Fahrenheit 451 - Febbraio 2013

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Liceo Classico L.A. Muratori - Febbraio 2013

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SPECIALE ELEZIONI

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Ho fatto un sogno: un Paese senza astensionismo.

Viviamo in una società in cui vige il culto della personalità, è innegabile. Sia questa vera o fittizia non importa: basta che sia unica, differente, esclusiva. E niente è più personale delle scelte che siamo chiamati a fare nella vita. Dalla terribile indecisione riguardo al gusto del gelato fino a quelle più importanti, “istituzionali”. Come accade nelle elezioni politiche. Durante il periodo di campagna elettorale, siamo costantemente bombardati: giornali, televisioni, internet, social media non fanno altro che parlare di schieramenti, alleanze, elezioni, sondaggi e chi più ne ha più ne metta. In un modo o nell'altro, chiunque, anche l'uomo più eremitico della terra, prima o poi finisce per cozzare contro una dichiarazione di un candidato, un articolo su un quotidiano. Qual è la sua reazione? Immediato interesse, repentino disgusto. Perfino apatia? Si, qualcuno riesce a rimanere

“L'uomo non vive soltanto la sua vita personale come individuo, ma – cosciente o incosciente – anche quella della sua epoca e dei suoi contemporanei” Thomas Mann – La città incantata

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del tutto indifferente. E mi chiedo: si può davvero restare impassibili? Si può lasciare scorrere tutto senza lasciarsi minimamente tangere? La mia personalissima risposta è no. E pare sia anche quella di Thomas Mann che disse: “L'apoliticità non esiste. Tutto è politica”. Come dargli torto. Non si può far finta che la politica non sia nella nostra vita, perché questa è inevitabilmente condizionata in ogni aspetto da essa. La nostra stessa personalità è influenzata dalla politica e da chi fa politica. Esercita un'influenza tale su di noi che ci porta a pensare ed esprimerci come lei ci impone. Solo pochissimi uomini sono in grado di liberarsi da questa strettissima morsa e pensare davvero senza schemi e persino questi, dentro di loro, in fondo sono spinti da ideali politici. Sono quindi profondamente convinta che nessun uomo debba allontanarsi dalla politica, dallo stato e dalla possibilità di migliorare la vita della collettività. In tutti noi dovrebbe albergare un po' di engagement, inteso non come fervore politico o militanza partitica (che sono comunque validissimi modi per contribuire all'attività di un partito- forse un po' antiquati), ma come pura e semplice partecipazione ai problemi politici e sociali dello Stato di cui si è scelto di fare parte. La partecipazione al voto, l'avere un'opinione politica il me-

no possibile fuorviata dall'esterno, è fondamentale per rendere un popolo più libero di scegliere da chi e in quale modo essere governato, cosciente della posizione e della condizione della nazione in cui vive. E questo è ciò a cui devono, devono davvero tutti – giovani, anziani, uomini, donne – aspirare. Il compito di rendere la politica parte dell'esistenza di ognuno di noi spetta anche, e soprattutto, ai giovani. Tutti noi dobbiamo abbandonare la credenza che la politica sia fatta da pochi eletti in Parlamento, che sembrano essere sempre così lontani. La politica è quella che si respira quotidianamente, giorno per giorno, nelle scelte individuali e collettive che ognuno di noi è chiamato a fare. E il voto, come più profonda dichiarazione di impegno civile, è la più importante scelta collettiva che si ha il diritto/dovere di compiere. Nessuno di noi si dovrebbe arrogare il diritto si sottrarsi a ciò, perché anche quando gli esponenti politici, le forze partitiche non ci convincono, non esprimere un giudizio, una scelta, è la peggior forma di disprezzo che si può rivolgere alla politica, alla democrazia che come tutti sapete, ci è costata cara. CECILIA CALIUMI IB

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ELEZIONI – PRESENTAZIONE SCHEDA

Il 24 e il 25 febbraio gli italiani saranno chiamati alle urne per il rinnovo della Camera dei Deputati e per il Senato della Repubblica. Ecco gli orari di apertura dei seggi, i documenti necessari, le regole per votare correttamente e un breve accenno al funzionamento del sistema elettorale. Quando si vota Domenica 24 febbraio dalle ore 8 alle ore 22 e lunedì 25 febbraio dalle ore 7 alle ore 15. Cosa portare Chi di noi ha compiuto il diciottesimo anno di età entro il 24 febbraio 2013 (compreso), dovrà presentarsi al proprio seggio (il numero di seggio è indicato sopra la tessera elettorale) con un documento di identità valido e la tessera elettorale. (Chi non ha la tessera può richiederla all'ufficio elettorale del comune di residenza) Come si vota: In quanto diciottenni/diciannovenni, abbiamo #" Fahrenheit 451

diritto a votare solo per il rinnovo della Camera dei Deputati. Come certo saprete, con l’attuale legge elettorale è possibile indicare solo la lista prescelta, non la preferenza per un candidato. Potremo quindi esprimere il voto tracciando un solo segno (una X o un semplice tratto) sul rettangolo che contiene il contrassegno della lista prescelta. È importante ricordare che, anche nel caso di liste collegate in coalizione, il segno va sempre posto solo sul contrassegno della lista che si vuole votare e non su quello dell'intera coalizione. Sintetizzando al massimo (il meccanismo è in realtà molto più complesso), è importante ricordare che ogni lista o coalizione (cioè un apparentamento di liste diverse): 1. acquisisce il diritto di ottenere seggi se ottiene almeno il 4% dei voti nazionali, nel caso delle liste singole, mentre le coalizioni devono ottenere almeno il 10%. Le liste facenti par te di

una coalizione che abbia superato la soglia del 10%, partecipano alla ripartizione dei seggi se superano il 2% dei voti nazionali, o se sono la lista che ha ottenuto più voti tra quelle sotto il 2% (es. se nella coalizione Namecc, che ha ottenuto il 10%, la lista Goku ha preso il 6%, la lista Freezer il 2%, la lista Bulma 1,7%, la lista Mia Nonna lo 0,3%, ottengono seggi le liste Goku, Freezer e Bulma) 2. ottiene seggi in modo proporzionale al numero di voti ricevuti (se sono a disposizione 630 seggi in totale, la coalizione Namecc sopracitata otterrà 63 seggi) 3. viene garantito un minimo di 340 seggi alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti (es. Se la coalizione Namecc è quella che ha ottenuto più voti, anche se con il proporzionale dovrebbe avere solo 63 seggi, ne ottiene 340) Per il Senato il sistema è analogo: sono diverse le soglie di


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f sbarramento (8% per le liste, 20% per le coalizioni) e il premio di maggioranza viene concesso su base regionale. E’ inoltre importante ricordare che ogni coalizione indica un proprio capo coalizione, che però non è necessariamente il candidato della coalizione per la Presidenza del Consiglio. Ad esempio se il capo coalizione della coalizione Namecc è Vegeta, potrebbe diventare presidente Trunks anche se la coalizione Namecc ha vinto le elezioni. Infatti, la nomina alla Presidenza del Consiglio viene formalmente fatta dal Presidente della Repubblica. Ecco la scheda elettorale che ci troveremo davanti il giorno delle elezioni. Voteremo nella XI circoscrizione, relativa all’Emilia Romagna, alla quale verranno assegnati indicativamente 45 seggi (il numero è variabile, sulla base del sistema dei resti, cioè se, applicando il proporzionale, rimangono seggi non assegnati a nessuno). Le tre principali coalizioni, riconoscibili sulla scheda perché costituite da una fila di rettangoli adiacenti, riquadrata in grassetto, sono: • Coalizione di Centrodestra, avente come capo coalizione Silvio Berlusconi (ricordate che tecnicamente non è il candidato premier). Le liste presenti in questa coalizione sono: Popolo della Libertà, Lega Nord, Moderati in Rivoluzione, Grande Sud, La Destra, Intesa Popolare, Fratelli d’Italia • Coalizioni di Centro, avente come capo coalizione Mario

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Monti. In realtà essa si presenta solo alla Camera come coalizione (composta da Lista Civica Monti per l’Italia, Futuro Libertà, Unione di Centro), perché al Senato la lista presentata è unica (Lista Civica Monti per l’Italia); •Coalizione di Centrosinistra, avente come capo coalizione Pierluigi Bersani. La coalizione è composta dal Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Centro Democratico. Si presentano come liste singole: •Fiamma Tricolore, movimento sorto dalle ceneri dell’ex Movimento Sociale Italiano, di ispirazione fascista; •Forza Nuova, movimento di Destra estrema; •Casa Pound, movimento di ispirazione neofascista, nato da un centro sociale di Roma; •Partito Repubblicano, partito di ispirazione liberaldemocratica, fondato da Giuseppe Mazzini e attualmente il più antico partito italiano ancora in attività; •Io amo l’Italia, movimento che fa riferimento a Magdi Allam, giornalista di origine egiziana, naturalizzato italiano, che sta portando avanti una campagna per la riforma etica delle istituzioni; • Amnistia Giustizia Libertà, movimento promosso dal Partito Radicale Italiano guidato da Marco Pannella ed Emma Bonino, che porta avanti una campagna per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri; • Partito Comunista dei lavoratori;

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Fare per Fermare il Declino; Movimento 5 Stelle; Rivoluzione Civile;

Alcuni studenti hanno scritto interventi a sostegno di questi tre ultimi movimenti e delle tre coalizioni, che qui di seguito riportiamo. Buona lettura!

FILIPPO CIOLI PUVIANI IIIA

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Claudia Righi

PDL

Sono sceso ancora una volta in campo perché non posso lasciare sprofondare l’Italia in una deriva senza speranza. Il governo tecnico di Monti ha scelto di seguire la politica di austerità imposta dall’Europa “germano centrica” e i risultati deprimenti sono sotto gli occhi di tutti. Sono queste le parole con cui l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si prepara ad affrontare la lunga campagna elettorale 2013. Tuttavia il Premier quest’anno sceglie di dare un po’ di originalità al partito proponendo un nuovo capo del governo, il fedele collaboratore Angelino Alfano. Per sé il progetto è quello di presentarsi come Ministro dell’Economia. E già in questi mesi abbiamo avuto la possibilità di essere informati sulle sue prime idee di riforma in vista di una plausibile vittoria. Centrale nel piano economico è l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, ma non è tutto! In progetto vi è anche la restituzione dell’Imu pagato nel 2012 dagli italiani: «riducendo del 2% all'anno le spese dello Stato il processo di rimborso dell'Imu ai cittadini potrà concludersi nell'arco di un mese», afferma infatti sicuro Berlusconi durante un’intervista al Corriere della Sera. Sempre sul piano finanziario sono in programma anche la riduzione dell’Irap ( imposta regionale sulle attività produttive ) e lo stop all’aumento dell’Iva. Decisioni che portano il consenso del popolo italiano, ma che lasciano anche una certa quantità di dubbi..da dove prendere i soldi una volta eliminate tutte le imposte? Le banche hanno avuto tantissimo, ora diano! È la semplice risposta che offre il Cava-

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liere. Ma in generale il programma elettorale del Popolo della Libertà, non si ferma all’economia, proponendo cambiamenti e rivalutazioni anche in ambito sociale, turistico e scolastico. Degna di nota è innanzitutto la scelta di dare una maggiore autonomia alle scuole nella scelta degli insegnanti, negli organi e nella gestione efficiente dell’offerta scolastica e formativa. Tra i progetti ambiziosi del partito invece troviamo l’elezione diretta e popolare del Presidente della Repubblica, che porterebbe quindi alla necessità di un cambiamento nella Costituzione Italiana, e avvicinerebbe il nostro Stato ad una Repubblica Presidenziale. Solamente riguardo al recente dibattito sul diritto al matrimonio civile degli omosessuali, il Pdl sembra dare un primo segno di interesse, ma senza arrivare ad inserire l’argomento nel programma. Se Berlusconi comincia a capire la necessità di venire incontro a una sempre maggiore richiesta da parte degli elettori di tolleranza, essa non può essere certamente garantita dal momento che la Lega mostra spesso atteggiamenti tendenti all’omofobia. È proprio l’accordo con il partito di Maroni quindi a frenare l’apertura del Pdl e a posticipare un possibile riconoscimento alle coppie di fatto omosessuali. Ma l’accordo tra i due partiti non può per nessun motivo saltare. È questo che porterà secondo Berlusconi ad una sicura vittoria del Pdl. La politica di Maroni, incentrata a dare prosperità alla Lombardia, porterà a garantire il voto dell’intero Nord Italia. Il primo obiettivo del Leader dei Verdi è riuscire a mantenere almeno il 75% delle tasse raccolte in Lombardia nello stesso territorio ed utilizzarle per abbassare le

tasse alle imprese e per riuscire a garantire libri gratuiti nelle scuole. Attuata la riforma in questa regione si passa alle altre dell’Italia settentrionale seguendo sempre in modo coerente la politica del “Prima il Nord” ormai famoso cavallo di battaglia della Lega. Ma Maroni non si ferma: da ciò si prosegue alla creazione della “macroregione del Nord” , talmente forte da condizionare qualsiasi governo ci sarà a Roma, anche uno nemico, come egli afferma. Tale progetto è anche indirizzato a un campo internazionale, poiché spesso si arriva a parlare di un’intera Europa delle Regioni, progetto che porterebbe a una certa diffusione del Federalismo, unico sistema che assicura una migliore democrazia e partecipazione civile, secondo il partito. Per quanto riguarda il problema della fiscalità invece la soluzione proposta è di garantire un miglior utilizzo del denaro pubblico e in particolare di abolire ogni finanziamento pubblico ai partiti. “i partiti? che si arrangino! se no si scioglieranno e daranno spazio ad altri partiti”è infatti ciò che sostengono i leghisti. Progetti ambiziosi che l’alleanza Pdl-Lega si impegna di realizzare in caso di un atto di fiducia da parte degli italiani, ma a cui i partiti avversari e l’Europa stessa tendono a guardare con una certa cauzione sostenendo che si tratti dei soliti progetti irrealizzabili e sogni del Premier Berlusconi.


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RIVOLUZIONE CIVILE Il nostro Paese vive oggi tre emergenze, che al loro interno ne evidenziano tante altre ma che le riassumono tutte: LEGALITA’, AMBIENTE, LAVORO. Ma prima di dirvi chi penso che sia più adatto ad affrontarle, è meglio ripercorrere in breve l’operato degli ultimi governi, perché in campagna elettorale talvolta le responsabilità sembrano svanire sull’onda delle promesse: Il centrodestra che ha governato dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011, si è impegnato principalmente a tutelare gli interessi del proprio “capo” Berlusconi, tra cui quello che non finisse in galera. Così facendo ha spesso paralizzato il Parlamento che nel pieno della crisi si è trovato a dibattere per settimane se il Presidente del Consiglio avesse chiamato la questura convinto che una escort diciassettenne, Ruby rubacuori, fosse davvero nipote di Mubarak (con 315 Onorevoli, quelli di PDL e Lega che votarono si). Nei ritagli di tempo ha poi trovato il modo di tagliare i fondi all’istruzione e alla ricerca e di abrogare il falso in bilancio. Grandi sono anche le responsabilità nei confronti della crisi: vi ricordate quando il Premier ci invitava a spendere, ci rassicurava dicendoci che i ristoranti erano pieni, gli aerei in overbooking e che l’Italia era un paese solido? Beh, lo eravamo talmente tanto che il Presidente della Repubblica, prima che il paese fallisse, ha dato l’incarico di formare un nuovo governo a Monti, il quale ereditò Febbraio 2013

un paese talmente in “salute”, che non aveva nemmeno i soldi per pagare lo stipendio dei dipendenti pubblici. Il governo tecnico poi ha necessariamente assunto politiche che portassero risorse nelle casse vuote dello stato prosciugate da tassi di interesse altissimi, da una grande spesa pubblica e dal mancato gettito derivante dall’evasione fiscale. Anche Monti però ha fallito: doveva reperire risorse e lo ha fatto nella maniera più facile ma più ingiusta: ha sparato al bersaglio grosso, tassando ancora di più il reddito dipendente e la classe media senza combattere corporativismi e tassare grandi patrimoni e rendite finanziarie, insomma, nel tentativo di rimettere a posto i conti è stato forte con i deboli e debole con i forti. Per non parlare della sua convinzione di creare nuovi posti di lavoro non con un nuovo piano industriale che puntasse sulla riconversione verde o incentivando formazione e ricerca, ma giocando sul piano dei diritti dei lavoratori. Oggi abbiamo bisogno di cambiamento politico ma anche e soprattutto di un cambio di mentalità. Rivoluzione Civile, è una delle novità politiche che si fa portavoce di questo bisogno. Il candidato premier è Antonio Ingroia, magistrato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, non solo in Italia ma in campo internazionale (incarichi dall’ONU). Proprio a causa della

sua provenienza è stato attaccato da chi sostiene che il campo politico e quello della magistratura non debbano intrecciarsi, tuttavia questa critica è arrivata spesso proprio dai tanti indagati, rinviati a giudizio e condannati che risiedono in Parlamento, loro sì, costituendo una vera anomalia. Passiamo al programma: perché definirlo rivoluzionario? Perché è l’unico che affronta per primo il tema della LEGALITA’, e questa è una piccola grande rivoluzione in un paese come il nostro che da secoli è affetto da una malattia che sembra incurabile: la mafia ed è frenato nella sua corsa dal macigno di una corruzione sempre più capillarmente diffusa. Il manifesto (per dettagli, numeri, dati http://www.rivoluzionecivile.it) parla di ELIMINAZIONE della mafia, che va colpita nella sua struttura finanziaria (e non solo in quella militare) e nelle relazioni con il potere. Potrebbe sembrare scontato, chi a parole non vuole eliminare la mafia? Non è proprio così, troppo spesso dietro le parole “lotta e contrasto” si cela un sostanziale compromesso con la criminalità organizzata, come ormai sappiamo tutti le stragi del ’92 ne sono la prova. Lo stato ha colpito la mafia nella sua struttura militare, meno in quella che la fa prosperare, quella finanziaria e quella delle relazioni con il potere economico/politico, anzi, spesso proprio la classe politica è legata direttamente alle mafie e non man&"


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f cano, persino in parlamento, i condannati per concorso esterno in associazione mafiosa. E’ importante sapere che questa lotta non coinvolge “soltanto” la sfera della giustizia, della morale e della libertà: l’economia sommersa in Italia ha un volume di 457 miliardi di Euro, 270 dei quali dovuti all’evasione fiscale e 187 all’economia criminale, infine la corruzione divora ogni anno 60 miliardi di euro. Perché l’economia riparta bisogna liberarsi definitivamente da queste zavorre affrontando l’emergenza legalità. Che un programma politico metta quindi al primo posto l’impegno per sconfiggere una volta per tutte il crimine organizzato, che oltre all’incalcolabile danno sociale, blocca l’iniziativa imprenditoriale e gli investimenti, e per debellare la corruzione è allora estremamente importante e tutt’altro che scontato o sottinteso. La seconda emergenza del nostro paese è quella che riguarda l’AMBIENTE, pensiamo al cancro della cementificazione, al rischio causato dal dissesto idrogeologico e dalla cattiva urbanizzazione (alluvione 5 Terre di un anno fa), alla scarsa manutenzione delle scuole e degli ospedali che spesso non hanno né strutture antisismiche né certificato di agibilità, allo stato di abbandono di strade e corsi d’acqua. E’ chiaro che la situazione deve essere affrontata al più presto, per farlo Rivoluzione Civile propone di archiviare alcune “grandi opere” come la TAV, il ponte sullo stretto (oggi riproposto per l’ennesima volta da Berlusconi), che in passato di “grande” '" Fahrenheit 451

hanno prodotto solo tangenti, lavoro per imprese controllate dalla malavita e scempi ambientali (pensare alla Salerno-Reggio Calabria). Lo stop a questi investimenti, inutili e dannosi permetterebbe di concentrare le risorse per interventi meno mediatici rispetto ad un ponte di 5,5 km tra la Sicilia e la Calabria, ma sicuramente molto più utili: 1) mettere in sicurezza e rendere efficienti dal punto di vista energetico il patrimonio immobiliare pubblico: scuole, ospedali, tribunali, carceri. 2) chiudere l’epoca dei “piani straordinari” fatti a catastrofe già avvenuta incentivando, grazie a consistenti sgravi fiscali, la messa in sicurezza delle abitazioni non antisismiche, l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare esistente, 3) bloccando allo stesso tempo il consumo di suolo, altra piaga del nostro paese, martoriato dalla cementificazione (8mq. al secondo) e dall’abusivismo edilizio. Il terzo grande problema è quello dell’occupazione, la nostra è una Repubblica fondata sul LAVORO, senza non ci sono né stabilità né prospettive, crescono disperazione, illegalità e gioco d’azzardo. Per creare nuovi posti di lavoro è necessaria un’altra grande Rivoluzione: promuovere lo sviluppo di un sistema economico/industriale basato sulla sostenibilità, nella convinzione che solo una terza rivoluzione industriale, quella del passaggio alla green economy, possa far rinascere l’industria grazie ad un piano di riconversione che premi le aziende che investono in ricerca, in innovazione e le

eccellenze del “made in Italy” dalla moda alle rinnovabili passando per manifattura di qualità e agricoltura. Affinché ambiente, salute e lavoro non debbano più essere alternativi uno all’altro e l’Italia sappia “reinventarsi” grazie alla ricerca diventando un polo di riferimento per la green economy. In questo processo, Rivoluzione Civile ritiene che un’ istruzione e una ricerca pubbliche di qualità siano imprescindibili. Infine, in materia di tassazione, propone la patrimoniale sulle pensioni d’oro, sulle grandi ricchezze e sulle rendite finanziarie perché aumentando il carico su chi ha di più, e non sempre ha dato si possa alleggerire il carico fiscale che oggi opprime chi ha poco e ha sempre dato (reddito dipendente). Un grande passo avanti sul piano dei diritti civili con il diritto di cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia e il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto. E last, but not least una sacrosanta legge che PDL e PD e terzo polo non hanno fatto e non faranno mai: l’ incandidabilità di condannati e rinviati a giudizio e un’altra per mettere finalmente fine al conflitto d’interessi ed eliminare le tante leggi ad personam (o per meglio dire ad Silvium).


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Roberto Reggiani

Oscar Giannino, laureato in giurisprudenza e in economia, è il candidato premier per la lista “Fare per fermare il declino”, che si propone come fresco cambiamento all’interno della situazione politica del nostro paese. Gli obiettivi in comune con gli altri partiti, sono sicuramente la riduzione del debito pubblico e riduzione della pressione fiscale, la riforma della giustizia: ciò che lo differenzia dagli altri raggruppamenti è il modo di perseguire e raggiungere questi traguardi. In questo momento l’Italia ha un debito pubblico pari, oggi, a quasi 2000 miliardi di euro, cioè il 126% del Pil (prodotto interno lordo): la meta che si prefissa Giannino è di farlo scendere sotto la soglia del 100% nei 5 anni della legislatura. Questo tramite alienazioni del patrimonio pubblico, vendita di proprietà non utilizzate e libere da vincoli culturali artistici , il cui possibile ricavo viene stimato nel range di 72-420 miliardi di euro. Oltre a ciò si propone un rimedio più duraturo: il taglio della spessa pubblica improduttiva, cioè quella che non incide sui servizi forniti ai cittadini; e questo come hanno già dimostrato Australia, Nuova Zelanda, Canada, Gran Bretagna e Germania è possibile. La spending review si prefigge di abbassare la spesa pubblica di 6 punti percentuali in 5 anni, a partire dai costi della casta politico-burocratica arrivando fino ai grandi tagli sprechi pubblici; uno di questi è per esempio la spesa sanitaria del nostro paese che è salita da 37 a 77 miliardi di euro nei 5 anni pre-crisi (fonte Ministero della Salute) questo in larga misura perché ogni azienda sanitaria/ospedaliera può scegliere quali forniture ordinare senza incorrere in organi di controllo, l’anomalia che si viene a creare è che ad esempio una garza costi in Sicilia Febbraio 2013

5 volte di più che in Emilia Romagna. L’idea di “fare per fermare il declino” è semplice: lasciare che a controllare gli acquisti sia per tutti la Consip, società del tesoro che lavora già a servizio delle pubbliche amministrazioni, e quindi senza creare un altro organismo limitare le spese frutto di sprechi e/o malaffare senza diminuire i sevizi offerti. La previsione è una riduzione di quasi 20mld di euro. Un altro punto fondamentale per la riduzione del debito sono le modalità di privatizzazione dei servizi pubblici: per ridurre i cattivi incentivi e aumentare la trasparenza, si suggerisce la costituzione di fondi chiusi, omogenei al loro interno, la cui gestione verrebbe affidata a terzi selezionati attraverso gara pubblica. Ciò comporterebbe la cessione totale o parziale di grandi aziende (in questo momento in perdita) come le Poste o Ferrovie dello Stato Italiane. Le liberalizzazioni potrebbero fruttare allo Stato più di 90 mld di euro seduta stante. I risparmi ottenuti tramite la riduzione dei tassi d’interesse del debito pubblico (78-80 mld) dovrebbero essere investiti a favore dei cittadini; il migliore modo per farlo non è togliere l’IMU (che andrà sicuramente modificata e abbassata per i ceti più bassi e alzata per quelli più abbienti) sostituendola con una patrimoniale come sproloquiano molti politici, ma abbassare IRPEF abolendo l’IRAP permettendo così allo stesso tempo ad un’azienda che ora paga 1800 euro lordi (comprese le tasse dovute allo stato) al lavoratore di pagarne 1500 e al lavoratore che riceve ora 900 euro netti (al netto delle tasse) di vedere la propria busta paga salire a 1200 euro. Alle nostre spalle abbiamo l’esempio dell’Irlanda: dovette richiedere 700mld di prestito all’Europa ma non modificò la

tassa che corrisponde alla nostra IRPEF (tuttora a12.5% la più bassa d’Europa). Tra i principali motivi, secondo la banca centrale europea del Pil irlandese positivo di 0.9 nel 2012 e della previsione di +1.3 del 2013. L’ultimo punto del programma è una sostanziosa modifica del sistema giudiziario italiano, riformando il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con una netta distinzione dei percorsi e dell’avanzamento dovuto non alla sola anzianità ma basato sulla performance. Giannino propone anche di adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti di interesse (es. Berlusconi-tv e giornali) e rivedere la legge sulla corruzione, inasprendo sanzioni e incentivando chi denuncia questi meccanismi. Giannino risponde “idealmente” a chi lo crede troppo liberista, collocando trai primi 5 punti della sua agenda di governo un sistema di tutela verso chi perde il lavoro ma che lo ricerca attivamente anziché, come avviene oggi, sostenere imprese inefficienti. Nella sua idea di governo ogni lavoratrice e lavoratore deve godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro; la sua soluzione “È fare, fare, fare. Sapendo che sono in milioni i beneficiari dell'attuale sistema statolatrico. Ma ancora di più sono le sue vittime. Ed è a queste ultime che bisogna dare una volta per tutte l'idea che ci si può riuscire con una svolta vera.” Ai partiti che prevedono nuove tasse o che desiderino lasciare quelle esistenti senza tentare di abbassarle lascio invece le pungenti parole di Matteo Pantaleoni, economista del secolo scorso “quando c’è un problema di saldo dello Stato alzare le tasse è la risposta del… somaro”. ("


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In Italia parlare di politica non è facile. La reazione spesso è quella di rabbia, sdegno, se non di puro e semplice schifo per una classe politica (destra e sinistra) che ha una colpa ben più grave di quella del declino economico dell’Italia: ha minato un fondamento della democrazia, il riconoscimento dei cittadini nello Stato. Come possiamo infatti, in uno Stato corrotto e inefficiente che è amministrato da una piccola minoranza la quale cura esclusivamente i propri interessi, che non paga i propri debiti ma che pretende sia il cittadino stesso a farlo, che non amministra in tempi civili una giustizia incivile, che non premia il merito e la conoscenza ma le conoscenze, che ignora e discrimina giovani, donne e immigrati, che si porta via il 50% del nostro reddito e che soffoca le imprese in cambio di poco o nulla, arrivare a dire “noi siamo lo Stato”? La soluzione non è solamente abbandonarsi a facili qualunquismi e populismi, cacciando via una classe dirigente impresentabile, che, nonostante tutto, ha ancora il coraggio di presentarsi alle elezioni. Qui entra in gioco il partito ‘Fare per Fermare il Declino’, nato dall’omonimo movimento, fondato da alcuni tra i più illustri economisti italiani (Zingales, Boldrin, Busco e Oscar Gianni)" Fahrenheit 451

FARE no candidato premier) a livello internazionale e non solo. L’obiettivo è la creazione di un soggetto che rivoluzioni i contenuti e il modo di fare politica e che sostituisca al vuoto di rappresentanza la voce di cittadini, associazioni e imprese. Il punto di forza ‘Fare’ consiste nella concretezza e nella realizzabilità delle proposte (presentate in modo dettagliato e sistematico sul sito www.fermareildeclino.it). Idee concrete e precise, analisi, numeri e proiezioni sono sicuramente elementi anomali nel panorama dei vari programmi politici dei partiti che hanno nascosto, dietro le solite grandi frasi, torte ideologiche, proposte shock, la mancanza di competenze, assicurandosi così quell’ambiguità necessaria per un sufficiente spazio di manovra politica (alleanze e inciuci vari) e il vecchio rimpallo delle responsabilità (“è colpa di quelli che ci stavano prima”) In sintesi i principali punti del manifesto (per gli approfondimenti si consulti il già citato sito) • La patrimoniale la paga lo Stato, non i cittadini. Per ridurre il debito è sufficiente vendere parte del patrimonio pubblico, a partire dagli immobili inutilizzati (si pensi solo a tutte le caserme vuote sparse per la pro-

vincia), fino alle imprese o le partecipazioni di esse (Ferrovie, Poste Italiane, Finmeccanica..). Così, oltre a riportare il debito sotto la soglia del 100% del Pil, viene avviato un piano di liberalizzazioni. • Viaggiando con Ferrovie dello Stato, o inviando un pacco, attraverso la monopolista Poste Italiane, vi siete domandati perché il servizio sia così inefficiente? O perché le tariffe telefoniche siano tra le più care d’Europa? E’ normale. Quando un settore (questi solo alcuni esempi) è gestito in modo monopolistico o in modo non pienamente concorrenziale, l’interesse da parte delle società dello Stato non consiste, quindi, nell’offrire il servizio migliore possibile ma nell’accaparrarsi contributi pubblici. Solo in un libero mercato, tutelato dalla legge, si ottiene un miglioramento della qualità ed un abbassamento dei prezzi, dove quindi l’interesse privato si traduce in un benessere collettivo. • Tagliare la spesa improduttiva, SENZA toccare istruzione e sanità. Gli sprechi nella pubblica amministrazione sono infiniti: basti pensare che la spesa italiana è circa quattro volte superiore a quella della media europea. Si passa dai celebri costi della politica (consiglieri regionali che guadagnano più di Obama), alle pensioni d’oro


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SPECIALE ELEZIONI

f (Amato, ex presidente del consiglio, 31000 euro al mese) e al numero di ufficiali dell’esercito (dieci volte quello degli Stati Uniti). • Grazie a tali provvedimenti si può diminuire la pressione fiscale di 5 punti in 5 anni, pressione che blocca la crescita ostacola i consumi. Abolizione del redditometro, ”strumento dello stato guardone e ladro”, per un sistema tributario più semplice, con strumenti pensati per combattere l’evasione fiscale. • Sussidi di disoccupazione e strumenti di formazione per tutti i lavoratori, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda. Inoltre le norme di flessibilità vigenti per il privato devono essere estese anche al pubblico impiego. • Contro corruzione ed evasione. Introdurre una legislazione organica sul conflitto di interesse, che renda pubblici e consultabili tutti i redditi, patrimoni e interessi dei funzionari dello Stato. Introdurre il sistema statunitense (paese con i più bassi livelli di evasione fiscale) “whistleblower”: sgravi fiscali e premi economici per chi denuncia evasori o tangenti. Crudele ma efficace. • Far Funzionare la giustizia. Basare l’avanzamento di carriera per magistrati sul merito e non sull’anzianità. Difesa dell’indipendenza della magiFebbraio 2013

stratura. Decongestionamento dei tribunali e incremento dell’efficienza di questi. Per quanto riguarda l’emergenza carceri, istituire appalti pubblici per l’affidamento delle carceri, favorendone la costruzione, e trovare pene alternative alla detenzione. • La meritocrazia come parametro per sbloccare le potenzialità di giovani e donne, uniti a incentivi fiscali per combattere la discriminazione. Una disoccupazione femminile che raggiunge il 47,3% contro il 10,3% di quella maschile, una retribuzione in media più bassa di quella maschile, sono elementi che non possono esistere in un paese sviluppato. • Ridare alla scuola e l’università il ruolo di volano dell’emancipazione sociale ed economica. Aumentare le risorse, ma prima ancora l’efficienza dell’apparato, premiando il merito non solo degli studenti ma anche dei docenti e delle università, attraverso le valutazioni da parte degli studenti o su parametri oggettivi (es. quanti studenti trovano lavoro).

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Marianna Cortese

Lo dico subito: non sono particolarmente informata. Provo a leggere giornali, guardare tg, cercare notizie su internet. Ma durante una discussione non mi sento abbastanza competente, e di rado apro bocca, se non per dire cose di cui sono sicura al cento per cento. Diciamo anche novantanove. E in questo momento credo di esserlo, altrimenti starei zitta. Non porto dati, fatti o altre cose, perché, sono certa, i miei pensieri sono quelli di altri che non hanno il coraggio di parlare per paura di essere considerati ignoranti. Quindi, parlo io, da una parte perché penso di non dire una cosa stupida, dall'altra perché di politica, nei termini che vi sto per esporre, ne può parlare anche un bambino. Non sono dalla parte di Bersani, di Vendola, di Grillo, di Ingroia, di Monti. E, vero come il mondo, assolutamente non voterò, né nessuno nel mio nucleo famigliare ha mai votato, lo psico-nano. Il caimano. Papi Berlu. Detto questo, se fin qui non siete d'accordo, smettete di leggere, perché da qui in poi dirò la mia per aiutare a "sabotarlo". Se un minimo ascoltate i tg, saprete che Berlusconi sta recuperando terreno, e che l'esponente dell'opposizione in testa è Bersani. Noi di sinistra, di centro, in generale anti-Berlu, pensavamo di esserci liberati, e in**" Fahrenheit 451

PD vece eccolo di nuovo qui. Per quanto il governo Monti abbia traballato su molte cose, e la candidatura dell'economista sia stata veramente una manovra sleale (non doveva essere un "governo tecnico"? Temporaneo?), è indubbio che ha risollevato un po' le sorti della nostra reputazione che sembrava perduta, a livello internazionale. E io so solo una cosa: se risale Berlusconi, la perderemo di nuovo, e definitivamente. Per arrivare al fulcro volevo sollevare un'altra questione: la definizione di sinistra. Io conosco tantissima gente che si definisce di sinistra, me compresa, ma esattamente, cosa vuol dire? Se uno dice "io sono di destra" o vota Berlu, o lega, o i fascisti. Non si scappa. Guardate solamente la sfilza di nomi che ho elencato prima: la sinistra è completamente e inesorabilmente divisa! Sta qui la sua debolezza, e la forza dell'avversario politico è nel suo contrario: unità, sempre unità. I partiti sono divisi; non vuol dire che dobbiamo esserlo anche noi. Non possiamo esserlo, non in un momento così decisivo per il destino nostro, delle future generazioni, e dell'Italia. Se pensate che Berlusconi abbia rovinato l'Italia, vi prego di frenare il vostro fanatismo politico e di fare una scelta ragio-

SPECIALE ELEZIONI

nata. Io non voglio, e lo dico a chiare lettere, non voglio che venga rieletto per il quarto mandato. Chiunque di serio e di più o meno di sinistra va bene, e quello con più riscontro nei sondaggi è Bersani. Quello che vi chiedo è di abbandonare le controversie politiche e di riflettere su quello che volete: volete dare il vostro voto a una minoranza che non vincerò, per affermare la vostra idea e dare una speranza alla crescita del partito che vi rappresenta? O volete mandare a casa un vecchio il cui unico scopo è mandarci a fondo nella sua sempre più alta e potente risalita?


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SPECIALE ELEZIONI

f Fabiana Renzo

La svolta radicale di cui ha bisogno l'Italia è sì economica e legislativa, ma anche culturale. I diritti civili e della persona sono la base della Costituzione del nostro Paese e della nostra stessa vita, la loro cura deve essere dunque parte integrante di ogni programma politico e il partito che oggi in Italia offre in assoluto le migliori proposte al riguardo e ha il coraggio di attuarle concretamente è il Partito Democratico. Nel proprio Statuto il PD dichiara di affidare le decisioni fondamentali circa l'indirizzo politico, l'elezione delle più importanti cariche interne e la scelta delle candidature per le cariche istituzionali direttamente ai suoi elettori e ha messo in pratica questo principio denso di democrazia nella intensa esperienza delle primarie, unica nel nostro Paese, per cui gli italiani tutti sono stati chiamati in prima persona a scegliere i propri rappresentanti. Un'altra ventata di innovazione è portata dalla "rivoluzione rosa" che il PD ha realizzato in questa campagna elettorale: con il 40% di candidati donne, è il partito che oggi ne presenta in maggior numero nelle sue liste. Non solo, le primarie hanno previsto la doppia preferenza di voto, ad un candidato uomo e ad uno donna, così che il gentil sesso potesse avere la garanzia di una rappresentanza in Parlamento. Accanto alla partecipazione politica, alle donne è dedicato un piano di occupazione Febbraio 2013

PD professionale, volto a contrastare la disparità nei redditi e nelle carriere, specialmente nel Sud Italia, dove la disoccupazione femminile è più grave. Non soltanto l'attività delle donne in politica significa costruire un saldo legame tra le istituzioni e la vita reale quotidiana, ma, inoltre, secondo recenti dati della Banca d'Italia, l'incremento dell'occupazione femminile fino al 60% determinerebbe un aumento del 7% del PIL. L'altro grande obiettivo che si è posto il PD in questa campagna elettorale segue il motto "chi nasce in Italia è italiano", secondo il quale è un diritto, e non una "gentile concessione", che chi nasce in Italia da genitori qui residenti da almeno 5 anni abbia la cittadinanza italiana. Ancora una volta tramutando in fatti le belle parole del suo Codice Etico, in cui si legge che "il pluralismo in ogni sua espressione è una ricchezza", il PD ha avuto il coraggio di candidare nelle sue liste ben 4 cittadini di origine straniera (tra cui una di Modena!), ponendo finalmente l'Italia al pari degli altri Paesi europei e permettendo così che la nostra società possa essere rappresentata in Parlamento nella sua completa realtà e attualità. È una ghiotta occasione quella che le prossime elezioni ci offrono: cambiare finalmente, dopo quasi vent'anni, il modo di fare politica. Non concediamo più spazio a cabaret, spettacolo

e promesse sensazionali, ma riportiamo la politica al suo nobile mestiere: amministrare il bene comune. Questo oggi è possibile e lo è con l'offerta politica del Partito Democratico.

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Perché votare per Sinistra Ecologia e Libertà? Il voto del 24 e 25 febbraio ci assegna un compito molto difficile: scegliere il governo che avrà la responsabilità e il dovere di risollevare il nostro paese da una situazione buia, in cui la parola "politica" fa ormai coppia con "rabbia", e "futuro" con "rassegnazione". La sconfitta di questa economia è sotto gli occhi di tutti, la fanta-finanza ci ha portato sull'orlo di un baratro a cui con fatica dobbiamo riuscire a sfuggire. La crisi che ne deriva è anche sociale: migliaia di famiglie in difficoltà, costrette alla precarietà non solo del posto di lavoro ma anche delle speranze, che rischiano di diventare rimpianti. La crisi è culturale: in questi anni il governo ha tagliato fondi alla cultura, all'istruzione, perché sono ambiti che apparentemente non fanno crescere l'economia. Niente di più sbagliato, e noi studenti lo sappiamo bene. Ora ci troviamo con un pessimo livello di istruzione, e prospettive ancora peggiori. Infine, la crisi è delle istituzioni: molte personalità con ruoli istituzionali hanno dato prova, in questi anni, di un'avidità senza scrupoli che può solo fare perdere a noi cittadini la fiducia nello Stato che ci governa. Non possiamo più accettarlo. A partire dal voto del 24 e 25 feb*#" Fahrenheit 451

SEL braio, dobbiamo riconquistare la dignità e la speranza che meritiamo. Rifiutiamo la demagogia di chi cerca voti cavalcando la rabbia sociale, e stringiamoci attorno ai valori che possono ricomporre il nostro futuro. Valori che si traducono in fatti, e non in parole vuote. Lavoro, diritti, democrazia, cultura e ambiente. Ecco le parole - e i fatti - da cui chi governerà l'Italia non può scappare. Sul piano del lavoro SEL vuole un piano straordinario per l'occupazione, che favorisca le assunzioni e che incentivi l'ambientalizzazione. Vuole cantieri che mettano in sicurezza i lavoratori. Contratti che non mandino famiglie sul lastrico da un giorno all'altro. Sul piano dei diritti, secondo SEL, non possono esserci discriminazioni di razza, sesso, orientamento sessuale. La nostra Costituzione sarà la bussola per le nuove leggi. Sul piano della democrazia, SEL vuole una vera legge elettorale, una legge contro la corruzione e una contro il conflitto di interesse. Lo Stato non può chiedere, se non restituisce onestà. Sul piano della cultura, è venuto il momento di comprendere che il futuro è nelle mani dei giovani: fondi raddoppiati all'istruzione. I milioni che il governo vuole usare per comprare aerei da combattimento servi-

ranno a costruire scuole, finanziare restauri e iniziative: per restituirci un futuro che dobbiamo pretendere. Sul piano dell'ambiente, è con la green economy che si deve ricomporre lo scenario sfigurato dalla finanza sfrenata: incentivi ed agevolazioni per ripartire con un occhio all'ambiente. Tocca a noi costruire il futuro: è una responsabilità, ma anche un onore. La prima tappa passa dalle urne. Votate Sinistra Ecologia e Libertà (per Bersani presidente), date una voce alla dignità. Benvenuta sinistra. Grazie.


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Daniele Hammoud

Prima di dirvi cos'è il Movimento 5 stelle, vi dirò cosa non è: non è un partito, non è composto da politici che vogliono fare carriera, è un movimento di persone, cittadini che intendono la politica come servizio alla collettività. Il M5S nasce in rete, i candidati alle elezioni sono stati scelti da chiunque di noi volesse farlo, sono state scelte persone che per esperienza e serietà sono ritenute adatte a rappresentarci. Ma soprattutto sono persone senza nessun tipo di precedente penale, cosa assai rara ormai nel parlamento italiano. Beppe Grillo non è un candidato, lui è l'ideatore del movimento ed essendo un notissimo personaggio pubblico ne diffonde le idee. Il M5S è stato tacciato di antidemocratici, perché non permette ai propri esponenti di presenziare nei talk show televisivi: il fatto è che nel movimento non si ritiene essenziale, come fanno tutti gli altri partiti, di apparire sui mezzi d'informazione che non siano la rete. Il movimento ha un programma preciso, fatto di punti fondamentali: stato e cittadini, salute, informazione, lavoro, istruzione, trasporti (vedere il blog di Beppe) Si prefigge di fare in modo che ci sia più lavoro senza aumentare le tasse ma riducendo la spesa pubblica (ad esempio smettendo di spendere milioni di euro in armamenti) e Febbraio 2013

M5S riducendo gli stipendi dei parlamentari, cosa che tutti dicono di voler fare ma che nessuno ha mai fatto (anzi se li sono sempre e solo aumentati!). Pensate invece che i rappresentanti del M5S eletti nei consigli comunali se lo sono GIA' ridotto del 70%! Altro punto fondamentale è il finanziamento pubblico ai partiti: sono fior di milioni che possono essere investiti per il benessere dei cittadini, perché per far campagna elettorale devono bastare solo i buoni programmi, le offerte volontarie e andare nelle piazze a parlare con la gente. Per le elezioni in Sicilia il M5S ha speso solamente 8500 euro e ha restituito le centinaia di migliaia di euro di finanziamento pubblico. Il nostro paese ha bisogno di cambiamenti di leggi serie, ma ne ha bisogno in fretta. I parlamentari del M5S che saranno eletti faranno in modo che ciò avvenga e renderanno trasparente tutte le operazioni del parlamento, non permettendo inciuci e permettendoci di sapere senza filtri cosa accade nelle sale del "potere". Pensate che cambierebbe qualcosa se vincesse Berlusconi? Ha governato 17 anni negli ultimi 20 portando l'Italia sull'orlo del baratro. E se vincesse Monti? In un anno è riuscito solamente ad aumentare le tasse e solo alle classi più deboli.

SPECIALE ELEZIONI

E se vincesse Bersani? è stato al governo con Prodi quando potevano fare la legge per il conflitto d'interessi, la nuova legge elettorale, abolire i privilegi dei politici in modo che corrotti e disonesti non fossero più eleggibili, ma non l'hanno fatto. Perché la politica cambi e torni ad essere governo del bene comune, i partiti tradizionali, tutti, hanno bisogno di una scossa, e l'unico che può darla è il M5S. L'unica possibilità per avere finalmente un cambiamento vero è votare il MOVIMENTO 5 STELLE.

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Fabri

LISTA CIVICA SI VA PER MARI E MONTI DEL FUTURO

Pronti, partenza, via...ecco a voi il nuovo Monti in versione alpinista, pronto per la scalata di un monte minato da corruzione, clientelarismo, corporativismo. Ha lasciato tutte le zavorre al campo base: basta compromessi obbligati con un parlamento di indagati e trasformisti, fedeli solo a partiti "uffici di collocamento poltrone". Un mese fa l’avevamo lasciato nei panni del vampiro fiscale, costretto ad una politica di lacrime e sangue per onorare gli impegni presi dal precedente governo (l'Imu e il pareggio di bilancio entro il 2013 sono creature Silvio's style), per fare il lavoro sporco, che la politica non ha voluto fare, temendo di perdere quel poco di consenso rimasto, per esorcizzare il fantasma "default". Oggi il fantasma è esorcizzato e l’Italia ha riguadagnato una credibilità internazionale che le ha persino permesso di porsi come mediatore tra l’egoismo tedesco e la solidarietà di un’Europa sempre più comunitaria e meno governativa, che Monti sta contribuendo a costruire. Se la crisi finanziaria è ormai alle spalle, ora bisogna superare quella dell’economia reale e della società. Fondamentale diventa quindi dare nuovo impulso alle imprese, detassando il lavoro, migliorando l’accesso al credito, incentivando le aziende del social business e della green economy, che sanno coniugare ricerca tecnologica, coinvolgimento dei dipendenti nel management e politiche di eco so*%" Fahrenheit 451

stenibilità. L’Italia è fanalino di coda in Europa per capacità di attirare investimenti stranieri per una burocrazia cavillosa, una giustizia farraginosa e sempre intasata (persino il mio cane potrebbe impugnare una sentenza e arrivare fino alla cassazione!), una giungla di reati, che ha affermato il paradossale principio dell’incertezza della pena: semplificazione legislativa e riforma della giustizia, insieme ad una riforma del sistema tributario (il catasto necessita un aggiornamento), diventano imprescindibili. Occorre rendere più fluido il mercato del lavoro, dove sindacati conservatori difendono in modo ottuso condizioni di lavoro che la crisi non permette più, e, così facendo, sostengono la cultura della dipendenza dallo Stato, non permettendo ai lavoratori di cogliere appieno le opportunità che la globalizzazione presenta loro, creano un dualismo tra lavoratori protetti e non protetti e frenano la crescita: occorre dare impulso alla previdenza complementare, per permettere ai cittadini di non avere sorprese dopo la pensione e, allo stesso tempo, non negare ai nostri giovani di potere un giorno andare in pensione, applicare i modelli di flexsecurity, coniugando sicurezza occupazionale con flessibilità, collegare la retribuzione del lavoratore con la produttività dell’azienda, appianando le tensioni sociali, fomentate dai sindacati, tra mondo dell’impresa e lavoratori. In un sistema inefficiente dei servizi oc-

corre ridurre l’ingerenza della politica nelle carriere amministrative e professionali, potenziare l’amministrazione pubblica, sanando la piaga delle consulenze di professionisti rapaci e incompetenti, razionalizzare il sistema della sanità pubblica attraverso analisi rigorose del rapporto esito-costo e il confronto sistematico con le realtà più virtuose (è mai possibile che un catetere al Sud costi sei volte quello che costa al Nord?). Bisogna proseguire nella lotta all’evasione fiscale, esigendo trasparenza e tracciabilità fiscale, alla corruzione e alle lobby, opponendosi al conflitto d’interesse e inasprendo le pene per riciclaggio di denaro, frode fiscale, falso in bilancio. Un federalismo solidale, che risponda fiscalmente e socialmente sulla base del principio di sussidiarietà, una riduzione dei privilegi di casta, una riduzione della retribuzione dei manager pubblici, introducendo un maggior controllo del loro operato, maggiori tagli ai costi della politica e liberalizzazioni in quei settori dove, nella scorsa legislatura, gli interessi di corporazione hanno eretto un muro, sono la medicina contro la narrowmindness italiana, recalcitrante verso ogni tipo di cambiamento e progresso per interessi particolaristi. Infine, famiglie numerose, giovani e donne devono godere di benefit che permettano loro maggiori opportunità, sicurezze, libertà. Solo così possiamo guardare al futuro, con Mario Monti.


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SPECIALE ELEZIONI

f Greta Malavolti

In vista delle elezioni tracciamo una breve panoramica generale del programma di Monti, fatta solo una premessa, ovvero il confronto tra l’operato di Monti e quello dei partiti in questi ultimi mesi. C’è chi appoggia e chi prende le distanze dalle riforme di Monti, prima fra tutte quella del lavoro, delle liberalizzazioni o anche la spendingreview, però bisogna dare atto a Monti che, vista la sua particolare condizione, ha voluto e potuto fare quelle riforme, i cui risultati si potranno vedere solamente a lungo termine, che i partiti non hanno mai fatto, anteponendo il mantenimento della “poltrona” e la ricerca del consenso al bene dell’Italia che versa in una condizione di disparità rispetto agli altri paesi dell’UE. Dopo decenni di inutili demagogie, che ci si sono rivoltate contro e i cui effetti stiamo subendo solo ora, e di lotte fra partiti che erano, e sono tuttora, chiaramente interessati soltanto a mantenere i loro posti, finalmente abbiamo avuto una ventata di novità e di riforme volte a contenere la situazione (a un passo dal baratro, come è stata definita) che si era creata, ma credo che i progressi ottenuti fino ad oggi debbano essere solo un inizio di un lungo processo di modernizzazione. Il programma di Mario Monti è appunto finalizzato al raggiungiFebbraio 2013

LISTA CIVICA mento di questo scopo, con proposte già definite e progettate, a cui manca solo l’attuazione pratica. Innanzitutto l’intenzione di ridurre il debito pubblico, un macigno ormai di quasi duemila miliardi che pesa sui cittadini, che vedono una quota importante delle tasse andare a pagare i vertiginosi interessi dei titoli di stato raggiunti due anni fa a causa delle speculazioni. Solo una volta arginato il problema del debito si potrà realmente e gradualmente diminuire il carico delle tasse sia a carico del cittadino che dell’impresa, mediante la riduzione dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive), Irpef (imposta sul reddito)e Imu (tristemente aggredita e umiliata da proposte ridicole negli ultimi tempi). Un altro punto molto importante è l’impegno che Monti si è assunto nel facilitare l’ingresso dei giovani, delle donne e degli over 55 nel mondo del lavoro, riducendo le tasse alle aziende che li assumono, progetto che è già iniziato con una nuova regolamentazione dell’apprendistato per i giovani. Un altro segno distintivo è la creazione di una lista civica, ovvero membri provenienti dalla società civile da settori economici e occupazionali diversi che hanno un’idea effettiva di quello che c’è e si può miglio-

rare nei vari ambiti: conoscenza che altri candidati, a mio parere, non possono vantare. Importante è anche sottolineare la vasta presenza nelle liste di donne provenienti dal “vero” mondo del lavoro, e non di quelle dello spettacolo o delle sfilate. Ultimo punto di riflessione, ma per questo non meno importante, è il piano per la crescita del meridione, volutamente evitato o superficialmente preso in considerazione dagli altri partiti, che passa dall’attuazione di un piano per il rilancio del turismo, importante fonte di reddito per l’Italia, l’utilizzo integrale e trasparente dei fondi europei per il miglioramento della situazione economica e sociale del sud Italia e una drastica riduzione delle tasse per le aziende che investono al meridione. Per eventuali dubbi o chiarimenti è consultabile online l’intera agenda di Monti, così come anche le proposte di tutti altri partiti per un confronto e un’analisi obiettivi e consapevoli, liberi da populismi, demagogie e promesse irrealizzabili; tutto questo sia per le persone che andranno a votare sia per coloro che ancora non possono, perché, aldilà della personale opinione politica, è un diritto e un dovere di tutti (pre)occuparsi dell’amministrazione del nostro paese. *&"


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ECONOMIA E AMBIENTE Matteo Lipparini 3°A

Siamo ormai al termine della campagna elettorale, tanti sono i politici che ci parlano di futuro, ma pochi sono quelli che parlandone affrontano le tematiche legate ai cambiamenti climatici, all’energia, alle emissioni di gas climalteranti. L’Italia è una delle poche nazioni industrializzate a non avere rappresentanti di movimenti “ecologisti” in parlamento, siamo anche l’unico stato dell’Unione a non avere nemmeno un deputato al parlamento europeo che rappresenti tali movimenti. Si potrebbe obiettare che in passato, il partito dei Verdi italiani non ha certo brillato per sola dedizione alla causa e per intraprendenza, anzi, forse divenne più celebre per alcune vicende giudiziarie, e inoltre, l’assenza di un partito ‘‘specifico’’, come i Verdi sono in Italia, non determina necessariamente l’assenza nel paese di un dibattito sulle questioni ambientali (portato avanti all’interno dei partiti tradizionali). Vero, se non fosse che in Italia i due principali partiti sono PD e PDL. Quest’ultimo è inqualificabile su questi temi (e non solo su questi), basti pensa*'" Fahrenheit 451

re alle ultime uscite deliranti di Berlusconi che, ancora una volta, in un paese come il nostro martoriato dall’abusivismo e dal consumo indiscriminato di suolo, ha il coraggio di proporre un “condono tombale” sugli abusi e di promettere il rilancio del settore edile senza vincoli di carattere paesaggistico, ambientale ed energetico, semplificando le normative e permettendo che, di fatto, il nostro splendido territorio venga violentato per l’ennesima volta da altre “villettopoli”, poi invendute perché senza mercato (in Italia il 40% del patrimonio immobiliare esistente è sfitto); sul fronte energetico infine, basti ricordare la proposta del nucleare (poi bocciata da un referendum con il voto contrario del 94,5% degli italiani). D’altro canto anche il PD, molto sensibile a parole e sulla carta alla questioneambiente e alla riduzione delle emissioni, nell’amministrazione delle realtà locali, agisce spesso nella direzione opposta a quella sostenuta nelle varie, apprezzabili, carte d’intenti. Un esempio? Non è necessario allontanarsi dalla nostra realtà: pensate all’ urbanizzazione selvaggia in

Emilia Romagna (dove regione e provincie sono, per l’appunto, storicamente governate dal centrosinistra) non c’è più soluzione di continuità tra le diverse città, scarseggia il suolo agricolo e ogni giorno da anni viene cementificato (e il processo non è reversibile, quel suolo non tornerà più agricolo) l’equivalente di 6 campi da calcio. Dal momento che la politica non si è ancora mai dedicata seriamente alla questione, resta da stabilire perché non lo faccia, tre sono le ragioni principali: c’è chi ritiene che il tema dell’ambiente non sia ancora tra i più sentiti dall’opinione pubblica. Di conseguenza, ad una classe politica come la nostra, sempre più impegnata ad intercettare ed inseguire gli umori delle masse e sempre meno dedita a quella che dovrebbe essere la sua vocazione primaria, indicare e tracciare la via da percorrere, risulta dunque normale non occuparsene. Altri sostengono invece che la politica non affronti questi argomenti per via dei legami troppo forti con gli imprenditori, i settori e le lobby che fondano il loro business e il loro


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f profitto sul mantenimento dello status quo: petrolieri, produttori di energia, sistema industriale inquinante (spesso basato ancora sulla struttura della prima rivoluzione industriale), costruttori edili. Altri ancora ripetono che, soprattutto in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando, sia più importante parlare di temi indubbiamente cruciali come lavoro, pressione fiscale, welfare e crescita. Nessuno mette in dubbio che sia attorno a queste tematiche che debba ruotare l’agenda politica ma l’errore colossale sta proprio nello scindere la discussione di queste da quella sull’ambiente, la green economy, la riconversione industriale, veicolando così il messaggio che tra le prime e le seconde non ci possa essere collegamento e che in definitiva l’ecologia e la sostenibilità non siano armi per sconfiggere la crisi ma che non rappresentino altro che medaglie da appuntare sulla uniforme (programma) di ogni soldato (partito) che si rispetti. Accessori che si, lo abbelliscono ma che nel momento dello scontro con il nemico (crisi, disoccupazione, recessione) sono inutili e anzi quasi dannosi. Niente di più sbagliato. Al contrario, per il vero interesse del paese, non si può più aspettare a virare decisamente verso una green economy, una riconversione industriale, una seria politica energetica e, a differenza di chi soFebbraio 2013

stiene che le tematiche siano scisse tra loro, non è più possibile creare nuovi posti di lavoro, un welfare che funzioni e tornare a crescere prescindendo dalle questioni sopra citate. Per dimostrarlo prendiamo ad esempio la crescita, da questa dipendono infatti la ripresa economica e la formazione di nuovi posti di lavoro. Nessuno (fatto salvo Maurizio Pallante e il suo movimento “Decrescita felice”) si interroga mai su cosa significhi e cosa comporti realmente la “crescita”, tutti la rimpiangono, la invocano, la rincorrono, tutti sono concordi nell’affermare la necessità di tornare a crescere al più presto, ma quasi nessuno si interroga e discute riguardo a cosa determini e cosa comporti la crescita del PIL (prodotto interno lordo) e soprattutto come si voglia perseguirla, attraverso quale politica industriale. Questo accade perché ormai la “crescita” è acriticamente accettata come un qualcosa di positivo a prescindere, non importa come e verso quale direzione si cresca,

l’importante è crescere. Non è così, basti pensare che il PIL cresce anche fabbricando armi, grazie a contratti di lavoro precario, sottopagato o addirittura in nero, sfruttando le risorse naturali in maniera indiscriminata e senza curarsi di come vengono ottenute, a quale costo (guerre nei paesi sottosviluppati ma ricchi di materie prime, guerre per i combustibili fossili, catastrofi naturali), contribuisce alla crescita anche una produzione industriale che non si cura delle emissioni o

Disegno di Matteo Rivoli

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f degli scarti di lavorazione dannosi per l’ambiente e quindi per le persone (ciò che è dannoso per l’ambiente lo è anche per l’uomo: altro concetto che non tutti i politici ma non solo loro, sembrano non aver ancora assimilato), la questione dell’ILVA di Taranto ne è l’esempio. Altro fattore di crescita è lo sfruttamento da parte delle multinazionali del lavoro nero, minorile e talvolta schiavizzato nei paesi emergenti, alcuni esempi: pensiamo alle nostre scarpe Nike prodotte in Thailandia, a quando beviamo una Fanta prodotta con arance raccolte in Calabria da migranti schiavizzati e al soldo della criminalità organizzata, a quando mangiamo il cioccolato di una M&M, raccolto da migliaia di bambini nelle piantagioni di cacao africane, o a quando fumate una sigaretta contenente tabacco raccolto da bambini (quasi tutte le case produttrici di sigarette coinvolte). Queste aziende (Nike, Coca Cola...) generano profitti, quindi crescita nei rispettivi paesi, poco importa poi se questa crescita sia figlia, almeno in parte di sfruttamento minorile nei paesi sottosviluppati. Quando il PIL cresce, la sua crescita non corrisponde necessariamente ad una incremento del benessere sociale ed ambientale, anzi non di rado avviene proprio il contrario. Ma l’importante, se si persegue la crescita di per sé stes*)" Fahrenheit 451

sa, è che si produca, e che si consumi, questa a grandi linee è la società in cui viviamo, imperniata sul consumismo. Ciò che conta è crescere, per crescere bisogna produrre e consumare, poco interessa poi cosa si produce, come lo si produce, quanto se ne produce, quanto se ne consuma. Proprio in relazione a questi ultimi due fattori del “quanto”, è bene ricordare che se tutto il mondo vivesse seguendo lo stile di vita degli Americani, avremmo bisogno di 10 pianeti terra per fornire le risorse necessarie. Oggi l’umanità intera (cioè la media di tutti i paesi, tra i quali c’è chi consuma troppo ma c’è anche chi consuma poco, i tanti paesi sottosviluppati) sfrutta risorse come se ci fossero due pianeti terra: il bilancio tra ciò che la terra è in grado di fornirci e quello che noi consumiamo è in rosso già dal mese di Luglio, ovvero, in un anno consumiamo quasi il doppio delle risorse che il pianeta ci offre, dunque è come se dal mese di luglio in poi consumassimo le riserve accumulatesi nei milioni di anni precedenti alla rivoluzione industriale. Pensiamo solo che, se i paesi sottosviluppati raggiungessero, come tutti ci auspichiamo, uno stile di vita dignitoso o addirittura simile a quello “occidentale” come sta già accadendo molto rapidamente per Cina e Brasile, il bilancio risorse prodotte/risorse consumate andrebbe in rosso ancora prima di Luglio e sarebbero necessarie ancora più delle odierne “due Terre” per garan-

tire a tutti questo tipo di esistenza. Beh, allora si giunge ad un paradosso, è meglio che questi paesi rimangano sottosviluppati? Assolutamente no, è però NECESSARIO ripensare cosa intendiamo per SVILUPPO e per CRESCITA, e come intendiamo perseguirli, affiancando loro, nei fatti e non solo nelle chiacchere e negli intenti la parola SOSTENIBILITA’. I cittadini e i politici dei paesi in via di sviluppo, come anche quelli dell’Italia e dell’Europa intera che oggi tentano di uscire dalla crisi, è bene che pensino a COME crescere, perché mai più si debba scegliere tra salute e lavoro (ILVA di Taranto un esempio), tra profitto e sfruttamento, tra energia e sicurezza. La risposta non può che essere trovata nella green economy, nella riconversione industriale, nello sviluppo della ricerca e nelle energie rinnovabili, in una parola nella CRESCITA SOSTENIBILE per l’uomo e per l’ambiente in cui vive.


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ARMI FACILI

f Giulia Ghirelli

C'erano dei bambini in quella chiesa, Tommy. Hanno visto morire i propri genitori sotto una pioggia di pallottole. Cresceranno pensando che è così che va il mondo. È questa la lezione che dai ogni volta che risolvi le cose con le armi. (Hitman) Le armi cedano [il posto] alla toga, l'alloro [militare] alla lode./Cedant arma togae, concedat laurea laudi. (CIC.) Quando le armi saranno fuorilegge, solo i fuorilegge possiederanno le armi. (Anonimo proverbio americano) Ogni genitore in America ha il cuore colmo di dolore. La maggior parte delle persone morte erano bambini piccoli, con un'intera vita davanti a loro. Tra le persone uccise anche insegnanti che hanno dedicato la loro vita ad aiutare i nostri figli a realizzare i loro sogni. I nostri cuori sono infranti oggi. Siamo addolorati per le famiglie di quanti ci sono venuti a mancare. Siano adottate azioni significative per prevenire il ripetersi di tragedie come queste. (Barack Obama)

20 Aprile 1999, Columbine, Colorado. Gli adolescenti Eric Harris e Dylan Klebold, si introdussero armati nella Columbine high school e aprirono il fuoco su compagni e insegnati, per poi togliersi la vita. 13 morti e 24 feriti. 16 Aprile 2007, Virginia Polytechnic institute. Uno studente, Cho SuengHui, comincia a sparare a studenti e insegnanti, suicidandosi a strage compiuta. 32 morti e 29 feriti. 20 Luglio 2012, Aurora, Colorado. James Holmes, ex dottorando di neuroscienze 24enne, ha aperto il fuoco in una sala cinematografica durante la Febbraio 2013

proiezione della prima del film Il cavaliere oscuro - Il ritorno. 12 morti e 58 feriti. 14 Dicembre 2012, Newtown, Connecticut. Adam Lanza, di 20 anni, ha aperto il fuoco all'interno della scuola elementare Sandy Hook. 27 morti, tra i quali 20 bambini. Il diritto al possesso di armi da parte dei cittadini è garantito da una vecchia legge del 1791. « Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto. » Figlia delle occupazioni spagnole e

britanniche garantiva ai neonati Stati Uniti di potersi difendere da un eventuale attacco da parte delle potenze europee. Ma oggi? Qual è il senso di questa legge? 88,8 armi ogni 100 abitanti. Più di 30.000 morti da armi da fuoco nel solo 2009. 66.000 feriti. E con il passare degli anni il numero aumenta. Perché anni e anni di tentativi di limitarne il commercio si sono risolti in niente? C’è chi punta il dito contro la povertà dilagante, chi contro la violenza sui mass-media. Ma anche lo storico senso di libertà americano rapprentato dell’arma da fuoco e la sfiducia nelle istituzioni che porta i cittadini a volersi difendere da soli. Dietro tutto ciò ci sono le Lobbies che da sempre sfruttano questa mentalità e si oppongono a ogni tentativo di limitazione. In più, davanti ad un nuovo tentativo di bloccarne la vendita, la domanda è aumentata. In più c’è da aggiungere la paura causata dalla recente strage di Newtown, per le quali le soluzioni applicate finora sono state guardie armate nelle scuole e zainetti antiproiettile per i bambini. Ma non sarebbe più semplice e più giusto evitare le stragi sul nascere combattendo la cultura dell’arma facile? Ma intanto si preferisce ancora che i proiettili vengano venduti da Wal-Mart mentre i bambini giocheranno sotto l’occhio di un agente armato e cresceranno credendo che basti un’arma in mano per essere più sicuri. !+"


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Una ‘coscia graduata’

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per combattere i pregiudizi Quello della violenza, e, più in generale, della discriminazione nei confronti delle donne è a mio avviso un tema molto importante che dovrebbe toccare tutti gli strati della popolazione. Il problema grave oltre, naturalmente, al numero sempre crescente di femminicidi, è l’immagine che viene data comunemente della donna, che, ben più degli uomini, deve stare attenta a come parla, a come si comporta, a come vive, e soprattutto a come si veste. Sembra che sia della stessa idea anche Rosea Lake, studentessa di graphic design dell’Università di Vancouver, che ha deciso di realizzare un progetto provocatorio dal titolo ‘Sentenze’, a mio parere a dir poco straordinario. Il progetto in questione consiste in una vera e propria ‘Coscia graduata’, un tatuaggio con le varie lunghezze delle gonne e l’immagine che si collega alla donna che veste la gonna di quella lunghezza. Le sentenze, per riprendere il titolo dell’opera, partendo dalle gonne più lunghe, sono: matronly (madre superiora), prudisih (troppo pudico), old fashioned (fuori moda), proper (appropriato), flirty (civettuolo), cheeky (sfacciato), provocative (provocante), asking for it (ci sto provando), slut (sciatta) e whore. Dell’ultimo termine non credo sia necessaria la traduzione. Rosea Lake, in questo progetto, presenta il fatto di coprire il proprio corpo come un atto di oppres!*" Fahrenheit 451

sione da parte degli uomini da una parte, e di certe culture dall’altra, e tenta di puntare i riflettori sui pregiudizi che esistono sulle donne, che possono poi sfociare negli atti di violenza vera e propria. Rosea non tralascia di criticare anche certe culture nelle quali le donne devono stare particolarmente attente al modo in cui si vestono.

A mio avviso , tuttavia, non è soltanto una questione di culture, ma ben più ampia, che tocca anche quelle nazioni che si vantano della loro modernità e della loro apertura mentale e culturale. Bé, lasciatemi dire che con questa dimostrazione, queste culture testimoniano l’esatto contrario: non si può considerare di mentalità aperta una società in cui le donne possono (e anzi

spesso sono) essere giudicate da persone che neppure conoscono soltanto in base al loro modo di vestire; o anche peggio, una società in cui le donne possono sentirsi limitate, anche professionalmente, per il loro sesso e per il loro essere femminili. Con questo non voglio dire che deve essere tutto concesso, sono perfettamente cosciente che la decenza è fondamentale, ma non credo proprio che una gonna sopra il ginocchio debba per forza mandare un messaggio provocatorio. Credo che con questo suo progetto Rosea Lake abbia trasmesso in modo molto immediato quello che sta diventando un vero e proprio fenomeno diffuso su larga scala. Trovo altresì importante il fatto che ci siano sempre più ragazze, anche giovani, che decidono di dire ‘basta’ a queste continue vessazioni dei mass-media e delle persone in generale, e che queste si impegnino affinché la situazione migliori e le discriminazioni finiscano in modo definitivo. Negli ultimi tempi, a conferma del fatto che il femminismo e il rispetto per le donne sta aumentando in maniera esponenziale, ci sono sempre più ragazzi e uomini (anche adulti) che appoggiano il movimento femminista per dimostrare che esso non è soltanto una cosa da ‘femminucce’, ma uno stile di vita che svariate persone vogliono adottare, per dimostrare che le cose possono, e, anzi, devono cambiare una volta per tutte. Alice Manzini 4°F


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RITA LEVI MONTALCINI “Quando il corpo muore sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato” Di messaggi Rita Levi Montalcini ce ne ha lasciati tanti prima di spirare a Roma il 30 dicembre 2012 all’età di 103 anni. Ha rappresentato un ponte tra molti campi e percorsi di vita: scienza, natura, politica. Ed è stata un modello e un esempio straordinario per le donne e per chi crede nei suoi sogni e lotta fino alla fine per realizzarli. La Montalcini nacque in una famiglia ebrea: figlia di Adamo Levi, ingegnere elettrotecnico e matematico, e di Adele Montalcini, pittrice. L’amore per la ricerca intellettuale le venne instillata proprio dai suoi genitori. La famosa scienziata si laurea nel 1936 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Torino con 110 e lode e, successivamente, si specializza in psichiatria e neurologia. Suoi compagni di studi nella scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi furono Salvador Luria e Renato Dulbecco. Tuttavia nel 1938, a cauFebbraio 2013

sa della pubblicazione del ‘Manifesto per la difesa della razza’ da parte Mussolini, la carriera di Rita, ebrea, viene bloccata. Rita emigra in Belgio con Giuseppe Levi, dove vengono ospitati all’istituto di neurologia dell’Università di Bruxelles, almeno fino all’invasione tedesca nella primavera del 1940. Rita decide di tornare a Torino, dove allestisce un laboratorio domestico. È qui che Rita scopre il fenomeno noto come apoptosi. Durante il bombardamento di Torino nel 1941 la Montalcini fugge nell’astigiano, salvo poi andare nel sud Italia e giungere alla fine a Firenze dove diviene membro delle forze partigiane del Partito d’Azione. Qui capisce che la sua strada è nella ricerca medica. Finita la guerra, Rita Levi Montalcini si trasferisce a St. Louis, dove ottiene la cattedra di Neurobiologia al Dipartimento di zoologia della Washington University dove perfeziona gli studi sulla scoperta di un promotore della crescita nervosa.

Rimase negli Stati Uniti per trent’anni, fino a quando non scoprì, nel 1954, il fattore di crescita nervoso o NGF per il quale vinse il Nobel per la medicina nel 1986. Nel corso della sua lunga carriera ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti ed è anche stata la prima donna ad essere ufficialmente ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Ha infranto le barriere raziali e quelle sessiste, lottato per la libertà e la crescita del suo Paese, con lo sguardo rivolto al futuro ha creduto e sostenuto i giovani ricercatori, per questo le sussurriamo: grazie dei sogni. Lucia Morandi 1°G

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ETIMOLOGIA

“ROMA CAPOCCIA…”

LORENZO TAGLIAZUCCHI IIA

In questo periodo di trambusto elettorale può essere opportuno allentare il clima teso e austero della lotta politica e dedicare almeno una pagina del nostro giornalino allo svago, ovviamente in stile “intellettualoide” come ormai vi ho abituati. Ho pensato, rimanendo in tema di etimologie, che numerose città della nostra Italia, oltre ad avere richiami ad eventi più che affascinanti, nascondono anche storie di parole altrettanto intriganti e degne quantomeno di “un’occhiatina”. Partirei dalla metropoli che rappresenta l’intero nostro paese, la città eterna, invidiata e ammirata dal mondo intero. La capitale della nostra penisola avrebbe tanti possibili etimi quanti eventi ha vissuto dalla sua fondazione. L'origine del nome di Roma è avvolto nel mistero perché quando gli storici iniziarono ad interrogarsi sulla sua origine si erano già recisi i fili della memoria. Le interpretazioni, dunque, sono diverse ed ognuna ha quella giusta dose di fascino e mistero che, an!#" Fahrenheit 451

che se chiaramente fantastico e leggendario, cattura la nostra curiosità. Senza ombra di dubbio, la più antica interpretazione risale allo storico Servio, il quale sosteneva che il nome della sua città derivasse da un appellativo arcaico del Tevere, Rumon o Rumen, la cui radice deriva dal verbo greco “ruo”, (=scorrere), sicché Roma sarebbe la Città sul Fiume. Gli storici di lingua greca, invece, desiderosi forse di considerare Roma una città di origine ellenica, narravano l'arrivo di profughi troiani sulle coste laziali dove Enea, il loro capo, avrebbe fondato una città dandole il nome di una delle donne, Rome, la quale, stanca di navigare da una terra all'altra, avrebbe convinto le sue compagne a bruciare le navi. In un'altra versione della leggenda Rome diveniva la figlia di Ascanio e nipote di Enea, mentre in un'altra ancora si narrava che Rome, una donzella troiana giunta in Italia con alcuni suoi compagni, sposò Latino ed ebbe due figli, Romos e Ro-

mylos (a noi italofoni meglio noti come Remo e Romolo), che fondarono la città dedicandola alla madre. In questi racconti si riscontra un elemento comune, la derivazione del nome da Rome, di cui è certo perlomeno l'etimo, “romé”, che in greco significa forza. A costo di dar ragione ai nostri amici che ci rampognano per le nostre arie da “classicisti”, permettetemi comunque di fare un sunto della leggenda della urbs caput mundi ad opera di Romolo e Remo. Secondo il nostro storico Varrone, era l'anno 753 a.C., il 21 aprile per l'esattezza, o, come dicevano gli antichi, l'undicesimo giorno prima delle calende di maggio. I due gemelli, avendo deciso di costruire una città per porre termine alla loro vita errabonda e non riuscendo ad accordarsi su chi dei due dovesse esserne il fondatore, decidono di rimettersi al volo degli uccelli, attraverso i quali parlano gli dei. Dall'Aventino scrutano il cielo: Remo vede fendere il cielo da uno stormo di sei avvoltoi ma Romolo ne vede dodici sul Palatino. A Romolo spetta dunque il diritto di tracciare il solco entro cui dovrà sorgere la città, ma Remo, deluso per non essere stato il prescelto,


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f scavalca il pomerio, la zona sacra e inviolabile, offendendo in tal modo non solo il fratello ma gli dei stessi. Romolo- è scontato il finale- uccide il fratello esclamando le mitiche parole: "Sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea!" (Così muoia chiunque altro oserà scavalcare le mie mura!) e come fondatore della città la battezzò Roma, a memoria del proprio nome. Forse anche gli antichi avevano compreso che questo racconto era un misto di favola e mito, ma ugualmente rimasero legati alla tradizione per una specie di religioso rispetto, a prova di ciò il fatto che probabilmente fu Romolo a prendere il nome da Roma e non viceversa. Un'altra importante interpretazione sull'etimologia del termine ricorda che il primo nucleo del Palatino, risalente circa alla fine del 2000 a.C., avesse un altro nome, sostituito durante la

Febbraio 2013

dominazione etrusca da Ruma, che i Latini avrebbero poi pronunciato Roma. Ma quale era il significato di questa parola? Il termine ruma, con le varianti rumis e rumen, significava, sia nel latino arcaico che nell'etrusco, da cui derivava, "poppa". Se questa fosse l'origine del nome, potremmo interpretare ruma non solo come mammella che offre il nutrimento e la vita ma anche, in senso traslato, come sede delle forze vitali racchiuse nel petto e dunque "forte" (e qui ritorniamo al greco romé). Al di là di qualsiasi ipotesi su vere o presunte etimologie, vorrei terminare con un piccolo riflessione naif… Rimane infatti la curiosa circostanza che se vi sono mai caduti gli occhi sulla parola Roma al contrario, avrete letto “Amor”. P.S: non vi annoio ulteriormente, in bocca al lupo ai fortunati (sic!) diciottenni che per la prima volta si recheranno alle urne!

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CINEMA

Beatrice Bompani 5G Su quest’uomo sono stati scritti più di diecimila libri, il presidente americano Obama trae ispirazione dai suoi discorsi più famosi; eppure cosa sappiamo di Abraham Lincoln? Spesso molti di noi sono legati all’immagine di marmo, imponente e fiera del Lincoln Memorial a Washington DC, ma ci dimentichiamo del suo lato più umano e quotidiano. E così, Steven Spielberg ci aiuta con il suo film Lincoln tratto dal romanzo della Goodwin Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln. Nella pellicola viene narrata la vita del presidente statunitense, interpretato brillantemente dal britannico Daniel DayLewis, durante le ultime fasi della guerra di secessione. L’abilità del regista e degli attori consiste proprio nel presentare Lincoln, non solo come genio politico, ma anche come marito alle prese con una moglie malata di una grave depressione, come padre di un figlio a cui stanno strette le regole della famiglia e come uomo che rischia la vita

per il proprio paese. Il film alterna scene crude di guerra a momenti della vita di tutti i giorni della famiglia Lincoln, episodi che vengono mescolati dalla stremante ricerca di far approvare la legge per eliminare la schiavitù. Le vicende politiche della guerra di secessione sono il vero filo rosso del film, capaci di toccare tanto la vita pubblica americana quanto quella privata dei politici del tempo, e sono responsabili di momenti di forte tensione e suspance. Largo spazio hanno anche i ragionamenti e gli stratagemmi come punto di partenza di ogni azione. L’importanza di questo film viene anche dagli insegnamenti che si possono tranquillamente ritenere attuali; Lincoln ci mostra come un uomo che ha idee in controtendenza rispetto a quelle della maggioranza possa, con l’aiuto della propria intelligenza, conquistare il cuore di una nazione. Non fatevi spaventare dalla durata di Lincoln e dai suoi colori bui; sarebbe

Giulia Sala IIIB

Chi poteva riuscire a fare un parallelo tra uno schiavo nero del sud degli stati uniti e l'antica saga germanica di Sigfrido? Ovviamente, solo Tarantino, che questo mese ha regalato al pubblico la sua ultima irriverente opera. In realtà definirlà così è alquanto riduttivo, perchè Django Unchained, ripreso dall'omonimo "Django" di Sergio Corbucci del 1966, è un film che riempie di quel bruciante senso di rivalsa tipico di altri capolavori del regista. E' difficile rimanere indifferenti davanti alla situazione degli schiavi neri delle piantagioni nel Mississippi, due anni prima della guerra di Secessione, un mondo dipinto a caratteri western, in omaggio a uno dei generi più amati da Tarantino. Django viene acquistato dal dottor Shultz, un cacciatore di taglie che gli chiederà una collaborazione nell'individuare criminali. Il dottore accetterà poi di aiutarlo a ritrovare sua moglie, Broomhilda, che è una schiava della tenuta Candyland.

!%" Fahrenheit 451

davvero un peccato avere pregiudizi verso un film che combatte proprio contro questi. In due ore e mezza si possono imparare molte più cose su questo periodo storico e sul popolo americano di quanto si pensi. Certo, la scelta di doppiare la pellicola in italiano fa diminuire un po’ l’atmosfera, ma anche i doppiatori nostrani hanno saputo trasmettere tutte le emozioni dei personaggi. Lo consiglio vivamente, anche a coloro che magari non apprezzano i film storici; fidatevi, ne vale la pena.

Anche nell'affrontare il fatto storico, il regista ha mantenuto un'impostazione molto caratteristica, anche se nell'eccentricità della sceneggiatura e della colonna sonora non c'è nulla che tolga importanza alla testimonianza di una crudeltà atroce e insensata. Da sempre Tarantino sfiora lo splatter, ma in questo caso la vena tragicomica delle scene violente è un po' attenuata, e Django trascina con forza nella sua vendetta noi che ripercorriamo una vita di lavoro massacrante, di frustate, di umiliazioni a arriviamo alla massima tensione al cospetto di Calvin Candy (Leonardo di Caprio), proprietario di Candyland. La realtà schiavile è molto nitida, arriva e colpisce, e fa riflettere, ma c'è anche il riscatto eroico di uomini che soli affrontano una comunità chiusa da generazioni in un sistema che oggi appare spietato, la forza della vendetta e la tensione dello scontro all'ultimo sangue fino alla fine. Vedere per credere.


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CINEMA

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!""#$%&'()%'$*+,-%'*.'/#00%'12'/,.#'#'3#'4%5#'52'5%.%'6,--#'5#$2#7' Prodotto e uscito nel 2012, diretto da Tom Hooper, Les Misérables è basato sull’omonimo musical tratto dal celebre romanzo di Victor Hugo, e dedica i suoi 158 minuti quasi interamente al cantato, lasciando solo poche singole battute alla recitazione pura. La notevole percentuale di tempo dedicata alla parte musicale non deve essere motivo di spavento, poiché anche i non affezionati del genere rimarranno così stupiti dalla forza e dall’emozione di questa pellicola, che dimenticheranno il loro scetticismo iniziale. Per volere dello stesso regista, i brani della colonna sonora (eseguiti dagli attori e accompagnati dal pianoforte) sono stati registrati live sul set durante le riprese del film, solo in una fase successiva è stata registrata la parte musicale eseguita da un'orchestra; gli attori hanno seguito un corso di canto per soddisfare i requisiti molto alti, pienamente raggiunti, richiesti da un musical di tale livello. L'album della Febbraio 2013

colonna sonora contiene anche un inedito scritto appositamente per la pellicola, Suddenly, che ha raggiunto la prima posizione nelle hit charts americane, inglesi e australiane. Inoltre, il film ha vinto numerosi premi sia per la fotografia, dato lo straordinario gusto pittorico delle scene, sia per gli attori, che hanno strabiliato il pubblico con una performance canora e recitativa perfetta. Hugh Jackman e Anne Hathaway hanno ricevuto numerosissimi premi, rispettivamente come miglior attore protagonista e come miglior attrice non protagonista, tra cui l’importante BAFTA inglese. Da una premessa del genere non ci si può che aspettare dei protagonisti, appunto, miserabili. Ed infatti è così: fin dall’inizio del film, vengono introdotti personaggi come Jean Valjean, marchiato a vita per aver rubato un pezzo di pane, subito dopo Fantine, giovane madre costretta a prostituirsi, poi Cosette, sua figlia che trascorre l’infanzia lavorando, e

infine i rivoluzionari Enjolras e il piccolo Gavroche, che a proteggerli hanno solo tavoli e un paio di sedie. Essi appaiono come miserabili senza speranza in questa Francia soffocata di stenti, ma in realtà non è così, anzi è esattamente il contrario. Saranno Javert, con la sua divisa inamidata e la sua intollerante eticità, i soldati con le loro armi ben lucidate e la Parigi cosiddetta per bene a risultare i veri miserabili, le persone a cui portare una pietà piena di biasimo. E sarà lo scontro tra le due parti ad aprire gli occhi agli spettatori. Sarà il percorso di redenzione di Valjean, il doloroso sacrificio di Fantine, l’amore fulmineo e potente di Marius e Cosette, lo spirito di libertà di Enjolras e gli altri giovani, contrapposti alla moralità priva di misericordia di Javert, alla corruzione dei coniugi locandieri e alla poca considerazione della vita umana dei soldati, a illuminare la vera miseria –non materiale, ma annidata nell’animo. Sa!&"


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f rà il contrasto tra il rosso e il nero: per Enjolras il sangue degli uomini arrabbiati e la fine di un’epoca; per Marius un’anima in fiamme e la disperazione; e per Javert, che non crede nel rosso, ma solo nel bianco e nel nero, nella netta e visibile differenza tra giusto e sbagliato, basterà un singolo gesto di Valjean –da lui considerato solo il prigioniero 24601- a insinuargli, lui che mai in vita dubitò, il dubbio: può esistere anche il grigio? Ma il modo in cui tutte queste sensazioni sono trasmesse non sarebbe mai stato così penetrante e completo senza la colonna sonora –straordinaria struttura portante di tutto il film- perché le sole parole non potranno mai descrivere il mondo di sentimenti che un essere umano si porta dentro.

Qui interviene la musica. Intervengono i suoni alti e rassicuranti come la fede di Valjean, i toni caldi e disperati come le lacrime di Fantine, le melodie dolci ed estasiate come l’amore di Cosette, le note forti e coese come l’animo dei rivoluzionari e, infine, i violini impazziti e incalzanti del cuore chiuso di Javert. Eppure, nonostante le differenze, tutti sono uniti da una comune ricerca di se stessi che solo alla fine troverà soluzione. Valjean, nel perdono di se stesso, riscoprirà la sua identità –non solo padre, non solo prigioniero 24601, ma Jean Valjean. Fantine nell’offerta di se stessa per la sopravvivenza della figlia. Enjolras nella libertà dell’anima, che non ha bisogno della vita. Marius e Cosette nella coronazione del loro amore reciproco. E Javert che trovando la verità, perde se stesso e il proprio respiro.

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In conclusione, Les Misérables non è un romanzo, un film, un musical, ma la vita umana in tutti i suoi aspetti, rappresentata in una Francia difficile, ma grembo materno che diventa essa stessa protagonista principale e irrinunciabile, senza la quale nulla sarebbe potuto accadere.

Ginevra Cerami e Virginia Stanzani IIA


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LA f LIBERTA’ CHE GUIDA IL POPOLO

La libertà che guida il popolo è una delle rare opere di Delacroix non ispirate a temi letterari, ma legate a fatti a lui contemporanei . è un dipinto ad olio su tela (2,60 x 32,5), conservato al museo del Louvre di Parigi. Il quadro si inserisce nel contesto della rivoluzione del luglio 1830 che depone in Francia i Borboni dando vita a una monarchia costituzionale sotto Luigi Filippo d’Orléans. La scelta di un tale soggetto da parte dell’autore è testimonianza della sua adesione agli ideali libertari e di giustizia di quegli anni, nonostante nei fatti egli abbia manifestato un certo riserbo e apparente distacco nei confronti degli avvenimenti politici del suo tempo; lui stesso nell’ottobre del 1830 in una lettera al fratello scrive:” ho intrapreso un soggetto moderno, una barricata(…) e se non ho combattuto

Febbraio 2013

per la patria almeno dipingerò per essa…”. I personaggi del dipinto si concentrano all’interno di una costruzione piramidale, la stessa presente anche nel dipinto “la zattera della medusa” di Géricault . La struttura piramidale non è l’unico elemento che accomuna i due quadri un altro, infatti, è il cadavere seminudo in primo piano. Tuttavia rispetto al quadro di Géricault il movimento è diverso : i personaggi della “medusa” indietreggiano rispetto all’osservatore ,mentre nella “libertà” avanzano con impeto, spinti da una forte motivazione . Il tricolore collocato al culmine della “piramide” è l’emblema del patriottismo dei manifestanti. A sorreggere la bandiera con la mano destra ben tesa in alto vi è una donna a seno scoperto. La nudità di questa ultima, non essendo ne un personaggio mitologico ne

ARTE

un personaggio di storia antica, fu accettata solo per la funzione allegorica della libertà che le venne attribuita. La donna guida borghesi, soldati e popolo che insieme partecipano alle “tre giornate gloriose”. Essendo giudicata eccessivamente “propagandistica” l’opera fu esposta permanentemente solo dal 1861.

Elena Cavazzoni IIA

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TECH

Sara Magli

M A N I A Crisi economica? Inesistente per il settore della tecnologia: il 2013 si apre infatti con una frizzante e nuova applicazione: Ruzzle. Ha preso posto sugli smartphone di tutti, ragazzi, adolescenti e adulti. Nessuno riesce più a fermare questa novità, che coinvolge e intriga moltissime persone. Facile da scaricare, costi zero e divertimento garantito. Uscito già nello scorso anno, Ruzzle è un gioco molto semplice. Consiste in una griglia di sedici caselle sulle quali si devono formare diverse parole, a cui viene associato un punteggio per difficoltà e velocità. Una volta che il primo giocatore ha finito il turno di due minuti, la partita passa all’avversario. Chi totalizza il punteggio più alto, si guadagna la vittoria. Tutto questo ripetuto per tre round. Lo scontro virtuale è possibile con chiunque: amici di facebook, contatti di twitter o avversari casuali. La storia di questa applicazione inizia nel marzo 2012 sotto il nome di Rumble. La Mag Interactive svedese lo lanciò come nuovo paroliere ma non ebbe un successo immediato. Il culmine della popolarità invece, è arrivato adesso con un’insistente accesso di clienti principalmente italiani e americani. 3 miliardi è il numero di partite giocate finora, strabiliante se si pensa che corrisponde a 10000 anni di gara. La distanza percorsa dagli atleti virtuali sugli schermi equivale a oltre 100 giri attorno al mondo. Sono nati, di conseguenza, tantissimi trucchi e infinite strategie suggerite per vincere. Tantissimi siti sul web infatti, preparano e insegnano come imbrogliare l’avversario. È stata inoltre lanciata l’idea di un !)" Fahrenheit 451

quiz televisivo che riporterebbe a questo gioco, con l’approvazione di molti. Notevole è stata l’influenza psicologica sui giocatori: Ruzzle non si è fermato al semplice momento di relax e distacco dalla realtà, ma si sta trasformando in una vera e propria dipendenza. Con oltre 11 milioni di utenti, si rischia l’isolamento di massa. Appena arriva il richiamo di una nuova partita pronta da giocare, ecco che c’è chi non sa resistere. Gli psicologi suggeriscono moderazione e autocontrollo: “Le possibili conseguenze sono infinita stanchezza e perdita del contatto con la realtà” dicono. E subito arriva la risposta della gente: non siamo forse dipendenti da tantissime cose? Non basta un film interessante, un libro diverso dal solito, un videogioco appena uscito o una nuova serie tv per essere dipendenti da qualcosa? Non posso che dire che la ragione va ad entrambi. Personalmente, vedo quanto attaccamento provoca questo gioco: amici che mentre aspettano l’autobus fanno una partita piuttosto che scambiare due parole; adulti che fermi ai semafori o seduti in ufficio, battono l’avversario. Ed è vero, questa tecnologia avanzata svaluta e rovina i rapporti, ma non credo sia così pericolosa come dicono gli esperti. È una moda, passerà. E comunque, come sempre, rimane ad ognuno di noi, libera scelta.

Disegno di Matteo Rivoli IIC


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RECENSIONE

L’ULTIMA RIGA DELLE FAVOLE Cosa c’è dopo il “vissero felici e contenti”? Un viaggio simbolico, alla scoperta dell’amore, quello rivolto a se stessi prima che agli altri, perché l’amore è una meta che si raggiunge in due, a condizione di aver trovato la strada da soli. Massimo Gramellini “L’ultima riga delle favole” è una storia moderna che vuole lanciare un messaggio di speranza. Massimo Gramellini cerca di rispondere alle domande che ripetiamo ossessivamente fin dall’infanzia nella nostra testa. Qual è il senso del dolore? Esiste l’anima gemella? In che modo la vita di tutti i giorni è trasformabile dai sogni? Tomàs è allergico all’amore, al solo pensiero gli viene da starnutire, lacrimare, sudare. Ma quando Arianna, una ragazza con gli zigomi alti e i capelli corvini conosciuta alla conferenza intitolata “Il peggiore dei mondi possibili” disdice l’appuntamento che si erano dati, Tomàs decide di andare in riva al mare a passeggiare, perché solo lo iodio riusciva a placare le bizze del suo sistema linfatico. Lì viene aggredito da uno sconosciuto, finisce in acqua e comincia ad annaspare, gridare fino a perdere le forze e lasciarsi andare a fondo. Ma ecco, dagli abissi del mare qualcosa lo raggiunge, una pulsazione, una luce fatta di musica. Comincia per Tomàs un viaggio alle Terme dell’Anima, una struttura a forma di stella a cinque punte dove il protagonista incontra diversi personaggi: Polvere, un surfista burbero che porta sempre gli occhiali da sole, e Morena, una diva della televisione egocentrica e dalla parlantina sciolta. C’è Stella Maris, responsabile dell’accoglienza, e numerosi

che spesso la sofferenza viene data in regalo insieme al pacchetto dell’Amore, si ritrova faccia a faccia con se stesso, perché è lì che comincia tutto: solo conoscendosi e amandosi si può amare l’altro. “L’amore non è la realtà. Il sesso e i soldi sono le uniche manovelle che ci mettono in moto.” “Perché ne parli come se ci fosse qualcosa di sbagliato? Il sesso e i soldi sono le scarpe che usiamo per camminare. L’inganno sta nell’aver trasformato un paio di scarpe nella ragione del viaggio.” Tomas è un uomo in cui tutti possiamo identificarci. Impaurito, rassegnato, deluso dalla vita e dall’amore, insoddisfatto dall’ultima riga delle favole, perché avrebbe voluto sapere cosa succedeva davvero, dopo. E anche se leggendo troviamo luoghi comuni e frasi ad effetto che abbiamo sentito milioni di volte, la forza di questo libro sta nel mostrarci che gli strumenti per essere felici sono sempre dentro di noi. Volenti o no, abbiamo bisogno di qualcuno che sia lì a ricordarcelo continuamente. Alla fine, a suo modo, il protagonista è arrivato ad una verità, soggettiva certamente, ma capace di far venire fuori il suo cuore da quella gabbia dove lui stesso lo aveva confinato. Non lo nego, è una lettura impegnativa che lascia dentro molte domande., ma trovo che sia normale. Alle Terme, l’anima deve faticare.

maestri che, sala dopo sala, prova dopo prova, cercheranno di portare Tomàs e gli altri “ospiti” alla scoperta, o meglio ri-scoperta dei propri talenti e del significato dell’amore. Per arrivare alle Terme, luogo che potrebbe essere ovunque, in fondo al mare, in un’altra dimensione, o semplicemente in noi stessi, è necessario un desiderio d’amore; anche quando tutto sembra andare a rotoli, quando vorremmo solo scomparire nelle profondità di una vita che riteniamo priva di significato, ecco che arriva un pensiero a salvarci. Tomàs si era trovato alle Terme per quel suo desiderio nascosto e avvolto nelle paure di trovare l’anima gemella. Pur avendo il terrore di amare, dunque di dover mettere in conto

TERESA CAMELLINI IIA

IPSE DIXIT Codeluppi: "La prof di scienze vi fa studiare il grasso?Il grasso? Ma vi pare un argomento da affrontare in un liceo classico? E' antiestetico"

Codeluppi: "Ragazzi ma siete di un'ignoranza abissale...io pensavo solo un po'" Farneti: "Non lo so, sono in classe, posso fare lezione? Oh, volete che pulisca i vetri? Mi date un pannetto?"

William: "Il mercato del Sud Italia era ancora basato sul BARATRO" Febbraio 2013

Codeluppi: "Ora io dirò: Elefanti a pallini rosa e voi non mi avrete nemmeno interrotto!"

Lugari: "chi è che lavora con dei soldi?" Studente: "le persone poco oneste!"

,-./012F*GH&(*9)*:#C*:#$&7(.0I7(*;0(* %&)('&*()*7&)3&*H3&6&2*J9&$$#*1&$$0* ;07(-$(0*K'(;;()G* Macchioro (facendo la rassegna delle donne nella tragedia greca): “Un giorno nella vita abbandonerete tutto per amore, noi donne in fondo siamo fatte così. Il problema è che lui alla fine vi abbandonerà e quindi, o vi suicidate, o lo ammazzate, o ammazzate i vostri figli.. E poi ve ne trovate un altro!”

Codeluppi: " Assimilare Canaletto a Turner è come proporre un abbinamento di passito e Gorgonzola in un corso di sommelier"

Patruno: "...le idee della rivoluzione francese di Fraternità, Libertà e UGUALITA'"

Patruno: "Questa la definirei più filosofia della rassegnazione di mia nonna” #+"


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BADALUCCO

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Laura Fregni IIA #*" Fahrenheit 451

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