Riflesso Magazine Marzo-Aprile 2016

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M A G A Z I N E D I I N F O R M A Z I O N E , C U LT U R A E L I F E S T Y L E




In copertina DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio VICEDIRETTORE Carlo Timio REDAZIONE CENTRALE Alessio Proietti, Giulio Siena, Noemi Furiani, Alessia Mencaroni, Marilena Badolato, Walter Leti, Elisabetta Bardelli, Elisa Giglio REDAZIONI REGIONALI Piemonte: Margherita Carpinteri Liguria: Jessica Chia Lombardia: Francesco Colamartino Francesca Fregapane, Elena Ciulla, Chiara Franzosi, Claudia Piccoli, Stefano Spairani Righi, Elisabetta Rastelli Trentino Alto-Adige: Giuseppe Doria Francesco Taufer, Mauro Volpato Toscana: Livia Ballan Ilaria Vannini Umbria: Claudio Cattuto Laura Patricia Barberi, Italo Profice, Alessandro Biscarini Abruzzo: Sara Bernabeo Maria Concetta Dercole Molise:Andrea Mastrangelo Basilicata: Marco Caldarelli Puglia: Veronica Sonoro Christian Chiarelli Sicilia: Paola Faillace Sardegna: Marina Sotgiu Anna Paola Olita Principato di Monaco: Marinella Cucciardi Miami: Francesco Famà RINGRAZIAMENTI Toni Scervino, Michi Prendin

Un contributo al programma “Pace, fraternità e dialogo”, promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani. La copertina si ispira al famoso logo del designer Milton Glaser ed è stata selezionata tra quelle prodotte dagli studenti del laboratorio attivato con le classi di Comunicazione Pubblicitaria e Design della Comunicazione, Y2-15/16, IED Comunicazione, Milano. Coordinamento Didattico IED Elisa Bergamaschino, Marianna Moller, Cinzia Piloni Direzione Artistica Alessio Proietti

EDITORE Ass. Media Eventi REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011 IMPAGINAZIONE E GRAFICA R!style Project STAMPA Tipografia Pontefelcino Perugia CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info SITO WEB www.riflesso.info FACEBOOK Riflesso Magazine

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EDITORIALE

ARTE

5 Ăˆ tempo di pace

PRINCIPATO DI MONACO 6 Festival Printemps des Arts di Montecarlo

PERSONAGGIO

I giganti di Mont'e Prama Meglio un uovo oggi o un dipinto domani? Yuri Ancarani e il suo amore per l'occulto

DISCOVERY

10 Toni Scervino

34 Bergamo e la Stonehenge made in Italy

EVENTI 12 14

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Da Kandinsky a Pollock. La grande arte del Guggenheim Il Festival Internazionale del Giornalismo

AGENDA NEWS

ARCHITETTURA

38 La Camera a Torino 40 I Rolli di Genova 42 Piazza Ducale a Vigevano

BRIEFING CULTURALE

16 Eventi nazionali selezionati

44 Chicche culturali disseminate in Italia

DESIGN

LABORATORIO DI IDEE

20 Museo del Design industriale italiano

48 Pace vs conflitto 49 La pace, secondo noi

MODA

22 ARMANI/SILOS 26 I nuovi trend della moda uomo

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EDITORIALE

É TEMPO DI PACE di Mario Timio

É

tempo di pace, di anelito di pace, di sostegno alla pace, di costruzione di pace. Ma come si costruisce la pace? I Romani dicevano “si vult pacem para bellum”. E di guerre ne hanno fatte tante per assicurare la pace in gran parte dei territori del tempo. In fin dei conti la guerra è solo lo spostamento di confini di popoli, con conseguenze devastanti per tutti. Anche se la storia ha qualche volta dato ragione ai Romani, noi non intendiamo la pace come assenza di guerra, ma come manifestazione e anelito dello spirito umano e ricerca di tutti quei valori che sostentano la convivenza nel pianeta terra. Parole – sussurra qualcuno –, a fronte dell’attuale “terza guerra mondiale combattuta a pezzi” come definisce Papa Francesco l’insieme dei conflitti mediorientali e nordafricani con i conseguenti esodi biblici che stanno punteggiando la storia dei nostri giorni. É vero, ma noi abbiamo sempre bisogno di profeti (attenzione a quelli falsi) che indicano la strada di una pace sostenibile, e a questi dobbiamo credere. La pace si raggiunge con l’impegno di tutti, non cade dall’alto. É una pace che non deve seguire una guerra (a differenza della politica dei Romani) ma che deve evitarla. Al limite, come diceva l’esegeta Carlo Carretto: “Anche la guerra difensiva non si può più giustificare, viste le spaventose conseguenze provocate dalla semplice difesa”. So che le parole di Carretto non sono da tutti condivise, visto l’attuale scenario geopolitico mondiale. Un motivo in più

per attuare tutte le pratiche per evitare la guerra. Esaltando il concetto di pace, ma non solo a parole o con manifestazioni cosiddette pacifiste, ma con la cultura della pace, inculcandola fin dall’età scolare in ogni cittadino. Va in questa direzione l’ambiziosa iniziativa nazionale “Pace, fraternità e dialogo. Sui passi di Francesco” volta a diffondere l’educazione alla pace nelle scuole, con la partecipazione del Miur, gli Enti locali per la pace, la rete Nazionale per la pace, la rivista “San Francesco Patrono d’Italia”, la tavola della pace, le istituzioni e le testate giornalistiche che hanno a cuore la pace. La pace quindi entra nella scuola da protagonista, per lasciare un segno indelebile: quello culturale. Con un programma che prevede un laboratorio di progetti in cui gli studenti siano i protagonisti, presentati al Meeting nazionale delle scuole di pace che quest’anno si tiene ad Assisi nel mese di aprile. Con un programma che risponda alle esigenze espresse dai giovani, con tematiche modulate dai giovani (comprese informazioni sulle guerre e discussioni sull’antico assioma dei Romani). Perché ad Assisi? Perché la “città del Poverello” esprime una pace diversa, cercata (anche se ancora non realizzata) dai potenti del mondo a cominciare da Papa Giovanni Paolo II. Certo, la pace di Assisi non è legata ad equilibri politico-partitici, né alla deterrenza delle armi, né all’esercizio delle fredda diplomazia, ma solo all’impegno costante per l’uomo. In questo contesto i giovani ad Assisi saranno i protagonisti.

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PRINCIPATO DI MONACO

Festival Printemps des Arts di Montecarlo di Marinella Cucciardi

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iunto alla trentaduesima edizione, le Printemps des Arts è un prestigioso Festival dedicato ai grandi maestri della musica che negli anni ha ospitato i nomi più prestigiosi a livello planetario, tra cui Katia Ricciarelli, Luciano Pavarotti e Michael Jackson. L’incarico di organizzare questo evento così speciale fu affidato a Antoine Battaini, amante della musica e conoscitore del settore, che diresse per quattordici stagioni. Il Festival, nato nel 1970, ha festeggiato più di trenta anni di avventure culturali, tranne uno, il 2005 anno della morte del Principe Ranieri III. Nel 1981, fu deciso che il Festival Internazionale delle Arti, che si svolgeva inizialmente in estate e in inverno, fosse spostato in primavera. Nacque così il nuovo nome, Le Printemps des Arts, con cui il Principato festeggia ogni anno l’arrivo della primavera. Alla tragica scomparsa di Grace, la presidenza del Festival è stata assunta dalla Principessa Carolina che nel 2003 ha affidato la direzione al compositore Marc Monnet. Il programma è ricco ed eclettico per accontentare tutti i gusti del pubblico e rappresentare le diverse espressioni

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Diotima


Ph. JosepMolina Andreas Staier

Ph. Chris Christodoulou

La kermesse, sempre più in fase di sperimentazione per la ricerca di nuove forme di musica, coinvolge anche studenti monegaschi e italiani con incontri e interventi musicali

Andrew Manze

artistiche (sinfonica, lirica, jazz, recital, cinema, teatro, poesia, danza). L’attenzione a esplorare nuove forme di musica di altri continenti è ciò che distingue questo evento dagli altri festival europei. Interessante l’iniziativa di dare la possibilità a studenti dell’Accademia musicale del Principato e delle Alpi Marittime dalla scuola materna alla scuola superiore, di partecipare a diversi concerti

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Ph. Marcus Kr+àger Ph. Alix Laveau

NDR Radiophilharmonie, Rathaus, Farbe

MURARO Roger

e spettacoli per consentire al pubblico giovane di ascoltare un incredibile repertorio musicale. Il Festival Printemps des Arts di Montecarlo apre le porte anche alle scuole italiane. L’intento è quello di promuovere la kermesse musicale come realtà

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produttiva e culturale rivolta agli studenti e al contempo di incrementare il numero di giovani che si appassionano alla musica e al teatro. Incontri e interventi musicali, pensati per le scuole medie inferiori e superiori di Ventimiglia, Bordighera, Sanremo e Imperia, verranno realizzati a febbraio prima del Festival. L’edizione 2016 del Festival accoglie la sua prima “tavola rotonda” dedicata agli artisti, compositori, produttori, esperti di media e imprenditori. Inoltre una serie di concerti “La carovana musicale” offre al pubblico l’opportunità di scoprire l’universo musicale in un ambiente decontracté e accogliente in accordo con vari comuni francesi. Le masterclass si terranno presso l’Académie de Musique Rainier III dal pianista Roger Muraro e dal clavicembalista Andreas Staier. Il workshop Iannix è invece finalizzato a presentare un nuovo strumento informatico che associa la musica elettronica alle immagini. Infine, una mostra sulla vita e l’opera di Gustav Mahler ripercorre i punti salienti della sua carriera attraverso una selezione di brani originali e ritratti fotografici, lettere scritte a mano, autografi musicali, manifesti di concerti e oggetti da collezione in collaborazione con la Fondation Royaumont.


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CY CMY

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PERSONAGGIO

Toni Scervino e il brand di lusso che si esprime con creativitĂ e moderna sartorialitĂ a cura di Carlo Timio

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I

l marchio di moda Ermanno Scervino nel panorama mondiale è sinonimo di autenticità e raffinatezza. Dopo oltre tre lustri dalla sua nascita, continua un imponente percorso di crescita principalmente tra Europa e Asia. Il core business ruota intorno alle collezioni donna che rappresentano un mix perfetto tra la tradizione sartoriale e la contemporaneità. Lo stile Scervino si ispira a donne moderne, capaci di indossare liberamente abiti glamour come abiti preziosi. E così per dare più visibilità al brand, l’azienda ha deciso di coinvolgere testimonial e celebrities di successo che hanno indossato capi esclusivi e eleganti. Toni Scervino, come è nata l’idea di creare una propria maison di moda? “Il Brand Ermanno Scervino è nato nel 2000 e nel 2003 abbiamo debuttato sulle passerelle di Milano Collezioni, con l’obiettivo di presentare un nuovo lusso, autentico e non convenzionale, con linee basate su una moderna sartorialità e creatività. Ermanno è l’anima creativa ed io mi occupo della parte imprenditoriale e amministrativa. Agiamo nella stessa direzione, quella di fare del nostro marchio una delle realtà mondiali del lusso del made in Italy”. Dopo la linea donna e uomo avete creato anche la junior. Cosa vi ha spinto in questa direzione? “La collezione Ermanno Scervino Junior nasce come ulteriore espressione dei valori Ermanno Scervino di tradizione sartoriale e contemporaneità. E’ un intreccio armonico che guarda alla moda degli adulti, non dimenticando mai di essere dedicata ai bambini”. Che importanza ricopre per voi il comparto degli accessori? “Il mercato della collezione donna continua a rappresentare ancora la percentuale più alta del nostro fatturato, ma anche la collezione Uomo, la linea accessori e le licenze sono in forte crescita”.

Quanto incidono le vendite all’estero sul fatturato annuale? “Grazie ad una paziente strategia di sviluppo retail, abbiamo ora un network di circa 50 boutique monobrand nel mondo, in costante crescita. Anche l’Export ci ha sempre premiato con un 73% sul fatturato 2014. Tra i mercati più forti per noi si attestano le economie emergenti, l’Europa e l’Asia”. I vari testimonial internazionali hanno dato più visibilità al marchio? Come sono nate queste collaborazioni? “Certamente. Testimonial e celebrities sono un mezzo importante per aumentare la visibilità del brand, e, ancora di più, un piacere sapere che molte star apprezzano le nostre creazioni. Ermanno disegna abiti pensando a donne moderne e libere di muoversi ed agire, indipendentemente dall’abito che indossano. Per questo ama scegliere personalmente i volti che rappresentano le sue collezioni. Da Alice Dellal fino all’attrice Elisa Sednaoui, siamo rimasti incantati dalla loro grinta oltre che dalla loro bellezza”. Qual è il vostro “cavallo di battaglia”, la collezione a cui siete più affezionati o che magari vi ha reso più celebri? “Sicuramente i primi piumini couture di Ermanno e i suoi abiti sottoveste, preziosi come pezzi di lingerie, glamour come capi portabili tutti i giorni”. Per il prossimo futuro avete in mente ulteriori investimenti e l’apertura di nuovi show room all’estero? “Vogliamo continuare a crescere, presidiando i mercati consolidati ed esplorando nuove realtà. Ermanno ed io lavoriamo per avere un’azienda più grande e strutturata e sempre più presente in tutti i Paesi, senza tradire l’identità delle nostre collezioni moderne, glamour ma portabili”.

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EVENTI

Peggy Guggenheim

A Palazzo Strozzi, nel capoluogo toscano, si celebrano simbolicamente i rapporti artistici tra le due sponde dell’Atlantico con un’esposizione di oltre cento capolavori Kandinsky Tableau à la tache rouge

Da Kandinsky a Pollock. La grande arte del Guggenheim di Ilaria Vannini

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Pollock Number 8

ella splendida cornice rinascimentale fiorentina, negli spazi del piano nobile e della Strozzina di Palazzo Strozzi, con la collaborazione della The Solomon R. Guggenheim Foundation di New York e Venezia, viene inaugurata, il 19 marzo 2016, la mostra “Da Kandinsky a Pollock. La grande arte del Guggenheim”, curata da Luca Massimo Barbero. Oltre 100 capolavori dell’arte europea e americana, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, costituiscono un percorso, di una certa valenza simbolica, che ricostruisce i rapporti e le relazioni tra le due sponde dell’Oceano, rappresentate dalle due figure dei collezionisti americani Peggy e Solomon Guggenheim. Dopo il record di visitatori registrato con la rassegna “Bellezza divina”, 150 mila in due mesi, la collaborazione tra Palazzo Strozzi, Venezia e New York consente di riunire in un unico evento, personaggi ed artisti di fama mondiale e di mettere a confronto opere fondamentali dell’arte moderna, attraverso la grande stagione dell’astrattismo e del cubismo. Alcuni dei protagonisti che dominano la scena sono Marcel Duchamp, Max Ernst, Man Ray e i cosiddetti informali europei come Alberto Burri, Emilio Vedova, Jean Dubuffet, Lucio Fontana, insieme ai grandi dipinti e sculture di alcune delle maggiori personalità come Jackson Pollock, Mark

Rothko, Willem de Kooning, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Cy Twombly. Dedicare una mostra alle collezioni Guggenheim significa riportare indietro le lancette dell’orologio e rivivere la nascita delle neoavanguardie del secondo dopoguerra: un dialogo in costante fermento tra gli artisti europei e quelli americani. Anche la location svolge un ruolo da protagonista, in quanto, in un passato relativamente recente, ha ospitato, nel febbraio del 1949, Peggy Guggenheim, che ha mostrato la sua collezione nelle stanze della Strozzina, per poi spostarla definitivamente a Venezia. Peggy Guggenheim ha aperto la sua prima galleria d’arte nel 1942, a New York, dove ha organizzato mostre temporanee dedicate ai maggiori artisti europei e a numerosi artisti americani allora sconosciuti, come Robert Motherwell, William Baziotes, David Hare, Janet Sobel, Clyfford Still, e soprattutto Jackson Pollock, che diventò la “stella” della galleria, con la sua prima personale nel novembre del 1943. Pollock e gli altri artisti sono stati gli iniziatori dell’Espressionismo astratto americano ed ad Art of This Century entrarono in contatto con il Surrealismo, la loro principale fonte d’ispirazione e grazie anche al supporto dato da Peggy e da Howard Putzel, suo consulente nella galleria, che i membri di questa nascente avanguardia newyorkese, andarono a rappresentare il primo movimento artistico americano di portata internazionale.

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EVENTI

Il Festival Internazionale del Giornalismo celebra i suoi primi due lustri di Laura Patricia Barberi

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Ph. Niccolò Caranti

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al 6 al 10 aprile 2016 il Festival Internazionale del Giornalismo torna a Perugia con la sua decima edizione. Il più grande media-event di stampo giornalistico in Europa ha come sfondo il centro storico di Perugia. Le conferenze si tengono nei bellissimi teatri e nelle sale dei palazzi storici della città, tra cui il Teatro Morlacchi, il Teatro della Sapienza, la Sala dei Notari, Palazzo Sorbello, la Sala del Dottorato e l’Auditorium Santa Cecilia. É un’occasione per fare networking e interagire con i migliori esponenti del giornalismo mondiale. La decima edizione si svolge nel corso di 5 giornate con tantissimi eventi tra incontri-dibattito, interviste, presentazioni di libri, workshop e serate teatrali. Gli speaker saranno più di 500, provenienti da ogni parte del mondo per discutere di giornalismo, attualità e problemi del mondo dell’informazione. Tutto, come ogni anno, rigorosamente a ingresso libero. Democrazia e controllo elettronico di massa nell’era post-Snowden e i nuovi confini nel mondo dell’intelligence e della cybersicurezza al centro dei dibattiti il 6 aprile all’Hotel Brufani. Lo stesso giorno si discuteranno le opportunità e i rischi del drone journalism. Il 7


aprile il panel della Yale Information Society Project getterà luce sul mobile journalism, discutendo nuovi modi in cui la tecnologia mobile è usata nella produzione di news, nonché i limiti e le questioni di privacy e sicurezza associate. Il 9 aprile sarà la volta de “The Red Web: come Putin controlla il web e i nuovi ribelli digitali” sugli attacchi alla libertà di internet e di espressione in Russia. “Dagli hacker ai giornalisti” è la panoramica presentata da Guido Bolognesi: una storia dell’hacking, dagli anni ‘60 e ’70 sino agli eventi più clamorosi dell’era moderna, Stuxnet, NSA/Snowden, state-sponsored attacks/ Sony, cybercrime/ransomware e altro. Il 10 aprile il focus è sulla generazione dei millenials e il modo in cui testate e piattaforme news tentano sempre più di creare una relazione con un pubblico giovane attraverso i social media: una trasformazione che riguarda formati, linguaggi, logiche di distribuzione e modelli di business. Tra gli ospiti più famosi previsti: Alberto Angela che per l’occasione presenta il suo libro “San Pietro. Segreti e meraviglie in un racconto lungo duemila anni”, il rapper Fedez; la band dei Gazebo e lo spettacolo-monologo animato di Fulvio Abbate del Teatro degli Oggetti. Per maggiori info: www.festivaldelgiornalismo.com

Paolo Mieli

Ph. Niccolò Caranti

Linus

Dieci anni di passione per la comunicazione e il giornalismo hanno reso Perugia un centro di attrazione nel panorama internazionale dei media

Ph. Danila D'Amico

Enrico Mentana

Ph. Diego Figone

Ph. Niccolò Caranti

Ph. Maddalena Biagiotti

Beppe Severgnini

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AGENDA NEWS

a cura di Elisa Giglio

BORGO SAN DALMAZZO

CAPANNORI

PESCARA

(LU)

(CN)

UN BORGO DI CIOCCOLATO 5 e 6 marzo

MOSTRA “ANTICHE CAMELIE DELLA LUCCHESIA” 5-6/ 12-13/ 19-20 marzo

CORSO PROFESSIONALE DI PASTICCERIA E CAKE DESIGN dal 10 al 23 marzo

La manifestazione più golosa dell’anno, dedicata al cioccolato, al cacao, alle prelibatezze dolciarie ed alle eccellenze del territorio ritorna. Il 5 e 6 marzo si svolge a Borgo San Dalmazzo, nell’area espositiva di Palazzo Bertello, la sedicesima edizione di “Un Borgo di Cioccolato”, manifestazione ad ingresso gratuito organizzata dal comune di Borgo e dall’Associazione Ente Fiera Fredda della Lumaca in collaborazione con Confartigianato Cuneo e l’Associazione Amici del cioccolato. L’esposizione dei prodotti è accompagnata da laboratori di lavorazione, degustazioni, concerti e spettacoli nell’area di Palazzo Bertello.

Esposizioni, degustazioni, passeggiate nel verde, concerti e lei, la regina indiscussa della manifestazione: la camelia, il fiore tanto amato da Coco Chanel. Si tratta della mostra “Antiche Camelie della Lucchesia”, manifestazione internazionale del comune di Capannori, vanto per la zona del Compitese, cuore dell’evento. La mostra, giunta quest’anno alla sua XXVII edizione, si svolge nel Borgo delle Camelie, ovvero i paesi di S. Andrea e Pieve di Compito, ma coinvolge anche altre frazioni di Capannori e la città di Lucca. Visite guidate al camelieto, mostre scientifiche delle camelie nelle ville e tante altre iniziative collaterali.

Corso base, aperto a tutti, creato appositamente per formare la figura professionale del pasticcere decoratore o cake designer. I docenti di questa edizione sono Gennaro Volpe, Equipe Eccellenze Italiane e Vice Presidente FIPGC, Anna Rosa Maggio e Jane Hudson, esperte internazionali di sugar art e cake decorating. Il programma è strutturato in due parti: prima settimana interamente dedicata alla pasticceria di base, seconda settimana invece al cake design o decorazione dei dolci, per terminare con l’esame finale, ovvero la costruzione di una wedding cake monumentale a piani.

TORINO

CASSANO D’ADDA

SPOLETO

MOSTRA “DA POUSSIN AGLI IMPRESSIONISTI. TRE SECOLI DI PITTURA FRANCESE DALL’ERMITAGE” dall’11 marzo al 4 luglio

Una straordinaria selezione dalle collezioni dell’Ermitage di San Pietroburgo per una panoramica esaustiva che illustra la storia della pittura francese dal XVII alla fine del XIX secolo. Si tratta della mostra “Da Poussin agli impressionisti” a Palazzo Madama nella Sala del Senato. Le opere sono esposte lungo un itinerario che parte dalle influenze caravaggesche di Simon Vouet e dai due dei massimi esponenti della cultura classicista: Poussin e Lorrain. L’esposizione prosegue con l’esperienza sofisticata di Watteu e il gusto rocaille di Fragonard, per concludere il percorso presentando il linguaggio neoclassico di David e Ingres, il realismo romantico di Eugène Delacroix, Gustave Courbet, fino al romanticismo di Corot, preludio alle riflessioni impressioniste.

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SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA DANZA dal 13 al 19 marzo

Domenica 13 marzo la Villa Borromeo di Cassano d’Adda apre le porte al pubblico per la quarta edizione della fiera per gli sposi “Nozze d’Autore a Villa Borromeo”, wedding show ad ingresso gratuito, organizzato da Sposimmagine con un’offerta a tutto tondo dai migliori artigiani locali e professionisti del wedding per realizzare un ricevimento di nozze indimenticabile nel segno della raffinatezza e dell’eleganza, con particolare attenzione alla personalizzazione del servizio come anche al budget. In programma prove di trucco e acconciatura gratuite, performance musicali, degustazione confetti e aperitivi, e speciali sconti e omaggi riservati ai visitatori in fiera. E alle ore 16 circa, una sfilata di abiti da sposa.

Unico evento italiano a far parte dell’International Federation Ballet, la federazione mondiale che associa le venti più importanti manifestazioni di danza nel mondo, la Settimana Internazionale della Danza porta a Spoleto ogni anno 400 giovani ballerini e grandi esperti che compongono la giuria presieduta dal coreografo Alberto Testa. La manifestazione trasforma la città umbra nella capitale mondiale della “sesta arte”, grazie a spettacoli, film, convegni, stage ed eventi culturali. I giovani ballerini delle scuole professionali di danza si esibiscono sul palco del Teatro Nuovo Giancarlo Menotti con la direzione artistica di Irina Kashkova.

NOZZE D’AUTORE A VILLA BORROMEO 13 marzo


MILANO FA’ LA COSA GIUSTA! dal 18 al 20 marzo

BASSANO DEL GRAPPA (VI)

BASSANO COMIX & DISCOMANIA 19 e 20 marzo

GENOVA

MOSTRA “TESSUTI DI ARTISTI. DESIGN, MODA E ARCHITETTURA NELLA PRODUZIONE DELLA MITA, 1927-1976” dal 24 marzo al 19 giugno

Alimentazione biologica, moda etica, mobilità a basso impatto, abitare green, giochi e proposte sostenibili per l’infanzia. Si tratta della tredicesima edizione di “Fa’ la cosa giusta!”, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, organizzata da Terre di mezzo Eventi nel centrale quartiere fieristico di fieramilanocity. La manifestazione è luogo di incontro, scambio e condivisione. Ospita stand, laboratori, spazi verdi, ristoranti, spettacoli. Tra le novità dell’edizione 2016 il progetto Speziale: un’area tutta da vivere, dove degustare differenti miscele di tè, acquistare spezie esotiche e di casa nostra, come il peperoncino e la liquirizia calabrese.

Torna a grande richiesta “Bassano Comix & Discomania”, l’appuntamento per i “cacciatori” di dischi e fumetti da collezione. A Bassano Expo i visitatori possono rovistare tra decine di stand alla richiesta di dischi, cd, dvd, fumetti, giornalini e ritrovare le emozioni irripetibili che solo il vecchio vinile e gli albi di una volta erano in grado di regalare. In mostra pezzi rari e curiosità in grado di ampliare ed arricchire anche le collezioni più preziose. E quest’anno, in fiera, è in programma anche una Cosplay Convention, organizzata da i “BHC” che prevede nella due giorni di manifestazione anche numerosi tornei di videogiochi, karaoke con le sigle dei cartoni animati e cosplay.

L’esposizione, in mostra a Palazzo Ducale di Genova, racconta la storia della MITA, la Manifattura Italiana Tappeti Artistici, fondata nel capoluogo ligure da Mario Alberto Ponis nel 1927 e attiva fino ai primi anni Settanta. La MITA si specializzò nella produzione di tappeti in lana annodata, arazzi e tessuti d’arredamento, avvalendosi nel corso degli anni della collaborazione di alcuni tra i più importanti architetti e artisti dell’epoca, tra i quali Giò Ponti, Gustavo Pulitzer, Fortunato Depero, Arturo Martini, Mario Sironi, Eugenio Carmi, Flavio Costantini, Emanuele Luzzati, Enrico Paulucci, Arnaldo Pomodoro, Ettore Sottsass jr. e Luigi Vietti.

MILANO

MOSTRA “JOAN MIRÒ. LA FORZA DELLA MATERIA” dal 25 marzo all’11 settembre

BARI

BIF&ST BARI INTERNATIONAL FILM & TV FESTIVAL dal 2 al 9 aprile

VERONA

La mostra di Mirò al Mudec di Milano è sicuramente uno dei grandi appuntamenti culturali di quest’anno. Il pittore catalano, una delle personalità più illustri della storia dell’arte moderna, è intimamente legato al surrealismo, sottomettendo la sua opera a un processo di semplificazione della realtà che rimanda all’arte primitiva. La retrospettiva pone l’attenzione su questo aspetto, mostrando attraverso un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1931 e il 1981, l’importanza che l’artista ha sempre conferito alla materia, non solo come strumento utile ad apprendere nuove tecniche ma anche e soprattutto come entità fine a se stessa.

L’edizione 2016 è nel segno di Ettore Scola e Marcello Mastroianni. Invevitabile. Emblematica la sedia vuota che fu di Ettore Scola, regista e presidente del festival cinematografico, scomparso da poco. La manifestazione, in programma dal 2 al 9 aprile, è dedicata a Marcello Mastroianni, a 20 anni dalla scomparsa e vede otto grandi attori e attrici come protagonisti delle Lezioni di cinema. Ad esso si aggiunge in maniera automatica un emozionante tributo a Scola, regista che ha diretto Mastroianni in ben nove pellicole. Il tema del festival è “Scola Mastroianni 9½. C’eravamo tanto amati”.

Vinitaly, il Salone dei vini e distillati più importante al mondo, compie 50 anni. La manifestazione si tiene a Verona dal 1967, si estende per oltre 95000 m² e conta più di 4000 espositori l’anno. Il salone raccoglie produttori, importatori, distributori, ristoratori, tecnici, giornalisti e opinion leaders provenienti da tutto il mondo. Ogni anno ospita oltre 50 degustazioni tematiche di vini italiani e stranieri e propone un programma convegnistico, workshop, buyers club ed aree espositive speciali per promuovere il Made in Italy e far conoscere sul mercato le aziende emergenti.

VINITALY 2016 dal 10 al 13 aprile

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AGENDA NEWS

TORINO TORINO COMICS dal 15 al 17 aprile

ALTAMURA

CAGLIARI

(BA)

FIERA INTERNAZIONALE CAMPIONARIA DELLA SARDEGNA dal 23 aprile al 2 maggio

Arrivata alla sua 22esima edizione, la mostra mercato valorizza e divulga la realtà del fumetto e tutto ciò che concerne quest’arte, rivolgendosi ad appassionati e collezionisti. La manifestazione prevede inoltre il Consplay Contest e incontri con disegnatori e personaggi illustri del settore. Grande novità della kermesse è la location, dai padiglioni 1 e 2 di Lingotto Fiere si trasferisce all’Oval, ex struttura olimpica di 20.000 m2, uno spazio innovativo, tecnologico e flessibile. Appassionati di fumetto, manga, anime, cinema, games&videogames, collezionisti.

L’annuale edizione del “Federicus”, festa medievale in onore di Federico II di Svevia, organizzata da Fortis Murgia, “obbliga” ogni anno, dal 2012, gli organizzatori ad affrontare le 12 fatiche di Ercole nel far fronte ad arredo urbano, logistica, costumi, attività ludiche, servizi di trasporto, turismo, cultura e storia. I tre giorni della festa medievale faranno sì che la città di Altamura compia un viaggio nel tempo accogliendo sbandieratori, armigeri, artisti di strada, giullari, musicisti, tamburrini, giochi medievali, teatro e danza con set di accampamenti militari, tiro con l’arco e battaglie fra guerrieri in piazza Duomo, dove ci sarà anche la ricostruzione del cantiere della cattedrale voluta da Federico II. Durante tutta la manifestazione ci sarà il porte aperte per musei e mostre. Christian Chiarelli.

Ampia vetrina commerciale, la Fiera Campionaria è un immancabile appuntamento da più di sessant’anni. Si tratta della più importante esposizione economica della Sardegna, offre una vasta scelta di proposte nazionali ed internazionali capaci di orientare e soddisfare le esigenze di un pubblico curioso e attento alle novità. Offrire una rappresentazione di un ampio numero di prodotti e servizi è il filo conduttore della manifestazione con una particolare attenzione ai settori produttivi della Sardegna. All’interno ampi spazi espositivi a vari settori, tra cui salone della casa, agroalimentare, eccellenze dell’artigianato sardo, padiglione internazionale con curiosità da tutto il mondo, nuove tecnologie per l’industria.

SONCINO

CASTIGLIONE DEL LAGO (PG)

(CR)

SONCINO FANTASY 25 aprile

Il grande evento dedicato al Fantasy e al Medioevo Fantastico sta per tornare. La nona edizione di Soncino Fantasy si svolge il 25 aprile alla Rocca di Soncino. La manifestazione è come sempre dedicata a “Il Signore degli Anelli” e a “Lo Hobbit”. Oltre ad assistere a molti spettacoli in programma, tutti i bambini e anche gli adulti possono partecipare all’evento. Truccati e vestiti con abiti a tema, possono anche se per un solo giorno, essere “catapultati” in questo meraviglioso viaggio fuori dal tempo tra mezz’uomini, elfi, maghi, orchi e molti altri personaggi fantastici. All’interno la moneta in uso è la “Moneta Elfica”, che serve per tutte le compravendite della giornata e si può cambiare al “Banco del Cambio”.

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FEDERICUS FESTA MEDIEVALE 2016 dal 23 al 25 aprile

COLORIAMO I CIELI dal 29 aprile all’1 maggio

Nel weekend del 1 maggio dal 1984, centinaia di aquilonisti provenienti da tutto il mondo, si ritrovano per dar vita alla manifestazione “Coloriamo i Cieli”. Migliaia di aquiloni colorati dalle forme più diverse si librano nel cielo in esibizioni spettacolari, coniugando le bellezze paesaggistiche ed i valori culturali del territorio. Volo libero, esibizione e gare di aquiloni a trazione, area powerkite, street band in concerto, voli in mongolfiere, convegni, itinerari in mountain bike, a cavallo, di trekking e naturalistici, stand e degustazioni di prodotti tipici.

GENOVA

MOSTRA “ALFONS MUCHA E LE ATMOSFERE ART NOUVEAU” dal 30 aprile al 18 settembre

Dopo Milano la mostra su Alfons Mucha si sposta a Genova. L’artista ceco è stato uno dei più significativi rappresentanti dell’Art Nouveau, promotore di un nuovo linguaggio comunicativo, di un’arte visiva innovativa e potente: le immagini femminili dei suoi manifesti ai tempi erano molto diffuse in tutti i campi della società. Più di 200 opere della Fondazione Mucha, oltre ad una quarantina provenienti da collezioni private, sono esposte a Palazzo Ducale dal 30 aprile al 18 settembre. Manifesti, libri, disegni, sculture, oli e acquerelli, oltre a fotografie, gioielli e opere decorative, ricompongono la poliedricità dell’artista e l’eclettismo della sua personalità.



Ph. L. B.

Ph. L. B.

DESIGN

Museo del design industriale italiano: una collezione che parte da lontano

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di Livia Ballan

ompie il suo decimo compleanno il Museo del design industriale italiano, istituito nel maggio 2006 a Calenzano (a pochi chilometri da Firenze). Il Museo, situato in una sala del Design Campus, è il primo spazio in Italia dedicato esclusivamente alla produzione industriale italiana e nasce dalla collaborazione tra l’Ateneo Fiorentino, il Comune di Calenzano e la Fondazione Anna

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A pochi chilometri da Firenze celebra i suoi primi dieci anni il primo luogo in cui creativitĂ e produzione di design sono interamente made in Italy


Ph. L. B.

un notevole bacino di pubblico, costituito sia da studenti, che da docenti, permettendo ai giovani progettisti di accedere ad alcuni tra i più interessanti successi di produzione Italiana. La fondazione, però, nasce con un intento più ambizioso: divulgare la conoscenza del design industriale non soltanto a un pubblico “specializzato”. Lo fa attraverso un importante contributo: un allestimento “in divenire” che, di anno in anno, si arricchisce di nuovi oggetti proponendo mostre tematiche, concorsi di idee ed eventi che offrono nuovi spunti di riflessione su questo interessante tema.

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Querci, associazione no profit costituita al fine di promuovere la conoscenza e lo studio del design. La fondatrice dell’associazione, Anna Querci, vanta un’importante carriera: è stata per anni redattrice della rivista Domus affiancando personalità del calibro di Gio Ponti, ed ha allestito mostre sia in Italia che all’estero. Dal 2006 porta avanti questa iniziativa con impegno e dedizione, offrendo al pubblico la propria collezione privata. Il museo propone una collezione permanente composta da 140 pezzi “cult” della produzione industriale italiana, abbracciando il periodo che va dagli anni ’60 ad oggi. Alcune tra le più importanti icone del “made in Italy”, raggruppate per decadi, ci raccontano l’evoluzione dell’industrial design negli ultimi cinquanta anni. Poltrone, tavoli, lampade, macchine da scrivere, raffinate porcellane: prodotti innovativi che hanno reso famosa l’Italia, rivoluzionando le abitudini e lo stile di vita di intere generazioni. Un periodo della storia Italiana raccontato attraverso oggetti di uso comune. Tra i molti articoli esposti spicca, al centro della sala, la provocatoria poltrona rossa “UP 5” di Gaetano Pesce, che con le sue forme avvolgenti evoca il grembo materno celebrando le morbidezze del corpo femminile. Allo stile radicale degli anni ’60 di Pesce viene affiancata l’eccentrica poltrona “Nemo” di Fabio Novembre, disegnata per Driade. Un volto gigante, dai lineamenti classici, scavato per creare al suo interno una poltrona. Una maschera che può celare (e rivelare al contempo) chi vi si siede. Tanti altri oggetti si distribuiscono attorno al focus centrale, tutti logicamente raggruppati per anno di produzione. La scelta di allestire la mostra all’interno di una sala del nuovo Design Campus garantisce al Museo

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Ph. Davide Lovatti

MODA

ARMANI/SILOS di Francesca Fregapane 22


Ph. Davide Lovatti Ph. Davide Lovatti

Ph. Davide Lovatti

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no dei marchi più rappresentativi del made in Italy nel mondo ha celebrato quarant’anni di storia con l’apertura di Armani/Silos, un nuovo spazio espositivo in cui l’esperienza professionale di Giorgio Armani mette in bella vista le sue migliori creazioni, raccontando una storia ricca di fascino e lungimiranza. Un territorio dal quale poter abbracciare nuovi orizzonti e poter comprendere più a fondo stili di vita che hanno segnato epoche e cambiamenti di tutto rilievo. L’edificio sorto nel 1950, in via Borgognone 40, un tempo deposito di cereali, dopo un intervento di recupero e riqualificazione – seguito direttamente da Giorgio Armani –, è divenuto il tempio della moda. Non un museo, la contemporaneità non è mai un museo. Quello di Armani/Silos è uno spazio vivo che accoglie e proietta segnali di vita, emozioni, idee. Gli abiti Armani sono eterni, posseggono grande qualità e un profilo di understatement, come se gli stessi, essendo dotati di eleganza e discrezione tipici dello stile Armani, fossero fuori dal tempo. É presente inoltre un importante archivio digitale, uno bookshop e uno spazio dedicato alle videoproiezioni aperto al pubblico. La selezione di circa 600 abiti e 200 accessori prodotti dal 1980 ad oggi è invece articolata sui quattro livelli dell’edificio. Ciò che sorprende è l’incredibile sobrietà frammista al sorprendente tocco del Maestro che non vuole indicare un periodo storico, o una moda, affermando: “Vestiti in modo che quando vedrai una tua foto, tu non sia in grado di attribuirle una data”. L’idea fa sorridere ma, se provassimo a cambiare le didascalie, le une con le altre, dove oltre alle specifiche vi è anche l’anno di creazione, ciò che percepiremmo sarebbe uno straordinario ordine stabilito dall’equilibrio delle forme; abiti che non esprimono un’epoca se non per i colori o i tessuti. Qualunque capo potrebbe essere un capo attuale, che non fa sentire la gravità del tempo. Lo stile Armani: ineccepibile. All’interno del Silos tutto è perfetto. L’opulenza perde i suoi connotati, il clamore non trova spazio.

L’essenza dello stile di Giorgio Armani, espressa in quarant’anni di attività, viene celebrata con la nascita del tempio della moda, uno spazio in cui si fondono emozioni, eleganza e leggenda 23


Ph. Davide Lovatti Ph. Davide Lovatti Ph. Davide Lovatti

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Il Maestro continua a dar voce alla sua visione asserendo che “la moda è quella che viene suggerita e che spesso è meglio evitare, lo stile invece è quello che ciascuno ha e deve conservare nell’arco della sua vita”. L’espressione di ognuno rientra nella sfera del proprio vissuto. Ma quando uno stile di vita come quello dettato dal genio di Giorgio Armani è improntato alla sobrietà ciò che restituisce all’uomo è “quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per l’essere e per la bellezza, il quale fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create” (Centesimus Annus, 37). ARMANI/SILOS Via Bergognone, 40 - Milano, Italia info@armanisilos.com


magazine

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MODA

Contrasti tra forme e colori marcano i nuovi trend della moda uomo di Claudia Piccoli

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a appena avuto luogo a Milano la settimana della moda maschile, tiriamo un po’ le somme. Per le collezioni autunno-inverno 2016-2017, gli stilisti, come ormai è consuetudine, tendono a volersi rifare a mode e

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Un mix di semplicità e ricercatezza, tradizione e innovazione per creazioni ispirate all’arte e al rock britannico anni Settanta


tendenze passate, stavolta omaggiando non uno specifico decennio, ma diversi momenti, lontani e vicini a quello attuale. Non mancano contrasti tra forme e colori, si sovrappongono semplicità e ricercatezza, tradizione e innovazione. Pal Zileri mescola sportswear e capi più sofisticati; pezzi classici sono sdrammatizzati da lurex, simmetrie e geometrie. Parallelamente Dondup si rifà a un connubio tra visione pratica e contemporanea e tradizione sartoriale. Stampe gessate si posano su pantaloni classici e dal taglio rigoroso, giacche vintage grigie, ocra, marroni e in tweed cadono su maglie dai colori sgargianti e con disegni e scritte di ispirazione nineties. L’accostamento colori tenui-colori vivaci viene ripreso anche da MSGM, che nelle sue creazioni si ispira ai ritratti della pittrice contemporanea Elisabeth Peyton (nota per i suoi ritratti androgini, rappresentanti amici e celebrità), mixa beige, panna, cammello, tweed e tartan a tinte come rosso corallo e blu elettrico. Costume National tradisce invece un legame con la musica, grazie a capi che ricordano quelli di David Bowie e di Freddy Mercury: camicie in ciniglia, pantaloni in pelle, bomber in nylon. Vuole invece rendere omaggio alla sartoria italiana il designer e imprenditore uzbeko Ferutdin Zakirov. Temi portanti della sua collezione: rigore, dinamismo, libertà. Le sue creazioni, realizzate interamente in Italia, esaltano la costruzione manuale. Rende altresì onore alla produzione inglese, scozzese e francese grazie ai tessuti. Vediamo quindi gilet, reverse, grigi, bordeaux, fantasie a righe. Christian Pellizzari vuole invece celebrare il Palazzo Reale: ricami che sembrano fregi barocchi ornano giacche e pantaloni, per un effetto finale di rimando neoclassico. Di notevole impatto la sfilata di Damir Doma, che ha presentato la sua collezione tra i binari della stazione centrale. Protagonisti i soprabiti, proposte varianti assai fantasiose: cappotti oversize dalla forma quasi bombata, felpe con maniche molto ampie anche sui polsi, che ricordano i kimono giapponesi. Molto particolare anche la presentazione della nuova collezione Trussardi: la maison ha voluto rendere omaggio al rock britannico anni 70 con una live performance nella pinacoteca di Brera, ispirata ai buskers, i musicisti di strada. Il tweed e palette del marrone, del grigio, del bordeaux e dell’ocra invadono panciotti, camicie e abiti dal taglio sartoriale.

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ARTE

I giganti di Mont’e Prama, le più antiche statue del bacino del Mediterraneo di Anna Paola Olita

Giganti Monte Prama

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giganti di Mont’e Prama sono sculture nuragiche in pietra arenaria gessosa, scoperte casualmente nel 1974 durante l’aratura di un campo ricco di palme nane (da qui il nome Mont’e Prama) situato alle spalle della laguna di Cabras (OR); si tratta di 5178 reperti che vengono conservati in naftalina negli scantinati del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari per 40 anni. Nonostante le urla nel silenzio di alcuni volenterosi studiosi (Giovanni Lilliu e altri), si è tentato di lasciare marcire nell’indifferenza e nell’ignoranza questi frammenti, frutto di una sensazionale scoperta (la più grande necropoli nuragica - vengono rinvenute oltre 100 tombe molte delle quali inviolate). Finalmente nel 2005 vengono stanziati dei fondi dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dalla Regione Sardegna e dal 2007 ad oggi le statue vengono ricomposte. Custodite nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e nel Museo Civico di Cabras, sono estremamente imponenti. Raffigurano arcieri, guerrieri e pugilatori di giovane età e in buone condizioni fisiche che impugnano una faretra e uno scudo circolare decorato; la bocca è costituita da una linea appena accennata in contrasto con i lineamenti del volto che sono fortemente marcati: hanno naso e sopracciglia importanti e grandi occhi composti da due cerchi concentrici, ad esprimere probabilmente potenza e magia; indossano abiti orientalizzanti e la pettinatura è in stile celtico composta da trecce, gli elmi hanno delle corna e gli scudi sono elaborati; ma ciò che li rende unici è la loro titanica altezza che va dai 2 ai 2,60 metri, oltre al fatto che portano il 52 di piede. Ricordano i bronzetti nuragici per volti, vestiario e armi e per questa similitudine vengono datati tra il VII e l’VIII secolo a.C., periodo in cui gli Shardana (popolo del mare sardo) avrebbero girato il mondo allora conosciuto, acquisendo innumerevoli conoscenze sul vestiario (orientale), sulle pettinature (celtiche) e sulle armi. Vi sono altre ipotesi che li collocano dal 2700 a.C al primo millennio a.C per arrivare fino al VII secolo a.C. Diventerebbero così tra le più antiche statue del bacino del Mediterraneo antecedenti anche ai Kuroi greci. Questi affascinanti “giganti” portano Cagliari e Cabras ad allestire una mostra che vede alternarsi migliaia di visitatori incantati dalla bellezza e imponenza di queste figure. Grazie alla Soprintendenza Archeologica il


Ph. Studio Massaiu

Le imponenti sculture nuragiche, risalenti al periodo compreso tra il VII e l’VIII secolo a.C. raffigurano arcieri, guerrieri e pugilatori di giovane età Giganti Monte Prama

percorso viene arricchito da uno strumento digitale per l’esplorazione visiva dei reperti, rappresentato dai modelli tridimensionali delle sculture prodotti

dal Centro di Ricerca Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna (CRS4), rendendo così accessibile a tutti questo pezzo fondamentale della nostra storia.

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ARTE

Meglio un uovo oggi o un dipinto domani? di Noemi Furiani

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ncestrale simbolo di vita, l’uovo, per la sua forma perfetta, il suo colore è stato oggetto di ispirazione per artisti e pensatori delle più diverse culture: basti pensare all’uovo “cosmico” che, presso alcune antiche civiltà, è posto all’origine del mondo. Per le civiltà pagane l’uovo era simbolo di fertilità ed era considerato magico, a causa dell’allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Per questo spesso le uova venivano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Nella cosmologia egizia il dio Ptah, creatore dell’uomo, è rappresentato mentre forgia un uovo, il popolo dei Fenici usava come simbolo un serpente eretto con un uovo in bocca, mentre gli antichi Persiani, durante alcune cerimonie religiose, erano soliti scambiarsi uova colorate: le più semplici dipinte in rosso, le più ricche in oro. Anche nella cultura cristiana l’uovo si carica di significati: una leggenda narra che Maria Maddalena, quando si recò al sepolcro di Gesù e lo trovò vuoto, corse nella casa dove erano i discepoli

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per annunciare loro la straordinaria novità. Pietro la guardò incredulo e disse “Crederò a quello che dici solo se le uova contenute in quel cesto diverranno rosse.” E subito si colorarono di un rosso intenso! Nelle tombe dei martiri a Roma sono tornate alla luce uova simboliche di marmo. In seguito divenne un rito portare in chiesa le uova il giorno di Pasqua, perché fossero benedette: il legame delle uova con la Pasqua è divenuto sempre più forte, fino ad originare in tutto il mondo la grande tradizione dell’uovo Pasquale di cioccolato. La pratica di dipingere uova, soprattutto nel periodo pasquale, è ancora molto praticata in Europa e nel centro Italia. Nata dalla creatività del popolo contadino, si tratta di un’arte povera che fa pensare al tempo in cui schiettezza, naturalezza e semplicità avevano il sapore delle cose genuine. Una volta, infatti, le uova venivano colorate con infusi di fiori, erbe, cipolle ed altro. Dal desiderio di riscoprire le tradizioni semplici ma vere, nacque nel 1982, a Civitella del Lago, comune di Baschi (TR), su intuizione di Bernardini Anacleto, presidente di un’Associazione Culturale giovanile, la Mostra Concorso Nazionale “Ovo Pinto” (espressione dialettale per uovo dipinto) che


Nel Museo delle uova dipinte a Civitella del Lago si celebra l’antico simbolo che va dalla cosmologia egizia fino all’arte contemporanea passando per Dalì e Klimt Civitella del Lago

si svolge tutt’ora ogni anno da Pasqua fino al primo maggio, giorno della premiazione, aperta a tutti professionisti e dilettanti desiderosi di cimentarsi nella pratica di dipingere uova. E proprio grazie a questa idea e alle migliaia di uova raccolte negli anni in tale occasione esiste oggi uno dei musei più originali d’Italia: Museo “Ovo Pinto” di Civitella del Lago che ospita migliaia di uova in cui prendono vita personaggi, animali e, addirittura, sculture vere e proprie. Nei gusci delle uova si affacciano ridenti paesini in miniatura, figure astratte, cariche di significati simbolici, celebri richiami alle opere d’arte di Dalì, agli abbaglianti ghirigori dorati di Klimt, al movimento artistico del futurismo. Altre sono state realizzate in omaggio ad Alberto Sordi o al grande poeta Dante, per non parlare delle uova incise, illuminate internamente. Tutte rigorosamente dipinte a mano, non sono ammesse al concorso le uova decorate con il decoupage. Il Museo Ovo Pinto non è l’unico in Europa dedicato a questo semplice soggetto: ne esiste uno internazionale, quello di Vama, in Bucovina, che conserva addirittura più di tremila uova dipinte provenienti da tutto il mondo a testimoniare quanto la festa di Pasqua sia

particolarmente sentita in Romania. Oltre alle uova dipinte in rosso che ricordano il sacrificio di Gesù, le case e le tavole dei romeni sono decorate con uova dipinte soprattutto con motivi vegetali, geometrici e zoomorfi, realizzate secondo antichi metodi artigianali.

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ARTE

Yuri Ancarani e il suo amore per l’occulto di Elisabetta Rastelli – OUT 44 – Accademia di Belle Arti di Brera

Piattaforma Luna, 2011, Italia, 25 min, video a colori

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n un mondo alienato dalla costante visione d’immagini, l’arte è ancora in grado di catturare la nostra attenzione e lasciarsi contemplare? Nel 1936 il filosofo tedesco Walter Bejamin, nel suo famoso saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, sosteneva che la riproduzione tecnicamente perfetta della fotografia o del cinema, modificasse a tal punto lo statuto dell’opera d’arte, da sottrarle quella caratteristica fondamentale di autenticità, la sua cosiddetta aura. Dalla fruizione di opere d’arte, si è quindi passati a un consumo irrefrenato d’immagini, in cui poche sono le opere capaci di attirare la nostra attenzione. Proprio per questo motivo vorrei parlare del video artista Yuri Ancarani (Ravenna, 1972) e della sua ultima opera Baron Samedi (2015), esposta

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Il Capo, 2010, 15 min, Italia, video a colori

nella mostra curata da Vincenzo de Bellis Ennesima. Una mostra di sette mostre sull’arte italiana, presso la Triennale di Milano. Inserita nella sala collettiva dal titolo 2015: tempo presente modo indefinito, la video installazione Baron Samedi, fa parte di un ciclo di lavori in cui l’artista pone in relazione animali e ambiente inospitale costruito dall’uomo. Una sequenza d’immagini in movimento, prive di suono, ma capaci di trasportarci in un cimitero pieno di colori, quello di Haiti, in cui gli unici esseri viventi sono delle capre nere che gli abitanti sacrificano alla divinità vudù Baron Samedi, perché questa velocizzi la decomposizione dei cadaveri e ne riduca così la possibilità di diventare zombie. L’artista, che da sempre si definisce un video maker, evidenziando così la sua distanza dal mondo della


Ph. Leonardo Scotti Ph. Roberto Marossi

Backstage San Siro 2014

L’artista, nella sua video installazione “Baron Samedi”, mette in relazione il mondo animale con quello inospitale creato dall’uomo, per trasportarci in un ambiente surreale tra zombie e divinità vudù

Baron Samedi, 2015, courtesy Triennale di Milano

fiction, compone un’opera che diviene occasione per approfondire la tematica dell’occulto, già trattata nel suo film Sèance (2014), presentato nella mostra Shit and Die curata da Maurizio Cattelan, Myriam Ben Salah e Marta Papini, durante Artissima 2014. Se nel caso di Sèance lo spettatore diviene testimone di una vera e propria seduta spiritica, anzi una “cena con il defunto” come ama definirla Ancarani, ambientata nella Casa Museo di Carlo Mollino, in Baron Samedi l’artista ci pone davanti al luogo da cui è nata la mitologia zombie, modificando il nostro immaginario visivo, viziato ormai dall’infinità di storie costruite dal mondo del cinema. Al pari di film come IL Capo (2010), Da Vinci (2012) presentato tra l’altro all’“enciclopedica” Biennale di Venezia, curata da Massimiliano

Gioni; ma anche Piattaforma Luna (2011) o San Siro (2014), quest’opera ci incanta e trasmette quel senso d’inquietudine, che l’artista definisce come la sua Poetica dell’invisibile. Ogni immagine di Ancarani vive in autonomia, lui stesso talvolta accosta la sua tecnica a quella di un fotografo, ma all’interno dell’economia del montaggio ognuna di queste immagini fa trasparire quel significato invisibile che queste parole estrapolate da Sèance possono ben descrivere:“Se la ricerca della bellezza è dentro di noi, questa bellezza deve risplendere anche fuori di noi. O perché improvvisamente compare, apparentemente in modo casuale, o perché siamo in grado e siamo riusciti a creare quella magica commistione di elementi, che consente a un essere comune di apparire per pochi attimi straordinario”.

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DISCOVERY

Rotonda San Tomè

Bergamo e la Stonehenge made in Italy di Francesco Colamartino

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er chi è appassionato di alchimia, Bergamo è la città giusta. Arrivati in Piazza Duomo, incastonata tra la Cattedrale e il Battistero, si erge la Chiesa di Santa Maria Maggiore. In fondo alla navata centrale si trovano i monumenti funebri dedicati al musicista Gaetano Donizetti e al suo maestro (nonché maestro di cappella della chiesa) Giovanni Simone Mayr. Sul monumento di Mayr, racchiuso in un cerchio sull’arpa di una Musa, vi è il Sigillo di Salomone, con un altro cerchio al suo interno, simbolo dell’incontro perfetto dei quattro elementi. Ma ancora più insolito è che il volto del musicista appare all’interno di un ouroboros, il serpente che si morde la coda, antichissimo simbolo esoterico-alchemico e gnostico che indica l’unico principio primo che sta alla base di tutto, tratto dalla Crhysopoeia (l’arte

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di fare l’oro) di Cleopatra. Il perché è presto detto: in base ai verbali della polizia austriaca e italiana del tempo (siamo nella prima metà dell’Ottocento) Mayr pare fosse affiliato alla setta degli Illuminati di Baviera. Più in là, nella lunetta sopra il portale di nord-est dell’edificio, c’è una scultura che rappresenta la Natività della Vergine, con Santa Lucia e Santa Anastasia che lavano la bimba appena nata e Santa Elisabetta e Santa Susanna che assistono Sant’Anna, rispettivamente madre, nonna e puerpera. E che cosa ci sarebbe di strano, direte voi? Nulla, se non fosse per il fatto che di questo evento non c’è traccia nei Vangeli Sinottici, visto che a narrarlo sono quelli apocrifi. Di nuovo un indizio del perdurare di un culto gnostico nei circoli spirituali di Bergamo. E, come se non bastasse, l’intero coro ligneo è un capolavoro di simbologia alchemica, disegnato da Lorenzo


Interno Rotonda San Tomè

Il capoluogo lombardo è disseminato di indizi di un antico sapere alchemico, ma è alle sue porte che si trova un capolavoro di arte "astronomica" Lotto a partire dal 1524. Uscendo da Bergamo, a venti minuti circa dalla città, in località Almenno San Bartolomeo, c’è la misteriosa Rotonda di San Tomè, una delle rarissime chiese a pianta circolare, edificata tra il 1130 e il 1150 sopra un preesistente tempio pagano dedicato a Giunone, Cerere e Silvano. Nella lunetta sopra il portale d’entrata è raffigurato uno strano personaggio senza simbologie particolari o iscrizioni, con un bastone in mano che divide il Nodo di Salomone a sinistra dall’Albero della Vita a destra. Sono ambedue simboli legati ai Templari, tanto che secondo alcuni la chiesa vuole replicare il Santo Sepolcro di Cristo a Gerusalemme. La circonferenza dell’edificio è costellata di tante piccole finestrelle, da cui la luce del sole penetra e illumina ad ogni ora di ogni giorno una diversa tra le otto colonne interne, quasi fosse un magico orologio, ma solo

durante i due equinozi, alle 17.20, un raggio di sole colpisce da un’apertura il tabernacolo che si trova nell’abside. L’orientazione ‘solstiziale’ divergeva però dai dettami della Chiesa di Roma, che prescriveva quella ‘equinoziale’ per gli edifici di culto cristiani, tanto che si pensa che gli architetti si siano lasciati tentare da modelli pagani. Delle otto colonne, però, solo una ha base ottagonale, poiché per il centro del suo piedistallo passa il meridiano astronomico locale e, se si tende una corda tra il basamento della colonna e quello della opposta colonna nel matroneo al secondo piano, il suo virtuale prolungamento verso l’alto interseca il Polo Nord Celeste, in direzione parallela all’asse di rotazione terrestre. La chiesa altro non sarebbe, quindi, che una codificazione dell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano della sua orbita. Altro che Piramidi e Stonehenge.

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ARCHITETTURA

La Camera a Torino: una fusione di forme del linguaggio ed espressioni artistiche di Margherita Carpinteri

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l 1° ottobre 2015 è stato inaugurata a Torino, città da sempre sensibile all’innovazione e alla sperimentazione, la Camera – Centro Italiano per la Fotografia –, nella sede dell’ex Convento delle suore di San Giuseppe a Torino nonché l’edificio in cui fu aperta la prima scuola pubblica del Regno d’Italia. Con un progetto architettonico di Benedetto Camerana, Camera nasce dalla volontà di dotare l’Italia di un Centro dedicato alla fotografia come forma di linguaggio, di documentazione e di espressione artistica, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la fotografia italiana in un dialogo permanente e creativo con le esperienze internazionali. Mediante studi, sperimentazioni e attività dedicate alla fotografia, l’offerta culturale del Centro vuole stimolare il confronto, suscitare domande e approfondire il racconto della realtà attraverso le immagini. Il linguaggio della fotografia sarà studiato in ogni sua parte in modo trasversale e i risultati messi in mostra senza eccezioni di genere o funzione. La prima mostra è una grande retrospettiva dedicata a Boris Mikhailov, tra i più importanti artisti viventi cresciuti nella ex Unione Sovietica. Oggetto centrale del percorso espositivo – oltre 300 le opere esposte – è proprio la sua terra d’origine, l’Ucraina, che nell’opera dell’autore è raccontata a partire

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Nell’edificio in cui fu aperta la prima scuola pubblica del Regno d’Italia si è installato il Centro Italiano per la Fotografia per promuovere un dialogo permanente e creativo con esperienze internazionali dagli anni Sessanta fino alla recente rivoluzione dell’Euromaidan con scelte formali e linguaggi di volta in volta differenti: dal ritaglio delle immagini fotografiche all’applicazione di uno strato di pittura sulla loro superficie, dall’accostamento di immagini e testi alla messa in scena, fino al più crudo stile documentario. A seguire (21 gennaio - 8 maggio 2016) Italia 1968– 78 mostra dedicata a uno dei più complessi e delicati momenti della storia italiana, che sarà suddivisa in 6 sezioni e affidata ad altrettanti curatori provenienti da differenti discipline e ambiti di riferimento. L’esposizione esplorerà il decennio degli anni di piombo sottolineando il ruolo della fotografia


Rodolphe A. Reiss, impronte digitali rilevate su di una tovaglia cerata, 25 novembre 1915, GrandChêne, Lausanne, Vaud. Collection de l’Institut de police scientifique de l’Université de Lausanne © R. A. Reiss, coll. IPSC

Protocollo di Alphonse Bertillon, Assassinio di monsieur Canon, boulevard de Clichy, 9 dicembre 1914: vista per capovolgimento / Préfecture de police de Paris, Service de l’Identité judiciaire. © Archives de la Préfecture de police de Paris.

Alphonse Bertillon, assassinio di Madame Langlois, il caso di Puteaux, 5 aprile 1905, vista per capovolgimento, Service de l’Identité judiciaire. © Archives de la Préfecture de police de Paris.

Fort de Douaumont, nei pressi di Verdun, 20 maggio 1916, 16 h, altitudine 1200 m, fotografia aerea © Paris – Musée de l’Armée, Dist. RMNGrand Palais, photo Marie Bour

Fort de Douaumont, nei pressi di Verdun, 4 novembre 1916, 12h, altitude 900 m, Sezione di Fotografia Aerea © Paris – Musée de l’Armée, Dist. RMN-Grand Palais, photo Marie Bour

come strumento di approfondimento storico e sociale: dalle immagini dei fotogiornalisti a quelle dei testimoni oculari, dai giornali ufficiali alle produzioni private dei militanti, dai memorabilia alle opere degli artisti. La terza grande mostra (maggio - settembre 2016), a cura di Davide Quadrio, sarà invece incentrata sulla produzione fotografica e video di Ai Weiwei, indagando non soltanto la sua poetica artistica dagli esordi fino ai giorni nostri, ma anche il suo ruolo nel dibattito culturale e politico cinese e internazionale. Nell’ambito delle mostre complementari sarà presentato per la prima volta l’ultimo lavoro di Lise Sarfati interamente realizzato in California e dedicato a una peculiare analisi del rapporto tra la figura umana, isolata nello spazio, e il contesto urbano. La mostra intitolata Oh Man, sarà a cura di FrancescoZanot (21 gennaio - 13 marzo 2016). Seguirà Bluesdi Vincenzo Castella (marzo - maggio 2016). La mostra costituisce la prima presentazione esaustiva di una serie composta da immagini fotografiche e video che Vincenzo Castella ha realizzato negli Stati Uniti tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. I soggetti sono alcuni musicisti della più autentica tradizione blues, le loro abitazioni, il loro ambiente, colti in un viaggio nel profondo delle radici della cultura americana. Un’educazione visiva, declinata su diverse fasce di età e livello, favorisce nel pubblico lo sviluppo della conoscenza, di una capacità critica personale e autonoma. Un programma di attività che coinvolge anche coloro che non hanno mai avuto un’occasione concreta di avvicinamento alla fotografia. Frutto di una collaborazione tra Camera e Leica Akademie Italy, il programma di Workshop 2015 con i grandi fotografi di Magnum Photos animerà alcune delle località più suggestive in Italia grazie alla collaborazione con realtà dedicate alla fotografia. I partecipanti, appassionati e professionisti di qualsiasi età e livello, avranno la possibilità di imparare dall’esperienza dei fotografi Magnum che, selezionati da Camera, terranno workshop intensivi su diverse tematiche della pratica fotografica, come ad esempio la street photography, il ritratto, la natura, l’architettura industriale e la ricerca antropologica. Per informazioni: didattica@camera.to

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ARCHITETTURA

I ROLLI DI GENOVA: LA REPUBBLICA MARINARA TRASFORMATA IN PATRIMONIO UNESCO di Jessica Chia

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enova, città di porto, città di genti sbarcate da ogni continente, elegante e maestosa, ha la forma di un’anziana signora che porta sulle sue spalle il peso di una storia gloriosa. Il fascino che ancora oggi distingue questa città è nascosto nelle antiche vie del suo centro storico arrancato sul porto. In queste strade, tra case decadenti e vicoli ciottolati, si ergono i Rolli: centoquattordici palazzi nobiliari entrati a far parte di una lista di prestigio tanto che, nel 2006, quarantadue di queste dimore hanno consacrato il loro splendore entrando a far parte del patrimonio dell’Unesco. Per scoprire la storia dei Rolli dobbiamo risalire ai tempi della Repubblica marinara quando Genova, città di porto e di mercanti, era diventata un crocevia per viaggi d’affari di principi e diplomatici. Tra il 1536 e il 1553 la città fu teatro di una grande

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I quarantadue palazzi nobiliari, oggi testimonianza di una gloriosa e aristocratica città rinascimentale, sono rappresentati persino in un dipinto dell’artista fiammingo Rubens


ristrutturazione urbanistica voluta dalla famiglia Doria, che la consacrò al “Secolo d’oro”: nacque così l’attuale Strada Nuova (o via Aurea) che accolse numerosi palazzi dando alla via quel peculiare carattere privatistico che tanto fu amato ed esaltato in epoca rinascimentale. Furono questi gli anni in cui le maestose dimore entrarono a far parte di una lista ufficiale emanata dal Decreto del Senato del 1576 (elenco degli Alloggiamenti pubblici o Rolli), attestandone il pregio e obbligando i proprietari a ospitare, in caso di necessità, viaggiatori illustri o personaggi di un certo prestigio. Più il palazzo era sfarzoso, e più sarebbe stato destinato a ospitare passanti prestigiosi. Proprio da queste liste presero il nome di rolli, ovvero: elenchi. Lo splendore dei Rolli era così conosciuto che persino il fiammingo Rubens, di passaggio per Genova, li rappresentò in un volume di disegni da poter mostrare ai nobili di

Anversa. Oggi i palazzi dei Rolli appartengono in parte a privati, mentre alcuni edifici sono diventati sedi di banche, uffici o di musei (come i Musei di Strada Nuova che ospitano opere di Van Dick, Caravaggio e Canova). Le dimore mantengono ancora quasi del tutto intatte le antiche decorazioni di stile rinascimentale e barocco, che inaugurarono l’architettura urbana moderna in Europa. La loro eleganza assunse sempre più il simbolo di un identità sociale ed economica che doveva attestare la grandezza e la ricchezza di Genova agli occhi del mondo. Per questo motivo la gara allo sfarzo ci lascia tutt’ora storditi: l’eleganza delle facciate, la ricchezza delle decorazioni, la maestosità degli scaloni, i cortili decorati dai loggiati, gli affreschi, i colonnati e i giardini pensili s’intrecciano nel centro di Genova in un’armoniosa poesia architettonica.

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Ph. Angelo Di Martino

ARCHITETTURA

Vigevano

Piazza Ducale a Vigevano, l’essenza tra ordine, misura e armonia di Alessia Mencaroni

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Continua il viaggio attraverso le piazze d’Italia, un percorso straordinario e ricco di eccezionalità come esempio dell’ampio spazio aperto espressione del Rinascimento

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a piazza in quanto tale ha un ruolo fondamentale per la città; in ogni diversa epoca la piazza ha infatti segnato un diverso ruolo di aggregazione dei cittadini, ma comunque un luogo per il popolo. Soprattutto in epoca Rinascimentale lo spazio viene accuratamente progettato a svolgere queste funzioni. Tra le piazze più belle d’Italia c’è la piazza Ducale di Vigevano, cuore della cittadina in provincia di Pavia, è forse il più tipico esempio di piazza rinascimentale, creata di getto sopra un piano prestabilito e con un tema architettonico rigidamente unitario. Fu voluta nel 1494 da Ludovico il Moro come nobile ingresso al Castello, eletto a residenza estiva della corte Sforzesca, e si vuole che il progetto l’abbia dato Leonardo. È un vasto rettangolo lungo 134 metri e largo 48, tutto chiuso, cinto per tre lati da uniformi, bassi palazzetti a portici ad arcate su colonne, con un piano nobile di finestre a centina e un attico aperto da oculi, tutti rivestiti di una vivace decorazione pittorica, ripristinata a principio del secolo su tracce antiche. Dietro il lato Sud della piazza si leva imponente la torre del castello, a più piani rientranti e merlati dovuta al Bramante; è l’unica nota verticale tra così accentuato predominio di basse, sfuggenti linee orizzontali. Sul lato orientale fa da sfondo il Duomo, la cui

seicentesca facciata, con un senso della scenografia tutto barocco, si espande incurvandosi per l’intera larghezza della piazza. L’effetto che ne viene è quello di arginarne il flusso della spazialità che le affluisce sul ritmo della lunga teoria dei portici, i quali scorrono con uguale passo,senza concedere una pausa, un varco alla loro bella continuità. La pavimentazione della piazza con ciottoli e lastre di serizzo risale alla metà dell’Ottocento, quando viene sostituita anche la pavimentazione dei portici, originariamente in mattoni a spina di pesce, con quella attuale. La pavimentazione di ciottoli è percorsa da guide che indicano gli sbocchi delle vie confluenti nascosti dai portici dei palazzetti. Ordine, misura e armonia determinano l’incanto di questo incomparabile ambiente, così tipicamente lombardo, così fatto su misura umana, privo di retorica, di spettacolare monumentalità, come si conveniva, del resto, alle funzioni di cortile d’ingresso a una residenza di campagna, attribuitagli in origine dal suo ideatore. Oggi esso si mostra non meno consono allo spirito e alla vita di una cittadina di provincia, di cui a giusto titolo costituisce l’orgoglio, e che ne ha fatto il suo salotto, il suo ritrovo, il teatro dei riti della sua vita quotidiana, dei suoi ozi e delle sue piccole vanità, come se ne conviene per una cultura ricca e fervida.

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BRIEFING CULTURALE

a cura della REDAZIONE

Tutti in discoteca ma sobri É una rivoluzione senza alcoolici e presto a nanna. A Brescia si sta sperimentando un nuovo tipo di divertimento, cambiando le regole delle discoteche a cura della onlus Timetolove, definito Mocktail party. Il nome riprende il termine mocktail, cioè il modo in cui sono definiti i cocktail analcolici nella maggior parte dei locali del pianeta. Su questo sfondo, dj e artisti internazionali partecipano a Brescia ad una iniziativa scandita in tre tempi: 3 marzo e 14 aprile allo spazio Time e i 26 maggio al Palabanco. Si comincia a ballare alle 20 fino alle due di notte, rimanendo completamente sobri ricorrendo appunto al mocktail. “Molti giovani bevono più che altro per noia – spiega dj Albertino –, animatore della prima serata. Iniziando a ballare presto si evita questo problema”. Con queste tre iniziative, da diffondersi in altre città italiane, si vuole trasmettere l’idea che bere analcolici è molto più cool che ubriacarsi. L’iniziativa è fantastica – ribadisce Giacomo Maiolini uno dei promotori – spero che serate come quelle bresciane possano diventare un nuovo modello per giovani.

Un Parco della Murgia pulito tutto l’anno Nel Parco Nazionale Alta Murgia (Ruvo di Puglia) è in via di attivazione il progetto “un parco pulito 365 giorni l’anno” realizzato da personale specializzato, da volontari delle associazioni e da cittadini che dedicano otto giornate di lavoro l’anno per tutto il territorio del Parco. Con il supporto dei comuni della zona ed eventualmente di una ecotassa l’attività del Parco può far conto su un investimento iniziale di 50.000. Come start-up si mette a punto un’applicazione per smartphone integrata con quella del Parco già esistente con l’obbiettivo di segnalare rifiuti, incendi ed eventuali illegalità comunicandoli direttamente al Parco e ai Comuni di appartenenza, con l’invio di foto e coordinate via gps. E’ quanto comunica Fabio Modesti, direttore del medesimo Parco Nazionale, sottolineando la valenza culturale dell’iniziativa.

La parentesi del mondo Sottotitolo “Giuliano Sozi - un surrealista a Hispellum”. Si tratta di una mostra alla Pinacoteca Civica e Diocesana di Spello visitabile fino al 3 Aprile 2016: Sozi è un artista in cui la pittura attraversa il filtro insuperabile della poesia, per donarci squarci di inimitabile bellezza e di profonda suggestione metafisica come la sua serie di Torre di Babele. Il suo surrealismo non è che questo star“nascosti sotto le barbe dei boschi ai piedi del sacro monte Subasio”per dirla con il curatore della mostra Carlo Ponti. Il mondo di Sozi non è solo quello che traspare dai suoi disegni, ma anche quello che emerge dai suoi versi; è un mondo con i caratteri di un Eden pietrificato, come le antiche pietre del suo Municipium. “Un mondo di rare algebre/di equilibrate alchimie/radici e piovre/imperversano sul prato assurdo”. Nella serie di Babele si staglia “una natura antropomorfa, verticale, dove gli uomini sono tronchi e gli alberi sono braccia e gambe, un po’ come nelle incisioni di Gustavo Dorè”. Quella di Spello è una celebrazione di un figlio che ha fatto della sua arte un viatico verso la rivoluzione surrealista, fantastica, tragica e contemporaneamente serena.

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Ristorante

Il Convento

Antica Dimora francescana sec. XIII

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La bici verso il Nobel Il messaggio parte da Ivrea, anzi la bicicletta di Paola Gianotti, 32 anni, laurea in Economia, che perso il lavoro, decide di pigiare sui pedali per portare a termine il giro del mondo con 29.530 chilometri, attraverso quattro continenti, varcando i confini di 25 Paesi. Il tutto le è valso il Guiness come donna più veloce del pianeta. Superando tante difficoltà alcune messe in conto come le vescicole ai piedi e le foratura delle gomme (ben24), altre no come il grave’incidente stradale in Arizona. Non si è arresa ma ha ripreso a pedalare dopo la forzata sosta asserendo che “ tutto è possibile se non molli, basta crederci”. E ci ha creduto tanto che al ritorno si è fatta un “giretto” di duemila chilometri, da Milano a Oslo per consegnare le firme raccolte per la candidatura della bici al Premio Nobel. “Ho scelto di reinventarmi e rendere reale quel che avevo soltanto desiderato”: Con l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica all’uso di mezzi meno inquinanti e di candidare la bici al Nobel.

Identità golose 2016

S. Ambrogio sempre di moda Chi dice S. Ambrogio dice Milano e tanto altro. A cominciare dal 7 dicembre, la prima alla Scala, il simbolismo, le manifestazioni religiose, il rito ambrosiano. Il vescovo della città nel IV secolo è stato avvolto da una memoria contraddittoria, oggetto di una storia non sempre pacificante, con scosse, ripensamenti, conflitti. S. Ambrogio ha scandito la storia della città di Milano con vicende alterne e ritorna in scena in questo periodo con la pubblicazione di un volume curato da Patrick Boucheron e Stèphane Gioanni “La Memoria di Ambrogio di Milano (dal V al XVIII secolo)”. Il libro si colloca – come ricorda Gianluca Briguglia – “nell’ambito di un progetto di più lunga durata che ha come obiettivo quello di ricanalizzare la categoria di “padre della Chiesa” nella sua costituzione storica”. É un libro di moda poiché il protagonista non è il Santo ma la costruzione della sua memoria in cui si possono attingere anche spunti di politica molto utili in questo momento, come lo furono in campo nei secoli XV e XVI.

A Milano si svolge nei giorni 6-8 marzo 2016 il 12° congresso internazionale di cucina. Oltre all’importanza dell’evento in se stesso,è il messaggio che lancia ad assume una valenza planetaria che va oltre la manifestazione dei tre giorni. E’ un messaggio che si ispira alla “Forza della libertà” intesa come valore di creatività, libera convivialità e scambi culturali in un momento di grandi tensioni nazionali e internazionali. E la forza della libertà emerge dall’atto di cucinare ove curiosità, inventiva e fantasia si intrecciano in piatti prelibati. Con una nuova componente da rispettare: “L’uomo non è ciò che mangia – come diceva Ludwig Feuerbach – ma ciò che non mangia, inteso come spreco o rifiuto”. Alla presenza dei migliori chef del mondo, il piatto simbolo che richiama l’alveare è “To bee or not to bee”, disegnato e preparato da Cristina Bowerman della Glass Hosteria di Roma. Per ricordare che la cucina riflette la cultura, lo scambio di prodotti, cercando il meglio di nuovi aromi di diverse civiltà e diete da proporre.


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LABORATORIO DI IDEE

Pace vs conflitto: questione di punti di vista ivalità barocca tra Borromini e Bernini. Nota competizione tra due star del ‘600. Uno scorcio di Roma rappresenta da secoli l’emblema di una sfida. Piazza Navona: la chiesa di Sant’Agnese in Angone ideata da uno, la Fontana dei Quattro Fiumi dall’altro. Da quest’ultima il braccio sinistro di Rio si tende al cielo e la mano lo protegge dalla “mala architettura” posta dinnanzi. È un affronto! Una storia di tensione. In realtà una leggenda dai riferimenti anacronistici lunga quattro secoli. Un giorno mi trovo lì di passaggio. Nella piazza le donne non indossano pomposi abiti con pizzi e strascichi, ma leggings e piumini in Gore-Tex. Di carrozze e cavalli non se ne vedono; al loro posto c’è traffico di venditori ambulanti. Borromini e Bernini però sono ancora lì. Il campanile è tuttora in piedi e la mano alzata non demorde. Ad un tratto un suono di sirena e poi uomini in divisa. Decine di commercianti abusivi scappano dalla parte opposta. Uno di loro molla un filo… ed un mazzo di cuori vola in cielo. Rio si distrae dall’architettura tanto temuta e disdegnata

e prova ad afferrarlo. La storica rivalità è forse giunta al termine? Magari è stato solo per un attimo. Invece del disprezzo si è percepita un po’ di tenerezza. Eppur è bastato così poco. Cambiare punto di vista… e un po’ di cuore. Potrebbe essere una chiave di lettura per un Rinnovamento ed una gioiosa Rinascita?

Ph. A. P.

Ph. A. P.

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di Alessio Proietti

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Un augurio per la Pasqua ai lettori di Riflesso ed un contributo al programma “Pace, fraternità e dialogo” promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani


LABORATORIO DI IDEE

LA PACE, SECONDO NOI a cura degli studenti IED Istituto Europeo di Design - Milano (Docente: Cinzia Piloni)

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a pace: argomento spesso mal-trattato… Noi, da studenti, ci siamo interrogati, abbiamo cercato prima fuori, poi dentro e ci siamo posti come obiettivo quello di raccontarla, la pace, con parole nostre, perché siamo convinti che ognuno di noi possa fare qualcosa per contribuire alla sua definizione. La definizione più comune di pace è: assenza di guerra. Per capirne più a fondo il significato analizziamone l’origine. Pace deriva dalla parola latina pax, a sua volta derivante dalla desinenza indoeuropea pak; con il termine pangere s’intende fissare, pattuire, accordarsi in modo molto ravvicinato. Pactum significa invece accordo, patto e con patio s’identifica il luogo dove si accetta. In greco pace è “eirene”, in ebraico “shalom”, in arabo “salam”; tutti questi termini indicano completezza, prosperità, “l’essere compiuti”. In sanscrito pace è “shanti”, il termine indica uno stato di assoluta pace interiore e di serena imperturbabilità, caratterizzato dall’assenza delle frenetiche onde-pensiero (vritti) generate dalla mente. Possiamo ora giungere a un’idea più nitida di pace: essa è accoglienza (pak, pangere), accordo (pactum), obiettivo (eirene, shalom, salam), è un qualcosa di molto positivo che riempie spiritualmente (shanti). La pace diventa quindi molto più concreta e vicina, diviene un impegno quotidiano. Una nuova definizione potrebbe essere quella di pace come raggiungimento consapevole di un equilibrio armonico tra mente, cuore e spirito. (L. Castellaneta)

Pace: In senso stretto, la condizione contraria allo stato di guerra, con riferimento a nazioni, che, regolando i propri rapporti reciproci secondo comuni accordi senza atti di forza, possono attendere al normale sviluppo della loro vita economica, sociale, culturale. (Treccani). Una condizione quindi realizzabile attraverso il controllo delle persone sulle azioni di chi politicamente decide. Espressione di pace è anche la libertà di esprimere opinioni, di percorrere luoghi senza limitazioni o timori e di effettuare liberamente le proprie scelte. (L.Widger) Pace può essere intesa anche come una condizione interiore, di armonia con se stessi; il raggiungimento di un sereno equilibrio che permette di condurre un’esistenza consapevole e rispettosa della diversità. Dipendiamo l’uno dall’altro in molteplici modi, tanto che non possiamo più vivere in comunità isolate. Dobbiamo imparare a sostenerci nelle difficoltà e a condividere la buona fortuna di cui godiamo. La violenza esterna è solo un riflesso della violenza che esiste all’interno dell’essere umano. Tutto è interconnesso nell’Universo: la scienza sta arrivando alla conclusione che non esistono i confini fisici che ci separano, siamo tutti insieme, siamo tutti uno. Ciascuno può cambiare il mondo partendo da un cambiamento interiore. La pace esiste in ognuno di noi, come l’amore. La pace è una decisione che ciascuno di noi può prendere, partendo dall’amore che ha dentro di sé. (R. Abdanur)

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Design copertine: R.M.Bruno, L.Gonnelli, C.Valaguzza, Michela Russo, S.Yakuti, A.Chiminelli

Ho chiesto a un amico che cos’è secondo lui la pace e mi ha dato una risposta che mi ha fatto pensare: “La pace è poter viaggiare in tutto il mondo senza avere paura.” Inizialmente mi è sembrata una frase semplice. Ma poi ho cominciato a capire la profondità di questa affermazione. Quante volte non abbiamo fatto un viaggio per paura di quello che avremmo trovato una volta scesi dall’aereo? E non intendo solo la paura del conflitto, ma anche la paura del diverso, di quello che non conosciamo. Definendo la pace come condizione mentale a cui ognuno può accedere, riusciamo a capire come la paura sia il solo nemico. E che dove governa la paura, non può esserci pace. Cosa possiamo fare allora? Non avere paura. Certo, è difficile, ma possiamo provare a cercare possibilità nel diverso, ad apprezzare la conoscenza del nuovo, a superare la paura e lasciare all’idea di pace la possibilità di instaurarsi nella nostra mente. (C. Valaguzza)

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Siamo tolleranti e civili, noi italiani, nei confronti di tutti i diversi. Neri, rossi, gialli. Specie quando si trovano lontano, a distanza telescopica da noi. (Indro Montanelli) Penso che il concetto di pace sia molto vicino a quello di tolleranza. Quanto è difficile anche solo provare a non farsi contagiare dalla diffidenza quando siamo in una situazione a noi estranea o incontriamo una persona distante per etnia o cultura? Le diversità creano paura, quando invece dovrebbero essere occasioni di crescita. Destabilizzano la nostra routine, quella che con azioni scandite e spesso uguali tra loro, crediamo ci dia “pace”. Lo sconosciuto scuote gli ingranaggi delle nostre certezze e ci costringe a decidere se affrontare l’ostacolo o aggirarlo ..magari forti di pregiudizi che fondano sulla non esperienza. Nella mia opinione, è l’ignoranza il nemico da abbattere: se ogni individuo facesse lo sforzo di conoscere il nuovo, ci troveremmo tutti inevitabilmente un po’ più vicini. La pace assoluta forse è utopia, ma cercare di condividere e espandere la propria comprensione può essere un ottimo inizio. (C. Battisti)


Ci sono momenti in cui non vorremmo far altro che sparire e materializzarci in un altro luogo, … dove magari stiamo bene e non siamo oppressi. Ma così sarebbe troppo facile, se tutti sfuggissimo ai problemi della vita e li evitassimo, nessuno crescerebbe, ma proprio come Bilbo nel Signore degli Anelli, ci infileremmo “l’anello” e spariremmo per sfuggire al mondo. La pace vera sta nell’adattarsi alle situazioni e nel trovare in esse i lati positivi e utilizzarli al meglio. La fuga porta sempre con sé l’ansia, il terrore dell’altro, la paura del diverso. Mentre rimanere porta alla conoscenza e la conoscenza ci dà la possibilità di non giudicare comportamenti che sono solo frutto della diversità, quella diversità che ci rende così unici e che, se compresa, arricchisce la nostra anima e allarga vedute a volte troppo strette per un mondo in continua espansione. (M. Montecchi Iaboni)

Nothing can bring you peace but yourself. (Ralph Waldo Emerson) La pace è un sentimento che nasce all’interno di noi e solo una volta che questo seme è germogliato possiamo vivere in una condizione di pace. Sembra una cosa semplice, ma in realtà è una tra le più complesse, perché, come sappiamo, per crescere una pianta, ha bisogno di calma, pazienza, tolleranza e luce, e il fiore della pace per offrirci il suo profumo ha bisogno di quell’equilibrio che solo una vita piena di luce può dare. Allora forse è semplicemente coltivando quella piccola luce che c’è in ogni persona, che possiamo ottenere la pace. Ognuno intende la pace a modo suo: c’è chi vuol essere in pace solo con se stesso, chi con gli altri e chi con l’intera umanità. Ma forse non c’è poi tutta questa differenza. (M. L. Piccarreta)

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