Riflesso Magazine Maggio-Giugno 2017

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M A G A Z I N E D I I N F O R M A Z I O N E , C U LT U R A E L I F E S T Y L E

混 搭 文 化


Il percorso dell’eccellenza Rinascente festeggia i suoi 100 anni con una grande mostra a Milano, a Palazzo Reale, da maggio 2017 e festeggia il Compasso d’Oro con una sala interamente dedicata al premio e ad ADI - Associazione per il Disegno Industriale che, dal 1959, organizza il Premio che è divenuto uno tra i riconoscimenti più ambiti per il design a livello internazionale. Un percorso dell’eccellenza che vede incrociarsi ancora i destini di ADI e della Rinascente, con l’intento di valorizzare il design come elemento fondante di quell’Italian Lifestyle riconosciuto in tutto il mondo.

lR100 . RINASCENTE . Stories of Innovation 24/05 -24/9/2017 Milano - Palazzo Reale, Appartamento del Principe


foto ADI / ilmaestroemargherita.com


SOMMARIO EDITORIALE

ARTE

5 Stem, umanesimo scientifico e la top model Karlie Kloss

38 One Planet, One future 41 Fuseum 44 Pittura acrobatica 46 Bruno Ceccobelli 48 Pietro Paolo Rubens 50 La tecnologia al servizio dell'arte

COSTA AZZURRA

6 70a edizione del Festival di Cannes

PRINCIPATO DI MONACO

ARCHITETTURA

10 Top Marques Monaco 2017

52 54 56 58 62 64 66

AGENDA NEWS

12 Eventi nazionali selezionati

EVENTI

16 Il genio di Keith Haring 18 UNESCO Giovani 20 Premio Letterario Città di Castello

ARCHEOLOGIA

TRADIZIONI

68 Il mondo etrusco in mostra a Ferrara 70 La necropoli di Tuvixeddu

24 Palio di Legnano

DESIGN

26 28 30

Villa Pisani Museo Nazionale di Capodimonte Il Forte di Bard La Basilica di Santa Croce La Cattedrale di Trivento L'ex stabilimento Florio Verdi identità in rete

BORGHI

ADI, piattaforma per la valorizzazione del design italiano nel mondo Lamiera Living La Design Week tra Salone del Mobile e nuove realtà

72 Pentedattilo

NATURA

74 La Scala dei Turchi 76 La Cisterna di Bolognano

FOTOGRAFIA

GIRI DEL GUSTO

36 Marco Lamberto

78 Ielu di Sicilia

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DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio VICEDIRETTORE Carlo Timio DIREZIONE ARTISTICA Alessio Proietti REDAZIONE CENTRALE Alessia Mencaroni, Giulio Siena, Noemi Furiani, Marilena Badolato, Walter Leti, Elisabetta Bardelli, Elisa Giglio, Laura Patricia Barberi REDAZIONI REGIONALI Piemonte: Margherita Carpinteri Valle d’Aosta: Francesca Pollicini Liguria: Jessica Chia, Samantha Chia Lombardia: Francesco Colamartino, Francesca Fregapane, Elena Ciulla, Stefano Spairani Righi, Cinzia Piloni, Alessandra Mastantuoni, Angela di Leone Trentino Alto-Adige: Giuseppe Doria, Francesco Taufer, Mauro Volpato Veneto: Carolina Bruno, Fosca Parisi, Caterina Chiarcos Emilia-Romagna: Elena Brozzetti Toscana: Livia Ballan, Ilaria Vannini Lazio: Marica Spalletta Umbria: Claudio Cattuto, Alessandro Biscarini, Giuliana Spinelli Batta, Italo Profice, Giovanna Ramaccini Marche: Elisa Cataluffi, Carlo Trecciola, Olga Puccitelli Abruzzo: Sara Bernabeo, Maria Concetta Dercole, Davide Gerbasi Campania: Giuseppe Ariano Molise: Andrea Mastrangelo Basilicata: Marco Caldarelli Puglia: Veronica Sonoro, Mariangela Serio Calabria: Antonio Pangallo, Mariagrazia Anastasio, Marzia Manica Sicilia: Paola Faillace Sardegna: Marina Sotgiu, Anna Paola Olita

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In copertina

Principato di Monaco: Marinella Cucciardi Miami: Francesco Famà New York: Giovanni Bruna

Prosegue la partnership tra Riflesso e l’ABA - Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” per la realizzazione delle cover del magazine. Il tema di copertina affrontato nel 2017 è quello della contaminazione ed ibridazione cultuale, che in questo numero viene espresso attraverso gli interscambi tra mondo occidentale ed orientale. Costumi, tradizioni e differenti approcci e visioni si accostano e talvolta si mescolano, generando una sinergica miscela interculturale sorretta da dialogo, confronto e conoscenza. Uno spazio senza confini, terreno fertile per lo sviluppo di idee e creatività.

EDITORE Ass. Media Eventi

Gli ideogrammi in lingua cinese riportati in copertina 混搭文化 significano mix culturale

REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011

Istituzione Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia

IMPAGINAZIONE E GRAFICA R!style Project STAMPA Tipografia Pontefelcino - Perugia CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info SITO WEB www.riflesso.info

(L’Accademia, intitolata al “Perugino”, maestro di Raffaello, è la seconda più antica d’Italia, fondata nel 1573. L’offerta formativa spazia dalle scuole triennali di Pittura e Scultura a quelle di Scenografia e Design fino al biennio specialistico in Arti visive)

Credits Concept e modella: Zhang Xiao Yu Foto: Francesco Paretti Trucco: Milena Domizi Si ringrazia: Ubaldo Grazia Maioliche, Deruta



EDITORIALE

Stem, umanesimo scientifico e la top model Karlie Kloss

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di Mario Timio

i Stem, acronimo di Science, Technology, Engineering, Mathematic, sentiremo parlare a lungo in un prossimo futuro che è già presente. In altri termini, si tratta di applicare valenze matematiche e scientifiche ad alto contenuto tecnologico a componenti umanistiche in senso lato compresi la moda e il design. L’acronimo è nato negli Usa dopo il meeting multidisciplinare del 2011 sulla “Educazione scientifica” della Fondazione Nazionale delle Scienze diretto da Rita Calwel, programmato proprio dal rilevamento di carenza di candidati scientificamente qualificati nei lavori ad alta tecnologia e in altri settori che necessitano di Stem. Nel 2012 la Casa Bianca, con l’intento di colmare queste richieste, ha emesso lo Stem Jobs Act, rafforzato da una legge del Ministero della Pubblica Istruzione che ha identificato quattordici settori in cui l’utilizzazione dell’acronimo può creare nuovi posti di lavoro nel campo dell’economia. I settori inizialmente identificati sono: manifattura avanzata, industria automobilistica, tecnologia biospaziale, sicurezza personale, trasporto, ricerca aereonautica, biotecnologie, assistenza sanitaria, ospedali, previdenza e pensione. È indubbiamente una rivoluzione incentrata sulla ricollocazione della scienza al centro di una concezione unitaria della cultura, non divisa in umanistica da una parte e scientifica dall’altra. In Italia il messaggio Stem sta arrivando attraverso canali non istituzionali, cercando di farsi largo a fatica anche nelle scuole, più incuriosite che convinte dell’uso diffuso della nuova tendenza. Nel marzo 2016 è stato promosso il “Mese dello Stem” a cura del Ministero della Pubblica Istruzione, con l’intento di favorire l’innovazione tecnologica e la scienza tra gli alunni delle scuole superiori. Se poi a Stem si aggiunge

la A di Arts si forma un acronimo completo che identifica la “soft skill” cioè il lato creativo di qualsiasi conoscenza, ove appunto la scienza si coniuga con la cultura umanistica con l’intento di imparare a programmare arte e scienza. Ma prima di Rita Calwell e la sua Stem, in Italia molti anni fa già si parlava di “Umanesimo Scientifico”, ad opera del filosofo della Scienza Ludovico Geymonat e dell’editore Paolo Boringhieri che concordemente affermavano: “Il nuovo umanesimo, l’umanesimo scientifico dell’epoca moderna, non può più permettersi di conoscere quello che dicono e pensano i filosofi, politici, artisti, ignorando quello che dicono e pensano gli scienziati”. Il tumultuoso avanzamento delle scienze nel ‘900 cambia lo scenario culturale fino a rimescolare le acque in cui la tecnologia sembra prevalere sulle scienze umanistiche. Due esempi per tutti: il design e la moda. C’è una supermodella, Karlie Kloss, molto popolare tra i designer, la quale non solo disegna e programma le proprie collezioni, ma promuove, come top model, il coding per le ragazze, organizza meeting, lancia seminari, attiva borse di studio per chi vuole imparare ad entrare nel mondo del design e moda con le coordinate dello Stem di cui lei è convinta seguace. Che dire del design? Emblema della sintesi tra mondo della tecnologia con iniezioni di cultura artigianale, storica, economica, estetica, artistica. All’insegna dell’umanesimo scientifico con tanta fantasia e creatività. Due componenti cardine nel mondo della moda. Perché l’Italia da decenni svetta nel campo della moda? Non lo dice nessuno, ma sono convinto che tragga spunto da quell’umanesimo scientifico ad impronta filosofica e editoriale che ha permeato il nostro Paese da molti anni. Lo Stem è venuto dopo.

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COSTA AZZURRA

A Cannes si festeggia la 70ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Marinella Cucciardi

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uest’anno per celebrare il suo 70° compleanno il Festival di Cannes ha scelto come icona l’attrice italiana Claudia Cardinale che rappresenta il manifesto ufficiale, con la sua immagine che danza, gioiosa libera e audace nei colori rosso ardente e oro scintillante. Quale miglior simbolo per il prossimo Festival di questa attrice piena di energia e vitalità. “Oltre ad essere onorata e orgogliosa di essere stata scelta per portare i colori della 70ima edizione di Cannes – commenta la Cardinale –, sono molto felice per la scelta di questa fotografia. Questa è l’immagine che ho di questo Festival: un raggio. Questa danza su un tetto a Roma, è stata nel 1959.

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Nessuno ricorda il nome del fotografo, ma mi ricorda i miei esordi, e un momento in cui non avrei mai pensato di ritrovarmi un giorno a salire i più famosi gradini del palazzo del cinema”. Anche Marcello Mastroianni, Paul Newman e Marilyn Monroe furono scelti per celebrare le passate edizioni. E senza dubbio la scelta del Presidente della Giuria accresce il valore di questa nuova edizione del Festival del Cinema: su invito di Pierre Lescure e Thierry Frémaux, l’icona fiammeggiante del cinema spagnolo e regista famoso in tutto il mondo, lo scrittore-regista Pedro Almodóvar ha accettato di ricoprire questo ruolo prestigioso, dichiarando: “Sono molto felice di celebrare il 70° anniversario del Festival di Cannes, sono grato e


L’attrice Claudia Cardinale quest’anno sarà l’icona della manifestazione mentre Monica Bellucci sarà la madrina per le serate di apertura e chiusura

onorato, e anche molto agitato. Essere presidente della giuria è una grande responsabilità e spero di essere all’altezza delle circostanze. Posso dirvi che mi dedico anima e corpo a questo compito, che è per me un piacere e un privilegio”. Per la sua 70a edizione, il Festival di Cannes è lieta di accogliere un artista unico che gode di immensa popolarità. La sua opera è già iscritta per sempre nella storia del cinema. Una lunga fedeltà unisce Pedro Almodóvar al Festival, di cui è stato membro della giuria nel 1992, sotto la presidenza di Gérard Depardieu” dice Pierre Lescure, Presidente del Festival, e Thierry Frémaux, Delegato generale. Cinque infatti dei suoi film – Tutto su mia madre (Todo Sobre mi Madre Premio Regia), Volver

(Sceneggiatura Premio, collettiva premio come miglior attrice), Gli abbracci spezzati, La pelle che abito, Julieta – sono stati selezionati in concorso, ma, ironia della sorte, Almodovar non ha mai vinto nulla. Infine La Mala educación è stata l’apertura della manifestazione nel 2004, mentre il regista appare nella locandina ufficiale della 60a edizione. Attraverso la presenza di questo cinefilo appassionato che continua a celebrare la magia del cinema e a rendere omaggio ai maestri Sirk, Franju, Hitchcock e Buñuel, il Festival di Cannes celebra un grande autore internazionale e una Spagna moderna e libera. Anche l’attrice italiana, Monica Bellucci, ha risposto

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entusiasta alla proposta di essere la madrina per le serate di apertura e chiusura di quest’anno. Monica Bellucci ha una lunga storia di amicizia con il Festival: nel 2000 sale per la prima volta la famosa scalinata con il tappeto rosso per presentare Suspicion di Stephen Hopkins e ritorna due anni dopo con lo scabroso irreversibile di Gaspar Noé che affascina

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la Croisette scatenando una polemica memorabile. Monica Bellucci è stata membro della giuria nel 2006 sotto la presidenza di Wong Kar-wai. Negli anni successivi, l’attrice italiana è andata a Cannes con il film di Marco Tullio Giordana, Una storia italiana e Non guardare indietro di Marina de Van. Nel 2014, ha presentato Le meraviglie della regista italiana Alice Rohrwacher che ha vinto il Gran Premio della Giuria. A suo agio in tutti i generi, la carriera cinematografica di Monica Bellucci eccelle sia nella commedia che nel dramma e riflette eclettiche e audaci scelte artistiche. Ha lavorato con i registi più prestigiosi tra cui Bertrand Blier, Danièle Thompson, Francis Ford Coppola, Terry Gilliam, Mel Gibson, Sam Mendes, Spike Lee. Dal 17 al 28 maggio 2017 Il Festival di Cannes ospiterà durante i 12 giorni di Kermesse cinematografica giornalisti e fotografi da tutto il mondo. Tra i parties più esclusivi vanno menzionati il Gala dell’Amfar (Foundation for Aids) che si svolge nel lussuoso Hotel Eden Cap a Cap Ferrat. Chopard e De Grisogono High jewellery. Nu Art presenta i 2 shows “Essence” e “Tentazioni” alla spiaggia Annex Beach. Quest’anno senza dubbio il red carpet sarà più popolato e lussuoso che mai. La cerimonia di apertura è prevista per il 17 maggio e la cerimonia di chiusura con la consegna della Palma d’oro al Miglior film in concorso.



PRINCIPATO DI MONACO

Top Marques Monaco 2017: lo show del lusso

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op Marques Monaco è iniziato tredici anni fa come un sogno che si è poco a poco trasformato nel “surpercar show” più esclusivo del mondo. La tecnologia all’avanguardia, le migliori performance, uno stile sofisticato e l’attenzione per l’ambiente fanno del Top Marques di Monaco l’imperdibile vetrina sull’universo dell’industria della supercar di lusso, un salone principalmente concentrato sull’automobile, ma che presenta anche altri aspetti della categoria lusso quali orologi da collezione, gioielli preziosi, elicotteri, superyacht. Tra le ragioni che fanno del Top Marques un appuntamento da non perdere c’è sicuramente il fatto che il Salone è il quarto grande evento organizzato dal Principato, subito dopo il Grand Prix di Formula1, il Monte-Carlo Rolex Masters e il Monaco Yacht Show, che attirano milioni di visitatori. La manifestazione registra ogni anno un aumento nelle vendite e nelle prenotazioni, confermandosi

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quindi anche come una piattaforma commerciale per il lusso, grazie all’azione di sponsoring presso compagnie e clienti privilegiati e soprattutto al fatto che sempre più brand decidono di sfruttare il Salone per il lancio in anteprima delle loro novità, rendendo l’evento il perfetto scambio tra espositori e pubblico. Non ultimo nel valore aggiunto di cui gode il Top Marques, la location, il Principato con la sua nomea di regno del lusso. La 14a edizione del Salone si è tenuta al Grimaldi Forum con un programma che ha previsto sette lanci mondiali di novità, incentrati sull’innovazione e sui nuovi mezzi di trasporto del domani. Quattro supercar sono state presentate in esclusiva, la Donkervoort G8 RTO, la C10 di Calafiore, l’edizione Princesse Charlotte d’Asfané di Frangivento e un Grand Tourer ancora sconosciuto di David Brown Automotive. Imperdibili l’anteprima del gruppo Jean Boulle Luxury che ha esposto un modello Azure di Bentley con una vernice ornata da due milioni di diamanti; il nuovo modello di Aeromobil,


Tra supercar, superboat e superyacht a Montecarlo si celebra la quintessenza del mondo luxury sul settore automotive

una supercar volante; il lancio di PAL V Liberty, la prima automobile volante commerciale al mondo dotata di un rotore retrattile che sarà commercializzata proprio in occasione del Salone. Supercar fa rima con superboat e superyacth e il Top Marques è stata l’occasione unica per la prima mondiale del più grande espositore presente all’evento, Silversea, che ha svelato il suo Silver Muse, gigante da crociera di 40.700 tonnellate, con le cabine più grandi e lussuose al mondo e otto ristoranti a bordo, e anche la vetrina per sei super yacht tra cui il K7 e il Kormaran e gli ultimi “giochi” acquatici di Luxury Water Toys. Si è anche assistito alla presentazione di uno dei droni più rapidi al mondo capace di volare a una velocità di 30 metri al secondo, realizzato dalla monegasca MC Clic, a quella di Dendrobium di Vanda Electrics, una supercar completamente elettrica, a due posti che può raggiungere i 322 km/h. Inoltre i visitatori si sono divertiti con venti modelli di supercar disponibili anche per prove di guida sulla pista di Formula1 nei punti storici

del Tabac e della Rascasse e entusiasmarsi per le performance dei piloti Stéphane Sarrazin e Maro Engel del team Venturi di Formula-E. Gli amanti delle grandi marche di orologi di lusso come Franck Muller, Greubel Forsey, Atelier Demonaco, Arnold and Son e Urwerk, Edmond de Rothschild (partner del Salone per il quinto anno consecutivo) hanno potuto ammirare edizioni limitate esposte nel “Pavillon des montres”, cosi’ come una selezione di marche di alta gioielleria. Infine, è stato possibile visitare un’inedita collezione d’arte, tra cui una galleria «Popup» di Laurent Strouk di Parigi, un’esposizione dell’artista francese Richard Orlinski e le opere dello scultore britannico Paul Day, tra cui il memoriale dedicato ai soldati britannici che è stato recentemente inaugurato della regina Elisabetta II a Londra. Manoj Bairstow, Direttore generale del Top Marques, ha dichiarato che ogni anno gli organizzatori cercano di stupire e di superarsi, ma grazie a tutte le novità di quest’anno questa 14° edizione è stata la migliore e la più spettacolare.

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AGENDA NEWS a cura di Elisa Giglio

BOLOGNA

ASSISI (PG) CALENDIMAGGIO dal 3 al 6 maggio

LUCCA ART FAIR 2017 dal 5 all’8 maggio

Diciannove candeline per il Future Film Festival, il festival internazionale del cinema d’animazione e nuove tecnologie diretto da Giulietta Fara e Oscar Cosulich, che ritorna dal 2 al 7 maggio a Bologna. Cuore del FFF 2017 è l’esplorazione della “recitazione” dei personaggi animati, alla scoperta dei segreti che permettono ai grandi registi e animatori di rendere vivi e reali personaggi disegnati o creati con la computer graphic o stop-motion. La manifestazione ospita cortometraggi da tutto il mondo, una retrospettiva dedicata al cinema fantastico italiano degli ultimi vent’anni, chiamata “Apocalissi a basso costo”, e poi incontri e laboratori con artisti e tecnici del mondo dell’animazione e degli effetti speciali.

L’edizione 2017 del Calendimaggio si fa open, ovvero si estende anche nei punti della città che tradizionalmente non ne sono investiti. Tante novità in programma, a cominciare dalla lotteria abbinata a Madonna Primavera, dal coinvolgimento delle scuole primarie del comune di Assisi (Pg) con giochi del Rinascimento, dalla sfida cortese a colpi di lazzi e canti per i vicoli della città, dalla mostra di costumi storici di Daniele Gelsi e dalla “fiera di Bernardone”. Un’immersione nell’atmosfera medievale con cortei, rappresentazioni teatrali, musica, canti, danze, sbandieratori e soprattutto la sfida fra le due fazioni cittadine di Parte de Sopra e Parte de Sotto.

A grande richiesta ritorna Lucca Art Fair, fiera dedicata all’arte contemporanea. Seconda edizione, quella in programma al Polo Fiere di Lucca, che si preannuncia ricca di nuove proposte e progettualità, con un calendario fitto di mostre, talk, incontri, premi, visite, laboratori ed eventi collaterali. La kermesse è suddivisa in due assi principali: una Main Section, che attraverso gallerie storicizzate propone uno stimolante connubio tra arte moderna, post bellica e contemporanea; una zona T.A.Z., Temporary Art Zone, rivolta alle gallerie d’arte contemporanea impegnate nella ricerca di linguaggi più innovativi.

VENEZIA

NAPOLI

FUTURE FILM FESTIVAL dal 2 al 7 maggio

ROMA

LUCCA

MOSTRA DI BOTERO dal 5 maggio al 27 agosto

BIENNALE D’ARTE 2017 dal 13 maggio al 26 novembre

MOSTRA “WADE GUYTON. SIAMO ARRIVATI” dal 15 maggio all’11 settembre

La mostra di Fernando Botero si svolge a Roma, presso il complesso del Vittoriano, per festeggiare il suo 85esimo compleanno e i suoi 50 anni di carriera, dal 1958 al 2016. Il mondo onirico, il linguaggio pittorico fatto di figure voluminose, forme sensuali e richiami fiabeschi sono i punti dominanti di questa rassegna, che nasce per celebrare il talento unico dell’artista. Inconfondibili le figure delle donne dipinte con forme abbondanti che ne accentuano la plasticità tridimensionale e lo stile figurativo tipico dell’artista, che negli anni ha saputo mixare la tradizione precolombiana e il barocco latino americano con la pittura classica italiana. La mostra di Botero è curata da Rudy Chiappini, in stretta collaborazione con l’artista.

La Biennale Arte di Venezia è l’esposizione internazionale d’arte più importante e prestigiosa del mondo. La 57esima edizione dal titolo “Viva arte viva”, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, si sviluppa intorno a nove capitoli o famiglie di artisti, con due primi universi nel Padiglione Centrale ai Giardini e sette altri universi, che si snodano dall’Arsenale fino al Giardino delle Vergini. 120 sono gli artisti partecipanti, provenienti da 51 paesi. Fa parte dell’Istituzione “Biennale di Venezia” anche il Festival del Cinema, che si svolge ogni anno a settembre al Lido di Venezia.

Il museo Madre di Napoli presenta la prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana dell’artista Wade Guyton, uno dei più importanti artisti americani dell’ultima generazione a livello internazionale. Le opere realizzate per la mostra sono il risultato di un periodo di residenza nel capoluogo campano dell’artista e di membri del suo team di lavoro. Guyton reinterpreta sia il classico tema storicoartistico dello “studio”, sia il possibile richiamo alla tradizione del Viaggio in Italia o del Grand Tour. Il suo lavoro è riconducibile alla Pop Art e all’Arte Concettuale della seconda metà del Novecento; utilizzando stampanti a getto d’inchiostro, Guyton riporta su tela o altri tipologie di supporto una serie di immagini o motivi ricorrenti precedentemente processati da programmi come Photoshop o Word.

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TORINO

MILANO

PALERMO

SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2017 dal 18 al 22 maggio

MOSTRA “LA RINASCENTE 100 ANNI (1917-2017)” dal 23 maggio al 24 settembre

FIERA CAMPIONARIA DEL MEDITERRANEO dal 27 maggio all’11 giugno

Il Salone del Libro di Torino è uno degli appuntamenti più importanti della stagione italiana. Tante novità in serbo per la sua 30esima edizione, complice la concorrenza in campo letterario e il cambio ai vertici dell’organizzazione. Il direttore del Salone del Libro di Torino 2017 è infatti Nicola Lagioia, scrittore vincitore del Premio Strega, nonché grande divulgatore culturale. Scuola, librerie, biblioteche, insegnanti sono al centro di questa edizione del salone. Spazio, inoltre, alla fotografia, all’arte, alla musica e alla graphic novel. Non può mancare ormai l’appuntamento con il cibo, vero protagonista di qualsiasi tipo di manifestazione.

Nel 2017 La Rinascente festeggia i cento anni dal momento in cui Gabriele D’Annunzio ne ideò il nome. La mostra, che si tiene al Palazzo Reale a Milano, presenta una pagina di storia della città, con spaccati sui grandi fenomeni sociali ed economici, che accompagnarono la modernizzazione, l’emancipazione della donna, la storia della moda e del design. La rassegna è affiancata dalle proiezioni di film e di testi di poeti e scrittori, come D’Annunzio, Quasimodo, Gadda, Zavattini e Calvino.

Si tratta della fiera campionaria più grande della Sicilia, una delle più storiche in Italia. Si estende su 70000 mq tra spazi interni ed esterni. Arrivata alla sua 66esima edizione, l’esposizione è cresciuta negli anni in maniera assai articolata; all’interno dell’area, originariamente assoggettata ad uso civico, ed adiacente alla Riserva Naturale di Monte Pellegrino, oltre ai grandi padiglioni, sono presenti nella zona nord, la più antica, alcuni edifici più piccoli risalenti ai primi anni di vita dell’ente. Caratteristica unica della fiera di Palermo è la presenza di ampi spazi alberati e l’originale ubicazione suggestiva alle falde di Monte Pellegrino.

RIMINI RIMINIWELLNESS dal 1° al 4 giugno

MOSTRA “AMORE E RIVOLUZIONE. COPPIE DI ARTISTI DELL’AVANGUARDIA RUSSA” dal 1° giugno al 1° ottobre

NUORO

SPELLO (PG)

Bisogno di armonia, benessere ed equilibrio fisico e mentale. Sono questi i punti cardine su cui si basa RiminiWellness. La manifestazione nel Quartiere Fiera di Rimini è una grande vetrina con il meglio dell’industria del settore: fitness, abbigliamento e attrezzatura sportiva, estetica, discipline olistiche, nutrizione, moda, cultura, turismo, design. Un’occasione imperdibile per scoprire le ultime tendenze del fitness mondiale, per praticare sport e approfondire il tema della salute e del benessere psicofisico. Amanti del fitness, dell’estetica e della corretta nutrizione accorrete numerosi, questo è l’evento per voi!

Oltre cento opere, tra dipinti, sculture, disegni, collage, fotografie, manifesti pubblicitari e di propaganda politica per raccontare lo stretto legame tra arte e vita. Questa è la mostra che il Man, il Museo d’Arte della provincia di Nuoro, mette in scena nell’anno del centenario della rivoluzione di ottobre. L’esposizione adotta un punto di vista innovativo, le coppie di artisti appunto, per rileggere le vicende dell’avanguardia visiva russa attraverso il contributo di sei autori della prima generazione, uniti nella ricerca di nuovi linguaggi espressivi e nella vita comune: Natalya Goncharova e Mikhail Larionov, Varvara Stepanova e Alexander Rodchenko, Lyubov Popova e Alexander Vesnin.

A Villa Fidelia a Spello (Pg) ritorna la kermesse, organizzata dai Garden Club di Perugia e Terni, che omaggia la rosa, non solo come regina dei fiori, ma anche come protagonista nell’arte, nell’artigianato e nella cultura. La rosa non è solo un fiore ma un oggetto d’arte. Si tratta di una mostra mercato di florovivaisti specializzati, ibridatori di rose, espositori di arredi da giardino, artigianato, ma anche di rose declinate in decoro della casa, libri, moda, maiolica, bellezza e cucina. Inoltre, vi sono per l’occasione conferenze, concorso di poesia e tante rose in uno scenario ricco di fascino e di storia.

I GIORNI DELLE ROSE dal 2 al 4 giugno

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TAORMINA (ME)

FIRENZE

TAORMINA FILM FEST 2017 dal 9 al 17 giugno

PITTI IMMAGINE UOMO 92 dal 13 al 16 giugno

63esima edizione per il Taormina Film Fest, il principale evento cinematografico dell’estate italiana, all’interno della rassegna Taormina Arte, che si svolge sullo sfondo della meravigliosa cornice del Teatro Antico di Taormina (Me), uno tra i più suggestivi monumenti in Sicilia. Cuore della cultura cinematografica di questa regione, il festival è una grande vetrina di importanti anteprime di film provenienti da Hollywood e dal resto del mondo. Ogni anno la manifestazione presenta una selezione di pellicole in prima visione mondiale tra momenti di grande profilo culturale e serate glamour ricche di star internazionali. In conclusione del Film Fest, vi è la consegna dei premi, i famosi Nastri d’Argento.

Dal 13 al 16 giugno si tiene nella Fortezza da Basso a Firenze la 92esima edizione di Pitti Immagine Uomo. Si tratta della piattaforma più importante a livello internazionale per le collezioni di abbigliamento e accessori uomo e per il lancio dei nuovi progetti sulla moda maschile. Punto di ritrovo dei buyers di tutto il mondo che puntano sulla qualità e sull’eccellenza. Tra le varie guest star della manifestazione, J. W. Anderson per la prima volta in Italia. Lo stilista è in veste di special designer e presenta il 14 giugno la sua collezione uomo primavera-estate 2018.

GENOVA

ROMA

VENARIA REALE (TO)

CONCORSO DI ATTACCHI DI TRADIZIONE dal 17 al 18 giugno

Cavalli e carrozze da fiaba alla Reggia di Venaria Reale. Si tratta del Concorso Internazionale di Attacchi di Tradizione, evento coinvolgente con carrozze d’epoca ed oltre cento cavalli nei Giardini della Reggia e al Parco La Mandria. Arrivato al quarto anno, il concorso entusiasma appassionati e semplici curiosi destinati ad ammirare un’affascinante gara di eleganza, maestria e destrezza. Carrozze d’epoca di vario tipo impegnate in una kermesse che richiede abilità di guida, perfezione ed un pizzico di spirito competitivo. Le carrozze si presentano ad attacco singolo (un cavallo), in pariglia (due cavalli), in tandem (due cavalli, uno dietro l’altro) e con tiro a quattro.

ROMA

MOSTRA “VIVIAN MAIER. UNA FOTOGRAFIA RITROVATA” dal 23 giugno al 24 settembre

MOSTRA “ZAHA HADID E L’ITALIA” dal 23 giugno al 28 gennaio 2018

MOSTRA “HOLLYWOOD ICONS. FOTOGRAFIE DELLA FONDAZIONE JOHN KOBAL” dal 24 giugno al 17 settembre

La retrospettiva della street photographer Vivian Maier è in mostra al Palazzo Ducale a Genova con 120 fotografie, 10 filmati e una serie inedita di provini a contatto. Una fotografa che ha accumulato più di 120.000 negativi e pellicole non sviluppate, stampe, film in super 8 o 16 millimetri, registrazioni, appunti e altri documenti di vario genere. Occasione ideale per conoscere la donna dietro l’obiettivo della Brownie (1940), della Rolleiflex (1951) e della Leica (anni ’70), insieme alla società americana fotografata dagli anni Cinquanta alla fine dei Sessanta, attraverso 120 fotografie, 10 filmati in super 8 e una serie inedita di provini a contatto a colori, realizzati nel corso degli anni Settanta.

Considerata come uno degli architetti più influenti e visionari del nostro tempo, il MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, a Roma ospita una mostra dedicata a Zaha Hadid e al suo lavoro, con riferimento ai progetti realizzati in Italia, tra cui il Terminal Marittimo di Salerno recentemente inaugurato, il Messner Mountain Museum a Plan de Corones, il progetto City Life quasi completato a Milano e il MAXXI stesso. L’artista ha ridefinito l’architettura del XXI secolo catturando l’immaginazione di tutto il mondo. Dai bozzetti pittorici ai modelli tridimensionali, dalle rappresentazioni virtuali agli studi interdisciplinari per l’utilizzo di nuove tecnologie, in uno sforzo costante di ricerca pionieristica e di indagine nella progettazione.

In mostra al Palazzo delle Esposizioni a Roma 161 ritratti: dai più grandi nomi nella storia cinematografica, iniziando con le leggende del muto, come Charlie Chaplin e Mary Pickford, continuando con gli eccezionali interpreti dei primi film sonori, come Marlene Dietrich, Joan Crawford, Clark Gable e Cary Grant, per concludere infine con i giganti del dopoguerra, come Marlon Brando, Paul Newman, Marilyn Monroe, Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Organizzata per decadi, dagli anni Venti fino ai Sessanta, “Hollywood Icons” include anche gallerie dedicate ai fotografi degli studi di Hollywood, mostra il processo di fabbricazione di una stella cinematografica e introduce vita e carriera del collezionista e storico del cinema John Kobal.

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“Progetto Culturale 5D”

Nuovi Tour a Milano

PER SCOPRIRE LE VIE DELL’ARTE & DEL DESIGN...

PER OSSERVARE LA CITTÀ DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA...

Per informazioni scrivere a: info@riflesso.info www.riflesso.info Fb: Riflesso Magazine


EVENTI

Il genio di Keith Haring in mostra a Milano

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a cura di Laura Patricia Barberi

ino al 18 giugno 2017, Milano celebra il genio di Keith Haring (1958-1990) con una grande mostra, allestita a Palazzo Reale denominata Keith Haring. About Art. Haring è stato un’artista newyorkese simbolo di quella street art che negli anni ’80 conquistò le più importanti gallerie del mondo. 110 il numero delle opere ora esposte a Milano, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia, provenienti da collezioni pubbliche e private americane, europee, asiatiche. L’obiettivo ultimo della mostra è quello di meglio comprendere il senso profondo e la complessità della sua ricerca artistica

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e per realizzare questo lungo il percorso museale si è reso necessario affiancare le opere di Haring a quelle a cui si è ispirato. Tra gli artisti da cui trasse ispirazione: Pollock, Dubuffet, Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana a Roma, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre. È proprio la sua reinterpretrazione unica e inconfondibile che lo rende un artista memorabile. Tra le svariate sfumature del mondo dell’arte da lui impiegate: quella tribale ed etnografica, o l’uso di un immaginario gotico o del cartoonism, sino all’impiego del computer in alcune sue ultime


110 opere esposte a Palazzo Reale per esaltare il senso profondo e la complessità della sua ricerca artistica sperimentazioni. Da questi assorbe ogni cosa, ma ciò che lo esalta davvero è il concetto di linea. Di linea continua. I suoi lavori sono segni grafici che sembrano geroglifici, linee fittissime che emergono prepotenti e sembrano schizzare fuori dalla superficie del dipinto. In sintesi, Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento e la sua arte è ancora adesso percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di

un sentire collettivo diventando l’icona di artistaattivista globale. La sua filosofia artistica di fondo fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico, che fosse al tempo stesso universale per riscoprire un’arte che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei. www.mostraharing.it

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EVENTI

International Jazz Day - Bike tour di Luca Aquino Assisi, Piazza San Pietro - Scultura “Ascensione” di Beverly Pepper

Perugia, arrivo di Luca Aquino in Piazza IV Novembre

UNESCO Giovani:

uniti per lo sviluppo della cultura e la tutela del patrimonio a cura della sez. Umbria del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO

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NESCO Giovani: oltre 300 giovani volontari dai 20 ai 35 anni che, in tutta Italia, supportano le attività della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO nel campo dell’educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione. Stimolando la partecipazione attiva di altri giovani e della società civile, le rappresentanze regionali declinano sul territorio progetti nazionali, eventi divulgativi, nonché le iniziative promosse dalla sede centrale UNESCO. Tra queste, la campagna #Unite4Heritage, lanciata con l’intento di promuovere la difesa del patrimonio culturale da distruzioni e saccheggi. In tutta Italia, il 30 aprile UNESCO Giovani ha celebrato l’International Jazz Day, quest’anno coniugando proprio jazz e patrimonio culturale: #jazz4heritage. Dopo il successo dello scorso anno,

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il comitato umbro ha rinnovato la collaborazione con la Fondazione Umbria Jazz e il Conservatorio “F. Morlacchi” per una giornata del jazz di grande intensità: in mattinata l’anteprima del bike tour estivo di Luca Aquino, trombettista e compositore jazz, per sostenere #unite4heritage. Una pedalata di emozioni con assoli di tromba tra luoghi simbolici e scorci mozzafiato da Assisi a Perugia, dove l’artista è stato accolto dai sindaci Andrea Romizi e Giuseppe Germani, che con l’occasione hanno rilanciato la candidatura di Perugia ed Orvieto quali città etrusche patrimonio dell’umanità. Nel pomeriggio, auditorium gremito e grande energia al Conservatorio, con il coordinamento di Mario Raja e Roberto Grisley e grazie ai concerti degli allievi delle classi jazz e dell’orchestra jazz. Poi gran finale nel cuore dell’acropoli con il ritmo del Tony Momrelle Quintet, che ha animato i


Perugia, Conservatorio di Musica “F. Morlacchi” - Concerti nell’auditorium

Perugia, Piazza IV Novembre - Concerto Tony Momrelle Quintet

“...che la dignità dell’uomo esige la diffusione della cultura e l’educazione generale in un intento di giustizia, di libertà e di pace”. Costituzione dell’UNESCO, 1945 UNESCO Edu - L’ecosistema “Umbria”: l’integrazione sostenibile tra natura e cultura Campello sul Clitunno (PG), giornata formativa al Tempietto e alle Fonti del Clitunno

tanti spettatori accorsi in piazza IV novembre. Altro impegno di UNESCO Giovani Umbria, quello sul fronte educazione: a giugno volgerà infatti al termine “L’ecosistema “Umbria”: l’integrazione sostenibile tra natura e cultura”, il progetto educativo promosso dal comitato umbro nell’ambito del progetto nazionale UNESCO Edu, avviato in tutte le regioni d’Italia con il sostegno del MIUR. Avvalendosi anche della preziosa collaborazione di ARPA Umbria – Agenzia regionale per la protezione ambientale, il progetto sperimentale ha coinvolto 2 classi dell’Istituto ITET “A.Capitini” di Perugia. Obiettivo: leggere il paesaggio dell’acqua e il relativo patrimonio materiale e immateriale, con un approccio allo stesso tempo scientificonaturalistico e storico-antropologico, evidenziando così l’importanza della sostenibilità. Per poter realmente entrare in relazione con il paesaggio,

gli studenti hanno partecipato ad un percorso di formazione con esperienze sul campo in tre siti esemplari della regione: il suggestivo borgo di Rasiglia, l’Isola Polvese, il Tempietto (sito UNESCO) e le Fonti del Clitunno. Non poteva mancare, all’interno del progetto, la celebrazione della Giornata Internazionale dell’Acqua promossa dall’UNESCO, tenutasi a Rasiglia lo scorso 22 marzo. La sez. Umbria del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO è costituita da: Maria Elena Santagati, Angela Guerrieri, Irene Luzi, Federica Materazzo, Alessia Chiriatti, Michael Surace, Gabriele Andreani, Alessio Proietti, Elisa Laschi, Elisa Fiorucci, Marco Bacaro, Elisa Civiletti, Cristiano Croci, Sebastiano Torlini. Contatto email: umbria@unescogiovani.it

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EVENTI

Il logo del Premio Letterario Città di Castello

Il Premio letterario Città di Castello incanta per la giuria d’eccezione e la sua democraticità a cura della Redazione

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iunto alla XI edizione, il Premio letterario di Città di Castello si riconferma come uno dei più ambiziosi appuntamenti nel campo della letteratura a livello nazionale con proiezioni anche in ambito internazionale, anche grazie alla capillare diffusione attraverso la rete delle ambasciate, degli Istituti di Cultura italiani all’estero e dei cinquecento comitati della Società Dante Alighieri. Il concorso è dedicato alle opere inedite appartenenti al mondo della narrativa, saggistica e poesia. La manifestazione è ideata e promossa dall’Associazione culturale Tracciati Virtuali e diretta da Antonio Vella, il quale, nello spiegare come prese forma l’iniziativa afferma che: “L’obiettivo principale che ci siamo prefissati fin dalla prima edizione è quello di andare a scovare nuovi talenti letterari, il che non significa soltanto giovani. Nel corso delle prime dieci edizioni infatti abbiamo scoperto piacevoli sorprese anche di autori non più giovanissimi ma con Opere primae in grado di distinguersi con straordinaria efficacia nel panorama letterario italiano. Altro obiettivo è quello di contribuire, attraverso la nostra manifestazione, a esportare in tutto il mondo il nome della nostra città, del nostro territorio

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Alessandro Quasimodo, presidente della giuria

regionale, così straordinariamente ricco di arte, di storia e di bellezze paesaggistiche e naturalistiche”. Il bando della competizione, presente online, offre ad aspiranti scrittori, la possibilità di far conoscere i propri lavori attraverso l’invio del proprio testo inedito. La data di scadenza prima della selezione finale è fissata per il 30 giugno 2017. Una delle


La manifestazione culturale, ormai alla sua undicesima edizione, si propone sul panorama nazionale tra aspetti culturali, promozionali e proiezioni internazionali Antonio Vella, organizzatore del premio Letterario Città di Castello

peculiarità di questo Premio è dovuta alla forte componente di democraticità che può permettere anche a uno scrittore alle prime armi di conquistare la medaglia d’oro del concorso, alla stregua di un autore più noto, e vedersi quindi pubblicata la propria opera con la casa editrice indipendente LuoghInteriori. Oltre alle tre sezioni tradizionali a tema libero, il Premio presenta altre due sezioni speciali. La prima, diretta dall’Ambasciatore d’Italia Claudio Pacifico, “Mondi e Culture sulle sponde del Mediterraneo”, ha l’obiettivo di favorire la reciproca conoscenza tra la cultura italiana e quella araba. Il premio viene assegnato ogni anno a scrittori che grazie alle proprie opere, tradotte in italiano o in arabo, promuovono il dialogo fra l’Italia e i Paesi arabi della riva sud del Mediterraneo. Tale sezione nasce dalla collaborazione in giuria dell’Ambasciatore Pacifico, che ne è coordinatore e che per quarant’anni è stato tra i più importante esponenti diplomatici italiani nel mondo arabo. La sezione ha lo scopo di favorire, attraverso la letteratura, la cooperazione culturale, sociale, economica e anche politica fra l’Italia e i paesi arabi della sponda sud del Mediterraneo. La seconda, “1970-2020: verso il 50° anniversario della Regione Umbria”, nasce invece per incentivare le ricerche e lo studio sull’importante patrimonio culturale e storico della regione Umbria, dalla più generale dimensione storico-politica alla più circoscritta realtà tematico-settoriale dedicata alla politica istituzionale, economica, sociale, ambientale e agricola. Un altro fiore all’occhiello della competizione nel 2017 è la giuria, che vanta personalità di grande prestigio del mondo dell’arte

L’attrice Anna Kanakis, membro della giuria

Francesco Venier, vincitore della sezione Saggistica dell’edizione 2016

Giuseppe Perrone, vincitore della sezione Poesia dell’edizione 2016

e della cultura. Anche quest’anno il compito di presiedere è affidato all’attore e regista Alessandro Quasimodo, e sono riconfermati i nomi di Anna Kanakis, attrice e scrittrice, Alessandro Cecchi Paone, giornalista e conduttore televisivo, Claudio Pacifico, Ambasciatore d’Italia, Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri.

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Alessandro Quasimodo

Entrano in giuria per la prima volta Antonio Padellaro, giornalista ex-direttore de Il Fatto Quotidiano, Francesco Petretti, scrittore e autore di documentari, Marinella Rocca Longo, docente dell’Università degli Studi Roma Tre, e Giovanni Zavarella, critico d’arte e letterario. Nel corso di questi anni si sono succeduti in giuria grandi scrittori (Valerio Massimo Manfredi), registi e attori (Carlo Verdone, Enzo Decaro, Anna Kanakis) e importanti giornalisti (Aldo Forbice, Barbara Palombelli). Invece per quanto attiene i criteri di scelta per la selezione finale, uno degli elementi cui si dà maggiore risalto è l’originalità. Ma anche e soprattutto la buona arte della scrittura e il rispetto rigoroso delle regole stilistiche e grammaticali. La giuria ha infatti sempre privilegiato la proposta di testi che abbiano un’intrinseca valenza letteraria ma anche le caratteristiche della freschezza e della imprevedibilità dei contenuti. Lo stesso presidente Quasimodo, in merito agli aspetti delle opere maggiormente apprezzati sostiene che: “Per quanto mi riguarda, la forma – a cui sono stato abituato a tener conto, sin da bambino –, la costruzione letteraria e quindi l’attenzione alla lingua italiana, consecutio temporum, uso del congiuntivo. Oltre a questo il plot narrativo e l’interesse che suscita in chi legge, soprattutto nella narrativa; ci sono opere in cui andresti avanti nella lettura per ore, e altre invece che inevitabilmente vengono interrotte

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La Sala degli Specchi che ospita ogni anno la cerimonia di premiazione

Andrea Vella, vice presidente della Associazione Culturale Tracciati Virtuali con Enida Cepele dello staff del premio

dalle prime pagine. I criteri, essendo appunto una giuria eterogenea, variano da giurato a giurato, ma poi l’importante è ritrovarsi nella sintesi finale”. L’importanza e il prestigio dell’iniziativa è supportata anche dall’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, oltre ai patrocini della Regione Umbria, Provincia di Perugia, Comune di Città di Castello, Società Dante Alighieri, Università per Stranieri di Perugia, Associazione Italiana Biblioteche sezione Umbria, Fondazione Centro Studi Villa Montesca. Per ulteriori info: www.premioletterariocdc.it

Media partner Riflesso Magazine



TRADIZIONI

Palio di Legnano, l’evento che unisce gli italiani di Francesco Colamartino

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on fatevi ingannare dalla patina politica con cui è stato negli anni ricoperto, perché il Palio di Legnano, che il 28 maggio rievocherà la sconfitta del Barbarossa da parte della Lega Lombarda nel 1176, resta uno dei più suggestivi momenti del folklore italiano. E lo è per tutti, da Nord a Sud. Tracce delle prime commemorazioni di carattere religioso si ritrovano già nel 1393 nella chiesa di San Simpliciano a Milano (città in cui è stato celebrato fino all’anno 1900), ma il Palio così come oggi lo conosciamo ha origini più moderne. La prima edizione, che fu chiamata Festa del Carroccio, risale al 1932, ma la gara venne sospesa dopo un incidente che coinvolse un fantino. La manifestazione è ripresa tre anni più tardi con il nome di Sagra del Carroccio ed è solo dal 2006 che è tornata a chiamarsi Palio di Legnano. La città è divisa in contrade, dieci

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Nato per celebrare la sconfitta del Barbarossa da parte della Lega Lombarda nel 1176, la manifestazione è sopravvissuta nel tempo a molte altre sfide inizialmente, ma che presto si ridussero a otto. La contrada ha sede nel maniero, luogo nel quale sono custodite tutte le armi, gli ornamenti e i costumi che vengono utilizzati nella sfilata storica. Le guida di essa è affidata a una reggenza composta dalle tre cariche più importanti: il Capitano, la Castellana e il Gran Priore. Uno degli elementi più caratteristici


e centrali del Palio è la sfilata storica che, insieme alla gara ippica, si svolge l’ultima domenica di maggio con oltre 1.200 figuranti in costume d’epoca. In coda sfila il Carroccio, scortato dai fanti e dalla celebre Compagnia della Morte che chiude il corteo. Quest’ultima è capitanata dal leggendario condottiero Alberto da Giussano (o, meglio, da un attore che lo impersona) il cui monumento, voluto da Giuseppe Garibaldi, è diventato simbolo della città. Durante il Risorgimento, infatti, il Palio divenne emblema della lotta degli italiani contro l’invasore straniero, tanto che per il settimo centenario della battaglia giunsero a Legnano oltre 40 mila persone da tutta Italia con 197 stendardi rappresentanti tutte le province e molti comuni della Penisola. Nelle edizioni che hanno preceduto la Seconda Guerra Mondiale, la vittoria al Palio si disputava anche con una corsa a piedi, una gara ciclistica e una competizione automobilistica. Poi è scoppiata la

guerra, e nel 1939 la manifestazione è stata interrotta perché gli organizzatori fascisti non volevano irritare l’alleato tedesco con una celebrazione che richiamasse una vittoria militare italiana su armate teutoniche. Tra gli episodi memorabili del Palio, c’è la corsa ippica del 1961, l’unica cui partecipò un fantino di sesso femminile. Fino al 1987, inoltre, gli sbandieratori facevano parte della manifestazione, ma vennero eliminati dal programma perché non contestualizzati storicamente, per poi essere reintrodotti nel 2016. E, visto che una leggenda intorno a questi eventi non può mancare mai, si narra, che durante la battaglia di Legnano, tre colombi si posarono sull’antenna del Carroccio causando la sconfitta del Barbarossa, dopo essersi librati dalle sepolture milanesi dei santi Sisinnio, Martirio e Alessandro. Proprio per questo, dopo il rito sacro della messa solenne officiata sul Carroccio, vengono liberati i loro bianchi discendenti.

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DESIGN

Evento collaterale del World Industrial Design Conference 2016 ad Hangzhou, cui ADI ha preso parte

ADI: piattaforma per la valorizzazione del design italiano nel mondo

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di Luciano Galimberti (Presidente ADI)

na “piattaforma” rappresenta una comunità di persone, che pur esprimendo interessi e bisogni specifici, convergono in un territorio le cui regole di partecipazione sono conosciute e condivise da tutti. Una piattaforma è soprattutto un straordinaria occasione di esprimere e praticare collaborazione, interazione, arricchimento della conoscenza e delle esperienze. ADI oggi si pone come una originale piattaforma capace di diventare contenuto e contenitore di tutta la sua operatività, della sua comunicazione, delle sue relazioni, capace di qualificare il proprio ruolo di produzione culturale, di coordinamento e di supporto. Una piattaforma internazionale che sia: un luogo di reale condivisione e coinvolgimento, dando possibilità a persone, gruppi, istituzioni, imprese,

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media di interagire, di “trovarsi”, di condividere percorsi, progetti, proposte, costruendo la più grande “enciclopedia del design”, ma anche in un vero “mercato” delle competenze, dei talenti, delle opportunità; un palcoscenico capace di esprimere le relazioni tra la cultura del progetto e l’evoluzione dei comportamenti collettivi, uno spazio nel quale “va in scena” la contemporaneità quale sperimentazione del futuro; una narrazione, il dialogo, il confronto, la conoscenza, convergenza/ divergenza e originalità delle “storie” che in essa sono narrate e che creano uno spazio di esperienze conoscitive e relazionali. In quest’ottica, un accordo importante è stato firmato dall’ADI e dalla CIDA (China Industrial Design Association): una selezione di produttori cinesi affideranno il progetto di nuovi prodotti a designer


Grazie a un accordo siglato tra ADI e CIDA (China Industrial Design Association) sarà attivata una collaborazione tra produttori cinesi e designer italiani per sviluppare progetti di qualità secondo i metodi del design italiano

Il presidente dell’ADI Luciano Galimberti durante un incontro del World Industrial Design Conference 2016 ad Hangzhou

ADI, che svolgeranno il ruolo di veri e propri tutor del progetto. Del brief e della supervisione di tutte le fasi del lavoro di progettazione si occuperà ADI, che proporrà alle aziende i designer italiani, selezionati tra i soci ADI in base alle esperienze, alle competenze e alle aspirazioni. L’accordo, che rappresenta la prima tappa di un percorso di cooperazione internazionale tra ADI e CIDA, prevede che le due associazioni collaborino per offrire ai produttori cinesi progetti di qualità elaborati secondo i metodi del design italiano. ADI individuerà i designer che saranno responsabili delle fasi del processo progettuale: analisi dell’identità del produttore, elaborazione del brief, messa a punto del concept del prodotto, coordinamento dei gruppi di lavoro, supervisione dei processi produttivi e della realizzazione

La presentazione dell’ADI Codex Cina, selezione dei migliori prodotti di design cinesi, a Ningbo nel 2015

La mostra del Compasso d’Oro a Ningbo nel 2015, in occasione della presentazione dell’ADI Codex Cina

dei prototipi. Un compito originale nella storia dell’Associazione. La funzione di mediazione e di facilitazione dell’ADI ha due aspetti: quello di offrire ai designer italiani un’occasione professionale decisamente stimolante e un contatto culturale concreto con una delle scene più interessanti e promettenti del disegno industriale mondiale. Ma è molto importante anche il contributo che ADI in questa occasione intende dare alla costruzione di rapporti positivi, professionali ed etici, tra designer italiani e imprese cinesi. Un compito che rientra pienamente nella mission storica dell’associazione, e che risponde all’esigenza di sviluppare i principi del design italiano in una dimensione globale, coerente con la scena della produzione contemporanea.

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DESIGN

LAMIERA LIVING: la sostanza dei sogni di Antonella Andriani

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al 17 al 20 maggio, nel polo fieristico di Rho, nel cuore di Lamiera, apre Lamiera Living, la mostra dove ammirare oltre 40 oggetti – orgoglio di alcuni dei migliori brand dell’olimpo del design italiano – e dove approfondire il ruolo imprescindibile della lavorazione dei metalli che da sempre accompagna il benessere quotidiano e il prestigio del Made in Italy a livello planetario. La manifestazione è l’occasione per scoprire i segreti che si nascondono dietro prodotti dalla straordinaria “sostanza” metallica che, forse proprio per questo, sono entrati nell’aura del Premio ADI Compasso d’Oro; è un appuntamento per dialogare con esperti capaci di svelare le valenze materico-tecnologiche dei progetti e le possibilità offerte dai “maghi della

Elisa Giovannoni, scaldasalviette elettrico Scaletta, Tubes radiatori, Menzione d’Onore al Compasso d’Oro 2016

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tecnologia”, sempre competenti e determinati a trovare soluzioni innovative per realizzare opere inimmaginabili altrove. Lamiera Living nasce dall’incontro virtuoso di due associazioni ADI - Associazione per il Disegno Industriale e UCIMU - Sistemi per produrre. ADI, dal 1957 rappresenta i principali protagonisti del Sistema del Design Italiano – siano essi imprese, designer, distributori, scuole, giornalisti o attori del complesso processo di design – e da sempre contribuisce a valorizzare la cultura del buon progetto facilitando lo sviluppo del Design come fenomeno culturale ed economico per una crescita responsabile. UCIMU, forte di oltre 70 anni di attività, è l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, di robot, di soluzioni per l’automazione e di

Daniel Rybakken, lampada da tavolo Ascent, Luceplan, Compasso d’Oro 2016

Nendo, panca Softer than Steel/687, Desalto, Menzione d’Onore al Compasso d’Oro 2016


Paolo Metaldi, mezzaluna multiuso Shy, Viceversa, Compasso d’Oro International Award 2015

Naoto Fukasawa, bollitore-teiera Cha, Alessi, ADI Design Index 2015

Pag. a fianco: Marco Brugnolli, telaio per paramotore Yak, Yooda Paramotors Atelier, ADI Design Index 2016

prodotti ausiliari come il CN (Controllo Numerico), gli utensili, i componenti e gli accessori. Ambasciatrice nel mondo della più avanzata imprenditoria italiana, è la realtà che promuove Lamiera, la manifestazione fieristica biennale, dedicata all’industria delle macchine utensili a deformazione e a tutte le tecnologie innovative legate al comparto: per la deformazione della lamiera, per la tranciatura e la punzonatura o per la lavorazione di barre, tubi e profilati e poi stampi e presse, laser, automazione e robot, trattamento e finitura, fili e carpenteria metallica, subfornitura e sistemi di fissaggio - i fasteners, come li chiamerebbero gli addetti ai lavori. In occasione del debutto a Milano di Lamiera, ADI Lombardia e UCIMU hanno dato vita ad un Comitato Scientifico – composto da Antonella

Andriani, Enrico Annacondia, Francesco Mango, Claudia Mastrogiuseppe e Ambrogio Rossari, con competenze eterogenee consolidate nel mondo del design e della lavorazione dei metalli – che, a partire dai progetti legati al Compasso d’Oro, ha selezionato i prodotti più significativi, da esporre a Lamiera Living grazie al prestito delle aziende produttrici, per rappresentare l’eterogeneità e la complessità delle macchine e delle tecnologie prodigiose che sono alla base di questi oggetti da sogno. “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” – diceva Prospero ne La Tempesta di William Shakespeare – e a Lamiera Living i sogni sono fatti di funzioni invitanti, curve suadenti, geometrie sorprendenti, brillantezze incantevoli e dettagli attraenti… tutti da vedere e da toccare.

LAMIERALIVING Lamiera - 17-20 maggio 2017 - Fieramilano – Rho Pad. 15 – Area E10/F07 - Orario di visita: 9.30-18.00 Mostra promossa da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE e ADI LOMBARDIA Con la partecipazione di: Alessi, Ares Line, Artemide, Caimi Brevetti, Castagna Milano, Campagnolo, Desalto, Forky, Grivel, Ifi, illycaffè, Lorenz, Luceplan, Magis, Moroso, Opinion Ciatti, Piaggio & C., Rimadesio, Technogym, Tecno, Thermomat Saniline, Tubes, Viceversa, Yooda Paramotors Atelier Marc Sadler, libreria Big, Caimi Brevetti, Compasso d’Oro 2008

Ingresso gratuito con preregistrazione: www.lamiera.net/visitare/ preregistrazione/

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DESIGN

LA DESIGN WEEK TRA SALONE DEL MOBILE E NUOVE REALTÁ a cura della Redazione

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numeri parlano chiaro. Con 343.602 presenze in sei giorni e una rappresentanza di 165 paesi, il Salone del Mobile di Milano si conferma sempre più un fenomeno di potente attrattività a livello mondiale. Un momento unico in cui la cultura e il sistema industriale si fondono generando un modello virtuoso di una Italia che ha ingranato la strada del rilancio economico e che rappresenta un punto di riferimento internazionale. Si conferma così

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Milano si conferma un modello virtuoso su scala internazionale e fulcro di quella creatività capace di fondere cultura, artigianalità e filiera produttiva


Salone del Mobile, spazio Adi Compasso d'Oro

SaloneSatellite, stand Adi, distribuzione Riflesso Design

il trend positivo che si è percepito fin dal primo giorno. Gli oltre duemila espositori presenti – di cui il 34 per cento stranieri –, si sono suddivisi in diversi spazi tra Salone Internazionale del Mobile, Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, SaloneSatellite, Euroluce e Workplace3.0. Tra l’altro questi ultimi due settori, che si presentano con cadenza biennale, hanno registrato un incremento del 10 per cento rispetto all’edizione 2015. Per quanto riguarda invece il SaloneSatellite, questa edizione ha

segnato le celebrazioni dei primi vent’anni con un elevato numero di protagonisti, oltre 650 designer, sedici scuole internazionali di design e una Mostra speciale alla Fabbrica del Vapore. Da segnalare anche la presenza del nuovo magazine inedito sulla Cultura del Design realizzato dal Gruppo Riflesso con la collaborazione e il patrocinio dell’Adi (Associazione per il Disegno Industriale) Delegazione Lombardia e con il contributo delle Fondazioni Franco Albini, Achille Castiglioni e

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Salone del Mobile

Vico Magistretti. La rivista Riflesso Design, che è stata distribuita nello spazio Adi – Compasso d’Oro del Salone del Mobile e nello stand del SaloneSatellite, ha suscitato ampio apprezzamento per gli importanti contributi e l’elegante ed efficace veste grafica. Grazie a questi numeri e presenze, oggi la Design week a Milano rappresenta una manifestazione capace di coinvolgere l’intera città anche grazie alle esposizioni nel Fuori Salone e alla moltitudine di eventi e di happening che si susseguono senza soluzione di continuità giorno e notte. Claudio Luti, presidente del Salone, al termine della manifestazione ha affermato che: “È stata una settimana eccitante, piena di positività e di entusiasmo da parte delle imprese che si sono presentate nel migliore dei modi, degli architetti e dei designer che hanno portato il proprio pensiero creativo, e dei tantissimi visitatori che sono arrivati a Milano per incontrare l’innovazione al Salone e per vivere il fermento della città. A Milano – prosegue il presidente – sono arrivati tantissimi ospiti che non necessariamente sono legati al design ma sono venuti qui per vivere l’emozione di questo Salone e della città stessa. Una Milano che si è fatta ancora più bella e accogliente grazie alla collaborazione di tutte le istituzioni che vi lavorano.

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SaloneSatellite, stand Adi,distribuzione Riflesso Design


Salone del Mobile, spazio dedicato a Università e Istituti di Design

SaloneSatellite, stand Adi

Solo a Milano esiste il Salone del Mobile con le sue imprese industriali connesse con il sistema creativo ed editoriale in stretto collegamento con la città”. A questa edizione non sono mancate neanche le istituzioni d’eccellenza. Per la prima volta, nella storia, il Salone è stato inaugurato da un presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ha dichiarato che: “Assistiamo alla manifestazione non soltanto di un’attività espositiva, ma anche di una cultura di impresa, simbolo di un metodo di lavorare insieme e

Fuori Salone, circuito Ventura-Lambrate

di un modo d’interpretare la manifattura moderna”. A lui hanno fatto seguito altre autorità governative e istituzionali tra cui il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Presenze importanti a testimonianza del fatto che ormai il Salone rappresenta uno dei motori dell’economia italiana, un modello di promozione dell’eccellenza del design nel mondo, grazie alla capacità di sintesi della cultura di impresa e della sua filiera. L’appuntamento alla prossima edizione a Milano è fissato dal 17 al 22 aprile 2018.

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H&H Shelf: mobile multifunzione in legno di teak con struttura in acciaio, di Kenkoon Ex. E’ disponibile in diverse configurazioni.

Host & Home: il progetto per l’hospitality internazionale arriva dalla Tailandia

Un progetto completo per il living contemporaneo che coinvolge ventidue aziende manifatturiere tailandesi. Il risultato è una collezione in continuità con un’identità e una cultura dalle tradizioni millenarie. Universalmente nota per il sole e l’ospitalità, la Tailandia è soprattutto culla di antica e affascinante cultura materiale, ricca di valori e antiche tradizioni dalle molteplici espressioni. I manufatti tailandesi sono il risultato di esperienze millenarie basate sulla lavorazione di materiali naturali, trattati con il rispetto e la sensibilità che rispecchiano lo spirito di un paese che molto ha da trasmettere in termini di estetica e funzionalità. In particolare, il settore del mobile, è risultato di una costante ricerca di armonia e rapporto con la natura, per un design che è sintesi di sapienza artigianale e nuovi materiali, tradizione e contemporaneità.

Memphis Collection: vaso in ceramica fatto e decorato a mano, rifinito con una miscela di smalti lucidi e opachi; di Premprachas collection

Chaise-longue in massello di teak e rete con bande elastiche; di Kenkoon EX

Oltre la metà della produzione di mobili tailandesi utilizza legni provenienti in larga misura da piantagioni di albero della gomma (Havea), gestite nel rispetto dei criteri di sostenibilità. Altri legni come il teak locale, o di importazione come la quercia, il faggio, la betulla, il mogano provengono da fonti certificate. In coerente continuità con un’identità e una cultura dalle tradizioni millenarie, il progetto Host & Home ha presentato al Salone del Mobile una collezione di mobili che è il risultato della contaminazione fra l’alta artigianalità e la raffinatezza della manifattura della Tailandia e l’impronta del design italiano. Promosso dal DITP (Department of International


Ico Armchair: poltrona intrecciata a mano utilizzando la fibra del giacinto d’acqua su struttura di legno; di Performax Intertrade.

Bud Vases: vasi vetro soffiato di Union Victors.

Writing Desk: scrivania in massello di teak; di Deesawat Industries

Trade Promotion), ufficio del commercio estero tailandese, questo progetto coinvolge 22 aziende manifatturiere Tailandesi operanti nel settore hospitality e si propone ai mercati internazionali del settore come partner di architetti, interior designer, contractor. Il DITP opera secondo le direttive del Ministero del Commercio e offre una vasta gamma di servizi a supporto degli esportatori tailandesi e degli investitori che intendono intraprendere relazioni commerciali con la Tailandia. Informando e aggiornando i suoi membri sulle attività commerciali, evidenzia al contempo i punti di forza di un paese la cui varietà di proposte è il segno delle sue capacità

produttive e imprenditoriali. Protagonisti dell’ampio e accogliente stand di Host & Home al Salone del Mobile, le librerie, i tavoli, i letti, gli imbottiti, le sedute, frutto del sapiente utilizzo di legni pregiati come massello di teak, rovere o bambù, intrecci con varie fibre naturali. A completare il quadro, tessuti misti in cotone e fibre del loto, ananas e kapok, vasi in ceramica dipinta a mano, bicchieri in vetro soffiato, posate, accessori per la tavola, lampade, kit di cosmetici ed essenze profumate per l’ambiente prodotti con oli essenziali. Per un ambiente in cui profumi e sapori Thai dialogano con la contemporaneità del design. Di Sabrina Sciama


FOTOGRAFIA

Marco Lamberto, Street Photography a tinte forti a cura di Laura Patricia Barberi

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lasse 1974, Marco Lamberto è un più di un appassionato di Mobile Photography e di Instagram. Nulla lascia al caso, nemmeno il suo handle (il suo soprannome in Instagram) @ Polylm: parte del nome “Poly” è l’abbreviazione della parola “polimero” chiaro tributo alla chimica, una delle sue molteplici passioni. Inoltre poli, è da intendersi anche come un soggetto indistinto, l’ennesimo e aspirante fotografo della rete che condivide i suoi scatti. Le lettere “LM” invece sono un acronimo del suo nome. Non c’è nulla di ordinario nelle fotografie e nei progetti perseguiti

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da questo talentuoso milanese. Si appassiona alla fotografia fin da piccolo grazie al papà foto amatore e cresce vedendo il mondo attraverso la lente di una macchina fotografica. Con gli anni il suo stile fotografico si va tracciando fino a che non arriva la svolta social. Siamo a febbraio 2011: su suggerimento di Marzia Bellini, (@milkydrop) altra bravissima fotografa, decide di iscriversi a Instagram. All’inizio e per qualche anno pubblica foto in Instagram scattate esclusivamente con il cellulare e nel frattempo di avvicina al genere fotografico della Street Photography. “La Street Photography per me è qualcosa di giocoso, sono


affascinato dall’ironia delle situazioni che si creano in strada e amo cogliere gli istanti che non si ripeteranno”, dichiara Marco. Una delle sfide della Street Photography per Polylm è quella di scattare il soggetto e ritrarlo senza che egli ne sia consapevole.

Marco ci svela che uno dei trucchi per avvicinarsi in modo indisturbato al soggetto fotografico è quello di immergersi nella realtà che egli sta vivendo, allinearsi ad esso per poi scattare indisturbato. Il primo aprile di quest’anno Marco ha scelto di

partecipare a un progetto fotografico davvero interessante, il “24 hour project”: un progetto lanciato nel 2012 con la finalità di chiedere a Street Photographer di tutto il mondo di documentare le condizioni di vita degli abitanti della loro città nell’arco di 24 ore pubblicando una foto nei social media una volta all’ora. L’edizione 2017 ha contato 3940 partecipanti in 840 città del mondo e 112 paesi, un vero successo. Inutile dire che Marco ha partecipato producendo degli scatti davvero superlativi. http://marco.lamberto.net/

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ARTE

Punta dell’iceberg - Antartide, Febbraio 2014 - ONE, One Planet One Future

ONE PLANET, ONE FUTURE Anne de Carbuccia, artista e messaggera di Cinzia Chitra Piloni

A

nne de Carbuccia è un environmental artist franco-americana, vive a Milano dove - dopo aver viaggiato per anni nei luoghi più estremi del pianeta - ha scelto di aprire la sede italiana di Time Shrine Foundation. Rifletto sulla sua arte generosa e necessaria in occasione della visita a ONE, One Planet One Future la mostra che, fra gli echi della Design Week, mi porta con determinazione dolce in un angolo di silenzio in cui sorgono d’obbligo domande sulle azioni di noi “specie evoluta” a scapito di altre specie che spariscono con un ritmo di 50 ogni giorno.

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Cancellazioni di vita silenziose come sabbia nelle clessidre di Anne. La mostra è il risultato di 3 anni di esplorazioni e di migliaia di miglia percorse sull’intero pianeta. Resto ammirata da un’azione artistica, antropologica e devozionale che mi immerge in una prospettiva spaziale e semantica larga e anomala. Mi trovo così in un luogo della mente, meglio dello spirito, in cui l’artista mi offre - e mi sottopone immagini di una madre bellissima e sofferente. Insieme. È questa vulnerabilità messa in luce che mi scuote nel profondo, che fa appello sì alla mia sensibilità


Anne de Carbuccia, environmental artist

Echinodermi - Tobago Cays - Antille - Febbraio 2014 -ONE, One Planet One Future

estetica, ma mi riporta a una sensibilità più ampia. Collettiva. Anne, quasi fosse guardiana della sopravvivenza di tanta meraviglia mi riporta tracce a memoria della bellezza di r’ta: l’ordine cosmico, l’esatto funzionamento di tutte le cose, cui dovrebbero attenersi dei e uomini. Ho l’impressione che l’arte di Anne si riveli, come fa la natura, se son disposta a fermarmi e volgere lo sguardo in profondità.

Un tempo necessario affinché si instaurino la fiducia e il clima in cui un dialogo possa avvenire. Con me e con un pubblico che - proprio per la natura dell’opera - non può limitarsi alla fruizione, ma quantomeno tendere a una trasformazione coscienziale foriera di cambiamenti. A uno sguardo profondo, dicevo, emerge una dimensione intima dell’opera dove alla denuncia calma si affianca una silente preghiera. Su altari fatti di niente nel mezzo di lande, ghiacciai e nature. Mi riavvicino cosi per tramite quest’opera – con umiltà a quella Grande Madre che abbraccia tutte le cosmogonie e chiama sempre - con voce quasi muta - e parla alle orecchie del cuore di chi come Anne de Carbuccia ha cuore sensibile, audacia nel carattere e animo d’artista. La sede italiana della Fondazione Time Shrine Foundation di Anne de Carbuccia è stata aperta da poco a Milano. I nuovi spazi nella zona di Lambrate hanno ospitato la mostra fotografica del suo progetto One - One Planet One Future, dedicato alle tematiche della salvaguardia del pianeta, con un messaggio forte indirizzato a ognuno di noi.

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ARTE

“…Desidero ardentemente che il Fuseum resti aperto al pubblico come Centro artistico e culturale, come luogo d’incontro, come struttura pubblica al servizio di tutti… Questa mia creatura, ora che l’ho messa al mondo, non deve morire…”

Brajo “Fuso” e il suo “museum”: Fuseum

N

di Noemi Furiani

ato dalla fusione del cognome del suo fondatore, Brajo Fuso (Perugia 1899 – 1980) con il latino “museum”, Fuseum è il sorprendente spazio espositivo personale ideato e realizzato dall’artista stesso in quella che fu la sua residenza estiva e che negli anni divenne la sua casa – museo: “…Sono attaccatissimo ai miei quadri e sono molto felice quando me li sento vicini. Ho voluto dar loro una casa, come a dei figli…”. Questo complesso museale unico, sorto nel 1961, è costituito da una superficie di 13.500 mq che comprende vari spazi espositivi e un parco animato da opere realizzate con materiali poveri d’uso e di rifiuto della vita urbana, elevati a dimensione estetica da una creatività geniale. Celebrato anche da Giulio Carlo Argan e dal critico francese Andrè Verdet, Brajo Fuso – medico, scrittore, poeta, talento eclettico – fu riconosciuto come uno degli artisti più innovatori dell’arte contemporanea del Novecento. Iniziò la sua attività artistica nel 1943 su stimolo della moglie Elisabetta Rampielli (Bettina), valida pittrice, anche se già dagli

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anni ’30 scriveva poesie riunite poi nel volume “Le Zavorre”, racconti fantastici come “Occhiopino”, il “Chinchibatte” e “L’uovo Rosso”. Diceva di sé: “E la mia vita questa…c’è sempre stata una gran sete di ricerca e molto entusiasmo per ogni cosa…”. Lo si capisce appena si arriva al cancello d’ingresso del Fuseum osservando semplicemente la cinta muraria di recinzione, incastonata di rottami dei più svariati materiali. Camminando tra sentieri con nomi curiosi come “la via del Gratopasso”, “il sentiero dello Sdrucciolo”, “la via del Grevandare” gli adulti avranno il privilegio di tornare bambini, i bambini sentiranno di essere finalmente nel posto giusto e gli amanti dell’arte avranno il piacere di camminare dentro un manuale della débris arte, l’arte del rottame. Piastrelle dai colori accesi incastonate nel pavimento di cemento e alternate a ferraglie e cerchioni d’auto, vi guideranno nel parco portandovi al Brajozoo, un padiglione semicircolare dedicato agli amici del mondo animale, all’Anfiteatro, che d’estate tutt’ora ospita spettacoli teatrali, alle sculture del Brancaleone, del Relegato, del Vespasiano e del Parlamento. Filastrocche e scioglilingua appesi ai muri allietano il percorso verso la Galleria,

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progettata proprio da Brajo dove rimarrete sorpresi di vedere che a Perugia, negli anni ’50, veniva già praticata la tecnica del dripping di cui Pollock è stato sempre ritenuto il precursore. Affascinante la Brajta, la casa-museo, dove è possibile vedere la parte documentale della vita di medico e di artista dell’autore, ancora la Sala degli Elleni che prende il nome da alcune imponenti opere antropomorfe che furono esposte nel parco e che successivamente Brajo stesso decise di preservare dagli agenti atmosferici e le ripose in questo salone. Non avendo eredi che potessero tutelare e promuovere la sua opera, Brajo decise di donare il Fuseum, assieme ad una dotazione immobiliare per poterlo gestire e mantenere, al Sodalizio di San Martino. Nel 2007 è stata stipulata una convenzione tra il Sodalizio di San Martino e la Fondazione onlus Ecomuseo Colli del Tezio finalizzata alla gestione e valorizzazione del Fuseum. Apparentemente sembra regnare in queste parco – museo un caos senza senso almeno per chi non sa coglierne il significato più profondo, quello di saper ridare una vita a tutto ciò che ci capita tra le mani, in una terra generosa di innumerevoli ricchezze quale è la nostra bella Umbria.


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ARTE

Pittura acrobatica tra le rocce del savonese: un “museo verticale” a cielo aperto

È

di Jessica Chia

possibile coniugare alpinismo, escursionismo, natura ed arte? In una regione impervia come la Liguria l’artista Mario Nebiolo lo ha reso possibile. L’arte di Nebiolo, originario del Piemonte ma savonese di adozione, è stata definita “pittura acrobatica” per la modalità del tutto singolare con cui viene realizzata. L’artista, armato semplicemente di pennello e barattoli di colore, si lega all’imbragatura e scala pareti rocciose, cave e muraglie cittadine per unire le sue due passioni: alpinismo e pittura.

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La sua tela è la parete e quel che ne emerge è una fusione di scultura e pittura. Se il tratto delineato da Nebiolo con colori tenui è fatto a pennello, è la roccia stessa a definire gli enormi personaggi che realizza. La roccia gli da forma, profondità ed espressione. Inevitabilmente anche i cambiamenti climatici intervengono sull’opera modificandone la percezione nel tempo, sia per forma che per colore. La natura ha un ruolo così cruciale che verrebbe da accomunare l’artista al movimento della Land Art della fine degli anni Sessanta. È nel savonese che si


possono ammirare la maggior parte delle sue opere: ad esempio, nel territorio della valle del Maremola, grazie al piano di riqualificazione e manutenzione sentieristica del comune di Magliolo, la prima via ferrata della provincia (un tempo nota come “costa dei balzi rossi” e oggi chiamata “la via ferrata degli artisti”) è stata arricchita di valore grazie ai personaggi che Nebiolo ha impresso nella roccia. Da un lato la ferrata trasmette l’adrenalina della salita, che porta ad un picco d’altezza di 1309 metri con vista sulla valle e sul mar Ligure, e dell’attraversata del ponte tibetano sospeso a cinquanta metri da terra. Dall’altro la possibilità di avere un punto di vista unico sulle opere durante la scalata o l’escursione.

L’arte di Nebiolo e lo stretto legame tra alpinismo, escursionismo, natura ed arte. Il tutto è visibile nella via ferrata degli artisti

Non a caso la ferrata è stata definita “museo verticale” a cielo aperto. I soggetti dell’artista sono gli esseri umani, giganti figure di uomini comuni, personaggi del luogo che appartengono alla terra ligure e ai suoi monti. Sembrano quasi gigantesche pitture rupestri moderne. Di gran fascino le figure sulla parete di fondo della ex cava Martinetto nel comune di Toirano che emergono a più di cento metri di altezza, sono soprattutto uomini, rappresentazioni di contadini, o forse ex minatori. Di spicco e di estremo fascino è il vecchio dai capelli bianchi, le cui rughe vengono scavate dalle fessure della roccia con maggiore realismo di quanto si possa immaginare. Fessure che segnano il tempo e la fatica. Nel 2007 la ex cava è stata teatro di una vera e propria performance artistica e sportiva: mentre Nebiolo completava il suo lavoro il maestro dell’arrampicata Maurizio Manolo Zanolla scalava la parete. La provincia di Savona ospita un originale esempio di riqualificazione paesaggistica e dimostra che il mondo dell’arte e quello dello sport possono trovare un punto d’incontro.

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ARTE

6 Cap. VI ''Il vaso prezioso, l'orante, le nostre radici''

5 Cap. V ''La Chiesa Madre, la casa del Signore, il Tempio''

B

9 Cap. IX ''Testa con spine, camminare a piedi, testimoni di verità''

CECCOBELLI E L’ARTE TRA IL TRASCENDENTE E IL TERRENO a cura della Redazione

runo Ceccobelli in dialogo con Benedetto XVI. Non accadeva da anni che un artista aprisse un dialogo diretto con un Papa: si pensi alla celebre amicizia che ha unito per lungo tempo il grande scultore Giacomo Manzù al ‘Papa buono’ Giovanni XXIII, o alla particolare accoglienza delle arti praticata nella seconda metà del ‘900 dal beato Paolo VI. Tuttavia, oggi, in occasione del novantesimo compleanno di Joseph Ratzinger, Bruno Ceccobelli, artista di fama internazionale celebre per essere stato uno dei massimi rappresentanti della “Nuova scuola romana” e per aver esposto le sue opere in tutto il mondo da New York a Madrid, ha desiderato omaggiare il Papa Emerito, con Dieci Tavole che donano forma alla parola di Ratzinger e che si presentano come perfette icone contemporanee. “Leggendo i suoi

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7 Cap. VII ''La porta verso l'Infinito, la ferita, operò nel cuore''

discorsi sull’Estetica Cristiana sono rimasto colpito profondamente e stimolato dall’atmosfera fuori dal tempo”, dichiara Ceccobelli. “Sono ritornato – prosegue – alle dialettiche cinquecentesche con i Papi colti aristocratici che, con la loro fede sapiente incarnavano la forte cultura greco-latina. Ho sentito nelle sue metafore la sfida del ‘verbo’ alla materia. Per questo ho voluto essere artefice-manovale della transustanziazione evocata dal Suo pensiero luminoso”. L’artista, nato a Montecastello di Vibio nel 1952, e operante a Todi, ha accettato di prendere parte al progetto edito da Fabrizio Fabbri Editore e Ars Illuminandi, “Benedetto XVI. L’Arte è una porta verso l’infinito. Teologia Estetica per un Nuovo Rinascimento”, curato da monsignor Jean Marie Gervais, membro della Penitenzieria Apostolica e dal vaticanista Alessandro Notarnicola, impreziosendolo


1 Cap. I ''Faccia a faccia con Dio, la sorgente prima e ultima''

10 Cap. X ''Le due trombe, il raggio ardente e il volto di luce di Cristo''

2 Cap. II ''Opere Buone, l'agire umano, la bellezzaz di Maria''

4 Cap. IV ''La Luce dalla luce, le cattedrali gotiche''

3 Cap. III ''La città dell'uomo a immagine della città di Dio, città dal volto umano''

8 Cap. VIII ''Al di là di ogni barriera e convinzioni, il Buon Padre sopra al cielo stellato''

Per il suo novantesimo compleanno l’artista umbro dona a Papa Ratzinger dieci opere che danno forma alla sua parola e si presentano come perfette icone contemporanee con la sua arte e grazie alla sua parola dal momento che ogni Tavola non solo si frappone tra i dieci interventi sulla via pulchritudinis di Papa Benedetto XVI ma è arricchita da una didascalia composta da egli stesso. “Bruno Ceccobelli reinterpreta ciascun discorso e messaggio del Cardinale e del Papa Ratzinger in una sintesi artistica in chiave simbolica, così realizzando Dieci Tavole come unica opera”, dichiara il professor

Mariano Apa a cui è affidato il compito di commentare l’‘incontro’ tra il Papa e l’artista.Perugino di nascita e romano di formazione, Ceccobelli è un alchimista contemporaneo di materie, simboli e spiritualità, che con la sua arte ha toccato l’anima dell’arte dagli Anni ‘70 e che oggi torna a immergersi nel dialogo tra uomo e Dio in cui solo l’arte può inoltrarsi. “Ogni volta che un artista dà vita a un’immagine, essa ci rappresenta ed è una sorta di radiografia fatta a mano che ci fa visionare il nostro stato presente, dell’anima e mentale”, commenta Ceccobelli spiegando la relazione che l’arte crea tra il trascendente e il terreno. “La mia poetica nell’arte è quella di ricercare la ‘Grazia’ che per me è la ‘Bellezza’ e la bellezza è l’armonia. Per intenderci, quella filocalia (amore della bellezza) di certi canoni estetici e morali e quindi religiosi e filosofici, ma anche metafisici”, conclude.

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ARTE

S

A Fermo Cristo nasce ogni notte di Carlo Trecciola

enza la mirabile intuizione di Roberto Longhi probabilmente le Marche avrebbero perso un’importantissima occasione per affermarsi definitivamente come lo “scrigno d’incubazione” del barocco. Nel 1927 infatti il grande storico dell’arte Longhi riconosce al dipinto “L’Adorazione dei Pastori”, collocato nella Cappella Costantini della Chiesa di San Filippo Neri a Fermo, l’indubbia paternità di uno dei mostri sacri della pittura: Pietro Paolo Rubens. Solo nel 1954 la sua perspicacia venne confermata da Francesco Maranesi, quando ritrovò nell’Archivio arcivescovile di Fermo alcuni documenti contrattuali nei quali viene confermata la commissione di un’opera al pittore fiammingo, che per la somma di “dugento scudi”, in soli tre mesi (da marzo a maggio 1608), compose una delle sue opere più complete, che venne in seguito ribatezzata dallo stesso Longhi “La Notte di Rubens a Fermo”, per la buia e orfana condizione in cui per tanti anni si è cercato il vero e misterioso nome dell’ artefice della grande tela. L’allora Rettore della Congregazione dell’Oratorio dei Filippini di Roma, padre Flaminio Ricci, scrive il 31 maggio 1608 al confratello di Fermo Francesco Francellucci prima di spedire l’opera nella Marca: “Di questa settimana ho condotto due miei amici intelligenti di pittura a vedere il quadro ormai compito. Uno è un religioso laico e valente pittor chiamato P. Blasio de’ Padri Theatini di Monte Cavallo. L’altro è il Sig. Giovan Battista Crivelli, gentil huomo romano. Ad ambedue è piaciuto molto, et mi hanno detto che il danaro è stato speso benissimo e darà gran soddisfazione”. Sir Pieter Paul Rubens, secondo Giuliano Briganti, può considerarsi l’archetipo del barocco e ci tengo a precisare, come già fece Bernard Berenson, che egli fu fiammingo solo per nascita, perché l’anima e la

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“L’Adorazione dei Pastori” di Rubens ha contribuito a definire le Marche lo “scrigno d’incubazione” del barocco sua maniera di pitturare possono ascriversi senza dubbio alcuno nella storia dell’arte italiana, giacché tanti sono i tratti caratteristici che lo rendono affine e lo fanno aderire perfettamente allo sviluppo pittorico che si era avviato esclusivamente in Italia col Rinascimento e che compiva ora uno dei suoi più importanti giri di boa. Nel 1600 il nostro Pietro Paolo partì da Anversa alla volta del Bel Paese, in un viaggio/soggiorno che durò circa otto anni e lo portò a scoprire ed ammirare la pittura veneta e i capolavori universali vaticani. Fu pittore ufficiale alla corte del Duca Gonzaga di Mantova perché si distinse da subito per le sue squisite e spiccate doti ritrattistiche. La sua tecnica è pervasa da un ritmo infinito, fastosa e carica di forza, con evidenti retaggi classicheggianti, che nonostante tutto non fermarono l’inevitabile anticipazione del puro barocco berniniano. Nel dipinto di Fermo, ora conservato presso la Pinacoteca Civica, è palese la maestosa grandiosità della vena artistica del Rubens: nella notte più santa di tutta lo storia del mondo alcuni pastori giungono con affettazione presso la capanna dove il Re dei Secoli ha preso le sembianze umane, venendo alla luce come un dolce infante, beato nel tranquillo sonno, sorvegliato dall’amorevole sguardo della Vergine e dalla presenza di San Giuseppe. Più che venire alla luce, letteralmente, nel quadro è la luce che viene dal Bambinello, dipanandosi delicatamente


nello spazio semi buio dell’ambiente circostante. È percettibile la sensazione del gradevole tepore sprigionato dal tono luministico del calore emanato dal piccolo Gesù, a cui fanno da corona un turbinio di angeli, sorreggendo un cartiglio con l’annuncio della nascita del Salvatore, come solenne tripudio dell’infinito ed eterno momento. Quest’opera fra tutte quelle del Rubens è l’unica felicemente matura, come dichiara il Longhi, l’unica che in un equilibrio

classicamente veneto anticipa la piena misura del Rubens come genio barocco, che scaturirà dopo il suo improvviso e forzato ritorno ad Anversa, per assistere la mamma nella malattia. Forse se Pietro Paolo fosse rimasto per sempre in Italia, come avrebbe desiderato, la storia dell’arte non sarebbe la stessa che conosciamo ora, data la voracità con cui assimilava i diversi stili, rielaborandoli poi alla sua personalissima maniera.

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ARTE

La tecnologia al servizio dell’arte di Giulio Siena

È Ara Pacis

Virtualizzazione David di Michelangelo

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ormai assodato. I direttori più lungimiranti e sensibili hanno compreso le alte potenzialità, in campo artistico, delle conquiste tecnologiche. Arricchire la conoscenza, potenziare l’offerta e stimolare un coinvolgimento più intimo con l’arte attraverso raffinate soluzioni digitali. Questo é il know-how che musei, gallerie e curatori di mostre tematiche stanno allestendo per teatralizzare la visita ed emozionare. Stupenda sarà quindi la sinergia tra gli intellettuali di impronta umanistica e gli sviluppatori dell’hi-tech. In questo contesto si sono aperte le installazioni combinanti tecnologie trasmissive e riflessive per realizzare progetti di videoinstallazioni. Esplorare in una grande mostra multimediale la vita e le opere senza tempo di Van Gogh inscenando un ambiente totalizzante e penetrante è quel che successo l’autunno passato nella capitale. Armonizzare in un sistema unico la motion graphic multicanale, potenti suoni di qualità cinematografica e decine di proiettori ad alta definizione per disegnare immagini cosi nitide e vive da togliere il fiato. La teatralizzazione del percorso di visita ha rapito anche la mostra su Caravaggio; un approccio contemporaneo impiegando ancora un sofisticato sistema di multiproiezione di grandi dimensioni in alta definizione combinato con musiche e fragranze olfattive per allestire uno spazio fluttuante di puro godimento sensoriale.


Piattaforme di ultima generazione e sofisticate strumentazioni per alimentare la conoscenza e meravigliare lo spirito Van Gogh Alive

La sfida, oggi, è quella di offrire la possibilità di osservare e conoscere in profondità l’opera dei grandi, intraprendendo un viaggio di emozioni che possano incuriosire i più ostili e catturare, con approfondimenti, i più esigenti. Realtà virtuali, aumentate e mixate, percorsi di natura immersiva appunto, video mapping, sono tutti sistemi che puntano a codificare un linguaggio rivoluzionario costruito nel dialogo tra uomo-strumento al fine di realizzare una sorta di estensione fisica dell’immaginario creativo. Essere trascinati e proiettati in una nuova dimensione, quasi onirica, in cui lo stupore affascini l’intelletto. Parallelamente alla carica emotiva che nasce dalla spettacolarità di simili progetti, viaggia una precisa volontà divulgativa, in cui l’impiego delle soluzioni grafiche guidano lo spettatore alla scoperta dei processi creativi. Animazioni 3D, ologrammi, applicazioni esplorabili anche con i più comuni smartphone e tablet, scuotono sentimenti ed empatie che democratizzano l’arte ed instaurano un’interazione tra uomo e digitale con il nobile fine di potenziare il valore dell’esperienza sensoriale.

Vedere oltre la realtà, questa la missione della sorprendente realtà aumentata che il Museo dell’Ara Pacis in accordo con samsung ha ideato per la visita alla scoperta della policromia perduta e la ricomposizione di bassorilievi che animavano l’opera. Anche l’eccellenza informatica Microsoft ha scelto la realtà mixata per l’inaugurazione della nuova sede a Milano. Una virtualizzazione realizzata dallo studio degli architetti e designer EssentialArk di Perugia in cui attraverso i sofisticati occhiali hololens é stato “trasportato” nel capoluogo lombardo il David di piazzale Michelangelo in tutta la sua potente tridimensionalità e fedelissima matericità. Che ci piaccia o meno, siamo figli del nostro tempo e siamo chiamati a dare immagine e sensibilità alla cultura di oggi; senza l’ossigeno del rinnovamento si rischia l’asfissia. Occorre, quindi, continuare a respirare il tempo consapevoli che ciò che un tempo era sorprendentemente moderno e finanche imbarazzante oggi è tradizione. Nutrire l’anima di emozioni è l’ambizione vincente dei visionari. Il futuro è già qui.

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ARCHITETTURA

Villa Pisani, la facciata posteriore, vista del parco

Villa Pisani, serenissimo gioiello del Brenta di Caterina Chiarcos

V

illa Pisani, a Strà, è l’indiscussa regina adagiata nel verde paesaggio del naviglio del Brenta, su cui fanno capolino le ville dedicate alle villeggiature delle famiglie del patriziato veneziano in fuga dalla calura della città nei mesi estivi. I Pisani, proprietari anche dell’imponente palazzo omonimo in Campo Santo Stefano a Venezia (oggi Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello”), erano tra le famiglie più facoltose ed importanti della Serenissima, ambasciatori presso le più importanti corti europee, raffinati e colti, protettori di artisti e compositori tra cui il Tiepolo e Baldassarre Galuppi. Iniziarono a costruire la dimora delle loro villeggiature proprio

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dal giardino, su progetto dell’architetto padovano Girolamo Frigimelica de’ Roberti, ideatore anche del celebre labirinto che custodisce la torretta da cui ammirare il complicato intrico di muri di siepe e delle scuderie che fanno da fondale al parterre del giardino alla francese. L’uso delle prospettive richiama lo stile dei giardini reali francesi di Versaille, di gran moda nel Settecento, senza rinunciare alla tradizione veneta dei giardino privato cinto da mura che circondano gli undici ettari di parco, su cui si aprono cancellate e finestre da cui ammirare la vista del Brenta durante le passeggiate lungo il perimetro. Su di una collinetta artificiale adibita a ghiacciaia, sorge la curiosa Coffee House, dove i padroni di casa e i loro ospiti


Labirinto

erano soliti bere cioccolata e caffè, esotiche bevande alla moda a Venezia nel Settecento e di cui le classi altolocate facevano uso in quantità ben superiore al tè. La fine della Repubblica e i debiti di gioco portarono i Pisani a vendere la villa a Napoleone nel 1807, che apportò le prime modifiche: secondo il gusto romantico fu aggiunto un boschetto all’inglese, e gli orti ornamentali tipici del giardino italiano diventarono orangerie. Alla caduta di Bonaparte la villa divenne di proprietà della famiglia reale asburgica, in particolare fu il luogo di villeggiatura prediletto dall’Imperatrice d’Austria Marianna Carolina, che ordinò l’aggiunta di alberi imponenti e di serre per le piante esotiche e tropicali. L’aspetto

L’indiscussa regina adagiata nel verde paesaggio, oggi adibita a museo, custodisce al suo interno un giardino all’italiana, un labirinto e una grande vasca d’acqua in cui si specchiano la villa e le statue circostanti

del parco così come lo ammiriamo oggi, è dovuto agli interventi dell’inizio del secolo scorso, che comportarono l’aggiunta delle lunghe siepi di bosso e la grande vasca d’acqua in cui si specchiano la villa e le statue che circondano la vasca. La villa è adibita a museo fin dall’ultimo ventennio dell’Ottocento, ma è ancora pervasa da un’atmosfera festosa, ricordo di passate cene ufficiali, balli e partite a carte, mentre i sentieri del suo giardino riportano il sommesso chiacchiericcio di passeggiate al tramonto e le risate di chi si è perso giocando nel labirinto. Il suo spirito ammicca nelle commedie sulla Villeggiatura di Carlo Goldoni: “Chi mi assicura, che non vengano truppe d’amici? In campagna si suol tenere tavola aperta. Convien essere preparati!”

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ARCHITETTURA

Ph. Luciano Romano

Da Raffaello fino a Tiziano, dalla collezione d’Avalos a Andy Warhol, passando per le opere provenienti dalle chiese di Napoli

Capodimonte

Museo Nazionale Capodimonte tra mostre ed eventi culturali

F

di Italo Profice

u il re Carlo di Borbone ad iniziare la costruzione della Reggia di Capodimonte all’interno del quale istituì il Museo Nazionale omonimo. Con il desiderio di dare una degna cornice alle opere ereditate dalla madre, Elisabetta Farnese, vi installò le prime opere già a partire dal 1758. L’inaugurazione ufficiale del museo avvenne un paio di secoli dopo, nel 1957. Prevalentemente esibisce pitture esposte nelle due principali gallerie, la Farnese e la Napoletana. Mentre la prima ospita opere di artisti del calibro di Raffaello, il Parmigianino, Tiziano, nella seconda ci sono riunite le opere provenienti da tutte le chiese di Napoli e dei suoi dintorni. Il Museo si estende su tre piani, mentre al piano terra – che comprende anche il seminterrato –, vi sono aule didattiche. A questi va aggiunto anche il piano

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ammezzato in cui ci sono il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, le esposizioni dell’Ottocento privato e dei manifesti Mele. Il primo piano si divide nella Galleria Farnese e nell’Appartamento reale. Le sale sono oltre sessanta, divise a metà tra i due ambienti. La Galleria Farnese costituisce il nucleo fondante e più importante del museo e si sviluppò grazie alle acquisizioni di attenti collezionisti e sapienti mecenati della famiglia Farnese. L’Appartamento reale nacque come museo ma con il tempo divenne una delle residenze dei sovrani borbonici prima e francesi poi, senza dimenticare la famiglia dei duchi d’Aosta. Al secondo piano ci sono la Galleria Napoletana, la collezione d’Avalos mentre al terzo ci sono la Galleria dell’Ottocento e la galleria fotografica. La sezione d’Arte Contemporanea è divisa tra il 2° e il


Ph. L.R. Capodimonte, Salone delle Feste

Ph. L.R.

e non ultimo storici. La galleria fotografica ritrae personaggi della cultura napoletana tra il 1968 e il 1988 e sono opera di Mimmo Jodice, un celebre fotografo napoletano. Il museo si presta anche ad eventi temporanei: la più importante del momento è l’esposizione di Parade, l’opera più grande di

Capodimonte, Salottino di Porcellana

3°, piano in cui si trova anche il Vesuvius di Andy Warhol. La Galleria Napoletana è composta da opere comprese in un periodo che va dal XIII° al XVIII° secolo. La maggioranza sono dipinti ma troviamo anche sculture e arazzi realizzati principalmente da artisti partenopei e non, che comunque partecipavano al fermento culturale della città. La collezione d’Avalos, dal principe che se ne preoccupò, ha la maggior parte delle opere che sono nature morte ma anche temi storici, mitologici e letterari. La Galleria dell’Ottocento espone opere di artisti non solo napoletani ma che rappresentano diverse zone dello stivale nel periodo storico che segue l’Unità d’Italia. Ne consegue una rappresentazione abbastanza completa del linguaggio figurativo illustrando aspetti sociali, culturali, naturalistici

Pablo Picasso, conservata al Centre George Pompidou di Parigi ed esposta raramente viste le sue grandi dimensioni (17m x 10m). La mostra aperta dall’8 aprile al 10 luglio è l’appuntamento inaugurale dell’iniziativa Picasso-Mediterraneo del Musée national Picasso-Paris che celebra il centenario del viaggio in Italia compiuto, tra marzo e aprile del 1917, dall’artista stesso insieme al poeta Jean Cocteau per lavorare con i Balletti Russi a Parade, balletto andato in scena a Parigi a

maggio dello stesso anno, su soggetto dello stesso Cocteau e musica di Erik Satie. La mostra è a cura del direttore Sylvain Bellenger e di Luigi Gallo ed

è raccontata anche nell’app gratuita e disponibile per dispositivi iOS e Android. Da sottolineare

anche come il museo riservi attenzione ai non vedenti tramite i percorsi Capodimonte tra le mani e Gemito tra le mani, nell’ambito della rete Napoli tra le mani, realizzata in collaborazione con il Servizio di Ateneo per Attività di Studenti con Disabilità (SAAD) dell’Istituto Suor Orsola

Benincasa di Napoli.

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Ph. Rosario Lepore

ARCHITETTURA

La struttura è oggi uno dei poli culturali di riferimento tra arte e fotografia delle Alpi Occidentali con proposte di interesse su scala nazionale e internazionale

Il Forte di Bard: uno scrigno di cultura ai piedi delle Alpi

Il Forte di Bard incastonato nella roccia

undici anni dalla sua apertura il Forte di Bard, imponente struttura che sovrasta l’omonimo borgo di Bard (Aosta), comune di 140 persone attraversato dalla Via Francigena a pochi chilometri del confine piemontese, si è affermato come uno dei poli culturali di riferimento delle Alpi Occidentali. Completamente riedificato nel corso del XIX secolo da Casa Savoia in seguito alla distruzione delle truppe napoleoniche nel 1800, l’attuale riedificazione fu affidata a Francesco Antonio Oliviero, ingegnere militare che già aveva lavorato ai forti piemontesi di Exilles e dell’Esseillon. Dopo circa 90 anni dalla sua ricostruzione, nei quali il Forte assunse la funzione di carcere

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Ph. Twice25

A

di Francesca Pollicini

La via di accesso


Ph. Filippo Forchino Il cortile interno

Ingresso

Ph. Twice25

militare e di polveriera dell’Esercito italiano, nel 1975 fu dismesso dal demanio militare e nel 1990, acquistato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, che dopo un accurato restauro lo ha destinato a sede del Museo delle Alpi. Nei suoi 14.467 metri quadrati di superficie, si articolano 283 locali su 106 metri di dislivello, raggiungibili con 806 gradini, è possibile scoprire gli aspetti geologici, naturalistici, geografici, storici, antropologici delle Alpi. Ma il Museo delle Alpi non occupa tutti i 3.600 metri quadri destinati ad aeree espositive. Agli appassionati di arte non saranno sicuramente sfuggite le proposte di grande interesse su scala nazionale e internazionale che il Forte ha offerto nei suoi primi anni di apertura, conquistando la fiducia sia del grande pubblico che degli esperti. Joan Miró, Marc Chagall, Pablo Picasso, Kandinsky, Rubens, Brueghel, Rembrandt, Canaletto, Tiziano, Alberto Giacometti, Sebastião Salgado, sono solo alcuni dei protagonisti che hanno animato il Forte con le loro opere in questi primi undici anni di attività, raggiungendo nel 2016 un record di presenze. Per gli amanti della fotografia che si troveranno in Valle d’Aosta nei prossimi mesi, il Forte offre due appuntamenti imperdibili: sino al prossimo 4 giugno si potranno ammirare, in anteprima esclusiva per l’Italia, le immagini premiate alla 52esima edizione della mostra Wildlife Photographer of the Year, promossa dal Natural History Museum di Londra e, fino al 1 maggio, ci si potrà immergere nella Parigi del Novecento grazie agli scatti di uno dei fotografi più importanti del XX secolo, Robert Doisneau, padre fondatore assieme a Henry Cartier-Bresson del fotogiornalismo di strada.

Ph. Filippo Forchino

Ph. Crivellari Giulio Vista dall’alto

Corpo centrale

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Ph. Vittorio Giannella

ARCHITETTURA

Lecce, Basilica di Santa Croce

LA BASILICA DI SANTA CROCE: SIMBOLO DEL BAROCCO SALENTINO

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di Mariangela Serio

a Basilica di Santa Croce, simbolo del barocco salentino, stupisce ogni visitatore presentandosi all’improvviso a pochi metri dalla piazza principale di Lecce. Essa, in tutta la sua sfarzosità, rappresenta un unicum rispetto agli altri monumenti coevi presenti in città per la cascata decorativa della facciata e per la fantasia ornamentale. I suoi natali sono stati travagliati. I lavori, iniziati nel 1353, si interruppero quasi subito a causa della morte del suo mecenate, Gualtiero Di Brienne, per poi riprendere

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A Lecce, nella piazza principale di Sant’Oronzo si trova la sfarzosa Chiesa tra decorazioni, storie e misteri


Light Shape #grafox

Designer: Daniele Buschi

Il Re Dorato #sambuco


Ph. Nunzio Pacella Lecce, Basilica di Santa Croce

nel 1549 ad opera dei più importanti architetti salentini dell’epoca: Gabriele Riccardi, Giuseppe Zimbalo e Cesare Penna. La Chiesa, terminata nel 1699, porta su di sé i segni del passaggio di questo lungo lasso di tempo. Basti osservare la facciata principale, un organismo plastico complesso, che presenta elementi tipici del Rinascimento Cinquecentesco ed esuberanti fantasie barocche, il tutto in un armonioso complesso architettonico di grande prestigio. La facciata si distingue per la sua magnificenza. La parte alta è di Cesare Penna, quella più ricca di ornamenti, con una balconata tenuta su da figure come leoni, grifi, draghi e colonne. L’elemento di maggior pregio dell’ordine superiore è il raffinato rosone barocco, tra i più eleganti della storia dell’arte moderna. Il rosone, turbinio di foglie d’acanto e cerchi decorati finemente, esalta l’intero organismo architettonico, innalzandosi a simbolo del Barocco leccese. Ai suoi lati ci sono due colonne corinzie che separano la zona centrale da quelle laterali in cui due nicchie ospitano le statue di San Benedetto e Papa Celestino V. Ai lati della facciata, invece, si ergono due statue femminili simboleggianti la Fede e la Fortezza. La facciata è

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chiusa nella parte alta dal timpano, con la croce al centro. Le trionfali decorazioni del frontale sono l’interpretazione figurativa e mai banale di elementi simbolici ben precisi come fiamme, leoni, pellicani, melograni, che si combinano in un disegno morbido capace di accostare immagini pagane e cristiane, alternate a fiori, animali, angeli, stemmi e le sfere con la croce. Aspetto che da sempre suscita curiosità, sono le cosiddette faccette di Santa Croce, ossia volti che fanno capolino dagli elementi ornamentali: il profilo di un uomo con un grosso nasone immediatamente a sinistra e a destra del rosone centrale; con barba e baffi è invece una seconda figura, collocata davanti al leone che regge il cartiglio. Altri volti, in alcuni casi con tratti poco umani, si scoprono osservando con attenzione, e con la luce giusta, l’intricata decorazione. Chi sono questi personaggi? La risposta più attendibile è che siano proprio gli autori di questa splendida decorazione ad aver lasciato, così, la loro firma. Non ci sono prove inconfutabili, ma risulta plausibile che, consci della notorietà che questa costruzione avrebbe avuto, gli autori abbiano voluto firmare il loro capolavoro.


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ARCHITETTURA

IL MOLISE CHE SORPRENDE: LA CATTEDRALE DI TRIVENTO di Andrea Mastrangelo

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ell’intricato labirinto del centro storico, tra le viuzze di pietra bianca e la brezza fresca che avvolge l’intero abitato, spicca, sbucando all’improvviso, la magnificenza della Cattedrale di Trivento e della sua torre campanaria. Questo è da secoli immemori considerato un luogo sacro: sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea Diana (un’iscrizione di epoca romana nella cripta lo testimonia), agli albori del cristianesimo, l’edificio venne eretto in onore dei santi Nazario, Celso e Vittore anche se la prima data, incisa su una pietra all’ingresso della chiesa, indica il 1076 d.c. come l’anno zero della struttura cristiana. Nel corso del tempo, la cattedrale venne ristrutturata diverse volte fino alle ultime modifiche apportate negli anni Ottanta del Ventesimo secolo. Della chiesa originaria però si possono ancora ammirare il paramento murario e la porta sul lato sinistro della facciata mentre, entrando sulla sinistra, si trovano degli elementi costruttivi di alcuni pilastri che sono di epoca medioevale. Dal portale turistico della provincia di Campobasso leggiamo una puntigliosa descrizione: «La facciata neoclassica, costruita nel 1905, è divisa in due dalla trabeazione. Il portale presenta una particolare cornice e un timpano, incorniciato da tre paraste per lato. Nella parte superiore della facciata vi è un mosaico racchiuso in una cornice architettonica. […] A destra della facciata vi è la torre campanaria in pietra locale, che si eleva per ben quattro piani. La pianta della chiesa è a tre navate, divisa da archi

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a tutto sesto, che montano su pilastri con paraste e capitelli corinzi. Le decorazioni plastiche in stucco della navata centrale si possono ammirare anche nelle volte delle navate laterali e nella cupola. L’altare maggiore, datato al 1743, è in marmo e presenta delle piccole sculture sul tabernacolo e nelle parti


Sorta a partire dal 1076 d.C., la chiesa cristiana presenta elementi appartenenti a più epoche: si va dal periodo medioevale fino ad arrivare al neoclassicismo laterali; le pareti del presbiterio sono adornate con tre tele e con un coro ligneo settecentesco, realizzato da una sapiente bottega locale. Di notevole pregio è la Sacra Famiglia in terracotta della scultrice Amalia Dupré, come l’organo settecentesco, sul cui parapetto sono raffigurati dei

putti che suonano i vari strumenti». Un capitolo a parte merita la cripta, piccolo ma grande gioiello dell’architettura molisana. Questa è la base dell’intero edificio, il primo strato delle diverse costruzioni che si sono succedute nel tempo. «È divisa in sette piccole navate longitudinali e tre trasversali, con archi a tutto sesto e con volte a crociera sorrette da colonne (di cui alcune monolitiche) e pilastri, la navata principale termina con tre absidi. Molti dei materiali sono di reimpiego degli edifici del municipio romano di Trivento: si tratta di diversi capitelli, della suddetta iscrizione, di tratti di muratura in opera reticolata presenti sulla parete laterale ed infine di un’altra iscrizione a carattere funerario. Sull’altare vi è una lunetta in pietra, del XIII secolo, con bassorilievo raffigurante la Trinità, fiancheggiata da due angeli e due delfini». Trivento e la sua Cattedrale entrano di diritto tra le meraviglie di quel Molise sconosciuto ma sempre pronto a sorprendere.

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ARCHITETTURA

Favignana

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L’ex stabilimento Florio: la “Regina del mare” di Paola Faillace

e tonnare oggi sono come cattedrali deserte, le moderne tecniche di pesca e di allevamento dei tonni e le normative europee hanno svuotato queste strutture. Nelle tonnare siciliane e in quelle sarde, nei secoli le più floride e importanti del Mediterraneo, veniva realizzata la mattanza: una tecnica di pesca del tonno che ha origini antichissime. L’ultima mattanza in Sicilia si è svolta nella tonnara di Favignana nel 2007: l’ex stabilimento Florio, una tonnara di circa 32mila metri quadrati che si trova a Favignana un’isola delle Egadi in Sicilia. Lo stabilimento attualmente in disuso è stato trasformato in un museo dove sono conservate le reti, le ancore, le barche e le attrezzature per la lavorazione conserviera del tonno, ma soprattutto presenta la storia della famiglia Florio e della sua vita sull’isola. La tonnara caratterizzata da archi e soffitti altissimi, da quasi un senso di religiosità a un luogo di lavoro. Lo stabilimento venne creato

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da Giulio Drago che affittò la tonnara nel 1859, ma la sua attuale configurazione si deve a Ignazio Florio che fece restaurare a Damiani Almeyda l’intera struttura nel 1878. In quegli anni Favignana divenne l’isola dei Florio. La pesca con la tonnara fa parte della storia e della cultura del territorio siciliano con pratiche e riti che si tramandano da secoli. I Fenici, gli Arabi e anche Omero descriveva della pratiche che sono estremamente simili a quelle pervenute fino a noi. Il rais, a poppa della barca, prega Dio e i santi perché il mare sia generoso, i tonni in trappola sono spinti fino alla camera della morte, inizia la mattanza, i tonnaroti arpionano e trascinano a bordo i grandi pesci, il mare si tinge di rosso. È una messa in scena grandiosa, di barche, di reti, di argani, centinaia di uomini in movimento, voci, canti, incrociarsi di aste e bastoni, acqua tinta di sangue con la luce abbagliante che si riflette tra le onde del mare. La mattanza sembrerebbe una soluzione cruenta


Ex Stabilimento Florio

Una delle più importanti e antiche tonnare d’Europa situata sull’isola di Favignana oggi è trasformata in un museo della pesca

Mattanza

Tonnara Florio

Una incisione sulla mattanza

eppure è la forma di pesca più ecosostenibile. Serena Maso, campaigner mare di Greenpeace Italia in un’intervista afferma: «La morte del tonno è molto più rapida di quanto possa sembrare. È un sistema selettivo, vengono uccisi solo gli esemplari che hanno raggiunto la maturità sessuale e non vengono toccate le specie di altro tipo». Se si rispettano le quote stabilite dal ministero, i piani di gestione e le indicazioni che arrivano a livello europeo è un sistema sostenibile.

Giuseppe Pagoto sindaco di Favignana e presidente dell’Area marina protetta delle Isole Egadi e Nino Castiglione, attuale imprenditore proprietario della tonnara insistono affinchè oltre al ruolo di museo torni alla sua funzione originaria. Quest’anno verrà realizzata una pesca «finta», nella speranza che le attività riprendano in futuro. I Castiglione nel 1985, dopo i Florio e i Parodi, subentrarono nella gestione della tonnara di Favignana, nota come la «Regina del mare» essendo la più produttiva d’Europa.

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ARCHITETTURA

Verdi identità in rete di Giovanna Ramaccini

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uando, a partire dalla sua nona stagione, la serie televisiva Don Matteo è stata ambientata a Spoleto, la scelta ha prodotto uno straordinario effetto sulla promozione del patrimonio storico-architettonico e ambientale della città: i settantasei secondi dedicati alla sigla attraversano le aree urbane in cui si svolgono le vicende principali, soffermandosi in modo particolare su quelle più prossime alla piazza del Duomo offrendo inquadrature inedite. A questo proposito è interessante notare come le diverse riprese e angolazioni rivolte alla cattedrale ne rilevino ogni volta la stretta relazione con la natura circostante. Un aspetto, questo, che riconduce al rapporto tra spazio sacro e spazio verde considerato centrale, durante il Ventennio, nella comunicazione dell’immagine di Spoleto, interpretata come centro religioso e naturale grazie alla presenza del Monteluco, allo stesso tempo luogo della predicazione francescana e risorsa boschiva. Declinato nelle sue varie funzioni e accezioni, il verde abbraccia la cattedrale rispecchiando gli aspetti morfologici, storici e sociali della città. Cominciando dal verde incontaminato rappresentato dai cinquecento metri in pendenza del colle Sant’Elia, esso si abbassa gradualmente di quota diventando prima privato e pianeggiante, in corrispondenza del giardino pensile di casa

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Menotti, per poi configurarsi come giardino pubblico, progettato e disegnato, nell’area di piazza della Signoria. Un graduale passaggio che dal versante orientale scende a valle, rispondendo in maniera organica alle necessità della collettività in termini di qualità urbana, di spazi per il benessere e per il tempo libero. L’articolazione non sfugge all’architetto Kenzo Tange che alla fine degli anni Ottanta, chiamato da Tokyo insieme alla sua équipe per l’ideazione della prima proposta progettuale di mobilità alternativa dedicata al centro storico di Spoleto, nel rappresentare il tratto interrato che avrebbe coinvolto l’area del Duomo (poi realizzato e


Ph. Giacomo Ramaccini Ph. G. R.

completato, su diverso studio, nel 2010), disegna una sezione che muovendo da piazza della Signoria, risale le scale che costeggiano la chiesa della Manna d’Oro, taglia la piazza del Duomo e attraversa il colle fino a raggiungere la Rocca, inquadrando la cattedrale al centro del complesso del verde. L’analisi, la rappresentazione e l’interpretazione dell’esistente, frutto dell’integrazione tra spazio costruito e spazio naturale, guidano il progetto dello studio giapponese all’interno di un sistema in grado di accogliere la contemporaneità, ridefinendo e potenziando lo spazio pubblico nel rispetto della cultura e dell’identità della città, componente dinamica del rapporto tra uomo e ambiente.

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ARCHEOLOGIA

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Il mondo etrusco in mostra a Ferrara di Elena Brozzetti

ella storica cornice di Palazzo Costabile a Ferrara è ospitato il Museo Archeologico Nazionale. Di considerevole importanza storica, dovuta in parte anche al prestigioso edificio dove esso risiede, un tempo appartenuto alla famiglia Sforza (in particolare modo al duca Ludovico Maria Sforza, detto il Moro), la galleria ospita l’immensa collezione di reperti archeologici della cultura etrusca provenienti dalla città di Spina. La città fu una dei più rilevanti centri portuali etruschi, eretta alla fine del VI secolo a.C nella zona della valle trebbiatura vicino Comacchio. Affacciata sul mar Adriatico e limitrofa al delta del fiume Po, Spina divenne famosa in epoca etrusca soprattutto per la sua posizione geografica, come centro di

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Sala del tesoro

Giardino


Cortile

Il museo archeologico nazionale custodisce la più importante collezione etrusca del VI secolo a.C. scambio e comunicazione (fluviale, marittima e terrestre) con le altre culture limitrofe, soprattutto con il mondo greco e attico. Fiorente fino al IV secolo a.C. venne poi espugnato dalle tribù galliche e ridotta ad un misero villaggio di artigiani. Solo nel 1922 si tornò a parlare della città quando, durante alcuni lavori di bonifica della valle, vennero scoperti i primi reperti storici, da subito attribuiti alla necropoli della città etrusca: vennero alla luce 1213 tombe etrusche, alle quali se ne aggiunsero altre 3000 circa, emerse durante altre innumerevoli campagne di scavo tra il 1962 e il 1965. Il museo vanta oggi un patrimonio archeologico di circa 4000 tombe, accompagnate da numerosissimi reperti archeologici, quali vasi di terracotta (raffiguranti scene di vita quotidiana, d’acconto mitologici o legati alla guerra di Troia), piatti, ciotole

ma anche oggetti di grandissima bellezza come i diademi in oro e le laboriose quanto sopraffini suppellettili in bronzo. L’esposizione è organizzata secondo un ordine cronologico, ordinata in diverse quattro sale, a secondo del contesto degli oggetti esposti e della loro importanza. Le più suggestive? La sala degli ori, nella quale sono presenti centinaia di gioielli in oro, ambra e pasta vitreo di inestimabile valore archeologico, e lo storico salone delle carte geografiche, le cui pareti, nel 1935 vennero affrescate con antiche mappe di tutto il territorio del delta del Po e delle valli di Comacchio. In ogni luogo il visitatore è invitato a seguire un percorso prestabilito multisensoriale, con musiche dell’epoca e immagini proiettate nella sala altamente evocative. Maestoso e suggestivo è anche il giardino interno a palazzo Costabile. Lontano dalla tradizione etrusca ma non meno affascinante, con arbusti di rara bellezza, un labirinto centrale sempre verde e fiori di pregiata qualità. Un luogo etereo e di meravigliosa bellezza, nel quale immergersi a pieno con la natura che vi è intorno. Per maggiori informazioni, orari e vendita biglietti, consultare il sito: www.archeoferrara.beniculturali.it

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ARCHEOLOGIA

Nelle colline circostanti Cagliari, in un’ampia distesa, è stata recuperata un’immensa testimonianza archeologica

Nell’isola sarda si trova la necropoli di Tuvixeddu, la più estesa del Mediterraneo

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di Anna Paolo Olita

a necropoli fenicio-punica di Tuvixeddu è la più estesa del Mediterraneo, la più grande necropoli esistente. È Situata sul colle omonimo, luogo suggestivo e panoramico di Cagliari, incorniciato da alti cespi di rosmarino fiorito, tipici della vegetazione mediterranea. I numerosi anni di incuria, cementifici e speculazioni hanno ridotto Tuvixeddu ad una discarica. Alcuni “palazzinari”

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hanno devastato parte del colle per edificare a ridosso delle tombe. Finalmente i sardi, si sono resi conto dell’importanza di preservare questo immenso e inestimabile tesoro con ogni mezzo e a qualsiasi costo. Il sito adesso è valorizzato anche se parzialmente, in quanto ci sono ancora contenziosi tra regione, comune e privati. Si possono ammirare le rocce di tufo friabile, scavate per la sepoltura degli abitanti della terra sarda, i piccoli pozzetti


squadrati e l’incantevole paesaggio con vista mozzafiato sulla laguna di Santa Gilla. Oltre alle visite diurne tenute da guide certificate, vengono organizzate, da esperti speleologi, fantastiche visite in notturna che sono incredibilmente emozionanti. La Necropoli è particolarmente vasta, più grande di Cartagine ma meno nota, probabilmente per poca attenzione, negli anni, da parte degli amministratori, che hanno trascurato questa immensa testimonianza archeologica. Tuvixeddu ha un’estensione di circa 40 ettari. Il termine Tuvu significa foro, cavità e Tuvixeddu: piccolo foro. Vi sono state ritrovate 1500 sepolture. I Fenici si stanziarono in massa; si pensa ci fossero intorno ai 15.000 individui. Essi trovarono grande sintonia con i nostri nuragici. La necropoli è stata danneggiata inizialmente dall’intervento dei romani. Nel ‘900 la Italcementi di Bergamo, è stata autorizzata ad espropriare la cava per 70 anni e per questo motivo molte tombe sono state fatte saltare con le mine. La tomba dell’Ureo e la tomba del Combattente, decorate con palme

e maschere, sono ancora ben conservate. Sono state ritrovate tracce di continuità di utilizzo di questa vasta area sin dalla preistoria. Diversi reperti, che sono stati rinvenuti, possono essere ammirati al Museo Archeologico di Cagliari. Le sepolture venivano scavate sino a 11 metri di profondità a seconda dell’importanza terrena del defunto: più era di rilievo è più si scavava a fondo, in quanto era maggiore l’area che avrebbe dovuto proteggere dal regno dei morti. Per ammirare il paesaggio dall’alto, si può beneficiare di una struttura sopraelevata ancora chiusa e in attesa di destinazione certa; forse verrà adibita a punto ristoro e vendita articoli a tema. Sulla sommità vi è villa Mulas, un tempo visitabile, ora pericolante e pertanto, per questioni di sicurezza, non avvicinabile. Tuvixeddu è un luogo magico in cui spicca il colore chiaro del caratteristico calcare che tanta luce conferisce alla città. Si ha l’impressione di entrare in un mondo a parte e si prova un senso di pace e serenità ogni volta che si visita il sito.

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BORGHI

Pentedattilo: il risveglio del paese fantasma

Ph. Giacomo Vadalà

di Mariagrazia Anastasio

S

cendendo nella provincia di Reggio Calabria, in fondo allo stivale, dove lo Ionio ed il Tirreno si toccano, non si immagina di trovare un luogo in cui storie di fantasmi, amori e lotte di potere tra famiglie nobili fanno da cornice ad un borghetto medievale. Arroccato lungo i fianchi del Monte Calvario il piccolo borgo prende il nome dalla morfologia pentadentata della montagna che si erge sulla sua cima. Le cinque ‘dita’ sono costituite da quella che è chiamata la “Roccia di Pentedattilo”, un conglomerato massiccio che poggia su un basamento di rocce metamorfiche. Dai primi anni 2000 si è iniziato a recuperare, riqualificare e rilanciare il piccolo abitato abbandonato grazie ad un’iniziativa condivisa da associazioni e istituzioni denominata “Parco Multitematico di Pentedattilo”. Obiettivo

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Il borgo rivive grazie a botteghe artigiane, manifestazioni culturali e festival internazionali raggiunto ed è subito meta di turisti ed escursionisti che vanno a visitarlo per unire al piacere della passeggiata in mezzo alla natura, con un panorama mozzafiato, la scoperta di antiche botteghe e mestieri artigiani e di attività didattiche e culturali. Il recupero è partito dalle vie d’accesso al borgo e dei percorsi interni, che consentono l’accessibilità completa del borgo, dalle case più a valle fino ai resti del castello più a monte. Passeggiando fra i ruderi degli edifici, non ancora recuperati, e gli immobili


Ph. F. L.

Ph. F. L.

Ph. A. S.

Ph. Alessandra Spina Ph. F. L.

Ph. Francesca Laganà

ristrutturati, destinati a bed & breakfast o ostelli, ci si può anche imbattere in qualche matrimonio celebrato nella chiesetta di S. Pietro e Paolo. Il suo pinnacolo ottagonale ricoperto da maioliche spicca in cima al borgo e invita i turisti ad una visita obbligata della piccola chiesa bizantina, ubicata al termine della faticosa salita. La mano del diavolo che abbraccia il paesino o le urla della strage del 16 aprile del 1686 nel Castello degli Alberti, che ancora riecheggiano nel borgo, sono le leggende che accompagnano i turisti tra i misteri sull’ abbandono del paesino. Per i meno sognatori è più semplice pensare che il potente terremoto del 1783 abbia inorridito la cittadinanza sopravvissuta alla devastazione e li abbia indotti a trasferirsi pian piano lontano dal centro storico, in quella che è l’attuale Melito Porto Salvo. L’esodo definitivo terminò negli anni ’60 a seguito di

episodi di dissesto idrogeologico che decretarono l’ abbandono definitivo delle abitazioni. Il paese è stato abitato fino a poco tempo fa solo da un uomo, un artista austriaco, ma continua ad essere sempre più vivo di attività culturali ed eventi che ne risvegliano la sua storia e la sua appartenenza all’ area grecanica. Ciò è reso possibile grazie ad un processo di sensibilizzazione e crescita culturale, supportato da giovani associazioni di volontari. Dal 2006 il Pentedattilo Film Festival ha portato nel borgo l’espressione artistica del cortometraggio, rendendolo ad oggi un evento di attrazione internazionale, che in dicembre attira giovani cineasti e affermati maestri del cinema. E se l’ inverno ha come protagonista il cinema, le estati sono ritmate da alcuni concerti del Paleariza, un festival musicale itinerante in varie piazze dei paesi dell’area grecanica.

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NATURA

La Scala dei Turchi

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di Paola Faillace

uesta scalinata fa parte di una tra le più famose spiagge siciliane, riconoscibile per il profilo unico della sua scogliera. Una bianchissima falesia situata lungo la Costablanca tra Realmonte e Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Queste falesie sono di marna, un minerale calcareo, argilloso di un bianco candido. Nel tempo il sole, il mare e il vento hanno scolpito questi scogli secondo regole proprie, formando terrazze, morbidi scalini naturali caratterizzati da sfumature candide che in contrapposizione al verde del resto del territorio, si fondono con l’azzurro del mare creando affascinanti accostamenti cromatici. Nonostante il riverbero del sole sia accecante nel periodo estivo, si può salire senza alcuna difficoltà

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su questi scogli per rilassarsi e godere della bellezza di questo paesaggio. La Scala dei turchi insieme alla Spiaggia dei Conigli di Lampedusa, Cala Rossa presso Favignana e la Riserva della Zingaro nel territorio del Trapanese, è tra i luoghi più rinomati dalla Sicilia e soprattutto tra quelli più facilmente riconoscibili per le caratteristiche della configurazione geologica del territorio. Spesso segnalata tra ‘i luoghi del cuore’ del Fai, Fondo Ambiente Italiano, questa bianca scogliera è stata protetta e valorizzata in questi ultimi anni attraverso opere di recupero del territorio con l’abbattimento di edifici abusivi costruiti a ridosso della scogliera. Il nome di questa scogliera è legato a una leggenda locale. Nel 500’, durante il periodo delle invasioni moresche, i turchi, anche conosciuti come pirati


In Sicilia si trova una scala molto particolare scavata nella roccia dal vento e dal mare saraceni ormeggiavano le loro navi nelle acque della Scala. Questa scogliera rappresentava infatti un ottimo approdo perché l’insenatura è riparata dai venti e dalle correnti. Da questo posto strategico i turchi si arrampicavano lungo le stratificazioni rocciose scalandole per depredare il territorio di Realmonte e Siculiana. Negli ultimi anni la Scala dei Turchi è diventato il secondo luogo più visitato nel territorio della provincia di Agrigento dopo la Valle dei Templi. Nell’agosto del 2007 è stata presentata all’UNESCO, da parte del Comune di Realmonte, una richiesta ufficiale affinché questo sito geologico, insieme alla Villa Aurea (di epoca romana), sia inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’organizzazione dell’ONU, perché possiede i requisiti indispensabili per tale valorizzazione. La fama di questa meravigliosa scogliera dalla configurazione unica è cresciuta anche grazie al successo dei romanzi di Andrea Camilleri con protagonista il Commissario Montalbano. Nonostante il paese di Vigata, in cui vive Montalbano, sia un’invenzione letteraria, questo paese immaginario siciliano è descritto nelle vicinanze di questi luoghi e vengono citati spesso le spiagge e i paesi della provincia di Agrigento.

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NATURA

La Cisterna di Bolognano di Sara Bernabeo

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ella provincia di Pescara, e più precisamente sul suolo del Parco Nazionale della Majella, sorge Bolognano, un comune di origine medievale di circa 1100 abitanti. Luogo di particolare interesse sia dal punto di vista naturalistico che storico, il territorio di Bolognano è noto soprattutto per una sua caratteristica peculiare: la presenza della cosiddetta “Cisterna di Bolognano”. Si tratta di una piscina scavata nella nuda roccia, una conca d’acqua leggermente rialzata rispetto al corso del fiume Orta, situata all’interno dell’omonima valle, che ne costituisce l’affascinante e selvaggio palcoscenico naturale. Per raggiungere la Cisterna, o per ammirarla dall’alto, bisogna addentrarsi nel paese: direttamente dalla piazza principale del borgo, alla sinistra della chiesa di Sant’Antonio Abate, prende avvio il sentiero che – dopo pochi minuti di cammino – si dirama in due direzioni, una che conduce ad un punto panoramico e l’altra che si dirige verso il fiume. Seguendo questa seconda strada, è possibile arrivare alla piscina naturale e immergersi nell’acqua o soffermarsi sulle sponde rocciose. Il cammino per giungere alla Cisterna non è difficoltoso, ma bisogna tener presente che è necessario guadare il fiume in due punti: questo permette di immergersi, letteralmente, nello spettacolo della vegetazione

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Un piccolo gioiello della natura nel cuore delle montagne abruzzesi

e della fauna locale, tra le rane stese al sole e le libellule colorate. Il sentiero per arrivare alla vista panoramica, invece, è molto agevole e adatto a tutti: dopo quindici minuti di cammino, si giunge ad un punto rialzato dal quale è possibile ammirare il paesaggio sottostante. La Cisterna, ad ogni modo, non è l’unica meta della Valle dell’Orta meritevole di una visita: tra gli altri luoghi di interesse, particolare rilievo rivestono la Grotta dei Piccioni, sito archeologico di notevole

importanza per i ritrovamenti di insediamenti umani databili a circa 6000 anni or sono, e la Grotta Scura, altro luogo di testimonianze di epoca preistorica. Tornando in paese dopo l’escursione, è piacevole trattenersi ancora un po’, per una passeggiata tra le antiche vie del borgo, per una visita alla Chiesa di Sant’Antonio Abate, o per un’occhiata alla “Casa Blu”, originale opera dell’artista contemporaneo Mario Bottinelli Montadon, dipinta nel 2002.

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GIRI DEL GUSTO

IELU DI SICILIA di Marilena Badolato

Trasparente delizia, splendida promessa di sole, di mare, di profumi e aromi

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iente, come i dolci, riesce a descrivere bene un territorio, cioè un paese e i suoi abitanti. Fatto di geografia dei luoghi, di lingua, di tradizioni, di cultura condivisa. I dolci infatti sono i più conservativi, legati come sono ai giorni di festa da ricordare e ricordarsi. Sapori che in molti casi riportano al passato, alle tradizioni familiari e di intere comunità, rassicuranti per il senso di appartenenza che sanno trasmettere e per la storia

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profonda che narrano. La storia antica questa volta è quella delle mandorle, della cannella, degli agrumi, solari limoni e arance di Sicilia, che regalano aroma oltre che gusto. Profumo di zagara e di mare portati dal vento. E che gli agrumi fossero frutti buoni e sani lo si capiva subito: avevano il colore del sole. Portati dagli Arabi, tanta strada avevano fatto quei benedetti agrumi, colorati dai raggi cocenti che in Sicilia non finiscono mai. E nell’XI secolo sempre gli Arabi avevano importato in Sicilia, direttamente


IELU (GELO) DI LIMONE Ingredienti: lt 1di acqua, g 250 di zucchero a zollette, g 80 di amido, 3 limoni verdelli. Preparazione: Strofinate i limoni, precedentemente ben lavati e asciugati, con le zollette di zucchero, fino ad assorbire completamente l’umore della scorza. Spremete ora i limoni e raccogliete il succo filtrato in una ciotola (conservate la scorza di un limone). Aggiungete l’acqua e con una frusta mescolate questo liquido con l’amido lentamente per non formare grumi, unite ora lo zucchero continuando a mescolare bene e passate quindi tutto al colino fine. Versate il composto ottenuto in una casseruola aggiungendo la scorza del limone affettata senza la parte bianca. Rimescolando continuamente con una spatola di legno, cuocete il gelo finché avrà raggiunto l’ebollizione (eliminate ora la scorza del limone). Versate in uno stampo inumidito, o in piccoli stampini multipli, e fate raffreddare in frigorifero per almeno 5-6 ore. Al momento di servire, sformate il gelo su un piatto di portata e decorate con foglie di limone e con frutta di stagione a piacere.

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dalla Spagna, anche la coltivazione della canna da zucchero, e con quel dolce succo estratto erano soliti preparare degli infusi a base di acqua, erbe e spezie. Poi li raffreddavano attraverso un processo endotermico provocato dall’aggiunta del sale nel ghiaccio, creando così i sorbetti, i primi rudimentali gelati. In Sicilia alcuni ritrovamenti testimoniano l’esistenza di ghiacciaie sull’Etna, le “grotte del gelo”, così chiamate per la presenza al loro interno di ghiaccio perenne, che erano ben conosciute e descritte dai numerosi viaggiatori che visitavano l’isola. Così scrive il viaggiatore e scienziato scozzese Patrick Brydone: “ L’Etna fornisce neve e ghiaccio non solo a tutta la Sicilia, ma anche a Malta e a gran parte dell’Italia, creando così un commercio molto considerevole” (da: A tour through Sicily and Malte, Londra, 1773). Grazie alle conoscenze scientifiche

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di una civiltà dove studio e magia alchemica erano in stretto legame già da millenni, si pensò di unire il dolce succo di quella canna appena importata dalla Spagna proprio qui in Sicilia, a quella magia del sole racchiuso nei limoni e nelle arance di giallo ancor più giallo colorate, a un pizzico di spezie, e a quel sale marino così abbondante unito alla neve perenne di quel sacro vulcano. Dai primi sorbetti al gelato al “gelo” il passo è breve. E così nasce “ielu”. Un dolce nuovo e straordinario, zucchero e acqua e succo della frutta appena addensato dall’amido del frumento. Trasparente delizia. Da lì, splendida promessa di territorio, di sole, di mare, di neve, di profumi e aromi, di studio e conoscenza. Da lì non s’è più mosso Magia alchemica. Dolce unico. Siciliano.



“È più dalle nostre opere che diffondiamo delle idee che non attraverso noi stessi.”

LA SOSTANZA DELLA FORMA Franco Albini Architetto

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