M A G A Z I N E D I I N F O R M A Z I O N E , C U LT U R A E L I F E S T Y L E
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In copertina DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio VICEDIRETTORE Carlo Timio REDAZIONE CENTRALE Alessio Proietti, Giulio Siena, Noemi Furiani, Alessia Mencaroni, Marilena Badolato, Walter Leti, Elisabetta Bardelli, Elisa Giglio REDAZIONI REGIONALI Piemonte: Margherita Carpinteri Liguria: Jessica Chia Samantha Chia Lombardia: Francesco Colamartino Francesca Fregapane, Elena Ciulla, Stefano Spairani Righi Trentino Alto-Adige: Giuseppe Doria Francesco Taufer, Mauro Volpato Veneto: Carolina Bruno Caterina Chiarcos Toscana: Livia Ballan Ilaria Vannini Umbria: Claudio Cattuto Laura Patricia Barberi, Italo Profice, Alessandro Biscarini Giuliana Spinelli Batta Marche: Elisa Cataluffi Carlo Trecciola, Olga Puccitelli Abruzzo: Sara Bernabeo Maria Concetta Dercole, Davide Gerbasi Campania: Giuseppe Ariano Molise:Andrea Mastrangelo Basilicata: Marco Caldarelli Puglia: Veronica Sonoro Christian Chiarelli Sicilia: Paola Faillace Sardegna: Marina Sotgiu Anna Paola Olita
REBUILDING M E D I T E R R A N E A N C U LT U R E
Ripartiamo dal Mediterraneo per essere veramente uniti nella diversità. Questo in sintesi lo slogan da proporre per cercare di riavvicinare le due sponde mai come oggi così lontane. La miscellanea di micro culture e microsistemi che hanno interagito per secoli deve tornare a rappresentare uno scambio simbiotico di valori, perché solo dall’incontro, dal confronto e dall’interazione, la contaminazione può portare a un arricchimento culturale di tutti gli stati frontalieri del bacino del Mediterraneo. Realizzazione Classe di Design della Comunicazione, Y2-15/16, IED Comunicazione, Milano.
Principato di Monaco: Marinella Cucciardi Miami: Francesco Famà New York: Giovanni Bruna
Coordinamento Didattico IED Elisa Bergamaschino, Marianna Moller, Cinzia Piloni
RINGRAZIAMENTI Alessia Galimberti, Gianfranco Vissani, Mariano Di Vaio, Federico Garibaldi, Elena Sacco, Ana Hriscu, Dana Lupan, Diana Morelli Tate Modern Press Office
Direzione Artistica Alessio Proietti
EDITORE Ass. Media Eventi REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011 IMPAGINAZIONE E GRAFICA R!style Project STAMPA Tipografia Pontefelcino Perugia CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info SITO WEB www.riflesso.info FACEBOOK Riflesso Magazine
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EDITORIALE
42 Cattedrale di Trani 5 Quando profitto e solidarietà vanno 44 Basilica della Santa Casa di Loreto 46 Santuario di Tindari a braccetto 48 Abbazia di San Galgano 50 Giardino Giusti a Verona PRINCIPATO DI MONACO 52 Pietrabbondante 6 Sul cielo di Montecarlo brillano cinquant'anni di fuochi d'artificio NATURA 9 Monte Carlo fashion week 54 Poetto di Cagliari 58 Golfo dei poeti PERSONAGGIO 60 Parco della maremma grossetana 12 Gianfranco Vissani
EVENTI 14 16 18
Il Gruppo Editoriale Riflesso lancia il Progetto Culturale 5D Rassegna stampa Umbria Jazz 2016
AGENDA NEWS
20 Eventi nazionali selezionati
MODA 24 25 26 28
Vanity Fair Kasta Morrely Fashion Week Milan Fashion Excellence's Galà Nuove tendenze estive moda uomo
ARTE
32 Emilio Greco
LABORATORIO DI IDEE
62 Homo sum 64 Mudec 66 Mediterraneo: un bacino di speranza
BRIEFING CULTURALE 68 Chicche culturali disseminate in Italia
GIRI DEL GUSTO
70 L'ape, il miele e la danza dell'addome
BENESSERE
72 I benefici dell'acqua marina
AMBIENTE
FOTOGRAFIA
74 Sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale
DISCOVERY
76 Frammenti d'Italia a NYC
34 Federico Garibaldi 36 I segreti di Cremona
ARCHITETTURA 38 Rio 2016 41 Tate Modern
NEW YORK FLORIDA
78 La Italy-America Chamber of Commerce di Miami
EDITORIALE
Quando profitto e solidarietà vanno a braccetto di Mario Timio
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lla Luiss Guido Carli di Roma, Università della Confindustria, si è svolto recentemente un convegno su un tema di crescente interesse economico: il rapporto tra profitto, sostenibilità e diritti umani. Ciò a significare che non c’è profitto senza sostenibilità, non c‘è crescita se non si rispettano i diritti umani. Il convegno è stato promosso dal Comitato Italiano della Camera di Commercio Internazionale (alla quale aderiscono organizzazioni imprenditoriali, Camere di Commercio e aziende di oltre 130 Paesi) e dal Centro Ricerche della Luiss. Erano presenti relatori e accademici di livello internazionale, rappresentanti di alcune note imprese mondiali (Microsoft, Coca Cola, Gucci, Enel, Eni), esperti di organizzazioni non governative (Fao, Oxfam, Fondazione Avsi, Ituc-Associazione Internazionale dei Sindacati). L’iniziativa della LUISS fa pendant con un analogo meeting svoltosi al Teatro Cucinelli di Solomeo, ove è stato presentato il libro “Ripensare il Capitalismo” di Philip Kotler. Due eventi per sottolineare un solo aspetto, vale a dire il nuovo ruolo dell’impresa in un mondo che auspica un buon uso della ricchezza, una virtù che per molti è più difficile possedere rispetto alla capacità di diventare ricchi. Anche se l’impresa è ancora oggetto di una cultura anti-industriale che mira a demonizzare il profitto che si vuole contrapposto alla solidarietà, quale fosse un valore ad essa antitetico. L’idea che tende a ridimensionare tale sillogismo sta facendosi strada anche in Italia, pur con evidente difficoltà. Basti pensare che negli Stati Uniti già alla fine del XIX secolo profitto e solidarietà già andavano a braccetto. Due esempi per tutti: Andrew Carnegie e John D. Rockefeller,
due grandi imprenditori americani che hanno aperto la strada ai giganti della filantropia moderna, hanno visto il conto delle loro donazioni riportato sui maggiori giornali per molti anni a partire dal 1903. Anno in cui il London Times affermava che Carnegie aveva donato 21 milioni di dollari e Rockfeller 10 milioni. Nel 1913 il New York Herald riportava in 332 milioni di dollari il contributo di Carnegie e in 175 milioni quello di Rockfeller. Tutto accadeva quando ancora non c’erano incentivi fiscali alle donazioni. Con l’avvento di nuove detrazioni fiscali le donazioni crebbero a dismisura con sostegno principale all’istruzione: università, enti di ricerca, scuole, biblioteche, borse di studio. Anche in Italia dopo oltre un secolo è stata approvata una legge a favore delle donazioni e stanno iniziando iniziative filantropiche. Suddivisibili in tre settori: solidarietà, mecenatismo, dignità. Con la solidarietà si condivide con chi ha meno, con il mecenatismo si attivano iniziative culturali e recupero di opere d’arte, con la dignità – soprattutto dei lavoratori – si attua il maggiore dei messaggi evangelici: ama il prossimo come te stesso. La triade filantropica permette a qualsiasi impresa, comprese quelle che si occupano di moda e di lusso, di entrare a pieno titolo nelle multiformi vitalità della società, non tanto e non solo perché qualcuno “vuole restituire qualcosa”, ma essenzialmente perché desiderano contribuire alla crescita culturale della nazione. In sintonia con l’insegnamento di Michael Novak, uno dei maggiori teologi ed economisti americani: “La filantropia è il latte materno della società civile. Senza bisogno di rivolgersi allo Stato, qui le persone si volgono l’una verso l’altra e realizzano obiettivi di pubblico interesse”.
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PRINCIPATO DI MONACO
SUL CIELO DI MONTECARLO BRILLANO CINQUANT’ANNI DI FUOCHI D’ARTIFICIO di Marinella Cucciardi
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Ph. S. L.
Ph. Stéphane Lobono
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n’esplosione di luci, colori, suoni ed emozioni. È davvero il caso di dirlo per descrivere il Concorso Internazionale di Fuochi d’Artificio e Musica di Monaco. Creato nel 1966 dal sindaco di Monaco in occasione delle celebrazioni del centenario del quartiere di MonteCarlo, questo imperdibile evento si svolge durante l’estate, con quattro appuntamenti che infiammano letteralmente il cielo del Principato. Inizialmente creato come competizione di soli fuochi, è nel 1996, per la 31sima edizione, che si arricchisce anche della musica, diventando così uno spettacolo in cui le melodie, il ritmo e i giochi pirotecnici si fondono alla perfezione. Quattro sono le società pirotecniche concorrenti, scelte dalla giuria tra candidati provenienti da tutto il mondo. I partecipanti selezionati si sbizzarriscono in fantasia e abilità proponendo uno spettacolo di venti minuti a testa e a serata per sorprendere la giuria e il numeroso pubblico che a testa all’insù viene letteralmente strabiliato da colori e suoni. La giuria, composta da membri del Consiglio comunale, da rappresentanti del mondo dell’arte e della società e presieduto dal sindaco o da uno dei suoi più stretti collaboratori, corona nella serata finale lo spettacolo piromusicale
Ph. S. L.
Ph. S. L.
Ph. StĂŠphane Lobono
Un mix di straordinari colori, scintillii e musica animano il Concorso internazionale di Fuochi d’Artificio e Musica, diventando uno spettacolo in cui le melodie, il ritmo e i giochi pirotecnici si fondono alla perfezione
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Ph. S. L.
più originale. Ogni esibizione è giudicata secondo vari criteri che vanno dall’impressione generale, alla scelta della musica e dei colori, al bouquet finale, ma soprattutto al sincronismo tra effetti sonori e fuochi. È previsto anche un premio del pubblico che può comunicare le sue preferenze via internet. La qualità dello spettacolo è altissima, ma non è da meno l’organizzazione: i fuochi sono tirati da una piattaforma marina di fronte al Quai Rainier III, ma un sistema audio di eccezione posto al Port Hercule garantisce ogni sera anche agli spettatori di Avenue d’Ostende o sul Quai Albert I di godere di queste eccezionali esibizioni. Ogni cinque anni i vincitori delle edizioni precedenti si ritrovano per
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una competizione di eccellenze, garantendo ancora più emozioni. I partecipanti dell’edizione 2016 sono Blikas per la Lituania, Pirotechnia Minhota per il Portogallo, Howard And Sons Pirotechnics per l’Australia e Arthur Rozzi Pirotechnics per gli USA. Questo concorso è molto importante e attira un pubblico internazionale, cosicché anche in altri luoghi della Costa Azzurra, come a Cannes, si svolge questo evento. Tutti i ristoranti della famosa "Croisette" organizzano un menù speciale e per l’occasione, il Comune da l’autorizzazione di mettere i tavolini anche sulle spiagge. Fuoco alle polveri e che vinca il migliore!
PRINCIPATO DI MONACO
ELEGANZA E NUOVI TREND ALLA MONTECARLO FASHION WEEK a cura della Redazione
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rande successo per la Monte-Carlo Fashion Week, la settimana della moda nel Principato di Monaco, che si è conclusa i primi di giugno. Una tre giorni di eventi e sfilate, in cui i brand emergenti selezionati hanno presentato in anteprima ai buyers, alla stampa e ad un nutrito parterre di ospiti internazionali le loro collezioni resort, le pre-collezioni prêt-à-porter primavera/estate 2017, la moda mare ed il mondo bijoux e accessori. Tra le presenze da segnalare la modella, attrice e showgirl Victoria Silvstedt e la supermodella bielorussa Tanja Dzjahileva. La quarta edizione dell’evento si è aperta con la conferenza “The evolution of global fashion Retailing” al Cafè de Paris. Un incontro, in partnership con Gruppo Giovani Sistema Moda Italia per analizzare l’evoluzione del fashion retail, i nuovi comportamenti dei consumatori e valutare nuove sfide ed opportunità per i brand fashion. Sfondo per le due giornate di fashion shows è stato scelto il prestigioso Museo Oceanografico. La MonteCarlo Fashion Week è anche un trampolino di lancio per chi sa eccellere nel fashion system e l’Istituto Marangoni Paris ha deciso di portare le collezioni di quattro dei suoi studenti migliori. Importante momento della manifestazione è stata la consegna degli MCFW Awards agli stilisti Philipp Plein, Stella Jean e al fotografo italiano Giovanni Gastel. Alla presenza di sua Altezza la Principessa Charlene, moglie del Principe regnante Alberto di
Victoria Silvstedt, Philipp Plein, Principessa Charlene, Federica Nardoni Spinetta
Monaco, e della Presidente della Camera Nazionale della moda monegasca Federica Nardoni Spinetta lo stilista tedesco Philipp Plein è stato premiato con un award per la sua grande visione creativa a livello internazionale rivolta ad un target del luxury che nel piccolo regno è molto considerata.
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PERSONAGGIO
Gianfranco Vissani lo chef antesignano nel gusto e nella ristorazione gourmet
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Sala Classic
a cura di Carlo Timio resciuto in un ambiente familiare che da sempre gli ha trasmesso la passione e l’amore per la cucina, lo Chef Gianfranco Vissani ha trascorso tutta la sua vita a creare delle vere e proprie opere d’arte gourmet dietro ai fornelli. Entrato poi di diritto anche nel mondo dello spettacolo e della tv, riesce a destreggiarsi con bravura tra la cucina e i talk show, proponendo di continuo innovazioni in campo enogastronomico, novità culinarie e tendenze sia di carattere imprenditoriale che eventistico. Gianfranco Vissani, come inizia la sua carriera da chef? "Partiamo dalle origini. Nel 1962 sono andato alla prima scuola alberghiera. Studiare non è stato mai il mio forte e così optai per la cucina dove c’erano meno studi. Ero molto avanti nella tecnica in cucina dato che sia i miei genitori che i mie nonni cucinavano.
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La mia prima stagione l’ho passata al Majestic di Venezia. E a seguire sono andato al Gran Hotel di Rimini e in altre strutture dove mi mandava la scuola alberghiera. Sono passato poi per Cortina, e infine all’Excelsior di Roma dove c’era il grande Chef Gavina. Lui mi portava sempre con sé, ho appreso moltissimo da lui, è stato un grande maestro. Dopo questo importante percorso e dopo aver tenuto a battesimo scuole in America, in Giappone, in Australia, diffondendo la cucina italiana di eccellenza, ho voluto dare un ulteriore impulso alla mia carriera e così ho deciso di rientrare in Umbria." Da dove deriva il nome Casa Vissani? "Questo ristorante mio padre lo aprì nel 1948. Anche se poi è dal 1979 che lo gestisco io. Piano piano l’ho portato avanti, cercando di metterci sempre di più qualità e novità. Il nome l’ha dato mio figlio per conferire al ristorante e alla struttura nel suo
complesso un senso di accoglienza profonda e genuina. Il passaggio del brand da Vissani a Casa Vissani rappresenta un progetto ad ampio spettro e lo consideriamo un omaggio ai nostri clienti che hanno sempre ritenuto di stare a casa loro quando venivano a trovarci. Oggi, oltre alla sala da pranzo abbiamo il soggiorno, una saletta privata, una cantina per le degustazioni, una sala dessert e delle camere molto raffinate per completare la nostra offerta di totale accoglienza. Dobbiamo sapere offrire sempre nuovi servizi per star al passo anche con la concorrenza straniera molto attenta su questo fronte. Il cliente vuole poter scegliere, avere una vasta gamma di offerta e opportunità." Come riesce a conciliare la sua attività da chef con quella di scrittore e curatore di rubriche tra radio e tv? "Il mio forte impegno è quello di creare dei piatti innovativi, facendo uso dei nostri prodotti, anche locali. Il nostro obiettivo è quello di avvicinare le persone all’eccellenza, e alla cultura del territorio, della cucina e delle sue materie prime. La ricerca di prodotti di elevata qualità è per noi di fondamentale importanza ed è per questo che ci avvaliamo di una filiera corta, con produttori locali che ci forniscono un' ampia varietà di prodotti. Per il resto mi avvalgo della collaborazione di bravi messaggeri quali Jacopo Della Rocca, che è un ghost writer e che mi aiuta a gestire la comunicazione e i rapporti con la stampa." Dopo il top di gamma nel suo ristorante, ha sposato recentemente anche una nuova filosofia basata su un menu low cost. Come nasce questa idea? "Oggi trovare persone che sono disposte a spendere 300 euro in un ristorante non è semplice, per cui dobbiamo rivedere alcuni aspetti della cucina e essere capaci di offrire qualità elevata a dei prezzi contenuti. La ristorazione gourmet è a un bivio. Si deve cercare di avvicinare il più possibile la gente interessata ai tempi del gusto. Il gourmet è noioso e va trovata una filosofia diversa e più avvincente. Dobbiamo cambiare l’impostazione del locale che non deve essere considerato come un luogo in cui lo chef viene celebrato, ma un luogo di accoglienza. La nostra cucina deve essere legata alla celebrazione della ristorazione, dallo chef al maitre, dal sommelier all’ambiente. Per questo abbiamo cominciato ad inserire anche dei menù con prezzi più ridotti mantenendo sempre alto il livello di cucina. " Numerosi e variegati sono gli eventi che organizza nel suo ristorante. Cosa la spinge a unire l’aspetto
Sala Dessert
ludico dello svago con quello del mangiar bene? "Per cercare di ampliare la nostra offerta, anche nel coinvolgimento dei clienti con novità e aspetti più legati allo divertimento, abbiamo cominciato a creare una serie di eventi che gestiamo con grande entusiasmo. Un esempio per tutti è il Family Sunday, ispirato alla cultura francese secondo cui una volta l’anno una famiglia media si recava in un ristorante gourmet. A Casa Vissani abbiamo cercato di fare una politica più aggressiva, calmierando il prezzo per non renderlo inaccessibile." Come considera l’istituzione della Settimana della Cucina italiana nel mondo che è stata recentemente annunciata al Ministero degli Esteri? "Nel corso della mia carriera ho cercato di diffondere all’estero un tipo di cucina italiana che rappresentava l’eccellenza. Oggi mi sembra di vedere che stiamo trasmettendo al mondo una cucina che non è nostra. Dobbiamo tornare a servire la vera cucina che si identifica con il vero made in Italy. Difendere i prodotti di eccellenza italiana in questa spietata concorrenza e globalizzazione, non è facile ma dobbiamo tenere la barra dritta e continuare a batterci perche la nostra qualità assoluta sia rispettata e riconosciuta in ogni angolo della Terra." Quali sono i progetti futuri? "Stiamo aprendo Casa Vissani a Porto Cervo insieme a una enoteca, panetteria, pasticceria e gelateria. E puntiamo ad aprire nuove sedi in altre paesi del mondo, occupandoci sempre noi di fare la formazione degli chef e del personale."
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EVENTI
Il Gruppo Editoriale Riflesso lancia il “Progetto Culturale 5D” e il primo tour nel capoluogo lombardo a cura della Redazione
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rende forma l’inedito “Progetto culturale 5D” ideato dal Gruppo Editoriale Riflesso e nato dall’esigenza di traslare in una dimensione reale la promozione delle bellezze culturali italiane che trovano spazio sulle riviste del Gruppo. Questo Progetto rappresenta il passaggio naturale dalla semplice lettura di articoli di architettura e arte sulla carta alla visita diretta nei luoghi raccontati. All’interno di uno schema comunicativo di esaltazione della cultura e del territorio, è stato presentato questo Progetto che unisce esperti nel campo della comunicazione a esperti di altri settori culturali con l’obiettivo di svolgere un ruolo-guida in una serie di inebrianti itinerari sull’arte, l’architettura e il design di Milano. La presentazione del Progetto si è svolta nel capoluogo lombardo, presso il Museo Diocesano, il 10 giugno
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Con una Conferenza Stampa tenutasi a Milano il team Riflesso presenta nuove iniziative culturali e dà inizio a un ciclo di percorsi itineranti tra arte, architettura e design scorso, con una Conferenza Stampa per lanciare le prime due iniziative 5D (pentadimensionali), vale a dire il Tour “La Milano esoterica” per scoprire i misteri, i segreti e le simbologie della città meneghina e “ApeR!Coolturali”, un appuntamento ideato per avvicinare il grande pubblico al mondo della cultura in un momento cool della quotidianità come, appunto, un aperitivo. Carlo Timio, editore del Gruppo Riflesso ha commentato: “Sin dalla nascita del primo magazine Riflesso ci siamo posti l’obiettivo di promuovere lo straordinario e immenso patrimonio culturale italiano, cosa che facciamo seguendo due binari: sia attraverso la carta stampata che tramite progetti spin-off come il “Progetto 5D” con la convinzione che promuovere le bellezze del nostro Paese sia la chiave di volta per ridare consapevolezza del tesoro e della ricchezza
culturale di cui siamo tutti custodi”. Gli fa eco Alessio Proietti, direttore artistico del Gruppo che incalza: “Noi italiani siamo talmente abituati ad essere circondati da bellezze sorprendenti, che ad un certo punto abbiamo smesso di sorprenderci. La bellezza, intesa come lascito di menti e mani straordinarie, disseminata su un territorio eccezionale è un valore da tutelare, promuovere e riscoprire sempre con occhi nuovi, un dono prezioso di cui godere e da affiancare a nuova bellezza”. A queste parole segue l’intervento di Francesco Colamartino, curatore della rubrica “Discovery Milano” per Riflesso – da cui è stato tratto lo spunto per dare avvio a questo percorso –, ha affermato: “Quella di Milano è una bellezza che non ti assale a prima vista, ma che va scoperta pian piano nel tempo, con pazienza. È, appunto, una bellezza segreta, nascosta. Ma appena
essa si svela, chiunque se ne innamora all’istante. Proprio per questo ho deciso di dedicare una rubrica all’anima più segreta di Milano, per condividere con i nostri lettori l’emozione unica di questa scoperta. E per dare loro alcuni consigli utili su dove posare lo sguardo mentre passeggiano per questa magnifica città”. A queste parole, per finire, si aggiunge un commento di Valeria Celsi, guida del tour “La Milano esoterica”, che sostiene che: “I milanesi, ma non solo, hanno voglia di scoprire la città in maniera diversa e vedere con occhi nuovi gli edifici davanti ai quali passano ogni giorno. Spesso, di una visita guidata, si ricordano i dettagli e le stranezze più che le date e i nomi storici. Perché non scoprire Milano e le sue storie a partire da leggende e dettagli nascosti agli occhi frettolosi dei milanesi sempre di corsa?”.
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RASSEGNA STAMPA
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“PROGETTO CULTURALE 5D”
NUOVI TOUR CULTURALI A MILANO TRA ARTE, ARCHITETTURA E DESIGN Il primo percorso, organizzato dal Gruppo Editoriale Riflesso, nel capoluogo lombardo, tra segni e misteri è “La Milano esoterica”
Per maggiori info e prenotazione dei tour scrivere a: info@riflesso.info Fb: Riflesso Magazine
Ph. Josh Cheuse
Ph. FPT_HR_Adobergb
EVENTI
Melody Gardot
George Clinton
Buddy Gyu
Umbria Jazz 2016 un’edizione da grandi numeri di Laura Patricia Barberi
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Ph. Scomehlguil
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John Scofield/Brad Mehldau/Mark Guiliana
con la straordinaria formula chitarra-contrabasso. Divertentissima si prospetta la Funky Night del 15 Luglio con artisti come Cory Henry & The Apostles
Ph. Peter Lindberg
all’8 al 17 Luglio torna a Perugia la kermesse musicale di Umbria Jazz. Ottima musica, grandi artisti e un’atmosfera singolare che fa dell’acropoli perugina, da ben 43 anni, una piccola grande capitale del jazz. Non si tocca la formula dei “tre festival in uno”, che vede concentrati all’Arena Santa Giuliana gli eventi di maggiore richiamo, nei teatri (Morlacchi e Pavone) i concerti più specialistici e nei palchi all’aperto dove tutto è gratuito - l’intrattenimento popolare. L’edizione 2016 è caratterizzata dal ritorno di Umbria Jazz in una delle location più prestigiose ed evocative di Perugia: la sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria. Il jazz prende vita nel museo e si allinea a una tradizione molto praticata negli Stati Uniti. E c’è di più: esibendo il biglietto di qualunque concerto di Umbria Jazz si potrà avere l’ingresso ridotto per la visita alla Galleria. Tantissimi i concerti di spicco presso l’Arena di Santa Giuliana. Il 9 luglio salirà sul palco Diana Krall con il suo ultimo disco Wallflower, il disco contiene celebri canzoni pop e rock dagli anni ’60 a oggi. Il 10 luglio si esibirà Mika: artista anglo-libanese e fenomeno pop del momento. Il 13 luglio sarà la volta di due icone del jazz: Pat Metheny e Ron Carter
Mika
Ph. Josh Cheuse
Dian Krall
Per la prima volta in esclusiva la musica sposa l’arte con esibizioni all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria
e George Clinton dei Parliament e Funkadelic. Tutte le sere, al ristorante dell’Arena, si esibiranno alle 19 Tuck & Patti con il loro inconfondibile stile tra jazz e soul. Una delle sorprese di questa edizione sarà la presenza in esclusiva italiana per sette concerti (dal 9 al 17 luglio) del pianista prodigio Joey Alexander che a tredici anni, non ancora compiuti, ha già ricevuto due nomination ai Grammy Awards. Diversi gli italiani: Stefano Bollani, Rava con il nuovo quartetto, Roberto Gatto, il quartetto Golden Circle, Fabrizio Bosso, Ezio Bosso, Mauro Ottolini con una colonna sonora originale scritta apposta per un film di Buster Keaton, Karima con il trio di Dado Moroni, i Funk Off, i tre pianisti Giovanni
Guidi, Claudio Filippini e Mirko Signorile e il nuovo quintetto Cosmic Renaissance di Gianluca Petrella. Come da tradizione, il programma dei concerti all’aperto e gratuiti sarà nutrito, eredi dell’anima stradaiola della prima Umbria Jazz, tra i quali spiccano Fred Wesley, a lungo trombonista di Ike e Tina Turner e poi di James Brown, Ray Gelato, Pedrito Martinez, Allan Harris. Infine, per il trentunesimo anno, i corsi del Berklee College of Music di Boston permetteranno a circa 200 ragazzi di approfondire il linguaggio del jazz con gli insegnanti e il metodo didattico della più famosa scuola di musica popolare americana. www.umbriajazz.com
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AGENDA NEWS
a cura di Elisa Giglio
CERVERE e FOSSANO (CN)
BORGHI DELLA VALLE D’ITRIA
Malika Ayane, Alex Britti, Paolo Rossi, Marco Travaglio, La Notte della Taranta, Luca Carboni, Clementino, Igor Sibaldi e tanti altri ancora. È ricco il cartellone del primo Anima Festival, ideato dai fratelli musicisti Natascia e Ivan Chiarlo, in programma dal primo luglio nell’Anfiteatro dell’Anima tra Cervere (Cn) e Fossano (Cn). Insolita la location della manifestazione, un’arena all’aperto sul modello dei teatri della classicità greca nata dal connubio tra la passione per la musica dei fratelli Chiarlo e la bellezza del paesaggio del basso Piemonte. Il palcoscenico accoglie grandi nomi della musica italiana e dello spettacolo fino ai primi di agosto.
Ghironda Summer Festival è la rassegna artistica e culturale dei cinque continenti nata nel 1995. Il primo intento è quello di aprire al grande pubblico luoghi e borghi storici della Puglia attraverso l’interazione con espressioni artistiche provenienti da tutto il mondo. Contaminazione culturale è parola ben accetta in una regione che storicamente ne è rappresentante come crocevia nel Mediterraneo. Per espressioni artistiche si intendono cultura popolare, concerti, danza, teatro di figura, street food. Nelle edizioni precedenti, la rassegna, ha ospitato artisti come Asaf Avidan, Vinicio Capossela, Goran Bregovic, Earth Wind and Fire. Nei mesi tra Luglio a Settembre la Puglia incontra tipicità multiecniche negli splendidi borghi della Valle d’Itria come Martina Franca, Ceglie Messapica e Locorotondo. di Christian Chiarelli
ANIMA FESTIVAL dal 1 luglio al 4 agosto
COLLEGNO (TO) FLOWERS FESTIVAL dal 12 al 29 luglio
Torna al Parco della Certosa di Collegno (To) la seconda edizione di Flowers Festival, un appuntamento musicale dove si esibiscono i migliori nomi della scena italiana ed internazionale. Il programma prevede artisti del calibro di Antony And The Johnsons il 12 luglio come unica data italiana, Max Gazzè il 13, Salmo il 14, Afterhours il 15, Alborosie il 16, Tre Allegri Ragazzi Morti il 18 luglio, Gianna Nannini il 19, Vinicio Capossela il 20, Pixies il 21, Daniele Silvestri il 22 e Gramatik il 23. Per inaugurare l’evento grande festa anni ‘90, che si tiene sempre nel parco il 9 luglio.
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LA GHIRONDA SUMMER FESTIVAL da luglio a settembre
MARTINA FRANCA (TA)
FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA dal 14 luglio al 5 agosto
Appuntamento di richiamo internazionale per gli amanti della musica lirica e sinfonica da 42 anni, il festival si apre con “La grotta di Trofonio”, brillante commedia per musica del compositore tarantino Giovanni Paisiello morto 200 anni fa. Ma la vera sfida è la prima mondiale della “Francesca da Rimini” di Saverio Mercadante, opera scritta per la corte reale di Madrid nel 1831 e mai andata in scena. A ospitare l’evento è lo splendido Palazzo Ducale di Martina Franca (Ta), ma aprono le porte alla grande musica e al confronto culturale e artistico anche chiostri, chiese e antiche masserie della Valle d’Itria.
SIENA
PALIO DI SIENA 2 luglio e 16 agosto
La corsa di cavalli più famosa al mondo sta per tornare. Si tratta di una competizione fra le Contrade di Siena nella forma di una giostra equestre di origine medievale e si svolge in Piazza del Campo due volte l’anno, il 2 luglio si corre il Palio in onore della Madonna di Provenzano, mentre il 16 agosto quello in onore della Madonna Assunta. Per vincere bisogna compiere tre giri del Campo, vincendo il rischio delle curve storiche del Casato e di San Martino. Subito dopo iniziano i festeggiamenti per le strade della contrada con musica, buon cibo, tanta gente e ovviamente il cavallo come guest star!
BRESCIA
FESTIVAL JAZZONTHEROAD dal 15 al 17 luglio
Arriva la XII edizione del Festival Jazzontheroad, una manifestazione tra le più note a e importanti della città di Brescia, che si tiene in Piazza Tebaldo Brusato o in caso di maltempo presso l’Auditorium San Barnaba. Tra i vari ospiti di caratura internazionale, il sassofonista americano Mark Turner con il suo nuovo quartetto pianoless composto dal giovane trombettista Jason Palmer, dal bassista Joe Martin e dal batterista Justin Brown; poi il pianista Alfonso Santimone ed infine il leggendario batterista Jack Dejhonette.
VENARIA REALE (TO)
LAGO TRASIMENO (PG)
VASTO (CH)
La mostra, all’interno della Reggia di Venaria Reale, presenta 150 tra opere d’arte, quadri, ritratti, abiti, argenti, porcellane, arazzi ed vari oggetti preziosi provenienti dal Palazzo Imperiale di Peterhof, una delle più importanti e prestigiose residenze dei Romanov ed oggi meta principale del turismo culturale in Russia. La mostra si compone di una prima sezione dedicata ai ritratti e ai troni degli Zar, prosegue con una selezione significativa degli oggetti acquistati dai Romanov in Europa durante i loro spettacolari Gran tour, si conclude con la rappresentazione della migliore produzione artistica ed artigianale realizzata dagli artisti e dalle manifatture russe per i loro sovrani.
Venti anni per il festival musicale che coinvolge tutti i borghi del territorio umbro, da Castiglione del Lago a Passignano, da Magione a Paciano, fino a Città della Pieve, Tuoro, Panicale e Piegaro. La carovana del blues, in un viaggio ideale dal Mississippi al Mali, approda anche quest’anno nei paesi intorno al lago, con artisti internazionali, concerti dal tramonto all’alba ed una serie di eventi collaterali, quali mostre, concorsi e workshop. Una manifestazione ricca di contaminazioni, all’insegna della ricerca e dell’innovazione, in uno spirito di pace e armonia.
Terza edizione per la manifestazione musicale abruzzese, che si svolge in varie location della città di Vasto (Ch). Quattro giorni di divertimento, relax, musica, dj set, ottimo cibo e mare. Tanti nomi in cartellone, gli Editors, che tornano in Italia dopo il successo dell’ultimo tour e dell’album In Dream, i Notwist, che presentano dal vivo il classico Neon Golden, I Cani con il loro ultimo lavoro Aurora, il live del Thurston Moore Group, il ritorno di Gold Panda con l’album Good Luck And Do Your Best e quello di Adam Green con Aladdin, lo storico protagonista della dance italiana Marco Passarani, la cantautrice Tess Parks e la cantante statunitense Joan Thiele.
MARINA DI TORREGRANDE (OR)
ROVERETO (TN)
CASTIGLION FIORENTINO (AR)
MOSTRA “MERAVIGLIE DEGLI ZAR - CAPOLAVORI DEI ROMANOV DAL PALAZZO IMPERIALE DI PETERHOF” dal 16 luglio all’8 gennaio 2017
MONDO ICHNUSA dal 22 al 23 luglio
Dopo il successo delle passate edizioni, Mondo Ichnusa torna per il nono anno consecutivo ad animare l’intera Sardegna, dando appuntamento a tutti gli appassionati di musica, il 22 e 23 luglio a Torregrande, frazione del comune di Oristano. Si tratta di un evento molto apprezzato e atteso perché concepito come un unicum, ogni anno vengono presentate perfomance esclusive irripetibili, pensate dagli artisti e dal cast coinvolto espressamente per quella cornice. L’unico evento, voluto dalla birra più amata di Sardegna dal 1912, in grado di portare in un’unica location alcuni degli artisti tra i più acclamati del panorama musicale contemporaneo italiano. Max Pezzali e Salmo, sono i primi due nomi per i concerti nella marina oristanese.
TRASIMENO BLUES dal 20 al 31 luglio
MOSTRA “ROBERT MORRIS. FILM E VIDEO” dal 23 luglio al 6 novembre
La prima mostra antologica italiana dedicata ai film e ai video di Robert Morris sbarca al Mart di Rovereto (Tn). Tra le figure chiave dell’arte del ‘900, sia per l’operato artistico, sia per la centralità dei testi programmatici, l’ingegnere concentra la sua ricerca sulle proprietà espressive elementari della materia: il peso, il volume, la forma determinata dalla gravità. L’indagine sulla scultura non si ferma all’oggetto. Dal 1963 al Judson Dance Theater, crocevia della sperimentazione americana degli anni ‘60, Robert Morris interpreta il teatro e il cinema con gli occhi dello scultore. Proiettati negli ampi spazi del Mart, le performance storiche e i più importanti film girati fra il 1963 e il 2005 si confrontano con sculture e installazioni sonore.
SIREN FESTIVAL dal 21 al 24 luglio
SAGRA DEL CINEMA dal 27 al 31 luglio/ dal 19 al 21 agosto
Cinema sotto le stelle ad ingresso gratuito e sottotitolato in inglese, incontri con gli autori, cene a tema, aperitivi, degustazioni e uno spazio speciale “Cinebimbi”. Sono questi gli ingredienti della “Sagra del Cinema - il gusto della settima arte”, che si tiene a Castiglion Fiorentino (Ar) nell’area Torre del Cassero e nella piazza dello Stillo. Il progetto di promozione cinegastronomica è promosso dal comune toscano e dall’associazione umbra MenteGlocale. Ad accompagnare le proiezioni si affianca la gastronomia, popolare e di qualità con un menù tipico locale. A partire dalle 19, tutte le sere, viene organizzato anche un laboratorio dedicato ai bambini dai 5 agli 11 anni per far avvicinare i più piccoli alla magia del cinema in modo divertente.
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AGENDA NEWS
MILANO
CASTELBUONO (PA)
MOSTRA DI ESCHER dal 29 luglio al 8 gennaio 2017
GARDA (VR)
MOSTRA “DANZA D’AMORE TRA VERONA E VENEZIA” dal 1 al 15 agosto
YPSIGROCK FESTIVAL dal 4 al 7 agosto
L’artista del paradosso arriva a Milano. Con un’esposizione di oltre 200 opere, la mostra di Escher a Palazzo Reale ripercorre l’intera carriera dell’originale artista olandese, esploratore dell’impossibile e delle possibilità geometriche dell’arte, in un sapiente uso di prospettive infinite, visioni poliedriche e costruzioni irrazionali. Prendendo avvio dalle radici liberty della sua produzione, la personale si sofferma sulle varie tappe della cultura figurativa di Escher, andando ad indagare gli aspetti impossibili delle sue opere bizzarre, ispirate alle architetture moresche e italiane e allo stesso tempo alla scienza e alla matematica e anche alle avanguardie storiche europee a lui contemporanee.
“Danza d’amore tra Verona e Venezia”: è questo il titolo della mostra dell’artista Roberto Rebecchi, che si tiene dal 1° al 15 agosto presso il Palazzo Carlotti a Garda (Vr), nella cornice del Lago di Garda. Si tratta di una retrospettiva su questo artista del ‘900, che vuole raccontare le trait d’union fra il suo grande amore per l’Arte e l’amore di una vita incontrato a Venezia. L’esposizione è presenziata dalla nipote del maestro, un’occasione esclusiva che può dare la possibilità di creare un filo diretto con la storia dell’artista.
Il festival indie compie 20 anni e riapre i battenti nel comune siciliano dal 4 al 7 agosto. Crystal Castles, The Vaccines, Daughter, Mudhoney e i Kiasmos: sono alcuni degli nomi in calendario. Yombe, il Cielo di Bagdad e Torakiki, invece, sono le band che hanno vinto il concorso “Avanti il prossimo…2016”, aggiudicandosi così la possibilità di suonare sugli stage di Ypsigrock, sul Palco Castello, sull’Ypsi & Love Stage e sul Cuzzocrea Stage. Nella manifestazione vale la regola dell’Ypsi Once, che vede salire le band una sola volta nella vita sui palchi con lo stesso progetto artistico.
CORCIANO (PG) CITTÀ DELLA CORCIANO FESTIVAL PIEVE (PG) dal 6 al 21 agosto PALIO DEI TERZIERI dal 10 al 21 agosto
Un’immersione nel mondo della cultura in tutte le sue sfumature tra spettacoli teatrali, incontri dedicati all’arte visiva, al cinema, alla musica e alla memoria delle proprie origini attraverso serate enogastronomiche e di folclore. Cuore dell’evento nei giorni di ferragosto sono le rievocazioni storiche in costume del ‘400, che ripropongono la vita di un castello medievale e di alcune sue manifestazioni religiose, come la Serenata dei Menestrelli, la Processione del Lume, il Corteo del Gonfalone. Il tutto svolto nella cornice di Corciano (Pg), uno dei Borghi più belli d’Italia, riconosciuto come Destinazione Europea d’Eccellenza.
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Dodici giorni immersi tra cultura e spettacoli rievocativi del Rinascimento. Si tratta del Palio dei Terzieri a Città della Pieve (Pg), rievocazione storica dell’antica Caccia del Toro, con sfide al tiro dell’arco su sagome mobili a forma di toro, collocate su una pedana circolare. L’evento viene preceduto da un grandioso corteo storico di circa settecento figuranti, ispirato al Divin Pittore, ovvero Pietro Vannucci, detto il Perugino. Per tutta la durata della manifestazione ci sono le caratteristiche Taverne dei Terzieri, dove si possono gustare specialità della tradizione umbro - toscana.
TORINO TODAYS FESTIVAL dal 26 al 28 agosto
Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con uno dei festival musicali più attesi dell’estate torinese, il TOdays, una tre giorni di musica in compagnia di grandi band rock internazionali ed artisti emergenti. In programma, M83, John Carpenter - The Master of Horror, The Jesus and Mary Chain, Crystal Fighters. L’evento è volto a valorizzare tutte le forme possibili di contaminazioni: dal rock’n’roll all’elettronica, dalla melodia alle cavalcate post apocalittiche, performance audio-visive e laboratori. Tre giorni che, tra musica, arte ed innovazione, riqualificano la periferia urbana di una tra le città italiane culturalmente più ricettive, invadendo di sperimentazione location, come Spazio211, ex fabbrica Incet, Museo Ettore Fico ed altre aree di Torino nord.
il Cristorante antinone - pizzeria
Via Ritorta, 6 - Perugia 075 5734430 - 347 4426739
MODA
VANITY FAIR E LA PREZIOSA SERATA TRA MONILI E BOLLICINE
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gioielli, si sa, sono i migliori amici dell’uomo, o meglio della donna. E per questo parlarne non è mai abbastanza. In un evento organizzato il 9 giugno scorso dal magazine Vanity Fair al Museo Diocesano di Milano, sono stati celebrati in una mostra gli oltre quaranta ritratti di personalità femminili milanesi esposti lungo il chiostro, che hanno raccontato il mondo dei gioielli evocando il concetto di Gem Power. I preziosi possono diventare non solo i migliori amici di una donna, ma anche il suo super potere. La mostra fotografica è stata realizzata da Tamu McPherson e ha celebrato così l’uscita del Collection Gioielli, il supplemento speciale del numero 23 di Vanity Fair. Partner dell’iniziativa è stata Sisley Paris, che ha esposto i suoi preziosi gioielli di bellezza all’interno di teche trasparenti, mentre gli ospiti degustavano le prelibatezze di Ernst Knam insieme alle bollicine Ferrari.
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MODA
KASTA MORRELY FASHION WEEK
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Ph. Marooni
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l Festival internazionale sulla Moda di Alta Classe, Kasta Morrely Fashion Week, conclusosi lo scorso giugno nella città di Iasi, ha celebrato la sua seconda edizione, riscuotendo già un vasto e diffuso successo. L’idea di creare questa manifestazione nasce dalla volontà di promuovere la cultura del volontariato e la cittadinanza attiva, dando lustro e importanza all’industria creativa. Stilisti noti e giovani fashion designer provenienti da Italia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Regno Unito, Moldavia e Romania hanno debuttato con preziose collezioni, di fronte a spettatori attenti a scoprire ed apprezzare le novità e le nuove leve internazionali. La direzione artistica del Festival è stata affidata a Talida Moreli. Nel corso delle kermesse, che è durata tre giorni, oltre alla presentazione di abiti sontuosi e eleganti di vari stilisti tra cui Addy Van Den Krommenacker, Nicoleta Obis, Crenguta Niscoveanu e Jitka Klett, è stato presentato anche un programma di formazione alla leadership per l’Alta società dedicato ai bambini. Sono stati elaborati progetti quali il Betty Ice da Moreliana, che ha portato in scena l’atmosfera di
gelaterie Betty ghiaccio, il tutto condito da sfilate di Nan Da Danina. E oltre alla presentazione delle tendenze della moda sposa di lusso per l’estate 2016, si è dato spazio anche all’eco-design con Simone Perricone che ha presentato una collezione con materiali riciclabili al fine di aumentare la consapevolezza della tutela dell’ambiente. www.kastamorrelyfashionweek.com
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MODA
Esordio in grande stile per il Milan-Fashion Excellence’s Galà
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l successo era atteso e le aspettative non sono state tradite. Il primo Galà nel mondo della moda dedicato alle eccellenze artigianali ha esordito a Milano a Palazzo Pirelli Regione Lombardia il 15 giugno scorso: una passerella di stilisti per promuovere il made in Italy. L’evento è stato fortemente voluto dalla Regione Lombardia, dal Vice Presidente Fabrizio Sala, in collaborazione con il Console generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano Wang Dong e la Presidente dell’Associazione Aici (Alleanza delle imprese cinesi e italiane) l’imprenditrice e stilista Xu Yue Juan. Un contributo fondamentale per l’eccellente riuscita dell’evento è stato fornito dall’Architetto Alessia Galimberti, che ha seguito da vicino lo sviluppo del progetto e la direzione artistica dell’iniziativa, oltre ad affiancare nella presentazione il conduttore televisivo Anthony Peth vincitore di due David di Michelangelo e Ambasciatore intergovernativo del made in Italy nel mondo. Le finalità di questa manifestazione sono quelle di contribuire all’internazionalizzazione del manifatturiero italiano e lombardo, creando sinergie tra le aziende italiane e quelle cinesi, promuovendo
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Stefano Dominella, Alessia Galimberti, Xu Yue Juan, Guillermo Mariotto
lo sviluppo culturale e la cooperazione tra i due paesi (Italia e Cina), contribuendo al processo di globalizzazione delle imprese artigiane e creare una borsa di studio per ragazzi che vogliono investire il loro futuro in Italia. Alle eccellenze nel campo della moda che hanno partecipato all’evento è stata consegnato un Premio: la Fiamma prodotta dall’Azienda ‘Riva 1920’ e progettata dal designer di fama internazionale Karim Rashid. Hanno partecipato all’iniziativa il Presidente della sezione tessile, abbigliamento, moda e accessori di Unindustria Stefano Dominella, il Direttore creativo Maison Gattinoni Guillermo Mariotto, l’imprenditrice e Direttrice creativa Chiara Boni (madrina della serata), lo stilista e imprenditore New Land Couture Carlo Alberto Terranova, il Presidente ADI (Associazione per il Disegno Industriale) Luciano Galimberti, il Presidente Associazione imprenditori lombardi Enrico Silvio Parolo e il Presidente Accademia del Lusso Aldo JR. Coppola Pietro Luigi Polidori. Tra gli ospiti d’eccezione anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha tenuto una Lectio Magistralis sulla bellezza, e la cantautrice Ivana Spagna.
Ristorante Amici Miei
nell’affascinante porto di Montecarlo
Situato ai piedi della Rocca, davanti all’elegante porto di Fontvieille, inquadrato in uno scenario incantevole e ricco di fascino, sorge il Ristorante Amici Miei, un locale accogliente, dove potrai assaporare il gusto di stare a casa tua. La coppia Donatella e Giorgio ti darà il benvenuto con quello spirito di apertura, calore e accoglienza che rimanda a quello spirito francescano che è tipico di chi ha origini umbre. Donatella incanta il tuo palato seducendoti con piatti sempre innovativi e con la pasta fresca, preparata con le sue stesse mani, nel rispetto delle più antiche tradizioni della cucina italiana. Giorgio ti accoglierà in un ambiente raccolto e familiare, ormai divenuto un punto di riferimento per tutti i buon gustai della F1 grazie al relax e al piacere che potrai vivere con uno sguardo sempre rivolto alla residenza del Principe.
Ristorante Amici Miei 16, quai Jean-Charles Rey - 98000 Monaco Tel: +377 92 05 92 14 - Fax: +377 92 05 31 74
MODA
Tessuti comfort, colori vivaci e sneakers, in un perfetto mix tra stile pop ed elegante: sono queste le nuove tendenze estive moda uomo di Mariano Di Vaio 28
SUMMER ESSENTIALS L’estate è senz’altro la mia stagione preferita. I colori sono più vividi, il sole tinge il mondo di toni caldi e l’atmosfera è felice. Il look è fresco e molto pop, senza rinunciare all’eleganza del gentleman. Tessuti comfort e sneakers la fanno da padrone, è quindi fondamentale scegliere quelli giusti per il periodo dell’anno in cui si ama far festa.
IL GENTLEMAN LOOK NON VA IN VACANZA L’abito fa il monaco. L’abito elegante fa il gentleman. Personalmente amo dare un’attitudine street anche al completo elegante, motivo per cui in estate scelgo di indossare i completi di Nohow Street Couture, dai colori accesi e accattivanti: da quello royal blue a quello beige vanisè, i tessuti sono quasi cangianti, molto glamour e di classe. Il protagonista è il cotone, naturale, fresco e confortevole.
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MDV SHOES Colgo l’occasione per presentarvi la mia nuova collezione estiva, MDV SHOES, disponibile online e nei migliori negozi di scarpe. Materiali di pregio come la pelle made in Italy e una collaborazione importante come la storica azienda italiana Falc, garantiscono una qualità altissima e un prodotto super comfort, mentre le fantasie estrose e i colori pop rendono queste scarpe un vero cult dell’estate. Eleganti sotto un abito o casual con un jeans, si possono declinare in mille modi e situazioni, creando look molto sofisticati.
T-SHIRT, LA VERA SUMMER ESSENTIAL Sotto un abito o da sola, stampata o classica, la t-shirt ha mille volti. Non può mancare nell’armadio di nessuno, perché è un vero e proprio salvagente che consente di risolvere la maggior parte degli outfit. Basti pensare all’iconica t-shirt onnipresente di Armani. Quest’anno la basica per eccellenza rimane quella bianca, declinata poi in versione urban con stampe colorate e stravaganti. Mi trovo a nominare ancora Nohow, perché crea delle stampe veramente cool per questa stagione.
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ACCESSORIZE ME Gli accessori sono i migliori amici di un look ben fatto. Completano l’outfit, regalando un’allure decisamente sofisticata. Questo è il motivo che mi ha spinto a creare una linea di gioielli, MDV Jewels, perché sono convinto che un elemento di design, ben pensato e particolare, possa completare qualsiasi look. Amo indossare anche quelli di Nohow, divertenti e colorati, perché non voglio prendermi troppo sul serio! La capsule collection di occhiali, che ho creato insieme ad Hally&Son, s frutta proprio questo principio, utilizzando materiali pop come l’acetato insieme all’eleganza dell’acciaio.
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ARTE
Emilio Greco: l'umanità scolpita di Noemi Furiani
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reco è stato senza dubbio uno dei maggiori scultori italiani del secondo ‘900, come ha sancito anche il Gran premio per la scultura alla Biennale veneziana del 1956. La sua fama è internazionale e le sue opere sono conservate nei più prestigiosi musei del mondo, dalla New Tate Gallery di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo, dal
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Museo Puskin di Mosca all’Open-Air Museum di Hakone, dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Emilio Greco nacque a Catania l’11 ottobre 1913 (“Sono nato a Catania in una casa posta sotto il livello stradale, eravamo in otto tra i genitori, i figli e una vecchia sorella di mio padre”). Iniziò da bambino a dimostrare un vivo interesse per l’arte, scoraggiato da un padre che lo voleva avviare a una professione più redditizia. Finalmente a tredici anni l’apprendistato presso uno scultore che realizzava monumenti funerari lo portò in contatto con la scultura, iniziò così un amore che non ebbe mai fine. I suoi soggetti prediletti sono i corpi femminili, sin da adolescente li vede come “la scoperta stessa della vita e delle sue improbabili promesse”. Ma pur inscenando i moti più tormentati dell’essere interiore li ferma in un istante di pacata armonia: la torsione del busto non trasuda sforzo umano, diventa al contrario manifestazione naturale, come il fusto di un albero che si contorce verso l’alto, ricercando la luce. La plasticità delle sue statue è un atletismo effimero, fine a se stesso, che non rende certo l’ideale apollineo del bello classico, né l’urlo istintuale dionisiaco, bensì aspira
Un poeta della scultura di fama internazionale, celebrato ad Orvieto, con un’attitudine sconfinata a ricercare l’armonia, la bellezza e l’equilibrio dell’anima a ritornare alla semplicità dell’archetipo. Palazzo Soliano, ad Orvieto, in piazza Duomo, sul lato destro della magnifica Cattedrale, ospita a piano terra il Museo Emilio Greco che costituisce la parte predominante del Modo – Museo dell’Opera del Duomo. La prossimità tra la Cattedrale ed il Museo, sembra voler sancire il forte legame della città di Orvieto, e più specificatamente della Cattedrale, con il genio indiscusso di Emilio Greco, che nel 1962 fu chiamato a sostituire le porte lignee con le attuali in bronzo. Lo scultore ricopriva all’epoca la cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli ed era uno scultore già affermato, noto per opere di fama come il Monumento a Pinocchio di Collodi e per varie mostre allestite in Italia e all’estero e, proprio negli anni di attività per la Cattedrale orvietana, arrivò per lui l’incarico di realizzare il Monumento a papa Giovanni XXIII destinato alla basilica vaticana. Emilio Greco consegnò le monumentali ante bronzee nel 1964: erano state fuse presso la “Fonderia d’arte Cav. Renzo Michelucci” di Pistoia, mentre alla realizzazione delle armature d’acciaio per l’incardinamento provvide la stimata ditta orvietana di Fernando Tenerelli. Passarono tuttavia
ben sei anni perché l’opera potesse trovare la collocazione stabilita, in quanto si era nel frattempo scatenata, a livello nazionale, una violenta diatriba sull’opportunità o meno della sostituzione delle porte del Duomo. La polemica esulava, in realtà, dal giudizio estetico sull’opera realizzata da Emilio Greco, e si basava piuttosto sulla conservazione e sul rispetto del ciclo storico del monumento. Così soltanto nell’agosto del 1970 le porte bronzee di Emilio Greco furono finalmente incardinate nei fornici originari. Delle tre porte, le due laterali sono dedicate alla figura angelica, quella centrale, alta più di sette metri, al soggetto, a lungo studiato dall’artista, delle Opere di Misericordia. Anche qui torna l’idillio elegiaco della figura femminile, scandito in un ritmo armoniosamente concertato, in cui i corpi si intrecciano e si richiamano l’uno con l’altro. Forse proprio in virtù della lunga e sofferta vicenda, tra Emilio Greco e la città di Orvieto si stabilì un profondo legame, e fu per questo che l’artista volle donare alla città la maggiore collezione delle sue opere, perché venissero esposte, all’interno di Palazzo Soliano, accanto a quella Cattedrale per la quale aveva appassionatamente lavorato.
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FOTOGRAFIA
Federico Garibaldi: la capacità di ricostruire sensazioni attraverso uno scatto
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a cura di Carlo Timio
pinto da un amore innato verso il mondo della fotografia – che inizialmente era ancora sopito, ma per certi versi apparteneva già al suo patrimonio genetico – Federico Garibaldi riesce a trasmettere emozioni con il suo stile inconfondibile, emotivo e narrativo. Una continua ricerca fatta di speculazioni attraverso un percorso immaginifico che dal tattile si trasforma in onirico, sublimando l’essenza dell’esprimere le proprie emozioni e del raccontarsi in modo artistico e criptico. Federico Garibaldi, il suo percorso professionale nasce come art director in numerosi brand commerciali, in cosa consisteva la sua attività? “Era una normale attività di art direction. Immaginavo un progetto, e cercavo di dargli vita. Prima su carta, poi nel mondo. La normale traduzione in essere di un’idea, attraversando la scelta degli interpreti e dei mezzi espressivi. Presupponeva indagine interiore e alta capacità di dialogo con chi era coinvolto nel progetto”. Poi avviene il passaggio nel mondo della moda e dei magazine. Di cosa si è occupato nello specifico? “Non è stato uno stravolgimento. È stata semmai la maturazione del mio desiderio di raccontare. L’art direction di un magazine richiede un atteggiamento profondamente progettuale. Si sceglie un tema, e se ne ipotizzano gli interpreti migliori. Poi si dialoga con tutti loro, e si sceglie di raccontare i capitoli di una storia. Sinteticamente, funziona così”. L’amore per la fotografia quando nasce e oggi come si profila? “L’amore per la fotografia credo sia nato molto presto. Ma in modo inconsapevole. Da bambino
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guardavo mio nonno montare i film-(ini) delle vacanze. Lo faceva in modo fisico, tagliando e reincollando la pellicola. Era artigianale. Ma estremamente interessante. Poi c’erano i momenti un po’ sacrali della proiezione di quelle immagini. Le guardavamo tutti insieme, famiglia numerosa, rivivendo le domeniche sul fiume. Mi restavano addosso le sensazioni quasi fisiche di quei week-end ricostruiti con tanta pazienza. Quando, tanti anni dopo, ho preso in mano di nuovo una macchina fotografica, è stato come se riannodassi i fili di un meccanismo antico. Sopito, ma troppo intimo per essere dimenticato. Avevo nozioni imprecise, ma sufficienti per speculare con le immagini. È
stato bello. Oggi mi ricordo esattamente di quei vagheggiamenti, che ricostruivano i ricordi e gli davano una dignità onirica e bellissima. Così, la mia fotografia cerca esattamente questo. Ricostruire delle sensazioni”. Se dovesse descrivere il suo stile fotografico, quali attributi utilizzerebbe? “Direi che è immaginifico, emotivo e narrativo. Poi aggiungerei che è impreciso, onirico e tattile”. Dopo un lungo percorso tra arte, moda e fotografia, oggi le sue emozioni in quale direzioni vanno? “Le emozioni non hanno un percorso razionale. Pretendono solo di esprimersi. Definire quello che faccio mi risulta difficile. La fotografia è certamente uno strumento che sento molto idoneo a me stesso. Non so dire se mi sento più vicino, o comunque più attratto, dalla moda o dall’arte. Mi sento attratto dal desiderio di raccontare, magari di pasticciare ciò che mi preme dire. Ho citato già in altra sede le parole di
chi l’ha detto meglio di me, Mario Giacomelli, forse “non voglio farmi capire per esser meglio capito”. Dopo aver viaggiato molto in giro per il mondo, quale esperienza ricorda con maggiore enfasi? “Un giorno ero a Malacca, un posto bellissimo della Malesia. Uscivo da un antico tempio buddista. Vidi un uomo, cieco. E mi interrogavo, se fosse etico o eccessivamente cinico fargli un ritratto. Lui era cieco. Ma il suo viso era struggente e profondo. Lui mi guardò fisso negli occhi. Tuttora mi chiedo come potesse. Poi semplicemente mi disse, in inglese: ‘Fotografami, mi fa piacere’. Fu struggente e facile cogliere l’essenza di quel magnifico, vecchio volto”. Per il prossimo futuro, quali progetti ha in cantiere? “Diversi. La presentazione di un libro che racconta la carriera e la vita di un grande amico e grande creativo, Lucio Costa. Una mostra assai affascinante in Messico, il prossimo ottobre. E poi un viaggio nello spazio. Continuo a pensarci”.
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DISCOVERY
I SEGRETI DI CREMONA TRA UNA NOTA DI VIOLINO E UN ASSAGGIO DI TORRONE di Francesco Colamartino
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remona non è solo la città del violino. È una vera e propria sinfonia di simboli enigmatici e densi di mistero. A iniziare dal portico della Loggia dei Militi, dove si scorge la statua di uno strano personaggio dallo sguardo vitreo. Il suo nome è Giovanni Baldesio e nelle mani stringe due bocce, una nell’atto di essere tirata. Quest’uomo è passato alla storia per aver “sfidato” a duello il figlio dell’imperatore Federico Barbarossa. Una tenzone singolare per il XII secolo, dal momento che, secondo la leggenda, altro non fu che una tranquilla partita a bocce. Baldesio vinse e il premio fu l’esenzione delle tasse per l’intera città. L’episodio fu acclamato a tal punto che nello stemma di Cremona ancora oggi campeggia un braccio con una boccia in mano. Ma la vera attrazione di Cremona è il famoso Torrazzo, il più alto campanile in muratura del mondo (112 metri) realizzato nel 1583 da Giovanni Battista e Francesco Di Vizioli. Le lancette indicano le ore, le fasi lunari, i mesi, le costellazioni e i segni zodiacali. La quarta lancetta compie un giro completo ogni 18 anni e 3 mesi e, quando si sovrappone a quelle del sole e della luna, significa che è in atto un’eclissi. Un’altra rarità sono le campane, sette come le note musicali, ognuna delle quali suona per un santo: La bemolle acuto per Santa Barbara Eurasia, Fa per Sant’Antonio da Padova, Mi bemolle per San Nicola da Tolentino, Re bemolle per Sant’Agata, Do per
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Nella città lombarda nulla è come sembra, dalle lancette del famoso Torrazzo fino agli affreschi dell’Ultima Cena
Cremona - Ultima Cena
Cremona - Orologio astronomico
Santa Teresa, Si bemolle per Santa Maria Lauretana, mentre il La bemolle grave della campana centrale, quella più importante, è associato ai due santi protettori della città, Omobono e Imerio. E, proprio sulla cima del Torrazzo, svetta una sfera d’oro che si dice contenga un frammento della Croce di Gesù e diverse altre reliquie dei santi. Ma a Cremona si tramanda un’altra leggenda che lega il Torrazzo al torrone. Il celebre dolce nacque proprio a Cremona nel 1441 durante il matrimonio tra la duchessa Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, duca di Milano. Si voleva celebrare un evento così importante inventando qualcosa di unico, mai “assaggiato” e che i posteri potessero ricordare negli anni a venire. Ma non doveva essere un dolce qualunque, doveva saper essere anche un simbolo della città. I cuochi confezionarono allora una specie di grosso croccante di mandorle e miele a forma di Torrazzo, il quale non ne ha preso solo l’aspetto ma anche il nome. E per finire, neanche a Cremona poteva mancare una rappresentazione cinquecentesca dell’Ultima Cena dell’artista Giulio Campi in cui l’apostolo Giovanni è senza dubbio una donna. Ma c’è di più. L’Ultima Cena si trova all’interno della Cappella della Maddalena, in cui vengono rappresentati tutti i momenti salienti della vita della donna. E questa donna, in ogni affresco, altri non è che l’apostolo Giovanni. Da lasciare senza parole persino Dan Brown.
Giovanni Baldesio
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ARCHITETTURA
Ph. A.P.
La Redazione Riflesso nella Cidade Olímpica, tra riqualificazione urbana, architetture iconiche, colori e contrasti
Tramonto su Rio de Janeiro
RIO 2016: MUTAZIONE ED EVOLUZIONE di Alessio Proietti
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Ph. A.P.
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al 5 al 21 agosto Rio de Janeiro ospita i Giochi della XXXI Olimpiade. Due settimane all’insegna del motto “Citius!, Altius!, Fortius!” (più veloce, più in alto, più forte), storico incitamento rivolto agli atleti perché tendano sempre al superamento agonistico dei propri limiti personali. Stessa esortazione sembra trasmettersi agli addetti nel campo dell’architettura, affinché le nuove costruzioni siano all’altezza dell’evento e soprattutto, arrivino in tempo. Nulla di nuovo: ai grandi eventi viene riconosciuto il valore di fattore straordinario in grado di stimolare ed accelerare il processo di riqualificazione urbana e sviluppo del territorio e di attrarre i riflettori internazionali,
Installazione presso il MAR, dalla mostra “Do Valongo à Favela: imaginário e periferia”
Ph. E.M. Ph. A.P.
Museu do Amanhã
Staff del Museu do Amanhã
migliorando immagine e notorietà del luogo ospitante. In Brasile, il più grande progetto di rinnovamento della città, connesso alle Olimpiadi, prende il nome di Porto Maravilha. L’operazione comprende la riqualificazione dell’area portuale di Rio, storica porta d’ingresso del Paese, da tempo in condizioni di degrado. Una superficie di 5 milioni di mq con uno straordinario potenziale, da trasformarsi in una nuova centralità commerciale, residenziale e di svago, polarizzatrice di investimenti nella città. Un’azione urbanistica in cui i punti di forza sono ambiente, cultura, turismo, inclusione sociale e sviluppo sostenibile. Viabilità veicolare sotterranea
Rocinha
a favore di percorsi pedonali e ciclabili in superficie, piantumazione di 15.000 alberi e abbattimento di alcuni magazzini che occludevano la visuale sulla Baia de Guanabra, sono alcuni gesti di un processo di umanizzazione urbana. E nel mezzo della vasta operazione ancora in corso, Praça Mauà, cuore dell’intero progetto, è ultimata e non tradisce le aspettative. A fare da cornice alla piazza, due architetture che rappresentano l’emblema del rinnovamento. Il MAR – Museu de Arte do Rio, disegnato dallo studio Bernardes e Jacobsen, è il connubio tra un eclettico passato neoclassico ed una disinvolta contemporaneità. Sorto al posto di una ex stazione di polizia e di un bus terminal dismesso, il museo
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Ph. E.M. MAR - Museo de Arte do Rio
è caratterizzato da una copertura ondulata il cui effetto richiama l’orizzonte dell’Atlantico. Sotto ad essa una terrazza panoramica permette di affacciarsi sulla piazza e di avere una visione d’insieme sull’altra architettura simbolo: il Museu do Amanhã (Museo del Domani), ultimo sforzo dell’atleta internazionale dell’architettura e dell’ingegneria, Santiago Calatrava. Sorto sul molo di Mauá, sembra rappresentare un trait d’union tra terra e mare, con slanci verso il cielo; una composizione zoomorfa in cui struttura e forma si percepiscono come un unicum, in perfetto stile dell’autore. Appartiene alla categoria dei “musei della scienza” ed internamente vengono trattati temi legati alla salvaguardia del pianeta. Mentre Thiago (giovane carioca nato e cresciuto in una favela, ed oggi guida del museo) ci illustra l’allestimento, installazioni in grande formato riportano slogan luminosi come “vida é mutação e evolução”. A questo punto ci catapultiamo a Rocinha (una delle 700 favelas di Rio, nonché la favela più grande del mondo), ed in una manciata di chilometri siamo già distanti anni-luce. Una “città” nella città; ripide, strettissime ed umide vie sono scenario di traffici, non veicolari. La regola è non guardare troppo. C’è molto commercio: bibite, dolci tipici, souvenir, armi, altro. Non si pagano tasse, fogne e discariche sono improvvisate. Non
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mancano forme d’arte spontanea rappresentate sui muri, musica, né pittoreschi scorci visivi. Lanciando uno sguardo verso valle, ci si tuffa nuovamente nelle celebri spiagge, incorniciate da lussuosi resorts. In questo straordinario puzzle di contrasti, quale è Rio de Janeiro, un’ultima immagine impressa è proprio di un asilo autogestito in mezzo a Rocinha: bambini gioiosi attorno ad un tavolino, Lego colorati ed una maestra, volontaria, sorridente e pacata. Viene da pensare ad un processo di riqualificazione sociale in atto, all’insegna di un motto che tuttavia, in questo caso, potrebbe essere l’opposto di quello olimpico: “Lentius!, Profundius!, Suavius!” (più lentamente, più profondamente, più dolcemente).
In cooperazione con: Carolina Bellei - CDN Comunicação Elaine Moreino - Faculdade de Arquitetura e Urbanismo da Universidade Federal do Rio de Janeiro
ARCHITETTURA
Ph. Nils Klinger
Nuova linfa per la Tate Modern di Londra
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entre una stella si preparava ad uscire dalla bandiera dell’EU, una nuova punta di diamante della cultura londinese tagliava il nastro di partenza. Quello del 17-19 giugno è stato l’opening weekend della New Tate Modern. Si tratta dell’ampliamento della Tate Modern, museo di arte contemporanea internazionale,
© Meschac Gaba
già dal 2000 ospitato all’interno di una centrale termoelettrica riconvertita su progetto dello Studio di Architettura svizzero Herzog & de Meuron, a cui è stato affidato anche quest’ultimo intervento, in partnership con lo Studio di Design Jasper Morrison Ltd. e quello del paesaggista Günther Vogt. Un weekend di grande aff luenza ricco di eventi, per un’inaugurazione dalla risonanza mondiale.
© Peter Saville with Paul Hetherington and Morph
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Ph. Stijn Nieuwendijk
ARCHITETTURA
Cattedrale di Trani sospesa tra terra e mare di Veronica Sonoro
A
ffacciata sulle rive del mare a Trani, nella splendida Piazza del Duomo, si erge quasi sospesa sull’acqua, la Basilica Cattedrale di San Nicola Pellegrino, dedicata ad un giovane, che fu canonizzato per i molti miracoli che gli furono attribuiti. Domina come un’elegante regina. Imponente e raffinata, isolata dai circostanti edifici che si affacciano sulla piazza, è senza dubbio un chiaro punto di riferimento sia per chi la raggiunga dal mare, che per chi la osservi dalla città. Venne realizzata utilizzando un tufo calcareo, estratto dalle cave della città, caratterizzato da un colore roseo chiarissimo, quasi bianco, ma allo stesso tempo caldo ed avvolgente. Come una sentinella
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attenta, sorveglia e protegge la città; si eleva su una lingua di terra stagliata sull’azzurro del mare e del cielo e rappresenta l’emblema dell’architettura romanica pugliese, nonché una delle più belle Cattedrali della regione. Sorta sulla sagoma di una chiesa preesistente, venne realizzata tra 1099 ed il 1143, mentre il campanile fu completato nel 1365. La Cattedrale deriva dalla sovrapposizione di più chiese realizzate nel tempo: la Chiesa Superiore venne realizzata al di sopra della Chiesa di Santa Maria, che ancora oggi costituisce la cripta longitudinale, dalla quale si accede, all’ipogeo di San Leucio, scavato sotto il livello del mare e alla cripta trasversale di San Nicola Pellegrino. Di grande impatto è il corpo rivolto verso il porto, un imponente volume
Ph. Andrea Rinaldi
Imponente e raffinata, isolata dai circostanti edifici che si affacciano sulla piazza, è senza dubbio l’emblema dell’architettura romanica pugliese e una sentinella che sorveglia la città
che costituisce il transetto, di altezza superiore alla facciata e caratterizzato dalla presenza di tre absidi con un forte verticalismo. Elemento inusuale e ardito, l’arco a sesto acuto situato nel passaggio sotto al campanile, che diventa parte integrante della viabilità della piazza e che dona leggerezza alla struttura, creando un effetto architettonico insolito. La base della torre campanaria, alta ben 59 metri e divisa in cinque piani aperti da finestre progressivamente più ampie e numerose andando verso la sommità, viene così dematerializzata ed alleggerita. Tramite una doppia rampa di scale posta in adiacenza alla facciata principale si accede al portale bronzeo, che attraverso rilievi molto raffinati, svela un’influenza araba. Si accede
all’interno attraverso un’apertura posta lungo la fiancata sud. Lo spazio, arioso e molto luminoso, anche grazie alla luce che riflette sulla pietra quasi bianca, è diviso in tre navate da colonne binate, che sorreggono i rispettivi matronei. Molto suggestivo è il contrasto tra il colore chiaro della pietra e il legno delle capriate a vista sopra la navata centrale ed il transetto. Le superfici, prevalentemente lisce, quasi prive di decorazioni, trasmettono una forte spiritualità ed un’essenzialità quasi disarmante: come una donna forte ed elegante, che non ha bisogno di accessori sfarzosi o vestiti sgargianti per esprimere la sua vera essenza, così Lei, si mostra in tutta la sua essenzialità, senza ostentare altro se non le sue forme rigorose ed imponenti.
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La Basilica della Santa Casa di Loreto e la leggenda degli angeli
L’
di Olga Puccitelli
origine della Basilica risale al 10 dicembre 1294, quando a Loreto arrivò la reliquia che ora è custodita al suo interno: la Santa Casa di Nazaret, luogo in cui la Madonna ricevette l’Annunciazione. La tradizione popolare racconta che la notte tra il 9 ed il 10 dicembre 1294 le pareti della casa nazarena vennero trasportate in volo
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dagli angeli. Oggi, sulla base di documenti, ricerche e scavi archeologici, si conferma che la casa venne effettivamente portata a Loreto, ma a bordo di navi crociate. La famiglia Angeli dell’Epiro, dopo la cacciata dei cristiani dalla Palestina da parte dei musulmani, trasportò con le proprie navi la Santa Casa, per salvaguardare quella reliquia così importante. Prima venne portata a Tersatto nel 1291,
Oltre settecento anni fa la famiglia Angeli dell’Epiro trasportò con le proprie navi la Santa Casa per salvaguardare quella reliquia così importante
nell’attuale Croazia, e poi definitivamente a Loreto nel 1294, dove venne coperta da una semplice volta. Nel 1468 il vescovo di Recanati Niccolò dall’Aste fece costruire attorno alla Santa Casa l’attuale Basilica, per proteggerla e dare riparo ai sempre più numerosi pellegrini. La struttura del santuario è in stile goticorinascimentale, la sua costruzione si concluse nel 1587 e nel 1755 venne aggiunto il campanile Vanvitelliano. Sulla facciata esterna sono notevoli le tre porte bronzee che fanno accedere al Santuario, la più importante e pregevole è quella situata nella cappella di sinistra, eseguita da Tiburzio Vergelli nel 1590. All’interno della Basilica si aprono quattro Sagrestie (Sagrestia di San Matteo, la Sagrestia di San Luca, la Sagrestia di San Giovanni e la Sagrestia di San Marco) e nove grandi Cappelle (la Cappella del Crocifisso, la Cappella del Sacramento, la Cappella dei Santi Cirillo e Metodio, la Cappella dell’Assunta, la Cappella del Coro, la Cappella del Sacro Cuore, la Cappella dei Duchi di Urbino, la Cappella di S. Giuseppe e la Cappella dei Santi Gioacchino e Anna).
Accessibile dal transetto di sinistra è la Sala del Tesoro, affrescata da Pomarancio nel 1604, considerata un capolavoro del tardo manierismo romano. Sotto la grande Cupola opera di Giuliano Sangallo si trova la Santa Casa, circondata da un rivestimento marmoreo ideato dal maestro Donato Bramante nel 1509. La reliquia ora è costituita solo dalle tre pareti originarie, perché la parete dove ora sorge l’altare era a ridosso di una grotta. Alcune pietre delle parti esterne sono rifinite con una tecnica utilizzata dai nabatei, diffusa in Palestina fino ai tempi di Gesù. Sull’altare è custodita la venerata statua della Vergine Lauretana o Madonna Nera, scolpita da Maurico Marinozzi, patrona dell’aviazione. La sua particolarità è dovuta al suo volto nero, ottenuto coi fumi di lampade ad olio e dalle candele, e dal mantello ingioiellato detto “dalmatica”. La statua originale, risalente al XIV secolo, andò distrutta a causa di un incendio nel 1921; quella attuale venne ricostruita per volere di Papa Pio XI nel 1922, eseguita da Leopoldo Celani utilizzando il legno di un cedro del Libano proveniente dai Giardini Vaticani.
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Il Santuario di Tindari tra culti e leggende
S
di Paola Faillace
u un promontorio a strapiombo sul mare sorge Tindari, una frazione di Patti in provincia di Messina. Questo paese ha resistito a secoli di dominazioni greche, romane, bizantine e arabe di cui si conservano le tracce nel territorio circostante. Tindari fu fondata nel 396 a.C. da Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, come colonia di mercenari che avevano preso parte alla guerra contro Cartagine e il suo nome deriva da Tindaro, un sovrano di Sparta; in seguito divenne una colonia romana. Il santuario di Tindari è situato dove un tempo si trovava l’agorà, ha origini antiche legate al culto
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mariano della Madonna Nera. Il vecchio santuario risparmiato alle invasioni degli arabi nell’836 venne distrutto insieme alla cittadina nel 1544 dal pirata algerino Khayr al-Din Barbarossa durante la guerra ottomana e successivamente fu ricostruito nello stesso luogo. Poche fonti certe ci sono sul ritrovamento della Madonna: la statua lignea è stata trasportata a Tindari dall’oriente, le linee allungate del volto e la configurazione della statua riprendono elementi dell’iconografia bizantina. Una leggenda narra che una nave sia stata costretta a sostare nella laguna di Tindari durante una tempesta. La nave rimase bloccata a Tindari e riuscì a ripartire solo dopo che
Una gita fuori porta a Messina alla scoperta di chiese, resti romani e paesaggi naturalistici descritti da molti autori tra cui Cicerone La statua della Madonna Nera
ebbe depositato il suo carico inclusa la statua della Madonna. I fedeli trasportarono la statua fino alla collina dove in seguito venne eretto il santuario, tutt’oggi oggetto di pellegrinaggi. Diversi restauri hanno modificato l’aspetto della statua. Sul basamento è inciso un passo del Cantico dei Cantici “Nigra sum sed formosa”(Ct. 1,6), una descrizione della Vergina Maria. Le parti originarie conservatisi sono il volto e le mani, nei secoli sono stati aggiunti ornamenti e pitture policrome. Durante l’ultimo restauro eliminando gli strati di colore si è scoperto che gli occhi della statua non sono chiusi bensì aperti e presentano una linea di kajal che fa supporre un’influenza araba nella
sua realizzazione. Nei pressi del santuario si trova l’area archeologica con i resti dell’antica Tindari di epoca ellenistico-romana. Sono stati rinvenuti mosaici, sculture, fregi e capitelli che sono conservati presso il museo locale, l’Antiquarium. Sono ancora visibili i resti delle terme e delle ville patrizie e i mosaici originari. A questi luoghi sono legati molti misteri e leggende come l’origine dei laghi e della spiaggia di Marinello. Non si capita per caso a Tindari, essendo una località nascosta che però resta impressa nella memoria, infatti è stata citata e descritta da molti autori da Cicerone fino al più recente Camilleri nel suo romanzo La gita a Tindari.
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Ph. I. V.
Ph. I. V.
ARCHITETTURA
ABBAZIA DI SAN GALGANO, DOVE COESISTONO STORIA E MITO
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di Ilaria Vannini
ollocata sulle morbide colline di Chiusdino, un borgo in provincia di Siena, l’Abbazia di San Galgano, è un’imponente struttura gotica, risalente al 1218, ormai sconsacrata e in parte diroccata. Poco più lontano, sulla collina di Montesiepi, si trova una piccola cappella di forma circolare al cui interno si custodisce una delle “reliquie” più affascinanti e misteriose dell’intera regione: la spada nella roccia di San Galgano. Infatti, proprio al centro della cappella circolare, dal
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pavimento in cotto sporge uno sperone di roccia, al cui interno è incastonata una spada cruciforme. Il tutto è contornato da alcuni affreschi del ‘300 che creano uno spettacolo a dir poco suggestivo, e il richiamo immediato al ciclo bretone di Re Artù e alla “spada nella roccia” fa pensare ad una somiglianza non casuale. La spada appartenne a Galgano Guidotti, un cavaliere coraggioso e dissoluto nato nel 1148 vicino Chiusdino e, nel mezzo del cammin di sua vita, decise di seguire la parola di Dio e di ritirarsi
Ph. I. V. Ph. I. V.
Collocata in un luogo magico tra le colline senesi, la location che suscita sensazioni miste tra stupore e curiosità, si presta a manifestazioni teatrali e concerti alquanto suggestivi
da eremita vicino al suo paese natale. Secondo la leggenda, una volta raggiunto il luogo, conficcò la spada nella roccia per usarla come croce per le sue preghiere. La leggenda racconta che dopo la sua morte, centinaia di persone cercarono di estrarre e rubare la spada. La posizione defilata del complesso, rispetto alla strada provinciale che collega l’entroterra al litorale, consente al visitatore un avvicinamento progressivo: un susseguirsi di sensazioni alternate tra lo stupore e la curiosità. Successivamente alla costruzione della Cappella fu ordinata l’edificazione di un vero e proprio monastero. L’Abbazia è quello che resta del monastero cistercense dedicato a San Galgano, che raggiunse fino al XIV secolo, anche grazie al sostegno economico di Federico II, noto alchimista e ricercatore del Graal, una ricchezza ed un
notorietà di un certo livello, arrivò ad essere oggetto di contesa tra il Papato e la Repubblica di Siena. Purtroppo dopo tanto splendore seguì una grande decadenza, che la vide riconvertirsi addirittura in magazzino di materiale edile ed il tetto di piombo, allora esistente, fu smantellato per produrre munizioni e trasformandola nel rudere che è adesso. Verso la fine dell’Ottocento l’interesse verso il monumento riprese. Si iniziò ad ipotizzare il restauro, si fece un rilievo delle strutture architettoniche e tutto l’edificio fu al centro di un corposo studio storico. Nonostante questo, o magari anche grazie a questo, mantiene oggi un’aura di unico mistero che inevitabilmente colpisce chiunque se ne avvicini. L’opera di manutenzione minimale rende San Galgano la location perfetta, connubio tra natura e storia, dove vengono ambientate manifestazioni teatrali e concerti molto suggestivi.
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ARCHITETTURA
Bossi potati geometricamente del giardino di Palazzo Giusti
GIARDINO GIUSTI A VERONA: UNO SMERALDO RINASCIMENTALE
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di Caterina Chiarcos
luglio fiorisce il giardino di Palazzo Giusti a Verona, ed è il momento ideale per gustarne l’atmosfera impalpabile, il piacere di sentire lo scricchiolio della ghiaia sotto i piedi, lo stupore di ripercorrere le passeggiate di Goethe, che ne ammirò i cipressi, di Mozart, dello zar di Russia Alessandro I e di altri illustri ospiti che l’attraversarono. Vi è in questo luogo qualcosa di ancora più accattivante del fresco profumo di cipresso e lauro che avvolge ogni cosa, e del fascino del mascherone che spalanca la bocca sulla sommità della collina che domina la prospettiva: è la viva percezione della cura e della dedizione di una famiglia che per generazioni lo ha custodito e mantenuto, fin dalla sua nascita sul finire del
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XVI secolo. Il conte Agostino Giusti, appassionato di musica ed arte, volle creare un ambiente che si ispirasse al gusto classico e si rifacesse ai giardini toscani e romani della cultura medicea, che svolgesse la funzione di museo a cielo aperto per le collezioni di epigrafi romane della famiglia, e costituisse lo scenario naturale dei concerti e degli spettacoli teatrali per l’intrattenimento degli ospiti. Il giardino ha vissuto naturalmente tempi difficili, tra cui la devastazione di un pesante bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale che divelse numerose piante. L’opera di restauro iniziò con la rimozione di quanto irrimediabilmente distrutto, ad opera di Justo e Maria Giulia Giusti nell’immediato dopoguerra, ma fu negli anni ’70 del secolo scorso che il dottor Nicolò Giusti cominciò ad interessarsi
Sentiero di ghiaia del giardino di Palazzo Giusti
Giardino di Palazzo Giusti
Un museo a cielo aperto ideato alla fine del 1500 dal Conte Agostino Giusti, che creò un ambiente dal gusto classico, apprezzato anche da illustri ospiti, quali Goethe, Mozart e lo zar di Russia Alessandro I al modo migliore per poter ripristinare il giardino allo stato originale, aiutato dall’architetto Fausto Bagatti Valsecchi, uno dei più autorevoli storici dei giardini in Europa, e con la collaborazione dei cugini Giovanni, Marina e Sandra Giusti. Il risultato fu la rinascita di un giardino formale in stile mediceo suddiviso in tre parti: nove stanze di bosso potato geometricamente a diversi livelli intorno alle statue di Venere e delle ninfe che creano l’illusione di muoversi e rincorrersi nell’apparire e sparire tra i cipressi e i vasi di agrumi. Il bosco copre il declivio e porta al dirupo, fitto di sottobosco di lauro, edera e felci secondo la tradizione del sottobosco mediterraneo, creando un ambiente cupo, atto a stupire il visitatore aprendosi ora ad un belvedere dell’intera città di Verona, ora all’orrido con rupe,
forse già risalente al 1500, che ricorda l’Orecchio di Dioniso in Sicilia; da un lato si trova la grotta degli specchi, oggi chiusa per restauro, ma che nel 1620 Francesco Pona, autore de “Il Sileno”, un libello celebrativo del palazzo, descrisse come decorata da conchiglie, mosaici, coralli e madreperle; all’ultima parte del giardino si accede tramite la scala a chiocciola cinquecentesca nella torretta che si erge sul pendio originariamente coltivato ad orto, ora luogo ombreggiato di cipressi e piante rustiche. Dopo quasi quattrocento anni di storia lo spirito del giardino di Palazzo Giusti può ancora essere descritto con le parole del Pona: “... Poiché, se altri si vantarono d’intendere il canto degli uccelli, voi esponete i sensi delle mute ed immobil piante con acutezza mirabile”.
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ARCHITETTURA
Teatro
PIETRABBONDANTE: CENTRO NEVRALGICO DEL MOLISE SANNITA di Andrea Mastrangelo
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a Monte Saraceno si domina tutto il territorio circostante, la vista può spaziare a trecentosessanta gradi così come la memoria che tra miti e leggende, bronzo e pietra ci riporta nel cuore della terra sannita, lì dove, secondo lo storico Livio si svolse il solenne giuramento “dei soldati dalle armi sfavillanti e dagli elmi crestati” (“Ea legio linteata ab integumento consaepti, quo sacrata nobilitas erat, appellata est; his arma
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insignia data et cristatae galeae, ut inter ceteros eminerent”) della Legio Linteata prima della battaglia di Aquilonia. Pietrabbondante, con tutto il suo complesso archeologico formato dai due templi e dal maestoso teatro, è oggi come allora il centro nevralgico del mondo del Sannio pentro. Il primo edificio, chiamato tempio A, è stato costruito su una terrazza che si affaccia sul piano di calpestio antistante. Sorge su un podio ed è a cella unica con pronao tetrastilo alla quale si arriva percorrendo
Tempio
una rampa situata al centro della fronte. L’intera struttura è circondata da un ambulacro, delimitato da un muro di contenimento in opera poligonale ed è preceduta da un lastricato al centro del quale si erge l’altare perfettamente in asse con il tempio. Su alto podio, con triplice cella e preceduto da un lungo colonnato è invece il tempio B. Di notevole rilevanza storica è l’iscrizione in lingua osca, posta sul lato occidentale del podio, dove viene riportato il nome di L. Staatis Klar, un magistrato sannita, finanziatore dell’opera stessa passato alle cronache per essersi schierato dalla parte di Silla durante la guerra civile. Risaltano dalle decorazioni del tempio vari elementi del fregio dorico a metope lisce della parete, delle celle e del cornicione che lo sormontava; due serie di lastre fittili di rivestimento con teste di satiri e menadi tra elementi vegetali e con il motivo della donna-fiore ed infine le antefisse raffiguranti una divinità femminile tra due cani affrontati. Sempre sulla terrazza si trova la domus publica, sede del magistrato sannita, che si sviluppa intorno ad un nucleo composto da atrio, alae, tablino ed un gran salone che fungeva probabilmente da curia sacerdotale. Al centro, perla di tutto il sito archeologico e simbolo dell’intero popolo molisano,
Archi
L’ampio complesso archeologico, formato da due templi e dal maestoso teatro, incarna in pieno la componente culturale e artistica molisana è il teatro, costruito su un terrapieno artificiale contenuto da diverse strutture architettoniche. Mentre nella parte superiore, alla quale si accede tramite una scaletta sul retro, erano sistemati sedili mobili, la parte bassa della costruzione è invece suddivisa in sei settori da brevi scale e caratterizzata da tre ordini di sedili, con spalliere sagomate e braccioli scolpiti in forma di zampe di leoni alati. Infine, dinanzi alla platea si spalanca l’orchestra a ferro di cavallo e la scena di forma rettangolare con una facciata lineare in cui si aprono tre porte e una serie di ambienti di servizio alle spalle. Mettere piede da queste parti vuol dire respirare, gustare e toccare con mano il significato più profondo della cultura e dell’arte del Molise sannita.
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NATURA
Marina piccola
IL SORPRENDENTE SCENARIO DEL LUNGOMARE POETTO DI CAGLIARI
A
di Anna Paola Olita
pochi minuti dal centro della città di Cagliari, si può ammirare quello che probabilmente è il lungomare più bello e caratteristico d’Italia, il Poetto. Si estende per circa otto chilometri, la sabbia è fina con colori che vanno dal bianco brillante al grigio chiarissimo; il mare
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presenta varie tonalità di azzurro e lo scenario è particolarmente suggestivo con vista sul promontorio della “Sella del Diavolo”. È dai tempi dei casotti (caratteristiche costruzioni in legno, demolite nel 1986, in quanto considerate pericolose per la salute e causa di potenziali malattie) che non si vedeva un Poetto così
Ristorante
Il Convento
Antica Dimora francescana sec. XIII
RISTORANTE TIPICO UMBRO - PIZZERIA
Via del Serraglio, 2 - CORCIANO (Pg) Tel. 075 6978946 - Cell 334 7178439 www.ristoranteilconvento.it
Sabbia fina, un mare azzurro e colori che vanno dal bianco brillante al grigio chiarissimo; otto chilometri di suggestione nel capoluogo sardo
valorizzato e riqualificato. Certo la sabbia non è più quella di una volta (il ripascimento del 2002 ha fatto numerosi danni) ma ci sono importanti novità quali la regolamentazione del traffico, l’inserimento dei parcheggi al di fuori del lungomare e l’efficienza delle linee dei bus del CTM, che collegano il centro città con il Poetto. È tutto estremamente organizzato e funzionante. I numerosi chioschi siti nel lungomare offrono diverse soluzioni per la ristorazione; si può sorseggiare un buon aperitivo, assaggiare ottime insalate, piatti caldi e freddi, mangiare un gelato, godendo di una vista indimenticabile; la sera ci si diverte con musica
dal vivo, balli latino-americani e tanto altro. E che dire dei gazebo sul mare dove degustare, a prezzi modici, succulenti ricci freschi accompagnati dal vino della casa? Questo è il Poetto! È ricco di stabilimenti balneari attrezzatissimi che danno la possibilità di accedere a tutti i comfort e soddisfare ogni tipo di richiesta ed esigenza. Lungo le piste ciclabili e pedonali si può passeggiare, correre, andare in bicicletta, pattinare (grazie anche al nuovo manto stradale) o semplicemente godersi un panorama incredibile con un mare dai vari colori che solo la Sardegna può offrire.
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NATURA
Golfo poeti - Castello di Lerici
Golfo dei poeti: i luoghi degli scrittori che cantarono il mar ligure
È
di Jessica Chia
una mezza luna fertile quella che si estende a oriente del mar Ligure, una mezza luna ammiccante il cui profilo collinare si getta senza indugio nel mare, incontrando un’ampia e profonda insenatura ubicata all’estremità del levante ligure. Questa mezza luna, che emerge dalla costa del mar Ligure, prende ufficialmente il nome dalla città della Spezia - come Golfo di La Spezia - ma la sua storia leggendaria, screziata da raffinatezze letterarie, vuole affibbiargli un appellativo degno delle sue bellezze e dei poeti che da secoli cantano quel mare. Il nome di questa costa vibrante dalla furia e dalla culla del mare fu battezzato dal poeta Sem Benelli che scrisse il suo capolavoro (il dramma La cena
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delle beffe) dalla vista che la sua casa gli offriva sulla costa di San Terenzo. Così, nel 1910, in occasione del funerale dello scrittore Paolo Mantegazza, morto proprio a San Terenzo, Benelli dedicò al golfo, inconsapevolmente, il suo storico epiteto reso immortale dagli abitanti dell’insenatura: “Beato te, o Poeta della scienza che riposi in pace nel Golfo dei Poeti. Beati voi, abitatori di questo Golfo, che avete trovato un uomo che accoglierà degnamente le ombre dei grandi visitatori”. Sempre nel piccolo borgo di San Terenzo, frazione del comune di Lerici, antico villaggio di marinai e pescatori, nel 1822 si trasferivano gli Shelley, la più celebre coppia letteraria del Romanticismo: lei, Mary Shelley, madre del romanzo gotico Frankenstein,
I luoghi di Byron, Shelley, D’Annunzio e Montale: paesaggi di natura, paesaggi di poesia
Golfo poeti - Portovenere
Golfo poeti - Edouard Fournier, Il funerale di Shelley sulla spiaggia di Viareggio
lui, Percy Bysshe Shelley, poeta e filosofo inglese. Fu proprio in questi luoghi che Percy Shelley scomparve tra le acque del mare, naufragando in una tempesta improvvisa, mentre veleggiava verso la sua amata San Terenzo, di ritorno da Livorno. Nello stesso borgo giungeva nel 1822, ospite della famiglia Shelley, Lord Byron, che la leggenda vuole protagonista di una traversata, a nuoto, di otto chilometri, partendo dal porto di Lerici e giungendo a quello di Porto Venere. Da quest’episodio il paese di Porto Venere, piccolo borgo di epoca romana e patrimonio dell’UNESCO, ha dedicato allo scrittore inglese la bellissima grotta naturale a picco sulla falesia, oggi meta di molti turisti: la grotta Byron. Quest’anfiteatro d’acqua è stato scenario naturale
Golfo poeti La Grotta Byron - Portovenere
per l’ispirazione di altri grandi scrittori: si narra del Petrarca, passando da David Herbert Lawrence a George Sand, da Emma Orczy (autrice de La primula rossa, che visse a Lerici), a Gabriele D’Annunzio, fino al padre del futurismo Filippo Tommaso Marinetti. A Tellaro, la gemma più orientale del golfo, arroccata sulla scogliera e imbevuta di acqua cristallina, abitò il regista Mario Soldati. Come noto, Eugenio Montale cantò la sua amata Monterosso e le schegge di mare e gli ossi di seppia delle Cinque terre. Infine fu di passaggio Virginia Woolf che guardando il golfo lo descrisse con queste parole: “Le colline, le alte case, rosa, gialle, bianche e un mare vero, e non immaginario, d’un color viola scuro”.
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NATURA
Baia di Punta Ala
Cala Violina
Castiglione della Pescaia
Parco della maremma grossetana, meraviglie in verde e blu
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di Giulio Siena
eograficamente situato al centro della Maremma, area territoriale che corre lungo la costa tirrenica dalla provincia di Livorno fino all’alto Lazio Viterbese, il parco della maremma, insignito nel 1992 del diploma
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europeo delle aree protette, si estende per 9mila ettari, abbracciando 25 km di costa. Attraversata dai fiumi Pecora, Ombrone, Albegna, Fiora, Chiarone investe i promontori dell’Uccellina, Punta Ala, Monte Argentario e Ansedonia ed è delimitato all’interno dall’Aurelia e dalla linea ferroviaria.
Attraversando i profumi delle immense pinete, d’improvviso si scoprono incantevoli baie al sole, scenari protetti e suggestivi che hanno attirato nel tempo un turismo d’elite e la cinepresa dei registi Parco della Maremma
Quello che oggi si presenta come ristoro dell’anima, riserva naturale dal vivo contrasto tra il verde delle pinete e il blu intenso del mare, una folta macchia mediterranea, pinete e dune sabbiose, dalle cui spiagge si scorgono l’isola d’Elba e del Giglio, è in realtà frutto di faticose opere di bonifica di un terreno paludoso, inospitale, malarico che ha visto operare prima il granducato toscano dei Lorena nel ‘700 e successivamente il regime fascista. Operazioni titaniche di addomesticazione di una natura feroce sia sul piano strettamente idraulico che sanitario e agrario, assimilabile ai successi ottenuti nell’agropontino in epoca fascista e a quelle ferraresi legate agli illuminati duchi estensi. Una catena di colline verdi, che verso il mare disegna baie e insenature, composta da pinete, campi coltivati, pascoli e zone umide, habitat ideale per una ricca quanto diversificata fauna, nota perlopiù per le vacche e i cavalli di razza maremmana, cosi come per istrici, lepri, tassi, caprioli, volpi, cinghiali e numerosi uccelli palustri. La Maremma grossetana tuttavia non è solo ambiente naturale ma anche storia e architettura. Vetulonia e Roselle, di cui restano vive testimonianze archeologiche, furono in epoca etrusca città di grande fermento. La spiaggia di Rocchette nel comune di Castiglione della Pescaia invece fu l’antico porto di Hasta. Poco più a nord, nel cuore della costa degli Etruschi, l’antica città di Populonia. Sarà poi, in epoca medioevale, il dominio della nobile casata degli Aldobrandeschi, che darà pure un Papa, il “maremmano” Gregorio VII, Ildebrando Aldobrandeschi di Sovana, a rilanciare lo sviluppo
del territorio erigendo decine di castelli, innescando fenomeni di conurbamento e di gestione del sistema agrario, soprattutto nella fascia collinare interna. Sotto l’influenza della Repubblica di Siena, la Maremma grossetana fu relegata a enorme pascolo, che per il clima mite attirava i transumanti del centro Italia, bacino ideale, quindi, per l’esazione tributaria, con l’istituzione della dogana dei paschi, da cui trarrà origine il nome della celebre banca. Si dovrà attendere la Reggenza toscana per un programma di risanamento del territorio e riorganizzazione delle proprietà dominate dal latifondo, nella persona di Leopoldo II, figlio di quel Pietro che già aveva bonificato la Val di Chiana. Proprio per la sua incantevole natura, la Maremma grossetana è diventata nel tempo, meta vacanziera di un turismo amante del bel paesaggio e della quiete. Anche l’alta borghesia, concentrata perlopiù tra l’Argentario e Punta Ala, località di un turismo d’elite, nota per il suo porticciolo in cui attraccava la celebre imbarcazione luna rossa, ha presto scoperto questo splendido litorale. Certo non poteva non colpire la sensibilità dei registi italiani, che in alcune celebri pellicole come “In viaggio con Papà”, “Non ci resta che piangere” e il film-cult sempreanni ’80 “Amarsi un pò” hanno scelto proprio le baie di Cala di Forno e Cala Violina per ambientare alcune delle loro mirabili scene. Le solitarie torri d’avvistamento che ancora puntellano il promontorio costiero, un tempo animate e nervose per le frequenti scorribande tirreniche dei pirati saraceni, oggi si ergono silenziose e dormienti come a godersi anch’esse della bellissima natura e del meritato riposo d’albergo.
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LABORATORIO DI IDEE
HOMO SUM "Tutto ciò che è umano a me non lo ritengo estraneo" a cura degli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Milano Testo di: Matteo Iaboni Art Direction: Michela Russo, Lorenzo Gonnelli Immagine di copertina: Riccardo M. Bruno Docente: Cinzia Piloni
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l Mediterraneo è stato luogo privilegiato di molti incontri tra civiltà diversissime fra di loro: arabi, normanni, egizi, romani, persiani, greci e poi ancora spagnoli, francesi e inglesi. Ognuno di loro ha lasciato i semi per la creazione di diverse microculture e microcosmi che continuano, seppur in modo non sempre evidente, ad interagire. Una contaminazione di idee unica al mondo. Credo sia chiaro a tutti che oggi stiamo assistendo ad un’involuzione di quella voglia di
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conoscenza e di quella sete di sapere che ha portato coraggiosi naviganti a sfidare i mari pur di scoprire l’inedito oltre la linea immaginaria dell’orizzonte. Nel mare che per secoli ci ha uniti si è creata una frattura, anzi quasi una pericolosa faglia e i rapporti che prima erano di interscambio paritario oggi sono diventati unilaterali con l’imposizione di una parte sull’altra. Ci stiamo abituando a rimanere fermi sulla battigia senza neanche più la voglia di prendere il largo, con i piedi che appena vengono sfiorati
dalle acque, in perenne attesa di un nemico al quale abbiamo dato il volto di migliaia di profughi in fuga dalla fame, dalla miseria e soprattutto dalla guerra. E perdendo la voglia di conoscere stiamo perdendo anche acquisizioni di conoscenza che dovrebbero essere date per certe. Noi uomini liberi che, citando Baudelaire, abbiamo sempre avuto caro il mare lo stiamo abbandonando e in esso stiamo lasciando la nostra sopravvivenza e parte della nostra storia culturale e sociale. Per questo ci chiediamo, come può il Mediterraneo tornare ad essere fonte comune di conoscenza e sapere? Basterebbe in verità instillare la curiosità nell’uomo moderno, la curiosità di comprendere il motivo per cui folle di uomini attraversano le onde su mezzi di fortuna come merce che può essere sprecata essendo stata pagata in anticipo. Basterebbe smettere, almeno per un attimo, di guardare “coloro che arrivano” come portatori di contaminazioni e occupatori dei nostri spazi per poterci rendere conto del trauma causato dall’abbandono e da un esilio forzato. Il mare che prima definivamo nostrum sta diventando una specie
di commune sepulcrum dove insieme a migliaia di vite vengono sepolte quelle speranze che nessuna pietà può onorare. Tramite il mare la democrazia è giunta nel cuore d’Europa e tra le acque la stiamo affogando con sempre maggior noncuranza per il futuro. Forse potremmo trovare una risposta in una semplice locuzione latina “Homo sum humani nihil a me alienum puto”, tradotta letteralmente “Sono un uomo e tutto ciò che è umano a me non lo ritengo estraneo”. Questa semplice citazione riassume uno dei concetti più alti mai raggiunti dalla mente umana e l’amore per l’umanità in tutte le sue sfaccettature permette all’Europa intera di sopravvivere e di uscire arricchita da questa situazione storica che ci ostiniamo a non vedere. Bisogna dunque ricontattare e riattivare quel bacino di valori mediterranei per ricomporre la faglia fra le due rive, creando un orizzonte condiviso che permetta alle differenti culture di tornare ad incontrarsi e conoscersi, arricchirsi vicendevolmente. Ripartiamo dal Mediterraneo per essere veramente uniti nella diversità.
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LABORATORIO DI IDEE
MUDEC Luogo d'incontro di diverse culture a cura degli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Milano Testo di: Carolina Valaguzza Art Direction: Alberta Chiminelli
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l progetto del Mudec (Museo delle Culture) nasce negli anni ‘90, quando il Comune di Milano decide di utilizzare le zone industriali abbandonate dell’Ansaldo come spazi dedicati all’attività culturale. Rispetto a quando è stato concepito il progetto Mudec ha subito dei cambiamenti per adattarsi a un
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“La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande” Hans Georg Gadamer
panorama culturale in continua evoluzione. Oggi il Museo vuole essere un punto di dialogo tra le differenti culture esistenti nel mondo, un luogo in cui i visitatori possono scoprire diversi linguaggi artistici e conoscere il patrimonio culturale contemporaneo. Tra le sue principali missioni c’è quella di ricercare, collezionare e tutelare le espressioni di cultura materiale e immateriale di tutte le popolazioni, oltre che favorire e promuovere una sempre più costante partecipazione pubblica alla valorizzazione del patrimonio passato, presente e futuro del Museo. Non c’è quindi luogo migliore di Milano, emblema italiano della multiculturalità e dell’internazionalità, per sviluppare questo ambizioso progetto che vuole non solo raccontare, ma anche spiegare la complessità culturale del tempo in cui viviamo. Il capoluogo lombardo si sta rivelando infatti il posto perfetto per organizzare attività stimolanti e di successo, grazie forse al
“Per me cultura significa creazione di vita” Cesare Zavattini
“Cultura è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi hanno” Karl Kraus genius loci o alla generosità dei cittadini milanesi che si stanno dimostrando sempre aperti alle novità e pronti ad allargare i confini delle loro conoscenze. Altro punto focale e fiore all’occhiello di Mudec è il suo progetto educativo: un’ampia proposta di laboratori didattici messi a disposizione del pubblico più giovane fra cui spicca Mudec Junior, un progetto pensato per bambini dai 4 agli 11 anni e che si avvale di un metodo innovativo e originale per presentare le culture internazionali. Il Museo sembra aver capito perfettamente che i giovani di oggi sono gli adulti di domani, scommette su di loro e contribuisce operativamente a formare una generazione pronta a un dialogo aperto e costruttivo che riesca a contemplare la molteplicità culturale e la ricchezza di pensiero che ne può conseguire.
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LABORATORIO DI IDEE
IL MEDITERRANEO: UN BACINO DI SPERANZA "La figura della donna in un mare di pregiudizi" a cura degli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Milano Testo di: Laura Castellaneta, Elisa Lightowler, Maria Zugni Art Direction: Michela Russo, Lorenzo Gonnelli
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emiha Borovac è la prima donna musulmana a essere diventata sindaco della capitale della Bosnia, un sindaco donna per Sarajevo. La sua carica è durata dal 2005 al 2009 e, attualmente, è stata nominata, grazie al dolce risvolto del suo duro lavoro, Ministro dei diritti umani e dei rifugiati. Un traguardo incredibile che ha segnato, ed è prova, del passaggio e dell’evoluzione cognitiva di un’epoca. Fin da subito la sua idea politica è stata quella d’intervenire sulla situazione precaria del proprio Paese puntando su una politica di cooperazione e rispetto tra le nazioni. “Abbiamo aperto relazioni con la Serbia e il Montenegro, pensando agli interessi comuni e i vantaggi per i rispettivi popoli. La volontà di entrare in Europa, è per noi una
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necessità primaria, e ciò potrebbe concretizzarsi solo se riusciremo a collaborare tra Stati. La via della Giustizia è stata prolungata, ma non si è fermata. Mi auguro un felice e tiepido rapporto di collaborazione internazionale, sul fronte della verità che qui tutti attendiamo”. Nonostante esempi virtuosi e sebbene la questione dell’emancipazione femminile in Europa sia uno dei trend topic dal dopo guerra, sono ancora poche le occasioni in cui le donne possono emergere operativamente nella società moderna mediterranea. A svantaggio della donna, si accompagna un’ampia diffusione di stereotipi che contribuisce ad una rigidità nei ruoli che genera lampanti ingiustizie e privazioni legate al mondo del lavoro. Sono continue le rinunce che le donne devono accettare: dalla riduzione del salario
alla difficoltà nell’essere assunte (specie nel periodo di possibili gravidanze). È davvero possibile che in quei Paesi che definiamo sviluppati ancora oggi le donne debbano trovarsi a combattere per un diritto inalienabile come quello di essere madre? E nei luoghi in cui, ancora nel XXI secolo, si combatte per la libertà con manifestazioni e guerre continue, quale è il coinvolgimento delle donne? È il digitale che dà voce a donne che combattono e che per molti non esistono; che testimonia l’impegno di tutte coloro che affrontano ogni giorno guerre e ingiustizie. Grazie ai social network hanno l’opportunità di riacquistare un corpo, di non essere più invisibili. Possono sostenere le proprie idee e condividerle col mondo rendendo la loro presenza un segno permanente nella storia dei luoghi in cui vivono. Il web è portatore della testimonianza del ruolo avuto dalle donne nei paesi Nord africani durante le rivoluzioni. Le ragazze tunisine si sono sollevate accanto ai propri uomini per elaborare nuove politiche che avessero i valori della parità e della dignità; nelle strade d’Egitto hanno sfilato insieme ai mariti manifestando contro un’inflazione alle stelle e una disoccupazione dilagante, pretendendo un cambiamento. La folla era per più del 30%
costituita da femmine. L’entusiasmo e l’attivismo dimostrato in questi Paesi fa sperare per il futuro in un maggior coinvolgimento politico delle donne. Ancora nessuna nazione al mondo può dire di aver raggiunto la parità dei sessi. Il Mediterraneo, è divenuto l’emblema di speranze. Promuovere quindi i diritti delle donne è una delle strategie più efficaci per l’impatto rilevante che ne deriva nella vita sociale. E per concludere, il nostro pensiero non può che andare a un’altra donna sindaco che fa del coraggio la sua missione quotidiana: Giusi Nicolini, Sindaco di Lampedusa che da sola fa quel che altri ancora si chiedono come si debba fare.
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BRIEFING CULTURALE
a cura della REDAZIONE
ARTE E NATURA NELLA CONCA DI MERANO
STREET ART DI BANKSY A ROMA A Roma, Palazzo Cipolla, Via del Corso, fino al 4 settembre, gli amanti della Street Art potranno godere della splendida, quanto originale mostra o meglio “musealizzazione” mondiale delle opere dello street artistist britannico Bansky. La sua arte che vuol dare voce ad una modalità di espressione che la rende immediatamente accessibile a tutti “incastonandola nel nostro vivere quotidiano” (Emanuele). La fonte a cui attinge per i suoi lavori sgorga da un lato da nozioni di benessere, di piacere, di serenità e dall’altro da espressioni di tristezza, di dolore, di angoscia. La Fondazione Terzo Pilastro Italia e Mediterraneo che ha organizzato la mostra, evidenzia la sensibilità alle emergenti forme culturali del mondo che cambia e ci circonda. I suoi pezzi forti sono le questioni politiche talvolta estremizzate, oppure il capitalismo nei suoi estremismi. Comunque nella mostra è visibile e anche l’altra faccia di Bansky, come quando nell’opera Flower Trower mette in mano a un giovane mascherato un bel mazzo di fiori da scagliare contro la polizia. Se anche questa è arte noi l’adottiamo.
Se vuoi trascorrere le vacanze tra arte, giardini e meleti in fiore, puoi sbarcare nella conca di Merano (BZ), uno dei posti più belli e ricercati d’Italia, ove il mixage tra creatività e natura è assicurato. Scopri così itinerari culturali, percorri sentieri storici, assisti a festival a soggetto alpino. Se sei amante di acque naturali e fanghi le terme di Merano fanno per te e il remise en form è scontato. E anche se non sei allenato, puoi fare superbe passeggiate. Puoi partecipare a mostre di pittori locali e nazionali, puoi divertirti tra fiere variopinte e balli tradizionali. Se poi vuoi sognare tra le bellezze naturali non fai altro che recarti ai Giardini di Castel Tauttmansfordd. Il cibo locale fa da contorno ad ogni manifestazione all’insegna del nuovo trend cultura-cucina. Se hai dei bambini non esistono problemi poiché sono stati confezionati pacchetti con pernottamento gratuito fino a 9 anni (fino al 29 luglio).
SE VUOI MANTEGNA RECATI ALLA BRERA RINNOVATA In una rinnovata versione della Pinacoteca di Brera fa mostra di sé il“Cristo Morto”di Andrea Mantegna in dialogo con “Il Cristo morto e strumenti della Passione” di Annibali Carracci (prestato dalla Staatsgalerie di Stoccarda). Alla coppia di quadri, ai quali si aggiunge “Il Compianto di Cristo Morto”di Orazio Borgianni della Galleria Spada di Roma, si può accedere dopo la recente ristrutturazione attraverso un comune ingresso con la Biblioteca Nazionale Braidense. L’opera del Mantegna ha riacquistato la sua originale posizione appesa a un semplice mantello alla convenzionale “altezza d’occhi”, recuperando la sua antica cornice dorata. La nuova posizione è visibile da poco tempo dopo la ristrutturazione, ma in ogni caso non risolve il “giallo” sul perché, quando e da chi il dipinto è stato commissionato. Di certo si sa che il quadro fu scoperto a Roma ai primi dell’Ottocento da Giuseppe Bossi, che lo comperò e lo invio a Milano con tanto di cornice e vetro protettore. I suoi eredi lo cedettero nel 1824 a Brera, ove oggi chiunque può ammirarlo più imponente che mai.
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AL TRASIMENO TRA L’ “ISOLA DEL LIBRO” E IL “CA’ DI BACCO”
UNA MALINCONICA MOSTRA FOTOGRAFICA AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
Il Trasimeno, lago di sensazioni, di incontri, di intrecci. E di connubi. Esemplare è l’incontro fino al 18 settembre tra la cultura espressa dalla manifestazione letteraria “L’isola del libro” e la esposizione vinicola “Ca’ del Bacco”. La prima, alla quarta edizione, si svolge all’isola Maggiore – luogo unico e speciale, sede di un evento di eleganza e livello indiscutibile – con un tema di grande attualità: Contrapposizione, Conflitto, Relazione Dialettica, articolato sul Binomio Amici/Nemici, che racchiude elementi identitari di ordine economico, religioso, storico, filosofico. E in ogni ambito si presentano libri inediti e di successo. Successo che fa pendant con una nuova cultura vinicola il “Ca’ di Bacco” incentrata su degustazioni, esposizione di vini della eccellenza lacustre con sede a Passignano sul Trasimeno. Si passa così dal respiro delle parole scritte presentate sull’isola, al profumo dei vini dei colli digradanti a corona sul lago. Dai caffè letterari, agli incontri con l’autore, dalle postazioni di assaggio di vini del Trasimeno, alle degustazioni guidate a cura della Fondazione Italiana di Sommelier e dell’associazione Strada dei Vini dei Colli del Trasimeno, è assicurato il piacere estivo dello spirito e della gola. In una mirabile sintesi da intenditori.
A Roma al palazzo delle Esposizioni, una mostra fotografica di alto valore antropologico si tiene fino al 2 Agosto. Più che mostra è una potente indagine storica dal dopoguerra ad oggi attraverso gli scatti di Gianni Berengo Gardini, che intende la fotografia come strumento di conoscenza e di percezione. Già dal titolo: “Vera fotografia, reportage, immagini, incontri”, si realizza che l’opera di Berengo Gardin è il timbro che contraddistingue il retro di ogni foto. L’esposizione è come una metafora circolare che parte dalla Venezia popolare degli anni Cinquanta per concludersi con la nuova Venezia commercializzata dalle navi da crociera che sembrano minacciare la fragile bellezza delle città lagunare. E in questo circolo c’è la storia d’Italia che sembra dilaniata dagli orrori della guerra. Il tutto “raccontato” con grande malinconia con scatti che comprendono gondole del lutto in una laguna spaesata in cui si ritrae la città innevata. Le foto documentano i veloci cambiamenti sociali del Paese, le imponenti fabbriche che descrivono la dura vita degli operai del Sud, le anonime periferie, le linee convulse che disegnano i binari dei tram, l’orrore dei manicomi. Ma anche il reportage sulla vita degli zingari diventa un urlo sociale per le affinità che ancora oggi si riscontrano in molte città italiane. Una mostra da visitare per conoscere meglio la nostra storia.
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GIRI DEL GUSTO
L’APE, IL MIELE E LA "DANZA DELL’ADDOME" di Marilena Badolato
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pi ventilatrici che mantengono costante la temperatura dell’arnia anche in giornate così calde, le guardiane pronte alla difesa appena viene aperto questo prezioso rifugio e le operaie spazzine che lo mantengono pulito e in ordine, le allevatrici che nutrono le larve, le bottinatrici che depositano a oltranza il polline chiudendo poi le cellette ricolme del prezioso raccolto. Un mondo organizzato alla perfezione, dove vige una rigorosa divisione del lavoro, ma dove una operaia che inizia la sua carriera come spazzina, può sempre aspirare a diventare bottinatrice. Perfezione persino nei voli di ricognizione che segnalano esattamente dove si trova il fiore più bello, più ricco, più profumato, disegnando nell’aria un fantastico otto. In questa colonia sociale ogni membro ha un compito preciso, in relazione alla propria età e capacità e non potrebbe mai sopravvivere da solo, ma necessita del sostegno di tutti. La struttura sociale dipende da un efficace sistema di comunicazione, dalla produzione chimica di ferormoni e dalla danza. Ogni colonia ha una sola regina, tranne durante e dopo un periodo variabile di preparazione alla sciamatura e sostituzione. L’arnia è il ricovero artificiale costruito dall’uomo dove vivono le api e può essere di varie forme, dimensioni, di svariati materiali e all’interno del quale le api costruiscono i favi, allevano la covata e depositano il miele: dalle arnie rustiche (i bugni villici) a favo fisso e usate dall’uomo agli albori dell’apicoltura utilizzando tronchi cavi d’albero, ceste di vimini, campane di paglia, recipienti di sughero, fino ai giorni
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nostri in comode “casette” razionali. Il prezioso miele prodotto era usato fino dall’antichità nelle cerimonie votive, come farmaco, ma anche per “spumantizzare” bevande a base d’acqua e aromi, l’idromele, o a base di vino, il mulsum, vino e miele in accattivante armonia. Eclettico in cucina, le sue proprietà nel Medioevo erano studiate soprattutto nei conventi. Il miele infatti lo troviamo utilizzato nei ricettari tardo medievali in portate che non risultavano di gusto né esclusivamente, né
prevalentemente dolce. La sua funzione, in queste combinazioni dal sapore promiscuo, sembra più simile a quella di un correttore di sapidità che di un edulcorante vero e proprio. Il binomio apicoltura e religione poi, rimarrà una costante per moltissimo tempo: la cera vergine, infatti, rappresentava la materia prima delle candele che rischiaravano i luoghi di culto. In un miele sentiamo fioriture e nettari, profumi e aromi di paesaggi diversi e dal tipo di flora nettarifera dipendono caratteristiche farmacologiche specifiche, pur nel rispetto di alcune proprietà generali che la medicina erboristica gli riconosce. È infatti suggerito per la cura del sistema emopoietico (grazie alla ricchezza di sali), del sistema cutaneo (favorisce la cicatrizzazione e l’idratazione), del sistema nervoso (migliorerebbe sonno e concentrazione), dell’apparato respiratorio (come fluidificante), dell’apparato circolatorio e di quello digerente. Per tutte queste virtù naturali il miele ha scandito tappe storiche della farmacopea, della culinaria e della gastronomia, regalandoci pozioni miracolose o ricette di preparazioni regionali arrivate a noi in felice connubio con
quella frutta secca il cui uso è tipico delle zone del Mediterraneo, ed è nostro compito oggi difendere il loro importante ruolo nella biodiversità. È nata infatti, prima in Italia e proprio in Umbria a Panicale, l’“autostrada delle api”, creata mesi fa a Oslo, un percorso dove l’ambiente viene salvaguardato dall’uso di pesticidi o altre sostanze chimiche e dove le api possono succhiare in tutta tranquillità. Le api, animali sociali, sono dotate anche di particolari percezioni sensoriali. Il primo a compiere studi approfonditi su questo argomento dimostrando la loro sensibilità ai raggi ultravioletti ed alla luce polarizzata, è stato il biologo Karl Von Frisch, insignito del Premio Nobel per la Fisiologia e Medicina nel 1973. Oltre ai due occhi compositi, l’ape dispone di altri tre ocelli, occhi semplici e sensibili alla luce polarizzata che permettono di trovare il sole anche attraverso le nuvole. La bottinatrice, cioè l’ape raccoglitrice, inscena un movimento, la “danza dell’addome”, una specie di danza del ventre che, a seconda delle diverse e più o meno veloci oscillazioni, indica una fonte di cibo lontana, ma molto, molto interessante.
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BENESSERE
I BENEFICI DELL’ACQUA MARINA E DEL RELAX IN RIVA AL MARE di Italo Profice
Sole, sport e meditazione sono un mix ideale per riacquistare energia, ricaricarsi e alzare il livello del nostro benessere
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e vacanze estive sono attese con molta impazienza da tutti coloro che vogliono lasciarsi alle spalle stress e giorni passati a sentirsi fiacchi, durante il rigido inverno. Tra tutti coloro che scelgono di trascorrere una vacanza al mare, solo alcuni sono a conoscenza dei benefici che l’acqua marina apporta al nostro corpo.
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L’acqua di mare possiede quasi tutti gli elementi presenti nel nostro organismo. In virtù del fatto che è ricca di potassio, magnesio, fosforo, iodio e ferro vanta molte proprietà benefiche: è un toccasana per chi soffre di problemi alla tiroide, abbassa la pressione sanguigna ed è ideale contro reumatismi e dolori articolari; vanta proprietà antibatteriche oltre a tonificare i muscoli, stimolare il metabolismo
e favorire la circolazione. Tutte queste sostanze precedentemente menzionate evaporano dall’acqua di mare ed è per questo specifico motivo che gli esperti raccomandano profondi respiri in riva al mare, magari mentre si scruta l’orizzonte. Agendo contro i batteri e contro le infiammazioni, l’acqua marina sulla pelle è particolarmente efficace: in sostanza ha un’azione detergente e antibatterica. La presenza di zolfo, sodio e rame ne caratterizzano le proprietà antinfiammatorie. Il solo fatto di passeggiare in riva al mare ci permette di assorbire lo iodio. Il fabbisogno giornaliero è di 0,1 mg. Esso viene in massima parte immagazzinato e utilizzato dalla tiroide per la sintesi degli ormoni tiroidei. Pertanto la biochimica dello iodio è strettamente collegata con la fisiologia della tiroide. Tuttavia lo iodio che si inala deve essere integrato dall’assunzione di iodio contenuto negli alimenti: il pesce in generale lo contiene ma quello nordico ne è particolarmente ricco. Perché chi vive al mare ha un aspetto luminoso e una pelle brillante? Perché il mare ossigena i tessuti rendendoli più belli. Chi è amante dello sport deve concedersi delle corse sulla battigia: il bagno
a fine seduta permetterà allo sportivo di turno di beneficiare di un recupero muscolare più rapido; inoltre la muscolatura sarà ulteriormente tonificata. E se la spiaggia è troppo affollata si consiglia allora una bella nuotata, che sarà tanto più efficace se condotta con cambiamenti di ritmo e di stile. Bagnarsi nell’acqua di mare ha anche un effetto drenante: la pressione dell’acqua è maggiore di quella dell’aria e ciò favorisce l’eliminazione di liquidi. Alla vita da mare si associano anche gli effetti benefici del sole, i cui raggi sono indispensabili per la sintesi della vitamina D, elemento fondamentale per il fissaggio del calcio nelle ossa e per il sistema immunitario. Specialmente nelle ore più calde della giornata è necessario però proteggersi con creme solari ad alta protezione poiché i raggi solari sono impietosi, non solo nei confronti delle persone che hanno la pelle più chiara. Concedersi una vacanza al mare prestando attenzione alla propria salute è ciò che ci vuole per riacquistare energia e ricaricarsi, l’ideale per alzare il livello del nostro benessere.
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AMBIENTE
SICUREZZA ALIMENTARE E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE di Walter Leti
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uattrocento ettari che si estendono nel territorio di Passignano sul Trasimeno per la conduzione di un’azienda all’avanguardia nel campo della sicurezza alimentare e della sostenibilità ambientale. Dobbiamo alla cortese disponibilità dell’Ing. Lorenzo Moretti l’illustrazione delle caratteristiche uniche di questa realtà produttiva, da lui ideata e tenacemente realizzata, con l’impegno dei tre figli che lavorano in azienda. Si tratta, più in dettaglio, di un’azienda, che opera sull’intera filiera di produzione della carne bovina, a partire dalla nascita dei vitelli e il loro allevamento, fino alla macellazione e successiva confezione e vendita del prodotto finale. La produzione è articolata secondo un ciclo chiuso: dai campi si ottengono i foraggi destinati all’alimentazione del bestiame. Il letame degli animali, distribuito sui terreni, reintegra gli elementi asportati dalle colture precedenti e predispone i terreni alle colture successive, minimizzando sostanzialmente il ricorso a concimi chimici. Le principali colture messe a rotazione sono triticale, orzo e frumento per quanto riguarda i cereali autunno-vernini, mentre per le colture primaverili-estive troviamo mais e sorgo. Sono messi a disposizione delle vacche nutrici boschi gestiti ad alto fusto e terreni di collina recintati, dove gli animali possono pascolare liberamente per la maggior parte dell’anno. L’azienda ha anche realizzato un mattatoio con ottenimento
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Per contrastare l’inquinamento ambientale e la dubbia qualità dei prodotti alimentari ci sono aziende, in cui il rispetto degli uomini e della natura rappresentano un punto di partenza
del bollo CE e un laboratorio di trasformazione per il controllo di tutte le diverse fasi produttive. La realizzazione del mattatoio in loco è elemento essenziale per la possibilità di offrire un prodotto controllato e certificato, di altissima qualità. L’animale non è soggetto, fra l’altro, allo stress di un lungo trasferimento dall’allevamento alla macellazione e come si suole dire in questo caso, “non ha mai visto l’asfalto”. Fin qui la qualità e la sicurezza del prodotto. C’è però anche un risvolto energetico-ambientale che merita di essere sottolineato per la sua innovatività. Parliamo del trattamento del letame. Finora è stato considerato, il più delle volte, come una sorta di fastidioso “effetto collaterale” degli allevamenti, con i connessi problemi di smaltimento e di pesante inquinamento. L’Ing. Moretti ha affrontato e risolto il problema alla radice, con coraggio (dati i forti investimenti) e lungimiranza. Ha realizzato un impianto che utilizza le deiezioni animali per la produzione di biogas (60% metano) che alimenta un impianto di cogenerazione da 100 Kw elettrici e 130 termici. L’impianto funziona per oltre 8.500 ore all’anno. L’energia elettrica immessa in rete gode di una tariffa incentivata, l’energia termica fornisce acqua calda e riscaldamento ad abitazioni e mattatoio. Si utilizza il metano, che altrimenti finirebbe in atmosfera con danno per effetto serra, per produrre energia elettrica e calore da fonte rinnovabile ed il letame dopo questo processo migliora la propria qualità di fertilizzante. Veniamo all’aspetto commerciale. Lorenzo Moretti ha una concezione etica della sua attività. Tutti gli aspetti produttivi dell’intera filiera fanno capo alla sua personale responsabilità e immagine e, come afferma lui stesso, questo “metterci la faccia” impone di dare il massimo dell’impegno nel perseguire l’optimum dei risultati. Questi sono eccellenti sia sotto il profilo della qualità che quello, più propriamente commerciale, della competitività dei prezzi. A questo fa seguito un riscontro lusinghiero in termini di consenso dei consumatori. I prodotti dell’azienda viaggiano su veicoli attrezzati per il mantenimento rigoroso della catena del freddo e arrivano a destinazione “a stretto giro di posta” in tutta Italia. In tempi in cui l’inquinamento ambientale e la dubbia qualità dei prodotti alimentari sembrano dilagare, l’azienda di Moretti costituisce un non comune esempio di rispetto degli uomini e della natura.
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NEW YORK
FRAMMENTI D’ITALIA A NYC TRA FLATIRON DISTRICT, UPPER EAST SIDE E BELMONT di Giovanni Bruna (corrispondente da New York)
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nche se lo storico quartiere di Little Italy in lower Manhattan ha per molto tempo dominato i cuori e le menti dei milioni di turisti che visitano la città di New York, la presenza della cultura ed enogastronomia italiana può facilmente ritrovarsi in numerosi altri quartieri della Grande Mela. Uno di questi, il Flatiron District, ha visto un’impressionante crescita delle attività ed imprese italiane, concentrate soprattutto intorno al Madison Square Park (MSP). Il MSP è un’area verde aperta al pubblico, delimitata dalla famosa Fifth Avenue ad ovest e dalla Madison Avenue ad est, a metà tra la East 23rd Street e la East 26th Street. Questi city-blocks rappresentano oggi delle zone di prim’ordine sia per il fatto di aver avuto uno sviluppo costante, sia perché abitate principalmente da giovani professionisti che stanno dando un grande contributo alla creazione di nuove attività (e.g. dal fashion al settore tecnologico, dai servizi al settore culinario). È proprio in questo vivace scenario che si possono facilmente incontrare emblematici business italiani come Eataly, Rizzoli e La Pecora Bianca. Eataly è un immenso marketplace ideale per tutti coloro che sono amanti della buona cucina: caffè, pasticcini, panini, pasta, specialità di carne e pesce, formaggi, pizze, vini, birre, posateria, e persino libri. Eataly offre tutto questo, oltre che una specifica presentazione per ogni singola categoria di prodotto che è possibile incontrare. Rizzoli, invece, rappresenta una delle
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Rizzoli
Eataly
Belmont Bronx little Italy
più importanti catene di librerie a livello nazionale. Vero e proprio monumento letterario in New York City, Rizzoli è specializzato in temi e soggetti illustrati che spaziano negli ambiti più disparati come l’architettura, il fashion, l’interior design, la fotografia e le belle arti. Infine, La Pecora Bianca, o “The White Sheep”, è un caffè-ristorante in stile casual dove si possono trovare specialità locali, ogni prelibatezza di pasta fatta in casa ed un’intera lista di vini esclusivamente Made in Italy. Nonostante il suo carattere moderno e vibrante, La Pecora Bianca conserva un sapore rustico tipico del mondo rurale italiano. Da non dimenticare, inoltre, altre valide scelte di luoghi da visitare come ‘A Voce, Osteria del Principe, Obica, Mozzarella Bar, Mangia, Zero Otto Nove. Spostandosi verso l’Upper East Side, storico e lussuoso quartiere di Manhattan, è possibile incontrare altre numerose attività ed enti italiani ed italo-americani. Park Avenue, tra la East 68th Street e la East 69th Street, ospita il Consolato Generale d’Italia e l’ICI – Italian Cultural Institute. Le due istituzioni sopracitate rappresentano delle vere e proprie colonne portanti della comunità italiana, fornendo una vastissima quantità di servizi ai nostri connazionali: passaporti, visti, documenti di cittadinanza, traduzioni, scambi accademici e
programmi di promozione della lingua e cultura italiana. A pochi passi, tra la Madison Avenue e la Fifth Avenue, vi è il Columbus Citizens Foundation, un’organizzazione no profit, che si dedica a preservare l’eredità italo-americana attraverso attività filantropiche e culturali che includono borse di studio e la parata annuale del Columbus Day. Inoltre l’ICE (Italian Trade Commission, in inglese) dista solo un blocco dalla East 67th Street. Anche andando più a nord, all’interno dell’area del Bronx, si può trovare una vibrante comunità di nostri connazionali e discendenti a cui ci si riferisce normalmente come la “Real Little Italy”, il quartiere di Belmont. Quest’ultimo rappresenta un distretto d’affari e commerciale presso Arthur Avenue dove è possibile incontrare una moltitudine di ristoranti italiani ed italo-americani di fama internazionale, negozi d’artigianato e varie specialità nostrane. Si ricordano: Addeo Bakery, Antonio’s Trattoria, Casa Della Mozzarella Deli, Catania’s Pizzeria & Cafe Inc., Morrone Pastry Shop e Pasquale Rigoletto Restaurant. Belmont ospita inoltre varie mostre d’arte, d’automobili, il festival del giorno di Ferragosto, tornei di bocce tipicamente italiani, l’Enrico Fermi Italian Cultural Institute, il Ciccarone Park, e l’Our Lady of Mount Carmel Church.
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FLORIDA
La Italy-America Chamber of Commerce di Miami e la promozione dell’italianitá The Italy-America Chamber of Commerce of Miami and the promotion of the made in Italy di Francesco Famà (corrispondente da Miami)
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uando ci si sposta in un nuovo Paese, un cittadino straniero cerca istintivamente di appoggiarsi tanto ad amici quanto a tutti quegli enti che lo possano far sentire più vicino a casa, a quel mondo da cui si sposta, appunto, per necessità o voglia di un’esperienza differente. La risposta all’inevitabile domanda: “A chi rivolgermi”? Una volta atterrato in suolo americano rimane pressoché sempre la stessa: Consolato Generale o
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hen moving to a new country, we instinctively rely on both friends and those institutions and organizations that can make us feel closer to home, that world that we are moving from either for necessity or in search of a different experience. The answer to the inevitable question “Whom should I ask?” once having landed in America it always remains the same: the Consulate General or the Embassy. However, if we wanted advice, a consultation or even support not only from a personal aspect, but also professionally, another valid option would be the local Italian Chamber of Commerce. In Miami, the Italy-America Chamber of Commerce Southeast (IACCSE or IACC of Miami) was founded in 1991 and it represents one of the 70 Chambers officially recognized abroad by the Italian Government. This non-profit
Ambasciata. Ma se si dovesse aver bisogno di un suggerimento, una consulenza o un vero e proprio supporto oltre che personale anche professionale, un’altra valida risposta è rappresentata senza dubbio dalla Camera di Commercio Italiana locale. A Miami, la Italy-America Chamber of Commerce Southeast (IACCSE o IACC di Miami) fu fondata nel 1991 e si annovera tra le 70 Camere ufficialmente riconosciute dal Governo Italiano all’estero. Tale organizzazione no profit è dedita alla promozione dell’"italianità" nel sudest degli States ed agli scambi commerciali tra il nostro Paese ed il gigante a stelle e strisce. La IACC, nel corso degli anni, si è specializzata nella doppia funzione di organizzatore di eventi e missioni commerciali negli Stati Uniti e di fautore di delegazioni di “buyers” americani in Italia. Le lunghe collaborazioni con enti come Fiera Milano, Fiere di Parma, il Consorzio Roma Ricerche, il Beacon Council, le numerose istituzioni americane (e non solo) oltre che le varie Camere di Commercio italiane e straniere hanno permesso tanto il proseguimento di iniziative che si susseguono anno dopo anno, quanto la realizzazione di nuovi progetti (dall’enogastronomia, catering & food service al design; dalle nuove tecnologie ed innovazioni alla nautica; dal turismo alla consulenza; dalla moda all’arredo-casa fino all’arte). Per citare alcuni esempi di eventi ed iniziative in cui la IACC di Miami ha giocato e continua a giocare un ruolo importante nel rafforzare i legami tra l’Italia e gli Stati Uniti, vanno ricordati: l’EXPO di Milano 2015 (e.g. HOST, TUTTOFOOD, HOMI), MERCANTEINFIERA a Parma, The Extraordinary Italian Taste, Marchio Ospitalità Italiana, il Seatrade Cruise Global, il Ft. Lauderdale Boat Show, il Real Estate Week – Miami, Art Basel, l’apertura del “Chapter” di Porto Rico, il South Beach Wine & Food Festival, le partnership ed incontri con università ed enti sia pubblici che
organization is devoted to promote the Made in Italy brand in the Southeast areas of the U.S. as well as to foster trade between our country and the “stars-and-stripes giant”. During recent years, the IACC has focused on and specialized in becoming both an organizer of events and trade missions in the U.S. and a supporter of delegations of American “buyers” in Italy. The long-standing collaborations with entities such as Fiera Milano, Fiere di Parma, Consorzio Roma Ricerche, Beacon Council, the numerous American (and non-American) institutions as well as the various Chambers of Commerce both Italian and foreign have allowed the continuation of yearly initiatives and the implementation of new projects. These include: from the wine & food and catering service sector to the design one; from new technologies and innovations to the nautical sector; from tourism to consultations; from fashion to home-furnishing and the art sector. Among the several events and initiatives in which the IACC played and continues to play a crucial role in enhancing the relationships between Italy and the U.S., it is important to mention: the 2015 EXPO in Milan (e.g. HOST, TUTTOFOOD, HOMI); MERCANTEINFIERA in Parma; The Extraordinary Italian Taste; Marchio Ospitalità Italiana; Seatrade Cruise Global; the Ft. Lauderdale Boat Show; the Real Estate Week – Miami; Art Basel; the opening of the “Chapter” in Puerto Rico; the South Beach Wine & Food Festival; the partnerships and meetings with public and private universities and institutions in regards to the ICT sector and biotechnologies; the Signa Maris project; and the annual publication of the Magazine “.IT”.
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privati sul tema dell’ICT e delle biotecnologie, il progetto Signa Maris e la pubblicazione annuale del Magazine “.IT”. Con oltre 200 imprese associate, la IACC di Miami ha il grande vantaggio di essere ubicata nel cuore del vero “ponte economicocommerciale delle Americhe”: una metropoli capace di attrarre molti imprenditori italiani interessati non solo ad espandersi negli USA, ma anche nell’area dei Caraibi e Centro-Sud americana. Nevio Boccanera, Direttore Esecutivo della Camera, afferma: “La crescita di Miami sotto il profilo economico e culturale è stata esponenziale negli ultimi anni. Sono molte le aziende ed i brands italiani che aspirano a questa vetrina. Per tale motivo, la IACC si è reinventata sia per supportare le PMI nella ricerca di importatori-distributori, sia per aiutare tutte quelle aziende che avessero bisogno di specifiche manifestazioni attraverso cui promuoversi. Un esempio emblematico di questo nuovo volto della Camera è rappresentato dall’evento che stiamo organizzando per il 22 ottobre prossimo in concomitanza dei 25 anni dalla fondazione della IACC. Il “Best of Italy Gala Night”, infatti, punta a coinvolgere la città di Miami in una festa dedicata alle eccellenze dei settori che hanno reso il nostro Paese famoso in tutto il mondo. Lo scopo è di dare un’opportunità a coloro che si vogliano presentare o che vogliano consolidare la propria presenza nel mercato americano utilizzando l’evento come piattaforma di prestigio per i propri prodotti”. Il “Best of Italy Gala Night” avrà luogo durante il mese dell’eredità culturale italiana in America ed arricchirà un periodo colmo di eventi per gli amanti del Bel Paese, rappresentando un save-the-date da non perdere.
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With more than 200 members, the IACC of Miami has the great advantage of being located in the heart of the real “economic and trade hub of the Americas”: a metropolis able to attract a multitude of Italian investors interested in expanding business both in North America and the Caribbean and Central-South American areas. Nevio Boccanera, Executive Director of the Chamber, states: “The development of Miami under economic and cultural viewpoints has been stunning throughout recent past years. There are many Italian companies and brands that aim at entering this vibrant scenario. Hence, the IACC has decided to re-invent itself in order to both support the small and medium-sized enterprises that look for importers-distributors and to help all of those companies in need of specific initiatives to promote themselves. An example of this new IACC’s facet is represented by the event we are organizing next October, the 22nd, in conjunction with the 25th anniversary of the Chamber’s foundation. Indeed, the so-called “Best of Italy Gala Night” aims at involving the whole city of Miami in celebrating the Italian excellences that made our country famous worldwide. The purpose is to give an opportunity to those companies that want to either introduce themselves or to consolidate their presence in the American market by using the event as a prestigious means for their own products”. Since this initiative will take place during the Italian and Italian-American heritage month in the U.S., the “Best of Italy Gala Night” is going to enrich that period of the year dedicated to all of the Bel Paese enthusiasts. It should not be missed.
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