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AI: italiani consapevoli ma non senza qualche italiani appaiono consapevoli della perplessità Gli potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, di Giuseppe Saccardi

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obot in grado di riconoscere le emozioni e interagire con l’uomo in modo empatico, questo è il desiderio degli intervistati per la seconda edizione del rapporto “Retail Transformation 2.0” elaborato da Digital Transformation Institute e CFMT, in collaborazione con SWG. I dati sono auto esplicativi del fenomeno in corso e della sua inarrestabilità. Rispetto allo scorso anno aumenta dal 64 all’80% il bisogno di confrontarsi con macchine in grado di percepire ciò che provano la persone che hanno di fronte. In aumento, però, anche il grado di scetticismo rispetto alla possibilità di sostituzione dell’uomo da parte delle macchine in alcuni lavori o attività quotidiane. C’è solo da auspicarsi che non si tratti di un wishfull thinking. Se è vero che la cura di figli e anziani è considerata dagli intervistati prerogativa dell’uomo, è altrettanto vero che diminuisce, rispetto alla edizione precedente dello studio, il numero di persone che ritiene l’intelligenza artificiale migliore dell’essere umano nell’emettere giudizi e sentenze legali e nell’arbitrare una partita di calcio (-9%), nel comporre musica (-6%), nel presentare potenziali amici (-5%), ma anche nello scrivere articoli di giornale, selezionare personale, diagnosticare le malattie o guidare (-4%).

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ma la osservano con un certo timore. E non senza ragione

Ma con chi parlo? Una certa diffidenza cresce. Peggiora infatti il grado di fiducia nelle macchine in prospettiva futura a dieci anni, con l’unica eccezione per quanto concerne il possibile aiuto nelle faccende domestiche, cosa che gli intervistati delegherebbero a una soluzione di intelligenza artificiale più volentieri dello scorso anno (+5%). Insieme alla diffidenza nei confronti dell’AI cresce anche la necessità da parte degli intervistati di differenziare gli assistenti virtuali dagli uomini (+10%) al fine di poterli riconoscere meglio, mentre cala di un 5% il numero di quelli che vedrebbero di buon occhio un umanoide. Di certo, viene da considerare, i film in circolazione non aiutano a percepire un umanoide in termini positivi. Anche in caso di assistenza da remoto, il 90% delle persone vorrebbe tuttavia sapere se sta interagendo con una macchina piuttosto che con una persona.

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