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Il tunnel di Barracuda rende sicuro lo smart working Casi studio nel supporto per le emergenze in ASL e GDO, mentre gli hacker sfruttano il Coronavirus di Gaetano Di Blasio

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ulla sarà come prima, in Italia, osserva Stefano Pinato, country manager di Barracuda Networks pensando a come tanti lavoratori hanno sperimentato lo smart working e a quelli che grazie al lavoro da remoto hanno potuto continuare a esercitare la propria professione. «Noi di Barracuda Networks da gennaio ci stiamo occupando praticamente solo di progetti urgenti, legati al Coronavirus», racconta Pinato. Tra questi anche una Asl della zona rossa, che in tempi rapidi ha dovuto “spostare” il personale non necessario in ospedale, evitando che molti lavoratori rischiassero il contagio e permettendo loro di essere utili, lavorando da casa. Di fatto, una massa di persone ha dovuto sperimentare nuove modalità di operare ed è facile immaginare che una buona percentuale di queste non tornerà indietro, sostiene il country manager, che riporta un’altra esperienza diretta affrontata da Barracuda Networks durante la fase iniziale dell’emergenza, riguardante una delle principali realtà della GDO (Grande distribuzione

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Organizzata). Quest’ultima ha visto crescere vertiginosamente il traffico sul sito per le richieste di consegne a domicilio: dai 2mila utenti contemporanei di fine febbraio a 5mila il 2 marzo, poi saliti l’8 marzo a 30mila. «Abbiamo dovuto moltiplicare per quattro le risorse in tempi rapidissimi, riuscendo a sostenere l’offerta, finché l’azienda ha dovuto arrendendosi solo a causa delle difficoltà logistiche: mancavano i camion», rivela Pinato.

Luci e ombre dello smart working Il passaggio allo smart working, però, non è semplice. Ci sono difficoltà da superare a cominciare dal cambio culturale, soprattutto di alcuni capiufficio, che devono imparare a misurare i risultati con nuovi indicatori di produttività. Il country manager di Barracuda ci racconta, al riguardo, il caso di un’azienda tirolese che non aveva intenzione di adottare lo smart working, rifiutandolo a priori. L’8 marzo, con il blocco delle attività non essenziali, si sono arresi. Provando, hanno capito che funziona e porta vantaggi, con ripercussioni positive sull’inquinamento dovuto al minor traffico, per esempio, o anche sulla soddisfazione del lavoratore e sulla sua produttività. Una delle difficoltà che l’Asl di cui sopra ha dovuto affrontare riguarda la dotazione di strumenti informatici a disposizione del personale “dirottato” a casa: 500 persone. Teoricamente, potrebbero essere acquistati. Nella situazione venutasi a creare, i fondi sono stati inevitabilmente utilizzati per l’emergenza medica. Quindi, si sono dovuti usare i dispositivi personali di ciascuno, con

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