Rinascere n. 2/3 2019

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Rinascere Bimestrale - anno 21 - n° 2-3 marzo/giugno 2019

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n Licio Prati Per un futuro guidato dallo Spirito

n Roberta Masella Perché il Papa va dai mussulmani?

n Maria Grazia Fergnani Cosa dicono le nostre inchieste

n Pierluigi Grasselli Bene Comune e sviluppo sostenibile

n Paola De Gasperi I padri dell’Europa

n Carmen Ruggiero L’evoluzione di Castellammare

n Maria Esposito Un agire di gruppo verso i più giovani n Pier Giuseppe Accornero Una lettera per i giovani

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n Francesca Sacchi Lodispoto Il ricordo di Nando Peloso n Giovanna Hribal La democrazia maneggiare con cura


Rinascere N. 2-3 marzo/giugno 2019 n  EDITORIALE

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Per un futuro guidato dallo Spirito di Licio Prati n  MEDITAZIONE

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Dall’ascolto all’incontro di Licio Prati

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Scuola e giovani di Maria Esposito

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Riflessioni di un’insegnante di Mariella Bagnato Vigilante n  CHIESA NEL MONDO

Inchiesta di Gege Moffa e Maria Grazia Fergnani

Cristo vive di Pier Giuseppe Accornero

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Il ruolo della scuola dai gruppi romani

Sommario

Una città della Campania di Carmen Ruggiero

n  Movimento

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Il Papa dai mussulmani di Roberta Masella

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Parole e fatti

Giornata del migrante di Francesca Sacchi Lodispoto

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n  DOCUMENTI

Ferdinando Peloso di Francesca Sacchi Lodispoto

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Opinioni a confronto n  SOCIETÁ

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I Padri dell’Europa di Paola De Gasperi

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La città dell’uomo di Maria Esposito

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Bene Comune e sviluppo sostenibile di Pierluigi Grasselli n  CULTURA

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Mantova e Matteo Ricci di Daniela Borghi

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Democrazia di Giovanna Hribal n  Recensioni

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guidato dallo Spirito di Licio Prati anno appena terminato ha visto le persone di Rinascita impegnate nella volontà di dare il proprio contributo di cittadini, che sono e si dicono cristiani, al bene della società in cui vivono, memori dell’appello di Paolo a Tito posto a capo della chiesa di Creta: “coloro che credono in Cristo si sforzino di essere i primi nelle opere buone; ciò è bello e utile per gli uomini” (Tit 3,8). Alle nostre spalle le elezioni europee hanno aperto un cammino incerto, inedito ma certamente esigente che richiederà sicuramente un rinnovato assetto degli equilibri europei. Ancora prima la Pasqua di morte e risurrezione del Signore Gesù ha aperto un cammino spirituale esigente, ma preciso e gravido di buon futuro. Lo Spirito di Dio, dono del Risorto alla sua Chiesa testimonia dentro di noi che infallibile e affidabile è la parola di Gesù: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Ma è proprio lo Spirito della Pentecoste che rende ogni battezzato e tutta la Chiesa capaci di testimoniare questa luce nelle circostanze della vita e nelle strutture sociali anche le più complesse con il loro carico di vita o di morte. Rinascita Cristiana dopo un anno di approfondimento del vangelo di Giovanni sa bene chi vuole seguire e cerca di capire perché nel nostro tempo ci si fida facilmente di chi fa morire e non ci si fida di colui che dice: io sono la vita? Perché si ascolta volentieri chi non esita a ingannare e non si segue Colui che dice: Io sono la verità? Perché si cammina insieme al lupo e non si dà credito a Colui che dice: Io sono la via… Io sono il pastore? Come Rinascita siamo profondamente uniti ai nostri vescovi e al papa per vivere insieme la fede e la speranza. Tuttavia con il Piano di Lavoro del prossimo anno che metterà l’accento sul tema della fede che si gioca tra la pratica privata e la testimonian-

L’

Editoriale

Per un futuro

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za pubblica sarà necessario interrogarsi con onestà per vedere se la nostra fede in Cristo non sia un ombrello per ripararci dalle intemperie piuttosto che un libero volo portati dal soffio dello Spirito Santo. Quando si viaggia per mari burrascosi e per giorni e notti non si vedono né sole né stelle, ci si può perdere nell’abisso o schiantare su scogliere… a meno che ci sia – e venga presa in considerazione – una bussola. Nel buio di una storia drammatica, il veggente dell’Apocalisse, pur prigioniero a Patmos, ebbe visioni luminose: “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra… vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio pronta come una sposa per il suo sposo” (Ap 21,1-2). E Stefano, rende la sua testimonianza con sicurezza: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (At 7,55).

RINASCITA TRA PRESENTE E FUTURO

Editoriale

Il Convegno per responsabili e animatori 18-20 ottobre 2019

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Il Consiglio nazionale ha scelto per il prossimo anno di sottolineare come la fede non possa considerarsi solo un fatto privato ma abbia anche una dimensione pubblica per costruire il futuro. Il futuro infatti ci riguarda perché è parte integrante dell’esperienza cristiana. Al tema del futuro sono legati i temi della progettualità, dell’incontro tra generazioni, della ricerca della felicità, tutti di estrema attualità nel­ l’attuale situazione sociale che sembra circoscrivere la fede nell’ambito del privato se non della devozione magica. Tanti cristiani, anche con una grande fede personale, sembrano oggi aver dimenticato che la fede della chiesa esiste prima della fede personale e ne è l’origine. L’appartenenza è, quindi, una condizione essenziale alla crescita della persona: senza una comunità di fede non si appartiene a nessuno; senza un’appartenenza ad un territorio, ad un gruppo sociale si è sradicati dalla realtà; senza un’appartenenza ad una società civile diveniamo estranei al nostro essere cittadini. Per questo il Convegno di ottobre metterà a fuoco la nostra appartenenza al Movimento Rinascita Cristiana, un movimento di evangelizzazione, e la responsabilità che ne deriva. Oggi siamo a un momento di svolta tra presente e futuro ed è necessario l’impegno responsabile di tutti. Credere nel futuro ci spinge a superare difficoltà e scoraggiamento e a rinnovare la nostra capacità di annuncio e di immaginazione per un movimento realmente al servizio ella chiesa e della società. IL CONVEGNO É APERTO A TUTTI GLI ISCRITTI DI MRC


Meditazione

Dall’ascolto all’incontro: Giovanni 6,35-47

di Licio Prati

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ratti dal capitolo 6 di Giovanni i versetti 35-47 ci conducono all’essenza di ogni nostro incontro con la Parola di Dio: è incontro con Gesù, Verbo eterno del Padre: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete…». A Cafarnao Gesù moltiplica i pani. Il giorno dopo egli invita la folla che lo cerca a procurarsi «non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna» e che Gesù stesso darà. Tutto il discorso si sviluppa attorno alla ripetuta, categorica affermazione «Io sono il pane della vita, il pane disceso dal cielo». È uno di quei discorsi davanti ai quali non si può restare indifferenti. Difatti, l’uditorio si spacca in due: molti «si tirarono indietro e non andavano più con lui» annota Giovanni (6,66). Ma i dodici confermarono la loro fede in Gesù con le parole di Pietro: «Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che sei il Santo di Dio»(6,68-69). Una riflessione a fine anno per fare sintesi dei passi meditati

Il pane della vita

Gesù si pone davanti ad ognuno di noi come il pane di vita, l’unico vero mezzo di sussistenza. Lui solo infatti ha il potere di far vivere, di comunicare e di accrescere una vita che non si esaurisce perché attinta, per mezzo del Figlio, a Colui che è per eccellenza il vivente e l’origine della vita: Dio Padre. Gesù è pane di vita, ci fa vivere perché con la sua esistenza donata al Padre e ai fratelli fino alla morte trasforma la morte in vita. Per ogni credente l’incontro con Cristo pane di vita avviene nell’ascolto della sua parola e nella celebrazione liturgica ed esistenziale dell’Eucarestia. Molti ascoltavano Gesù per curiosità attratti dalla sua dottrina, autorevole più di quella degli scribi (Mc 1,22). Alcuni si ostinavano a «scrutare le Scritture» ma non vedevano in Gesù la definitiva Parola del Padre (GV 5,39-40). Altri lo ascoltavano ma poi lo hanno abbandonato perché le sue parole erano esigenti (Gv 6,66). Alcuni lo ascoltavano per avere l’occasione di ucciderlo (Lc 19,47). Altri lo hanno accolto come il Verbo di Dio e a questi Egli «ha dato il potere di 5


Meditazione divenire figli di Dio» (Gv 1,12-13). Sono coloro che in ogni tempo gli sussurrano come Pietro: «Da chi andremo Signore? Tu solo hai parole di vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Dall’ascolto all’adesione

C’è un ascolto superficiale della Parola, quello di cui parla Giacomo nella sua lettera: è come guardarsi allo specchio e subito dimenticare la propria immagine (Gc 1,16-25). E c’è un ascolto profondo che diviene adesione di fede e di vita a Cristo Signore. Accostarsi alla Sacra Scrittura significa andare all’incontro con Cristo, con dentro di noi la fame e il desiderio di saziarci di Lui, il desiderio di vivere grazie a questo pane vivo disceso dal cielo. Sappiamo, infatti, che «non si solo pane…». La Parola di Dio non è solo di fronte a noi per interpellarci con la sua proposta. Essa è vicina a noi e chiese di essere nel cuore e nell’anima (Dt 11,18). Essa, infatti, non è una parola senza valore per noi: essa è la nostra vita (Dt 32,47). «Io sono il pane della vita»! Nutrirsi di questo pane, ci permette di entrare in consonanza, in comunione con lui. Ger. 31,31ss., citato da Gesù in Gv 6,45, ce lo dice sotto forma di antica promessa di Dio: «Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore». Una Parola che, se accolta con fede, ci fa vivere (Gv 6,63). Una Parola di cui non possiamo più fare a meno. Una Parola che diventa “norma” di vita.

Un grande atto d’amore

Nel dilagare dell’ignoranza religiosa – anche tra i cristiani – la voce del Concilio Vaticano II resta un pressante appello rivolto ad ogni credente: conoscere e meditare le Scritture, «affinché per l’annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami». Non è un passatempo per monaci o un lavoro per intellettuali. Si tratta piuttosto, per ogni credente, di trasformare ogni lettura della Bibbia e ogni meditazione in un grande atto di amore alla Parola: un atto d’amore che coinvolga tutta la persona con i suoi affetti, con la sua volontà e con la sua intelligenza. Con la sua fede. Accostarsi, dunque, alla Sacra Scrittura con intelletto d’amore. Significa evitare letture superficiali ed emotive del testo biblico come anche evitare esercizi puramente astratti ed intellettualmente sterili. L’amore non è senza fatica e senza impegno. Solo un atto d’amore trasforma l’ascolto in visione luminosa. E la visione diviene conoscenza di fede. E la conoscenza di fede ci porta all’incontro che ci trasforma. Per trasformare la lettura della Bibbia in atto d’amore possiamo chiedere consiglio a grandi mistici, come San Giovanni della Croce, e ai grandi esegeti, come San Girolamo. La risposta che ci danno è la stessa ed è racchiusa nelle parole di Sant’Agostino «Quando Dio ti parla, ti cerca». E Agostino sapeva bene cosa significasse per lui cercare ed essere cercato da Dio (Cfr Dei Verbum 1). 6


Inchiesta

Il Movimento ha riflettuto, capito e agito… Maria Grazia Fergnani Le inchieste proposte dal Piano di lavoro, quest’anno hanno accompagnato i gruppi nella riflessione su temi di grande attualità: “Fiducia e democrazia”, “Cittadinanza globale”, “Ecologia integrale”. Argomenti che ci interpellano e coinvolgono fortemente in questo momento storico anche per la particolare congiuntura sia internazionale che del nostro Paese: valori che consideravamo acquisiti e condivisi, dopo gli approfondimenti e le riflessioni nei gruppi, si sono rivelati fragili e in pericolo. È stata questa una presa di coscienza importante. Il nostro metodo suggerisce di passare dall’osservazione alla valutazione per giungere ad agire in modo coerente per modificare le mentalità correnti e gli stili di vita, necessità evidenziata anche dal tema ecologico in cui comportamenti e scelte individuali hanno un forte impatto. È parso dunque logico impegnarsi in tal senso a livello personale, prestando più attenzione alle notizie e cercare, secondo quanto appreso nei seminari sull’informazione, di vagliare e confrontare le fonti per formarsi un’opinione quanto più possibile corretta e partecipare a incontri, dibattiti e iniziative sul territorio per sostenere attività volte al bene comune secondo il principio della cittadinanza attiva. A livello cittadino, in prossimità delle Elezioni Europee, sono stati organizzati convegni a Roma, Firenze e Torino in collaborazione con altre realtà e Associazioni che condividono la nostra visione di un’Europa più giusta ben espressa negli otto punti del documento del MIAMSI e sottoscritto da Rinascita Cristiana. Queste iniziative, pur non essendo partitiche, hanno espresso una posizione politica chiara ed evidenziato la consapevolezza degli appartenenti a Rinascita che non si può stare alla finestra quando valori come democrazia, solidarietà, giustizia e bene comune vengono messi in discussione e la dignità umana è in pericolo per il riemergere di egoismi, nazionalismi e populismi: si è quindi sentito il dovere di offrire occasioni allargate d’informazione e riflessione per un voto consapevole da cittadini europei. Gege Moffa

SPUNTI DI RIFLESSIONE TRATTI DALLE INCHIESTE La complessità è la cifra del nostro tempo. Non una, ma più rivoluzioni interconnesse hanno cambiato il mondo e l’accelerazione dei processi di trasformazione non concede il tempo di riadattarsi al presente e di immaginare il futuro. In questa che è anche una crisi di riferimenti culturali e di valori, il Piano di 7


Inchiesta lavoro ha proposto il tema della cittadinanza, riconoscendone il valore primario nella costruzione della società futura. Una cittadinanza intesa come partecipazione alla vita della comunità locale e nazionale e insieme come senso di appartenenza al destino dell’intera comunità umana e della nostra casa comune, la Terra. Le sintesi delle inchieste registrano il diffuso senso di spaesamento e di malessere che si vive in un mondo per tanti versi irriconoscibile, definito più a partire da ciò che non è più, piuttosto che dal punto di vista di ciò che potrà essere domani: questo è il mondo della post-modernità, della post-democrazia, della post-verità. I gruppi hanno analizzato questa realtà contraddittoria vagliando criticamente la credibilità delle fonti di informazione, per discernere nella valanga mediatica qualche elemento oggettivo sui fatti. E pur subendo in qualche misura il clima di pessimismo e di sfiducia dominante, nutriti dalla meditazione sulla Parola e dagli insegnamenti dei documenti del Magistero, hanno letto la realtà anche in chiave positiva, cercando di cogliere i segni di speranza già all’opera nel presente. Sono stati osservati nella società italiana, in questa crisi di cui non si intravede la fine, una diffusa sfiducia verso le istituzioni e la politica, giudicata corrotta e incapace di generare cambiamenti positivi, e il progressivo indebolimento del principio della rappresentanza democratica. Alla degenerazione della vita pubblica si aggiunge il disgregarsi dei rapporti fra gli individui che, reduci da uno stile di vita concentrato sull’interesse individuale, pressati dalle difficoltà, ora vivono una condizione di solitudine e di insicurezza e cedono a sentimenti di rabbia e di rancore. Aumentano così i casi di intolleranza verso chi ha idee diverse, di rifiuto di chi viene da altrove e di negazione dei diritti delle minoranze. E nel contesto di una comunicazione sempre più aggressiva e volgare, si afferma la fiducia nel “capo”, nelle soluzioni semplici e illusorie, nell’appartenenza ad aggregazioni identitarie. Ma proprio il collasso del sistema, che trova la sua massima espressione nella grave crisi ecologica, sta generando la consapevolezza che occorre “cambiare paradigma” e mettere in discussione radicalmente un modello di sviluppo che si è dimostrato fallimentare rispetto alle attese dell’uomo e della società. Si fa strada infatti il crescente bisogno di ristabilire legami meno “liquidi” e rapporti umani improntati a gentilezza e rispetto; il desiderio di una comunità più coesa e di un ritorno ad una sana politica basata sul confronto e che si preoccupi del benessere di tutti. Si afferma sempre più la consapevolezza che occorre dar vita a uno sviluppo sostenibile, che leghi in modo integrato la crescita economica, la questione ambientale e la dimensione sociale, in particolare la questione relativa alle nuove generazioni, che si affacciano alla vita già gravate da un pesante fardello di difficoltà, prima fra tutte la disoccupazione. 8


Inchiesta In questa emergente visione di ecologia integrale, così profeticamente delineata da papa Francesco nella “Laudato sii’”, la protesta planetaria delle giovani generazioni in difesa dell’ambiente e la loro critica senza sconti delle scelte operate dagli adulti, costituiscono una forte spinta verso un cambiamento di rotta. Nella mappa confusa del nostro tempo queste sono alcune delle tracce positive, i segni dei tempi che indicano la direzione. L’orizzonte è lontano, ma la strada sembra tracciata; lo dimostra il fatto che già una parte del mondo economico ritiene inevitabile, per uscire dalla crisi, pensare un nuovo modello di sviluppo integrato e che dalla società civile emerge sempre più chiara l’esigenza di una ricostruzione di vincoli sociali che ricompongano in unità i frammenti delle vite personali e collettive. Rispetto a questo percorso i gruppi, illuminati dal vangelo di Giovanni, esprimono il desiderio di guardare di nuovo al futuro con speranza; avvertono la necessità di un cambiamento che deve essere prima di tutto personale e interiore e la consapevolezza che l’impegno di far fiorire il bene, sempre all’opera nella storia, è affidato alla responsabilità di ciascuno, secondo le sue possibilità e risorse. In questa prospettiva è indicata come priorità assoluta la cura dell’educazione e della formazione delle giovani generazioni.

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Società

I Padri dell’Europa:

Schuman, De Gasperi e Adenauer

di Paola De Gasperi

Abbiamo chiesto a Paola De Gasperi di richiamare, in occasione delle elezioni europee, un breve excursus storico sui rapporti tra Schuman, De Gasperi e Adenauer e la loro comune azione per la creazione dell’unità europea. Anche se le elezioni sono passate l’informazione sulle spinte ideali dei tre statisti resta di grande interesse.

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l 23 novembre del 1948, quando De Gasperi, allora Presidente del Consiglio italiano, conobbe Robert Schuman, Presidente del Consiglio francese, scrisse come memoria dell’incontro: “Chiaro, concreto, confortante il colloquio con Schuman che mi è parso uomo di notevole rilievo … dichiarò che la Francia, quando lo desiderassimo, era pronta ad appoggiare la nostra adesione al Patto di Bruxelles o a favorire qualsiasi altra forma di collaborazione noi desiderassimo”. I due uomini si intesero subito: eguale profondità spirituale, stesso idealismo. Sembrano giovani tale è l’entusiasmo e l’impegno che mettono in questo programma di unità. Ogni piccolo passo è per loro una grande vittoria sull’egoismo, sulla violenza, verso la pace. Scrive Carlo Sforza, in quel tempo Ministro degli Esteri, a De Gasperi il 23 dicembre 1948. “Avevi proprio ragione tu circa Schuman, la cui comprensione leale è eccezionale” “Egli parlò di te con una simpatia, una franchezza che ti piacerà”. A Roma, nell’ottobre del 1953, in una pausa della Tavola Rotonda proposta dalla commissione culturale del Consiglio di Europa, lo storico Toynbee, sentendo De Gasperi e Schuman ricordare il loro passato di abitanti di territori di confine, (Robert Schuman era nato nel giugno del 1886 a Clausen, in una terra passata, durante le varie guerre, dal Lussemburgo, alla Germania, e infine alla Francia; mentre De Gasperi era nato nell’aprile del 1881 a Pieve Tesino, in un Trentino ancora sotto l’impero austroungarico, che divenne parte d’Italia solo dopo la fine della prima guerra mondiale) scrive: “Sebbene fossero entrambi patrioti, avevano imparato che il patriottismo non è sufficiente, che per sanare le vecchie ferite il nazionalismo doveva essere superato da una più alta fedeltà all’Europa nel suo complesso”. Tutti e due fortemente impegnati per l’Europa unita, cercarono ogni strada per costruirla. Nella lettera a De Gasperi del 28 febbraio 1953, Schuman scrive: “Ci siamo incontrati tardi nella vita, ma la nostra amicizia è stata profonda e senza riserve. Vi eravamo, senza dubbio, predestinati, in un momento in cui veniva definita una nuova politica per i nostri paesi… La ringrazio di avermi compreso ed assecondato in tutte le circostanze. Ella conosce il particolare affetto che nutro per la Sua ine10


Società guagliabile Patria: attraverso la Sua persona e la Sua azione, la comprendo e la amo ancora di più.” Negli stessi anni, Konrad Adenauer, Cancelliere tedesco, e Alcide De Gasperi si incontrano spesso, ma non si scrivono molto, lasciando però varie testimonianze della loro amicizia. Scrive Adenauer “Abbiamo affrontato i nostri problemi partendo dalla stessa base spirituale in un partito al contempo democratico e cristiano”, “ed abbiamo operato in modo che ciò fosse chiaro nella nostra azione. Consideravamo meta della nostra politica estera l’unificazione dell’Europa, perché unica possibilità di affermare e salvaguardare la nostra civiltà occidentale e cristiana contro le furie totalitarie”. Adenauer ricordava sempre che “dopo gli anni terribili del dopoguerra, nel 1951 De Gasperi aveva invitato a Roma il rappresentante del popolo tedesco, un invito che doveva visibilmente sigillare il passato”. Questa affermazione di Adenauer, mi permette di richiamare alla nostra memoria, la situazione europea dopo il secondo conflitto mondiale. Hitler aveva portato alla distruzione l’Europa e nessun paese di questa area voleva avere contatti con la Germania, che era di fatto isolata. De Gasperi e pochi altri, compresero che, per costruire su basi solide una pace duratura ed una Europa Unita, bisognava che la Germania fosse di nuovo accettata nel consesso politico e che divenisse parte attiva nella costruzione del nuovo soggetto europeo. Nel settembre 1952 De Gasperi viene invitato in Germania e accolto come un amico. In quella occasione Adenauer dice: “Si deve soprattutto alla Sua iniziativa se in questi giorni i deputati della CECA (Comunità del Carbone e dell’acciaio) di Strasburgo affrontano il progetto della costituzione politica dell’Europa. Come decisamente alcun altro, Lei ha dedicato la sua vita alla costruzione di questa nuova Europa. Lei persegue una via che è stimolo agli stanchi e agli indifferenti e sorgente di forza a tutti i benpensanti. Alla fine di questa strada sta il superamento dell’egoismo nazionale e la sottomissione degli interessi particolari dei popoli ad una reale comunità di Europa”. Un anno dopo, il 25 marzo 1954, Adenauer va a trovare De Gasperi nella sua casa di Castel Gandolfo. Lasciandolo dice: “Bisogna che noi viviamo altri due anni. Ad Europa unita potremo andare definitivamente a riposo”. De Gasperi prende subito nota degli argomenti che avevano trattato: “Il mio colloquio con Adenauer… fu uno scambio di idee tra due uomini della stessa fede politica, convinti che senza l’unione dell’Europa il mondo non troverebbe né stabilità, né pace. … Nonostante le difficoltà e le lentezze delle procedure, io credo fermamente che arriveremo alla metà, arriveremo cioè noi stessi almeno a gettare le basi, su cui poi i nostri collaboratori più giovani erigeranno l’edificio della Comunità politica europea”. 11


Costruire da cristiani la città dell’uomo

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di Maria Esposito

ell’epoca medievale la città dell’uomo veniva vista o come un tutt’uno con la città di Dio, oppure in modo antagonista alla città di Dio, per cui si rigettava tutto ciò che era mondano, perché fonte di tentazione. Quando è nato lo Stato nazionale, questo pensiero era ancora presente, visto che il cristiano non poteva partecipare alla vita dello Stato. Continuiamo a pagare ancora oggi le conseguenze di ciò, poiché l’idea della separazione dei ruoli è ancora persistente. Tre figure: Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzatii hanno attraversato il ‘900, e per questo ci sembrano alle nostre spalle, ma sono avanti per le intuizioni e le proposte ancora oggi valide. Giuseppe Lazzati è il meno conosciuto dei tre, fondatore dell’associazione Città dell’uomo, un servizio culturale, capace di rispondere alle esigenze di una più illuminata presenza dei cristiani nella polis. Professore universitario di letteratura cristiana antica: non ha mai concepito i suoi studi staccati dal suo vissuto. Proprio studiando il cristianesimo antico, si imbatté in un manoscritto del II sec d.C., A Diogneto, ed elaborò una riflessione sul ruolo dei laici. Nel cap VI troviamo che i “cristiani sono nel mondo come l’anima è nel corpo” e la lettera aggiunge che “Dio ci ha posto in un luogo, che non ci è lecito abbandonare”. I cristiani non devono riempire le sacrestie, ma partecipare attivamente alla costruzione della città dell’uomo. Essi sono il “lievito nella pasta”, per trasformare tutta la realtà. Questo modello spesso porta ad incontrare sconfitte, ma non bisogna averne paura. Lo scopo è quello di amare il mondo, perché creato da Dio: un amore che si fa servizio al bene comune. Il laico non è il sottoposto al chierico, ma ha un ambito nel quale è autore di scelte originali. Lazzati non fu un rivoluzionario, ma visse pienamente la comunione ecclesiale con tutta la dignità dell’essere laico. Egli fu un credente integrato che non perse mai la libertà di parola e la franchezza. Il suo modello di presenza nel mondo è fatto di trasformazioni, non di colonizzazioni; oggi assume una grande importanza in una società diventata plurale. La città dell’uomo è multietnica con numerose concezioni di vita e di Dio. Ecco che bisogna maturare la capacità di collaborare con realtà diverse dalla nostra. Il suo modello, la mediazione culturale, contribuisce ad un nuovo umanesimo, poiché il cristiano è chiamato a costruire la polis non a propria misura, ma a misura di tutti gli uomini. È questo è possibile nel lavoro, nelle’associazioni e aggregazioni di volontariato, nell’impegno politico, a cui in certi momenti storici, non si ci può sottrarre. Lazzati fu trascinato in politica dopo la guerra fino al 1953. Fu anche nella direzione della DC, con lo scopo di creare un partito che avesse il senso della giustizia sociale e della formazione. Lo fece contro la sua volontà, ma sentì che era suo dovere contribuire a questa svolta. Lasciò il partito comprendendo che il suo ideale del cristianesimo sociale era fallito. In questo momento storico la tentazione di tirarsi indietro è forte, ma è nostro dovere agire, o almeno formarci, per una promozione integrale della persona, attenta ai bisogni e alle risorse di chi si apre alla vita comunitaria.

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Chiesa nel mondo

Cristo vive

una lettera per i giovani di Pier Giuseppe Accornero

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apa Francesco ai giovani: «Dio vi ama e la Chiesa ha bisogno di voi». «Christus vivit, Cristo vive», l’esortazione apostolica post sinodale, indirizzata «ai giovani e al popolo di Dio» sotto forma di «Lettera», è stata firmata dal Pontefice il 25 marzo 2019 nella Santa Casa di Loreto ed è stata resa nota il 2 aprile: 9 capitoli e 299 paragrafi propongono di dare spazio a una «pastorale giovanile popolare» senza tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti per quei giovani credenti «che sono capi naturali». L’esortazione apostolica post sinodale, indirizzata ai giovani e al popolo di Dio Christus vivit, del 25 marzo

Chiesa fastidiosa e perfino irritante

Spesso i giovani sentono la Chiesa «come fastidiosa e perfino irritante». Atteggiamento che affonda le radici «in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri che non sanno intercettare la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani nella comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società». I giovani «chiedono una Chiesa che ascolti di più, che non stia continuamente a condannare il mondo. Non vogliono vedere una Chiesa silenziosa e timida, ma nemmeno sempre in guerra per due o tre temi che la ossessionano. Per essere credibile agli occhi dei giovani, ha bisogno di recuperare l’umiltà, ascoltare, riconoscere in ciò che altri dicono una luce che la può aiutare a scoprire meglio il Vangelo».

Ascoltare i giovani, non fornire ricette pronte

Un’osservazione fulminante alla Bergoglio: «Noi adulti corriamo il rischio di fare una lista di disastri e di difetti della gioventù. Il risultato è una distanza sempre maggiore». Il padre, pastore e guida dei giovani deve «individuare percorsi dove altri vedono solo muri, riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli. Così è lo sguardo di Dio Padre, capace di valorizzare e alimentare i germi di bene seminati nel cuore dei giovani». Francesco si sofferma sull’«ambiente digitale che crea un nuovo modo di comunicare» e che può facilitare la circolazione delle informazioni. Internet e i social media sono «un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani, ma anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento, violenza, dipendenza, isolamento, perdita di contatto con la realtà, cyberbullismo, diffusione 13


Chiesa nel mondo della pornografia, sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo».

Migranti come paradigma del nostro tempo

La preoccupazione della Chiesa riguarda «coloro che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione politica o religiosa, dai disastri naturali dovuti anche ai cambiamenti climatici e dalla povertà estrema». Molti sono attirati dalla cultura occidentale, nutrono aspettative irrealistiche che li espongono a pesanti delusioni.«Trafficanti senza scrupoli, legati ai cartelli della droga e delle armi, sfruttano la debolezza dei migranti. In alcuni Paesi i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde la mentalità xenofoba, di chiusura e ripiegamento a cui occorre reagire con decisione». La pastorale giovanile deve essere capace di dar forma a un «camminare insieme» e comporta due grandi linee di azione: la ricerca e la crescita. Francesco confida nella capacità di «trovare vie attraenti per invitare, stimolare e dare ai giovani libertà di azione» e di privilegiare «il linguaggio della vicinanza e dell’amore disinteressato che tocca il cuore». Serve «una pastorale giovanile popolare, ampia e flessibile che stimoli, nei diversi luoghi in cui si muovono i giovani, quelle guide naturali e quei carismi che lo Spirito ha seminato tra loro. Si tratta di non porre tanti ostacoli, norme, controlli e inquadramenti obbligatori a quei giovani credenti che sono capi naturali nei quartieri e nei diversi ambienti».

«La sessualità è un dono, dunque niente tabù»

«I giovani sentono fortemente la chiamata all’amore e sognano di incontrare la persona giusta con cui formare una famiglia: il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso». Dio ci ha creati sessuati «la sessualità è un suo dono e, dunque, niente tabù. Un dono che ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione: il vero amore è appassionato». Infine la disoccupazione giovanile, come forma di esclusione e di emarginazione, «è una questione che la politica deve considerare come prioritaria, in particolare oggi che gli sviluppi tecnologici e l’ossessione per la riduzione del costo del lavoro portano a sostituire innumerevoli posti di lavoro con macchinari». Ai giovani Francesco dice: «È vero che non puoi vivere senza lavorare e che a volte devi accettare quello che trovi, ma non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai una vocazione, non darti mai per vinto». 14


Chiesa nel mondo

Perché il Papa va dai musulmani? di Roberta Masella

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l 4 maggio 1958, in una lettera indirizzata a PioXII, Giorgio La Pira esponeva una sua intuizione da cui era nato il “colloquio mediterraneo” di Firenze; l’intuizione passava attraverso questa definizione “il Mediterraneo “il lago di Tiberiade” del nuovo universo delle nazioni: le nazioni che sono sulle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe: del Dio vivo e vero”. Sono l’asse che unisce oriente e occidente, il centro religioso e civile deputato a collaborare per la pace nel mondo. Papa Francesco sembra aver presente questa intuizione e si sta adoperando per concretizzarla; sta percorrendo l’area di un Mediterraneo che occupa la scena per le tante tragedie che lo attraversano e che da culla di civiltà, incontro di culture, luogo di relazioni è diventato tomba. Francesco percorre queste sponde per ricreare le basi di una condizione umana più giusta e fraterna. L’ultimo viaggio in Marocco è il filo di una tela che si va tessendo da tempo, la cui trama più visibile inizia con la visita di Papa Francesco n Egitto nell’aprile 2017. Il motto scelto per il viaggio è un motto di pace (Pope of peace in Egypt of peace) in cui si sommano le dimensioni interreligiose, ecumeniche e pastorali. Il desiderio del Cattolicesimo di incontrare l’Islam e dell’Islam di incontrare il Cattolice-

simo ha il suo momento significativo nella visita del papa al­l’Università sunnita di Al-Azhar, maggiore Università sunnita del­l’Islam, e al grande imam Al-Tayyib; Papa Francesco parteciperà alla Conferenza internazionale sulla pace organizzata dal grande ateneo islamico. Del febbraio 2019 è la visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi; non siamo proprio nel Mediterraneo, ma è l’incontro interreligioso sulla Fratellanza con 700 leaders di varie fedi e a fianco del Papa ritroviamo il grande imam Al-Tayyib, l’“amico e fratello” che durante la visita gli sarà sempre al fianco. In questa terra, crocevia dei transiti tra oriente e occidente, si è scritta una nuova pagina nella storia delle relazioni tra religioni, confermando in particolare il concetto di fraternità. Nella dichiarazione congiunta sulla fratellanza umana, firmata da Papa Francesco e dall’imam AlTayyib, si afferma che non vi può essere violenza in nome di Dio, che l’unica cultura da adottare è quella del dialogo, che nelle nostre società occorre stabilire il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, perché Dio ha creato gli essere umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, chiamandoli a vivere tra loro come fratelli.

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Chiesa nel mondo La visita di Francesco in Marocco, fine di marzo 2019, è stata un’altra “opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle due religioni” (Papa Francesco), in una data in cui ricorrono gli 800 anni dall’incontro tra San Francesco d’Assisi e il sultano alMalik al-Kamil. Il Papa ha fatto visita all’istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, che ha lo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo. Il desiderio del Cattolicesimo di incontrare l’Islam e del­ l’Islam di incontrare il Cattolicesimo ha il suo momento significativo nella visita del papa all’Università sunnita di Al-Azhar, maggiore Università sunnita dell’Islam, e al grande imam Al-Tayyib; Papa Francesco ha partecipato alla Conferenza internazionale

sulla pace organizzata dal grande ateneo islamico. Queste visite agli istituti teologici sono significative se si tiene presente la Costituzione “Veritatis gaudium”, nella quale il Papa ha indicato la via del rinnovamento ai corsi di studio delle Facoltà e delle Università ecclesiastiche; è necessario che anche la teologia aiuti a interpretare meglio “la vita,gli uomini e tutte le grandi sfide del momento”. Nell’udienza generale seguita al suo ritorno dal Marocco il Papa ha spiegato il perché dei suoi incontri con i musulmani “Con i musulmani siamo discendenti dallo stesso padre Abramo… quello che Dio vuole è la fratellanza tra di noi e, in questo viaggio, con i musulmani”. “Il coraggio del­ l’incontro è la via della pace”.

MESSAGGIO ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA Senza rincorrere l’attualità ci è sembrato interessante nella redazione porre l’attenzione su alcuni documenti poco conosciuti ma che indicano una tendenza e un iter di lavoro per alcune commissioni vaticane.

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l Papa in una lettera intitolata Humana comunitas invita l’Accademia in occasione dei suoi venticinque anni di fondazione ad essere luogo coraggioso di confronto e dialogo. “La comunanza nell’unico genere umano impone un approccio globale e chiede a noi tutti di affrontare le domande che si pongono nel dialogo tra le diverse culture e società”. Come sottolinea mons. Renzo Pegoraro “di fronte al progresso della scienza della tecnologia in ambito bio-medico, con straordinarie possibilità di intervento sulla vita umana in ogni fase del suo sviluppo, è emersa la necessità di studiare, informare, e formare per approfondire i valori e i principi etici che garantiscano il bene integrale della persona umana e la tutela della vita. Alla luce della Rivelazione cristiana e dell’esperienza umana, della ragione e della tradizione morale, l’Accademia ha studiato ed offerto le sue riflessioni su temi come: le nuove frontiere della genetica, l’embrione umano, e le tecnologie riproduttive, la qualità della vita, ed etica della salute, l’invecchiamento e la disabilità, accompagnamento del morente e cure palliative, bio-tecnologie animali e vegetali”. Francesca Sacchi Lodispoto

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Documenti

Bene Comune e Sviluppo sostenibile

di Pierluigi Grasselli

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i sono aspetti dell’attuale vita individuale e sociale che mi preoccupano Il contesto attuale è fortemente, e che invece penso non si pre- critico e preoccupante senterebbero se si seguisse un approccio orientato al Bene Comune. Mi colpisce l’assenza di un confronto pubblico, aperto, sincero, profondo sul futuro che ci attende, e il navigare a vista, nel buio, mentre cresce l’insostenibilità, sociale e ambientale a livello nazionale, continentale, planetario. Ricordo due dati che mi impressionano sempre. Uno riguarda il giorno nel quale il consumo supera le risorse annualmente prodotte dal Pianeta (Earth Overshoot Day): nel 2000 era il 4 ottobre, nel 2018 è arretrato al 1 agosto. L’altro concerne l’assetto distributivo: nel 2010 la ricchezza delle 388 persone più ricche del mondo era pari a quella della metà più povera della popolazione mondiale (3,8 miliardi di persone), nel 2018 per ottenere questo risultato bastava la ricchezza di 26 persone. In questo contesto, per quale progetto di società e di uomo stiamo lavorando? Un progetto di società e di uomo non c’è. Si va avanti schiacciati sul presente, facendo riferimento a slogan, evitando un confronto approfondito sulla complessità dei problemi di cui si propongono solo alcuni aspetti. In assenza di un confronto pubblico, si interviene sulla realtà in modo frammentario, senza una visione complessiva, e proponendo variazioni di bilancio pubblico senza tener conto delle connesse conseguenze di medio-lungo termine sulla finanza pubblica. Si indebolisce la democrazia rappresentativa per l’assenza di discussione nelle aule parlamentari di leggi e trattati fondamentali. Si sgretola la coesione sociale spingendo alla contrapposizione tra componenti del corpo sociale, puntando il dito in permanenza contro responsabilità altrui invece che promuovere l’unione, essenziale per affrontare le grandi sfide che ci fronteggiano (migrazioni, occupazione, invecchiamento, ambiente). Tutto questo, mentre prosegue l’attacco permanente alla dignità delle persone (di giovani e adulti senza occupazione, ma anche lavoratori, e poi anziani soli, anziani non autosufficienti, donne in casa e al lavoro…). Siamo dunque in presenza di una crisi multiforme, con radici antropologiche, e implicazioni morali. Solo in una logica di perseguimento di una configurazione di Bene Comune, si profilano possibilità di successo nell’affrontare le sfide sopra ricordate. 17


Documenti Per la Dottrina Sociale della Chiesa, il Bene Comune è costituito dall’ “insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (GS, 26). L’orientamento al Bene Comune abbraccia quindi una visione molto ampia del presente e del futuro della comunità, un’architettura complessiva di ordine sociale, comprensiva di politica, economia e società e ambiente; comunque credenti e non credenti possono convergere su un’attuazione del Bene Comune nei confini della storia umana, realizzata da organizzazioni sociali; su una configurazione accettabile dalla generalità dei cittadini che persegue un “vivere bene insieme”, attenta all’equilibrio territoriale, alla coesione sociale e alla protezione ambientale, con l’obiettivo primario della centralità e della promozione integrale della persona. Una configurazione che si suppone estesa alla comunità internazionale (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n.166). Nel progetto di Bene Comune si sottopone ogni proposta ad un approfondito confronto democratico. Tale progetto si ispira al principio di fraternità, poggia su quello di corresponsabilità e di cooperazione ben coordinata. Viene applicato anche quello di sussidiarietà, che, nella declinazione orizzontale, è volto a rafforzare l’autonomia e la capacità di iniziativa dei cittadini, suscitando l’impegno di questi sui problemi della comunità. Il Bene Comune dà vigore alla partecipazione e alla democrazia, rilanciata dal basso. Alla base del principio del Bene Comune può porsi la promozione della “dignità, unità ed uguaglianza di tutte le persone, con attenzione al Bene di ciascuna di esse (ibidem, nn.164, 167). Si noti che il riferimento al BC presuppone la presenza di persone capaci non solo di “comprendere”, ma anche di “volere” il bene, di adulti capaci di essere testimoni delle cose in cui credono, e di organizzazioni sociali che aiutino gli individui a sviluppare il “desiderio socializzante”. Si rilevi il ruolo fondamentale delle Agenzie educative (in primis, famiglia, scuola, Chiesa). Caratteri di un orientamento al Bene Comune

Nel settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile comprensiva di 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals, SDGs) e di 169 Target, o sotto-obiettivi. Anche il Trattato di Lisbona del 2009, Carta fondamentale dell’Unione Europea, accoglie il principio dello sviluppo sostenibile (art. 3). Si profila un approccio che per molti lineamenti può ritenersi orientato verso una configurazione di Bene Comune. Infatti si ritiene che la scelta dello sviluppo sostenibile sia “il solo modo per evitare i rischi del collasso del sistema economico e sociale, anticipati dal Club di Roma” nel famoso Rapporto sui

L’Agenda 2030 e il posizionamento dell’Italia

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Documenti I 17 SDGs hanno ad oggetto: 1. la sconfitta della povertà (promuovendo i presupposti dell’inclusione), 2. la sconfitta della fame (per mezzo di una nutrizione adeguata e sicura, di un’agricoltura sostenibile), 3. il conseguimento di salute e benessere, 4. un’istruzione di qualità a tutti i livelli, 5. la parità di genere, 6. la fruizione di acqua pulita e servizi igienico-sanitari, 7. un’energia pulita e accessibile a bassa intensità di carbonio, 8. l’attuazione di buona occupazione e crescita economica, sostenibile, occupazione piena e produttiva, lavoro dignitoso, 9. innovazione e infrastrutture, 10. la riduzione delle disuguaglianze (all’interno e fra le Nazioni), 11. la costruzione di città e comunità sostenibili, 12. un consumo e una produzione responsabili, 13. la lotta al cambiamento climatico contro le emissioni di gas a effetto serra, 14. la protezione di fauna e flora acquatica, 15. di flora e fauna terrestre, 16. il conseguimento di pace, giustizia e istituzioni solide (contro la corruzione, per l’istruzione e lo stato di diritto), 17. l’attuazione di partnership per il conseguimento degli obiettivi SDGs (collaborazioni inclusive, con condivisione di valori e obiettivi, partenariati, tra governi, settore privato e società civile) (E. Giovannini, L’utopia sostenibile, Laterza, pp. 39-40).

Limiti della crescita (1972) e riproposti da Papa Francesco nella Laudato sì con l’illustrazione della duplice insostenibilità, ambientale e sociale, e del relativo intreccio. Una parte crescente di opinione pubblica (vedi la mobilitazione planetaria degli studenti del 15 marzo 2019) tende ad attribuire sempre più rilevanza alla sostenibilità della crescita grazie alla quale, come si afferma nel Rapporto Brundtland (della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, 1987), il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente non comprometta il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha svolto nel 2017 un’analisi del posizionamento dell’Italia rispetto ai 17 SDGs e ai 169 Target. Nel 21% dei casi la situazione è estremamente negativa, e nel 48% dei casi è insoddisfacente. Utilizzando indici sintetici, l’Italia occupa il trentesimo posto nella graduatoria dei Paesi Ocse, e in generale la sua condizione non appare in linea con gli Obiettivi fissati. I quattro pilastri su cui si fonda questo concetto sono l’ambiente, l’economia, le isti- Presupposti e politiche tuzioni e l’assetto sociale; di essi occorre di uno sviluppo sostenibile garantire una gestione appropriata, mantenendo tra loro un corretto equilibrio, perché il venir meno di uno solo di essi potrebbe determinare l’insostenibilità complessiva del processo di sviluppo (E. Giovannini, op.cit., p. 30). Per puntare a questo risultato, occorre formulare ed attuare politiche di medio e lungo periodo e ciò purtroppo è il contrario di quanto osserviamo, anche in Italia, in economia, che va alla ricerca di pro19


Documenti fitti immediati, e in politica, in cui ogni sforzo è volto a catturare il consenso degli elettori. L’Italia risulta purtroppo molto distante dagli Obiettivi riguardanti la povertà, la salute, l’energia, le disuguaglianze, le performance economiche, lo stato delle infrastrutture e delle città (Giovannini, op. cit., p. 74). Secondo gli studi dell’ASviS (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, istituita in Italia nel 2016) risulta impossibile per l’Italia raggiungere gli SDGs in assenza di una radicale trasformazione del “Sistema Paese”. Occorrono dunque politiche “trasformative”, lungo quattro direttrici di “riguardanti il sistema energetico, il sistema produttivo, il sistema educativo e il sistema fiscale” (Giovannini, op. cit., pp. 119-126). Principalmente, si tratta di diffondere l’economia digitale e circolare (capace di rigenerarsi da sola, reintegrando nella biosfera o rivalorizzando tutti i flussi di materiali), verso la piena circolarità, su tutte le fasi, e la formazione lungo tutto il ciclo di vita delle persone; di rafforzare lo studio delle discipline Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica); di aumentare il numero di laureati e garantire un’alternanza scuola-lavoro di qualità; di riorientare entrate e spese fiscali allo sviluppo sostenibile e di contrarre l’evasione fiscale e contributiva. Occorre promuovere comportamenti virtuosi nel campo della salute, delle politiche urbane, della condizione ambientale. Si osservi che una dinamica siffatta, per la sua pervasività, richiede una diffusa partecipazione dal basso dei protagonisti di tali processi (dai politici ai consumatori, alle imprese, alle organizzazioni non-profit), che debbono condividere una visione integrata dello sviluppo. E questo è un requisito molto difficile da riscontrare nella situazione odierna, in cui si propongono visioni riduttive e ipersemplificate dello sviluppo, per lo più concentrate sugli aspetti economici. Occorre dunque un cammino ancora lungo e un processo educativo diffuso. In un recente articolo (Avvenire 10.2.2019) Giacomo Gambassi rilancia, nell’ampio dibattito in corso sull’impegno politico dei cattolici, la proposta del Cardinale Bassetti della istituzione di un Forum civico che metta in rete esperienze di uomini e di donne che hanno a cuore il Bene Comune della Nazione. Tale richiamo al Bene Comune mi offre l’occasione di tornare su questo tema da me affrontato qualche anno fa [Pierluigi Grasselli e Cristina Montesi (a cura di), Le politiche attive del lavoro nella prospettiva del Bene Comune, Franco Angeli, 2010]. Qui mi limito a considerare una configurazione di Bene Comune per la quale ho fatto un’ipotesi di concreto riferimento (Agenda 2030 delle Nazioni Unite), che assicuri una piena centralità al rispetto e alla promozione della persona. Al tema dello sviluppo sostenibile può infatti farsi corrispondere un orizzonte di finalità, di Obiettivi (da una economia efficiente, equa e sostenibile, ad un

Bene Comune, sviluppo e impegno politico dei cattolici

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Documenti assetto distributivo accettabile, ad un’inclusione sociale diffusa, ad un ambiente accuratamente tutelato) riferibili ad una configurazione di Bene Comune (Compendio…, n. 166). Le molteplici componenti di tale configurazione possono essere oggetto di pubblico confronto e di valutazione critica, nonché occasione per costruire insieme proposte di intervento, ai diversi livelli di governo. In questo percorso il contributo dei cattolici (anche nell’ambito dell’eventuale Forum suddetto, e del connesso scambio di competenze ed esperienze) può riflettere la loro formazione nella fede, e l’adesione alle indicazioni della Dottrina Sociale della Chiesa. E qui si inserisce la difesa di famiglia e giovani, intorno all’asse, raccomandato dal Cardinale Bassetti, della “grammatica dell’umano”, con l’uomo al centro, con attenzione ai temi bio-etici, e a quelli del lavoro, della crisi demografica, della cura dei poveri, degli scarti, della protezione del Creato, dello sviluppo di un Europa pacifica e solidale… È interessante ricordare quello che, secondo De Bortoli, la cultura laica chiede ai credenti: “un contributo decisivo nella formazione di una classe dirigente di qualità che persegua l’interesse comune la costruzione di un futuro che coniughi solidarietà e competitività l’idea dell’impegno, del sacrificio e dello studio come assi portanti della società un maggiore rispetto per le istituzioni, a cominciare dalla famiglia, sopraffatta da un individualismo dilagante e cinico ” (F. Occhetta, Ricostruiamo la politica, San Paolo, 2019, p. 140). È facile far notare il netto contrasto tra lo scenario indicato e la prevalente realtà politica, sociale ed umana dei nostri territori. In corrispondenza, assume rilievo la questione di come poter procedere verso la riduzione di tale divario, alzando il livello di consapevolezza, corresponsabilità e partecipazione dei cattolici, e dei cittadini tutti. In questa direzione può essere significativo il contributo di Rinascita Cristiana. Una sintesi per i nostri lettori. L’intero documento è a disposizione sul sito www.rinascitacristiana.org

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Società

L’evoluzione di una città in Campania di Carmen Ruggiero

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ati allarmanti, relativi alla disoccupazione nella città di Castellammare di Stabia, emergono ormai da alcuni anni. Tanto preoccupanti da indurre la politica ad interrogarsi sulla questione occupazionale stabiese. Eppure, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione a marzo 2019 è diminuito di 0,4 punti rispetto a febbraio. Oggi uno stabiese su quattro risulta disoccupato, sei giovani su dieci non riescono a trovare lavoro. È un’emergenza che dura da oltre un decennio. In questo periodo più di duemila giovani hanno lasciato la città in cerca di lavoro fuori regione o all’estero. Purtroppo, a Castellammare si riscontra il tasso di disoccupazione più alto della Campania. Attualmente al Sud anche avere titoli e specializzazioni è un ostacolo: o il posto di lavoro adeguato non c’è, oppure quando ti sembra di aver raggiunto il sospirato traguardo, spunta il “figlio di…” che ti deruba della promozione che ti spetta. E, ancora una volta, si parte per “terre assai lontane…” (Arabia, America, Singapore…), per approfondire ulteriormente la materia che ti appassiona e accumulare titoli per tornare in Italia. Aumentano le famiglie che vivono in condizioni di povertà per la crisi economica che ha messo in difficoltà gran parte delle industrie della città. Aumentano i “nuovi poveri” che hanno chiesto al Comune il Reddito di Inclusione, il sussidio che prevede l’assegnazione di una somma che varia dai 180 ai 540 Euro mensili. A gennaio 2019 il settore Politiche Sociali del Comune ha presentato il piano per il coinvolgimento di 50 disoccupati nelle attività di pubblica utilità; questi percepiranno E. 580,14 per sei mesi. È stato emanato un bando di concorso per un posto di buon livello al Comune di C.mare per 21 disoccupati con contratto a tempo pieno e indeterminato. Sono stati organizzati corsi di formazione per disoccupati. A queste persone in difficoltà bisogna aggiungere la presenza dei Rom, residenti nel centro antico, e dei migranti che giornalmente arrivano da Napoli per chiedere l’elemosina o per vendere prodotti dal marchio contraffatto. A Castellammare ogni settimana chiude un negozio! In una città, che non eccelle più né per l’industria né per il turismo, la piccola imprenditoria diven-

Lavoro e disoccupazione oggi a Castellammare di Stabia, un tempo fiorente cittá della Campania

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Società ta quasi l’unico appiglio. Tanti pensano di poter superare la crisi occupazionale aprendo un’attività commerciale. Ma l’esito, per molti, si rivela nefasto. La causa potrebbe essere spiegata con la crescita dei Centri Commerciali e le offerte, quasi impareggiabili, dei supermercati. Si vive nell’incertezza. Eppure per secoli questa città è stata una fiorente zona industriale e agricola. Qui hanno sede i Cantieri navali più antichi d’Italia ancora attivi. Fondati nel 1783 da Giovanni Edoardo Acton, primo ministro del re Ferdinando IV di Borbone. Nel 1931 qui fu costruita la nave scuola militare “Amerigo Vespucci”. Oggi il “Cantiere” (gli Stabiesi lo chiamano ancora così) è diventato Fincantieri e, dopo anni di crisi, si ricomincia a lavorare bene. Invece, non ci sono più i Cantieri Metallurgici Italiani, specializzati nella costruzione di carri merci, riparazione di carrozze ferroviarie e fabbricazione di raccordi in ghisa per idraulica. C’è molto da fare per attrarre turisti come un tempo. Basterebbe curare il bellissimo sito archeologico di Stabiae con le sue ville romane di San Marco e Arianna sepolte durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Pubblicizzare la Reggia Borbonica nei boschi di Quisisana (citata anche da Boccaccio nella VI novella del X giorno) e il Castello Angioino che dà il nome alla città. Più di ogni altra cosa l’attenzione va al rilancio delle Terme di Stabia, con ben ventotto sorgenti naturali che sempre, soprattutto d’estate, hanno fatto confluire tanti turisti nella città. Le Terme sono chiuse da alcuni anni, per fallimento e le acque finiscono a mare ! Al bando emanato dal Comune per il rilancio dell’attività termale, hanno risposto nove imprese, anche dall’estero. Sono imprenditori che vogliono investire in C.mare con progetti interessanti. Il Comune si è impegnato a riattivare il termalismo in uno dei due complessi, le Antiche Terme, per salvaguardare i livelli occupazionali. Ci si augura che le promesse siano mantenute e questa città ancora una volta risorga, proprio come recita il motto nel suo stemma “Post fata resurgo”.

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IL METODO DI MRC: DUE MOMENTI La meditazione I. momento: leggere “Che cosa c’è scritto? cosa vi leggi?” (At 8,30) Quali sono i soggetti? Quali le azioni? Quali sono le parole che ti sembrano più importanti? Che cosa vuoi comunicare l’autore ai suoi contemporanei? Queste possono essere le domande con cui ci accostiamo privatamente nella settimana al brano proposto.

II. momento: immaginare e contemplare “Molti avrebbero voluto vedere ciò che voi vedete… beati coloro che pur non avendo visto, crederanno” (Lc 10,23-24) Questo avviene in un breve spazio di silenzio; possiamo così coinvolgerci emotiva­ mente ed entrare nello spessore storico ed umano del brano biblico; è anche l’ini­zio di una contemplazione amorosa di ciò che Dio ha compiuto per noi in Cristo, nella chiesa, nel suo popolo. Ciò può essere fatto a tre livelli: guar­dando al proprio vissuto, alla comunità in cui si vive e al mondo. Questo momento avviene in un clima di silenzio.

III. momento: attualizzare “Quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (IGv 1,3) Con chi simpatizziamo? Perché? A chi assomigliamo? Davanti alle parole o ai fatti del brano da che parte ci schieriamo? Qual è la nostra posizione di fronte a Cristo? Quale sviluppo nel nostro modo di vivere e di pensare? Attualizzare significa: • leggere le situazioni della nostra vita alla luce dei fatti e delle parole di Cristo • essere consapevoli che quelle parole e quei gesti sono rivolti a noi oggi e ci coin­ volgono in una storia di salvezza.

Al termine il gruppo trasforma in preghiera la meditazione fatta Invocazione a Cristo. Parliamo a Lui di noi, della nostra vita, del nostro rapporto con Lui. Esprimendo i nostri sentimenti dominanti lode, ringraziamento, richiesta. La meditazione in gruppo si conclude con una preghiera collettiva che chiede la capacità di agire secondo ciò che si è meditato.

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COMPLEMENTARI DA VIVERE IN GRUPPO L’inchiesta e la revisione di vita Osservare 1. Quali sono i fatti (pensieri espressi, scritti, atteggiamenti, voci correnti, luoghi comuni, abitudini, costume accertato)? 2. Qual è la reazione (cioè il giudizio interno o esterno) riscontrata: a) nelle persone del mio ambiente personale (parenti, amici, cono­scenti, superiori)? b) in me - al mio interno; - all’esterno, reazione manifestata di fronte ad altri?

Valutare La reazione degli altri e mia, e la mentalità che ne è l’origine, mettono in evidenza un atteggiamento che è necessario valutare. 1. Sul piano umano: cerco di analizzare la reazione e la mentalità che la origina, con il mio semplice buon senso, ma con lealtà e spirito oggettivo. 2. Sul piano cristiano: l’atteggiamento messo in evidenza quale aspetto tocca della vita cristiana? Qual è la mentalità di Gesù al proposito?

Cerco un riferimento tratto da un passo della Bibbia o da un Documento della Chiesa. Elaboro su questo riferimento una riflessione sintetica personale che riporto nel gruppo.

Agire È uno sviluppo, una ricerca di applicazione pratica di quanto valutato sul piano umano e sul piano cristiano. Agire significa trovare ed attuare il modo di procedere con convinzione secondo una mentalità cristiana nell’ambiente in cui si vive. Per arrivare all’azione può essere utile: 1. ritornare frequentemente, da soli e in gruppo, sulle riflessioni fatte; 2. scegliere occasioni, momenti, circostanze ed atteggiamenti in cui inserire il nostro “sforzo di agire” nelle strutture e nelle culture correnti; 3. Condividere in gruppo i tentativi fatti e le difficoltà incontrate.

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Movimento

Informazione e democrazia: beni comuni

di Roberta Masella Il Seminario di Milano, 6 aprile 2019, ha chiuso il ciclo di seminari nazionali di formazione sul tema “Informazione, pensiero critico e bene comune”.

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na buona partecipazione e un bel clima di accoglienza e il piacere di ritrovarsi hanno caratterizzato il seminario; non è poco di questi tempi! Mons. Merisi, membro della commissione episcopale per il laicato, ha aperto la giornata ricordando ai presenti la necessità di coordinamento delle associazioni nelle diocesi; le consulte non sostituiscono la formazione, ma sono luoghi di ascolto vicendevole per fare comunione. Serena Grechi, richiamando il “Discorso sulle comunicazioni sociali” di Papa Francesco, ha sottolineato come sia necessario il passaggio dalla community alla comunità, una comunità che oggi purtroppo è tenuta in ostaggio dalla paura; noi cristiani dobbiamo confrontarci con questo mondo cambiato avendo sempre come riferimento la Parola. P. Licio Prati ci ha ricordato come volersi bene all’interno di R.C.: è profezia, è l’opposto della paura; occorre far crescere dentro di noi il senso di appartenenza a qualcosa di più grande, a una comunità di fede, a una comunità civile, cercare la roccia salda su cui costruire. P. Giuseppe Riggio, gesuita caporedattore di “Aggiornamenti sociali” ha affrontato il tema “Informazione e democrazia: beni comuni”. Alcuni spunti: l’informazione oggi deve fare i conti con la rivoluzione digitale, che cambia profondamente le strutture sociali e va a ridefinire il nostro essere uomini. Oggi la democrazia rappresentativa è in affanno perché è una realtà complessa in cui il meccanismo della delega porta il rischio del progressivo distacco dalla cosa pubblica e perché i tempi parlamentari non vengono considerati accettabili a fronte delle risposte immediate che forniscono i social media. Tuttavia non possiamo sbarazzarcene, bisogna integrarla con forme di democrazia partecipativa. Chi vuol limitare la democrazia cerca di controllare l’informazione; questo si è sperimentato anche in occasione delle elezioni europee. Bisogna vegliare sul modo in cui comunichiamo. La parola sensata richiede prima il silenzio, e anche l’ascolto richiede silenzio. Non è questo che ci propone oggi la società. Ma Gesù ci ha mostrato quanto la qualità della parola e dell’ascolto siano rivoluzionari. Il pomeriggio, dopo una pausa di ristoro organizzata benissimo dalle amiche di Milano, il Dott. Carlo Baroni, caporedattore all’Ufficio centrale del Corriere della sera, ci ha portato interessanti testimonianze del suo lavoro di cronista, sottolineando anche come nel tempo sia cambiato questo ruolo di presenza sugli accadimenti proprio a motivo della velocità e molteplicità delle nuove tecnologie informatiche.

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SAPERE E SAPER ESSERE IL RUOLO DELLA SCUOLA L’educazione e la formazione dispongono di moltissimi strumenti, eppure mai come oggi educare è divenuto difficile. Su questo tema si sono incontrati una decina di insegnanti di scuola primaria e secondaria e due presidi presso la sede del Movimento l’11 marzo. Una prima pietra per un’eventuale incontro tra insegnanti da organizzare per il prossimo anno. Pubblichiamo una breve sintesi delle riflessioni fatte ed invitiamo altri insegnanti a dare pareri, suggerimenti ed esperienze.

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l nostro scopo è: approfondire il tema dell’educare oggi; evidenziare e condividere interrogativi e desideri; elaborare una proposta da condividere con molti. Viviamo in una società e di conseguenza in una scuola che soffre dei continui cambiamenti sia a livello sociale e culturale sia a livello legislativo. Che ne ha fatto esperienza nota uno scollamento tra quello che avviene nel ministero della pubblica istruzione (burocrati, amministratori…) e ciò che avviene realmente e quotidianamente nella scuola. Gli insegnanti sul campo sono a contatto sempre con le nuove generazioni ed hanno quindi il polso della società che cambia. Nella scuola giocano diversi ruoli: gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i genitori e gli amministratori. E il rapporto con gli studenti? Nasce dal rapporto e dal rispetto che si ha nei loro confronti. Da tutti è sottolineata l’importanza del rapporto umano con i ragazzi anche al di là delle materie insegnate. Vengono portati alcuni esempi di coinvolgimento attraverso una certa inventiva (come il concorso dei presepi, la scuola di cucina, ecc…). Tra le difficoltà oggi si incontrano famiglie fragili, una genitorialità in crisi, sempre più complice con i ragazzi e senza adeguati strumenti dal punto di vista educativo. D’altra parte i dirigenti scolastici spesso sono legati al fatto tecnico e amministrativo e non a quello pedagogico. Molto gioca anche la realtà sociale del quartiere in cui la scuola è situata. La maggior parte dei presenti insegna in contesti più o meno disagiati e/o periferici. Questo comporta varie difficoltà compresa quella del doversi rapportare oltre che con la famiglia anche con altre figure istituzionali tipo assistenti sociali, psicologi… Un grande punto interrogativo è stato posto sulla riforma “buona scuola” ad esempio la mobilità degli insegnanti su tutto il territorio italiano ha facilitato una instabilità didattica all’interno della scuola e a volte un sovraffaticamento degli insegnanti che vengono da fuori sede. Proposte per una ulteriore riflessione - I bambini e i ragazzi oggi vivono una grande solitudine e hanno bisogno di essere amati; - è cambiato il concetto di valutazione (valutare = dare valore); vantaggi e difficoltà del registro elettronico, controllo delle famiglie non sempre positivo; - è da recuperare il concetto di team tra gli insegnati sia nella progettazione che negli scrutini, superando l’individualismo dei professori. In un ambiente formativo la sinergia è importante. Le sfide da raccogliere in una società liquida sono di tipo sociale, politico e umano: - quale scuola per quale società; - quali rapporti umani per educare le nuove generazioni; - come realizzare una scuola accogliente e affidabile.

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Società

Un agire di gruppo verso i più giovani

di Maria Esposito

“Rispetto di sé rispetto dell’altro” questo il tema di una iniziativa in aprile nella Scuola Secondaria di Primo grado, Stabiae-Salvati, a cui ha fatto seguito una riflessione degli studenti sull’ambiente e una marcia il 7 giugno. Ci sembra interessante dare spazio alle iniziative scolastiche e giovanili in atto in Rinascita Cristiana. Non possiamo lamentarci a proposito dell’educazione dei più giovani se non conosciamo le realtà che vivono e da cui provengono e soprattutto se non siamo noi stessi disposti all’ascolto, al cambiamento di prospettive e al mescolarsi con loro quando è necessario.

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opo alcuni gravi fatti di cronaca nera, che hanno visto protagonisti i giovanissimi, come gruppo di Rinascita, abbiamo sentito, e sentiamo, l’urgente bisogno di AGIRE. I giovanissimi oggi sono particolarmente esposti, vittime di relazioni superficiali, mancanza di figure di riferimento, confusi tra il reale e il virtuale. In collaborazione con i Lions Club di Castellammare di Stabia Terme e la dottoressa, psicoterapeuta, nonché amica, Angela Gaeta, ci siamo inserite nel piano educativo di tre terze classi della scuola secondaria di primo grado, Stabiae-Salvati per “farci loro compagni di viaggio” in un’età di trasformazioni continue La dottoressa Gaeta ha offerto subito elementi per il dialogo: “Chi sono io? Come mi relaziono agli altri? Riesco a mostrare le mie emozioni? Quanto riesco a comunicare agli altri di me? Chi sono io per gli altri e chi sono gli altri per me? Perché è importante relazionarmi? Perché ad alcuni sono simpatico ed ad altri no?” 28

Se ci interroghiamo sui nostri vissuti riusciamo ad incontrarci e se c’è un incontro vero noi non facciamo danno né a noi stessi, né agli altri. Così possiamo crescere e creare amicizie, incontrando l’altro. Si può incontrare l’altro solo con una sana comunicazione ed una sana comunicazione si instaura con l’empatia. L’empatia è “sentire dentro”, è la capacità di comprendere lo stato d’animo dell’altro percependone emozioni e pensieri, come se fossero proprie, mettendo da parte sé stessi. Senza empatia siamo ripiegati su noi stessi, terreno fertile per pregiudizi sociali, bullismo, cyberbullismo, mobbing, xenofobia, omofobia. Tra alcuni video trasmessi e narrazioni di storie vere, i ragazzi, con timidezza si sono aperti, condividendo alcune esperienze. C’è una differenza tra una bravata e un’aggressione continua. Il bullo è un ragazzo prepotente, spavaldo, con un comportamento antisociale, riflesso del­ l’esperienze che vive. Il bullo umilia


Società l’altro, che è una persona timida e fragile. Mostra il rifiuto per le norme sociali, le diversità, il rispetto della persona e la sua dignità. Il bullo ha però una debolezza interiore: spesso ciò che lo ha reso tale è uno stato di emarginazione pregressa. E’ dunque egli stesso vittima.

La crescita dei giovani, il loro equilibrio ci sta molto a cuore. Continueremo a lavorare con i giovani con percorsi di prevenzione ai fenomeni di prevaricazione sociale. Essi vanno aiutati ed educati al rispetto di sé, dell’altro e delle sue diversità, alimentando i valori dell’altruismo, della solidarietà e insegnando l’empatia. Incontrare autenticamente l’altro da sé, entrare nei suoi vissuti è trasformarsi, arricchirsi, è crescere.

“Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza”

Non aveva certo idea la piccola Greta Thunberg che la sua protesta silenziosa e lontana sarebbe stata così virale. Gli studenti del Virgilio di Meta di Sorrento, Lucrezio di Sarno, Pitagora - B. Croce di Torre Annunziata e Da Vinci di Poggiomarino, grazie al­ l’esempio di Greta, si sono uniti

avendo come obiettivo la bonifica del fiume più inquinato d’Europa: il fiume Sarno. Gli studenti nei giorni scorsi sono stati promotori di un appello sul tema, consegnato al presidente del Parlamento Europeo. Essi hanno presentato la petizione di sensibilizzazione con cui hanno chiamato a firmare quanti ne condividono gli obiettivi. Il loro grido ha avuto un eco tanto grande nell’agro nocerino-sarnese, da attirare l’interesse di 66 scuole, 33 sindaci, parroci, società sportive, associazioni presenti sul territorio, tra cui Rinascita di Castellammare, che lunedì 15 aprile si sono incontrati al liceo Caccioppoli di Scafati per una conferenza stampa. È stata fissata per il sette giugno la marcia, che seguirà il corso del fiume, lanciata per mobilitare tutte le popolazione dei comuni dall’agro nocerino fino a Castellammare. La conferenza stampa è stata una festa, un pieno d’energia, con canti e musica dal vivo. I ragazzi hanno accolto sulle note della canzone di Pierangelo Bertoli, Eppure Soffia. Hanno raccontato l’inizio della loro avventura, i motivi che li hanno spinti a perseverare, il loro viaggio a Bruxelles e l’incontro con la Manfredi della Direzione Ambiente della Commissione Europea. La loro è stata una grande dimostrazione di forza di volontà, del loro ormai necessario interessamento al problema ambientale che, purtroppo, noi adulti abbiamo lasciato loro in eredità. Davvero una bella ed impegnata gioventù che ci ha preso per mano e ci chiede di seguirla. 29


Società

Il mondo donato da Dio

dalle riflessioni di un’insegnante

di Mariella Bagnato Vigilante

Una nostra sintesi di un più ampio articolo di un’amica di Reggio Calabria. L’intero articolo è a disposizione sul sito www.rinascitacristiana.org

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egli anni ’50, quando frequentavo il liceo, entrò, fra gli insegnamenti, una nuova disciplina, l’educazione civica, che fu affidata ai docenti di storia e filosofia; una materia che sembrava secondaria, quasi facoltativa, i cui argomenti si svolgevano inserendoli tra gli argomenti tradizionali, quando questi argomenti davano sufficienti motivazioni per farlo. Quale grave errore!!! Anni dopo mi ritrovai non più tra i banchi di scuola ma dietro una cattedra. Alla fine degli anni ’60 insegnavo Matematica e Osservazioni scientifiche in una scuola media a Polistena e adottai un libro di testo della Mursia che conteneva due argomenti che fino a qualche anno prima erano ignorati: la riproduzione sessuale umana e l’ecologia. Il primo era tabù e ricordo che il Preside riunì i genitori per ottenere l’autorizzazione a trattare l’argomento; fui quindi una delle prime docenti a spiegare agli allievi adolescenti come furono concepiti, cosa che feci allo stesso modo con i miei figli qualche anno dopo. Per quanto riguarda l’ecologia, a quel tempo una novità, la collega di lettere, durante una riunione, mi chiese di spiegare cos’era e cosa trattava. Ancora oggi mi chiedo perché lo fece. Forse perché la parola ecologia a quel tempo era un neologismo, figuriamoci poi a insegnarla! Le lezioni si svolgevano all’aperto negli spazi verdi della scuola quando il tempo lo consentiva: si studiava l’ambiente e si parlava del rispetto per gli animali e per le piante. L’inquinamento ambientale era all’inizio e non se ne coglievano i segni inquietanti che comparvero qualche anno dopo. Le buste di plastica erano entrate da poco nell’uso giornaliero (la prima che vidi fu nel 1966 e la trovai comodissima al punto da tenermela cara per tanti giorni) e così i piatti, i bicchieri, cose che vediamo sparse per le strade, nei giardini, nelle campagne, nel mare, cioè dappertutto: eppure basterebbe usare buste, piatti, bicchieri di carta, contenitori per bibite di tetrapak, bottiglie di vetro, tutti fatti con materiale biodegradabile. Pensavamo che quel disastro che vediamo oggi non si sarebbe verificato, che fosse fantascienza e invece… eccoci qua nel 2019. La nostra generazione è stata colta impreparata, senza nessuna precedente esperienza e non ha saputo trovare in tempo i rimedi. Inoltre, la tecnologia, con le nuove esigenze che ci ha imposto, non ce lo ha consentito. Il motto degli anni ’80 e ‘90 era “tutto e subito”: non abbiamo avuto il tempo di pensare, bisognava decidere e prendere, in qualsiasi modo, anche inquinando. Si realizzava così il relativismo economico-sociale che incoraggia a 30


Società prendere e a frequentare cose e persone utili ai nostri scopi e a scartare quel che non ci serve…

La nostra realtà

Nel corridoio della scuola dove insegnavo negli anni ’90 era affisso un quadretto dove, incorniciata, c’era una massima di Bertrand Russell, che in sostanza diceva che “operare per il bene della collettività era principalmente, operare per il proprio bene”. Non voglio allargare questi concetti al mondo intero per non cadere nella retorica e nei luoghi comuni del parlare. Voglio soffermarmi sulla comunità in cui vivo: la mia città, i miei amici, le associazioni di cui faccio parte e tutte le altre fonti di comunicazione che mi riguardano. Ciò a cui assisto è sconcertante perché accade che, tutti insieme, siamo bravi a sostenere le buone abitudini e i corretti comportamenti ma poi, individualmente, ci facciamo sopraffare dai nostri egoismi dimenticando ciò su cui, tutti insieme, eravamo d’accordo. Questo per dire che, a differenza di 50-60 anni fa, sappiamo benissimo ciò che è lecito fare e come farlo ma, purtroppo, lo facciamo malamente….

Per una società responsabile

Quale è il segreto per realizzare una società responsabile per migliorare i rapporti umani? L’esempio è sotto i nostri occhi: il “Modello Riace”. Il sindaco del famoso borgo… ha saputo realizzare il suo sogno di rinascita sociale e ambientale del territorio, valorizzando ciò che la natura stessa, attraverso il mare, gli ha donato: un barcone di emigrati curdi disperati, naufragato sulla sua costa. Egli li ha accolti non solo per compassione ma principalmente per condivisione, cioè per ripopolare il suo borgo che, per mancanza di esseri umani che a loro volta emigrati negli anni ’50-’60, languiva nell’abbandono. I nuovi arrivati furono coinvolti nella ristrutturazione delle case, nella rinascita dei vecchi mestieri, nel miglioramento del servizi,… e si integrarono facilmente con i nativi… L’integrazione degli immigrati sarà possibile su larga scala solo quando gli esseri umani dei paesi più avanzati prenderanno coscienza del problema che ha una sola possibilità di essere superato: accettare la nuova realtà … e considerare tutti gli esseri umani uguali non solo davanti a Dio, ma anche fra loro: siamo cittadini del mondo, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Servono quindi piani educativi per tutti, nativi e stranieri… Quale deve essere il nostro compito di cristiani credenti nella società di oggi, quali i nostri doveri e i nostri comportamenti nei confronti dei nostri nipoti? Sono convinta che possiamo fare molto, non possiamo perdere tempo: il dono che Dio ci ha donato, esige che sia custodito. La nostra esperienza, la nostra cultura e la nostra saggezza possono contribuire a salvare il nostro Mondo in tutti i suoi aspetti e noi lo faremo con l’impegno, con le azioni, con le parole, e, soprattutto con l’esempio. 31


Parole e fatti… BERGAMO – Anche quest’anno i gruppi cittadini si sono incontrati l’8 aprile presso la Comunità del Paradiso per fermarsi a pregare e meditare sui misteri pasquali aiutati dalla riflessione dell’Assistente diocesano Mons. Antonio Donghi su “La passione secondo Giovanni” che ha facilitato il cammino verso gioia della Resurrezione di Gesù nostro Salvatore. L’incontro si è concluso con la Celebrazione Eucaristica. Il 13 maggio recita del Rosario presso la Chiesa S. Maria Immacolata delle Grazie. I misteri gaudiosi meditati dai gruppi di Maria Grazioli, Fausta Marchetti, Vera Poloni, Lella Fornoni, Rosanna Baldassari e per finire le litanie recitate dal gruppo Adriana Gibellini. Giovanna Cecchini LUCCA – Per la terza volta i gruppi di Lucca hanno organizzato la Preghiera per la Città, che si è svolta il 29 aprile. Le Preghiere sono state lette da due attori e accompagnate da minuti di silenzio e canti di un gruppo di gregoriano. La preghiera è stata guidata da don Antonio Tidei. Marinella Terrasi REGGIO EMILIA - Sabato 13 aprile presso casa Bonazzi si è tenuta una meditazione sulla Pasqua di don Eleuterio Agostini. Al termine una cena insieme. Il 2 giugno dalle 17 alle 20 una “gnoccata” di beneficenza in favore degli amici del Rwanda per finanziare un progetto agricolo. Paola Zelioli FOGGIA – Continua l’attenzione dei gruppi di Rinascita di Foggia sulle iniziative dell’Arcidiocesi. Il 22 febbraio hanno partecipato a un incontro-dibattito dal titolo: “La politica tra impegno e responsabilità” L’Arcivescovo Mons. Vincenzo Pelvi ha ricordato che “In questo momento della storia, la 32


Parole e fatti passione per l’umano, per l’intera umanità, è in grave difficoltà. Le gioie delle relazioni umane e della convivenza sociale appaiono profondamente logorate. La diffidenza reciproca dei singoli e dei popoli si nutre di una smodata ricerca del proprio interesse e di una competizione esasperata che non rifugge dalla violenza. Si tratta di una vera e propria cultura, o meglio di un’anticultura, dell’indifferenza per la Comunità. Siamo, un po’ tutti, ripiegati su noi stessi. Il denaro e l’ideologia del consumo, selezionano i nostri bisogni e manipolano i nostri sogni. Raccogliendo il grido della sofferenza dei popoli, dobbiamo reagire agli spiriti negativi che fomentano la divisione, l’indifferenza, l’ostilità”. (L’intero documento è a disposizione sul sito www.rinascitacristiana.org) Tina Armiento

PARMA – Una interessante Tavola rotonda sul

tema ‘La famiglia equilibrista: tra ostacoli e risorse’ il 13 aprile nell’aula magna del Liceo Toschi. Il convegno, organizzato dal Movimento Rinascita Cristiana di Parma e coordinato da don Umberto Cocconi, ha visto la partecipazione della psicologa dell’ASL di Parma dott.ssa Maria Teresa Gaggiotti, il magistrato del Tribunale di Parma dott.ssa Mariella Sarli e il Preside del Liceo Scientifico Ulivi prof. Giovanni Brunazzi. La sintesi della tavola rotonda a cura di Carla Miari è a disposizione sul sito www.rinascitacristiana.org

GENOVA - Sabato 30 marzo, presso il chiostro della Chiesa di S.Maria di Castello una iniziativa organizzata da Rinascita Cristiana e il Cif sul tema “Costituzione e democrazia: il contributo delle donne ieri e oggi”. Due le relatrici, Giovanna Badalassi (ricercatrice, esperta di economia del genere) e Sandra Zampa (giornalista ed ex parlamentare). Mercoledì 12 giugno giornata conclusiva dei gruppi con il direttore della Caritas diocesana Mons. Marino Poggi e il direttore della Fondazione Auxilium dott. Gigi Borgiani. Durante il pranzo un momento di festa per i venti anni del Tavolo Giustizia e Solidarietà. Roberta Masella ROMA – Varie le iniziative proposte ai gruppi romani. Un primo incontro

con Pietro Ichino sul suo libro “La casa nella pineta” e sull’impegno dell’am33


Parole e fatti biente milanese che è stato all’origine di Rinascita Cristiana per un cristianesimo vivo e vissuto. Significativo l’incontro con don Milani. Una iniziativa già sperimentata sul “Cinema racconta” le sfide della globalizzazione e il tema della cittadinanza globale proposto nel nostro piano di lavoro trattati attraverso spezzoni di filmati. Un quadro spesso drammatico, quello proposto dal cinema, ma anche con qualche accenno di soluzione. L’incontro è stato guidato dalla prof. Paola Dalla Torre che ha la cattedra di Storia e critica del cinema presso la LUMSA. Un terzo appuntamento presso l’Istituto Sturzo sul tema Per un nuovo umanesimo europeo: popoli religioni culture il 10 maggio, organizzato da Agire politicamente, Rinascita Cristiana e ACAT. Con una riunione di capigruppo allargata, una riflessione sul vangelo di Giovanni dell’Assistente nazionale P. Licio Prati e un confronto sul lavoro fatto si è conclusa il 29 maggio l’attività dei gruppi romani.

CASTELLAMMARE DI STABIA - I gruppi a maggio hanno incontrato il

Vescovo mons. Francesco Alfano sul tema “Alziamoci, scendiamo e andiamo con loro”. Una riflessione a partire dal cap. 10 del Libro degli Atti. Riporto una sintesi del piacevole pomeriggio, in cui ancora una volta il nostro Vescovo ci ha rinnovato la sua stima e ci ha incoraggiate a proseguire il nostro lavoro. Con la visione di Pietro abbiamo una svolta decisiva nell’esperienza della comunità delle origini. Dopo la conversione di Saulo, nonostante quest’ultimo fosse stato chiamato per portare il nome del Signore “davanti alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele”, la predicazione rimaneva ancora ristretta all’ambito giudaico. Qui invece la prima comunità di Gerusalemme è divenuta “Chiesa in uscita”, superando pregiudizi e paure. Piano piano le diffidenze sono cadute e i muri di separazione sono stati abbattuti, perché il regno di Dio non conosce confini. Non è affatto facile ciò che viene chiesto e le resistenze sono comprensibili, quando si tratta di lasciare uno schema con le sue sicurezze per aprirsi alla diversità dell’altro. Non esiste però altro modo di vivere e annunciare il Vangelo che alzarsi dalle proprie comodità, scendere dai falsi rifugi in cui ci nascondiamo e farci compagni di viaggio di chi ci sta accanto. Ed è quello che lo Spirito chiede a Pietro: “Alzati, scendi e va’ con loro” (v.20)! Pietro si fa guidare docilmente dallo Spirito, che lo spinge ad andare incontro a chi prima considerava un estraneo, un impuro e un profano, che ora guarda come suo fratello “perché Dio non fa preferenza di persone”! Il nostro cammino di Chiesa nasce da questi presupposti, perché a noi deve stare a cuore la vita della gente che abita “la città”, perché solo camminando insieme a loro potremo realizzare il progetto del Padre su di noi. Mercoledì 12 giugno i gruppi di RC con le altre associazioni hanno partecipato alla fiaccolata dei giovani per la protezione dell’ambiente. Il 15 alla 34


Parole e fatti Tavolata solidale organizzata dalla FOCSIV, dalla Caritas e da alcune parrocchie. Maria Esposito

VITERBO – Francesca Sacchi Lodispoto e P. Licio Prati hanno avuto un bell’incontro con i due gruppi di Viterbo mercoledì 22 maggio. Accolti nella parrocchia di P. Ignazio Martelletto che segue con grande disponibilità e amicizia i due gruppi abbiamo potuto scambiare le esperienze dell’anno a proposito della meditazione e del Piano di Lavoro. I gruppi di Viterbo hanno privilegiato un’attualizzazione della meditazione a partire dalle domande proposte. Varie sono state le iniziative nell’anno prese con altre associazioni cittadine su temi di attualità realizzate grazie all’impegno di Tia Gusman presidente anche dei gruppi di Maria Cristina.

Notizie dal MIAMSI Nell’ultima riunione del Bureau, tenutasi a Roma dal 2 al 6 maggio, si è lavorato alla preparazione della XV Assemblea Generale dei paesi aderenti, dopo una giornata dedicata all’informazione sullo stato dei movimenti nei diversi continenti. A fronte di un’Europa molto debole una maggiore vitalità si è riscontrata nei paesi dell’Africa francofona che ha sottolineato le sfide principali ovvero il lavoro per i giovani e i problemi della sicurezza. Nell’America Latina molto forte è sentito il problema del potere, della corruzione e dell’impoverimento della classe media. Il movimento in India, pur rappresentando una piccolissima minoranza, sembra essere abbastanza vitale e deciso ad affrontare con molte iniziative il problema della cecità promuovendo una campagna per la donazione delle cornee. Per l’Assemblea Generale si è definitivamente deciso che il Libano sarà il luogo deputato, pur se i rappresentanti dell’America Latina e dell’India non erano molto d’accordo dato che la paura delle costanti turbolenze dell’area mediorientale avrebbero potuto nuocere alla partecipazione. Per le date si è deciso per l’ottobre 2020 dal 26 al 29. Il tema scelto: “Come testimoniare e impegnarsi nel mondo di oggi per una società più inclusiva?” dopo molte discussioni e riflessioni che rispecchiavano le varie sensibilità e le diverse realtà dei continenti si dovrà articolare su tre diverse direttrici. Il potere, le migrazioni e il vivere insieme, e lo sviluppo umano integrale. Elisa Tittoni

TORINO - Il 14 Maggio Rinascita Cristiana ha organizzato un Convegno in

prossimità delle Elezioni europee; le inchieste proposte dal Piano di lavoro “Fiducia e democrazia” e Cittadinanza globale” ci hanno fatto sentire la necessità di proporre un’occasione di informazione e riflessione per poter esprimere un voto consapevole come cittadini europei cristiani. Decisivo è stato inoltre il documento del MIAMSI che negli otto punti ben esprime la nostra 35


Parole e fatti idea di un’Europa più giusta, abbiamo perciò contattato relatori che condividessero questa visione. Simone Fissolo: un giovane, socio dell’Associazione Nuova Generazione, già presidente nazionale della Gioventù Federalista Europea, impegnato a promuovere il concetto di “cittadinanza attiva” in particolare nei confronti dei giovani, ai quali ha dedicato il libro “L’Europa sono io” dal significativo sottotitolo “Una guida alla cittadinanza attiva”. Ha spiegato quali siano gli organismi principali dell’UE, le loro funzioni e che cosa significhi essere cittadini europei. Aldo Ravaioli: esponente e cofondatore di Filo Europa, il network che raggruppa Associazioni e Movimenti pro Europa Unita, già imprenditore nel settore automotive, è stato Vice Sindaco di Torino dal 1985 al 1990, impegnato in gruppi e Associazioni di cittadinanza attiva, attualmente Presidente di Réseau Entreprendre Italia, Associazione europea di accompagnamento gratuito ai neo imprenditori. Ci ha parlato del significato di libertà e sovranismo dentro e fuori dall’Europa. Don Pier Giuseppe Accornero: Sacerdote diocesano dal 1972, da cinquant’anni scrive di informazione religiosa ed ecclesiale su testate giornalistiche, radiofoniche televisive locali e nazionali. È scrittore e autore di numerosi libri. Don Accornero ci ha ricordato il contributo dei cristiani alla fondazione dell’Unione Europea e l’importanza della loro presenza nelle sue istituzioni tra passato, presente e futuro. Conoscere gli organismi in cui è articolata l’Unione Europea, il loro funzionamento e la loro evoluzione nel tempo è stato importante per poter apprezzare il valore della cittadinanza europea per ciascuno di noi. Particolarmente significativo è parso il concetto espresso da Aldo Ravaioli che ha sostenuto e dimostrato come il sovranismo di ogni Stato si rafforzi solo attraverso quello dell’Unione Europea poiché i singoli Stati non possono competere con le grandi potenze di USA, Cina e Russia. I partiti che attualmente usano il sovranismo contro l’Europa sostengono in realtà il nazionalismo, di cattiva memoria, che non può che scardinare l’idea stessa di Unione. Don Accornero ha ricordato come l’Unione Europea sia stata fortemente voluta da quattro cattolici e sia sempre stata sostenuta dai Papi, da Pio XII a Francesco. L’unità dell’Europa non è quindi un fatto indifferente per i credenti. Relatori e pubblico hanno comunque manifestato il desiderio che l’Unione Europea sappia cambiare avvicinandosi ai reali bisogni delle persone superando le disparità al suo interno per assicurare uguali diritti, libertà, lavoro e dignità a tutti i suoi cittadini. Esattamente quanto auspicato dal documento del MIAMSI. Gege Moffa 36


Movimento

Ferdinando Peloso un fondatore, un amico

di Francesca Sacchi Lodispoto

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ando e Paola, poiché non si può parlare dell’uno senza l’altro, sono stati attivi e presenti in Rinascita Cristiana fin dagli anni ’50 quando attraverso Flaminia Gentiloni conobbero Immacolata Salviati: tra loro si stabilì subito un’amicizia reciproca, profonda e fedele. Quell’amicizia umana e cristiana che è da sempre il motore di Rinascita Cristiana e di ogni evangelizzazione. Hanno fatto parte del primo Gruppo Nazionale che è stato l’anima del movimento fin dalle origini, quando ancora Rinascita dipendeva dalla Segreteria di Stato. Nando ha contribuito alla formulazione dello Statuto approvato poi dalla CEI nel 1972. In seguito è divenuto Responsabile na- Nando e Paola Peloso con Paolo VI zionale dal 1975 al 1982 e poi sempre presente in Consiglio nazionale e nelle varie commissioni di lavoro, collaborando in particolare alla Commissione meditazione insieme a mons. Mori. Molti i suoi viaggi “missionari” in Italia e all’estero sempre attento a promuovere in Rinascita la presenza degli uomini. Insieme a Paola, consigliera e animatrice del Triveneto, hanno avuto rapporti di amicizia in tutta Italia in particolare con la Sicilia e con i loro assistenti storici padre Bentivegna e padre Zaccaria. Insieme a padre Dauchy, Giovanna Mancini, don Sensi di Perugia e Isabella Tacoli molto hanno contribuito a rafforzare nel movimento l’apprezzamento per l’inchiesta proponendola sempre come caratterizzante l’attività e il pensiero di Rinascita Cristiana. Nando e Paola hanno partecipato alla fondazione del MIAMSI e alla sua diffusione, sono stati legati da fraterna amicizia con Marie Louise Monet e Immacolata Salviati sue fondatrici. Paola ne è stata anche vicepresidente e Nando membro del Bureau International. Memorabili i loro viaggi missionari in America Latina e in Africa dove hanno fondato il MIAMSI in Burkina Faso e hanno più volte ospitato il Vescovo Sanon con cui hanno avuto una lunga amicizia; in India hanno sperimentato la spiritualità del movimento indiano e la sua semplicità di vita vincendo con la loro spontaneità e adattabilità pregiudizi e resistenze verso il mondo occidentale. Hanno fondato Rinascita Cri37


Movimento stiana a Malta intrattenendo relazioni di amicizia con i gruppi maltesi per molti anni. La lettura dei segni dei tempi appresa particolarmente dalla pratica della revisione di vita vissuta in America Latina e la fedeltà alle aperture del Concilio Vaticano II hanno acceso in loro la passione per l’ecumenismo e sono entrati in relazione con Maria Viggiani fondatrice del SAE, di cui Paola è stata a lungo vice-presidente. Una coppia simpatica, elegante ed ospitale e un avvocato prestigioso nella sua città dotato di grande cultura, signorilità e senso dell’umorismo. Rinascita Cristiana deve molto a loro in apertura culturale, religiosa ed ecumenica, alla loro spiritualità e generosità. Indimenticabile la presenza di Nando durante il periodo dei convegni giovani dal 1990 al 2009: la sua testimonianza, la sua autentica laicità, la sua fede hanno incantato moltissimi tra loro che ancora lo ricordano con ammirazione e affetto. Inutile enumerare le tante iniziative culturali e spirituali e le relazioni da loro intrattenute. Personalmente ricordo la loro ospitalità Il primo gruppo nazionale nella casa di Camaldoli in cui abbiamo avuto vari incontri e l’occasione di conoscere meglio le attività del monastero: fu in una di quelle occasione che iniziò la collaborazione con P. Ska da loro ascoltato e apprezzato. Ricordo anche i Congressi nazionali di Assisi nel 1976 (ero ancora nei gruppi giovani) e Sorrento nel 1982 in cui con Nando ho partecipato alla preparazione e alla moderazione dell’assemblea: non ricordo la fatica ma piuttosto il divertimento di lavorare con Nando, le sue battute, la sua intelligenza acuta, e la sua capacità di arrivare a soluzioni condivise. Nando Peloso ha dato a Rinascita uno stile: lo stile del dialogo, dell’ascolto, del rispetto e dell’accoglienza. Ha amato la chiesa senza equivoci, accondiscendenze o reazioni inutili. Nel mio itinerario di Rinascita Nando e Paola formano insieme a Immacolata Salviati, Carlo Bartoleschi, mons. Mori, Isabella Tacoli, P. Lécuyer, P. Lyonet, P. Dauchy un gruppo indimenticabile di laici e sacerdoti legati da stretta e fraterna amicizia alla cui memoria attingere fede, senso della chiesa, apertura al mondo e disponibilità verso tutti. Tutte queste persone sono state la generazione del Vaticano II che hanno capito e applicato con entusiasmo, lungimiranza superando gli ostacoli di un ambiente sociale (e a volte anche ecclesiale) spesso impreparato ad accogliere le novità dello Spirito. 38


Cultura

La cultura dell’urbanità dal 1582 al 2019

di Daniela Borghi

É

stato detto che il giorno in cui l’uomo decide di smettere di raccontare storie non è mai un bel giorno. All’inizio delle esperienze collettive c’è sempre una narrazione. Il racconto propone uno spaccato della vita di Mantova che testimonia una “cultura organica”; cioè arte di organizzare la vita sociale con esperienze umanizzanti, legate alla vita, per conservare le radici e per stabilire alleanza tra la cultura come tradizione e memoria e la cultura dell’innovazione e ricerca di cui oggi la nostra città ha bisogno. La tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco (G.Mahler) Il nostro Vescovo Mons. Marco Busca ha utilizzato questo racconto nel discorso alla città per spiegare la “cultura dell’urbanità”: “la città ha vissuto un evento internazionale…..un gruppo di 20 giapponesi accompagnati dall’arcivescovo di Nagasaki (172 parrocchie) Mons. J. Mitsnaki Takami è stato in visita da noi per mettersi sulle orme di quattro giovani che verso la fine del ‘500 erano stati mandati in Europa da tre signori convertiti al cattolicesimo 433 anni fa. Il viaggio durò 8 anni 1582-1590, visitarono Portogallo, Spagna e Italia. Incontrarono il papa Gregorio XIII e soggiornarono a Mantova cinque giorni 13 e 18 luglio 1582. Il Duca Guglielmo Gonzaga li mandò a prendere a Marmirolo con una carrozza dorata e organizzò per loro grandi feste. La Chiesa è realtà di comunione cattolica cioè universale e noi non dobbiamo dimenticare mai i preziosi “fili della storia””. Nell’archivio di Stato è stata letta la lettera dove i quattro giovani ringraziavano il Duca Guglielmo Gonzaga per l’ospitalità ricevuta. Il gesuita P. A. Valignano visitatore generale dell’India organizzò il viaggio e si deve a lui l’invio di Padre Matteo Ricci ad evangelizzare la Cina. A Roma i giovani entrarono in contatto con la Compagnia di Gesù che in quel periodo passò da 5.000 a 13.000 religiosi. Uno del gruppo Giuliano Nakaura partito dal Giappone decise di entrare nel 1591 nei Gesuiti e di diventare sacerdote. Era nato nel 1568 anno in cui moriva San Luigi Gonzaga soccorrendo gli appestati per le vie di Roma. E viene ucciso nel 1633 durante una delle tante persecuzioni contro i cattolici, legato in un sacco con la testa in giù, rivolta verso una buca di letame. L’occhio osservatore degli ambasciatori seppe capire la grande accoglienza, cortesia della famiglia dei principi, cortigiani e cittadini. Il gesuita A. Valignano nel suo libro raccoglie i colloqui e utilizza il termine “urbanità” cioè lo stile che appartiene al vivere in città, un modo di comportarsi civile, cortese nei rapporti tra le persone: ordine, ragionevolezza, 39


Cultura armonia e convivenza tra diversi, affabilità, bellezza, educazione nello stare insieme. Dopo gli accordi Roma-Pechino nel 2018, ora si sta molto meglio: finita la stagione delle catacombe, i cattolici sono liberi e la chiesa patriottica controllata da Pechino che ha salvato chiese e comunità e la chiesa clandestina che fa capo a Roma (segnata dal sangue di martiri perseguitati per due secoli e mezzo) sono una cosa sola. Un gruppo di mantovani sono partiti accompagnati dal parroco Don Renato Zenesini, sulle orme di Matteo Ricci/Li-Madou (matematico, cartografo, traduttore con forte rispetto delle culture e tolleranza), per visitare la sua tomba e incontrare nelle varie città diverse testimonianze cristiane. In Cina sono 16 milioni i cattolici che vanno crescendo con il modello del catecumenato, specie fra i giovani, che sia affacciano al Vangelo e alla sua “bella Notizia” perché lo ritengono utile per uscire 1) dalla rigidità della legge, 2) dall’ipocrisia del formalismo e ammirazione, 3) dal pregiudizio morale; perché si prende coscienza delle proprie fragilità e del bisogno di affidarsi a Dio. Mons. M. Busca utilizza il termine urbanità e lo spiega così: • si coniuga con il nostro appartenere all’Europa (i principi sono generosi, fanno grande regali e non sono le ricchezze che li dominano, sono loro che dominano le ricchezze. I giapponesi hanno messo in evidenza l’onestà morale dei governanti europei e anche oggi è importante contrastare la corruzione educando alla legalità); • si declina con la virtù dell’ospitalità (furono accolti con tutte le premure: banchetti allestiti splendidamente con spettacolo di 3 ore sul lago e la presenza del popolo 30.000, razzi sparati e musica, luci) condivisione, prossimità (Eleonora d’Austria caritatevole verso i poveri, i malati e li serviva di persona) cioè beni relazionali, incontro tra culture ed affini; • si declina come attenzione all’ambiente, le città devono diventare luoghi sostenibili investendo negli spazi green; • si esprime come capacità di contemplazione (Messa in S. Barbara con canti, battesimo con il nome di Macho e visita al Preziosissimo Sangue in S. Andrea, tempi di silenzio, di attenzione interiore recuperando il senso delle cose e i motivi del fare, cambiando il ritmo della vita, perché l’uomo non è schiavo del tempo). 40


Chiesa nel mondo

Non si tratta solo di migranti

di Francesca Sacchi Lodispoto

Presentato il 27 maggio nella Sala Stampa della Santa Sede il Messaggio di Papa Francesco per la 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019. Riportiamo una breve sintesi.

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on l’intenzione di chiarire il significato del titolo del Messaggio, il Santo Padre lo ha declinato in sette sottotitoli, che sono stati parzialmente anticipati nella campagna di comunicazione che la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha lanciato nel marzo scorso. Tale campagna propone, a cadenza mensile, riflessioni, materiale informativo e sussidi multimediali, utili ad approfondire il tema del Messaggio del Santo Padre attraverso approcci diversificati. Non si tratta solo di migranti: si tratta anche delle nostre paure. I timori che proviamo di fronte alle sfide migratorie di oggi sono reali, ma non possiamo lasciare che essi ci privino del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, e in questi Gesù Cristo. Non si tratta solo di migranti: si tratta della carità. I fratelli e le sorelle migranti ci offrono oggi l’occasione di vivere la carità più alta, quella che si esercita verso chi non è in grado di ricambiare e forse nemmeno di ringraziare. Non si tratta solo di migranti: si tratta della nostra umanità. L’incontro con l’altro, con il prossimo bisognoso, ci offre l’occasione per restaurare l’umanità altrui, crescere nella nostra umanità e contribuire alla costruzione di una vera famiglia umana. Non si tratta solo di migranti: si tratta di non escludere nessuno. I piccoli, i poveri, i più vulnerabili sono coloro che pagano il prezzo delle guerre, delle ingiustizie, dello sviluppo esclusivista. Noi siamo chiamati invece a includere tutti nel nostro cammino di crescita globale, affinché a tutti sia dato accesso allo sviluppo umano integrale. I grandi numeri delle migrazioni internazionali sono noti. Secondo le stime delle Nazioni Unite, i migranti nel mondo sono circa 260 milioni. Ogni 10 anni questo numero aumenta di circa 50 milioni. Le migrazioni non sono un fenomeno occasionale o passeggero ma strutturale. Sono il risultato degli squilibri nello sviluppo economico e sociale, delle guerre, ma anche l’espressione di profonde trasformazioni negli stati e a livello internazionale. Pensare di fermare le migrazioni con decreti amministrativi, con barriere e muri è illusorio. È come voler fermare la storia. Di più, è privarsi dell’arricchimento reciproco che avviene nell’incontro tra persone di provenienze diverse. Giustamente, ci ricorda il San-

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Chiesa nel mondo to Padre, quando si guarda alle migrazioni, ci si deve rendere conto che non si tratta solo di migranti. Si tratta delle aspirazioni e bisogni che sono inerenti a tutte le persone, ma da cui molti sono esclusi. Si tratta della ribellione che molti avvertono di fronte a questa esclusione, delle irregolarità che commettono spesso perché vie regolari sono precluse, ma anche dell’insensibilità di chi si chiude nella propria indifferenza e della malvagità di chi approfitta del bisogno altrui per interessi propri, negando il rispetto dei diritti e della dignità degli altri. Cosciente di queste dimensioni, la comunità internazionale ha fatto un passo importante l’anno scorso con l’adozione del Patto globale sulle migrazioni e del Patto globale sui rifugiati. Si tratta di un importante sforzo da parte della comunità internazionale di considerare i migranti e i rifugiati con una visione comune, fondata sui principi del diritto umanitario, e tesa a conseguire benefici per tutti i soggetti coinvolti. Molto resta da fare, soprattutto nella traduzione degli intenti ispiratori in politiche e iniziative di cooperazione tra governi nella gestione delle migrazioni. Ma almeno esiste una base comune di riferimento, che si spera non resti solo un bel documento. Purtroppo non tutti gli Stati vi fanno parte, ma l’iniziativa testimonia che ci può ancora essere cooperazione tra le nazioni. Non si tratta solo di migranti, si tratta della convivenza civile internazionale. I migranti raggiungono le nostre coste, le nostre città, le nostre comunità di credenti. La loro presenza è occasione di incontro e a volte di preoccupazione. Richiede di saper accogliere, saper fare spazio, saper ascoltare. Richiede di arricchire il racconto dell’incontro con Dio aggiungendo il capitolo dell’incontro con Dio che si fa straniero per aiutarci ad uscire dalle nostre certezze fondate su abitudini e paure per aprirci alla verità che sorprende. Non si tratta solo di migranti, si tratta di come essere Chiesa. Sulla scia dell’ispirazione che il messaggio del Santo Padre suscita, vorrei ricordare cosa diceva molti anni fa il beato Giovanni Battista Scalabrini, padre dei migranti e fondatore dei missionari e missionarie per i migranti: le migrazioni sono “strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida, anche attraverso le catastrofi, verso la meta ultima, che è il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio nei cieli”. Cari fratelli e sorelle, la risposta alla sfida posta dalle migrazioni contemporanee si può riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Ma questi verbi non valgono solo per i migranti e i rifugiati. Essi esprimono la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati. Se mettiamo in pratica questi verbi, contribuiamo a costruire la città di Dio e dell’uomo, promuoviamo lo sviluppo umano integrale di tutte le persone e aiutiamo anche la comunità mondiale ad avvicinarsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile che si è data e che, altrimenti, saranno difficilmente raggiunti. Dunque, non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i “segni dei tempi”. Attraverso di loro il Signore ci chiama a una conversione, a liberarci dagli esclusivismi, dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto. Attraverso di loro il Signore ci invita a riappropriarci della nostra vita cristiana nella sua interezza e a contribuire, ciascuno secondo la propria vocazione, alla costruzione di un mondo sempre più rispondente al progetto di Dio.

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Cultura

Democrazia

maneggiare con cura

di Giovanna Hribal

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ome molte cose preziose, la democrazia è fragile. Lo è nei paesi che hanno appena imparato o stanno imparando a esercitarla, ma lo è anche nei paesi di più antica tradizione democratica e in quelli, come il nostro, in cui è stata una riconquista faticosa e dolorosa, e proprio per questo dovrebbe essere preservata con ogni attenzione. La democrazia è fragile perché è complessa, perché richiede informazione e discernimento, perché il suffragio universale, con voto personale, libero e segreto ne costituisce la conditio sine qua non ma non basta; e infatti il termine democrazia viene quasi sempre accompagnato da un aggettivo qualificativo. La democrazia liberale, la democrazia socialista, la democrazia rappresentativa, quella diretta, quella indiretta, quella parlamentare, quella presidenziale e altre varianti ancora, sono tutte forme di democrazia, più o meno adatte alla storia, ai costumi, alla sensibilità dei diversi popoli che le adottano, ma hanno tutte in comune l’elemento fondamentale di presentarsi come attuazione della volontà popolare. Ma già qui cominciano le difficoltà: sappiamo tutti che il termine democrazia deriva dai termini greci demos e crazia, ed è dunque il governo del popolo, ma tendiamo a ignorare che nella polis greca il popolo era costituito soltanto dai cittadini maschi adulti e liberi (dunque niente donne, niente schiavi, niente stranieri), era dunque un popolo scelto, qualificato. Volendo, come si spera che tutti vogliano, evitare di ricorrere a un governo degli ottimati, non resta dunque che la strada dell’impegno a trasformare un popolo informe e inerte, facilmente manovrabile, in una comunità di cittadini consapevoli. Qui entriamo in gioco tutti: non possiamo invocare l’età avanzata, la stanchezza, la mancanza di tempo, le cure quotidiane per esimerci dal compito di formarci e formare all’esercizio della democrazia. Perché la democrazia è anche un costume, una modalità di rapporti interpersonali, un atteggiamento morale. Quasi nessuno di noi, ormai, può ricordare direttamente gli anni in cui la democrazia in Italia non esisteva, però molti di noi li hanno sentiti raccontare, ne hanno letto, hanno vissuto gli anni della ricostruzione di una convivenza. Raccontiamolo: prendiamo, come in una staffetta, il testimone da chi ci ha preceduto, evitiamo che la democrazia venga data per scontata e l’abitudine alla libertà ci esponga al rischio di perderla. Perché il paradosso della democrazia, enunciato da Karl Popper e citato così spesso che il nome dell’autore sfugge, non è una esercitazione accademica ma una possibilità concreta: se una maggioranza decide democraticamente di ri43


Cultura nunciare alle proprie istituzioni democratiche la democrazia muore, ma se per non farla morire si annulla la decisione popolare la democrazia muore ugualmente. Evitare il suicidio della democrazia dovrebbe essere un impegno di tutti coloro che in una democrazia hanno la fortuna di vivere e la possibilità di migliorarla. Non ci sono scorciatoie. Rousseau, irresponsabile intellettualmente come nella vita privata, vagheggia di una “volontà generale” che non è la volontà della maggioranza e neppure la volontà di tutti ma la volontà del bene. “Spesso, scrive, vi è una grande differenza tra la volontà di tutti e la volontà generale: questa ha di mira l’interesse comune, l’altra non è che una somma di volontà particolari” Propone cioè di sostituire a un criterio quantitativo (i voti si contano!) un criterio qualitativo, ma poiché nessuno dovrebbe avere il potere di apporre alla democrazia il “bollino qualità” il risultato finisce con l’essere fatalmente una forma di autoritarismo. Meglio attenersi all’aforisma di Winston Churchill, secondo il quale la democrazia è il peggior sistema di governo a parte tutti gli altri sperimentati fin’ora. Proprio per questo ogni democrazia può e deve essere migliorata, allargata e resa più effettiva e efficace, ma per far questo ognuno deve assumere su di quest’onere, senza aspettare che sia sempre qualcun’altro a farsi carico del bene comune e senza aspettare soluzioni miracolistiche, più o meno tecnologiche. Perché la democrazia richiede pazienza, capacità di ascolto, impegno nell’articolare e difendere le proprie buone ragioni, non è una conquista irreversibile, non è un possesso garantito ma un continuo esercizio di buona volontà e di intelligenza.

Dall’Agire di un gruppo Cercare di ricreare i luoghi dell’aggregazione (che un tempo erano le parrocchie e la sede dei partiti). Bisogna ricreare le comunità. Se lo stanno riproponendo le parrocchie. In primo luogo nelle famiglie e nei gruppi di famiglie amiche bisogna ricreare “il passaggio del testimone” a cominciare anche dalle cose più semplici. Bisogna passare da cittadini passivi a cittadini attivi. Molti gli esempi di associazioni nei nostri quartieri. Nel rapporto tra pubblico e privato è necessario attivare percorsi di partecipazione e impegno civile, è la mia esperienza personale di volontaria FAI. Siamo convinti che oggi più che mai bisogna sostenere i cosiddetti “corpi intermedi” tra potere e cittadini. In tutta Italia stanno nascendo Circoli Civici, potrebbero funzionare come un nuovo inizio per riportare al dialogo e alla crescita civile. Tra i cosiddetti corpi intermedi il sindacato (oggetto di sfiducia) che ha assolutamente bisogno di essere rifondato e riformato, ma dal quale non si può fare a meno: senza una simile istituzione i lavoratori potrebbero non avere difesa e tutela dei propri diritti. Avere fiducia nelle giovani generazioni perché ci sono molti giovani che partecipano e che spesso non sono ascoltati dalla classe politica. Informarsi da più fonti. Contrastare le opinioni false con fatti documentati. Gruppo Tino - Roma 44


A ciò può e deve servire una rilettura umile e seria del Decalogo. Così, quella che per sé era la traccia morale del buon ebreo, diventa pista anche per l’uomo moderno, anche per la Chiesa di oggi, purché il Decalogo sia riletto con profonda attenzione alla realtà ecclesiale e umana. Il «Ma io vi dico», ossia la rilettura evangelica dei comandamenti è certamente sullo sfondo del discorso dell’autrice, ma a fuoco è solo alla fine del volume. Su questo sfondo e alla luce di quel fuoco la Militello sferza anche certa ignavia delle Chiese nei riguardi della vita umana, al di là di belle parole come quelle dei papi attuali e del più volte citato Catechismo della Chiesa cattolica; una sferzata arriva anche a quel femminismo becero e ideologico che imperversò nei decenni scorsi, finendo quasi nel nulla invece che verso una vera promozione della donna. Dal punto di vista dell’esegesi biblica il libro si può dire serio, ma senza eccessiva attenzione, a mio parere. Manca, per esempio, di attenzione alla storia del Decalogo (in che senso viene da Mosè?); manca il senso della proprietà privata già nell’Antico Testamento accanto alla pur forte destinazione

universale dei beni del Creatore; troppo rapido è il passaggio dal sabato ebraico, certo ricchissimo di valori perenni, alla domenica cristiana, sulla quale la Militello scrive però ottime considerazioni anche pastorali; avrei pure aspettato qualche riflessione sul passaggio cristiano-cristologico dal “Non avrai altro Dio all’infuori di me” all’adorazione di uno come Gesù (passaggio ben rilevato invece anche da ebrei moderni, come ben sa anche l’autrice); la bibliografia, posta in fine al libro, è proprio scarsa, pur considerando il genere letterario dell’opera della Militello. Un libro dunque, che, pur con qualche limite, obbliga a riflettere seriamente sia sulla Parola biblica di Dio sia sulla realtà del nostro vivere oggi.

Recensioni

Cettina Militello Vi è stato detto ma vi dico – Una rilettura dei 10 comandamenti San Paolo, Euro 18,00

Lorenzo Rossi Abbiamo visto il Signore – Itinerari di visione nel Quarto Vangelo Queriniana, Euro 12,00 L’autore che abbiamo avuto modo di apprezzare negli anni passati per la proposta di meditazione dell’anno 2013-2014 su “Lo Spirito Santo e noi, testimoni del Crocifisso-Risorto” propone un itinerario su alcuni brani del Vangelo di Giovanni assumendo come filo rosso il paradigma del vedere. Tra i brani proposti nel volume ritroviamo i personaggi su cui abbiamo meditato. Una lettura semplice, fatta nello stile che 45


abbiamo imparato ad apprezzare delle nostre schede, che può accompagnarci in una lettura estiva per non disperdere ciò che abbiamo approfondito nell’anno.

Recensioni

I Vangeli tradotti e commentati da quattro bibliste Ancora, Euro 55,00

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Le quattro bibliste in questione sono: Rosalba Manes per il vangelo di Matteo, Annalisa Guida per il vangelo di Marco, Rosanna Virgili per il vangelo di Luca e Marida Nicolaci per il vangelo di Giovanni. Il commento è fondato su un’accurata analisi del testo arricchita da sensibilità e intuizioni femminili. Secondo un commento del Card. Ravasi “freschezza, lievità, efficacia” sono le caratteristiche di questa opera “che varcano i confini del linguaggio stereotipato di stampo ecclesiastico”. Via Crucis al Colosseo, 19 aprile 2019 Libreria editrice Vaticana, Euro 4,00 L’autrice della Via Crucis è Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’Associazione “Slaves no more”. I gruppi di Rinascita la conoscono bene per averla ascoltata in più di un nostro convegno. Per 24 anni missionaria in Kenia

al suo ritorno in Italia nel 1991 lavorando in un centro Caritas per donne immigrate viene a contatto con il terribile fenomeno della tratta. Da quel momento il suo impegno contro la tratta è incessante fino a giungere quale voce profetica presso le Nazioni Unite, la nostra Camera dei Deputati e molte altre organizzazioni internazionali religiose e laiche. Importante il gesto di Francesco che in questo momento storico ha voluto affidare a Suor Eugenia le stazioni della Via Crucis.

Pierluigi Castagnetti Sturzo e il partito che mancava Rubbettino, Euro 13,00 Un insieme di autori che ricordano il centesimo anniversario della nascita del Partito Popolare Italiano. La lunga gestazione, durata più di tredici anni dal “Discorso di Caltagirone” nel 1905 al “Appello ai liberi e forti” del 1919 ha garantito la possibilità di un approfondimento e di una verifica scrupolosa dell’idea. Quando don Luigi Sturzo nel 1919 decide di varare il Partito Popolare Italiano aveva compiuto un percorso e non aveva avuto una semplice folgorazione. Il Partito Popolare Italiano nasce e si struttura sin dall’inizio come un partito originale e moderno anche nella sua forma genuinamente democratica. A tutto ciò hanno contribuito certo le esortazioni del Magistero di Papa Leone XIII e della sua Enciclica Rerum Novarum.


OPINIONI A CONFRONTO Ospitiamo una breve sintesi di due lettere (l’intero testo è a disposizione in redazione) e ci auguriamo di poter avere altre opinioni dei nostri lettori. Riduzione dei finanziamenti al terzo settore - “La mangiatoia è finita, chi speculava con margini altissimi per fare “integrazione”, spesso con risultati scarsissimi, dovrà cambiare mestiere”. Questo è il commento pubblicato su Twitter, non da uno sfaccendato qualunque seduto davanti a un bar, ma dal nostro Ministro dell’ Interno che ha chiosato con queste parole il suo Decreto Sicurezza. Un decreto che riduce sia i criteri sulla base dei quali uno straniero merita l’accoglienza, sia i servizi di accompagnamento, come l’insegnamento della lingua italiana, l’assistenza psicologica, importante per donne e ragazzi che in Libia hanno subito torture e privazioni di ogni genere, e ogni altra attività di formazione. La quota di rimborso dei costi era già stata precedentemente ridotta da 35 a 21-26 euro a persona, che vanno a coprire anche la retribuzione degli operatori. È stato lanciato un attacco frontale alle organizzazioni che si occupano di accoglienza e di solidarietà sociale, Caritas e soggetti del terzo Settore, che in regime di sussidiarietà, suppliscono ai compiti di assistenza propri dello Stato, delegittimandole e riducendole tutte, senza distinzioni, a strumenti di speculazione economica sulla pelle dei poveri. È la continuazione della politica dei respingimenti e dei porti chiusi che viola sistematicamente i diritti delle persone sanciti dal diritto internazionale e dalla nostra Costituzione (art. 2), considerati evidentemente espressioni retoriche vuote di significato e non conquiste di civiltà e principi fondativi nella regolamentazione della vita associata. Per non parlare dell’inequivocabile insegnamento evangelico: “ero forestiero e mi avete accolto” (Matteo, 25, 35), che troppi cattolici ritengono di poter legittimamente sospendere, per paura di una presunta invasione e in nome del “bisogna aiutarli a casa loro”, proposta che sarebbe del tutto condivisibile se chi la prospetta la mettesse in atto. Si accettano così ormai senza scandalo, utilizzando i disperati come mezzo di pressione nei confronti di un’ Europa inadempiente, annegamenti e orrori di ogni sorta: nei campi di concentramento libici tutte le donne sono stuprate. C’è di che allarmarsi: dove ci porterà questo offuscamento della nostra umanità, sempre meno capace di provare compassione per chi soffre?… Maria Grazia Fergnani … Mai come oggi bisogna avere il Vangelo in una mano ed il giornale nell’altra - Sono d’accordo. Il giornale dovrebbe servire per evidenziare i punti cruciali e sotto stimati del momento. Una volta individuati questi punti è possibile organizzare incontri con categorie laiche interessate al fenomeno. Potrebbe essere anche un solo incontro all’anno con personalità di spicco mantenendo lo stile osservare, valutare, agire interessando all’evento la maggioranza dei media. Potrebbe essere un nuovo stile da adottare in Rinascita. Ho individuato tre temi: 1. La Situazione Mercato/Stato è un groviglio di menzogne. 2. Trovare strade per dare uguale dignità e gli stessi diritti alle donne. 3. La solidarietà… Nini Giuliani

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Rinascita Cristiana romana all’incontro di preghiera a Largo S. Susanna prima di partecipare alla manifestazione del 24 maggio per lo sciopero per il clima. Ci siamo concentrati su alcune frasi della Laudato sii e abbiamo cercato nella confusione del traffico di concentrarci sull’elemento Sorella Aria, Sorella Terra, Sorella Acqua e Fratello Fuoco prestando attenzione ai nostri respiri, alla terra sotto i nostri piedi, all’acqua della fontana del Mosè e al battito dei nostri cuori che è il fuoco del nostro essere. Rinascita Cristiana ha aderito come associazione al Movimento Cattolico Mondiale per il Clima.

Rinascere Periodico bimestrale di informazione e di collegamento del Movimento Rinascita Cristiana Via della Traspontina, 15 - 00193 Roma - Tel. 06.6865358 - Fax 06.6861433 - segreteria@rinascitacristiana.org www.rinascitacristiana.org - c/c postale n. 62009485 intestato a Movimento Rinascita Cristiana Direttore Responsabile: Francesca Tittoni Comitato di Redazione: Francesca Carreras, Maria Grazia Fergnani, Giovanna Hribal, Alberto Mambelli, Roberta Masella, Gege Moffa, Elvira Orzalesi, P. Licio Prati. Stampa: La Moderna srl - Via Enrico Fermi, 13/17 - 00012 Guidonia (Roma) – tel. 0774.354314 Associato all’Unione Autorizzazione del Tribunale di Roma N° 00573/98 del 14/12/98 Stampa Periodica Italiana Finito di stampare nel mese di Giugno 2019

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