme, ma si immagini l’effetto che possono fare quelli a pelo lungo dopo ore davanti allo specchio… R: Esiste un canone di bellezza? a: Ci sono sicuramente degli standard formali. La morfologia di un cane è una questione estetica e di proporzioni, oggi come 49


maria luisa incontri

Fu negli anni ’50 la Presidentessa del Circolo del Piccolo Levriero Italiano. Famosa per aver ispirato un’importante svolta nell’allevamento della razza,

una trasformazione estetica che fece di questo cane non più un ‘gingillo’ da salotto bensì un cane sportivo. Con un salto di classe: dal Gruppo 9 dei cani da compagnia, al Gruppo 10 dei Levrieri.

il levriero e i simpson

ieri, e di genetica. Quando dico che questo cane era molto diffuso in periodo Rinascimentale, e nelle corti, è perché in quel momento storico, più di altri la questione della bellezza era stata sistematizzata, e il Piccolo Levriero Italiano raccoglieva l’eredità di quel pensiero. La sua naturale eleganza, la sua andatura garbata, il suo carattere docile, rappresentavano in qualche modo la bontà della bellezza, e il controllo della ragione sulla natura. Pensandoci bene, questo cane non ha niente di selvaggio. R: E un’ideale? a: Certamente si, anche più di uno. Ogni allevatore ha un suo ideale di cane, e anche nel tempo l’aspetto del Piccolo Levriero è cambiato. C’è stato anzi un momento, negli anni ’50 in cui questo cane è stato completamente riscattato dal suo ruolo di compagnia. Ispiratrice di questa trasformazione nella razza, è stata l’allora Presidentessa del Circolo del Piccolo Levriero Italiano, Maria Luisa Incontri. Era una donna che amava molto la vita di campagna, e i suoi cani erano abituati al movimento. Erano più grandi del normale, molto più muscolati e agili. Di lì a poco quello è diventato, grazie allo sforzo degli allevatori, il nuovo standard della razza. Prima la morfologia prevedeva una taglia molto più piccola (i cani erano super-nani circa 28 cm al garrese, per 2,5 kg di peso), la testa a forma di mela e gli occhi sporgenti. L’impronta sportiva li ha riscattati dal loro ruolo di ’gingilli’ da salotto, facendoli passare a pieno titolo nella classe dei Levrieri. R: Come fa esattamente un allevatore ad intervenire sullo sviluppo di una razza? a: Ci sono due modi. Da un lato come il cane mangia e vive è fondamentale per la forma fisica. Proprio come per le persone. Pensi che la 50

mia amica olandese Femmie Vreeling tiene i suoi 12 levrieri a dieta strettissima e gli fa fare esercizio, tre volte al giorno per mezz’ora, su un tapis roulant, costruito ad hoc per farci stare 10 cani per volta! Dall’altro c’è la questione genetica e delle anomalie. La purezza di un animale interessa l’aspetto e il carattere, e per fare in modo che gli esemplari non si portino dietro delle tare genetiche, o non se le passino accoppiandoli, occorre eliminare i soggetti portatori. Per mantenere le caratteristiche della razza bisogna fare selezione, sia essa naturale o artificiale, l’evoluzione porta sempre con sé delle scelte. R: Mi viene quasi da pensare ai suoi cani come a delle ‘piccole opere d’arte’. a: È così, con tutte le difficoltà di ‘plasmare’ una materia viva. L’allevamento è come un marchio di fabbrica, deve rispettare le sue certificazioni e cercare di riprodurre costantemente lo stesso ideale.

Aldo Cerletti con una delle sue ‘opere d’arte’, al Vetragus, il suo allevamento dal 1978, prima famoso per i Greyhound e oggi per i Piccoli Levrieri

Il piccolo aiutante di Babbo Natale è il cane della famiglia Simpson nell’omonima serie televisiva a cartoni animati. È un levriero color marrone. Fa la sua prima comparsa sin dal primo episodio in assoluto dei Simpson, intitolato Un Natale da cani, quando viene trovato da Bart al cinodromo, dopo essere stato abbandonato per la sua incapacità nelle corse. Non fa altro che gironzolare per la casa, dormendo, mangiando e quando gli capita, rosicchiando tutto quello che trova, venendo, gran parte delle volte, ignorato dalla famiglia. Non è particolarmente sveglio né capace in nessun campo, ciononostante i Simpson gli vogliono bene e anche quando per un motivo o per l’altro lo cedono, lo rivogliono sempre con loro.

un modello di eleganza Il Piccolo Levriero Italiano discende dai levrieri di minor taglia presenti nell’antico Egitto e nelle corti faraoniche. Attraverso la Laconia, di cui raffigurazioni su molti vasi e crateri danno ampia testimonianza, è giunto in Italia sin dal V secolo a.C. Il suo maggior sviluppo risale al Rinascimento, alle corti nobiliari. Tanto che non è raro trovarlo rappresentato nei dipinti dei più grandi Maestri italiani e stranieri di questo periodo. Dalle scene di caccia di Paolo Uccello nella Rotta di S. Romano, alla Dama con falcone e piccolo levriero di Vittore Pisanello; dal S. Gioacchino e piccolo levriero di Giotto, al moderno Casorati, le due sorelle con picccoli levrieri, presente nella collezione permanente del Mart di Rovereto.


lifestyle

colori in gabbia

Ogni cane indossa la pettorina della gabbia di partenza. La gabbia e il cane nella parte interna hanno sempre il numero uno. La maggior parte delle

gare ha sei partecipanti, ma ci sono anche gare con 7 o 8 cani. Il numero 7 indossa una pettorina verde e il numero 8 una gialla e nera.

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Racing Tutti in pista in una corsa contro il tempo È una gara di velocità pura, che si svolge in un percorso a ‘U’ o ellittico su piste in erba o sabbia, all’interno dei cosiddetti cinodromi. I cani vi prendono parte in gruppi da tre o sei, suddivisi per razza, gruppi di età e a volte per sesso. Il percorso può avere una lunghezza di 350 o 480 metri. Per partecipare a queste gare i cani devono avere superato un esame di abilitazione.

Corse canine testo di Edoardo Gentile illustrazioni di Fabio Boero

Pronti, partenza, via! A tutta velocità I levrieri sono i ghepardi del mondo canino: velocissimi, ma solo sulle brevi distanze. I cani migliori raggiungono velocità di 48 chilometri orari su percorsi lunghi 1,6 chilometri. Ma i campioni possono raggiungere anche i 72 chilometri orari. Le gare dei levrieri discendono dalla caccia alla lepre, che rimane ancora oggi l’esca preferita. Le competizioni più conosciute sono il racing e il coursing. Il primo ha luogo su un circuito ovale con distanze che vanno dai 210 ai 1105 metri, i cani vestiti di pettorine colorate, gareggiano in velocità. Mentre il secondo si svolge all’aperto ed è più simile a una caccia simulata. Terzo, tra le prove, invece è l’agility, con il cane accompagnato dal padrone, lungo un percorso composto da 5 a 7 ostacoli.

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Agility Velocità e salto ad ostacoli a prova di padrone È uno sport che consiste nel condurre il proprio cane lungo un percorso ad ostacoli in un tempo predeterminato. Il conduttore guida il cane con voce e gesti ma non può toccare né lui né gli ostacoli.

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Coursing Il fascino della caccia in uno sport all’aria aperta È una gara di caccia simulata, in cui viene riproposta la fuga di una lepre, in plastica o ricoperta di pelle di coniglio. Il percorso ha una lunghezza di 600 metri, con eventuali ostacoli naturali.

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mc & co

Sono tanti, forse troppi i fast food che al mondo ‘rubano’ le iniziali al gigante. Tutte esperienze locali, con un’alta dose di furbizia e tipicità. È il caso di

McCurry, un fast food di Kuala Lumpur, uscito da poco vittorioso dal contenzioso col Mc a stelle strisce. Come? Semplice: il ‘Mc’ è un bene di tutti.

Orgoglio e pregiudizio testo di Tommaso Delmastro foto di Vittorio Belafonte

Identità locale o monopolio globale? Panini di carne piemontese, verdure e formaggi a km zero, tutto in un fast (slow) food. Succede solo da M** Bün... Sembra una di quelle storie dei film. Due amici hanno un’idea brillante, la realizzano, e quando tutto sembra andare per il meglio un colosso (Mc Donald’s, in questo caso) si mette di mezzo. Dopo qualche peripezia però, i protagonisti, riescono a spuntarla. Come Davide contro Golia. Ma chi pensa che la straordinaria avventura di Francesco Bianco e Graziano Scaglia sia tutta qui si sbaglia di grosso. Un bel format, un buon prodotto. Ecco la formula vincente per un’attività di successo. Ecco la vera forza del M** Bün di Rivoli: un fast food all’italiana. Ma andiamo con ordine. Rent: Allora Francesco, com’è cominciata quest’avventura gastronomica? Francesco: Nell’estate del 2004 avevo aperto con mia moglie e una coppia di amici un ristorante a Genova. Si chia52

mava ‘La Spiaggia’. La Spiaggia, che ovviamente stava sulla spiaggia, aveva una particolarità: era specializzato in piatti a base di carne. Sai, a Genova non c’è molto spazio per organizzare grigliate, ed è difficile trovare posti che cucinino bene la carne. Volevo offrire un ottimo prodotto, e dopo una bella ricerca ho iniziato a collaborare con Paola e Graziano Scaglia. Insieme ai fratelli hanno uno dei migliori allevamenti di bovini che si possano trovare in Italia. R: Ma come canta Paolo Conte, Genova ha i giorni tutti uguali... F: Sì, è stata una bella esperienza durata cinque anni, ma sentivo il bisogno di tornare dalle mie parti e fare qualcosa di nuovo. Così una sera al pub con Graziano, che nel frattempo era diventato un amico, mangiando l’ennesimo pessimo hamburger a nove euro mi è ba-

lenata in testa un’idea. Mi ricordo che gli ho detto: “Graziano, se vogliamo mangiare un hamburger buono, forse è meglio che lo facciamo da noi!”. Questo accadeva la scorsa primavera. Ad ottobre, stavamo già inaugurando la nostra ‘Agrihamburgheria’... R: Che cosa significa esattamente ‘Agrihamburgheria’? F: Tutti quelli che, nel settore della ristorazione, fanno dell’hamburger il loro cavallo di battaglia non possono fare a meno di utilizzare prodotti surgelati. Noi invece, grazie all’azienda agricola Scaglia, abbiamo un filiera cortissima: dall’allevatore al consumatore, senza passaggi intermedi. La carne e le altre materie prime che ci arrivano vengono preparate e consumate subito. Qui tutti i cibi sono sempre freschi. Certo, se facciamo qualche errore nella gestione


lifestyle

no logo

Azioni legali a parte M** Bün, che in piemonetese significa “semplicemente buono”, è diventato con i suoi due asterischi il prototipo del brand no global

nell’Italia della bontà glocal. Censurato perchè troppo Mc e osannato perchè troppo buono, ha messo d’accordo leghisti e attivisti. Chi l’avrebbe mai detto?

Nel tondo: Francesco Bianco, l’imprenditore piemontese del fast (slow) food. A lato: parte del team di M** Bün

Asterisco La mascotte del M**Bün che manifesta per l’ambiente

A lato: l’ingresso dell’Agriamburgheria, tavoli rigorosamente bianchi immersi nel rosso. Cucina a vista e a caratteri cubitali, sulla parete in alto, la storia della censura del marchio. Sotto: in tre mosse il mitico ’quadrot’, l’hamburger all’italiana

Slow è il tempo di lavorazione, fast il consumo, food la qualità degli ordini si rischia di buttare del prodotto, ma teniamo davvero troppo alla nostra filosofia. L’intero progetto si basa su una serie di nuove esperienze di economia sostenibile legata alle risorse del territorio. L’Italia ha nel settore alimentare un tesoro inestimabile, ma per anni ha scordato dov’era sepolto. R: Parlavi della vostra filosofia. ‘Slow Fastfood’, giusto? F: Slow è il tempo di allevamento, maturazione, lavorazione e cura dedicato ad ogni prodotto scelto. Fast è la tipologia delle ricette e piatti di consumo veloce e da take away, cucinati rispettando il giusto tempo. Food è l’indiscutibile qualità delle materie prime naturali, senza uso di conservanti, non congelate e controllate dall’origine al piatto. Questo è il nostro pensiero. Guarda (indica la parete ndr) l’abbiamo scritto anche lì, in modo

Figlio dell’autocensura e delle tanto millantate azioni legali del Mc d’oltre oceano, Asterisco è la mascotte dell’Agrihamburgeria, che con il suo cartello spiega ai bambini come fare la differenziata.

Quadrot La ricetta originale dell’hamburger glocal 1 panino a lievitazione naturale tipo tartaruga; 1 cucchiaio di senape; 1 foglia di insalata lollo; 1 fetta di pomodoro; 160 g di carne macinata (70% di carne di razza piemontese certificata Coalvi, 30% di carne di maiale) 1/5 di cipolla a fettine.

Prelibatezze Alla faccia della carne in scatola Una grande idea non poteva vivere senza un ottimo prodotto. Da M** Bün il punto forte sono i prodotti dell’azienda agricola Scaglia, premiata recentemente come migliore macelleria d’Italia. www.azagrscaglia.com

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i numeri della filiera

Al M**Bün di Rivoli da cinque mesi a questa parte, sei persone sfornano ogni giorno dai 200 ai 300 hamburger. Il costo di un panino in media si aggira

intorno ai 4,5 euro. Per ben 160 grammi di ottima carne di vacca piemontese proveniente dagli oltre 50 ettari di allevamento della famiglia Scaglia.

Focaccia blues La rivincita dei sapori locali a lato: M**Bün, un marchio di fabbrica, per un fast food all’italiana dalla filiera cortissima. Hamburger di fassone, ottimi vini, verdure e formaggi doc sono la ricetta vincente a destra: illustrazione McChavèz di Fabio Boero

che tutti lo possano leggere. Il nostro approccio è trasparente: la cucina è a vista, gli alimenti sono a chilometro zero, i prezzi accessibili. E anche il nome, M** Bün, è un’espressione piemontese che significa “semplicemente buono”. R: Ma l’ufficio legale di McDonald’s non la pensa esattamente così... Cos’è capitato di preciso? F: Appena qualche giorno dopo aver depositato il marchio in Camera di Commercio, ci è arrivata da parte dello studio legale che rappresenta McDonald’s in Italia la richiesta di ritirare immediatamente il nostro marchio. Mai più immaginavamo che potesse capitarci una cosa del genere. Come potevamo danneggiare, noi che siamo così piccoli, il colosso del panino a stelle e striscie? Comunque, con il nostro legale, abbiamo scelto di non ritirare il marchio, ma di applicare una sorta di autocensura preventiva: così ecco “M**Bün” con gli asterischi. Diciamo che abbiamo pareggiato... R: Non direi, mi sembra che abbiate vinto alla grande! F: In effetti, l’esito mediatico è stato sorprendente, e tutto a nostro vantaggio. Per prima La Stampa di Torino si è occupata del caso, che presto è diventato di dominio nazionale. Pochi giorni dopo l’accaduto si erano già creati blog con migliaia di iscritti, giornali e tv venivano ad intervistarci, ricevevamo davvero tanti segnali di solidarietà e affetto dalla gente. Pensa: c’erano persone che dopo un’ora di coda, quando arrivavano alla cassa, ci abbracciavano dicendoci: “Resistete!”. Tutto questo era davvero incredibile. Ma d’altra parte quando 54

una piccola realtà resiste all’aggressione di un colosso, è facile che incontri la simpatia della gente. Cosa posso dire? Sembra paradossale, ma l’azione legale di McDonald’s è stata la cosa migliore che potesse capitarci. Eppure non è nostra intenzione andare contro di loro, o proporci necessariamente come unica alternativa. Siamo nati su scala locale, e la scala locale è quella a cui funziona la nostra attività. Sicuramente abbiamo studiato un sistema di gestione che ci permette di replicare M**Bün, e presto apriremo anche in città. Ma se vogliamo tenere fede alla nostra filosofia e mantenere la filiera cortissima non possiamo andare troppo lontani. R: O forse sì, chissà. Chi va piano va sano e va lontano.

L’esterno del fast food con una delle inconfondibili mucche rosse disseminate lungo il percorso dalla strada all’ingresso

Siamo ad Altamura, in provincia di Bari. Un giovane di nome Luca Di Gesù nel 2001 ha aperto una focacceria nel centro storico. Nella stessa piazza, l’anno precedente era stato inaugurato un McDonald’s. Un semplice take away dai genuini sapori ha soppiantato un colosso diventando meta di studenti, professionisti e comitive di ragazzi. Nel 2006 è nata anche l’idea di realizzare un film sulla vicenda. Si tratta di un docu-film dal titolo Focaccia blues.

Il panino anti - McDonald’s Sfida rossa al colosso americano È arrivato il McChavèz: l’ultima sfida no global del presidente venezuelano. Un hamburger anti-imperialista come lo ha definito l’uomo di Caracas, un vero e proprio panino gustoso d’ispirazione socialista, a un quarto del prezzo del leader di mercato. Fatto sta che il presidente in rosso, servito il primo ‘arepa’ (il panino in questione che altro non è che il classico panzerotto venezuelano di farina di mais ripieno di carni e formaggi) dietro al bancone della prima ‘arepera’, si è ben guardato dal confessare pubblicamente di aver copiato il modello produttivo della tanto odiata catena gringa, e di essere ricorso alle sovvenzioni pubbliche per finanziare le imprese che forniscono la materia prima del tanto gustoso boccone. Un affare da(v)vero socialista!


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Centro Moto Ticino rete in franchising per chi vende e per chi cerca occasioni da privato a privato... guarda al futuro, apri anche tu un CMT STORE! La storia del franchising Centro Moto Ticino inizia nel 2004, con l’apertura della prima agenzia di intermediazione in Svizzera, a seguito di un approfondito scanning del mercato delle due ruote. Il trend dello spostamento privato su motocicli era in piena espansione, pur non contemplando il comparto delle moto d’occasione. Nacque in questo modo l’idea di strutturare un sistema di offerta in grado di far incontrare direttamente venditori e acquirenti di questo particolare segmento.

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Gentleman at work testo di Edoardo Gentile fotografie di Tom Buzzi

C’è chi lo chiama stile e chi eleganza, ed è un lusso che pochi possono permettersi. Saper scegliere con destrezza cosa indossare, in ogni occasione. Soprattutto al lavoro, non è una capacità innata, ma un’arte che s’impara. Lo stile del gentleman è un accostamento di capi su misura e prodotti in serie, di pezzi esclusivi con oggetti di pura e semplice utilità. Un jeans con una giacca sportiva, un abito gessato con una cravatta in fantasia optical, un capospalla iperclassico con un occhiale da pilota… 57


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Un classico del tempo che passa. Rolex: la qualità dietro l’immagine. Una marca di prestigio, per un orologio dal design inconfondibile


fashion story

I colori tradizionali dell’abito d’affari sono il blu scuro, il grigio scuro o chiarissimo e il nero

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Camicia jeans, Italia Indipendent giacca blu, taglio su misura pantalone jeans, Wrangler calzatura marrone scamosciata, Cardinale Il jeans: pensato come pantalone da lavoro duro e resistente negli anni ’50 da Levi Strauss, dopo gli anni ’60 diventa il principale dress code dell’informalità

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fashion story Sotto il cappotto, la giacca sportiva è il simbolo del free time. Il taglio è su misura e il colore, ancora una volta blu Jeans su jeans. Camicia e pantaloni dello stesso tessuto ma di tonalità diverse. Una rivisitazione dell’abbinamento di culto dei favolosi anni ottanta

Tempo libero e look alla Warhol. Jeans e ‘giacca da abito’: un’invenzione elegante rubata all’amico Fred Hughes

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volere volare

Il sogno di volare ha accompagnato l’uomo sin dagli inizi della sua storia. Miti e leggende di ogni civiltà e latitudine ci hanno tramandato questo impulso

irresistibile verso il cielo che ha spinto i nostri antenati a osservare gli uccelli per carpirne il segreto. Spesso il cielo ha rappresentato per i nostri progenitori più una dimensione dell’anima che

Il cielo ritrovato

una dimensione puramente fisica. Nonostante ciò, il volo, nella sua accezione ‘macchinica’, è stato a lungo ricercato, dando inizio ad un ampio cammino di studi, osservazioni e prove.

a lato: un ritratto ravvicinato di tre commilitoni di fronte a due S.M.79 nel tondo: scena di ‘vestizione’ prima di un volo di ricognizione

testo di Camilla Wasser

Nelle immagini di Michele Roggero, motorista dell’aviazione italiana in quella guerra di tanti anni fa Che cosa poteva significare, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, salire e scendere quotidianamente dal ‘Gobbo Maledetto’? Mollare la propria vita, gli affetti e trascorrere anni tra i cieli internazionali, combattendo per le sorti di una nazione e per portare a casa la pelle? Per l’aviazione moderna il significato è uno solo: la fine della stagione d’oro del volo sportivo. Quella corsa ai primati, che aveva funzionato da pacifico stimolo all’evoluzione del mondo aeronautico si era improvvisamente arrestata, per lasciare spazio, di fronte alla guerra, al mito della velocità come volontà di conquista. Il confronto tra le nazioni moderne questa volta non era più solo tecnologico; il progresso e la vittoria erano diventati un fatto di strategie militari, sistemi politici e produ62

zioni industriali, inarrestabili. Sul versante più in ombra di questa storia, a cavallo di quelle macchine volanti, che solo un decennio prima avevano eccitato i sogni di un’intera società, però, non vi sono solo piloti di professione. Gli eroi della Seconda Guerra Mondiale sono più che altro persone comuni, costrette a negoziare le proprie scelte: il privilegio dell’aviazione, ben oltre ogni visione romantica, al posto della ‘carne da cannone’ della fanteria. La vita di Michele Roggero, autore inedito di queste fotografie e motorista dell’aviazione italiana dal ’39 al ’43, ne rappresenta un fedele esempio. Sei campagne combattute come bombardiere, due croci di guerra e una medaglia al valore. Cinque anni passati a più di 7000 metri su aerei in acciaio, alluminio, a volte legno

Il confronto tra le nazioni moderne non era più solo tecnologico; ma un fatto di strategie militari e produzioni industriali inarrestabili


portfolio

biografia

Michele Roggero, autore inedito di questa serie fotografica fu motorista dell’aviazione italiana dal 1939 al 1943. Durante la guerra partecipò a sei

campagne, fu decorato con due croci di guerra e la medaglia di bronzo al valore militare. Fatto prigioniero nel settembre del 1943, dopo che l’Italia aveva firmato

l’armistizio, venne deportato in un campo di lavoro in Lituania. L’avventurosa fuga, a bordo di un’auto rubata, lo riporta a casa nell’agosto del 1945.

breve storia dell’aviazione 1486 I primi studi sul volo risalgono al Trattato delli Uccelli di Leonardo da Vinci. Uno studio anatomico sul volo animale; in seguito estesosi alle leggi fisiche sulla resistenza dell’aria e sulla caduta dei gravi.

1670 Due secoli dopo, Padre Lana Conte dei Terzi illustra in un’opera il progetto di una nave volante “che cammina sostenuta sopra l’aria a remi ed a vele”. Sarà questo galleggiare nell’aria su qualcosa di più leggero sospinto dal vento, che consentirà all’uomo la conquista del cielo.

1782 Ai due fratelli francesi, JosephMichelle e Jacques-Étienne Montgolfier si deve il primo vero e proprio passo verso la conquista del cielo, con l’invenzione dell’ ’aerostato ad aria calda’, o Mongolfiera.

1783 Jean-François Pilâtre de Rozier e François Laurent marchese d’Arlandes con il primo volo umano in mongolfiera, si conquistano il titolo di primi aeronauti della storia.

1903 Centovent’anni separano il primo volo umano a bordo del ‘più leggero dell’aria’, dalla conquista assoluta della dimensione aerea con il ‘più pesante dell’aria’: l’aeroplano. Ideato e progettato dai due fratelli americani Orville e Wilbur Wright, costruttori di biciclette a Dayton, Ohio. Il primo volo della macchina volante raggiunse un’altezza di 3 m dal suolo, per una distanza di 36.

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memphis belle

Film del 1990 diretto da Michael Caton-Jones. Tributo ai 250.000 giovani americani che combatterono sui cieli europei durante la Seconda Guerra

Mondiale. Narra la storia dell’ultima missione del famoso bombardiere americano Memphis Belle: un Boeing B-17 Flying Fortress. Fu il primo bombardiere pesante del teatro europeo

a compiere tutte le 25 missioni previste per permettere all’equipaggio di essere congedato. In tutte queste missioni diurne l’aereo volò 148 ore scaricando circa 60 tonnellate di bombe.

a lato: il ‘Gobbo Maledetto’ durante un volo di ricognizione. Uno scatto in tempo reale probabilmente da un altro aereo affiancato, come si usava nei momenti di tranquillità

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portfolio

pin up

Con la Seconda Guerra Mondiale molte fusoliere dei bombardieri americani cominciarono ad essere dipinte con diverse mascotte, simbolo e

portafortuna della squadriglia. I soggetti erano molto spesso icone pop degli anni ’30 e ’40 come le pin up di Alberto Vargas, Felix the Cat e Lady Luck.

aerei italiani della seconda guerra mondiale

S.M. 79 Sparviero Costruttore: Savoia Marchetti Fu impiegato durante la Seconda Guerra Mondiale in tutto il teatro del Mediterraneo, come bombardiere e poi come aerosilurante.

S.M. 81 Pipistrello Costruttore: Savoia Marchetti

o tela, vedendo esplodere compagni o affondare nemici. Innumerevoli tempeste, pochi sorsi di cognac per darsi coraggio, e alla fine la prigionia, i campi di lavoro, la fuga rocambolesca su un’auto rubata e il ritorno a casa. Una storia singolare, o forse una come tante, in quegli anni, ma con una sola differenza: il desiderio esplicito di fissarla in immagine, trasformandola in testimonianza. Come esiste la Storia del resto esistono le storie e la loro versione della realtà. Le memorie vernacolari, o private, sono forme del ricordo, dirette e autentiche, che non trovano spazio nei documenti ufficiali. Sono fonti alternative, esperienze di vita vissuta, che attraverso un racconto, molto spesso imperfetto, di familiari o amici, riportano a galla lo spirito di un’epoca. Talvolta permettendone una comprensione più profonda. Oggi come ieri, l’attività del registrare giustifica il bisogno di consegnare ai contemporanei e ai posteri un proprio contributo storiografico. Una sorta di ‘io c’ero e quindi so’. Allo stesso tempo soddisfa il bisogno inconscio di ricostruzione della propria esistenza attra-

Le memorie vernacolari sono forme del ricordo che non trovano spazio nei documenti ufficiali verso la selezione di momenti speciali o indimenticabili. Raccontare in queste pagine la trasformazione di un’epoca attraverso frammenti, di svago e attività di un gruppo di commilitoni, è quindi un modo per affrontare da una prospettiva periferica e inattesa l’esperienza aviatoria, dando un volto e una vita a tutti quei temerari pionieri che, per volontà o per necessità, hanno scelto di oltrepassare i propri limiti, raccogliendo la sfida moderna della velocità.

Usato nella conquista italiana dell’Abissinia, venne anche impiegato nella prima parte della Guerra Civile di Spagna.

B.R. 20 Cicogna Costruttore: Fiat Fu il primo bombardiere medio ‘moderno’ prodotto in Italia, volò per la prima volta come prototipo nel febbraio 1936.

Macchi M.C. 200 Saetta Costruttore: Macchi Fu uno dei caccia italiani monoplani ad ala bassa di prima generazione caratterizzato dall’unità del carrello principale retinato.

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Oggetti senza tempo per un vivere contemporaneo Italian style. Italian design.

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High tech & hand made - Dalla Torre di Babele a quella di Pisa, dalle Sacre Scritture al codice segreto di Leonardo da Vinci. Tecnologia, innovazione e artigianalità sono i cavalli di battaglia di due grandi protagonisti italiani nel mondo -

Le radici del futuro - Un’avventura ingegneristica senza precedenti, in soli cinquant’anni, per un immenso mosaico globale. Ecco come si arriva alle radici del costruire -

La fabbrica della luce - Pezzo a pezzo: artigianalità e tecnologia al servizio dell’arte. Per illuminare il passato e il futuro ci vogliono le sapienti mani italiane -


Le radici del futuro Un’avventura ingegneristica senza precedenti in soli cinquant’anni. Per arrivare, dopo aver percorso il globo in lungo e in largo, alle radici del costruire. A quel lontano 1957: quando tutto iniziò…

Si parte da qui. Si parte da zero. Dalla terra, che tutto sostiene, e aiuta a germogliare. La fine di qualcosa è sempre un nuovo un inizio. E tra l’asfalto e il cemento di New York, città simbolo del modernismo imperante, il nuovo secolo apre le sue porte. Un vuoto immenso, tutto da ricostruire. Si parte da qui, quindi, da Ground Zero per raccontare la storia di un’impresa straordinaria. Dalle fondamenta della Grande Mela, a quel lontano 1957, quando a Cesena, ‘piccola’ e graziosa città nel cuore dell’Italia, Davide Trevisani inizia la sua avventura ingegneristica. Ambizione, passione e lavoro, sono le chiavi di volta di un successo consacrato appena dieci anni più tardi con l’acquisizione di un’importante commessa in Nigeria: la costruzione delle fondazioni dell’Apapa Road di Lagos. La direzione è buona, l’Africa postcoloniale è una grande opportunità: il primo tassello di un immenso mosaico globale. Il percorso verso l’internazionalizzazione è partito, il gruppo cresce e diventa Trevi Spa. A fianco a Davide alla conduzione si aggiungono i due fratelli minori, da prima Gianluigi che promuove e sviluppa l’azienda sui mercati internazionali e successivamente Cesare. In soli cinquant’anni l’impresa di palificazioni diventa una finanziaria industriale, con cantieri in tutto il mondo e altre tre società satellite, Soilmec e Drillmec, specializzate nella progettazione e produzione di macchinari per l’ingegneria del sottosuolo e di impianti meccanici e idraulici per perforazioni petrolifere, geotermiche e idriche; e Petreven, per i servizi di 68

perforazione. Con sempre più investimenti in tecnologia e ricerca, il ‘Trevi Method’ raggiunge risultati importanti, primo tra tutti l’intervento sugli scavi delle gallerie dell’Hasaki Tunnel & Bridge del 1990, in Giappone. Un salto in avanti di prestigio nel mondo del Sol Levante, grazie a un’opera magna, per una nazione votata al futuro e al progresso. Altri progetti di grandi proporzioni rafforzano nel tempo la presenza in Oriente: dalla realizzazione della Diga di Ertan, nella Repubblica Popolare Cinese, alla partecipazione alla costruzione della Nuova Biblioteca di Alessandria d’Egitto e al consolidamento delle antiche Moschee. Alle soglie del terzo millennio il dado è tratto, dall’est si passa all’ovest, si apre il continente americano, nord e sud, con la Central Artery di Boston, i lavori di consolidamento e impermeabilizzazione delle Dighe di Walter F. George (Alabama), Tuttle e Wolf Creek (Missouri e South Dakota), quelli per gli edifici dell’Università di Harvard e del MIT (Massachusset Institute of Technology), per finire con le fondazioni di Ground Zero e i lavori di messa in sicurezza degli argini di New Orleans dopo l’uragano Katrina. Un excursus storico tutto d’un fiato, quindi, per un Gruppo che ha saputo dare solide basi a gran parte delle costruzioni del nostro tempo, e ai simboli di quelle che furono, per molte civiltà, opere di architettura e ingegneria magniloquenti e azzardate. Non ultima fra queste, l’italianissima Torre di Pisa, fiore all’occhiello del periodo romanico e da oggi anche della Trevi Spa.


trevi

new york, usa

Opere di fondanzione per il nuovo World Trade Center La fondazione del complesso da costruire dove sorgevano le Torri Gemelle è piÚ di un progetto. Tecnologia e lavoro hanno abbracciato stati emotivi molto particolari, difficili da descrivere. E i cento uomini Trevi che hanno preso parte a questo intervento lo sanno.

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dubai, uae

Soilmec: tecnologia avanzata per le grandi opere Le tecnologie per le opere di fondazione Soilmec operano in tutto il mondo. Merito di una cultura orientata all’innovazione continua che ha permesso la produzione, in 40 anni di attività , di numerose tecnologie all’avanguardia.

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trevi

abu dhabi, uae

Opere di fondazione speciali per il Ferrari Experience Una commessa speciale per le fondazioni del progetto del Gruppo Ferrari e della Aldar Properties PJSC. Un immenso circuito per le gare di Formula 1 e un parco tematico di circa 250.000 metri quadrati.

napoli, italia

Opere per la realizzazione della metropolitana Un intervento particolare, per una delle città più belle d’Italia, che ha implicato l’utilizzo di una combinazione di tecnologie di ultima generazione, fra le quali quella definita del ‘congelamento’.

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cesena, italia Quartier generale Trevi Spa È il luogo fisico e mentale dove la ricerca e l’innovazione prendono forma. L’headquarter di un Gruppo che ha saputo dare solide basi alle più grandi opere d’ingegneria del nostro tempo.

zarate brazo largo, argentina Un’opera che ha cambiato il volto del Paese Il progetto di Zarate-Brazo Largo è uno dei più importanti lavori di Trevi per valore civile e sociale e per le performance ingegneristiche raggiunte. L’intervento ha rappresentato una svolta per l’Argentina, realizzando un’opera di grande modernità strutturale.

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trevi

pisa, italia Progetto di consolidamento della Torre L’intervento, sotto gli occhi dell’Italia e del mondo, ha testato tutte le capacità organizzative e ingegneristiche del Gruppo. Un’opera delicata e complicata, che ha richiesto l’utilizzo delle metodologie e delle tecnologie più all’avanguardia.

stati uniti Drillmec: impianti innovativi per la perforazione Nel settore la definiscono HH. Dal nome degli innovativi impianti di perforazione progettati da Drillmec, la società del Gruppo specializzata nella progettazione e produzione di tecnologie per la perforazione. Impianti completamente automatizzati che migliorano le performance e la sicurezza.

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algeria L’internazionalizzazione Globali, prima ancora della globalizzazione. Con 40 filiali in cinque continenti: Africa, Sud America, Medio Oriente, Nord America e Asia, la Trevi Spa è una presenza importante nel mondo per l’ingegneria del sottosuolo.

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trevi

alabama, usa Lavori di fondazione e consolidamento per la diga di Walter F. George Sotto la giurisdizione dell’Esercito Americano, la diga di Walter F. George, è una delle tre più importanti dighe del paese, di cui Trevi sta seguendo i lavori di fondazione e consolidamento. L’ expertise del Gruppo su questo fronte, ha permesso l’acquisizione di altri importanti progetti dal Corp of Engineering americano, fra cui anche quello di New Orleans.

breve storia 1957

Davide Trevisani fonda a Cesena l’Impresa Palificazioni Trevisani Geom. Davide

1967

Realizzazione delle fondazioni dell’Apapa Road di Lagoas, in Nigeria: la prima grande commessa estera

1969

Nasce Soilmec, società specializzata nella progettazione e produzione di impianti e macchinari per l’ingegneria del sottosuolo

1983

La Pali Trevisani diventa Trevi Spa

1990

Il Giappone, tra le nazioni tecnologicamente più avanzate al mondo, riconosce l’efficacia del ‘Trevi Method’ impiegato nella costruzione dell’Hasaki Tunnel & Bridge

1995

Iniziano i lavori di consolidamento di un’icona dell’arte italiana nel mondo: la Torre di Pisa

1996

Trevi partecipa alla costruzione della nuova Biblioteca di Alessandria d’Egitto, e al consolidamento delle antiche Moschee

1999

Con la quotazione in borsa Trevi diventa Trevi Finanziaria Industriale Spa

2004

Nasce Drillmec Spa, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti meccanici e idraulici per perforazioni petrolifere, geotermiche e idriche

2006

Iniziano i lavori di fondazioni di Ground Zero a New York

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La fabbrica della luce Un’azienda tecnologica con un cuore artigianale. Investimento in ricerca, innovazione, cultura del progetto e allo stesso tempo cura del dettaglio e della forma. Perchè l’unicità è ancora un valore importante per il mondo industriale

Veloci come la luce. Sì, ma per andare dove? È bello pensare che l’innovazione sia una continua proiezione verso il futuro. Ma c’è anche chi crede che nuovo possa essere il modo di guardare le cose. Forse persino di prendersene cura. L’Italia è un immenso museo a cielo aperto, su cui il sole e le stagioni lasciano il loro segno. L’Italia però è anche luogo dell’immaginario, dove turisti con camicie svolazzanti e pantaloni inamidati (certo ci piacerebbe questa allure ottocentesca...) arrivano da tutte le parti del mondo per trovare quello che gli è stato raccontato da generazioni di inesausti viaggiatori, artisti e letterati. Il nostro paese, in buona sostanza, è un mito che non può cambiare. Proprio per questo motivo innovare per ogni italiano che si rispetti, non può che voler dire anche conservare. E conservare, nella sua accezione più profonda, vuol dire avere cura. Per dirla come Heidegger: non bisogna smarrirsi nella tecnica. Questi sono i valori con cui si lavora alla Ilti Luce, giovane azienda 76

della Torino dei primati, nata nel 1990 e specializzata nell’‘illuminare l’arte’. Dal Codice Hammer di Leonardo da Vinci (oggi proprietà di Bill Gates), al Museo Egizio, della medesima città, ai Musei Vaticani, sono svariate le istituzioni o i beni culturali ad aver scelto o a essere stati illuminati dalla luce pura di led e fibre ottiche, per le quali l’azienda è famosa. Essendo tra le prime (per l’esattezza la prima in Italia secondo la voce autorevole della rivista Museum) ad aver imboccato la strada delle tecnologie ‘fredde’, quelle che, detto semplicemente, non ‘consumano’ l’arte pur avendo un’elevata resa luminosa. Una scelta senza dubbio azzardata, una decina d’anni fa, ma frutto di una cultura aziendale fondata sul sapere tecnico e il saper fare umano. Alla Ilti innovazione e artigianalità si accompagnano da sempre. Perché c’è chi crede che ogni progetto, come ogni spazio, abbia bisogno di una soluzione su misura, e che moderno debba essere il pensiero: padrone di ogni tecnica.


ilti luce

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la conoscenza

È il segreto di ogni primato

Sempre primi, per poter essere dei punti di riferimento. Dal brevetto del marchio Fom (sistema di illuminazione a fibre ottiche), al primato dell’utilizzo della tecnologia led in Italia. Alla Ilti Luce la conoscenza tecnica viene prima di ogni altra cosa, proprio come per i grandi maestri del passato.

il buon progetto Vive in armonia con lo spazio

Portare la luce negli ambienti di lavoro, nei musei, nella vita quotidiana, attraverso un’innovazione discreta e sensibile alle esigenze e alle specificità di ogni situazione. Questo è il punto di partenza e di arrivo del buon progetto: vivere in armonia con lo spazio che lo circonda.

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ilti luce

la ricerca

È la base dell’eccellenza Ilti Research Lab, sperimentazioni e studio della fattibilità. Per riuscire a plasmare una materia impalpabile come la luce ci vuole un’equipe d’eccellenza, un’instancabile passione per la ricerca e un luogo in cui dare forma alle idee, toccare con mano, ed esplorare sempre nuove opportunità.

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il gruppo

Evolve con il confronto

Collaborare significa crescere insieme. L’evoluzione della ricerca passa sempre attraverso un dialogo con il mondo del progetto. La sperimentazione di architetti e light designer è fondamentale per trovare soluzioni dal forte impatto visivo e tagliate su misura.

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ilti luce

il lavoro

È il rapporto con la materia Innovare non significa semplicemente rincorrere il nuovo. Innovare vuol dire continuare ad assegnare valore al sapere umano e al rapporto con la materia. Perché in un mondo sempre più standardizzato, l’artigianalità è un lusso che pochi ancora possono permettersi.

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luca service x rent

Luca Service

i nostri servizi nazionali 01 traslochi e internazionali

Montaggio arredamenti, traslochi, trasporti e noleggio piattaforme

Velocità, sicurezza e puntualità: le buone regole di un servizio di trasferimento di alta qualità All’interno del mondo dei traslochi, Luca Service è una società altamente specializzata di servizi che opera con privati, aziende, uffici, banche e enti pubblici. Dal trasporto al montaggio arredi, segue tutto il processo di trasferimento delle attività garantendo il massimo dell’efficienza e della qualità. Personale altamente qualificato, prezzi competitivi e un corredo di automezzi, attrezzaturre e materiale per l’imballo di ultima

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generazione: sono i tre filoni chiave di un servizio che si estende dalle destinazioni nazionali a quelle internazionali, con una vocazione just in time. L’alta qualità dell’offerta è infatti garantita prima di tutto dal rigoroso rispetto dei tempi e da una pianificazione così dettagliata da poter essere costantemente monitorata dal cliente stesso. Far fronte a qualsiasi esigenza è la nostra missione. Un obiettivo che ci guida giorno dopo giorno.

di sconto ai clienti Solo Affitti sul servizio di trasloco via Zara, 38 20039 Varedo (MI) t 0362 59 44 39 / 0362 54 30 19 f 0362 59 64 30 numero verde 800 90 79 79 www.lucaservice.it info@lucaservice.it

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giro d’italia

01 02 03 04 05

FUORI STRADA Fuori corsa o fuori dal comune? L’identikit geografico del nomade elettronico non mente. L’Italia vista dalla rete? Un paese stravagante, dove si cena in cielo, si noleggia l’arte e si sgomma con le macchinine. Alla faccia della ‘vecchia’ cultura…

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01 L’arte dell’affitto Quando l’opera d’arte si prende a noleggio Per tutti quelli che non riescono a rinunciare al lusso ma non possono permetterselo, è nato un accordo tra Monte Carlo Art Gallery e il Circle Club. Per appendere in casa un quadro d’autore, che sia un Klimt, un Renoir o un Modigliani, oggi è sufficiente pagare un affitto pari a 350 euro a settimana. Il catalogo dei prodotti vanta oltre 200 pezzi d’arte moderna, disponibili per tutti coloro che dell’arte hanno fatto un consumo veloce

più che un oggetto di contemplazione. I quadri vengono affittati solo agli iscritti al Circle Club, un circolo milanese superesclusivo interamente dedicato al noleggio di beni di lusso. Le regole sono chiare: si paga un canone pari all’1,5 % del valore dell’opera. E se ci si affeziona, si può sempre decidere di comprarla. L’idea nasce dalla volontà di alcuni imprenditori di democratizzare l’arte, creando un vero e proprio mercato. Sull’onda del ‘niente è per sempre’ quale sarà la prossima frontiera? I diamanti sono già i primi della lista.

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La cena in cielo Un momento di pausa dalla corsa contro il tempo

Week end alla Briatore L’abc del multimiliardario è ora in affitto

Slot car racing L’affitto di una corsa in auto a portata di mano

La cena in cielo si svolge su di un tavolo sospeso a 50 metri dal suolo. Accompagnati da un team di professionisti, i partecipanti sono assicurati con cinture e sostenuti dal braccio di una gru. L’iniziativa comprende una struttura da 22 posti, uno chef, un menù personalizzabile e la gru, il tutto per 1000 euro a persona. Per chi vuole sentirsi con la ‘testa tra le nuvole’ e lasciare a terra un pò di problemi.

In una società in cui ricchezza e potere sono nelle mani di pochi fortunati, il mondo dell’affitto offre diverse soluzioni. Spingendosi ai confini dell’ostentazione del lusso e del desiderio di apparire, ecco il ‘pacchetto Briatore’. Per la ‘modica’ cifra di 3.000 euro al giorno, è possibile noleggiare un attico vista mare, un’HarleyDavidson, una Porsche 911 ed uno yacht. Tutte le informazioni su: noleggioditutto.info.

Lo slot car racing nasce come hobby tra gli appassionati di modellismo ed automobili. Oggi è una disciplina con migliaia di amatori, che si cimentano in gare con auto elettriche miniaturizzate, guidate su piste dotate di circuiti. Tuttoslot.it è il primo portale in Italia che permette di affittare le tanto amate piste in miniatura. Da quelle di Montebello e Magione, a quelle in stile ‘rally’, l’attenzione per i dettagli è fondamentale. Fondo asfalto e sterrato, telecronista e schermo con il controllo dei tempi di gara, creano l’atmosfera perfetta per rendere l’ebbrezza della pista un pò più a portata ‘di mano’.

05 Rent a bag Ovvero come stare al passo col mondo della moda, senza spendere un capitale La mania del ’rent a bag’, già in voga negli Stati Uniti, è approdata anche nel Vecchio Continente, grazie all’olandese Ann Kenigsberg. Ann ha ideato un sito web su cui è possibile affittare borse a partire da 20

euro in Francia e in tutto il Benelux. E non stiamo parlando di imitazioni, tarocchi o affini, ma di vere e proprie borse firmate. Anche in Italia il fenomeno è stato accolto con successo. Sul sito www.myluxury. biz, si può noleggiare qualsiasi modello a partire da 15 euro a settimana. Fenomeno temporaneo o futuro scenario per il mondo della fashion industries?

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WWWWORKERS illustrazioni di Seltz

’Paghetta’ e posto fisso? Addio, con il World Wide ci penso io Appassionati, intraprendenti, forse per alcuni persino incoscienti. Sono i wwwworkers, o come li ha definiti Dan Pink, la free agent nation. Non nativi digitali, ma una tribù di eroici disertori del posto fisso. Lavoratori indefessi, che uniscono l’utile al dilettevole, la rete agli interessi, fino a reinventarsi completamente in nuove professioni. Non ci sono vie di mezzo. Si diventa wwwworkers per piacere o per necessità. Il movimento è semplice, quasi spontaneo, e prevede un cambiamento di mentalità: l’abbandono del certo per l’incerto. Le continue oscillazioni del mercato non spaventano: si fa tutto per un sogno, o più pragmaticamente per una naturale evoluzione del mondo impiegatizio. Del resto come osserva Jeff Jarvis, noto giornalista del Guardian e uno dei più influenti blogger in tema di nuovi media: “il web ha portato sul tetto del mondo (…) un nuovo strato di umanità” che ha dato vita ad un ecosistema con tanti giocatori, impegnati a produrre denaro nei modi più svariati. L’e-commerce e il lavoro on-line sono il futuro. Chi vivrà, vedrà.

SPEEDATING illustrazioni di Seltz

Tutti pronti in batteria. Lo speaker batte il tempo Soli quattro minuti per un faccia a faccia e un giro di valzer. Comprare e vendere non è mai stato così veloce. Gli speed date, traduzione letterale: “appuntamenti a tempo”, nascono negli Stati Uniti, come occasione per fare nuovi incontri. Le regole sono poche: uomimi e donne in batteria, orchestrati da uno speaker, che batte il tempo e tiene vivo il gioco. Alla fine della carrellata, si valutano le preferenze. Un bel modo, per la west 84

society in cui la velocità è padrona, per pianificare anche le relazioni amorose. L’obiettivo? Massimizzare le opportunità, facendone un sistema. Niente di più facile, a maggior ragione per le relazioni lavorative. Nati per l’amore gli speed date sono diventati subito un trend concorrenziale per ogni professione. Una sorta di prova d’abilità, che attesta la vittoria del modello del libero mercato. Mordi, fuggi e lascia il segno.


sopravvivenza urbana

10 REGOLE PER illustrazioni di Seltz

Un perfetto appuntamento di lavoro...

Leggenda vuole che da un appuntamento di lavoro non si debba mai uscire in due modi: vincitori e sconfitti. Va da sè che di fronte a un futuro capo, che in quanto tale ha sempre un’irrisolta tendenza alla tirannide, ci sia solo una soluzione giusta: fare come lui. Vi odierà, ma non potrà fare a meno di voi…

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state seduti come lui

capite gli obiettivi dell’azienda

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non mostrate necessità del lavoro

non parlate ma ascoltate

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non fornite prezzi al primo incontro

mai inventarsi scuse per il ritardo

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fate un paio di ricerche

andate all’appuntamento con un collega

09 evitate di mostrarvi troppo impegnati

10 se vi facesse aspettare, andatevene

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VENTIQUATTRORE foto di Carlotta Petracci illustrazioni di Seltz

In viaggio, un tocco di eleganza e solo l’essenziale. La legge dell’efficienza investe anche il total look. Massimo rendimento, minimo spazio. Ecco, il miglior consiglio per ogni girovago d’elezione

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01 valigetta ventiquattrore grigia metallizzata, Rimowa / 02 agenda vinile nero, Filofax / 03 profumo pour homme, Gucci 04 cravatta nera, Hermès / 05 kit igiene orale da viaggio, Muji / 06 MacBook Pro grigio metallizzato, Apple 07 registratore digitale grigio metallizzato, Olympus / 08 puntatrice portatile bianca, Muji / 09 pip phone, Hulger 10 porta biglietti da visita bianco, Muji / 11 agenda pelle nera, Ixos Malloni / 12 penna, Parker / 13 i-Phone 16 Gb, Apple 14 orologio da scrivania bianco, Muji / 15 libro Il Giovane Holden, J.D. Salinger, Einaudi 16 n.5 2004, anno III, L’Europeo, RCS Periodici / 17 completo giacca e pantalone grigio,Tom Thumb 86


carosello

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01 borsa sport nera, Adidas / 02 MacBook bianco, Apple / 03 macchina fotografica, Holga Black Corner 35mm 04 custodia computer, Adidas / 05 catena argento, H&M / 06 taccuini appunti grigi, Muji / 07 cuffie, Bongo Wesc 08 t-shirt bianca, Imprinting / 09 orologio acciaio, Casio / 10 agenda bianca, Muji / 11 spilla in metacrilato nero lucido 12 i-Pod 120Gb, Apple / 13 occhiali neri, Ray Ban Wayfarer

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01 rosario nero, vintage / 02 beauty-case nero, Sephora / 03 MacBook nero, Apple / 04 pochette bianca, Zara 05 t-shirt compresse, Muji / 06 pasta dentifricia, Aspesi / 07 macchina digitale Coolpix, Nikon 08 taccuino nero da viaggio, Moleskine / 09 taccuino grigio appunti, Muji / 10 spazzolini neri, Paul Smith 11 orologio acciaio, Sector / 12 eyelashes, Make Up For Ever

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videoclub

PUNTO ZERO testo di Massimo Teghille

regia:

durata:

Richard C. Sarafian

98 min.

sceneggiatura:

genere:

Guillermo Cain

azione, drammatico

fotografia:

interpreti:

John A. Alonzo

Barry Newman Cleavon Little Dean Jagger Victoria Medlin Paul Koslo Robert Donner Timothy Scott Gilda Texter Anthony James Arthur Malet Karl Swenson Severn Darden Delaney Bramlett

scenografia: Glen Daniels

Tutti inseguono Kowalski. Tutto per una sfida. Contro chi? Ovviamente, contro la società moderna. Premio in palio: nulla. Esatto, è la classica trama di un film exploitation anni ’70, post Easy Rider Tutto questo è “Vanishing Point”, chiamato inspiegabilmente “Punto Zero” in Italia. Il punto inafferrabile in questione è la Dodge Challenger R/T, bianca, del 1970 con un motore 440/375 HP, guidata da Kowalski che, per scommessa, deve arrivare a San Francisco in 15 ore, attraversando Colorado, Nevada e California. Una sfida impossibile? Non per lui, ex marine ed ex pilota professionista, la cui vita è stata duramente segnata da tragici avvenimenti. Il film è un unico inseguimento: tutta l’America puritana e bigotta contro un eroe anticonformista, sotto effetto della benzedrina. Nessuno conosce il vero motivo per cui Kowalski corre: attraverso l’uso di flashback, la vicenda si dipana spiegando perché egli fugga da una società di cui non ne condivide i valori. Come “Zabriskie Point” ed “Easy Rider”, il deserto americano rappresenta a pieno la fuga dalla civiltà e dalle grandi città. Spazi liberi, natura aspra e nessuna sovrastruttura: Kowalski vuole sentirsi vivo. Uno speaker radiofonico di colore non vedente, emblema delle minoranze senza voce, lo guida, comunicando le mosse della polizia, mentre trasmette l’incalzante colonna sonora rock del film. La critica sociale è 88

dura e diretta: i giovani d’America mal sopportano il conformismo imperante. L’inno alla libertà è totale. Quentin Tarantino è fan sfegatato di questo film: nell’inseguimento finale di “Grindhouse. A prova di morte” utilizza la stessa Dodge Challenger, vera protagonista del film. Tutto il film è uno spaccato di vita americano: alcuni spezzoni sono sequenze meramente documentaristiche. Lo sono altresì gli antagonisti: per lo più personaggi stereotipati che ben rappresentano i benpensanti di quell’epoca. Il finale è altrettanto imprevedibile ed inspiegabile come tutto il film: un estremo gesto di ribellione. Sono passati molti anni dall’uscita di questo film e l’America era molto diversa: lo si guarda con lo spirito quasi nostalgico di chi ha perso l’ingenuità, che ci rendeva liberi e inconsapevoli.

Nessuno si chiede più quando fermeranno Kowalski, ma chi lo fermerà!

montaggio: Stefan Arnsten

costumi: Francisco Day

produzione: USA 1971

Kowalski (B. Newman), ex marine, ex corridore d’auto, ex poliziotto, scommette di percorrere in 15 ore, a bordo di una Dodge Challenger col motore elaborato, il percorso tra Denver (Colorado) e San Francisco, quasi 2000 km in linea d’aria. I poliziotti, sempre più accaniti, dei tre stati che attraversa cercano di fermarlo. Lo aiuta e lo sostiene a distanza il disc-jockey di una piccola stazione radiofonica (C. Little), nero e cieco, che nei suoi programmi musicali inserisce consigli e incitamenti all’inseguito, irrisioni agli inseguitori. Epilogo letale. La sceneggiatura è di Guillermo Cain, pseudonimo dello scrittore cubano in esilio (dal 1965) Guillermo Cabrera Infante (1929): un concentrato di stereotipi della controcultura dell’epoca (ribellismo, polemica contro l’establishment, pacifismo, simboli libertari, culto della trasgressione, elogio dei marginali, disadattati, drop-out, individualismo anarchico). A livello visivo e dinamico, però, è eccitante: il virtuosismo dell’azione e della cinepresa (fotografia di John A. Alonzo) non è quasi mai fine a sé stesso. Fu paragonato inutilmente a “Easy Rider” e a “Zabriskie Point”.


un anno con la lepre

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uno di noi

SOLOAFFITTI franchising immobiliare

nella storia

Il concetto di rally ebbe origine nelle competizioni fra le prime carrozze senza cavalli nel XIX secolo. Primo tra

i rally fu quello di Monte Carlo, che si corre ancora oggi, a cui seguirono gare più impegnative come la Méditerranéè-Le Cap.

VELOCI E VINCENTI Dalla ‘tribuna’ della prima Mille Miglia al brivido dell’International Rally Cup in soli dieci anni. Una vita al massimo Appassionati di talento, con una grinta da vendere. Li chiamano gentleman drivers e sono tutti coloro che della velocità hanno fatto una seconda vita. Mettendo spesso in gioco le risorse personali o la fiducia di amici e sponsor di paese. Di nobili natali o nella veste più romantica, d’animo, molti di loro, hanno scalato le vette dei campionati minori, per approdare all’empireo delle auto da Mondiale. Aldo Pressiani è uno di loro, e per la prima volta quest’anno guiderà una Ford Focus WRC, un gioiello da più di 450.000 euro, per la vittoria che forse si aspetta nell’International Rally Cup. Chi l’avrebbe mai detto? Solo pochi anni fa, dieci per l’esattezza, tra il pubblico di una delle tante Mille Miglia, era uno sportivo come tanti: uno sfegatato tifoso del pallone. Poi tutto è cambiato, indossati i panni del rallysta, ha spinto la sua carriera sportiva a velocità massima. Amatore al limite del professionismo, ci spiega che il rally è tutta una questione di nervi e velocità di adattamento. “Per controllare una vettura con 300 cavalli di potenza la sola capacità tecnica non basta. Un pilota di rally deve avere i riflessi rapidi per adattarsi al terreno che cambia in continuo, grande concentrazione e completa fiducia nel suo navigatore”. Nel rally non si può sbagliare, non ci sono protezioni. Si corre a più di 170 km orari ai bordi di montagne, senza mai avere provato il percorso con l’auto da gara, perchè il rischio è la molla del coraggio, pur con tanta organizzazione. Con cento gare all’attivo, vedere per credere.

700 il costo in euro di un casco da gara

Per Aldo Pressiani, giovanissimo franchisee Solo Affitti, (titolare delle agenzie di Lecco 1, Bergamo 1 e Merate) la velocità ha sempre giocato un ruolo fondamentale, nel lavoro come nello sport. Pilota di rally al limite del professionismo, quest’anno correrà per la vittoria nella International Rally Cup

1500 il costo in euro di un tuta da gara

400 chilometri percorsi in media durante un rally

450 mila euro il costo di una Ford Focus WRC

170 velocità massima in km/h

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SOLOAFFITTI franchising immobiliare

Il 2010 sarà l’anno dedicato alla formazione e all’informazione. Perchè nuovi pensieri hanno bisogno di nuove parole

GIOCO DI SQUADRA strato. Il 2009 lo ha consacrato. Con la nascita di Rent, infatti, abbiamo scelto di dare un nuovo impulso all’internazionalizzazione della nostra rete. Consapevoli del fatto che nuovi pensieri, significano nuove parole. Mai come oggi, la cultura per le aziende è diventata il fulcro delle attività. La Solo Affitti Academy forma ogni anno centinaia di aspiranti promo-

tori, agenti immobiliari, veri e propri imprenditori di sè stessi, e lo fa seguendo la visione della rete. Quella stessa rete a cui Rent parla dell’affitto come opportunità di vita prima di ogni altra cosa. Con questo 2010 metteremo un altro tassello nel puzzle del nostro ‘sogno europeo’. Saremo veloci, pieni di energia e anche un poco azzardati.

Carmagnola

Domodossola

Pinerolo

Torino 3

Vercelli

piazza IV Martiri, 3

via Moneta, 64

via Martiri del XXI, 42

via Madama Cristina, 115/D

corso Libertà, 274

t 011 9715886

t 0324 241245

t 0121 329997

t 011 6696575

t 0161 503493

VALLE D’AOSTA

carmagnola@soloaffitti.it

domodossola@soloaffitti.it

pinerolo@soloaffitti.it

torino3@soloaffitti.it

vercelli1@soloaffitti.it

Aosta

Caselle Torinese

Grugliasco

Rivalta di Torino

Torino 4

via Festaz, 51

via Carlo Cravero, 30

via Generale Perotti, 48

via I° Maggio, 57

corso Giulio Cesare, 116

t 0165 610280

t 011 9962028

t

t 011 9043177

t 011 2871777

aosta1@soloaffitti.it

caselletorinese@soloaffitti.it

grugliasco@soloaffitti.it

rivalta@soloaffitti.it

torino4@soloaffitti.it

LIGURIA

Courmayeur

Chieri

Ivrea

Rivarolo Canavese

Torino 5

Albenga

viale Monte Bianco 10

via Garibaldi, 20

via Circonvallazione, 120

corso Italia, 44/B

corso Unione Sovietica, 235

via dei Mille, 139

t 0165 846839

t 011 9473522

t 0125 425810

t 0124 424193

t 011 6165505

t 0182 630134

courmayeur@soloaffitti.it

chieri@soloaffitti.it

ivrea@soloaffitti.it

rivarolo@soloaffitti.it

torino5@soloaffitti.it

albenga@soloaffitti.it

Saint Vincent

Chivasso

Leinì

Rivoli 1

Torino 6

Albisola

agenzia

via degli Orti, 4

via Carlo Alberto, 168

corso Susa, 115/A

corso Monte Cucco, 6/A

corso Bigliati, 140/R

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Moncalieri 1

Settimo Torinese 1

Torino 7

Genova 1

via Taneschie, 6

via Goito, 3

via Machiavelli, 7

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PIEMONTE

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via San Donato, 5

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Beinasco

Collegno 2

Nichelino 2

Torino 1

Venaria Reale

Imperia - Porto Maurizio

via Torino, 6

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via Vanchiglia, 9/c

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via Matteotti, 2

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t 011 8128648

t 011 4591767

t 0183 62927

beinasco@soloaffitti.it

apertura

apertura

torino1@soloaffitti.it

venaria@soloaffitti.it

imperiapm@soloaffitti.it

Biella

Cuneo

Omegna

Torino 2

Verbania

La Spezia 1

via Lamarmora, 10/G

corso Vittorio Emanuele II, 8

piazza Beltrami, 6

corso Rosselli, 87/D

corso Garibaldi, 12

viale Italia, 91

t 015 2520055

t 0171 605578

t 0323 887177

t 011 3042934

t 0323 407761

t 0187 778139

biella@soloaffitti.it

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Ogni nuovo anno è carico di speranze, obiettivi e propositi. Come tutti i mercati, anche quello immobiliare ha le sue esigenze di cambiamento. Al suo interno, già tredici anni fa avevamo scelto di abbracciare un nuovo filone di offerta. L’affitto anzichè l’acquisto ci era sembrato un business dal grande futuro. L’impegno quotidiano ce lo ha dimo-

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Solo Affitti conta oltre 250 agenzie su tutto il territorio nazionale.

Casatenovo

Garbagnate Milanese

corso Sempione, 65

Saronno

Padova 2

viale Milano (Camparada), 9

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via Caduti della Liberazione, 25

via dei Livello, 37

t 039 6888054

t 02 99020231

t 02 435577

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LIGURIA

casatenovo@soloaffitti.it

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Sanremo

Cassano d’Adda

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Milano 3C

Segrate

Padova 3

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agenzia

via XXV Aprile, 19

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t 0184 525507

t 0363 65692

t 02 99766527

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t 02 36630199

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Sanremo - San martino

Cassina de’ Pecchi

Lecco 1

Milano 4A - Moscova

Seregno

San Donà di Piave

corso Cavallotti, 139

via Roma, 31

via Amendola, 47

via Varese, 1

via Magenta, 36

via Stefani, 12

t 0184 525904

t 02 9528157

t 0341 353644

t 02 36560234

t 0362 245274

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milano4a@soloaffitti.it

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Savona

Cesano Maderno

Legnano

Milano 4B - Zara

Sesto San Giovanni

S.Giovanni Lupatoto

via Montenotte, 98 rosso

corso della Libertà, 68/B

corso Sempione, 110

via Budua, 8

via C. da Sesto, 16

via Madonnina, 5/C

t 019 8489572

t 0362 522044

t 0331 441006

t 02 89077343

t 02 23164299

t 045 8753040

savona@soloaffitti.it

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milano4b@soloaffitti.it

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Ventimiglia

Cinisello Balsamo

Limbiate

Milano 4C

Somma Lombardo

Thiene

via Chiappori, 16

via Garibaldi, 79

via Turati, 33

via Pellegrino Rossi, 16

via E. Fuser, 8

via Santa Maria Maddalena, 8

t 0184 34521

t 02 36532707

t 02 39432755

t 02 66200267

t 0331 250049

t 0445 374138

ventimiglia@soloaffitti.it

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milano4c@soloaffitti.it

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Cologno Monzese

Lissone

Milano 5B

Sondrio

Verona 2

viale Emilia, 66

via G. Matteotti, 36

piazza Caiazzo, 3

via Nazario Sauro, 54

via Betteloni, 2

t 02 2540027

t 039 2143037

t 02 67078454

t 0342 350419

t 045 532577

LOMBARDIA

colognomonzese@soloaffitti.it

lissone@soloaffitti.it"

milano5b@soloaffitti.it

sondrio@soloaffitti.it

verona2@soloaffitti.it

Bergamo 1

Como

Lodi 1

Milano 5C

Trezzo sull’Adda

Verona 3

via Garibaldi, 2/D

via Milano, 144

viale Agnelli, 34

via Casoretto, 39

largo Matteotti, 3

via G. Mameli, 88

t 035 234492

t 031 263180

t 0371 941251

t 02 39620963

t 02 92273037

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bergamo1@soloaffitti.it

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milano5c@soloaffitti.it

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Bergamo 2

Cornaredo

Luino

Milano 6

Varese 1

Vicenza 1

via Borgo Santa Caterina, 18/A

via Brera, 15

via Agosto, 15

via Bellotti, 13

viale dei Mille, 41

via Europa (Cavazzale), 149

t 035 226639

t 02 23164255

prossima

t 02 20240227

t 0332 830876

t 0444 298822

bergamo2@soloaffitti.it

cornaredo@soloaffitti.it

apertura

milano6@soloaffitti.it

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Bollate

Corsico

Melzo

Monza 1

Vigevano 1

piazza Martiri della Libertà, 9

piazza della Libertà, 2

via San Martino, 27/29

via A. Appiani, 25

corso Novara, 35

t 02 38306571

t 02 45100932

t

t 039 2300019

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TRENTINO ALTO ADIGE

Brescia 1

Crema

Merate

Monza 2

Villasanta

Riva del Garda

via Zadei, 39

viale De Gasperi, 7

via Don C. Cazzaniga, 25

via Cavallotti, 104

via G. Garibaldi, 16

viale Dante, 78

t 030 3700894

t 0373 201760

t 039 9907542

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brescia1@soloaffitti.it

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Bresso

Cremona 1

Milano 1A

Ospitaletto

Vimercate

via Vittorio Veneto, 12

agenzia

via Gian Galeazzo, 10

via Domenico Ghidoni, 77/A

via Mazzini, 59

t 02 89280625

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t 02 83242062

t 030 3450851

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apertura

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vimercate@soloaffitti.it

Brugherio

Desenzano del Garda

Milano 1B - Centro

Paderno Dugnano

Monfalcone

via C.B. Cavour, 9

via Marconi, 46

via U. Visconti di Modrone, 4

via G. Rotondi, 60

via Duca d’Aosta, 55

t 039 2621300

t 030 9121083

t 02 76011898

t 02 99042068

brugherio@soloaffitti.it

desenzano@soloaffitti.it

milano1b@soloaffitti.it

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VENETO

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Busto Arsizio

Desio

Milano 1E

Pavia

Castelfranco Veneto

Trieste 1

corso XX Settembre, 57

via San Pietro, 32

via Ripamonti, 11

corso Strada Nuova, 128

via Puccini, 1

via di Tor Bandena, 3/B

t 0331 677780

t 0362 302017

t 02 22223221

t 0382 301936

t 0423 724598

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bustoarsizio@soloaffitti.it

desio@soloaffitti.it

milano1e@soloaffitti.it

pavia@soloaffitti.it

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Carate Brianza

Gallarate

Milano 3A/3B

Rho

Padova 1

Udine 1

corso Libertà, 8

via Borghi, 3

Sempione, Fiera,

via E. De Amicis, 38

via G. Bruno, 8/I

via Roma, 27

t 0362 991266

t 0331 790501

De Angeli,

t 02 93503480

t 049 8824785

t 0432 229788

caratebriaznza@soloaffitti.it

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San Siro

rho@soloaffitti.it

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Cesenatico

Modena 2

Santarcangelo di Romagna

Livorno

Gubbio

via Roma, 3

via Giardini, 294

via Ugo Braschi, 60

viale Petrarca, 182

via Perugina, 12

t 0547 675194

t 059 359759

t 0541 1831481

t 0586 861173

t 075 9222659

EMILIA ROMAGNA

cesenatico@soloaffitti.it

modena2@soloaffitti.it

santarcangelo@soloaffitti.it

livorno@soloaffitti.it

gubbio@soloaffitti.it

Bellaria

Collecchio

Parma 1

Sassuolo

Livorno 2

Perugia 1

via Roma, 47

strada Giardinetto, 6h

via della Repubblica, 97

via Pia, 12

via dell’Ardenza, 55

via XX Settembre, 92/O

t 0541 345137

t 0521 802837

t 0521 386584

t 0536 1845560

t 0586 808322

t 075 5733221

bellaria@soloaffitti.it

collecchio@soloaffitti.it

parma@soloaffitti.it

sassuolo@soloaffitti.it

livorno2@soloaffitti.it

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Bologna 1

Correggio

Parma 2

Savignano sul Rubicone

Lucca 1

Perugia 2

via Malaguti, 2/D

viale Vittorio Veneto, 4D

via Gramsci, 19/B

corso G. Perticari, 54

via C. Castracani, 85

via Settevalli, 18

t 051 254585

t 0522 694825

t 0521 940170

t 0541 941447

t 0583 396863

t 075 5058595

bologna1@soloaffitti.it

correggio@soloaffitti.it

parma2@soloaffitti.it

savignano@soloaffitti.it

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Bologna 2

Faenza 1

Ravenna 1

Montecatini

via Mazzini, 113

corso Garibaldi, 18

viale Alberti, 27

via Matteotti, 148 (Pieve a Nevole)

t 051 6360568

t 0546 667302

t 0544 276000

bologna2@soloaffitti.it

faenza@soloaffitti.it

ravenna@soloaffitti.it

TOSCANA

montecatini@soloaffitti.it

MARCHE

Bologna 3

Ferrara

Ravenna 2

Arezzo 1

Pisa 1

Falconara

via A. Costa, 67

via Bologna, 47

via Maggiore, 163/A

via A. dal Borro, 47

via Giusti, 20

via Flaminia, 538

t 051 6146859

t 0532 792090

t 0544 461197

t 0575 401741

t 050 579740

t 071 9160348

bologna3@soloaffitti.it

ferrara@soloaffitti.it

ravenna2@soloaffitti.it

arezzo@soloaffitti.it

pisa1@soloaffitti.it

falconara@soloaffitti.it

Bologna 4

Forlì

Ravenna 3

Arezzo 2

Pistoia

Fano

via G. Marconi, 28D

largo de Calboli, 7

via Sant’Alberto, 21

via Vittorio Veneto, 244

corso Fedi, 16

via IV Novembre, 11

t 051 6494477

t 0543 26398

t 0544 453067

t 0575 942334

t 0573 976198

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bologna4@soloaffitti.it

forli@soloaffitti.it

ravenna3@soloaffitti.it

arezzo2@soloaffitti.it

pistoia@soloaffitti.it

fano@soloaffitti.it

Bologna 5

Forlì 2

Reggio Emilia 1

Campi Bisenzio

Prato1

Jesi

via Toscana, 9/D

viale Spazzoli, 110/A

piazza XXIV Maggio, 1/G

via B. Buozzi, 143/a

via Roma, 62/A

viale Lavoro, 4H

t 051 444001

prossima

t 0522 406304

t 055 890150

t 0574 605280

t 0731 215672

bologna5@soloaffitti.it

apertura

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campibisenzio@soloaffitti.it

prato1@soloaffitti.it

jesi@soloaffitti.it

Carpi 1

Forlimpopoli

Reggio Emilia 2

Empoli

Prato 2

Macerata

via C. Marx, 9

via Emilia per Cesena, 48

viale Regina Elena, 10/A

via S. Lavagnini, 59

via Masaccio, 1/3

corso Cairoli, 12

t 059 645787

t 0543 741102

t 0522 512182

t 0571 74293

prossima

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carpi1@soloaffitti.it

forlimpopoli@soloaffitti.it

reggioemilia2@soloaffitti.it

empoli@soloaffitti.it

apertura

macerata@soloaffitti.it

Carpi 2

Formigine

Riccione

Firenze 1

San Casciano in Val di Pesa

Ostra

corso M. Fanti, 63

via Trento Trieste, 83

viale Ceccarini, 211

via Vittorio Emanuele II, 34 R

piazza Pierozzi, 4

via Del Pescatore, 1

t 059 657102

t 059 573845

t 0541 609008

t 055 4633278

t 055 8294668

t 071 7987021

carpi2@soloaffitti.it

formigine@soloaffitti.it

riccione@soloaffitti.it

firenze1@soloaffitti.it

sancascianovp@soloaffitti.it

ostra@soloaffitti.it

Cattolica

Fornovo di Taro

Rimini 1

Firenze 2

Scandicci

S.Benedetto del Tronto

viale Mazzini, 171

via Nazionale, 18

via XX Settembre, 74/76

viale Guidoni, 75/G

via Dante, 41

via Piemonte, 93

t 0541 968202

t 0525 404325

t 0541 787315

t 055 4288247

t 055 0516103

t 0735 782792

cattolica@soloaffitti.it

fornovoditaro@soloaffitti.it

rimini@soloaffitti.it

firenze2@soloaffitti.it

scandicci@soloaffitti.it

sanbenedetto@soloaffitti.it

Cento

Imola

Rimini 2

Firenze 3

Sesto Fiorentino

Senigallia 1

via Olindo Malagodi, 11/a

viale A. Costa, 1

via Tiberio, 18

viale dei Mille, 77 Rosso

via G. Matteotti, 7

strada Prima, 2/A

051 6832236

t 0542 25598

t 0541 709802

t

t 055 4484427

t 071 6609814

cento@soloaffitti.it

imola@soloaffitti.it

rimini2@soloaffitti.it

firenze3@soloaffitti.it

sestofiorentino@soloaffitti.it

senigallia1@soloaffitti.it

Cervia

Langhirano

Rubiera

Firenze 4

Siena

via Parini, 15/A

via XX Settembre, 14/4

viale della Resistenza, 4

viale F. Talenti, 22

via Vittorio Emanuele II, 52

t 0544 973529

t 0521 858086

t 0522 1713931

t 055 700124

t 0577 236210

cervia@soloaffitti.it

langhirano@soloaffitti.it

rubiera@soloaffitti.it

firenze4@soloaffitti.it

siena@soloaffitti.it

Cesena 1

Mirandola

S.Giovanni In Persiceto

Firenze 5

Alba Adriatica

corso Cavour, 5

via Roma, 25

via Saati, 5

via Poggio Bracciolini, 25

viale della Vittoria, 62

t 0547 610802

t 0535 20654

t 051 824445

t

cesena@soloaffitti.it

mirandola@soloaffitti.it

sgpersiceto@soloaffitti.it

firenze5@soloaffitti.it

UMBRIA

albadriatica@soloaffitti.it

Cesena 2

Modena 1

S.Lazzaro di Savena

Grosseto

Bastia Umbra

Chieti

via C. Cattaneo, 360

via Medaglie d’oro, 23/C

via Repubblica, 24

via Scrivia, 6

via Firenze, 61

viale Abruzzo, 10

t 0547 602030

t 059 3094057

t 051 450823

t 0564 416743

t 075 8002715

t 0871 574825

cesena2@soloaffitti.it

modena1@soloaffitti.it

sanlazzaro@soloaffitti.it

grosseto@soloaffitti.it

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t 0572 80498

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ABRUZZO

t 0861 753001

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Unità lavorative tra affiliati, collaboratori di agenzia e staff dell’azienda coinvolti nella rete Solo Affitti.

Roma 1

Cosenza

Palermo

Almeria 1

via Gregorio VII, 164

corso L. Fera, 162

via Duca della Verdura, 8

calle Hermanos Machado, 14

t 06 39370021

t 0984 33861

t 091 8887522

t +34 950 888212

ABRUZZO

roma1@soloaffitti.it

PUGLIA

cosenza@soloaffitti.it

palermo@soloaffitti.it

almeria1@soloalquileres.es

Francavilla

Roma 2 - Parioli

Bari 1

Cosenza 2

Palermo 2

Estepona

via Nazionale Adriatica, 1

via Po, 50/C

piazza Padre de Pergola, 69

via Aldo Moro, 24

via Leonardo da Vinci, 436

plaza San Fernando, 5

t 085 4916059

t 06 8541654

t 080 5760035

t 0984 482167

t 091 312468

t +34 951 965143

francavilla@soloaffitti.it

roma2@soloaffitti.it

bari1@soloaffitti.it

cosenza2@soloaffitti.it"

palermo2@soloaffitti.it

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Giulianova

Roma 3 - S.Giovanni

Barletta 1

Crotone

Siracusa

Murcia 1

via Trieste, 71

via Gallia, 156

via Monfalcone, 22

corso Messina, 2

via Tica, 161

calle M. Vergara, 2 bajo

t 085 9040249

t 06 7004406

t 0883 534200

t 0962 665144

t 0931 30999

t +34 968 934834

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roma3@soloaffitti.it

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Lanciano

Roma 4

Brindisi1

Diamante

Trapani

Murcia 2

via Dalmazia, 9

circonvallazione Ostiense, 179

via dé Carpentieri, 29

piazza 11 febbraio, 57

via Marsala, 127

calle Cronista Carlos, 4 bajo

t 0872 709677

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t 0985 876600

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Montesilvano

Roma 5 - Monteverde

Foggia 1

Lamezia Terme 1

Valencia 1

corso Umberto, 315

via Crivelli, 3

corso Giannone, 148

via Garibaldi, 5

calle General Urutia, 8 bajo

t 085 4492640

t 06 83766787

t 0881 771276

t 0968 523011

montesilvano@soloaffitti.it

roma5@soloaffitti.it

foggia1@soloaffitti.it

lamezia1@soloaffitti.it

SARDEGNA

valencia1@soloalquileres.es

Pescara 1

Roma 6

Gallipoli

Montalto Uffugo

Cagliari 1

Valencia 2

viale G. Bovio, 166

corso Regina Maria Pia, 57

via Lecce, 75

via Trieste (Settimo), 138

via Sonnino 124

calle Mùsico Ginés, 9 bajo

t 085 4224546

t 06 56305532

t 0833 262608

t 0984 934390

t 070 6492493

t +34 963 729331

pescara1@soloaffitti.it

roma6@soloaffitti.it

gallipoli@soloaffitti.it

montaltouffugo@soloaffitti.it

cagliari@soloaffitti.it

valencia2@soloalquileres.es

Pescara 2

Roma 7

Martinafranca

Paola

Cagliari 2

Valencia 3

viale della Pineta, 14/3

via Calpurnio Fiamma, 63

via Bellini, 50/51

agenzia

corso Vittorio Emanuele, 345

calle Cuba, 71

t 085 4531281

t 06 76962201

t 080 4800499

in prossima

t 070 4513901

t +34 963 212112

pescara2@soloaffitti.it

roma7@soloaffitti.it

martinafranca1@soloaffitti.it

apertura

cagliari2@soloaffitti.it

valencia3@soloalquileres.es

Pescara 3

Roma 8 - Prati

Modugno

Rende 1

Cagliari 3

Valencia 4

agenzia

viale degli Scipioni, 86

piazza Plebiscito, 13

viale della Resistenza, 152

via Riva Villasanta, 128/B

avenida del Puerto, 189/2

in prossima

t 06 39742488

t 080 5325543

t 0984 464822

t 070 2358260

t +34 960 715482

apertura

roma8@soloaffitti.it

modugno@soloaffitti.it

rende@soloaffitti.it

cagliari3@soloaffitti.it

valencia4@soloalquileres.es

Vasto

Roma 9 - Marconi

Rende 2

La Maddalena

Valencia 5

via Ciccarone, 67

via G. Volpato, 1

via Alessandro Volta, 46/B

piazza Bambin Gesù, 9

avenida Dr. P. Alexandre, 18 bajo

t 0873 380407

t 06 5561712

t 0984 014933

t 0789 735413

t +34 963 650609

vasto@soloaffitti.it

roma9@soloaffitti.it

CAMPANIA

rende2@soloaffitti.it

lamaddalena@soloaffitti.it

valencia5@soloalquileres.es

Roma 10

Napoli 2

Sassari 1

via Veturia, 68

via Card. Guglielmo Sanfelice, 12

via Turati, 49

prossima

t 081 5528967

LAZIO

apertura

napoli2@soloaffitti.it

SICILIA

sassari@soloaffitti.it

Anguillara Sabazia

Roma 13

Napoli3

Catania 1

Sassari 2

largo dello Zodiaco, 11

via Galla Placidia, 13

via Diocleziano, 65/B

via Caronda, 72

corso Trinità, 205

t 06 9968902

t 06 43597522

t 081 5700554

t 095 553081

prossima

anguillarasabazia@soloaffitti.it

roma13@soloaffitti.it

napoli3@soloaffitti.it

catania1@soloaffitti.it

apertura

Aprilia

Roma 14

Catania 2

Valledoria

via G. Matteotti, 73

via della Lega Lombarda, 31

via Cesare Beccaria, 24

corso Europa, 108

t 06 9200288

t 06 44258434

t 095 505585

t 079 582356

aprilia@soloaffitti.it

roma14@soloaffitti.it

BASILICATA

catania2@soloaffitti.it

valledoria@soloaffitti.it

Ciampino

Roma 19 - Eur bis

Matera

Catania 3

via di Morena, 207

largo F. Juvarra, 15

via Lucana, 153 bis

via V. Giuffrida, 135

t 06 79327471

t 06 97271952

t 0835 335018

t 095 8366924

ciampino@soloaffitti.it

roma19@soloaffitti.it

matera@soloaffitti.it

catania3@soloaffitti.it

spagna

Nettuno

Velletri 1

Modica

Alicante 1

via Cavour, 57/59

piazza Cairoli, 24

via Sacro Cuore, 38

avenida Holanda, 12

t 06 9805958

t 06 9641197

t 0932 454364

t +34 965 267672

nettuno@soloaffitti.it

velletri1@soloaffitti.it

modica@soloaffitti.it

alicante1@soloalquileres.es

CALABRIA

t +34 963 810445

t 079 218695

95




RISORSE

RENT 05

numero 04

luglio 2010

Si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato a questo quarto numero ed in particolare:

Icmoving channel viale dell’Industria, 67 36100 Vicenza t 0444 96 47 92 icmovingchannel.tv

Ilti luce via Lungo Dora P. Colletta, 113/9 10153 Torino t 011 24 82 291 iltiluce.it

Istituto Clinico Humanitas via Manzoni, 56 20089 Rozzano (Mi) t 02 82 241 humanitas.it

M**Bun corso Susa, 22 10098 Rivoli (To) t 011 95 34 062 mbun.it

Trevi via Larga, 201 47522 Cesena (Fc) t 0547 31 91 11 trevifin.com

Vertragus strada per Cuggiono 20022 Castano Primo (Mi) t 0331 88 30 44 vertragus.it

Crediti fotografici Per le immagini senza crediti l’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. È ovviamente a piena disposizione per l’assolvimento di quanto occorre nei loro confronti

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IL NUMERO DELLE ENERGIE


* Fonte Nielsen Online: Utenti Unici 2.296.851 - Ultima rilevazione: gennaio 2010

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