M A G A Z I N E D I I N F O R M A Z I O N E , C U LT U R A E L I F E S T Y L E
SOMMARIO EDITORIALE
ARCHITETTURA
5 L’uomo moderno tra “big science” e “little science”
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PRINCIPATO DI MONACO
6 Gran Galà della Croce Rossa Monegasca
AGENDA NEWS
10 Eventi nazionali selezionati
EVENTI
14 Festival internazionale della creatività a Cannes 18 Umbria Jazz 2017
Ytalia. Contaminazioni contemporanee nella Firenze rinascimentale Museo d'Arte Urbana a Torino Ore Serenissime San Luca, tra simbolismi e curiosità Storia e fascino del Santuario di San Michele Arcangelo Le anime medievali di Sarzana e La Spezia Vasto, passeggiando per il borgo antico Artigli. La natura fatta ad arte
ARCHEOLOGIA
TRADIZIONI MODA
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DESIGN
70 Termoli, la perla dell'adriatico molisano
20 La Lombardia che a luglio fa festa 22 Un'estate all'insegna del "ripped trend"
Taormina, un suggestivo e unico scenario Museo Paleontologico Luigi Boldrini Il terrazzo archeologico sul mare di Taureana di Palmi
BORGHI
26 Davide Vercelli 28 Venezia Certosa: un'impresa di valore
NATURA
72 Le incantevoli spiagge della costa di Baunei
FOTOGRAFIA
GIRI DEL GUSTO
30 Antonella Manca: l'eleganza dei dettagli
76 È nu babbà
ARTE
AMBIENTE
32 Ludmilla Radchenko 36 Giovanni Francesco Guerrieri
78 Il Global Warming
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63
39
SIBERIAN
SOUP FULLART BY
LUDMILLA RADCHENKO
DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio VICEDIRETTORE Carlo Timio DIREZIONE ARTISTICA Alessio Proietti REDAZIONE CENTRALE Alessia Mencaroni, Giulio Siena, Noemi Furiani, Marilena Badolato, Walter Leti, Elisabetta Bardelli, Elisa Giglio, Laura Patricia Barberi REDAZIONI REGIONALI Piemonte: Margherita Carpinteri Valle d’Aosta: Francesca Pollicini Liguria: Jessica Chia, Samantha Chia Lombardia: Francesco Colamartino, Francesca Fregapane, Elena Ciulla, Stefano Spairani Righi, Cinzia Piloni, Alessandra Mastantuoni, Angela di Leone Trentino Alto-Adige: Giuseppe Doria, Francesco Taufer, Mauro Volpato Veneto: Carolina Bruno, Fosca Parisi, Caterina Chiarcos, Riccardo Martin Emilia-Romagna: Elena Brozzetti Toscana: Livia Ballan, Ilaria Vannini Lazio: Marica Spalletta Umbria: Claudio Cattuto, Alessandro Biscarini, Giuliana Spinelli Batta, Italo Profice, Giovanna Ramaccini Marche: Elisa Cataluffi, Carlo Trecciola, Olga Puccitelli Abruzzo: Sara Bernabeo, Maria Concetta Dercole, Davide Gerbasi Campania: Giuseppe Ariano Molise: Andrea Mastrangelo Basilicata: Marco Caldarelli Puglia: Veronica Sonoro, Mariangela Serio Calabria: Antonio Pangallo, Mariagrazia Anastasio, Marzia Manica Sicilia: Paola Faillace Sardegna: Marina Sotgiu, Anna Paola Olita Principato di Monaco: Marinella Cucciardi Miami: Francesco Famà New York: Giovanni Bruna
In copertina Armonia, composizione, modulo, proporzione e struttura sono alcuni dei concetti e parametri che caratterizzano architettura e musica, legandole intimamente.
REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011
L’opera grafica in copertina interpreta il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Schelling: “L’architettura è musica nello spazio, una sorta di musica congelata”. È stata prodotta nel contesto della partnership tra Riflesso e ABA - Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”, ispirata dal tema della contaminazione ed ibridazione culturale.
IMPAGINAZIONE E GRAFICA R!style Project
Istituzione Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia
STAMPA Tipografia Pontefelcino - Perugia
(L’Accademia, intitolata al “Perugino”, maestro di Raffaello, è la seconda più antica d’Italia, fondata nel 1573. L’offerta formativa spazia dalle scuole triennali di Pittura e Scultura a quelle di Scenografia e Design fino al biennio specialistico in Arti visive)
EDITORE Ass. Media Eventi
CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info SITO WEB www.riflesso.info
Credits Autore: Thea Corpora Docente: Francesco Mazzenga
EDITORIALE
L’uomo moderno tra “big science” e “little science”
S
di Mario Timio
i chiamava Ernest Hutten, ebreo, fisico nucleare, docente all’Università di Londra, ieratico nell’aspetto, semplice ed elegante nei modi. L’ho incontrato molti anni fa a Roma ai corsi di Epistemologia (storia della scienza) che si tenevano all’Università “La Sapienza”. Aveva fatto parte negli USA del famoso Progetto Manhattan del 1939, finalizzato alla costruzione della bomba atomica. Ultimo arrivato, era il più giovane del gruppo degli scienziati. Più volte mi sottolineava che tra tutti gli uomini del Progetto, pur conoscendone le finalità, nessuno parlava di bomba atomica. Quando dopo Hiroshima e Nagasaki fu tutto chiaro, il gruppo si è dissolto; molti si sono suicidati, altri si sono distribuiti in laboratori e università del mondo. Hutten sbarcò a Londra. Il Progetto non ebbe però solo fini militari – mi ripeteva continuamente Hutten – ma anche numerose implicazioni della scienza, della sua organizzazione e percezione. Un giorno mi presenta un articolo del suo amico e collega di Progetto, Alvin Weinberg, pubblicato su Science nel 1961 (ma egli da anni ne conosceva il contenuto), dal titolo “Impact of Large-Scale Science in The United State”, ove per la prima volta si parla di Big Science. Intendendo con questo binomio un progetto scientifico voluto e diretto dalla politica, di immense dimensioni economiche, basato sull’impiego di sofisticata strumentazione e con un forte controllo amministrativo. L'articolo si pone tre domande: Big Science sta rovinando la scienza? Big Science sta rovinando finanziariamente i paesi che l’adottano? Big Science può essere indirizzata meglio? E Weinberg dà risposte precise e circostanziate. Poiché Big Science necessita di grandi fondi statali si presuppone il consenso dei contribuenti, per ottenere il quale
occorre quell’arma cruciale che è la divulgazione attraverso i media. Ed essenzialmente, in accordo con Fiorenzo Conti, la comunicazione giornalistica non contemplata dal metodo scientifico. Quindi a partire dal Progetto Manhattan, passando per la Big Science, emerge ancora la comunicazione. Parlato, scritta o digitale? Sembra che la carta stampata meglio esprima l’esigenza diffusiva della Big Science, per le numerose componenti che la compongono. Anche se sappiamo che la Big Science può avere risvolti non sempre positivi per la condizione umana, a causa ad esempio della denarite (come la definisce Weinberg), tuttavia dobbiamo conviverci. Nessuno accetta che la Big Pharma non investa da oltre venti anni fondi per la ricerca di antibiotici, che al momento sembra non essere remunerativa malgrado l’antibiotico-resistenza diffusa in tutto il mondo. Ma le applicazioni sono maggiori se prendiamo in considerazioni altri ambiti come la biologia (Progetto Genoma) e le neuroscienze (Brain Initiative-USA), (Human Brain Project-EU). Convivere con la Big Science purché non schiacci la preesistente Little Science, che è la scienza umana di tutti i giorni. È la scienza che con le sue scoperte sostiene il design, la moda, la locomozione leggera (bici e moto), turismo, commercio, sport con relativi device, agricoltura e alimentazione, robotica, arte, sistemi di intelligenza artificiali e algoritmi per la nostra salute. Sono tutte componenti di cui l’uomo trae o trarrà vantaggio, sono il volano per una nuova umanità, poiché frutto della Little Science. Questa, a differenza della Big Science non necessariamente, come mi riferiva Hutten anticipando Weinberg, è sempre a favore dell’uomo e imprime una tale velocità tecnologica da cambiare in meglio la sua storia.
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PRINCIPATO DI MONACO
Gran Galà della Croce Rossa Monegasca di Marinella Cucciardi
O
gni anno presso la Salle des Étoiles dello Sporting Club di Monte Carlo si svolge il Gran Galà della Croce Rossa Monegasca. Fondato nel 1948 è stato inaugurato per la prima volta dal Principe Ranieri III. Un evento mondano caritativo per raccogliere fondi e ringraziare i
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numerosi sostenitori per le loro generose donazioni nel corso dell’anno. Attualmente è presieduto dal Principe Alberto II, accompagnato dalla Principessa Charlène e dalla Principessa Carolina. Come illustra il Principe Alberto II in qualità di Presidente, la Croce Rossa Monegasca è stata fondata per assicurare missioni umanitarie e
Ph. Andre Cabiale
Un evento di beneficenza, diventato ormai un appuntamento mondano immancabile, che riesce a raccogliere fondi da destinare ai più bisognosi
rispondere alle sfide imposte quotidianamente da eventi tragici o per sostenere i più bisognosi. Alcuni progetti attuali vedono il suo impegno in Burkina Faso, Mali, Nepal e Burundi, mentre a livello locale l’impegno è concentrato tra gli altri sull’assistenza ospedaliera ai malati, sul sostegno alle persone anziane e varie iniziative
per infanzia e adolescenza. Il Galà si apre con un’estrazione a sorte che mette in palio prestigiosi premi per i più fortunati, con a seguire una cena raffinata in un’atmosfera unica ed elegante. Numerosi artisti di fama internazionale si sono esibititi a scopo benefico nelle precedenti edizioni - Elton John, Stevie Wonder, Lionel Richie, Eros
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Ramazzotti, Bob Sinclar, Frank Sinatra, Julio Iglesias, Anastacia, Joe Cocker, Ella Fitzgerald, Joséphine Baker, Tom Jones, solo per citarne alcuni. Inoltre, ogni anno un artista offre la sua interpretazione del simbolo della Croce Rossa, attraverso un’opera artistica che integra un’ormai ricca collezione esposta nella sede monegasca. Ricordiamo alcuni nomi: Moretti, Cesar, Velickovic, Paul Jenkins, Jean Miotte, Jean Daniel Lorieux, François Arnal, Peter Klasen, Adami, Damien Hirst, Arnaldo Pomodoro, Folon, Ernest Pignon-Ernest,
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Davide Benati, Roberto Barni, Manolo Valdez. In questa occasione la Croce Rossa Monegasca presenta le azioni e le attività svolte a livello locale e internazionale grazie ai vari finanziamenti ricevuti. La serata prosegue con la tradizionale apertura del ballo da parte dal Principe Alberto II, mentre all’esterno il cielo si illumina di fantastici fuochi d’artificio che si posso ammirare anche dall’interno della Salle des Étoiles grazie all’apertura a sorpresa del soffitto.
PRESENT
ALLURE CABARET SHOW CHARMING LOUNGE
1 JULY to 17 SEPTEMBER
from
st
th
LOUNGE WITH PERFORMERS SHOW FROM 5:00 PM
DINNER CABARET SHOW FROM 8:00 PM
AFTER DINNER WITH DJ SET NON STOP SERVICE FROM 12:00PM TO 11:30PM
DIRECTED BY: PRODUCED BY: NU’ ART
INFO & RESERVATION: +33 (0) 493 39 73 79 52 BOULEVARD DE LA CROISETTE 06400 CANNES INFO@ANNEXBEACH.COM
AGENDA NEWS a cura di Elisa Giglio
PERUGIA
MILANO
UMBRIA JAZZ dal 7 al 16 luglio
KOREAN WUNDERKAMMER FESTIVAL dal 7 al 21 luglio
Tante novità e tanti ospiti in serbo per l’appuntamento 2017 di Umbria Jazz. Tra i vari, Kraftwerk, Brian Wilson, Chucho Valdes e Gonzalo Rubalcaba, poi è la volta di una serata dedicata a Luigi Tenco e i cantautori italiani, come Paolo Fresu, Gaetano Curreri (Stadio), Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Gino Paoli, Danilo Rea, Mauro Ottolini e orchestra. Un’ulteriore tappa dell’incrocio tra jazz italiano e canzone d’autore, che il festival sta esplorando soprattutto negli ultimi anni. La serata conclusiva, invece, ha i colori brasiliani con Hamilton de Holanda e il suo trio e Stefano Bollani special guest, poi Djavan, uno dei più grandi esponenti della Musica Popolare Brasiliana.
La Corea del Sud a Milano: un grande festival d’arte contemporanea coreana con pittura, scultura, fotografia e installazioni. Nell’arco di quindici giorni sono ospitate tre mostre di associazioni artistiche coreane, cinquecento creativi vedono esposte le loro opere presso la Fondazione Luciana Matalon, la galleria Maec e la Galleria e Centro Culturale San Fedele. Nella prima tappa l’arte Minwa, pittura di stile tradizionale coreano; nella seconda un’esposizione che raggruppa diverse tendenze dell’arte giovane della Corea del Sud. Nella terza tappa è la volta dell’arte coreana selezionata da Orange Bridge: qui il lavoro di artisti indipendenti è multidisciplinare per concentrarsi in un focus fotografico sulle tradizioni culturali e spirituali asiatiche e dell’Isola di Jeju.
VENARIA REALE (TO)
COLLEGNO (TO)
MONSAMPOLO DEL TRONTO (AP) VINTAGE VILLAGE dall’8 al 9 luglio
Il “Vintage Village. Un Borgo in Festa” è un festival incentrato sulla cultura e sulla musica degli anni ’50, che fa rivivere un paese. Vendita di oggetti di modernariato: juke box, cappelli, gadget, quadri, chitarre, oggetti country, dischi in vinile, cd, scarpe bicolore, abbigliamento nuovo e usato, lingerie d’epoca, e tutto ciò che riguarda la cultura degli anni ’40 e ’50. Concerti dal vivo e dj set di swing, rock and roll, jive, doo-wop, rhythm’n’blues, hillbilly e western swing. Per l’occasione ci sono anche barbieri e parrucchieri, che eseguono tagli in stile. Coreografica è la sfilata di moto ed auto d’epoca, con l’esibizione di modelli risalenti al periodo che costituisce il tema del festival.
VENARIA REALE (TO)
MOSTRA “LADY DIANA. UNO SPIRITO LIBERO” dall’8 luglio al 28 gennaio 2018
FLOWERS FESTIVAL dall’11 al 22 luglio
MOSTRA “CARAVAGGIO EXPERIENCE” dal 14 luglio al 28 gennaio 2018
Vent’anni senza Diana Spencer. Kornice intende celebrare la principessa icona mondiale con un’esposizione, che rappresenta un tuffo nella storia: Diana è infatti diventata un mito di femminilità e di forza, racchiudendo in sé paradossi e sfaccettature di ogni donna. Uno speciale spazio architettonico, le Sale dei Paggi della Reggia di Venaria, per la prima volta sede di una mostra, è dedicato a rendere omaggio alle diverse anime di Lady Diana grazie alla presentazione evocativa ed emozionale di racconti, immagini, riferimenti a giornali o ad avvenimenti e testimonianze, che coinvolgono il visitatore in un’esperienza a tutto tondo.
Incontri, letteratura, cinema e educational. Sono questi i punti-cardine su cui verte il festival musicale, ideato e diretto dall’Associazione Culturale Hiroshima Mon Amour, che si tiene a Collegno, negli spazi recuperati di quello che fu il più celebre manicomio italiano. L’edizione 2017 si snoda tra due percorsi principali: il primo è costituito dalla nouvelle vague che sta rivoluzionando la scena musicale nazionale, con i concerti dei suoi principali esponenti. Il secondo è un viaggio sul tema ordine e caos, legato al quarantennale della Legge Basaglia, che cade proprio nel maggio 2018, rappresentato da produzioni esclusive di concerti, reading, presentazioni di libri e incontri.
58 opere in 50 minuti: un percorso senza interruzioni e a ciclo continuo. Si tratta dell’imponente video installazione, “Caravaggio Experience”, che propone l’opera del celebre artista Michelangelo Merisi, utilizzando un approccio contemporaneo. L’uso di un sofisticato sistema di multi-proiezione a grandissime dimensioni, combinato con musiche suggestive e fragranze olfattive, porta il visitatore a vivere un’esperienza unica anche sul piano sensoriale, attraverso una vera e propria “immersione” personale nell’arte del maestro del Seicento. L’installazione ripercorre i temi dell’intera produzione caravaggesca: la luce, il naturalismo, la teatralità, la violenza; e termina con un “viaggio” ideale attraverso i luoghi dell’artista.
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NORA (CA) LA NOTTE DEI POETI dal 15 al 31 luglio
Luogo ideale per far entrare in stretto contatto l’artista e lo spettatore, il teatro romano di Nora (Ca) da vita alla “Notte dei poeti” dal 1983 attraverso poesia, arte e spettacolo. Artisti di altissimo livello nazionale ed internazionale che si esibiscono in spettacoli di musica, danza e teatro. Arrivata alla sua 35esima edizione, la manifestazione nasce inizialmente con l’idea di rappresentare una serie di recital monografici ideati proprio per questo peculiare e suggestivo spazio scenico, privilegiando progetti in cui è dominante la cultura mediterranea.
VENEZIA
LIGNANO SABBIADORO (UD)
ANACAPRI (NA)
La città di Lignano Sabbiadoro (Ud) ospita a Terrazza Mare la mostra dedicata al “Volto del Cinema” dal 15 luglio al 17 agosto. Si tratta di un evento organizzato dal Craf, il centro di ricerca e archiviazione della fotografia, che nel corso degli anni ha collezionato un’ampia selezione di fotografie di cinema: da quelle realizzate da Michelangelo Antonioni per Blow Up, alle fotografie di scena di Alexander Grinberg, e poi Orville Snider, Horst von Harbou, Roman Freulich, Gaston Longet, Arturo Ghergo, i ritratti di Evaristo Fusar e dell’agenzia Interprix di Milano, Erich Lessing, Cornel Lucas, Mario De Biasi, Inge Morath, John Phillips.
Arriva la seconda edizione del Festival del Paesaggio, che quest’anno prende spunto dalla figura di Fortunato Depero in occasione del centenario (1917-2017) dell’arrivo a Capri del grande artista futurista. Un calendario ricco di eventi, mostre, installazioni, workshop e laboratori, residenze d’artista, reading e incontri, distribuiti lungo tutto l’arco della stagione estiva. Il chiostro di San Nicola ad Anacapri (Na), appositamente restaurato per l’occasione, ospita la mostra “Anatomia del paesaggio”. Tema dell’esposizione è la piscina che, insieme all’omaggio a Depero, rappresenta l’altro asse portante intorno a cui ruotano tutte le attività comprese nell’evento.
MILANO
VENARIA REALE (TO)
MOSTRA “IL VOLTO DEL CINEMA” dal 15 luglio al 17 agosto
MOSTRA “ATTORNO ALLA POP ART NELLA SONNABEND COLLECTION. DA JOHNS E RAUSCHENBERG A WARHOL E LICHTENSTEIN, A KOONS”
MOSTRA “KLIMT EXPERIENCE” dal 26 luglio al 7 gennaio 2018
A Venezia si celebra la Pop Art. L’esposizione ripercorre, attraverso un nucleo di oltre quaranta capolavori provenienti dalla Collezione Sonnabend, gli straordinari anni Sessanta, in cui in America, diventata il centro della produzione culturale e artistica mondiale, si afferma un nuovo modo di concepire l’opera d’arte, che si misura con la nascente cultura di massa e i nuovi media. Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Jasper Johns, Jim Dine, Tom Wesselmann, Robert Rauschenberg e molti altri autori sono in mostra con opere-icone, come la serie delle Campbell’s Soup o la Jackie Kennedy di Warhol, la bellissima Little Aloha di Lichtenstein o i celeberrimi Combine Paintings di Rauschenberg e il mitico Number 8 di Johns.
Al Mudec, il Museo delle Culture, una rappresentazione multimediale totalmente immersiva dedicata al padre fondatore della Secessione Viennese. La vita, le figure e i paesaggi di Gustav Klimt, ma anche la pittura e l’architettura, le arti applicate, il design e la moda della Vienna secessionista di fine ‘800 e inizi ‘900. Excursus multisensoriale, che racconta attraverso immagini, suoni, musiche, evocazioni l’universo pittorico, culturale e sociale in cui visse e operò Klimt e in cui il pittore austriaco fu assoluto protagonista. L’obiettivo è quello di proporre al visitatore un nuovo modello di fruizione dell’opera d’arte attraverso le potenzialità sempre più allargate delle nuove tecnologie.
dal 15 luglio al 5 novembre
FESTIVAL DEL PAESAGGIO dal 15 luglio al 30 settembre
MOSTRA “GIOVANNI BOLDINI” dal 29 luglio al 28 gennaio 2018
Con oltre 100 capolavori tra olii e pastelli arriva nella cornice della Reggia di Venaria la mostra Giovanni Boldini: una raccolta ricca e spettacolare della produzione di Boldini e di altri artisti a lui contemporanei. Il fascino femminile, gli abiti sontuosi e fruscianti, la Belle Époque, i salotti: è il travolgente mondo dell’artista, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria. La mostra ricostruisce il percorso artistico del grande maestro italo-francese, che con le sue opere ha reso ed esaltato la bellezza femminile, svelando l’anima più intima e misteriosa delle nobili dame dell’epoca.
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PROVINCIA DI ORISTANO
CORCIANO (PG) CORCIANO FESTIVAL dal 5 al 20 agosto
MOSTRA “THE STAMPS OF THE QUEEN - HOMAGE TO ELIZABETH II” dal 5 agosto al 15 settembre
Per il suo 19esimo anno di vita il Festival Dromos affronta, in linea con una scelta progettuale, che da anni ne caratterizza la programmazione, un tema ostico ma di attualità: le prigioni, mentali prima che fisiche, i recinti nei quali ciascuno, più o meno consapevolmente, decide di entrare fino a rimanerne sopraffatto. Il titolo Prigioni, potrebbe indurre a pensare ad Antonio Gramsci e alla sua morte, avvenuta esattamente ottant’anni fa. Dalla musica labirintica nelle sue diverse declinazioni e contaminazioni, all’arte, alla fotografia, alla letteratura e al cinema il compito di evocare tale condizione di schiavitù o detenzione.
La cultura in tutte le sue sfumature tra spettacoli teatrali, incontri dedicati all’arte visiva, al cinema, alla musica e alla memoria delle proprie origini attraverso serate enogastronomiche e di folclore. Si tratta del Corciano Festival, in programma dal 5 al 20 agosto. Fulcro dell’evento nei giorni di ferragosto sono le rievocazioni medievali, come la Serenata dei Menestrelli, la Processione del Lume, il Corteo del Gonfalone. Il tutto si svolge nella splendida cornice di Corciano (Pg), uno dei Borghi più belli d’Italia, riconosciuto come Destinazione Europea d’Eccellenza.
Ottant’anni della vita di Elisabetta II Regina d’Inghilterra. È questo il cuore della mostra, visitabile dal 5 agosto al 15 settembre nel seicentesco Palazzo della Gran Guardia nel centro storico di Verona. L’esposizione ripercorre dal 1953 giorno dell’incoronazione - giovanissima a soli 27 anni - ad oggi, attraverso oltre 6.000 francobolli dell’Inghilterra, delle ex colonie e del Commonwealth, in collezione privata e mostrati al pubblico per la prima volta. Le affrancature, esposte in eleganti cornici su un pannello fondo blu sangue reale, celebrano la regina nei vari appuntamenti e incontri importanti della sua vita, svelandone le vesti di giovane donna, madre, sovrana e potenza politica.
CASTELBUONO
CASTIGNANO (AP)
DROMOS FESTIVAL dal 1° al 15 agosto
(PA)
YPSIGROCK FESTIVAL dal 10 al 13 agosto
Ventuno primavere per Ypsigrock Festival, che ritorna dal 10 e al 13 agosto, all’interno della sua cornice naturale: Castelbuono, comune siciliano in provincia di Palermo. Si tratta del primo boutique festival d’Italia, ormai punto di riferimento per tutti gli appassionati della cultura indie. La manifestazione è una certezza, un modello nel panorama internazionale, ed è percepito come un evento imperdibile per la qualità artistica e per la bellezza estetica degli angoli più incantevoli di Castelbuono.
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VERONA
VENEZIA
TEMPLARIA FESTIVAL dal 17 al 21 agosto
MOSTRA “PICASSO SULLA SPIAGGIA” dal 26 agosto al 7 gennaio 2018
“I sette vizi capitali”: è questo il tema della 28esima edizione di Templaria Festival. Per cinque serate, dal 17 al 21 agosto, la città marchigiana si tinge di Medioevo e ci trascina nell’incantato mondo dei Templari. Attori, mangiafuoco, giocolieri, istrioni, menestrelli, danzatrici, dame e cavalieri. 44 compagnie, più di 100 artisti provenienti da tutta Italia, si alternano sui palchi naturali del borgo, le vie, le piazze, i vicoli per mettere in scena le rappresentazioni del Medioevo. La manifestazione non è solo arte, spettacolo ed enogastronomia, ma anche storia e cultura.
La Collezione Peggy Guggenheim presenta, negli spazi espositivi delle Project Rooms, la mostra-dossier Picasso. Attraverso una selezione di opere, tre dipinti e dieci disegni realizzati da Pablo Picasso tra febbraio e dicembre del 1937 e una scultura, esposte insieme per la prima volta, si vuole gettare nuova luce sul lavoro dell’artista spagnolo, evidenziando i suoi collegamenti con quel Mediterraneo, che ha avuto un ruolo così importante nella sua carriera artistica: dalle radici in Spagna, alla vita in Francia, alle relazioni con artisti e forme d’arte che avevano nel Mediterraneo un punto di riferimento.
EVENTI
Lions Cannes: Festival internazionale della creatività a cura della Redazione
N
asce nel 1954 su ispirazione della Biennale del Cinema di Venezia, per celebrare e premiare con un riconoscimento simile, i produttori del mondo della pubblicità. Il Festival dei Leoni di Cannes, dopo essersi alternato tra Cannes, Montecarlo e Venezia, nel 1984 viene definitivamente spostato a Cannes, dove si svolge tutti gli anni per una settimana nel mese di giugno al
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Palais des Festival et des Congrés. L’evento di maggior rilievo per la creatività a livello internazionale è l’occasione di incontro di numerosi professionisti provenienti da quasi cento paesi, che partecipano a workshop, mostre, proiezioni, masterclass e seminari di alto profilo, presentati da rinomati leader mondiali del settore. Inoltre il Festival rappresenta un’opportunità unica di stringere relazioni di lavoro, discutere dell’andamento del mercato, e in particolar
La manifestazione più celebre al mondo per le innovazioni nel settore della comunicazione e pubblicità che ogni anno assegna il prestigioso premio Leone modo vedere i lavori dei finalisti in lista per vincere uno dei Lions Awards, e ammirare il meglio della produzione mondiale dell’anno in corso. Nel corso degli anni la manifestazione ha subito cambiamenti e aggiornamenti anche alla luce delle evoluzioni cui è andato incontro il mondo della comunicazione. A partire dal 1992 sono state inserite nuove categorie in cui poter concorrere. Le aziende che vincono l’ambìto riconoscimento diventano un punto
di riferimento globale di eccellenza creativa per Creative Dati, Efficacia creativa, Cyber, Design, Artigianato digitale, Film Craft, Salute e Benessere, Innovazione, Spettacolo, Media, Mobile, Musica, Progettazione, Promozione e attivazione di prodotti, Radio e molti altri ancora. I lavori devono essere stati pubblicati e diffusi in un periodo di tempo ben preciso. Le diverse giurie che analizzano le proposte sono composte da esperti di vari campi, provengono
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da tutto il mondo e sono presiedute da un presidente di giuria. Altri premi includono: Holding Company of the Year, Network of the Year, Direct Agency of the Year, Media Agency of the Year, Agency of the Year, Independent Agency of the Year, Media Person of the Year, Advertiser of the Year e la Palme d’Or per la migliore compagnia di produzione. La giuria premia le pubblicità che si sono dimostrate più creative sia nella fase del concept che nella realizzazione. La partecipazione ai Leoni di Cannes
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è di particolare importanza per le grandi agenzie di pubblicità che competono tra loro per ottenere quanti più riconoscimenti possibili. Dal 1995 è attiva anche una sezione per giovani creativi al di sotto dei 28 anni, che possono presentare in coppia un lavoro in una di queste quattro categorie: stampa, cyber, film e media. La metodologia di partecipazione però è differente rispetto a quella dei Leoni di Cannes. Mentre in quest’ultima si presentano lavori pubblicati nel corso dell’anno, quella dei giovani è
di socialità. Gli evente di Apertura e Closing Party si svolgono sulle spiagge della Croisette con circa 4000 partecipanti. Il clima è molto elegante ma allo stesso tempo friendly. Tra gustosi buffet, musica e performance artistiche, il divertimento è assicurato. Ogni spiaggia è stata privatizzata per trasformarsi in uno spazio personalizzato per i grandi della comunicazione social quali Twitter, Facebook, Youtube. E Anche quest’anno la spiaggia ufficiale del Lions Cannes Beach è stata l’Annex Beach Cannes.
Ph. Sergio Fracchia
una competizione che si svolge pressoché in tempo reale. Nella competizione per la categoria stampa la coppia creativa è composta da un art director e un copywriter e in 24 ore devono creare un annuncio stampa per una organizzazione caritativa scelta apposta per la competizione. Nel settore cyber invece la coppia creativa è formata da un copywriter e un web designer e in due giorni devono realizzare uno spot commerciale di 30 secondi. Ma oltre agli aspetti più tecnici, ci sono anche dei momenti di svago e
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EVENTI
44 anni di Jazz a Perugia tra concerti, street performance e master class
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Ph. Erica Gannett
U
mbria Jazz festeggia 44 anni e lo fa in grande stile. Tre importanti anniversari che segnano il 2017 nel mondo del jazz: il centenario della nascita di Thelonious Monk, Ella Fitzgerald e Dizzy Gillespie, tutti nati nel 1917. Tre miti cui la manifestazione dedica appositi concerti. Altri omaggi riguardano Celia Cruz, George Gershwin, i cantautori italiani tra cui Luigi Tenco, Fats Waller, Frank Zappa, Astor Piazzolla, Gil Evans. Forse mai in passato un’edizione di Umbria Jazz è stata così internazionale. Artisti provenienti da Italia, Usa, Brasile, Cuba, Giappone, Colombia, Benin, Germania, Inghilterra, Polonia, Canada, Cile, Israele, Francia, Scozia, Austria, Malesia, Corea, Honduras, Cina, Turchia, Repubblica Ceca. Per la prima volta arriva a Umbria Jazz una band interamente cinese, in rappresentanza del JZ Festival, che si svolge a Shanghai. Poi, è la volta di due band di sole donne: Ladies! interpreti di un jazz moderno e internazionale, e Shake’Em Up Jazz Band, che si rifà direttamente alla tradizione di New Orleans. In programma ci sono anche altre donne
a cura della Redazione
Wayne Shorter Quartet
leader: Hiromi, Dee Dee Bridgewater, Angelique Kidjo, Linda Oh, Simona Molinari, Sugarpie, Kim Prevost. Formula invariata con gli eventi principali nell’Arena Santa Giuliana, dal rock al jazz. Nel teatro Morlacchi vanno in scena i concerti più specialistici, mentre una sezione di mezzogiorno è ospitata nel più prestigioso contenitore d’arte e di storia della città, la Galleria Nazionale dell’Umbria. Una delle
Brian Wilson
Kraftwerk
Quest’anno per la prima volta sarà presente anche una band cinese tra i tanti artisti di fama internazionale
Jamie 1139
serate più importanti è quella “Tenco, i cantautori italiani e il jazz”, dedicata appunto all’artista piemontese, nel cinquantesimo anniversario della morte, e più in generale alla canzone d’autore italiana con Giuliano Sangiorgi, Gaetano Curreri, Gino Paoli, Paolo Fresu, Danilo Rea. Nella kermesse sono presenti anche i colori brasiliani, con la serata “Brazilian Meeting: Bollani, Gismonti, De Holanda”.
Ricco il programma di spettacoli all’aperto anche gratuiti, con una line up artisticamente in gran parte rinnovata rispetto agli ultimi anni. I Funk Off sono un tratto distintivo dell’identità del festival e poi Sugarpie & the Candymen, Huntertones, The Delta Wires Blues Band. Anche quest’anno parallelamente si svolgono per la trentaduesima volta le clinics estive del Berklee di Boston, che offrono agli iscritti oltre alla normale programmazione didattica anche due master class con un maestro del sax, Steve Wilson, e della batteria, Lewis Nash. L’attenzione che Umbria Jazz rivolge ai giovani è testimoniata anche dal Conad Contest riservato alle band emergenti e dal programma di esibizioni di studenti dei corsi di jazz del Conservatorio “Francesco Morlacchi” a cura dei loro docenti. Inoltre, uno spazio importante viene riservato a due giovani ma già collaudate formazioni, l’Orchestra da camera di Perugia e la neonata Umbria Jazz Orchestra. Infine, enogastronomia di qualità per chi vuole coniugare buona cucina e buona musica con jazz lunch, aperitivi in musica e ristorante all’aperto all’Arena.
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TRADIZIONI
Dal Palio dei castelli a quello dell’oca, la Lombardia che fa festa di Francesco Colamartino
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e Milano a fine luglio inizia a scivolare verso il sonnolento torpore estivo e rimane deserta, le contrade lombarde sono al contrario tutto un fiorire di sagre e rievocazioni storiche. A Castiglione Olona, un borgo rinascimentale incastonato nel verde cuore del varesotto, si tiene il Palio dei Castelli nella seconda metà di luglio. La manifestazione si dipana in tre giorni, con il venerdì dedicato al corteo storico che inaugura il Palio, il sabato all’investitura del “Capitano del Palio” (che, dopo la consegna delle chiavi del borgo, dà il via alla corsa dei cerchi) e la domenica agli sbandieratori di Alba e alla gara delle botti. Il corteo storico è composto da più di duecento figuranti in abiti rinascimentali. Alla corsa dei cerchi prendono parte i ragazzi tra i 7 e i 13 anni che, organizzati in otto squadre (una per ogni rione del paese), corrono, spingendo un
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cerchio di legno lungo le anguste strade del centro storico fino al Castello di Monteruzzo. Il vincitore parte per primo nella corsa delle botti, dove le otto squadre si sfidano, ognuno con la propria botte, cercando di farla rotolare per le vie del borgo il più velocemente possibile, per aggiudicarsi il Palio. Lasciando il varesotto ci si può inoltrare tra le valli bergamasche, dove a Bianzano, piccolo borgo medievale, si rievoca il matrimonio celebrato nel 1367 tra Giovanni di Baldino Suardo e Bermarda Visconti, figlia di Bernabò, signore di Milano. In quell’occasione i Suardo diedero in dono al figlio il castello di Bianzano. Il primo fine settimana d’agosto i cortili del centro storico tornano a vivere con intere famiglie che, in costume d’epoca, rievocano momenti di quotidianità al tempo del Medioevo, facendo rivivere antichi mestieri, usanze e tradizioni. I più goliardici possono ritrovarsi a
Mentre Milano si svuota e va in letargo, la provincia si anima di folclore e cortei storici che hanno il sapore del sacro e del profano
Creoma, il terzo sabato di luglio, per il tradizionale Palio dell’Oca. Questo palio viene organizzato per rievocare una gara remiera settecentesca che avviene sulle sponde del Po. I partecipanti sono i rappresentanti delle sei porte cittadine e la squadra vincitrice, quella che per prima raggiunge il gruppo di oche rinchiuse in una gabbia posta su un’imbarcazione, si aggiudica il palio. Dal 7 al 17 luglio c’è gran festa anche a Pontoglio, in provincia di Brescia. Il paesino celebra, con una grande kermesse agricola, la 12esima Festa della Mietitura, che ospita al suo interno anche la «Rassegna arti, mestieri e prodotti tradizionali della valle dell’Oglio». La manifestazione si snoda tra giorni di mietitura e preparazione dei covoni, l’aratura, sfilate d’epoca per le vie del paese, tosatura degli animali e trebbiatura, balli e musica dal vivo.
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MODA
Un’estate all’insegna del “ripped trend” Non è una novità, il “ripped trend” è il più cool del momento nella scena street style di Mariano Di Vaio 22
ALL RIPPED EVERYTHING Non solo pantaloni e camicie, ormai tutto l’armadio dell’uomo è contagiato da questo trend, protagonista anche di questa nuova stagione. Giacche e blazer, scarpe e cappelli, tutto il guardaroba subisce quest’influenza street. Nohow ha reinterpretato, come sempre alla sua maniera, questo trend, influenzandolo con il suo mood street-gentleman che da sempre distingue il brand nel mondo. Per questo motivo ho selezionato alcuni tra i pezzi più interessanti delle nuove collezioni Nohow, che interpretano il ripped-trend in maniera cool e originale.
NOHOW CAMPAIGN IN MYKONOS I capi strappati sono stati anche i protagonisti della campagna estiva del brand, girata a Mykonos insieme a grandi influencer come Nick Bateman, Toni Mahfud e altri nomi importanti del panorama fashion. Nessuno escluso, proprio tutti hanno amato questo nuovo trend, interpretandolo secondo il loro gusto personale ed aggiungendo il loro tocco esperto.
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MDV EYEWEAR A proposito di nuovi trend! Sono orgoglioso di presentarvi anche nuova collezione MDV Eyewear: tra modelli e lenti bi-color, interpretano uno stile fresco, dinamico e attento ai dettagli. Linee eleganti, colori caldi o iper metallizzati, un concept sofisticato ma che non eccede nei barocchismi: potete scoprire la collezione su nohowstyle.com e nei migliori negozi di ottica in Italia e nel mondo.
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SUMMER ESSENTIALS L’ultimo consiglio sui summer trends riguarda i costumi: via libera ai colori neon, purché si tratti di boxer! Indossate i vostri costumi insieme a camicie di lino per un look da spiaggia elegante e mai banale, dall’happy hour in poi! Abbinate cappelli e teli mare, senza aver timore di giocare con le fantasie: un look da spiaggia può osare di più rispetto a qualsiasi altro look. Le mie collezioni di quest’anno abbinano boxer dai colori sgargianti a camicie dai colori caldi, beach towels a righe e cappelli nei toni del blu e del beige.
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DESIGN
Davide Vercelli, il talento che fa interagire un’installazione sonora con il movimento del pubblico a cura della Redazione
A
ma la contaminazione e grazie alla sua laurea in ingegneria riesce a miscelare e a integrare l’attività produttiva con lo sviluppo tecnologico, così come la comunicazione e il marketing. Davide Vercelli nutre una profonda passione per tutto ciò che è progettazione, una inclinazione maturata anche a seguito del percorso di ricerca che ha portato avanti al Politecnico di Torino. Sul fronte del design ha attivato una lunga serie di collaborazioni con aziende di svariati settori, riuscendo ad abbracciare più versanti. E grazie alla sua capacità multidisciplinare si è specializzato nei settori dell’illuminazione, accessori per la casa, radiatori e rivestimenti ed elementi per il bagno. Il lavoro svolto
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Blow (S)kulture
nel corso degli anni gli ha permesso di ottenere rilevanti riconoscimenti a livello internazionale. Tra questi spiccano le selezioni per l’ADI Design Index, per il Compasso d’oro, due premi a Young e Design, Design Plus, il primo premio dell’Ida (International Design Awards) e un Good Design Awards. Vercelli è inoltre membro dell’Osservatorio Territoriale Permanente per il Design e della commissione per l’ADI Design Index, oltre ad avere incarichi presso istituti ed atenei, tra cui il Politecnico di Milano e lo IED, come visiting professor. La sua ultima creazione Blow (s)kulture, realizzata per Matrix4Design, è stata presentata la passata edizione del Fuorisalone, offrendo ai visitatori l’opportunità di vivere un’esperienza meditativa e sensoriale irripetibile.
La peculiarità dell’istallazione sonora è che è stata creata con dei meccanismi molto sofisticati tali che il suono viene emesso con il movimento del pubblico. Dodici vele oscillanti disposte su due filari si attivano attraverso microventilatori nascosti sulla base che cominciano a produrre un movimento appena gli osservatori si avvicinano. Il tutto è condito da una illuminazione che impatta emotivamente il passante. Ma come funziona il complesso meccanismo? Con il passare delle persone, si attivano dei sensori installati nell’opera, che regolano flussi d’aria, che a loro volta permettono alla vele di oscillare. E dato che nelle estremità delle vele sono stati messi dei calici in cristallo, il loro urto crea delle vibrazioni sonore armoniche.
L’installazione quindi vive grazie alla presenza delle persone in movimento a simboleggiare per certi versi il contatto, la vita, tanto che l’intera struttura rimane ferma in assenza di persone. Davide Vercelli spiega: “Mi attrae da sempre la possibilità di correlare i fenomeni fisici a segni percettibili in maniera evidente con i sensi. Mi attraggono inoltre le trasformazioni energetiche: l’elettricità che si tramuta in movimento, il movimento che genera flussi, i flussi che destabilizzano un equilibrio che provoca urti ed energia sonora. E poi ancora onde e masse d’aria che si muovono e che il nostro cervello trasforma di nuovo in elettricità. Se c’è movimento quindi, c’è vita, anche in un’interazione tra un’opera d’arte e i suoi ammiratori. www.davidevercelli.it
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DESIGN
Venezia Certosa: un’impresa di valore
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di Cinzia Piloni
i chiama Alberto Sonino, è visionario e intraprendente ed è famoso perché vince. Vince nella vela, vince nella vita. Una delle imprese che conduce, e di cui vi vogliamo raccontare in queste pagine, è l’opera di bonifica e di riqualificazione del territorio di Isola della Certosa, che grazie alla sua determinazione e alla sua visione è divenuto luogo ambito e desiderabile per il turismo sportivo, naturale e intelligente. Alberto ci racconta di aver immaginato per Venezia una dimensione di eccellenza legata all’acqua, alla vela e alla natura come possibile alternativa al turismo di massa e alle facili soluzioni commerciali. Attraverso la società da lui fondata, Vento di Venezia, ha reso ai veneziani forse l’unico parco presente in città con una estensione di più di 22 ettari. A lui va il merito di averci creduto e di aver voluto trasformare un luogo destinato alla produzione di
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L’imprenditore Alberto Sonino
La profonda capacità e abilità di un imprenditore di trasformare un’isola della laguna
munizioni e spolette in un luogo di ispirazione. Certosa oggi rappresenta un modello di rivalorizzazione socio economico delle aree lagunari. La riqualifica del territorio ha richiesto molto impegno sia sul fronte progettuale, sia sul fronte economico, sia su quello della capacità di creare e gestire relazioni virtuose con i vari enti e istituzioni collegati all’impresa. Ma poter ora avere un’isola con un Marina che può ospitare imbarcazioni fino a 60 metri, con 300 posti barca, un Marina libero per chi visita l’isola in giornata, una wild zone ad accesso libero e un ristorante di livello, certo ripaga degli sforzi. Allora come si immagina Alberto, Isola Certosa fra 5 anni? “Come un luogo iconico e emblematico grondante di valore, vibrante di attività: una community internazionale che ama l’arte, la vela, il buon vivere e la natura”.
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FOTOGRAFIA
Antonella Manca: l’eleganza dei dettagli di Laura Patricia Barberi
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“U
na bella immagine non ha bisogno di descrizioni”. Antonella Manca, fotografa e amante della fotografia, è di Nuoro. Dalle sue parti i tramonti sono di grande bellezza. Tutto è partito da lì. Il suo amore per la fotografia è nato in modo inconsapevole. Da piccola, con la sua Minolta, ogni giorno alla stessa ora fotografava il tramonto che vedeva dalla sua finestra per controllare come cambiasse. La passione di bambina è presto diventata un percorso di studi in Comunicazione a Perugia, cui hanno fatto seguito diversi anni di collaborazioni presso il Corriere dell’Umbria e il tracciarsi sempre più marcato di una professione, quella attuale, di Consulenza di Digital e Social Media Marketing per le aziende. Il punto di osservazione e i dettagli sono tuttora elementi importanti negli scatti di Antonella: coglierli, a suo parere, è fondamentale per chi intende distinguersi nell’overload di fotografie digitali che girano in rete, in particolare in Instagram. Social media che la Manca predilige e in cui ottimamente si destreggia. “Per me è impensabile oramai non fare fotografia, rappresenta tutto”. Una passione totalizzante e di gran successo quella di Antonella che, in Instagram conta quasi tredicimila follower, persone che ogni giorno seguono il suo profilo @lafatinarossa. Gli scatti di Antonella sono caratterizzati da un’insita eleganza, si lascia ispirare da quello che ha intorno a sé senza preparare le scene. “Nell’era di Internet e della fotografia digitale tutti possono fare fotografia. Basta possedere un cellulare. Da una parte la democratizzazione delle risorse è un elemento positivo; cosi facendo siamo tutti in grado di esprimerci”. Continua però puntualizzando che per fare della fotografia con la “F” maiuscola serve molto di più, prima di tutto bisogna essere in grado di cogliere i particolari, quelli in grado di rendere una foto interessante e distinguibile. Antonella è anche local community manager di Instagramers Umbria (trovate il profilo in Instagram con l’handle @igersumbria) associazione fotografica mondiale presente in Instagram. Lo spirito con cui la Manca porta avanti Igers Umbria ruota attorno al desiderio di dare un preciso indirizzo alle foto selezionate e pubblicate dal profilo e, parimenti, di favorire il confronto tra appassionati di fotografia. L’associazione mondiale degli Igers
mira alla promozione del territorio, delle sue bellezze paesaggistiche, culturali oltre che artistiche. Altra finalità importante è di unire le persone che hanno la passione per la fotografia e per questo vengono frequentemente organizzati degli Instameet (incontri volti a approfondire un aspetto culturale in particolare di una determinata città o regione). Consigli per gli aspiranti Instagramers? Dedicargli tempo, fare buone fotografie connotandole di elementi di inconfondibile originalità. Essere costanti, postare tutti i giorni e interagire con gli altri Igers. L’interazione, infatti, è alla base delle community su Instagram, un po’ come nella vita reale. Condividere, farsi ispirare e al contempo imparare qualcosa dagli altri.
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ARTE
Strawberry ice cream pop food
Art d'or
made in italy
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Ludmilla Radchenko, una creativitĂ artistica che si esprime in modo eclettico a cura di Carlo Timio 32
Dalla moda al design, l’arte che diventa wearable con il progetto “Siberian Soup FullArt”. Un irresistibile modo di indossare la fantasia dell’artista siberiana
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Burgerrrr
alla Siberia all’Italia, portandosi dietro una grande passione, la pittura. Questa è Ludmilla Radchenko, che dopo un passato da modella e showgirl decide di dedicarsi completamente all’arte urlata, una modalità originale, espressiva, che si nutre di vita reale e che riesce a manifestarsi con composizioni ricche di messaggi visivi, collage di vita quotidiana con pennellate d’ironia. Nel 2010 esce il suo primo catalogo dal titolo “Power Pop” edito da Skira e da lì comincia a realizzare opere anche su commissione per noti personaggi quali il campione di moto GP
Contemplation
Jorge Lorenzo, il campione di F1 Sebastian Vettel e il cantante Jamiroquai. La creatività di Ludmilla non ha confini e oltre alla tela, sperimenta nuove forme espressive in ambiti come moda e design, con personalizzazione degli spazi e degli arredi. Prendono quindi avvio nuove collaborazioni con diversi brands e allo stesso tempo nasce una linea di foulards con stampe d’arte su materiali pregiati, cui viene dato il nome di “Siberian Soup FullART” che subito riscuote successo a livello mondiale. Questo concetto di Art to Wear nasce dall’idea di trasporre su pregiati tessuti come la seta ed il cashmere le stampe delle sue opere. L’arte così diventa fruibile
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Channel dream
Channel
Channel fly
e versatile. E la magia sta nel fatto che mischiandosi con la moda si fanno rivivere i soggetti dei suoi quadri su pregiati tessuti di foulards. Ludmilla si diverte anche a giocare con le parole arrivando a coniare nuovi termini. E lo slogan che ama invocare è: ad ognuno il suo pezzo d’ arte da indossare! Il suo target di riferimento è sicuramente di nicchia, comprendendo un’ampia fascia che va dai teenagers agli over 80 senza prevalenza di sessi, perché l’arte è irresistibile ad ogni età. Insomma la Radchenko, si può definire come una poliedrica artista dal cuore siberiano, ma con la passione tutta italiana. Ludmilla, come ti è venuta l’idea di fondare Pop. Art.Studio? “L’idea è nata al mio ritorno da New York, dopo un lungo periodo dedicato agli studi; ho deciso di cimentarmi nel campo creativo e dedicarmi all’arte. Avevo bisogno di uno spazio creativo e ho rilevato un negozio “tutto a 99 centesimi” per creare uno
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spazio di lavoro ed espositivo. Mentre dipingevo il bagno mi è venuto in mente questo nome che ho disegnato sul muro. Così PopArtStudio è nato da una persona. Ora siamo un team di tre con diversi compiti, il mio ovviamente riguarda il lato creativo, l’essenza di tutto il nostro lavoro comune”. Tutte le tue opere, dai quadri ai foulard, prendono ispirazione dalla pop art, come nasce questa idea? Ti è sempre piaciuta questa corrente artistica? “Sono nata nella fredda e grigia Siberia, all’epoca dell’Unione Sovietica, così ermetica nei confronti del mondo di consumo e con il boom dell’economia l’istinto mi ha portato verso ciò che non avevo visto da piccola come la pubblicità, oggetti di consumo, icone, le grandi metropoli”. Qual è la collezione a cui sei più legata e perché? “Era del Dragone”, è la più recente, presentata durante la Fashion Week lo scorso febbraio”. Preferisci dipingere quadri o foulard?
Le opere di Ludmilla Radchenko sono presenti nello Showroom Studio Finorossi di Milano (Via Montenapoleone 1), oltre che in numerose altre città tra cui Roma, Portofino, Porto Cervo, Santa Margherita Ligure, Villasimius, Ancona, Arezzo, Siracusa, Bergamo, Udine, Clusone, Caivano, Giussano, Borgomanero, Cascina, Grumello, San Benedetto, Montecatini Terme. A livello internazionale è invece presente a Tokio, Anversa, Taipei, Kowloon, Miami, Moscow, Palma de Mallorca, Chamonix, Seoul, Düsseldorf, Atene, Lech, Soorts-Hossegor, Naucalpan, New Hope, Minsk, Saint-Barthélemy, Bryanston JHB.
SIBERIAN
SO UP FULLART BY
LUDMILLA RADCHENKO
Per ulteriori info: www.ludmillapopart.it
Eden tree
“I foulard sono le esatte riproduzioni delle opere, non li dipingo. Sono le mie opere trasposte digitalmente su tessuti preziosi di seta e cashmere”. Tra le tue opere, c’è anche una collezione dedicata alla Siberia, ti manca la tua terra? Ogni tanto torni in Siberia? “Adesso non mi manca più anche perché i miei genitori si sono trasferiti a Sochi da mia sorella; della Siberia ho dei bellissimi ricordi, ma ormai la mia casa è l’Italia”. Vendi più in Italia o all’estero? E in quali paesi? “Per ora il mercato maggiore è decisamente in Italia. Ma negli Stati Uniti lavoro benissimo, vado lì due, tre volte all’anno tra New York e Miami, e ogni anno ad ArtBasel”. Già in Siberia avevi studiato Design, hai sempre avuto questa passione? Il mondo dello spettacolo è stata solo una parentesi? “Sì esatto, mi sono laureata in fashion design. La
TV è stato un lavoro perfetto e divertente per la ragazzina che ero, ma ora ho un ruolo ben definito nel mondo dell’arte e della moda”. Hai riscosso già molto successo, quali sono i tuoi prossimi progetti? “I progetti sono sempre tanti. Un filone importante che si è aperto per me qualche anno fa, dopo la scoperta dei miei foulard, sono le collaborazioni con altri brand per i quali creo delle ‘capsule collection’ contaminando i prodotti delle aziende. Un giorno mi piacerebbe creare anche per grandi firme come Dior, Moschino e altri. Al momento comunque sto chiudendo altri due contratti di collaborazione, quindi sono soddisfatta”.
Strawberry ice cream
Chocolate ice cream
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ARTE
IL CARAVAGGIO DELLE MARCHE: GIOVANNI FRANCESCO GUERRIERI di Carlo Trecciola
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volte la grande storia dell’arte passa rasente la nostra vita quotidiana e noi, vuoi per abitudine, vuoi per noia, diamo per scontati episodi e personaggi che tutt’altra considerazione invece meriterebbero. Siamo a Fossombrone, città pregna di storia e di arte, nella Val Metauro, al di là della Gola del Furlo in provincia di Pesaro e Urbino. Nel 1589 questo paese, saldamente fedele alla Controriforma, vide nascere uno dei maggiori artisti marchigiani di tutto il ‘600: Giovanni Francesco Guerrieri. Il pittore crebbe in una famiglia agiata, il padre Ludovico infatti era dottore in legge e fu eletto podestà di Mombaroccio, feudo dei Bourbon del Monte. Purtroppo le notizie circa la sua fanciullezza ed adolescenza non sono così precise e spesso bisogna affidarsi all’intuizione per ricostruire la sua vita, questo perché il suo diario andò perduto nel corso dei secoli, insieme a molte sue importanti opere, di cui però ci sono pervenute alcune lettere che ne attestano la commissione e i relativi pagamenti in “pavoli”. Il Guerrieri fu autodidatta e rimase legato per tutto il corso della sua vita ai luoghi natii marchigiani e a
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Roma, città che visitò in più riprese. Fondamentali furono i due soggiorni capitolini più lunghi, quelli che vanno dal 1605-1610 e dal 1615 al 1620. I pareri dei grandi critici d’arte che hanno esaminato le opere del Guerrieri esprimono l’unanime tesi di un’influenza assai ampia nella pittura guerriniana da parte dei più disparati artisti, con un ventaglio che spazia dai predecessori del barocco e arriva ai rappresentanti dell’ età post aldobrandiniana. Nei vari approfondimenti critici si citano i nomi di Caravaggio, Federico Zuccari, del Barocci, Orazio e Artemisia Gentileschi, del Domenichino, Orazio Borgianni, Antiveduto Grammatica, Simone Vouet, Guido Reni, Ludovico Carracci, il Lanfranco e il Guercino; sempre riferendosi esplicitamente a possibili influenze dei suddetti sul modus operandi del pittore che più di tutti ha sublimato la verità e il puro spirito naturale-caravaggesco, spogliandolo da ogni sorpresa ed epurandolo da ogni effetto speciale. Guerrieri comunica con la semplicità della campagna e incarna perfettamente la risposta della Chiesa alla Riforma. Esaminiamo due sue opere poco popolari: il San Pietro in Carcere e il San Sebastiano. Entrambe appartengono al periodo di
San Pietro in Carcere, 1620 ca, Galleria Nazionale delle Marche, Palazzo Ducale di Urbino
Il pittore del ‘600 ha influenzato con le sue opere numerosi artisti coprendo un periodo temporale che va dai predecessori del barocco fino all’ età post aldobrandiniana
maturità artistica del pittore marchigiano; il primo quadro inizialmente fu attributo a Caravaggio, si notino infatti i rinvii ai tratti degli angeli di caravaggesca memoria. Partendo dall’essenziale e semplice tono scuro dello sfondo, un sublime gioco cromatico s’intona perfettamente all’armonia del momento, appaga lo sguardo risaltando e amplificando i magnifici drappeggi degli abiti dei personaggi. L’ambiente rappresentato è pervaso da un amabile e gradevole senso di cordialità, i movimenti dei soggetti sono morbidi e naturali, anche nel quadro in cui è raffigurato San Sebastiano è palpabile la genuina disinvoltura umana, che inebria la scena di una magia atipica ai caravaggeschi dell’epoca. La composizione artistica del Guerrieri è scevra da ogni artificiosa e affettata costruzione. È il naturalismo nudo e crudo che fa da protagonista, umile e semplice, senza inganni né messe in scena. Ecco la vera forza del pittore marchigiano, che non ha bisogno di urla e di macchinose composizioni per attrarre l’attenzione e destare piacere. Le tele del Guerrieri sono un sommesso sussurro di vita vera, un anelito lievissimo di dolce verismo.
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La Banca a i r b m U ’ l per Direzione Generale: Via Stradone, 49 - Moiano - Città della Pieve (PG) www.bccumbria.it - info@bccumbria.bcc.it
Sede Legale: Piazza IV Novembre, 31 - Perugia
Ph. L.B.
ARCHITETTURA
Ytalia. Contaminazioni contemporanee nella Firenze rinascimentale di Livia Ballan
“Y
talia. Energia, pensiero, bellezza” è la mostra che fino al 1 ottobre celebrerà a Firenze alcuni tra i più illustri artisti contemporanei. Per fare da cornice all’esposizione è stato scelto uno dei luoghi più suggestivi della città, il Forte Belvedere, che con i suoi scorci sui monumenti del centro storico e sulle colline circostanti offre una vista unica
della città ed emoziona chiunque vi faccia visita. Forte Belvedere è una fortezza che si erge sulla sommità di Boboli a ridosso delle antiche mura cittadine. Progettato da Bernardo Buontalenti, architetto, pittore e scultore tra i più importanti rappresentanti del manierismo fiorentino, fu edificato per volere della famiglia Medici intorno al 1590. Da alcuni anni questo spazio ospita, durante i mesi
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Una collettiva all’insegna dell’“italianità” che raccoglie circa cento opere di alcuni protagonisti della scena contemporanea, con differenti stili che vanno dalla neoavanguardia al postmodernismo
estivi, esposizioni artistiche ed eventi culturali: dopo le retrospettive monografiche dedicate a Giuseppe Penone, Antony Gormley e Jan Fabre, è tempo per lanciarsi in una nuova sfida, proponendo un interessante percorso espositivo che iniziando dai bastioni del Forte Belvedere “invade” alcuni tra i luoghi iconici della città, gli Uffizi, Palazzo Vecchio, il giardino di Boboli,Palazzo Pitti, Santa Croce, il Museo Marino Marini e il Museo del Novecento. Una collettiva che raccoglie circa cento opere di dodici artisti italiani, protagonisti indiscussi della scena contemporanea. Una ricca lista di nomi che include generazioni e correnti molto diverse, dalle
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neo-avanguardie al post-moderno, con opere esposte nei più importanti musei di tutto il mondo: da Mario Merz a Giovanni Anselmo, da Jannis Kounellis a Luciano Fabro, da Alighiero Boetti a Giulio Paolini, e ancora, De Domincis, Nunzio, Remo Salvadori, Mimmo Paladino, Marco Bagnoli, Domenico Bianchi. Un inno non soltanto all’arte italiana, ma in senso più ampio anche al concetto di “italianità”. In un’epoca in cui la globalizzazione sembra mettere costantemente in discussione i valori locali, la mostra celebra l’Italia e ne esalta l’importante ruolo culturale nel mondo. Il titolo fa riferimento al nome apparso ad Assisi,
in una delle volte della Basilica Superiore,dove
Cimabue alla fine del 1200 scrisse “Ytalia” a margine di una rappresentazione di città, probabilmente Roma.
Tre parole chiave “energia, pensiero, bellezza” sono il fil rouge che lega le opere esposte e che ritroviamo nella poetica degli artisti selezionati, in una costante riflessione sulla realtà quotidiana e sui miti del passato, sulla storia civile e sul patrimonio artistico, sui grandi lasciti del passato e sulla società attuale, sul tema della vita e della morte. Tra le tante opere esposte, il visitatore rimarrà affascinato da “Calamita Cosmica” di Gino De
Dominicis, sede stabile a Foligno. Uno scheletro di dimensioni monumentali, ben 24 metri di lunghezza, posizionato per allinearsi idealmente con la cupola di Santa Maria del Fiore. Un opera che propone un confronto dialettico tra passato e presente, vita e morte, caducità umana ed immortalità, natura cosmica e spirito divino . Firenze rinnova, con la mostra “Ytalia”, la propria naturale vocazione all’arte dimostrando che le forme espressive del contemporaneo possono convivere in un contesto storicizzato, dialogando con gli importanti lasciti artistici del Rinascimento e dell’arte del Passato.
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Suoni, musica e parole per descrivere lo straordinario mondo della botanica
Fondere la scienza con la musica per promuovere l’universo delle piante. Nasce da queste fondamenta il progetto musicale “Botanica”, ideato dai DeProducers con il Prof. Stefano Mancuso e Aboca, che dallo scorso marzo è in tour in Italia. E per integrare questa fase di presentazione e condivisione del mondo della botanica sotto forma di spettacolo, è in uscita in Italia il libro “Botanica. Viaggio nell’universo vegetale” scritto dal Prof. Stefano Mancuso, considerato tra le massime autorità mondiali nel campo della neurobiologia vegetale, e edito da Aboca Edizioni. “Amiamo solo ciò che conosciamo – afferma Mancuso –, per questo è importante conoscere le piante, ma la strada è ancora molto lunga. La maggior parte delle persone ha un’idea totalmente errata di cosa sia una pianta”. Ed è per questo che ha deciso di raccontare in modo semplice e chiaro, rivolgendosi a un vasto pubblico, tutte le caratteristiche della straordinaria sfera che riguarda il sistema vegetale. Tutt’altro che passive o “insensibili”, non inferiori ma diverse dal regno animale, le piante possiedono una consapevolezza dell’ambiente che le circonda molto più elevata di numerose specie viventi. Da sempre considerate più vicine al mondo inorganico che alla vita attiva degli animali, le piante in realtà nascondono una complessità grandiosa, resistente, che le rende organismi funzionali, modulari, non centralizzati, in grado di resistere alle predazioni, dotati di memoria, strategie di difesa e azioni sociali sofisticate. Grazie alle loro incredibili capacità chimiche, alla struttura priva di organi
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Lo spettacolo “Botanica”, ideato dai Deproducers in collaborazione con l’azienda Aboca e Stefano Mancuso per promuovere l’universo delle piante, è in tour per l’Italia. In uscita anche il nuovo libro “Botanica. Viaggio nell’universo vegetale”
vitali, alla loro sensibilità ai fattori ambientali che le rende capaci di avvertire in anticipo i minimi cambiamenti, le piante sono in grado di sviluppare tattiche di sopravvivenza raffinate. Sanno ingannare come fare squadra, risolvere problemi come ricordare e imparare, in difesa della loro natura stanziale che non permette vie di fuga. Decane incontrastate della vita sulla terra, le piante rappresentano anche il materiale con cui si realizza l’intera quantità di cibo che nutre il Pianeta. Oltre ad influire sui processi fondamentali della nostra vita, a partire dalla produzione di ossigeno e dalla regolazione del clima. L’articolato e innovativo progetto sulla botanica rappresenta un’inedita panoramica sul mondo delle piante raccontate con il coinvolgimento di tutti i sensi, dall’udito, alla vista passando per le corde più intime delle emozioni. E tra l’altro, il Botanica Tour, organizzato e distribuito da Barley Arts, dopo aver debuttato a Roma all’Auditorium Parco Della Musica, e dopo altri spettacoli a Genova al Supernova Festival, a Torino per il ‘Salone del Libro’, al Mart di Rovereto, a Sansepolcro (AR) per il Festival I Cammini di Francesco, verrà presentato anche il 22 luglio al MusArt Festival di Firenze, il 6 agosto al Locusfest di Locorotondo (BA), il 6 settembre a Bassano del Grappa per ‘Opera Festival’, il 9 settembre a Mantova per il ‘Festival della Letteratura’, il 15 settembre a Pordenone per ‘Pordenonelegge - Festa del Libro con gli Autori’ e il 12 dicembre al Gran Teatro di Brescia. E dal prossimo anno lo spettacolo debutterà anche in altre città europee e negli Stati Uniti.
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ARCHITETTURA
Museo d’Arte Urbana a Torino: il primo insediamento artistico a cielo aperto di Italo Profice
MUSEO D'ARTE URBANA TORINO
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l Museo d’Arte Urbana di Torino non è un museo come tutti gli altri dal momento che, primo in Italia, prevede un insediamento artistico permanente all’aperto collocato all’interno di un grande centro metropolitano. L’iniziativa è partita - come si suol dire – dal basso, in virtù del consenso e del contributo degli abitanti. In una porzione di spazio urbano miracolosamente salvatasi dagli interventi drastici operati dal Piano Regolatore del 1959 si è sviluppato il progetto artistico. Il nucleo originario del MAU è sito nel Borgo Vecchio Campidoglio, un quartiere operaio di fine ‘800, collocato tra i corsi Svizzera, Appio Claudio e Tassoni, e le vie Fabrizi e Cibrario. Non distante dal centro cittadino, è rimasta intatta la sua struttura a reticolo costituita da case basse con ampi cortili interni dotati di aree verdi, suddivise da vie strette, ed una forte presenza di
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Attraverso un processo di riqualificazione urbana, è stato possibile creare un “paese nella città”, reclutando artisti contemporanei che hanno realizzato decorazioni diffuse su pareti di edifici privati attività artigianali, commerciali, artistiche, sociali e di intrattenimento. La peculiarità della struttura del quartiere ha favorito la comunanza tra gli abitanti, tanto da farne un “paese nella città”. Nel 1991 inizia un lavoro di rivalutazione delle peculiarità sociali, urbanistiche ed architettoniche del Borgo. Nella primavera del 1995 si valuta la possibilità di allargare alla sfera dell’arte il proposito. Alcuni proprietari di immobili danno l’assenso a concedere le proprie pareti per la realizzazione di opere d’arte condivise e permanenti. Si forma così il Comitato di Riqualificazione Urbana che invita alcune personalità di spicco della vita culturale ad esprimersi circa i nuovi progetti. Il Direttore Artistico del MAU è, fin dall’esordio del progetto, Edoardo Di Mauro, già da anni impegnato sul fronte del rapporto tra arte e territorio dal momento che era membro del Direttivo dei Musei e delle Mostre della Città di Torino e condirettore artistico della Galleria d’Arte Moderna.
Nel 2000 il MAU si costituisce come Associazione autonoma e già l’anno successivo veniva inserita nella “Carta Musei” della Regione Piemonte. Dal 1995 ad oggi sono state prodotte 125 opere murarie all’interno del Borgo Vecchio, alle quali si sono affiancate, dal maggio 2001, altre 35 nuove installazioni costituenti la “Galleria del Campidoglio”. Nel 2008 l’artista e grafico Vito Navolio propone al MAU di realizzare delle ‘Panchine d’Autore’, liberamente ispirate a protagonisti dell’arte del Novecento, in Piazza Moncenisio. L’approvazione della Commissione Arte Pubblica del Comune ne permette la realizzazione e la decorazione delle panchine. L’idea sarà poi “esportata” anche in altre zone della città. La collaborazione del MAU con altre associazioni permette il diffondersi della filosofia con cui nacque il progetto, ossia la partecipazione attiva della cittadinanza e una fruizione della cultura
più libera e accessibile. Non è un caso che il MAU si sia speso fin da subito nel reclutare giovani artisti, quand’anche talvolta coadiuvati dalla collaborazione di maestri d’arte più navigati. E l’unicità del MAU sta soprattutto nel fatto che la grande maggioranza delle opere realizzate sono collocate su pareti di edifici privati. L’attenzione crescente dei mezzi d’informazione ha contribuito a consolidare lo status del MAU, ora inserito nel “Contemporary Arts Torino Piemonte” e negli itinerari turistici di “Torino non a caso”. Le visite guidate di istituti e scuole sono sempre più numerose così come le partecipazioni attive del Museo a manifestazioni culturali di vario genere. Va segnalato inoltre che periodicamente si istituiscono concorsi fotografici con la sigla “Leggi = Immagina una Città”, i cui esiti sono poi ammirabili nel circuito delle Biblioteche Civiche Torinesi. Il MAU è il primo progetto di questo genere in Italia ma si spera possa fare da precursore nel Bel Paese.
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ARCHITETTURA
ORE SERENISSIME di Riccardo Martin
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Nelle terre dei Dogi, andando per orologi e torri
rendiamo un denominatore comune: il tempo; ossia le ore, i giorni, i mesi, gli anni, e andiamo nelle terre della Serenissima Repubblica. La scoperta è sorprendente: in un lembo di terra e acqua, tutto sommato contenuto, torri orologiaie e quadranti astronomici ci permettono di esaltare storia straordinaria e vicende interessanti, ci trascina per piazze e luoghi di preziosa bellezza. La leggenda vuole che sia stato Giovanni Dondi a progettare l’orologio del Palazzo Pubblico di Chioggia, un meccanismo tutt’ora attivo, datato 1386. Studiato recentemente, il meccanismo sembra superare per antichità il famoso orologio di Salisbury. Si trovava originariamente sulla
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Chioggia, orologio del Palazzo pubblico
Verona, torre dei Lamberti
Vicenza, torre Bissara
Serravalle, torre civica
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Padova, orologio astronomico
facciata del Palazzo Pubblico della cittadina e venne ceduta nell’Ottocento alla poco distante parrocchia di Sant’Andrea, dove venne installata sull’alto campanile dove si trova oggi. A Padova, quarant’anni prima, Jacopo Dondi (padre di Giovanni) aveva trovato una città culturalmente avanzata sotto la guida dei Principi Carraresi: nel 1344 costruì una macchina incomparabile, la prima del suo genere al mondo. I meccanismi segnalavano, oltre le ore, la posizione della luna e del sole. Di questo orologio restano soltanto alcuni elementi, perché alla fine del Trecento bruciò con la torre che lo ospitava. Fu ricostruito nel 1436 da Matteo Novello e dai Dalle Caldiere. Lo strumento quattrocentesco, che si affaccia sulla solenne Piazza dei Signori, è stato da poco restaurato e reso accessibile ai visitatori. A Verona, nella Piazza delle Erbe, la Torre civica “dei Lamberti”, aperta alle visite, con l’imponente orologio del Settecento e la Torre del Gardello,
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risalente ai tempi di Cansignorio e poi abbandonata nel XVIII secolo. Resta un quadrante desolato, fermo alle ore 2. Nel frattempo a Vicenza la Torre Bissara con il suo orologio ottocentesco indica le fasi lunari. Nella marca trevigiana un bellissimo orologio di recente restauro e fruibile ai visitatori, è collocato sulla torre che sovrasta la porta principale della cinta muraria di Castelfranco. A Serravalle, nel suggestivo centro storico, accanto al Palazzo della Comunità si trova la torre civica con due quadranti: quello inferiore è riferibile alla prima metà del Trecento, il secondo al XVI secolo, quando la torre fu rialzata. A Treviso resta immobile l’antico orologio del tozzo campanile del Duomo, mentre quello della Torre Civica risale all’Ottocento, epoca in cui la torre subì un radicale restauro. Tempo Serenissimo, misurato, che si mostra col movimento di grandi lancette, e che risuona nei colpi di antiche campane.
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ARCHITETTURA
Santuario della Madonna di San Luca
Il portico più lungo del mondo: San Luca tra simbolismi e curiosità
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di Elena Brozzetti
ulla cima del Colle di Guardia alle porte di Bologna sorge l’imponente Santuario della Madonna di San Luca. Luogo di culto religioso e pellegrinaggio legato all’adorazione della Beata Vergine, per i bolognesi rappresenta il vero simbolo d’ingresso alla città. Per raggiungerlo un lunghissimo colonnato di 3.796 km circa, considerato il porticato più lungo al mondo. La storia del santuario è legata all’immagine religiosa della Madonna col Bambino custodita all’interno della chiesa, che ha dato vita a numerose leggende sulla sua fondazione. L’iconografia sacra
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sembra essere giunta a Bologna per mano di un vecchio eremita greco incaricato da alcuni sacerdoti di Costantinopoli di portare il dipinto proprio sul monte di Guardia. La realizzazione del santuario viene invece attribuita ad Angelica Bonfantini, suora anch’ella eremita che nel 1192 si trasferì sul Monte per costruirvi un oratorio e una chiesa. Nella seconda metà del 1700 la struttura venne completamente demolita e ricostruita sotta la guida dell’architetto Carlo Francesco Dotti e ultimata dal figlio Giovanni Giacomo Dotti, che diede nuovo splendore alla cupola, alla facciata e alle tribune laterali. In perfetto stile Barocco, la forma
Portico di San Luca
A Bologna, un lungo colonnato dalla lunghezza record di 3.796 metri, permette di raggiungere il maestoso santuario ritenuto il vero simbolo d’ingresso alla città ricorda quella di un ellisse, il cui interno ricorda la simmetria di una croce greca. Nel santuario sono inoltre presenti le opere di importanti pittori dell’epoca: l’Incoronazione della Vergine e la Vergine e i Santi Patroni di Bologna di Donato Creti, la Madonna del Rosario di Giulio Reni e una versione del Cristo che appare alla Madre del Guercino. Durante la settimana dell’Ascensione, l’immagine della Madonna con il Bambino viene portata in processione dal santuario alla Cattedrale di San Pietro a Bologna, passando proprio per il porticato di San Luca. Prima del 1677 la strada per raggiungere il santuario
era una semplice via ciottolata. Il continuo afflusso di pellegrini rese però necessaria la costruzione di un lunghissimo porticato per proteggerli dalle intemperie. Alla sua realizzazione, sovvenzionata economicamente da alcuni nobiluomini dell’epoca, partecipò l’intera città, creando una catena umana per il trasporto dei materiali. Simbolo di forza e reciproco aiuto, le forti gesta dal 2003 vengono simbolicamente rievocate attraverso la manifestazione del “Passamano per San Luca”. Con 666 archi e 15 cappelle, viene riconosciuto come il portico più lungo al mondo. Non un caso che il primo numero ricordi quello del Diavolo. Il porticato sembra infatti simboleggiare il corpo di un serpente (simbolo del demonio), che viene trafitto dalla potente bella della Madonna al suo arrivo davanti al santuario. Dal 1977, nella strada adiacente al porticato, si corre la gara podistica internazionale su strada Casaglia - San Luca. Una manifestazione che coinvolge sportivi di tutto il mondo e che prevede la risalita e la discesa del Colle di Guardia per la via di Casaglia per un totale di 9.2 km. La corsa viene disputata di notte.
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ARCHITETTURA
Storia e fascino del Santuario di San Michele Arcangelo
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Monte Sant'Angelo, Abbazia Madonna di Pulsano
onte Sant’Angelo è il più alto borgo del Gargano ed è da sempre un importante centro spirituale, riunendo in un sol luogo il principio sacro legato al cielo e il principio sacro legato alla terra. È conosciuto in tutto il mondo per la sua storia religiosa, divenendo meta d’obbligo nei pellegrinaggi micaelici. Santi, imperatori, papi, re e fedeli sono giunti fin qui per inginocchiarsi davanti all’altare dell’Arcangelo Michele. Il centro abitato è situato in una mirabile posizione panoramica su uno sperone a sud del promontorio, con vista mozzafiato aperta a ovest sul Tavoliere e a sud sul golfo di Manfredonia. Sede del Parco Nazionale del Gargano e Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, la vita della cittadina è concentrata intorno al Santuario di San Michele Arcangelo, realizzato tra il V e il VI secolo quando, secondo la tradizione, sarebbero avvenute
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Ph. V. B.
Ph. Vanda Biffani
di Mariangela Serio
Monte Sant'Angelo, Santuario di San Michele Arcangelo interno
le apparizioni dell’Arcangelo in una grotta. I Longobardi, che in quel periodo dominavano nell’Italia meridionale, ne fecero il loro santuario nazionale. In breve tempo divenne un centro rinomato in tutta la Cristianità e meta obbligata non solo per i pellegrini di tutta Europa, ma anche per i Crociati in partenza per Gerusalemme. Il Santuario, presente nella lista del patrimonio dell’Unesco da giugno 2011 in quanto centro di potere e di culto longobardo, è un luogo unico al mondo sia per la sua storia che per la fortissima spiritualità che aleggia al suo interno. Anticamente l’ingresso della grotta celeste dove è custodita l’impronta dell’Arcangelo Michele, era collocato sotto l’attuale pavimento dove oggi, attraverso un percorso ascensionale, si può rivivere il Santuario dell’epoca longobarda e bizantina sulle cui pareti ancora sono evidenti graffiti e simboli del popolo longobardo il quale, tra il VII e l’VIII sec. elesse l’Arcangelo Michele a patrono nazionale del
Ph. V. B. Ph. Franco Cappellari
Ph. V. B.
Monte Sant'Angelo
Ph. Carlos Solito
Monte Sant'Angelo
Monte Sant'Angelo, Canyon di Valle Campanile
Monte Sant'Angelo, Santuario di San Michele Arcangelo
Tra spiritualità e “casuali” collegamenti con altri luoghi sacri, Monte Sant’Angelo, patrimonio Unesco, si trova in linea d’aria in direzione di Gerusalemme
popolo longobardo. All’interno del percorso ascensionale vi sono esposti e custoditi numerosi reperti storici risalenti dall’età longobarda fino a quella bizantina, con un vero e proprio museo di inestimabile valore. Sotto la statua di San Michele Arcangelo posta sull’altare della grotta, è custodito l’altare originario in pietra, dove è impressa un’impronta di piede di un fanciullo attribuita all’Arcangelo Michele, segno della sua personale consacrazione e custodia del luogo come è attestato nella fonte storica del “Liber de apparitione sancti Michaelis in Monte Gargano”. Altri due Santuari importanti nel mondo sono intitolati a San Michele Arcangelo: il Santuario di Mont Saint Michel in Francia, e la Sacra di San Michele in Val Susa. La straordinaria coincidenza è che i tre luoghi sacri si trovano a 1000 chilometri di distanza l’uno dall’altro, esattamente allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme.
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ARCHITETTURA
La Spezia, castello di San Giorgio
Le anime medievali di Sarzana e La Spezia: la fortezza di Sarzanello e il castello di San Giorgio di Samantha Chia
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a provincia di La Spezia non è nota per le sue fortezze: il castello di San Giorgio (SP) e la fortezza di Sarzanello (Sarzana) non sono tra le mete più ambite, ma per chi la Liguria vuole viverla davvero, nella fatica della salita che porta a godere di un paesaggio difficile, stretto tra i monti e il mare, sono due punti di partenza insoliti, ma sicuramente privilegiati. La Spezia e Sarzana distano 17 chilometri, eppure hanno avuto una storia e uno sviluppo molto diverso. Nella più antica Sarzana, considerata erede
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della fondazione romana di Luni, svetta sulla collina di Sarzanello l’omonima fortezza che si affaccia sulla Val di Magra. Il castello viene citato per la prima volta nel 963, il suo ruolo si è modificato nel tempo, prima fu una struttura a scopo militare, successivamente residenza vescovile. La fortezza come si presenta a noi oggi è il frutto degli eventi storici che sconvolsero questo territorio, considerato cruciale per la sua posizione strategica, punto di snodo tra la via Aurelia, la via Romea e la via per Parma e Piacenza. La Fortezza è composta
Castello di San Giorgio, vista dal basso
Vista dal castello di San Giorgio
Da questi punti strategici si può entrare nel cuore di due storie a lungo dimenticate, oggi cornici di eventi cittadini tra concerti, spettacoli, rappresentazioni teatrali e mostre
Fortezza di Sarzanello, vista dall'alto
da due fabbricati distinti: Il primo, costituisce il corpo principale, il castello vero e proprio, in pianta triangolare, con ai vertici tre imponenti bastioni. Il secondo è un ampio rivellino anch’esso a pianta triangolare, ricalca quasi interamente le dimensioni del castello; contrapposto e collegato per mezzo di un ponte al primo elemento disegna una sorta di rombo costituito da due triangoli. La fortezza è circondata da un ampio fossato attraversabile grazie a un “ponte volante”, sin dai primi passi sul ponte la maestosità dell’ambiente è dirompente. La
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Fortezza di Sarzanello, ponte sul fossato
Medicea cittadella, insieme al forte di Sarzanello costituiscono un raro esempio di architettura militare definita “di transito”, ovvero del periodo di ricerca di forme nuove per distaccarsi da quelle medievali. Diverse strade ci portano in vetta, quella panoramica e la “montata di Sarzanello”, questa via in ciottolato ci conduce sempre più in alto, fino ad essere circondati dalle colline del sarzanese. L’equilibrio tra i volumi della struttura, l’isolamento rispetto alle altre abitazioni, gli spalti, la torretta, i sotterranei e il panorama intervengono insieme a richiamare il prestigio e l’importanza di questo antico territorio. La Spezia, città più giovane, dominata dal porto e sviluppatasi in funzione dell’arsenale militare, stupisce con la presenza del castello di San Giorgio, sorto nel 1262 per volontà di Niccolò Fieschi, da un forte già esistente sul “colle del poggio”. Esso ci rimembra che la storia della città ha radici più profonde e lontane, che nel tempo sono state più volte recise. Il castello è sede di un museo archeologico fondato nel 1873, ospita raccolte naturalistiche, reperti archeologici, collezioni zoologiche, pergamene, carte geografiche e documenti relativi alla storia della città. Il restauro
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della fortificazione iniziò nel 1985 e si concluse nel 1998, esso ha restituito questo simbolo alla cittadinanza dopo un lungo periodo di degrado e di abbandono degli ambienti interni ed esterni, consentendone un recupero funzionale. Per non alterare l’aspetto originario dell’edificio in pietra a “faccia a vista” consolidatosi nel tempo, si decise di riproporne il tracciato con la stessa ripida pendenza. La pavimentazione degli interni è stata realizzata sempre in conformità al disegno antico con materiale lapideo a spacco. Sul portale di accesso sono stati ricollocati lo stemma della Repubblica di Genova ed il bassorilievo raffigurante San Giorgio e il drago e riportate alla luce una buona parte delle mura di cinta del castello trecentesco. La vista diretta sui tetti della città e sul mare, permette di seguire con lo sguardo il profilo tortuoso del golfo dei Poeti. Da questi due punti strategici per le due città possiamo ammirare e mettere a confronto l’entroterra e la costa spezzina, entrando nel cuore di due storie a lungo dimenticate, oggi cornici di eventi cittadini: concerti, spettacoli, rappresentazioni teatrali, mostre.
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ARCHITETTURA
Vasto, passeggiando per il borgo antico tra storia, arte e vista mare di Sara Bernabeo
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Santa Maria Maggiore
a città di Vasto, situata a ridosso della costa abruzzese, è conosciuta principalmente come meta di turismo balneare. Nonostante la bellezza delle sue spiagge, però, è il centro storico quello che merita un approfondimento, alla scoperta dell’affascinante borgo medievale e delle sue ancor più antiche radici romane. Il nostro itinerario ideale attraverso il centro di Vasto prende avvio da Piazza Rossetti, cuore della città vecchia, sulla quale si affacciano alcune delle principali testimonianze storiche e architettoniche. Al centro della piazza,
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Palazzo d'Avalos
spicca il monumento dedicato a Gabriele Rossetti, poeta e patriota vastese. Adiacente alla piazza, verso ovest, sorge la Chiesa di San Francesco da Paola, edificata nel 1611 come convento francescano; sul lato orientale, invece, si trova la Torre di Bassano, imponente e ben conservato esempio di arte difensiva militare, la sua costruzione risale al 1439, quando, per volere di Giacomo Caldora, vennero innalzate le mura a difesa della città. Opera del signore di Vasto Giacomo Caldora è anche il Castello Caldoresco, emblema della città. Da piazza Rossetti è possibile vederne la parte
Giardini palazzo d'avalos
Alla scoperta di piazze, basiliche, torri e castelli del centro storico, sullo sfondo di un incantevole panorama naturalistico
Cattedrale di San Giuseppe
Monumento Gabriele Rossetti
Portale di San Pietro
ottocentesca, mentre la facciata più antica prospetta su piazza Barbacani, che raggiungiamo procedendo per qualche centinaio di metri in direzione nord. È su questo lato che si trovano il portale quattrocentesco in pietra e il fossato con ponte levatoio. Sul finire del XV secolo il castello venne rimaneggiato dalla famiglia D’Avalos: furono aggiunti quattro bastioni angolari a mandorla, tre dei quali tuttora conservati. Utilizzato come carcere nel XVII secolo, nel corso del XVIII secolo esso perse la sua funzione militare e venne ulteriormente modificato per essere adattato alle nuove esigenze abitative. Proseguiamo e arriviamo dunque sul panoramico Belvedere di via Adriatica, dove si trovano alcune interessanti presenze artistiche: la chiesa di Sant’Antonio da Padova, i resti del portale della chiesa di San Pietro (trascinata a valle dalla frana del 1956) e l’area archeologica delle terme romane, risalente al II secolo d.C. Da via Adriatica continuiamo il percorso addentrandoci in uno dei caratteristici vicoli del centro, Via Buonconsiglio, che ci porta in piazza L.V. Pudente, dove sorge la cattedrale di San Giuseppe. La facciata, con il portone e il rosone trecenteschi, appartengono all’antica chiesa medievale di Santa Margherita; successivamente intitolata a Sant’Agostino, la chiesa prese l’attuale nome nel 1808. Il campanile, anch’esso di epoca medievale, fu ricostruito nel XVIII secolo, in seguito a dei danneggiamenti. Accanto alla chiesa di San Giuseppe, vi è il Palazzo D’Avalos: fondato da Giacomo Caldora intorno al 1420, il palazzo è oggi sede della Pinacoteca, del Museo del costume antico e del Museo Archeologico. L’ultima tappa del nostro percorso alla scoperta di Vasto vecchia è quella presso la chiesa di Santa Maria Maggiore: vi giungiamo dopo una breve passeggiata lungo la Loggia Amblingh, dalla quale si gode la splendida vista su tutto il golfo. La chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita nell’XI secolo, è la più grande del centro cittadino e nel 1902 è stata dichiarata monumento nazionale. Danneggiata dai Turchi nel 1556 e poi da un incendio nel 1645, la chiesa venne ristrutturata e ampliata nel corso del 1700. Al suo interno sono custodite delle reliquie di particolare importanza per i fedeli, come quella della Sacra Spina e le spoglie di San Cesario martire; all’esterno, la torre campanaria più alta della città, con le sue finestre romaniche, svetta accanto alla facciata a dominare la chiesa e l’intero centro storico.
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ARCHITETTURA
AR(T)igli La natura fatta ad arte
“V
di Giovanna Ramaccini
oglio una donna!” grida in Amarcord Ciccio Ingrassia tra il fogliame di un albero, fuggito da un pranzo di famiglia e rivendicando a braccia aperte il suo diritto alla normalità sociale. “No e poi no!” esclama con orgoglio Cosimo Piovasco di Rondò nel Barone rampante, prima di respingere il piatto e arrampicarsi sulla pianta di elce imponendo il suo sguardo stizzito alla famiglia. Il desiderio di sollevarsi dalla realtà arrampicandosi su un albero esprimendo la volontà
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di denunciare il proprio dissenso, di seguire un sogno di avventura o di ricercare un rifugio, lega le epoche e i livelli sociali. A volte raggiunge esiti artificiosi ed esagerati, come la casa sull’albero voluta da Francesco de’ Medici, arricchita da un tavolo in marmo, dai sedili e dalle fontane alimentate da tubature sistemate lungo i rami, altre volte risultati semplici e immediati, come accade per le case dei bambini perduti nell’Isola che non c’è, nate dall’interpretazione cinematografica di Walt Disney. Essere in alto costituisce senz’altro una
Progetto MATREEOSKA, studio HOFLAB
posizione privilegiata. Consente di stare sulla difensiva ma anche di attaccare e costringe chi è più in basso ad alzare il proprio sguardo. Così come è avvenuto a Terni nell’estate del 2016 in occasione di “Foresta”, un progetto sperimentale di rigenerazione urbana partecipata, i cui intenti rifuggono l’impressione fiabesca spesso perpetuata
Progetto Ottavia, Jacob Dench, Chris Pugsley e Dario Sanchez
nell’immaginario della casa sull’albero, a favore di risposte innovative che scaturiscono dall’alternarsi dei punti di vista e che sono in grado di ricercare e orientare le visioni sul futuro della città. Con una conformazione che tanto ricorda quella di un palmo socchiuso, i tigli secolari che punteggiano in successione il viale d’accesso al Caos (Centro Arti Opificio Siri) accolgono e trattengono temporaneamente cinque residenze destinate ad altrettanti artisti, eletti a osservatori di eccellenza grazie alla peculiare posizione conquistata. E così la visionarietà dell’artista, con lo sguardo tradizionalmente rivolto verso l’alto, è chiamata a rilevare e interpretare la vita in basso, fatta di spazi urbani e relazioni sociali, mentre, spinto dalla curiosità, lo sguardo del pubblico e dei passanti lascia il telefonino e punta all’insù, riscoprendo nel profilo della città, nei pressi del fiume Nera e dell’ex fabbrica chimica, la suggestione di un ambiente naturale nel quale avventurarsi e da cui poter difendere la forza delle proprie idee.
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il Cristorante antinone - pizzeria
Via Ritorta, 6 - Perugia 075 5734430 - 347 4426739
ARCHEOLOGIA
Taormina, Teatro
Taormina, un suggestivo e unico scenario decantato da storici autori di Paola Faillace
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aormina è tornata al centro degli obiettivi dei fotografi per il 43° summit del G7 che si è svolto lo scorso maggio. La sede del vertice è stata scelta per liberare l’immagine della Sicilia dallo stereotipo della mafia e per la sua importanza nell’accoglienza dei profughi provenienti dal Mediterraneo, infatti tra i temi affrontati dai capi di Stato nel G7 vi erano le problematiche legate alla lotta al terrorismo e all’accoglienza dei migranti. Taormina, cornice suggestiva per il G7 è spesso al centro dei riflettori per concerti e spettacoli che si svolgono all’interno del teatro greco. Tra questi
La prima colonia greca fondata in Sicilia, oltre alla bellezza paesaggistica, è ricca di reperti storici e siti archeologici unici al mondo, che la rendono una delle mete più ambite per il turismo
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Taormina, Piazza IX Aprile
eventi, uno dei piú importanti è il Taormina Film Fest che quest’anno è alla 63° edizione. Il Festival si svolge dal 6 al 9 luglio e prevede una maratona di cinema nazionale e internazionale che punta alla qualità e all’impegno sociale dei film selezionati. Tra i tanti titoli particolare rilevanza è data quest’anno a Sicilian Ghost Story, film sul sequestro del tredicenne Giuseppe di Matteo, presentato al Festival di Cannes. Taormina ha origini molto antiche: in questa zona abitata originariamente dai Siculi fu fondata nel 753 a.C. la colonia di Naxos, la prima delle colonie greche sull’isola. Nel 403 a.C. Dioniso tiranno di Siracusa occupò il territorio di Taormina, la colonia resterà sotto il controllo di Siracusa fino al 212 a.C.
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quando Roma dichiara la Sicilia provincia romana. Della sua storia ellenica e romana rimangono edifici e monumenti conservati immutati nonostante siano passati millenni. La bellezza paesaggistica del territorio è arricchita da reperti storici e siti archeologici unici al mondo. È estremamente raro trovare all’interno di una città moderna templi greci e ville romane con mosaici perfettamente conservati. Questi reperti impreziosiscono la città e la rendono una tra le mete più ambite del turismo in Sicilia. Il monumento antico più importante e meglio conservato di Taormina è il teatro greco che sorge in un punto panoramico da cui è possibile ammirare il vulcano dell’Etna e il Mar Jonio.
Taormina, Isola bella
Su alcuni gradini è inciso il nome di Filistide, la moglie di Ierone II, il tiranno di Siracusa che lo fece costruire nel III secolo a.C.. La sua configurazione attuale risale all’epoca romana, intorno al II secolo d.C. . La cavea, lo spazio delle gradinate, ha un diametro di circa 109 metri ed è divisa in nove settori. Questo teatro è il secondo teatro greco più grande della Sicilia dopo quello di Siracusa. Alla sommità delle gradinate si trova un doppio portico, coperto da una volta. I romani, trasformarono l’orchestra del teatro in arena per i giochi dei gladiatori. La maggior parte dei siti archeologici e dei reperti sono fruibili all’interno del parco dei Giardini Naxos. Un’altra bellezza naturale situata vicino
Taormina, lungo la costa, è Isolabella: un isolotto che fa parte del parco archeologico dal 2010. Isolabella e i fondali marini che la circondano sono una Riserva naturale orientata dal 1988. Quest’isola è collegata alla terraferma da una sottile striscia di spiaggia ghiaiosa che nel tratto centrale resta sommersa a seconda delle condizione del mare e delle maree. La bellezza di Isolabella e dei territori di Taormina sono decantate da numerosi autori come il Barone Wihelm Von Gloden, Goethe, Byron, Dillon, Geleng e molti altri. La primavera e l’estate sono i periodi dell’anno ideali per visitare Taormina, il clima mite permette di visitare i parchi archeologici e di godere delle spiagge che si trovano intorno all’isola.
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Ph. Cristiana Sarchioni
ARCHEOLOGIA
Museo, vista esterna
L
Museo Paleontologico “Luigi Boldrini”, un viaggio nel tempo tra reperti fossili di Giuliana Spinelli Batta
a collezione dei fossili del Museo di Pietrafitta è un tesoro inestimabile per il suo valore scientifico, dato dall’immenso numero delle specie rinvenute. Esso è considerato uno dei più ricchi ed importanti patrimoni paleontologici in Europa ed è intitolata a Luigi Boldrini, paleontologo e minatore che fu colui che negli anni ’60 iniziò con grande fatica, in qualunque condizione atmosferica e con molta pazienza a trovare, recuperare e conservare migliaia di reperti fossili di elefanti, rinoceronti, bovidi, cervi, orsi, scimmie, castori, tartarughe, pesci, anfibi, uccelli, topi, foglie, semi, conchiglie di bivalvi e gasteropodi e una nuova specie di grande cervo a cui è stato dato il nome “Megalocerus boldrini”. I fossili furono rinvenuti tutti nel bacino che circonda l’alta valle del fiume
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Nestore. Il “viaggio nel tempo” inizia con due vetrine che affrontano da una parte temi generali quali i processi di fossilizzazione e il trasporto pre-seppellimento dei resti organici, dall’altro i meccanismi che hanno portato al formarsi della lignite di Pietrafitta. Segue poi un percorso che tra vetrine e diorama si snoda tra le varie specie animali rinvenute partendo dai vertebrati non mammiferi, pesci, anfibi, rettili uccelli per poi passare ai mammiferi che rappresentano il cuore della collezione con ben quattordici specie diverse tra roditori, carnivori, scimmie ungulati e proboscidati. La parte finale del percorso è dedicata ai pachidermi,una delle più ricche collezioni al mondo di Mammuthus meridionalis specie vissuta nel Pleistocene inferiore. Si possono addirittura ammirare otto scheletri più o meno completi, le
Ph. E. B.
Ph. Elena Bellavita
Museo, vista interna
Zanne di Mammuthus
Una delle collezioni più ricche ed importanti in Europa, situata nel cuore d’Italia, dall’inestimabile valore scientifico cui ossa sono state lasciate nelle cosiddette “culle” di cemento armato, nella posizione che avevano al momento del ritrovamento nello strato di lignite. Nell’esposizione viene colto ogni aspetto sia della vita che della morte, dissoluzione e fossilizzazione “muta testimonianza di morte e conservazione” dei vari reperti. Le ligniti di Pietrafitta sono parte della successione del bacino di Tavernelle che circonda l’alta valle del Fiume Nestore nella parte centro-occidentale delle Regione Umbria. La deposizione delle ligniti ebbe inizio durante il Pleistocene inferiore e sono in gran parte costituite da materiale erbaceo tra cui prevalgono le famiglie delle Graminaceae delle Cyperaceae, probabilmente perché queste piante si depositano in zone paludose e ricche di materiale organico. Verso la fine del Pleistocene (1,4-1,5 milioni di anni fa) successive attività tettoniche causarono la fine della sedimentazione palustre e l’inizio di un ciclo di erosione. Da qui l’utilizzo della lignite in tutta Italia fino agli anni ‘50-’60, pur essendo un combustibile di scarso pregio per la produzione di energia elettrica, essendo molto umida. Come detto in precedenza la prima raccolta paleontologica si deve a Luigi Boldrini, detto “Gigino”, un assistente capoturno di miniera. Egli negli anni ’60 ispezionando sistematicamente e continuamente gli scavi dei depositi ligniferi cominciò a trovare i primi
resti fossili e capendone l’importanza cominciò ad appassionarsi alla loro ricerca e al loro recupero. Il primo reperto che trovò fu quello di una tibia di Leptobos (bovide) a cui seguì qualche anno dopo il ritrovamento di un elefante. Mano a mano che i reperti aumentavano non avendo a disposizione dei locali adeguati dove collocarli costruì delle baracche di legno che però venivano distrutte per rubare i reperti, alla fine decise di trasferirli in un suo locale per tenerli al sicuro. Nonostante il pensionamento nel 1975 egli torna alla miniera dove continuerà le ricerche per altri quattordici anni. I reperti sono stati visti da numerosi esperti italiani e stranieri e tutti sono stati concordi nel confermare l’altissimo valore della collezione tanto che nel 2011 fu inaugurato il Museo che testimonia non solo l’attività mineraria, la storia dei macchinari e delle opere ingegnose usate per l’estrazione della lignite ma anche le vicende sociali dei lavoratori e degli abitanti del territorio, strettamente legate al destino della miniera tanto da rappresentare un bellissimo esempio di archeologia industriale. Purtroppo il Museo è chiuso da qualche anno e si spera che le autorità locali e regionali prendano finalmente in considerazione la possibilità di riaprirlo quanto prima per permettere a scolaresche e appassionati di poter finalmente godere della ricchezza lasciataci in eredità da Giuseppe Boldrini.
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ARCHEOLOGIA
Il terrazzo archeologico sul mare di Taureana di Palmi di Mariagrazia Anastasio
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rima di fare un tuffo nelle acque cristalline della Costa Viola, non si può non soffermarsi a scoprire uno dei nascosti e poco noti siti archeologici che la provincia di Reggio Calabria custodisce gelosamente. Imboccando una traversa su uno dei tornanti che scendono al mare dalla piccola frazione di Taureana nel Comune di Palmi, si arriva nell’antica Chiesa di San Fantino, oggi museo, e a seguire al parco archeologico dei Taureani. La chiesa oggi visibile risale all’ ‘800 ed è stata edificata a fianco alle absidi di una chiesa bizantina del VI-VIII sec. d.C., di cui si rinvengono le fondazioni evidenti negli scavi esterni e parte della muratura circostante. Al suo interno, al centro del piccolo museo, vi sono i ruderi della Chiesa del 1552 e le sepolture di quella altomedioevale. L’unicità del sito archeologico sta nel fatto che il
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santo laico è ritenuto oggi il primo santo calabrese di cui si abbia memoria, che visse a Taureana verso il III-IV sec. d.C. C’è chi lo ritiene un santo prescisma che avendo vissuto a cavallo tra l’impero romano e la formazione dell’impero bizantino fa da ponte tra la cristianità cattolica e quella ortodossa. Si tratta di un santo molto noto ai tempi, tanto che è citato in testi in tedesco antico e la sua devozione giunge addirittura sino a Venezia, dove gli intitolarono la chiesa vicino all’attuale Teatro la Fenice e lo raffigurarono in un antichissimo mosaico all’interno della Basilica di San Marco. La cripta paleo-cristiana di San Fantino, utilizzata dai romani come cisterna d’acqua, è attualmente accessibile nel piano interrato della struttura museale e risulta essere il luogo di culto cristiano più antico della Calabria. I turisti curiosi possono imbattersi il 24 luglio di ogni anno per le strade della piccola Taureana nella
Tra storia antica e mare blu, il luogo di culto cristiano più antico della Calabria celebra la sua festività alla fine di luglio cerimonia che onora la memoria del santo con una celebrazione in rito greco-bizantino. È stato da poco inaugurato il percorso che collega fisicamente e storicamente il tempio di San Fantino al limitrofo parco archeologico dei Taureani, un percorso che aggira le “invadenti” abitazioni private che si trovano tra i due siti archeologici e che accompagna il visitatore in un viaggio fra i resti italici, romani e spagnoli. I tre ettari di parco si aprono come un ampio pianoro ricco di alberi d’ulivo dalle ampie chiome. All’ingresso del parco si riconosce un’antichissima strada romana risalente al I sec. a.C., la strada urbana dell’antica Tauriana che conduceva alla nota via Popilia. Accanto ad essa emergono i resti del più piccolo anfiteatro romano, un edificio utilizzato dal I al IV sec. d.C. per spettacoli e combattimenti, strutturalmente rappresentante un unicum nel sud Italia. Del I sec. a.C. sono presenti anche i resti del
santuario Romano considerato anche un edificio templare. Tutti i reperti di mosaici e vari materiali ceramici rinvenuti nel parco archeologico di Taureana sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Verso la fine del percorso, si erge nel punto più alto e panoramico del parco la torre cinquecentesca spagnola, che guarda alla costa ghiaiosa sottostante della Tonnara di Palmi e vigila sulla dirimpettaia Sicilia. Dagli scavi archeologici sono emersi vari settori di un villaggio preistorico del Neolitico (V millennio a.C.) , con il rinvenimento di oggetti in ossidiana. Questo sito vive ed è reso fruibile grazie all’impegno dei volontari delle associazioni Movimento Culturale San Fantino e Italia Nostra, che promuovono il parco attraverso un’attenta e regolare cura e manutenzione unita alla programmazione di visite guidate, sempre molto disponibili a soddisfare ogni curiosità del visitatore.
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BORGHI
TERMOLI, LA PERLA DELL’ADRIATICO MOLISANO
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di Andrea Mastrangelo
amminare tra le viuzze di pietra bianca del Borgo Vecchio è come leggere una poesia. Si provano le stesse sensazioni, si odono quei rumori che fanno viaggiare la mente, si sentono quei profumi tipici di una cittadina sul mare. Il Borgo Vecchio di Termoli è una vera e propria perla, non esistono difetti, non esistono sbavature. Se lo si osserva da lontano, magari con il dovuto distacco, che sia sotto il sole cocente d’agosto o sotto una fredda luna invernale, il fascino rimane immutato. Lo splendore di quelle casupole colorate che spuntano lungo i vicoli medioevali, l’imponenza del Castello svevo e della Cattedrale,
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che dominano e risaltano quel mare azzurro, lasciano l’osservatore letteralmente a bocca aperta. Leggiamo dal portale dell’assessorato al turismo della Regione Molise: “Il nucleo antico della città di Termoli sorge sulla sommità di un promontorio che si protende quasi a picco sul mare Adriatico. Il borgo Vecchio si presenta come una suggestiva cittadella fortificata, caratterizzata da piazzette e vicoli molto caratteristici; tra questi si evidenza Vico Il Castello, uno dei più stretti d’Europa […] Risalgono al periodo svevo la ricostruzione e l’ampliamento della cerchia muraria e del castello e l’istituzione di un importante mercato settimanale, da tenersi il lunedì entro le mura. Tutto questo fu
Il Borgo Vecchio della città, tra case colorate lungo i vicoli medioevali e l’imponenza del Castello svevo e della Cattedrale
stabilito dall’imperatore Federico II. In seguito la città perse importanza, per l’avvicendarsi di diversi dominatori. Il nucleo abitato di Termoli è rimasto racchiuso entro le antiche mura fino al 1847, quando re Ferdinando II di Borbone diede l’autorizzazione a costruire anche all’esterno; fece, inoltre, tracciare due strade tra loro ortogonali, Corso Nazionale, in direzione Nord-Sud, e Corso Umberto, segnando l’inizio della storia moderna di Termoli”. Di notevole importanza, non solo per l’imponenza delle strutture, ma piuttosto per la storia che raccontano le loro pietre, sono il Castello svevo e la Cattedrale di San Timoteo. “La Cattedrale è edificata sul punto più alto del Borgo Vecchio, nel luogo dell’insediamento urbano più antico, come testimoniano alcuni reperti archeologici risalenti all’età del bronzo […] L’edificio è suddiviso in tre navate da pilastri cruciformi e presenta una copertura a capriate nella navata centrale e volte a crociera in quelle laterali. Il Castello svevo invece rappresenta l’edificio difensivo più rappresentativo dell’intera costa molisana, costruito intorno al XIII secolo per assicurare al borgo una sicura difesa sia dal mare che dalla terraferma”. Passeggiare su quelle pietre bianche è sempre un’ emozione unica, non resta che provarla.
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NATURA
Le incantevoli spiagge della costa di Baunei: un paradiso naturale nel golfo di Orosei
Cala Luna Sardinia
di Anna Paola Olita
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e cale situate nella costa di Baunei all’interno del golfo di Orosei sono insenature meravigliose incastonate tra mare e roccia. Si tratta di un paradiso naturale dove nidificano specie faunistiche rare come il gabbiano corso, il falco
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pellegrino e il cormorano dal ciuffo e le falesie si ergono fino a 500 metri sul livello del mare. I gioielli di questa costa sono l’incantevole baia di Cala Luna, che è considerata la perla del mediterraneo; si tratta di un’insenatura bianchissima circondata da oleandri multicolore delimitata sia a sud che a
Cala Goloritzé
Tra rocce e piscine dai colori verde smeraldo, azzurro e blu intenso, emergono calette e baie circondate dalla macchia mediterranea dove nidificano rare specie faunistiche nord dalla falesia a picco sul mare. Questa zona è caratterizzata da una particolare pietra di natura vulcanica, l’ossidiana. Il territorio è costituito da roccia di natura calcarea, che ben si sposa con la tipica macchia mediterranea che circonda la spiaggia, tratto comune a tutta la costa di Baunei. Vi
è poi Cala Sisine, la spiaggia più selvaggia del golfo di Orosei che è delimitata sia a nord che a sud dalla falesia. A sud, un’insenatura alta più di cinquanta metri, che funge da trampolino per i tuffatori più spericolati, regala un panorama spettacolare. La cala sorge alla fine della “Codula di Sisine”, tra le
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Cala Goloritzé
montagne del Supramonte. La spiaggia è costituita da sassolini bianchi e nel fondale vi sono chicchi calcarei che rendono l’acqua trasparente. Cala Biriola è una graziosa caletta di origine franosa, arricchita da un arco di roccia naturale a pelo d’acqua, che sorge ai piedi della falesia calcarea, dall’acqua dai riflessi cobalto e turchese sovrastata da un costone di arenaria e da un bosco dal quale si affacciano a strapiombo lecci e ginepri, e dove si possono vedere gli antichi sentieri dei carbonai. Passando per le “Piscine di Venere”, vere e proprie piscine naturali che sfumano dal turchese al verde smeraldo e dall’azzurro al blu intenso, si giunge alla baia più suggestiva, un quadro vivente dai colori inconfondibili, Cala Mariolu che deve il suo nome alla foca monaca, definita dai pescatori “mariolu” (ladra) in quanto era solita portar via i pesci dalle reti. Situata in una zona ricca di suggestive grotte,
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inserita in uno scenario naturale che toglie il fiato, è bagnata da un mare limpidissimo color smeraldo e ricoperta da una sabbia mista a sassolini tondi di colore rosa. A poca distanza si trova Cala dei Gabbiani talmente simile come conformazione che può essere considerata la spiaggia “gemella” di Cala Mariolu. Questa cala è raggiungibile unicamente dal mare. Di grande impatto scenografico è Cala Goloritzé, luogo di interesse in termini di flora e fauna, che presenta un magnifico pinnacolo di roccia sovrastante la spiaggia, divenuta monumento naturale nel 1993 e protetta dall’inquinamento e dalla presenza dell’uomo dal 1989. Si arriva solo via terra e la navigazione è proibita nello specchio d’acqua circostante. Questi luoghi da sogno, dove la montagna finisce a picco sul mare, caratterizzano il territorio di Baunei che regala scenari stupendi e unici.
GIRI DEL GUSTO
È NU BABBÀ
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di Marilena Badolato
rrendevole e soffice. E così immediatamente profumato in bocca. È il “babbà”, degno della mensa di un re. E sembra che nella storia di questo delizioso dolce napoletano un re ci sia stato davvero, tal Stanislao Leszczynski. Il nome del nostro babà potrebbe infatti derivare da un dolce polacco tradizionale, una “torta della nonna”, il babka ponczowa, e la ricetta da evidenti influssi del tedesco kugelhupf: pasta morbida ed elastica di farina, burro, zucchero, uova e uva sultanina, con l’aggiunta di lievito di birra per ottenere un composto soffice e spugnoso, ma evidentemente piuttosto insipido per il re che lo modificò a proprio gusto bagnandolo con dell’ottimo
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liquore. Il dolce assunse immediatamente una tonalità calda, ambrata e un profumo inebriante. Ovviamente il babà conquistò Parigi e attraverso le abili mani di chef francesi, opportunamente spennellato di confettura di albicocca per rendere elegante, lucida e accattivante la superficie, trovò la sua consacrazione nella forma ad anello riempito con panna montata e fresca macedonia di frutta, che prese il nome del suo inventore Brillat - Savarin. Successivamente a Napoli assunse la forma definitiva di fungo di varie dimensioni grazie ai “Monzù”, cuochi professionisti che prestavano servizio presso le nobili famiglie della città e da queste spediti ad istruirsi presso le scuole d’Oltralpe. Il babà entrò così a pieno titolo nella
RICETTA
Un dolce classico sorprendentemente attuale, legato alla memoria del palato e del cuore
tradizione della pasticceria napoletana, che gli ha donato varianti, forme e il gusto partenopeo della ricchezza e opulenza. Re assoluto sul tavolo della festa dove regna, per una volta, nessuna temperanza o continenza. Il segreto del babà è la sua soffice consistenza e la perfetta bagna. Non è così facile incontrare un buon babà. Né troppo asciutto, né così bagnato da disperdere in rivoli un buon rum dall’inconfondibile aroma. Un carattere delicato e soffice, un cuore setoso che diventa forte grazie a quella bagna liquorosa. Brunito in superficie per la magia della cottura che lo vuole a fungo, con la calotta che supera lievemente il bordo del suo stampo contenitore, in realtà dal cuore bianco e morbido pronto ad accogliere il mare del sapore:
Ingredienti: 200 g di farina, 80 g di burro, 3 uova, 15 g di lievito di birra, 30 g di zucchero, latte tiepido q.b, sale, gelatina di albicocche. Per lo sciroppo: 100 g di zucchero, 200 g di acqua, 1 bicchierino di rum. Preparazione: Sciogliete il levito di birra in poco latte tiepido. Nel tavolo da lavoro disponete la farina a fontana e aggiungete un pizzico di sale, le uova intere, lo zucchero, il burro morbido a pezzetti ed eventualmente un poco di latte, per ottenere un composto morbido ed elastico. Lavorate fino a che il composto non si staccherà dai bordi della ciotola, coprite e lasciate lievitare un’ora. Imburrate e infarinate molto bene uno stampo alto da babà, oppure uno a forma di ciambella e riempitelo per metà con l’impasto lasciandolo ancora lievitare fino al raddoppio del volume. Ponete in forno caldo a 190° C per circa 30-40 minuti. Preparate la bagna: fate bollire zucchero ed acqua preparando uno sciroppo, spengete il fuoco e unite il rum coprendo con un coperchio. Sfornate il babà, fatelo riposare qualche minuto, toglietelo dallo stampo e inzuppatelo nella bagna al rum. In un tegamino riscaldate a fiamma bassa alcuni cucchiai di gelatina di albicocca. Spennellate con questa tutto il babà e servite.
la sua pasta non è infatti dolcissima, per lasciare spazio al dolce liquore. Prepararlo è un’avventura, né breve, né banale, ma di certa felicità. Saggezza e libertà insieme. Saggezza di una storia antica saputa interpretare con libertà creativa che ha seguito i tempi pur rimanendo la stessa. Elegante in qualunque mensa e delizioso in ogni menù. Da solo, per apprezzarne tutta la verace bontà. Senza panna o crema o fragole o amarene appare ancora più regale. Ottimo per chiudere in bellezza un fine pasto estivo con in bocca un intrigante liquore. Così diffuso da essere entrato nel linguaggio comune. L’espressione “si nu’ babbà” esprime infatti e sintetizza tutta la dolcezza possibile, un grandissimo apprezzamento, stima e affetto, ineffabile a dirsi in altre parole.
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AMBIENTE
IL GLOBAL WARMING: L’ALTRA VERITÀ di Walter Leti
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nticiclone africano, temperature record e fenomeni atmosferici estremi fanno parte della nostra esperienza quotidiana. I media propongono ogni giorno immagini drammatiche di inondazioni killer o mostrano, all’opposto, lo spettacolo desolante di terre screpolate, inaridite per la mancanza di precipitazioni, con le coltivazioni irrimediabilmente compromesse e la carestia incombente. Il pianeta si sta riscaldando, dunque? La risposta che si dà, riguardo al momento presente, è un “Sì”. A questa affermazione fa seguito conseguentemente la seconda domanda: ”Il riscaldamento globale è imputabile alla crescenti emissioni di anidride carbonica da parte delle attività umane? La maggioranza dei climatologi risponde ancora affermativamente, tuttavia una minoranza estremamente qualificata di scienziati
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cosiddetti “negazionisti” contestano la citata conclusione. Appartengono a quest’ultimo gruppo scienziati del calibro di Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica e Antonino Zichichi, professore emerito del dipartimento di Fisica Superiore dell’Università di Bologna, solo per citare gli esponenti italiani più qualificati. In occasione di un’audizione al Senato nel 2014 il prof. Rubbia ha negato il rapporto di causa-effetto fra l’aumento della CO2 nell’atmosfera di origine antropica e l’incremento della temperatura globale. Davanti all’imbarazzato Ministro dell’Ambiente Galletti ha detto testualmente:” Vorrei ricordare, ad esempio, che dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di 0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento di una certa dimensione.” A sua volta il prof. Antonino Zichichi in un’intervista
Tesi a confronto tra negazionisti e sostenitori del rapporto esistente tra il riscaldamento globale e le crescenti emissioni di anidride carbonica causate da attività umane
a “Il Giornale” ha dichiarato: “Il motore climatico è in gran parte regolato dall’anidride carbonica prodotta dalla natura. Quella di origine umana è ben poca cosa al confronto, eppure molti scienziati affermano che è quella minima parte a produrre gravi fenomeni perturbativi, senza peraltro essere in grado di esporre modelli matematici adeguati a sostegno della loro teoria. In un’intervista successiva a “Il Mattino” Zichichi ribadisce: “Attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza fondamento: puro inquinamento culturale. In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni!” E infine: “Perché, allora, molti scienziati concordano sul riscaldamento globale dovuto all’attività umana? Perché hanno costruito modelli matematici buoni
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alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni ad hoc per fare in modo che i risultati diano loro ragione, ma il metodo scientifico è un’altra cosa. “Fin qui le stroncature di Rubbia e Zichichi, due personalità di spessore scientifico internazionale. Si potrà non essere d’accordo con le loro perentorie affermazioni, resta comunque il fatto che la validità dell’ipotesi interpretativa di un qualsiasi fenomeno naturale debba essere sottoposta al vaglio del metodo sperimentale galileiano, latitante in questo caso. Venendo alla Conferenza delle Parti di Parigi (COP 21) del 2015 il fatto davvero rilevante è costituito dalla convergenza di 195 Paesi sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, in modo da contenere il presunto rialzo della temperatura entro limiti accettabili. L’adozione di specifiche misure concrete, atte a tradurre in pratica le indicazioni scaturite nella capitale francese, è stata demandata alla successiva COP22 di Marrakesh
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del 2016. In quella sede è emerso ancora l’annoso problema della gestione dei 100 miliardi di dollari/ anno che le nazioni più ricche si sono impegnate a versare ai Paesi in via di sviluppo per promuoverne lo sviluppo energetico “pulito”. Questi ultimi non vogliono ingerenze esterne nelle proprie politiche mentre i Paesi “benefattori” chiedono di poter verificare l’utilizzo dei fondi stanziati. La conferenza di Marrakesh non ha raggiunto in pratica gli obiettivi prefissati. Dalla conferenza COP23, che si svolgerà a Bonn nel 2018 sotto la presidenza simbolica delle Isole Fiji, si aspettano finalmente passi concreti. Ultimo, ma certamente non minore, problema è il rifiuto degli Stati Uniti di condividere le decisioni di Parigi. Il Presidente Trump ha abbracciato in pieno le tesi degli scienziati negazionisti USA. Si tratta di una defezione che vale il 25% di tutte le emissioni di anidride carbonica nel mondo. Nella prossima Conferenza delle Parti a Bonn non mancheranno i temi da discutere.
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Il Re Dorato #sambuco