Rinascere n. 5/6 - 2018

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Rinascere Bimestrale - anno 20 - n° 5/6 settembre/dicembre 2018

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n Francesca Sacchi Lodispoto Camminiamo nella strada che apre al futuro n Licio Prati Una comunitĂ che annuncia il vangelo

n Giancarlo Bregantini Le origini del modello Riace n Daniele Armellino Un modello di integrazione in un territorio difficile

n Serena Grechi Linee per il prossimo anno

n Giovanna Lazzeri Genova: 17 obiettivi per il bene comune

n Pierluigi Grasselli Democrazia e partecipazione

n Tiziana Iannotta Convegno a Catania

n Francesco Soddu Democrazia e fiducia

n Miamsi Firenze: Seminario europeo

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Rinascere N. 5/6 settembre/dicembre 2018 n  EDITORIALE

n  Documenti

Camminiamo nella strada che apre al futuro di Francesca Sacchi Lodispoto

Nel cuore della democrazia la fiducia di Pierluigi Grasselli

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n  Movimento

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Ottobre: responsabili e animatori a Convegno di Roberta Masella

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Rinascita una comunità che annuncia il vangelo di Licio Prati

Sommario

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Democrazia e partecipazione di Francesco Soddu n  Società

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Genova: 17 obiettivi per il bene comune di Giovanna Lazzeri

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Linee per il prossimo anno di Serena Grechi

Storia delle origini del modello Riace di p. Giancarlo Bregantini

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Convegno a Catania di Tiziana Iannotta n  Chiesa universale

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Montini e Romero, due santi del nostro tempo a cura di Francesca Sacchi Lodispoto

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Discorso di Paolo VI al movimento «Rinascita Cristiana»

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Sinodo giovani

Un modello di integrazione in un territorio difficile di Daniele Armellino n  Parole e fatti…

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n  Cultura

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Passeggiate Romane di Francesco Novelli n  Recensioni

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n  MIAMSI

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Firenze: Seminario europeo di Francesca Sacchi Lodispoto


che apre al futuro

di Francesca Sacchi Lodispoto

C

on questo numero di Rinascere si chiude l’anno 2018, un anno in cui tutto il Movimento ha riflettuto sulla possibilità di vivere, o meglio abitare i conflitti, piuttosto che ignorarli o lasciarsi schiacciare da essi. Questo esercizio ci ha permesso di aprirci al futuro, di guardare con occhio critico il nostro presente e attraverso il nuovo Piano di lavoro “Una strada per il futuro” di intraprendere passi concreti di rinnovamento così come è stato indicato dal Consiglio nazionale. Il Convegno Responsabili da poco concluso ha rafforzato il nostro progetto indicando in un’informazione più approfondita e in una ricerca delle buone pratiche intorno a noi i campi da esplorare e le reti in cui inserirsi. Aiutati dai conferenzieri e dai testimoni che hanno partecipato al Convegno abbiamo capito che non possiamo accontentarci di piccole appartenenze e insufficienti soluzioni individuali ma che una comunità che vuole camminare sulle orme di Cristo è pronta ad ascoltare la voce dello spirito che si rivela nei fatti della vita. Gli interventi di mons. Soddu della Caritas ma anche le testimonianze di Serena Asso e Gege Moffa hanno dimostrato come il futuro inizi sempre da alcune convinzioni e da piccoli passi. Il vangelo di Giovanni sarà quest’anno luce per i nostri passi: “Nella tua luce vediamo la luce” è il tema delle nostre meditazioni. Ma per vedere la luce di Cristo è necessario che tutti apriamo i nostri occhi, la nostra intelligenza e il nostro cuore per lasciarci da essa trasformare e cogliere i segni di speranza nelle nostre città che sono i segni del regno di Dio che è già tra noi. Democrazia, fiducia, cittadinanza, universalità e rispetto del creato sono le piste indicate dall’inchiesta su cui muovere i nostri passi perché l’uomo sia sempre più uomo in tempi in cui l’umanità sembra sprofondare nella violenza e nell’ingiustizia.

Editoriale

Camminiamo nella strada

L’anno 2018 si chiude con la memoria della fine della I guerra mondiale: un centenario che ricorda l’inizio di un secolo di guerre fratricide tra nazioni europee e il bisogno, ancora oggi urgente, di ricostruire processi condivisi di pace. La chiesa italiana nell’Assemblea dei suoi Vescovi in novembre ha messo a fuoco l’urgenza di un impegno sociale e politico dei cattolici e la necessità di vivere una “ecologia integrale” fatta di attenzione al 3


territorio e ad uno sviluppo sostenibile (cfr. Prolusione del Card. Bassetti www.chiesacattolica.it) Le pagine di questo numero vogliono essere un contributo per il lavoro dei gruppi poiché contengono riflessioni fatte in momenti e sedi differenti e documenti preziosi per alimentare la nostra informazione in senso critico e veritiero. Il Piano di lavoro prevede anche un percorso alternativo per gruppi informali: è una strada da percorrere con coraggio e creatività per rendere un servizio al vangelo e rinnovare il nostro Movimento.

Editoriale

LO CHIAMERANNO EMANUELE, DIO CON NOI

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È un nome che anticipa fin dal momento della nascita il destino di Gesù di Nazaret, Salvatore solidale in modo indissolubile con la storia dell’umanità. Accanto a lui molti cammineranno senza riconoscerlo. Molti come Erode lo considereranno nemico o concorrente. Molti, e noi tra questi, gioiranno, riconoscendo la sua presenza di Risorto accanto a loro. Lo seguiranno senza temere, riconoscendolo Principe della storia e luogo di incontro con Dio. Buon Natale, la redazione di Rinascere


Movimento

Ottobre: responsabili e animatori a Convegno

di Roberta Masella Venerdì 5 ottobre si è aperto il Convegno dei responsabili e degli animatori di Rinascita. La preghiera iniziale tratta da Isaia 55,6-13 invita i partecipanti a guardare al futuro senza lasciarsi prendere dalle paure con immensa fiducia nel Signore che ci tiene per mano.

M

ons. Luigi Bressan, già vescovo di Trento e assistente nazionale FOCSIV e UNITALSI ha tenuto una relazione sul “Ruolo delle associazioni e movimenti ecclesiali nella società attuale”. Dei movimenti Mons. Bressan ha sottolineato la caratteristica della dinamicità, della tendenza ad approfondire un aspetto della vita ecclesiale, della capacità di intensificare i legami rispondendo a un bisogno dell’umano che per sua natura è sociale. Ogni forma organizzativa, tuttavia, deve essere sostenuta dalla spiritualità del cuore e non deve perdere di vista la missione dell’unica chiesa. Restiamo sempre famiglia di Dio, il solo che sa valorizzare le differenze; siamo chiamati ad essere icona della Trinità, rispetto della identità personale ma unione; così inteso l’associazionismo è un primo passo verso la pienezza.

Il sabato mattina inizia con l’intervento di mons. Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana sul tema “Democrazia e partecipazione: sfide e buone pratiche nei nostri territori”; la sfida della democrazia é tra le più cruciali di quelle che stiamo vivendo, ha affermato don Soddu, che va affrontata con “senso di carità reciproca”. L’intero ed interessante intervento lo troviamo tra i documenti a pagina 23. Al ricco e articolato intervento di don Soddu è seguita una altrettanto ricca e interessante tavola rotonda dal tema: “Fiducia e democrazia in un contesto di cittadinanza globale”. “Senza la fiducia generalizzata e vicendevole tra le persone la società si sgretolerebbe” così ha esordito il prof. Pierluigi Grasselli citando il filosofo-sociologo Simmel. Purtroppo in Italia, come in altri paesi dell’occidente, si assiste al crollo di questa fiducia in politica e nel sociale. In una democrazia in cui molteplici e complesse sono le decisioni da prendere, il crollo di questa fiducia si configura come un attacco alla conoscenza e determina una disfunzione della democrazia (non regge “io valgo quanto te”). Per porvi rimedio occorre chiarezza e onestà intellettuale da parte degli esperti ma anche una alfabetizzazione della popolazione. L’intervento del prof. Grasselli si trova a pagina 16. 5


Movimento La dott.ssa Gabriella Facondo, giornalista di TV2000, è intervenuta sul rapporto tra democrazia e informazione. Fare informazione è diventata una questione complicata, ha detto, in genere si è persa la capacità di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso; non aiuta in questo la velocità con cui si diffondono le notizie; “l’informazione ha bisogno di recuperare lentezza per produrre qualcosa che genera fiducia”. I giovani accedono all’informazione quasi solo attraverso il web, le insidie ci sono e bisognerebbe ritrovare un po’ di umiltà perché non si è esperti di tutto. La televisione poi brucia storie di vita, cadendo nella spettacolarizzazione della cronaca nera e in questo l’informazione cristiana, anche se viene subito percepita come qualcosa di noioso, lavora per il primato della dignità della persona. Dobbiamo inoltre ridare senso e fiducia alle parole, le parole ostili sono macigni, le parole che generano fiducia possono incendiare i cuori. Gege Vercellotti e Serena Asso ambedue di Rinascita Cristiana, hanno riportato le loro esperienze che dimostrano come la fiducia tra parti diverse può dare risposte alla società. Gege è stata Presidente della Consulta regionale femminile del Piemonte, istituita nel 1976, che si occupa in particolare delle condizioni di vita di lavoro di salute delle donne e favorisce la loro partecipazione alle attività politiche economiche e sociali. La Consulta ha promosso incontri tra donne di diverse provenienze e culture, ha lavorato per denunciare la violenza sulla donna, ha affiancato famiglie di disabili per aiutarle nel riconoscimento dei loro diritti. Serena ha presentato la sua esperienza di imprenditrice. Insieme con due collaboratrici ha dato vita a un laboratorio sartoriale che non solo produce capi esclusivi firmati da giovani stilisti, ma offre anche lavoro a persone in difficoltà; all’interno della sartoria lavora infatti una rete di professionisti e un gruppo di volontarie che affiancano ragazzi che iniziano un percorso di reinserimento socio-terapeutico. Restituire dignità alle persone grazie al lavoro è possibile, dice Serena, anche in virtù di una proficua collaborazione con le istituzioni. Nel pomeriggio è stato presentato in maniera originale ed esaustiva il Piano di lavoro da Roberta Masella, Tiziana Iannotta e Paolo Rossi. Tutti e tre hanno sottolineato le novità contenute nel Piano di lavoro: il rilievo dato 6


Movimento all’informazione, la presenza di numerosi testi per la valutazione, la scheda di aiuto alla preghiera, la scheda per gruppi informali, e infine l’originalità della proposta di meditazione. Alla presentazione hanno fatto seguito tre gruppi di lavoro molto partecipati e con un ricco scambio di idee sull’importanza della qualità dell’informazione e delle sue fonti. La domenica al termini dei lavori la prof.ssa Rosanna Virgili ha fatto una lettura del Vangelo di Giovanni tema delle meditazioni di quest’anno. Il vangelo di Giovanni parla di una rinascita di tutto il cosmo attraverso Gesù, rinascita che è un riscatto della prima creazione guastata. Con Gesù rinasce il sogno iniziale di Dio, che si realizza attraverso la sua sponsalità: Gesù è lo sposo che sposa il mondo, l’umanità, il popolo di Dio, la Chiesa. La donna diventa la grande cifra simbolica: matrice di vita, costruita e a sua volta costruttrice di una costruzione che passa attraverso lo sposo come dono di Grazia. Per mezzo di cinque donne (Maria madre di Gesù, la samaritana, l’adultera, Maria di Betania, Maria di Magdala) a partire dalle nozze di Cana e a terminare col banchetto di Betania, il Vangelo di Giovanni sviluppa questo tema sponsale e sottolinea che Gesù è lo sposo che supera la legge e passa attraverso l’amore. (La relazione può essere ascoltata su you tube Rosanna Virgili ottobre 2018).

Attenti alle divisioni e alle paure collettive In un Paese sospeso come il nostro, caratterizzato dalla mancanza di investimenti e di politiche di ampio respiro, gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire in maniera pesante, aumentando l’incertezza e la precarietà, l’infelicità e il rancore sociale. Al posto della moderazione si fa strada la polarizzazione, l’idea che si è arrivati a un punto in cui tutti debbano schierarsi per l’uno o per l’altro, comunque contro qualcuno. Ne è segno un linguaggio imbarbarito e arrogante, che non tiene conto delle conseguenze che le parole possono avere. Stiamo attenti a non soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive, che trovano nel migrante il capro espiatorio e nella chiusura un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia. La risposta a quanto stiamo vivendo passa dalla promozione della dignità di ogni persona, dal rispetto delle leggi esistenti, da un indispensabile recupero degli spazi della solidarietà. (Dalla Prolusione del Card. Bassetti)

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Movimento

Rinascita una comunità accogliente che annuncia il vangelo

di Licio Prati

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na comunità accogliente è luogo dell’evangelizzazione. Non possiamo chiedere al mondo di accogliere Cristo, se prima, come Cristo, noi non abbiamo accolto il mondo dentro di noi, con la sua diversità, la sua ricchezza, la sua gioia e la sua pena e il suo male. Pertanto una comunità evangelizzante (parrocchie, movimenti ecclesiali, consigli pastorali, Chiese locali) non può non essere accogliente. Quale dunque la fisionomia di tale comunità? Una comunità accogliente, luogo dell’evangelizzazione è una comunità che sa discernere: cioè soppesare gli avvenimenti alla luce dello Spirito, senza troppi «ma» o «perché». E perché ci sia discernimento vero ci deve essere, tra le altre cose, preghiera e sguardo aperto sul mondo. Una comunità che sa discernere diviene anche una comunità in grado di liberarsi da pregiudizi e precomprensioni. Una comunità accogliente, luogo dell’evangelizzazione è una comunità coraggiosa: sa abbattere tabù culturali, religiosi, talvolta anche rischiando l’incomprensione sociale ed ecclesiale. L’agire di Pietro precede il riconoscimento ecclesiale. È perciò profetica. Non aspetta i documenti della Chiesa o gli ordini dall’alto, per intuire e rispondere alle attese del mondo. Una comunità accogliente, luogo dell’evangelizzazione è una comunità umile, consapevole di essere stata accolta nel dono dello Spirito, primo e supremo dono ai credenti. Sa di essere non padrona dei beni di Dio e della vita ma solo luogo in cui molti, ignoti e nemici, possono condividere la gioia dell’amore e la forza della risurrezione. Umile anche perché si lascia accogliere nelle case e nelle vicende altrui. Perché in esse Dio rivela i suoi disegni, perché anche tra i deboli e gli estranei Dio si è scelto un popolo numeroso (cfr. At 18,11). Davanti al dono della vita e dello Spirito divengono secondarie le differenze sociali, culturali, le appartenenze politiche e religiose e soprattutto le piccole appartenenze litigiose da retrobottega. E se tra noi condividiamo il bene che è lo Spirito, a maggior ragione sapremo condividere gli altri beni. Una comunità accogliente, luogo dell’evangelizzazione è una comunità nomade. Il contesto dell’evangelizzazione è l’accoglienza. E l’accoglienza evangelizzatrice è fatta di gesti e di parole, ma soprattutto di passi. Non è solo aspettare, non è solo capire, ma è soprattutto andare incon8


Movimento tro. È un viaggio verso gli altri, verso la diversità e diviene condivisione del dono della vita. Non è solo un viaggio nelle case ma nelle culture, nelle strutture, nelle mentalità, nei criteri di giudizio dominanti, direbbe Paolo VI. Una comunità accogliente, luogo dell’evangelizzazione è una comunità aperta ad una convivialità universale. La testimonia e la realizza al suo interno nel suo stile di vita e nelle sue strutture. La offre agli altri come garanzia di pace e segno di speranza. La convivialità supera divisioni e barriere, esprime ed amplifica l’evento della risurrezione e i doni del Risorto. È il cuore pulsante dell’incontro di molti e diversi nel nome di Cristo e l’orizzonte estremo verso il quale muovono i passi dello Spirito e quelli incerti del credente. Una comunità accogliente, luogo dell’evangelizzazione è una comunità che si verifica continuamente su questo punto. Verificarsi sulla propria voglia e capacità di accogliere e di essere aperta al mondo. Se siamo convinti che non ci può essere evangelizzazione senza accoglienza, questa verifica comunitaria diviene molto importante. Una verifica comunitaria sincera sui passi, le parole, i gesti della propria accoglienza è espressione e strumento di libertà. Perché banalizzare o considerare banali le più svariate espressioni dell’accoglienza? Al di là del gesto e del momento costituiscono sempre un evento. Nell’accoglienza Dio si rivela e noi possiamo riconoscere la sua presenza e la sua azione. Essa affonda le sua radici nell’esperienza personale e comunitaria di essere accolti da Dio e trova la sua motivazione teologica nelle idee bibliche di Alleanza, e di Progetto universale di salvezza. Senza dimenticare il mistero dell’Incarnazione. Non ci può essere evangelizzazione senza capacità e volontà di accogliere. Ultimo, ma non secondario: perché non mettersi sempre nella pelle degli altri? Cosa significa essere accolti o rifiutati? Mettiamoci nella pelle di chi, nel salmo, si rivolge al suo Dio: Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha accolto. Non consegnarmi all’astio dei miei rivali. (Sal 27,8b-10.12a)

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Movimento

Linee per il prossimo anno di Serena Grechi

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l Documento programmatico 2017-19 di Rinascita Cristiana si conclude con le linee operative per l’anno in corso pubblicate nel Piano di lavoro a pag 53. L’accento è posto sulla volontà di progettazione e cambiamento sia a livello locale che nazionale coniugando insieme creatività personale e fedeltà al Movimento. Noi oggi siamo chiamati ad “esserci” in maniera consapevole, sappiamo che i nostri gruppi sono luoghi di discernimento, di pensiero, di riflessione e oggi questa è una cosa preziosa! Ci sono cose che ci caratterizzano che sono uniche: noi le abbiamo, le pratichiamo le mastichiamo da più di settant’anni! Le coordinate di un cammino educativo e spirituale vengono scritte ogni anno nel nostro piano di lavoro, il nostro progetto di conversione e missionarietà ci spinge ad agire, agire per cambiare passo per evangelizzare! Non dimentichiamo perché siamo qui! “La Chiesa è chiamata a porsi al servizio di un dialogo difficile” dice Papa Francesco e quando mai dialogare è stato facile? Nei tre seminari dell’anno appena concluso abbiamo ribadito il valore dell’inchiesta e della revisione di vita quale fondamento di Rinascita Cristiana, luogo privilegiato dove è possibile riflettere insieme a compagni di viaggio sui fatti della vita alla luce del Vangelo. Il Piano di lavoro appena concluso ci ha aiutato a capire che il confitto si può superare insieme anche standoci dentro; abbiamo visto che il discernimento ci aiuta a cambiare modo di pensare, di agire. Oggi sentiamo il bisogno di rinnovarci, di cambiare strategie di approccio. Le esigenze sono cambiate, le necessità delle persone sono molteplici e diverse e i tempi di riflessione sono brevi, dal nostro pensare deve scaturire un agire di gruppo. C’è una strada per crescere insieme in umanità sperimentiamo insieme al nostro gruppo i segni di speranza nelle nostre città, soluzioni nuove, nuovi modi di far conoscere Gesù, di cercare la giusta informazione che ci permetterà di vedere la realtà nella giusta luce, non frutto di percezioni distorte . È finito il tempo delle attese, delle difficoltà, tutti abbiamo problemi, per tutti è difficile trovare il tempo, la voglia, l’entusiasmo, ma noi ci siamo messi al servizio della Parola e non possiamo far finta di nulla se non vogliamo domani essere irrilevanti. Teniamo le nostre paure sotto controllo, proviamo a valutare le post verità alla luce del nostro discernimento. Noi oggi stiamo per intraprendendo un viaggio nuovo si tratta di decidere se vogliamo esserci. 10


LA MIA PREGHIERA, IL MIO DESIDERIO, IL MIO IMPEGNO • Signore ti ringrazio per questa giornata che mia hai donato. Ero venuta pensando che avrei ricevuto spiegazioni su come utilizzare al meglio il Piano di lavoro, secondo una strada preordinata. Invece sia le conferenze di questa mattina e la discussione al gruppo di lavoro mi hanno fatto vedere una Rinascita in pieno rinnovamento. Rinascita è ancora giovane! Grazie Signore anche per questo. • Prego, spero e cerco di impegnarmi per quella “Chiesa in uscita” da cui dipende ogni speranza di futuro. • Signore, dammi l’entusiasmo e la forza per sostenere progetti di sensibilizzazione verso una convivenza fatta di condivisione e accoglienza nei quali desidero impegnarmi. • Il mio impegno sarà tutto volto alla realizzazione di questa nuova proposta insieme al mio gruppo e per tessere relazioni in città sui tre temi dell’inchiesta, con tavole rotonde aperte alla città. • La mia preghiera costante è che la buona novella del Regno arrivi a chi pervicacemente la rifiuta. Il mio desiderio è la “pace” specialmente fra quelli più vicini, che ostinatamente e, purtroppo, con estrema convinzione la rifiutano. Il mio impegno è spendere, i miei residui anni, a costruire qualcosa che malgrado tutto, non sono riuscita a fare. • La città, che amo per tutte le relazioni che mi ha regalato, per le esperienze che vi ho maturato, possa diventare luogo di incontro per ogni migrante che la raggiunge. • Signore aiutami a superare i momenti di sconforto e di scoraggiamento che mi portano a chiudermi agli altri. Desidero che Rinascita possa avvicinare altre persone anche tramite il mio impegno. Nell’immediato mi impegno a riavvicinare i miei amici di RC e riprendere con loro un cammino condiviso. • Che nei nostri gruppi di Rinascita si avvii e prosegua un percorso di relazione con gli ultimi per creare un legame di amicizia, di pace e di affetto. • Sogno la Rinascita delle sue origini con lo stesso spirito e lo stesso entusiasmo. Il mio impegno è tutto rivolto verso questo sogno, un sogno compreso nella preghiera che rivolgo a Dio. • Lo spirito ci rende capaci di guardare con occhi amorevoli al futuro delle nostre città; la mia preghiera, il mio desiderio, il mio impegno è essere “persona di pace”. • Signore, ti preghiamo affinché ci mandi il tuo Spirito ad illuminare le nostre strade, i nostri luoghi di incontro, per scoprire la tua verità nei nostri cuori, ampliando le nostre relazioni, acquistando nuove consapevolezze nell’abbraccio degli ultimi a prenderci carico degli altri per essere sempre migliori cittadini, democratici, nella custodia del creato che ci hai affidato. • La mia preghiera è quella di riuscire a trasmettere lo spirito di Rinascita Cristiana con amore nella quotidianità, il mio desiderio è riuscire a comunicare, il mio impegno è contribuire alla vita del gruppo in un’ottica di speranza concreta. • Signore aiutaci a non essere gelosi dei doni che anche tramite Rinascita Cristiana ci hai dato, né di considerarci gli unici detentori della verità. Il mio desiderio è di poter essere utile. Il mio impegno è quello di esserlo. • Perché anche in famiglia riusciamo a portare i frutti delle meditazioni e delle indicazioni nate dall’esperienza dei nostri gruppi che cercano di attuare l’ideale di Rinascita. • Signore aumenta la mia fede. Il mio desiderio è di vedere Rinascita Cristiana “rinata” dall’ascolto della Parola, sempre più attenta agli altri, specialmente agli ultimi. È questo il mio desiderio più grande. • Signore, aiutami a uscire da me stessa, superando timori e idee preconcette, per stabilire, nel gruppo e con persone di ogni età, uno scambio proficuo, che porti ad accrescere la capacità di discernimento e il desiderio di conoscenza.

LA MIA PREGHIERA, IL MIO DESIDERIO, IL MIO IMPEGNO 11


Chiesa universale

Montini e Romero,

due santi del nostro tempo a cura di Francesca Sacchi Lodispoto

I

l 14 ottobre in piazza San Pietro due canonizzazioni quelle di Paolo VI e di monsignor Romero entrambi morti a poca distanza, 1978 e 1980. Due storie diverse ma ambedue segnate dal Concilio Vaticano II. Paolo VI ne fu il reale artefice e portò a conclusione un evento che ha determinato la storia degli ultimi 50 anni della chiesa. Dall’uccisione di mons. Romero nel 1980 ad oggi sono passati quasi 40 anni e in molti ci siamo chiesti perché non si dovesse fare santo subito un arcivescovo ucciso da uno squadrone della morte mentre celebrava l’Eucarestia. E infatti molti cominciarono a ritenerlo tale, “San Romero d’America”, anche a prescindere dai suoi specifici insegnamenti, dalle sue scelte pastorali. Siamo quindi in questo caso in presenza di un indubbio ritardo dovuto al clima geo-politico degli anni ’80 nel quale molti erano tentati di leggere tutto il contesto mondiale solo con un’unica chiave di lettura, quella Est-Ovest, quello dell’epicentro dello scontro europeo. Sulla base di questo schema ideologico la testimonianza della Chiesa latinoamericana dopo il Convegno di Medellin del 1968, che aveva proposto in un altro contesto una diversa istanza di liberazione, superando modelli eurocentrici, era del tutto incomprensibile. Non solo quindi non si giungeva a una beatificazione e a una santificazione, ma sul momento quel nome, quelle esperienze erano vissute da molti con imbarazzo. Interessante è anche la riflessione sull’ultimo biennio di Paolo VI tra 1976 e 1978, un prezioso biennio di disgelo ecclesiale e politico. Esso, per volontà del Papa e sotto la regia di mons. Bartoletti segretario della Cei, col convegno “Evangelizzazione e promozione umana”, archiviò le lacerazioni legate al referendum sul divorzio del 1974 e il successivo biennio di reazione difensiva, con diversità di posizioni in materia per definizione opinabile come una legge di uno Stato di una democrazia pluralistica. Chi ha avuto la fortuna di formarsi in quegli anni e in quelli immediatamente successivi ha avuto la fortuna di misurarsi con un clima straordinario di libertà e di plura12


Chiesa universale lismo, che era anche legato alla politica di solidarietà nazionale di Moro e Zaccagnini, all’idea di svolgere una funzione di unità, ricomponendo l’intero sistema dei partiti lungo le scelte europea ed atlantica che nel 1947 erano state divisive e che oggi, purtroppo, tornano di nuovo in discussione. In modi diversi ed in contesti diversi entrambe le santificazioni ci parlano, ci interpellano e ci rimandano alla felice stagione ecclesiale del Concilio. Di Paolo VI ricordiamo i due importanti discorsi a Rinascita Cristiana in occasione del Congresso del 1964 e per il XXV anniversario nel 1970. Mons. Romero può essere considerato, secondo una definizione di P. Sorge, il primo martire cruento del Concilio. Egli credeva fermamente che si dovesse fermare la violenza, dovunque essa fosse, la vendetta doveva essere bandita e doveva trionfare la giustizia nell’amore per giungere alla riconciliazione e alla pace. La scelta preferenziale dei poveri, fatta a Puebla nella terza Conferenza Generale dell’Episcopato latino americano, era divenuta per lui una ragione di vita. La sua “conversione” avvenne quando assassinarono il suo braccio destro il gesuita P. Rutilio Grande. Fu durante la veglia di preghiera davanti alle spoglie del gesuita ucciso e torturato che Romero capì che ora toccava a lui prenderne il posto “ben sapendo che così anch’io mi sarei giocato la vita”. L’arcivescovo di San Salvador sapeva bene di non essere l’unico perseguitato per la sua fedeltà alla Chiesa e al Concilio. Lo dice esplicitamente nel suo diario: “Chi segue questa linea progressista di una Chiesa autenticamente fedele ai postulati del Vaticano II deve soffrire molto ”. Papa Francesco canonizzando insieme Romero e Paolo VI ha inteso mettere in luce l’amore e la fedeltà alla chiesa e al Concilio Vaticano II.

Dall’ultima omelia di S. Romero “Sono stato frequentemente minacciato di morte. Devo dirvi che, come cristiano, non credo nella morte senza resurrezione. Se mi uccidono risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza alcuna presunzione, con la più grande umiltà. Come pastore sono obbligato, per mandato divino, a dare la vita per quelli che amo, che sono tutti i salvadoregni, anche per quelli che mi assassineranno. Se giungeranno a compimento le minacce, già da ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione e la resurrezione del Salvador. Il martirio è una grazia che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto una realtà. La mia morte, se è accettata da Dio, sia per la liberazione del mio popolo e una testimonianza di speranza nel futuro. Se arrivassero ad uccidermi, potete dire che perdono e benedico quelli che lo fanno. Chissà che si convincano che stanno perdendo il loro tempo. Un vescovo potrà morire, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non perirà mai”.

Per un approfondimento si può leggere l’articolo di P. Bartolomeo Sorge “Pao­lo VI e Oscar Romero, i primi martiri del Concilio” su Aggiornamenti Sociali n. 10 ottobre 2018 13


DISCORSO DI PAOLO VI AL MOVIMENTO «RINASCITA CRISTIANA» A vent’anni dalla sua fondazione il Movimento Rinascita Cristiana fu ricevuto il 2 maggio 1964 in udienza particolare da San Paolo VI qui ritratto con la fondatrice Immacolata Salviati. In occasione della sua canonizzazione ci piace ricordare le parole di stima e di fiducia che ha rivolto al nostro Movimento. Le sentiamo ancora attuali e anche a distanza di anni come un invito ad impegnarci sempre di più nel nostro compito di evangelizzazione. Per il venticinquesimo anniversario, nel 1970, in una seconda udienza ai più dei mille congressisti riuniti a Roma nel Palazzo delle Esposizioni, Paolo VI si rivolge con un discorso più lungo e impegnativo, quasi un discorso programmatico che ancora oggi illumina il nostro orizzonte. (www. vatican.va) Salutiamo di cuore il Movimento di Rinascita Cristiana, salutiamo la sua benemerita promotrice e solerte Presidente, la Duchessa Immacolata Salviati, salutiamo il Signor Carlo Bartoleschi, responsabile nazionale per la parte maschile, salutiamo il Reverendo Padre Dauchy S. I ispiratore ed Assistente ecclesiastico del Movimento, e con lui gli altri Assistenti, Dirigenti sia del ramo maschile che femminile, e così quante volenterose persone danno adesione e sostegno a questo nuovo organismo di formazione cristiana e di apostolato cattolico. Abbiamo avuto la fortuna di assistere alle sue origini in Italia, al tempo del Nostro servizio presso la Segreteria di Stato di Sua Santità Papa Pio XII di venerata memoria, il quale ebbe per questo Movimento sentimenti di particolare predilezione e gesti di paterna protezione. Conosciamo perciò la bontà e il merito delle persone che hanno iniziato e poi sorretto e sviluppato il Movimento; conosciamo la saggezza dei suoi programmi e dei suoi metodi; conosciamo anche l’incremento ch’esso s’è venuto acquistando e la ricchezza dei risultati conseguiti; conosciamo infine i propositi generosi che esso si prefigge e che sono splendidamente sintetizzati ed espressi nel titolo, veramente alto e impegnativo, col quale si definisce: «Rinascita Cristiana». Noi non avremmo altro da dire, nei brevi minuti concessi a questa Udienza, che non sia la Nostra compiacenza per ciò che il Movimento è riuscito ad essere, a fare, a diffondere, a suscitare: veramente lo possiamo ascrivere a quelle manifestazioni dell’inesauribile e sempre giovane vitalità del cristianesimo, quale si effonde nella Chiesa cattolica, le quali lasciano ancora tanto bene sperare del tempo nostro e dimostrano quanta capacità di trovarsi e di esprimersi cristiana abbia tuttora la nostra moderna società, solo che sappia, solo che voglia. Così dovremmo congratularci con quanti hanno merito nei risultati ottenuti dal Movimento e dovremmo esprimere senz’altro, come facciamo, il Nostro incoraggiamento per suoi nuovi ampi e vittoriosi incrementi. Ma prima di dare a voi ed alla vostra attività il Nostro benedicente commiato, Ci piace darvi segno del particolare interesse col quale vi osserviamo e vi sosteniamo, facendo alcuni rilievi, che dicono ad un tempo aspetti lodevoli della vostra attività e intendono darle l’impulso che sappiamo essere nei vostri stessi desideri. Il primo rilievo riguarda l’ambiente sociale in cui si svolge e fiorisce il Movimento. Esso vuol essere quello del Movimento Internazionale d’Apostolato «des milieux sociaux indépendants», noto ormai come quello che si recluta nelle classi sociali di buona cultura e di sufficienza economica. Esso si afferma in quegli strati sociali, distinti per tradizione, per educazione, per professione, nei quali non sempre le grandi associazioni dell’Azione Cattolica o della attività sociale o della pietà religiosa o della cultura organizzata riescono a reclutare larghe adesioni, e soprattutto a svolgere quelle forme di educazione spirituale e di apostolato che corrispondono all’indole, alle capacità, ai bisogni dell’ambiente stesso. «Rinascita Cristiana» dimostra in tal modo due tesi

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importantissime; la prima, che il cristianesimo, parliamo di quello vissuto in assoluta fedeltà, in vigorosa pienezza, in generosa milizia, può trovare terreno adatto e fecondo in ogni ambiente, universale com’è nella sua provvidenziale destinazione e immensamente idoneo a penetrare ogni espressione umana, a stimolarla, a purificarla, ad abilitarla all’incarnazione e alla testimonianza del Vangelo; la seconda, che di fatto l’ambiente in cui «Rinascita Cristiana» estende le sue radici è magnificamente fecondo; anime pure, anime nobili, anime ardenti, anime religiose, anime squisitamente sensibili alla voce di Cristo e all’invito della Chiesa sono tuttora tesoro del vostro ambiente, suo onore, sua risorsa; anime forse ignare delle energie spirituali che nascondono in sé, anime forse stupite, ma pronte dinanzi all’improvvisa chiamata che «Rinascita» ha loro rivolta, anime felici di svegliarsi, di agire, di darsi alla grande causa del regno di Dio, anime che rispondono: sono fra voi. Bellissimo fenomeno perciò, che non possiamo non presentare all’effusione superiore della grazia, affinché lo vivifichi in bellezza ed in potenza, lo affranchi da tanti ostacoli caratteristici che l’ambiente medesimo gli oppone, e lo renda valido a quella rigenerazione morale, sociale e religiosa, ch’è suo programma. Un altro rilievo vogliamo fare, ed anche questo a vostro encomio ed a vostro incoraggiamento; ed è la serietà del vostro lavoro. Sono tali e tanti i tentativi con cui la società moderna stimola all’azione i suoi membri: che non è meraviglia se molti di essi rimangono tentativi e non realizzano effetti concreti e duraturi. Tante iniziative rimangono sporadiche, riscuotono adesioni formali, hanno manifestazioni occasionali o stagionali, nascono e scompaiono secondo un interesse momentaneo, restano superficiali e non impegnano l’anima, non prendono la vita. Non così «Rinascita». Dobbiamo rilevare con soddisfazione ch’essa ha fatto sua la legge dei semi evangelici: «fructum afferunt in patientia» (Luc. 8, 15), portano frutto nella pazienza, nella costanza, nella perseveranza. Dobbiamo lodare la metodicità del suo lavoro, e perciò lo sforzo, la risolutezza, il sacrificio ch’esso comporta. Dobbiamo notar come, seguendo la didattica felicemente invalsa nelle associazioni cattoliche, anche «Rinascita» determina chiaramente i suoi temi di studio, di discussione e di azione, in piani annuali, bene ordinati, risoluti a vincere la superficie dell’attenzione passiva per entrare nella circolazione interiore del pensiero, per crearvi problemi, per darvi riposte, per suscitare desideri, per superare timidezze e pigrizie, per tradursi in propositi. per passare all’azione. Cotesto è buon metodo, cotesto è buon lavoro. Così si formano personalità forti e decise, così si evita di fare dell’apostolato sia un’esperienza da dilettanti, sia un’abitudine di mestiere. E tutto ciò merita plauso anche per un terzo rilievo che vogliamo fare, sempre con l’intenzione di convalidare quanto già «Rinascita» sta facendo; ed è il rilievo che vorremmo definire della «convergenza». Della convergenza cioè dei fini, cui «Rinascita» tende, verso quelli dell’apostolato del Laicato cattolico in generale, militante con metodi e con scopi suffragati dall’approvazione della Autorità ecclesiastica responsabile nella Chiesa di Dio. Questa prerogativa della convergenza suppone ed esige molte cose bellissime; suppone ed esige lo spirito di stima e di concordia con le altre forze e le altre forme, parimente militanti per la causa cattolica; suppone ed esige la visione aperta ed oggettiva dei problemi religiosi, morali e sociali del nostro tempo; suppone ed esige una certa uniformità di vedute e di contegno nei riguardi di situazioni bisognose di presenza e di attività da parte dei Cattolici, in filiale adesione ad eventuali orientamenti e direttive date da chi ne ha competenza; suppone ed esige un senso vivo e profondo della Chiesa, quale oggi va maturando, anche per effetto del Concilio ecumenico, nella coscienza di chi vuole davvero interpretare fedelmente il messaggio evangelico consegnato da Cristo ai suoi Apostoli, e per essi ai suoi fedeli. Questa capacità di conservare la propria relativa autonomia e la propria caratteristica funzionalità e di saperla armoniosamente innestare nel concento corale della operosità apostolica del Laicato cattolico, e, per questa via, nella missione rigeneratrice della fatica pastorale della Chiesa, è grande virtù e grande servizio alla causa di Cristo nella nostra società. E sarà grande merito, che Noi vivamente auguriamo che voi possiate mettere sempre nel novero delle vostre benemerenze. Rimettiamo perciò in marcia franca ed accelerata, il Movimento di «Rinascita Cristiana» con la Nostra Apostolica Benedizione.

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Nel cuore della democrazia la fiducia

di Pierluigi Grasselli

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uando parliamo di fiducia, della capacità di fidarsi degli altri e di ripagare la fiducia ricevuta, parliamo del fondamento del vivere civile. Come afferma John Locke, la fiducia è il collante della società. E Simmel giunge a dire: “senza la fiducia generalizzata e vicendevole tra le persone, la società si disintegrerebbe” la fiducia gioca insomma un ruolo fondamentale in ogni interazione sociale diretta o indiretta, personalizzata o anonima, mediata o immediata… (Bruni e Zamagni, p. 397)… Purtroppo anche in Italia, come in altri Paesi dell’Occidente, si osserva una diffusa caduta di fiducia, in politica (verso le Istituzioni, verso gli esperti, verso la politica democratica), in economia (le imprese lasciano l’Italia, le imprese investono poco, le famiglie spendono poco). E anche nel sociale: le famiglie molto spesso si sentono lasciate sole, quanto meno dalle istituzioni pubbliche (penso ai casi frequentissimi di nuclei familiari con non autosufficienti, e costretti ad arrangiarsi…).

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è un aspetto attuale di grande rilievo della crisi della fiducia: quella nei confronti dei cosiddetti ‘esperti’. In una democrazia, la complessità delle molteplici decisioni da prendere chiede il ricorso a degli esperti il rapporto tra esperti e cittadini, al pari di quasi tutte le relazioni in una democrazia, si basa sulla fiducia. Il crollo di questa fiducia, che Nichols configura come un attacco alla conoscenza, determina una grave disfunzione della democrazia (Nichols, p. 215). Per porvi rimedio s’impone chiarezza e onestà intellettuale da parte degli esperti, e un’adeguata alfabetizzazione, sia politica sia generale, della popolazione, che favorisca un atteggiamento critico non preconcetto nei confronti di proposte alternative e scoraggi esibizioni di arroganza (penso, per l’Italia, alle idee che circolano su vaccini, immigrazioni, deficit e debito pubblico, i burocrati del Tesoro,… Brexit, Italexit, …) Un aspetto di grande rilievo: la crisi della fiducia

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Documenti Alla base di tutto questo troviamo la convinzione ‘Io valgo quanto te’. Come ci fa osservare Nichols, molti “cittadini delle democrazie occidentali sembrano non capire il concetto stesso di democrazia… le persone non sono tutte dotate o intelligenti in egual misura… ma i cittadini sembrano interpretare la democrazia non più come una condizione di uguaglianza politica, in cui ogni persona dispone di un voto, e ogni individuo è uguale davanti alla legge ma come uno stato di uguaglianza più generale, in cui ogni opinione vale quanto le altre su quasi tutti gli argomenti del mondo”… (Nichols, p. 229) tutto diventa una questione di opinione si diffondono le verità alternative, le stupidate, le bufale, le post-verità . Come scrive Ferraris, “la potenza modernissima del web si allea col desiderio umano molto antico di aver ragione a tutti i costi ” e anche in tal modo può avviarsi la fine della democrazia… democrazia che invece richiede il riconoscimento dell’importanza dello sviluppo della conoscenza, per esercitare confronti, contenere conflitti e assumere decisioni rispettose di equità ed efficienza.

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è una ragione più profonda che può giustificare l’attuale sfiducia nella La politica democratica politica. Come osserva Matthew Flinders, e la sua capacità di cambiamento il valore della politica democratica risiede nella sua capacità di cambiamento e rinnovamento, nella ricerca di un modo nuovo di vivere insieme… al tempo d’oggi, nella capacità di costruire una nuova economia ispirata a principi etici, basata su uno stile di vita più sostenibile, sia sul piano sociale, combattendo le disuguaglianze e proteggendo le fasce di popolazione più vulnerabili e bisognose, che su quello ambientale (Laudato Si’, n. 43 segg.). Insomma rifondando ciò che dà senso alla vita. Alla radice della crisi attuale della politica possiamo trovare dunque la perdita della fiducia nella capacità della politica di generare cambiamenti positivi (qui può rientrare anche il caso italiano)… (Flinders, pp. 233 segg.) La politica democratica e le sue istituzioni, sottolinea Flinders, deve fondarsi, in un contesto di cittadinanza globale, su un costante dialogo civico su come vivere insieme e sulle rispettive aspirazioni, perché le idee, gli interessi e i conflitti siano espressi apertamente e risolti pacificamente e in cui tutti si assumano le proprie responsabilità civiche se la politica fallisce, siamo tutti complici del suo fallimento… (Flinders, pp. 248-252).

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er affrontare le sfide che ci fronteggiano, occorre un impegno su più fronti e Per affrontare le sfide una cooperazione diffusa, come si coglie un impegno su più fronti in tema di creazione di posti di lavoro sostenibili nel mondo globalizzato… Questa richiede, tra l’altro, investimenti e innovazioni imprenditoriali generatrici di nuove nicchie competitive, la for17


Documenti mazione alle competenze, grazie anche all’alternanza scuola-lavoro, e il miglioramento del sistema Paese sui fronti più critici (formalismo burocratico, giustizia civile, banda larga, costo dell’energia,… ), e un’attenzione particolare nell’aiutare le micro imprese per l’accesso al credito… (Becchetti L., Postfazione, in F. Occhetta, pp. 133-135). Per assicurare “una vita degna e ricca di senso”, non basta dunque prendersela con dei ‘capri espiatori’ (volta a volta l’euro, lo straniero, il politico corrotto), dobbiamo molto impegnarci, in primo luogo tutti noi, su molti fronti, con politiche inclusive e generative, ad ogni livello… occorre una cooperazione diffusa, una fiducia reciproca, quindi un clima di unitarietà e di coesione, che in Italia oggi contrasta nettamente con lo spirito divisivo, di accesa, rancorosa competizione, portato avanti nel Paese.

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nche RC coglie appieno i problemi di oggi, compresi quelli indicati (impoverimento, disuguaglianze, perdita di sovranità, sfiducia, paura, ) e si pone, nel suo percorso di discernimento, lungo un cammino con alcuni tratti comuni a quello richiesto ai cittadini che credono nella democrazia e nelle politiche democratiche Il Piano di lavoro si propone di migliorare il processo di conoscenza, verificando le informazioni, valutando le percezioni, approfondendo il discernimento, per conoscere il vero, amare il bene, servire la dignità delle persone e il Regno di Dio per tendere a questi orizzonti, RC riconosce la necessità di Pensare, con la p maiuscola, percorrendo appieno la vita della mente: che, come è stato osservato, inizia dal sentire, procede con il percepire, si realizza con l’intelligenza nel concepire e infine trova la sua pienezza nel Pensiero, che è collegamento, orchestrazione dei singoli concetti, formando con essi un’architettura, da cui poter avere una “visione del mondo” (Mancuso, pp.37,45-46) è la dimensione costruttiva del Pensiero, che può produrre, alla luce del Vangelo, saggezza e sapienza, sintesi armoniosa delle aspirazioni alla verità, alla giustizia e al bene Questa è una parte del cammino che può compiere RC, superando la prevalente assenza di Pensiero del mondo attuale, andando oltre il ricorso generalizzato a opinioni, percezioni, slogan, oltre la divisione dicotomica della questione politica in due parti rigidamente contrapposte: si pensi alla frequentissima contrapposizione tra la élite al potere, e un popolo genericamente considerato come un blocco omogeneo, di contro alla reale differenziazione di questo in numerosi gruppi, con caratteri ed interessi diversificati (come quella recentemente proposta per l’Italia da Mannheimer… ). Ma non c’è solo il pensare come abbiamo già rimarcato, c’è anche l’esigenza dell’impegno. La politica democratica potrà dare soltanto benefici sociali proporzionati al sostegno che riceve dal pubblico, anche sotto il profilo

Il Piano di lavoro per un’analisi e un impegno nel territorio

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Documenti dell’impegno, della propensione a discutere, a interessarsi attivamente, al volontariato, entro certi limiti, il pubblico ha la politica e i politici che si merita (Flinders, p. 243). Anche RC si sta muovendo in questa direzione. Negli ultimi anni RC ha imboccato una strada di rinnovamento, cercando, tra l’altro, di passare dal pensare all’agire concreto, rinnovando il lavoro di gruppo in una prospettiva di ricerca comunitaria… in unione al movimento cittadino… Lanciando la riflessione su tre sfide per noi ineludibili, il Piano di lavoro ci invita a valorizzare -modi nuovi di vivere i rapporti tra cittadini ed istituzioni… – il rapporto tra pubblico e privato… – percorsi di partecipazione e di impegno civile, in linea con quanto raccomandato dalla Dottrina Sociale della Chiesa (Gaudium et Spes, 31). Così il Movimento, nel suo procedere verso la maturità cristiana, accompagnato dalla Parola di Dio, potrà anche dare il suo contributo perché, come auspica Magatti, la politica possa “ritornare a disegnare il futuro, fissando priorità condivise (esempio l’ambiente), realizzando progetti strategici, promuovendo la partecipazione civica e sociale, combattendo sprechi e corruzione, garantendo equità distributiva e sviluppo della capacitazione” (Magatti, pp. 146-47).

Note bibliografiche Bruni L. e Zamagni S., Dizionario di Economia Civile, Città Nuova, 2009 Diamanti I., Lazar M., Popolocrazia, Laterza, 2018 Ferraris M., Postverità e altri enigmi, Il Mulino,2017 Flinders M., In difesa della politica, Il Mulino, 2014 Gaudium et Spes, Costituzione apostolica conciliare, 1965 Laudato Si’, Enciclica, 2015 Magatti M., Cambio di paradigma, Feltrinelli, 2017 Mancuso V., Il bisogno di pensare, Garzanti, 2017 Mannheimer R. e Pacifici G., Italie, Jaca Book, 2018 Nichols T., La conoscenza e i suoi nemici, LUISS,2017 Occhetta F., Il lavoro promesso, Ancora, 2017

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Movimento

di Tiziana Iannotta

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resenti i Responsabile nazionali, Serena Grechi e padre Licio Prati si è tenuto il 27-28 ottobre presso la Casa Generalizia delle Suore Domenicane a Catania il Convegno interregionale Calabria-Sicilia. Presenti i rappresentanti di Catania, Palermo, Leonforte e Reggio Calabria

mare quel pensiero critico che, insieme con la memoria storica, salvano noi tutti da una società in liquefazione, in cui persino la Buona Notizia sembra diventata “volatile”. Una tavola rotonda di grande spessore ha visto riuniti professionalità e competenze diverse.

Le “bufale”

Dopo i saluti della Responsabile della città di Catania Mariagrazia Vitale, Tiziana Iannotta del Comitato Consultivo ha presentato il convegno, ponendo l’accento sulla necessità di interrogarsi sul significato dell’essere cristiani appartenenti a RC oggi, in Sicilia. Si è ancora testimoni credibili, responsabili e disponibili, della Verità di Dio e della verità del nostro quotidiano? Ha altresì sottolineato quanto sia importante informarsi adeguatamente, per for20

Il dott. Lo Porto ha iniziato con dati statistici sul fatto che il 56% degli italiani crede alle bufale, anche definite fake news, il che è dovuto da una frui­ zione troppo veloce delle notizie date dai social networks, che raramente vengono controllate e dal fatto che tali notizie vengono assunte in modo passivo poiché manca il confronto, come, per esempio, avveniva quando le opinioni politiche diverse si confrontavano alla TV su Tribuna elettorale. (Una fonte interessante può essere il libro “Giornalismi” di Francesco Pira, sociologo UNIME). Lo Porto ha anche fatto un esempio di bufale storiche: il Cavallo di Troia, che non era un dono agli Dei, bensì un tranello, la bufala sull’Etna che sprofonda di 2 cm l’anno, smentita dall’ INGV; il pericolo di leggere male il titolo della testata sul computer e, per esempio prendere per una notizia de IL GIORNALE, testata giornalistica importante, una che invece


Movimento è veicolata da IL GIOMALE, di tutt’altro tenore. Gli effetti di queste bufale, a volte, possono essere devastanti in termini di vite umane, per esempio quando istigano all’odio razziale o l’alterata informazione sui vaccini. A volte inoltre si scambiano per giornalisti persone che fanno infointrattenimento, come ad es. Barbara D’Urso, che non ha un codice deontologico e legislativo da seguire, come invece hanno i giornalisti professionisti. Come ci si può difendere? Su internet l’applicazione SIRI vaglia ed elimina i siti inattendibili e, per quanto riguarda la carta stampata, i giornali come La Repubblica, Il Corriere della Sera, possono essere considerate testate serie, anche se orientate secondo il pensiero della proprietà. Su Facebook, i siti inattendibili vengono segnalati con un bollino rosso. In ogni caso, se è vero che ci sono cattivi giornalisti è anche vero che c’è anche una certa responsabilità dei cattivi lettori, che li stimolano in tal senso. Ha concluso dicendo: i valori del buon giornalista sono i medesimi del buon cristiano: rispetto della verità, rispetto della persona.

La formazione del pensiero critico Don Giuseppe Longo: il focus è “la formazione del pensiero critico” in quanto non esistono media neutri e nessuno possiede la verità assoluta. In quanto sacerdote Don Giuseppe pensa di poter veicolare il messaggio

della salvezza: la comunicazione di Dio,l’aspetto ontologico di Dio che, nel Nulla, crea, Dio disse e fu : la parola di Dio attualizza ed esiste nella misura in cui la creatura fa testimonianza. La Verità è la comunione tra la parola di Dio e la creatura; la comunicazione di Dio è testimoniata dalla creazione; Genesi: Dio vide quanto aveva fatto ed era cosa molto buona; Nel caso di Adamo ed Eva abbiamo la possibilità di scelta: Eva vide l’albero e vide che era bello, buono e desiderabile. Qui entrano in ballo il pensiero critico e il giudizio, infatti Eva dice che il frutto dell’albero è buono prima ancora di averlo assaggiato. A quel punto Adamo ed Eva volgono le spalle a Dio e il dialogo diventa narcisistico; in Gesù si ripristina la verità della relazione con Dio. La comunicazione dell’uomo è dovuta al desiderio: il desiderio di avere la capacità di dare vita, di essere creatori e non creature. Si apre lo scenario della felicità del­ l’uomo: se la sua felicità dipende da Dio, supererà l’orizzonte spaziotemporale.­ Per quanto attiene il controllo delle fonti, bisogna fidarsi dei testimoni: tradizione orale, pergamene, libri, scrittura digitale in una memoria che si allarga sempre più. Abbiamo la ri-mediazione del web nel libro siamo una società informazionale in cui l’informazione è diventata la connessione: se prima eravamo on line oggi siamo on life: il mon21


Movimento do può essere descritto come un grande cervello connesso da sinapsi. C’è un cambiamento della percezione di identità, che non è più prossimale ma è interazione di culture, di gruppi, di paesi. Si ha una terza forma di presenza umana: la comunità del cyberspazio in cui non esiste un relazione di esseri umani ma di idee, la nuova relazione è di connessione. Pertanto Facebook cambia la percezione della relazione, non è più: “provo un sentimento e lo voglio condividere“ ma “devo provare un sentimento perché lo devo condividere”: realtà virtuale della vita. Il pensiero critico mi deve far capire che la Grazia che passa attraverso un cavo non sarebbe dissimile dalla magia, il dono non è nella connettività ma nel dono interpersonale.

Notizie e stress La d.ssa Vincenti ha posto l’accento sui mutamenti fisiologici che certe notizie, per es. quelle di guerra, provocano sull’essere umano, aumentando la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress. Ma anche di come alcuni programmi veicolati dai social, come la Blue Whale, abbia indotto migliaia di adolescenti ad autoinfliggersi lesioni tipo piccoli tagli sulle braccia e di come sia importante il controllo attento dei genitori e dei professori. È inoltre essenziale che i genitori e gli educatori pongano la regola di un orario determinato per l’uso dei video giochi, onde evitare disturbi 22

dell’attenzione e, nei casi peggiori, vere e proprie ludopatie.

Rinascita Cristiana I Responsabili nazionali hanno ringraziato per la bella iniziativa e hanno dato il senso del percorso di RC per quest’anno: “Una strada per il futuro” vuole cogliere i segni di speranza nelle nostre città che, pur tuttavia, attraversano momenti di difficoltà dati dalla crisi che attanaglia l’Italia, dando al Movimento strumenti nuovi anche per creare gruppi nuovi, di persone più giovani, che costituiranno il futuro di Rinascita. Padre Licio Prati, ci ha ricordato che la Parola di Dio non esiste se non c’è un orecchio che ascolta. Dobbiamo fare una ricerca onesta in noi stessi e capire se i ragionamenti che facciamo nei gruppi sono fatti bene o sono fatti solo per dare ragione a noi stessi. Dobbiamo inoltre capire perché oggi il senso di appartenenza al Movimento è affievolito e ogni città sembra autosufficiente e non parte di un movimento regionale e nazionale. Nel pomeriggio dopo la presentazione delle schede dell’inchiesta da parte di Francesca Sacchi Lodispoto i gruppi di lavoro si sono impegnati su una duplice riflessione: il pensiero critico da una parte e la possibilità dall’altra di sperimentare strade nuove. Nello scambio della domenica mattina è stata ribadita la volontà di riprendere la strada di una collaborazione tra le città di una stessa regione e sperimentare percorsi nuovi.


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Democrazia e partecipazione: buone pratiche dei nostri territori

di Francesco Soddu

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l tema della democrazia e della partecipazione rappresenta con molta probabilità la sfida tra le più cruciali che ci vengono poste innanzi nei tempi non facili che stiamo vivendo: sia come cristiani, preoccupati di testimoniare il Vangelo con la nostra vita; sia come cittadini, impegnati nella costruzione di un bene comune condiviso in cui la centralità della persona umana sia riconosciuta e garantita. La democrazia e la partecipazione sono temi/argomenti che attraversano Costruzione della cittadinanza globale tutto il nostro tempo, e la cui storia si come responsabilità diffusa può certamente far risalire di molti decenni dietro le nostre spalle, fino ai movimenti di cittadinanza che contribuirono a forgiare l’immagine della società contemporanea a partire dal XIX secolo. Non in ogni momento della nostra storia i temi della democrazia e della partecipazione si sono tuttavia posti nello stesso modo. É dunque necessario, se vogliamo porci in una prospettiva ‘pedagogica’ provare a distillare qualche elemento caratteristico dei ‘segni dei tempi’ in cui viviamo. Ciò è quanto mi propongo di fare in questo mio contributo, pur senza nessuna pretesa di completezza, provando a immaginare delle linee attraverso cui costruire delle risposte locali e concrete, ma anche aperte a una sempre più inevitabile dimensione globale. Per affrontare questo compito impegnativo possiamo ricorrere alla ricca tradizione della Dottrina Sociale della Chiesa (cfr.), e più in particolare alle sue più recenti espressioni. Il tema di un energico richiamo di etica civile, con forti implicazioni sul modo di interpretare la presenza dei credenti nella vita pubblica, è risuonato con forza nei discorsi che il Santo Padre Francesco ha tenuto nel corso del recentissimo viaggio nei paesi baltici, territori che hanno vissuto il giogo di regimi autoritari e che solo relativamente di recente hanno potuto riassaporare la libertà. Dice il Papa: “[… ] l’etica ci mette in relazione con un Dio che si aspetta da noi una risposta libera e impegnata verso gli altri e verso il nostro ambiente, una risposta che è al di fuori delle categorie del mercato. Voi non avete conquistato la vostra libertà per finire schiavi del consumo, dell’individualismo o della sete di potere o di dominio.” Dunque, la necessità di una relazione con chi è intorno a noi e con l’ambiente che ci circonda rappresenta la chiave di lettura, elaborata nella Evangeli Gaudium, con l’idea di una ‘chiesa in uscita’ chiamata ad abitare nelle periferie 23


Documenti esistenziali del pianeta; e nell’encliclica Laudato Si’, che propone a tutti l’orizzonte di una conversione ecologica e di una ecologia integrale. Si tratta di sfide impegnative, che richiedono di essere assunte come prospettiva ‘radicale’, anche laddove portano dei messaggi che urtano e che disturbano: il Vangelo è annunciato a tutti, ma la validità del suo messaggio non si misura sempre con il favore popolare! E soprattutto, il messaggio evangelico non è una teoria o una ideologia, ma conduce ad un incontro vitale, che richiede di essere testimoniato con fedeltà nei nostri territori, nelle pratiche che adottiamo e che promuoviamo. “l’essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è un’obbligazione morale” ricorda papa Francesco (EG 220). Quali sono dunque le provocazioni che dobbiamo accogliere in un tempo nel quale la politica sembra aver cambiato radicalmente direzione, e dove principi che solo pochi anni fa non ci si sarebbe nemmeno sognati di porre in discussione vengono considerati quasi come degli inutili orpelli? Viviamo in un tempo segnato da una profonda segmentazione, dal dilagare del sospetto e della paura, dalla facile ricerca di capri espiatori. Il rapporto CENSIS dell’altro anno parla del nostro paese come dell’ ‘Italia del rancore’: è una situazione che sperimentiamo ogni giorno nella politica e nella società, ma che sembra un tratto distintivo non solo del nostro paese. Lo storico e giornalista angloindiano Pankaj Mishra ha, non a caso, intitolato il suo ultimo libro ‘L’era della rabbia’. Una rabbia che è anche insofferenza per i percorsi di costruzione lenta, non sempre efficace, e spesso invisibile, che avvengono nella politica e nella società. E che diventa sfiducia nei confronti di quegli enti e organismi che si trovano, spesso con fatica, a dover indicare risposte e sentieri. É quello che i sociologi chiamano il processo di ‘disintermediazione sociale’, con il quale si delegittimano le ‘tappe intermedie’ (sociali, politiche, ma anche di validazione in base a competenze tecniche e specialistiche), per concorrere al rapporto diretto tra ‘popolo’ e leader politico. Processi non inutili a scardinare rendite di posizione acquisite e calcificazioni storiche ormai in molti casi non difendibili; ma che rischiano di fare strame di quei percorsi attraverso cui si consolida, lentamente e con fatica, una sintesi su tematiche di grande rilevanza per la vita di tutti e spesso estremamente complesse. La rabbia ed il rancore sono però reali, e nascono dalla durezza delle sfide che molte famiglie, molti giovani, molti disoccupati (italiani e stranieri, bene integrati nella nostra società) non sanno come affrontare. Derivano dal vedere un mondo sempre più diseguale, dove diventa sempre più difficile far valere i propri talenti. E rischiano di incontrarsi con forme di individuaLe sfide oggi alla democrazia

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Documenti lismo, di isolazionismo e di chiusura che trovano largo spazio nella nostra società, ispirando programmi (slogan) politici che portano facile consenso. Ma è la strumentalizzazione delle paure esistenti a costituire il pericolo più grande, e a generare politiche che sembrano porre in discussione i principi di bene comune, accoglienza, di tolleranza, di solidarietà, più profondamente iscritti nel nostro modello di convivenza civile. Nella nostra Costituzione. É ancora il Papa che parlando dai paesi baltici, luoghi che hanno visto le sofferenze generate dalle ideologie e dai nazionalismi del XX secolo, ci invita a riconoscere per tempo il germe di ideologie pericolose: “Che il tuo grido, Signore, ci liberi dalla malattia spirituale da cui, come popolo, siamo sempre tentati: dimenticarci dei nostri padri, di quanto è stato vissuto e patito.” I processi sociali e politici in cui siamo immersi portano questo tratto di ‘oblio’. (cfr. storia italiana). Anche la pur legittima critica contro le istituzioni europee, che talvolta sembra- Legittima critica verso no operare in quello che si potrebbe defi- le istituzioni europee nire ‘paradigma tecnocratico’, lontano dalle persone e dalle loro sofferenze, ignora quanto il nostro continente abbia beneficiato per la prima volta in secoli di storia di un lungo periodo di pace, nel corso del quale si è costruito un sistema pur decisamente perfettibile, di attenzione e protezione dei più poveri e più vulnerabili che probabilmente non ha eguali nella storia. Ed è paradossale che tali critiche trovino sponda anche presso i governi di paesi i cui popoli hanno beneficiato della generosità e dell’accoglienza, ma anche sofferto delle tentazioni di chiusura da parte dell’Europa occidentale, in tempi che molti di noi ricordano vividamente. Agitare lo spettro di invasioni, pur smentite dalle statistiche o sventolare quello dell’insicurezza, laddove una visione complessiva fatica a cogliere le radici fattuali di essa (al di là di episodi della cronaca esecrabili e dolorosi, ma non generalizzabili): questi sono il modo per introdurre modelli di convivenza del tutto estranei alla nostra tradizione, oltreché in buona parte estranei al messaggio evangelico. E che rischiano anche di indebolire la capacità del nostro paese di costruire una comunità nazionale coesa, accogliente e solidale. Nel recentissimo decreto sull’immigrazione, ad esempio, appare tra le altre cose chiaro che l’indebolimento del sistema di accoglienza diffusa non farà altro che aggravare le difficoltà della gestione dei migranti nel senso di un’accoglienza e integrazione positiva, che è l’unica strada per non ritrovarci tra pochi anni con una generazione di ‘senza diritti e senza speranza’. É proprio ai moltissimi territori che hanno prestato ascolto alle voci del disagio senza mai distinguere il colore della pelle che occorre guardare con gratitudine e 25


Documenti speranza per un futuro in cui nessuno di noi dovrà avere paura semplicemente camminando per strada. Vi è un ultimo fenomeno che è necessario segnalare, e che rappresenta l’espressione globale delle manifestazioni che ho brevemente ricordato: la chiusura e il disinteresse per chi è lontano, e più in generale nei riguardi delle grandi questioni internazionali che ci riguardano direttamente e che rischiamo di vedere solo attraverso delle lenti distorte. Sono lenti che ci spingono a ridefinire in chiave di sicurezza e di dissuasione dei fenomeni migratori strumenti nobili come quelli della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale, originariamente pensati come modi per perseguire la giustizia, promuovere la dignità ‘di tutti gli uomini e di tutto l’uomo’. Strumenti necessari come occasioni di relazione positiva in un mondo che dentro e fuori le comunità nazionali vede sorgere muri e approfondirsi fossati. In un pianeta sul quale, per amore o per forza siamo destinati a convivere: la nostra ‘Casa comune’ minacciata da crescenti tensioni e dalla crisi che si accompagna al cambiamento climatico, ponendo in discussione la nostra vita e quella delle generazioni che seguiranno. Ma oltre a quanto sperimentiamo relativamente alle migrazioni, sono i fenomeni che accompagnano il cambiamento del clima ad irrompere incontrollati nelle nostre vite. Il riscaldamento del pianeta, l’aumento della frequenza di fenomeni meteorologici estremi (alluvioni, frane, siccità), e che potremmo facilmente catalogare come ‘imprevedibili e incontrollabili’ sono invece la conseguenza diretta di un modello di sviluppo irrispettoso dei limiti biofisici del pianeta. E le cui conseguenze si ripercuotono sempre direttamente sui più poveri e i più vulnerabili. É il Papa che ci avverte di non distinguere le questioni ambientali da quelle sociali: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.” (LS 139) Chiusura e disinteresse per chi è lontano

Ma quali sentieri dobbiamo percorrere, per testimoniare la fedeltà al Vangelo, nella dignità di ogni donna e ogni uomo che popolano il pianeta? Con quali valori dobbiamo sforzarci di animare la vita sociale e politica? In che modo dobbiamo interpretare la prospettiva di partecipazione e di sostegno alla democrazia? Permettetemi di leggere un brano della Evangelii Gaudium, che mi sembra bene sintetizzare il punto centrale della sfida, n. 67: “L’individualismo postmoderno e I sentieri per testimoniare la fedeltà al vangelo

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Documenti globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari. L’azione pastorale deve mostrare ancora meglio che la relazione con il nostro Padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami interpersonali. Mentre nel mondo, specialmente in alcuni Paesi, riappaiono diverse forme di guerre e scontri, noi cristiani insistiamo nella proposta di riconoscere l’altro, di sanare le ferite, di costruire ponti, stringere relazioni e aiutarci «a portare i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,2).” Concludo, cercando di distillare, anche a partire dall’esperienza della Caritas in Italia qualche proposta, per promuovere veri percorsi concreti di dignità, partecipazione, democrazia. Si tratta di un impegno che deve articolarsi a diversi livelli: nella vicinanza con i più poveri e i più vulnerabili, ma anche nella presenza e nel dialogo esigente con le istituzioni e, secondo i carismi di ciascuno, nella partecipazione diretta all’impegno sociale e politico in uno spirito di vero servizio che, senza porsi in una posizione oppositiva nei riguardi di nessuno, non rinunci mai a riaffermare la dignità della persona umana. Vorrei riassumere le piste di impegno che mi sembrano più urgenti in quattro parole chiave. Ascoltare, e accogliere il disagio che esiste nei nostri territorio, senza fare graduatorie in base alla tonalità del colore della pelle, alla lingua parlata, alla religione; ma ponendosi nella dimensione evangelica di Gesù: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Ancor di più stando attenti alle contrapposizioni (guerra tra poveri). Ed avere la consapevolezza che per un percorso di civiltà e di autentico progresso si deve ripartire dagli ultimi. Riconoscere e valorizzare i ‘segni di speranza’ (per riprendere una espressione di Frère Roger di Taizé) che esistono nei nostri territori, anche i più complessi. Esistono sempre testimoni autentici di umanità e di dignità che lavorano sotto il pelo di un mare spesso in burrasca per un futuro migliore di tutti. Comprendere le profonde dinamiche della sofferenza umana, non rinunciando a studiarne in profondità le radici. I disagi che si vivono nella nostra società sono collegati a dimensioni ampie, quelle che Papa Benedetto aveva definito di “… una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici dai piccoli ai grandi sistemi economici”. Accompagnare. Non ci sono soluzioni facili, che prescindano da una presenza, una comprensione, un ascolto e un accompagnamento: questo vuol dire una partecipazione consapevole, uno ‘stare’ dentro i processi di cambiamento, le tensioni, le sofferenze. 27


Chiesa universale

Sinodo giovani Si è chiuso il 30 ottobre il Sinodo con una festa organizzata dai giovani e due messaggi: del Papa e dei padri sinodali.

Il documento finale

A

ttraversato dal filo rosso dell’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus – si articola in tre parti. La prima mette a punto la situazione contestuale in cui i giovani sono inseriti, evidenziandone i punti di forza e le sfide. Una seconda parte è interpretativa: muove dalla fiducia che attraverso la creatività, l’impegno, le sofferenze e le richieste di aiuto dei giovani Dio parla alla Chiesa e al mondo. Infine, la terza parte raccoglie le scelte per una conversione spirituale, pastorale e missionaria.

Il saluto del Papa

“Due cosine che mi stanno a cuore. Primo: ribadire una volta in più che il Sinodo non è un Parlamento. È uno spazio protetto perché lo Spirito Santo possa agire. Per questo, le informazioni che si danno sono generali e non sono le cose più particolari, i nomi, il modo di dire le cose, con cui lo Spirito Santo lavora in noi. E questo è stato uno spazio protetto. Non dimentichiamolo, questo: è stato lo Spirito a lavorare, qui. Seconda cosa, che il risultato del Sinodo non è un documento, l’ho detto all’inizio. Siamo pieni di documenti. Io non so se questo documento al di fuori avrà qualche effetto, non lo so. Ma so di certo che deve averlo in noi, deve lavorare in noi. Noi abbiamo fatto il documento, la commissione; noi l’abbiamo studiato, l’abbiamo approvato. Adesso lo Spirito dà a noi il documento perché lavori nel nostro cuore. Siamo noi i destinatari del documento, non la gente di fuori. Che questo documento lavori; e bisogna fare preghiera con il documento, studiarlo, chiedere luce… È per noi, il documento, principalmente. Sì, aiuterà tanti altri, ma i primi destinatari siamo noi: è lo Spirito che ha fatto tutto questo, e torna a noi. Non bisogna dimenticarlo, per favore. E una terza cosa: penso a nostra Madre, la Santa Madre Chiesa. Gli ultimi tre numeri sulla santità [nel documento] fanno vedere cosa è la Chiesa: la nostra 28


Chiesa universale Madre è Santa, ma noi figli siamo peccatori. Siamo peccatori tutti. Non dimentichiamo quell’espressione dei Padri, la “casta meretrix”, la Chiesa santa, la Madre santa con figli peccatori. E a causa dei nostri peccati, sempre il Grande Accusatore ne approfitta, come dice il primo capitolo di Giobbe: gira, gira per la Terra cercando chi accusare. In questo momento ci sta accusando fortemente, e questa accusa diventa anche persecuzione; può dirlo il Presidente di oggi [il Patriarca Sako]: il suo popolo [la Chiesa in Iraq] è perseguitato e così tanti altri dell’Oriente o di altre parti. E diventa anche un altro tipo di persecuzione: accuse continue per sporcare la Chiesa. Ma la Chiesa non va sporcata; i figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no. E per questo è il momento di difendere la Madre; e la Madre la si difende dal Grande Accusatore con la preghiera e la penitenza. Per questo ho chiesto, in questo mese che finisce tra pochi giorni, di pregare il Rosario, pregare San Michele Arcangelo, pregare la Madonna perché copra sempre la Madre Chiesa. Continuiamo a farlo. È un momento difficile, perché l’Accusatore attaccando noi attacca la Madre, ma la Madre non si tocca. Questo volevo dirlo di cuore alla fine del Sinodo. E adesso, lo Spirito Santo regala questo documento a tutti noi, anche a me, per riflettere su ciò che vuole dire a noi. Grazie tante a tutti, grazie a tutti!”

La lettera dei padri sinodali

“A voi, giovani del mondo, ci rivolgiamo noi padri sinodali, con una parola di speranza, di fiducia, di consolazione. In questi giorni ci siamo riuniti per ascoltare la voce di Gesù, ‘il Cristo eternamente giovane’, e riconoscere in Lui le vostre molte voci, le vostre grida di esultanza, i lamenti, i silenzi. Sappiamo delle vostre ricerche interiori, delle gioie e delle speranze, dei dolori e delle angosce che costituiscono la vostra inquietudine. Desideriamo che adesso ascoltiate una parola da noi: vogliamo essere collaboratori della vostra gioia affinché le vostre attese si trasformino in ideali. Siamo certi che sarete pronti a impegnarvi con la vostra voglia di vivere, perché i vostri sogni prendano corpo nella vostra esistenza e nella storia umana. Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento. Quando il mondo, che Dio ha tanto amato da donargli il suo Figlio Gesù, è ripiegato sulle cose, sul successo immediato, sul piacere e schiaccia i più deboli, voi aiutatelo a rialzarsi e a rivolgere lo sguardo verso l’amore, la bellezza, la verità, la giustizia. Per un mese abbiamo camminato insieme con alcuni di voi e molti altri legati a noi con la preghiera e l’affetto. Desideriamo continuare ora il cammino in ogni parte della terra ove il Signore Gesù ci invia come discepoli missionari. La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita. Siete il presente, siate il futuro più luminoso”. 29


Società

Genova: 17 obiettivi per il bene comune

di Giovanna Lazzeri Riceviamo dalla Responsabile dei gruppi genovesi questa interessante comunicazione su una iniziativa cittadina del 24 ottobre organizzata dall’Agenda 2030 di cui in città fa parte anche Rinascita Cristiana. L’iniziativa è in linea con le proposte del nostro Piano di lavoro

“L

a Chiesa ha una capacità educativa straordinaria, il suo contributo nel portare verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi fissati dall’Agenda 2030 è di primaria importanza”. L’auspicio viene da Enrico Giovannini, già presidente Istat, già Ministro del Lavoro, dal 2015 fondatore e portavoce di ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, intervenuto mercoledì 24 ottobre a Palazzo Tursi nell’ambito dell’incontro promosso dal Tavolo Giustizia e Solidarietà sugli Obiettivi Onu di Sviluppo Sostenibile. Chiesa, scuola, istituzioni, terzo settore, cittadini, … Il problema nel problema è proprio questo: convincere tutte le parti in gioco che quei 17 Obiettivi sono essenziali per il futuro dei popoli e della “casa comune” e che potranno essere raggiunti solo con un impegno globale e integrato. È quanto cercherà di promuovere a livello genovese il Tavolo Giustizia e Solidarietà che dal 2000 ci vede impegnati insieme ad altri movimenti e associazioni sui temi della mondialità e della globalizzazione. E, soprattutto dall’enciclica “Laudato si’” in poi, chiamati a rinnovare i nostri sforzi per una difesa del creato non disgiunta dalla prossimità ai poveri, nell’ottica di quella “ecologia integrale” che si muove sulla stessa linea dell’Agenda 2030. L’ASviS riunisce circa 200 realtà nazionali impegnate sull’Agenda 2030, una rete unica al mondo. Enrico Giovannini è la voce più autorevole in Italia su questi argomenti e va riconosciuto al Tavolo di aver portato il tema a Genova al suo massimo livello. “Il discorso sull’Agenda 2030 non è semplice. I 17 Obiettivi e i 169 target che li traducono in azioni pratiche indicano la strada da percorrere per sanare le principali crisi mondiali, dalla fame al rischio clima, dall’istruzione alla salute, solo per citarne alcuni”. 30


Società Non è solo questione di essere solidali con le periferie del mondo o delle nostre città. “In realtà - afferma con chiarezza Giovannini - attardandoci o addirittura retrocedendo nella realizzazione dell’Agenda, ci stiamo avviando tutti sulla rotta che ci porterà a schiantarci (non è una metafora). L’Agenda è lo strumento che tutti i paesi dell’Onu hanno sottoscritto per porre rimedio a questa prospettiva drammatica e molto concreta. Ci chiede di agire su tre linee guida: integrazione, universalità e partecipazione; e di rafforzare contemporaneamente quattro grandi pilastri: economia, società, ambiente e istituzioni. Tutti e quattro insieme, si tratta di mettere tutto questo al centro dei nostri sforzi, con un approccio integrale e integrato”. “In una città come Genova, così duramente colpita dal crollo del Ponte Morandi si può facilmente comprendere come risolvere l’emergenza allontani le prospettive fissate dagli Obiettivi. In realtà, sappiamo che superare questo tragico shock restituendo al territorio tutte le sue potenzialità non può essere un semplice ritorno al passato: nel ricostruire collegamenti, nel ricomporre comunità, nel riattivare economie, proprio gli Obiettivi dell’Agenda, in particolare l’Obiettivo 11 che riguarda le città, ci aiutano a proiettarci in un futuro migliore, traendo da una grande sofferenza una nuova opportunità”. La partecipazione all’incontro di Matteo Campora, Assessore all’Ambiente del Comune di Genova, conferma questa disponibilità istituzionale. “Come amministrazione – ha commentato Campora – dobbiamo coltivare una visione prospettica e, per ribadire l’attenzione all’Agenda, il Comune porterà il suo contributo al prossimo Festival dello Sviluppo Sostenibile. Temi come la gestione dei rifiuti, l’economia circolare, la mobilità non inquinante, il recupero degli alimenti sono fronti su cui anche Genova si sta muovendo. Dobbiamo fare molto di più e ne siamo consapevoli. La vera sfida è cambiare la testa delle persone e su questo l’azione condivisa con tutte le espressioni della società, Terzo Settore e Chiesa in primis, sarà determinante”. All’incontro hanno portato la loro esperienza come presidenti di realtà attive sui temi dell’Agenda anche Ilda Curti, già assessore a Torino ed esperta di politiche di inclusione, e Giorgio Pagano, già sindaco di La Spezia. “Dobbiamo deciderci ad affrontare il tema delle diseguaglianze e smetterla di fare la guerra ai poveri anziché alla povertà. Servono politiche di integrazione per rendere le nostre città davvero inclusive e connesse con le grandi politiche globali”. “Urge una scelta di campo - ha confermato anche Pagano - dobbiamo territorializzare questi temi sempre di più. Zigmunt Bauman scriveva: Nel dare forma alla nostra vita, siamo la stecca da biliardo, il giocatore o la palla? Siamo noi a giocare o è con noi che si gioca? Oggi noi siamo ancora drammaticamente la palla”. 31


Società Da tempo, come Tavolo Giustizia e Solidarietà Genova, andiamo ripetendo che “Agenda 2030” con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, non è un affare di qualcuno o di pochi, ma è questione che interessa tutti e deve coinvolgere tutti. Sia il prof. Enrico Giovannini che l’assessore Matteo Campora hanno fatto riferimento all’Enciclica “Laudato si’”: non è possibile non avere una visione che tenga conto della ricchezza dell’enciclica e degli Obiettivi di Agenda 2030. La Chiesa non può non essere in prima linea per promuovere e difendere i beni comuni e il bene di ogni uomo. Se vogliamo fare una sintesi di quanto abbiamo condiviso a Palazzo Tursi possiamo mettere insieme alcune parole determinanti: responsabilità e passione. Responsabilità per assumere impegni e doveri; passione per l’uomo e per la casa comune. L’assessore Campora, riprendendo alcune affermazioni del prof. Giovannini, ha detto che alla base di tutto deve esserci un “cambiamento di mentalità”. Per questo è necessario che più persone possibili si coinvolgano e partecipino, perché una città vive se ci sono cittadini vivi, cittadini che non si rassegnano, che non si adagiano ma disposti a prendersi cura della casa comune per il presente, ma soprattutto per il futuro.

Gli obiettivi del 2030 1. Porre fine alla povertà in tutte le sue forme 2. Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile 3. Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età 4. Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di apprendimento durante la vita per tutti 5. Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne 6. Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti 7. Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti 8. Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti 9. Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione 10. Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi 11. Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili 12. Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili 13. Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto 14. Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile 15. Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità 16. Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli 17. Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile

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Società

Storia delle origini del modello Riace

Il 27 ottobre, a Sezano, è stato conferito il titolo simbolico Honoris Causa in Utopia alla filosofa Donatella Di Cesare e a Domenico Lucano, sindaco di Riace (non presente fisicamente). Per l’occasione Mons. Giancarlo Bregantini ha inviato il seguente messaggio

A

lcune cose desidero narrarvi, anche in considerazione del fatto che oggi il sindaco Mimmo non potrà essere presente tra di voi, per motivi particolari. Ho conosciuto questo coraggioso sindaco ancora nei miei primi anni di attività di vescovo a Locri, dove sono stato dal 1994 all’inizio del 2008. In particolare ho condiviso con lui la forza di speranza che ha posto tra la sua gente, nel momento in cui ha intuito la preziosità delle aree interne. Di cui era fatto il suo famoso paese. Se infatti nel mare erano stati trovati i bellissimi due Bronzi, nel centro storico invece la vita languiva. Pochi i bambini. La scuola che rischiava di chiudere. Poco il lavoro anche per le strade interne, molto difficili da percorrere. Da lì, una tenace inversione di tendenza: “Invece che piangere, affittiamo – disse – i vecchi stabili dei nostri amici che sono emigrati in terre lontane, negli anni sessanta e cinquanta. Case che rischiano di crollare, dal valore minimo. Le ricuperiamo, le riaggiustiamo e ne facciamo un albergo diffuso”. Ed ecco la genialità della intuizione. La proposta piace, la cosa cresce. Le idee maturano. I turisti arrivano. Per pochi soldi affittano o comprano una casetta, per poi godersi il mare. Anzi, se lungo la costa il calore è torrido, sulla collina si gode la brezza ed il venticello fresco. Si coglie che non sono i grandi alberghi a crescere, ma le piccole case dei centri storici, riadattate e fatte belle, curate. La spazzatura addirittura viene la raccolta con gli asinelli. Tornano i telai a mano, per la gioia dei turisti. I Bronzi con il loro fascino ravvivano antiche memorie. E in tutto l’ambiente che gioia sentire questo dal cuore della gente: “La nostra diocesi ed il Vescovo Giancarlo ci crede e sostiene, anche economicamente! Andiamo avanti!”. In questo contesto, già aperto alla speranza, si innesta un vascello di emigrati CURDI, che giungono improvvisi e si arenano sulla costa, nel 1999. Corre la gente ad assisterli, in una gara di solidarietà, meravigliosa, impensabile oggi. Il Sindaco Lucano ne coglie il messaggio: tener vivo questo cuore aperto. Anzi, renderlo più concreto, tramite gesti progressivi. Infatti poco dopo i Curdi, accolti con calore dalla gente di Riace, restituiscono la solidarietà ricevuta con un dono particolare: aprono un forno del pane e fanno il loro pane. Il pane curdo, sempre più saporito, si fa così simbolo di una stagione nuova. Restituire. Integrare. Valorizzare quanto questi immigrati ac33


Società colti sanno donare, per la loro valorizzata specialità. Adagio adagio antichi mestieri si ravvivano. La terra torna ad essere coltivata. I vecchi telai corrono con spolette veloci e colori che sanno di oriente. E poiché i Curdi sono famiglie (non singoli!), ecco che anche la scuola non solo non si chiude, ma anzi, si ravviva. Cresce. Si ripopola il borgo. Il futuro ha un colore diverso, fatto di speranza. Quel famoso pallone, che il noto film, il Volo, di W. Wenders, presenta all’inizio, non cade più nel vuoto ma in un borgo pieno di vita. Certo, non sono mancate le difficoltà. Familiari, sociali e culturali, con le inevitabili invidie e gelosie locali. La mafia frena. La politica ammira ma fa ancora poco per sostenere. Inoltre, dai primi anni di volontariato in paese, si passa poi all’utilizzazione dei fondi pubblici, nazionali ed europei. Complessi e a tratti irti di spine burocratiche, nelle quali è facile restare impigliati. Sarà la magistratura a fare luce. Ma intanto, resta validissimo il MODELLO RIACE. Che vuol dire? Che gli immigrati non vengono a toglierci il lavoro, ma contribuiscono alla nostra crescita. La Calabria cresce accogliendo, i Borghi interni si ravvivano. Le piccole comunità non spariscono più, perché le scuole e gli antichi mestieri riprendono. Inoltre, va detto chiaro, questo metodo sconfessa quello praticato con faciloneria in questi ultimi anni, purtroppo miopi. Quello cioè di accoglierli ma poi lasciare rintanati i migranti in grosse strutture. In alberghi, isolati, che approfittano di questa emergenza, spesso per avidità personale. In CAS che non sono fattore di integrazione ma di esclusione. Infatti, non si ha nessuna cura dell’apprendimento della lingua italiana, primario fattore di integrazione, sia sul piano culturale e relazionale che del futuro inserimento nel lavoro. Anzi, facciamo nostra la proposta che sia concessa l’integrazione economica dei 35 euro al giorno solo a patto che le strutture pensino all’apprendimento della lingua italiana. E solo se questi nostri fratelli immigrati imparano la nostra lingua, superando un apposito esame, le strutture potranno avere ulteriori fondi per l’ospitalità. Altrimenti, si chiude il CAS. A Riace, invece, la lingua la si imparava per strada e nelle case e a scuola. Naturalmente. Perché non vivevano oziosi in strutture separate, ma i migranti erano valorizzati. Anzi, adagio adagio quel forno del pane curdo si trasformava in attività artigianale ed anche imprenditoriale crescenti. Grazie allora di quello che fate per coloro che combattono coraggiosamente per l’integrazione dei nostri migranti. È guardare al futuro. È costruire un futuro insieme. Primavera di luce. Come dice proprio papa Francesco: “Esorto i paesi ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione della identità locale, sia capace di creare nuove sintesi culturali. Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana ed integrano i differenti e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo!”. (Evangelii Gaudium 210). Con la gioia di una costante reciproca collaborazione, porgo a tutti i presenti un affettuoso saluto di benedizione e di speranza comune, Campobasso, 27 ottobre 2018, + p. Giancarlo Bregantini 34


Società

Un modello di integrazione in un territorio difficile

di Daniele Armellino Abbiamo chiesto a Daniele Armellino di Vibo Valentia alcune riflessioni su Riace. Daniele è impegnato nella Gioventù Federalista Europea. Le sezioni locali della GFE si trovano in tutto il territorio nazionale, con iscritti e militanti di qualsiasi cittadinanza e di età compresa tra i 14 e i 29 anni. I principi a cui si richiama la GFE sono quelli contenuti nel Manifesto di Ventotene, elaborato nel 1941 dall’antifascista Altiero Spinelli, con la collaborazione di Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. L’autore è un giovane storico laureato a La Sapienza di Roma.

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ensando all’incipit di questo mio breve articolo, cercavo qualcosa che potesse in un certo qual modo creare una connessione tra l’esperienza di Riace e il Movimento. Dopo giorni di riflessione, ho realizzato che un legame lo si potesse rintracciare giustappunto nel metodo di Rinascita: osservare, valutare, agire. Perché di questo si trattò quando nel 1998 Mimmo Lucano e altri riacesi si trovarono di fronte al naufragio di un veliero carico di migranti, se volete di esseri umani, al largo della costa. Essi osservarono ciò che stava accadendo di fronte a sé, in casa loro, valutarono la situazione e decisero di agire, non ponendosi altro problema se non quello di salvare tutti quegli uomini, donne, bambini che fuggivano da fame e persecuzioni. Lucano questo lo ripete spesso: essi non lo fecero per bontà d’animo (qualcuno oggi direbbe impropriamente buonismo), e non inventeranno successivamente quel modello di accoglienza e integrazione perché in odore di santità. Ritengo che la parte finale della parabola del buon samaritano, i versetti 36 e 37 del Vangelo di Luca, possano aiutarci a decifrare ogni cosa con maggior chiarezza: “36«Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». 35


Società Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso»”1. Ciò che mi colpisce, è una parola in particolare che utilizza il dottore della Legge: compassione. Non bontà, né misericordia o magari santità, bensì compassione. Compassione, intesa come partecipazione alle sofferenze altrui2, come patire insieme. Quella che forse Lucano chiamerebbe condivisione. Sarebbe molto più efficace la narrazione di Riace infatti, a mio modesto avviso, se si partisse da questa parola; Riace non è un modello d’integrazione che mette al centro soltanto lo “straniero” ma ogni uomo! È stato un paese intero a rinascere, a rialzarsi, a ripopolarsi grazie a questa esperienza virtuosa! Perché c’era bisogno di integrare non solamente i migranti presenti nello SPRAR3 o nel CAS4, ma di reintegrare i locali, italiani, calabresi, riacesi, convinti ormai il loro destino potesse essere solamente quello di emigrare, abbandonare la terra natìa, lasciare tutto e ricominciare. Tutto è partito da lì, dalla condivisione di un progetto, di un’idea, di una speranza: quella di poter restare umani. Oggi, Riace è un Comune che ricicla la gran parte dei rifiuti che produce, e lo fa a dorso di mulo; che garantisce ai suoi cittadini acqua pubblica, potabile e gratuita; che utilizza gli stessi muli della raccolta differenziata per tenere aperta una fattoria didattica a valle del paese; è un Comune che, grazie alle sue cooperative sociali, ha aperto nel borgo tutta una serie di botteghe calabro-etniche nelle quali lavorano insieme italiani e stranieri o, se preferite, riacesi di nascita e riacesi d’adozione. Compassione, condivisione, integrazione hanno reso possibile la nascita di una comunità nuova, con un’identità nuova. Una comunità dove si è sviluppato un senso di appartenenza inclusivo, non esclusivo. E, lo sapete bene, integrazione e inclusione sono parole, concetti che, se concretizzati, costituiscono il vero antidoto all’espandersi della (non)cultura mafiosa, che è mentalità di privilegi e favori, non di diritti, di subordinazione e soprusi, non di emancipazione e libertà. 1  2  3  4

Lc 10, 36-37. Cfr. http://www.treccani.it/vocabolario/compassione/ Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Centri di accoglienza straordinaria.

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Parole e fatti… Bergamo - Lunedì 15 ottobre 2018 apertura anno sociale 2018/2019

presso la Comunità del Paradiso. Dopo i saluti della responsabile Giovanna Cecchini la meditazione di Mons mons. Antonio Donghi dal piano di lavoro “una strada per il futuro”.

Foggia - In occasione della Giornata per la Custodia e la Salvaguardia del

Creato, il 22 settembre-presso la Parrocchia dell’Annunciazione di Foggia- si è svolta una conferenza Ecumenica tenuta da tre relatori: don Claudio Manfredi, Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo ed il Dialogo interreligioso dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino; il Pastore Aldo Abbattista (Pentecostale) ed il Pastore Dino Magrì (Valdese). Finché durerà la Terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno (Gen. 8,22). Con queste parole la Scrittura indica, nell’alternanza dei tempi e delle stagioni, un segno della stabilità del reale che è garantita dalla fedeltà di Dio. Il successivo capitolo di Genesi, simboleggia tale realtà con l’arcobaleno. Dio disse: “Questo è il segno dell’Alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future” (Gen.9,12). L’arco nel cielo richiama il dono della terra come spazio abitabile, Dio promette un futuro in cui l’umanità e gli altri esseri viventi possano fiorire nella pace. La maggiore sensibilità nei confronti del Creato indica sicuramente un alto livello di civiltà ed una maggiore attenzione ai diritti degli esseri non umani, della flora, degli animali, che non devono essere contrapposti alla vita umana. Una cultura che guardi all’uomo con più ottimismo e la consideri una ricchezza ed una benedizione del pianeta. Auspicando che coloro che occupano posizioni di responsabilità, di amministrazione e di governo, assumano decisioni indirizzate al bene comune, alla salvaguardia dell’ambiente e valorizzazione dell’ambiente, inteso come casa e come risorsa, favorendone la più equa fruizione e valorizzazione fra tutti i cittadini. Anche la tecnologia e la ricerca scientifica devono avere una dimensione “etica” dello sviluppo economico e sociale che non produca contaminazioni e 37


Parole e fatti… devastazioni a danno della salute e della dignità dell’essere umano. La cura e la protezione dell’ambiente riguarda, inoltre, tutto il creato e richiede la ratifica degli accordi mondiali sanciti dal diritto internazionale. Tutto ciò ha una valenza religiosa che attiene ad una scelta di coscienza individuale che coinvolge tutti coloro, anche non cristiani o non credenti, che si ritrovano nei valori etici che accomunano la più antica sapienza e saggezza dell’umanità in ogni tempo e in ogni cultura. Tina Armiento

GENOVA - Sabato 27 ottobre alle ore 10 i gruppi di Genova si sono ritrovati

presso il Quadrivium per iniziare insieme il nuovo anno. L’avv. Guerello, con una lunga esperienza di amministratore nel Comune di Genova, e don Davide Bernini hanno dato una loro lettura dei temi del nostro Piano di lavoro. L’avv. Giorgio Guerello, a proposito di “Democrazia e territorio”, è riandato col pensiero alla prima volta in cui è intervenuto ad un nostro convegno ed ha sottolineato come sia cambiato nel tempo il modo di farsi opinioni politiche; “la cultura dominante è sempre più contestuale all’istante,anche la politica prima aveva un respiro lungo oggi si consuma tutto in un tweet”. È tutto molto semplificato, dice l’avv. Guerello, manca la scelta di competenza e sempre più conta il leader in un quadro dove sono scomparsi i corpi intermedi. La notizia che “schizza fango”, vera o falsa che sia, sulle istituzioni erode la fiducia e la erode tanto più quanto più ci si allontana dalle istituzioni locali. La democrazia ha bisogno di fiducia, occorre tornare alla fatica del pensare insieme, incentivare il rapporto pubblico-privato, favorire i percorsi di partecipazione e impegno civile proprio ridando spazio ai corpi intermedi. “Sguardi introduttivi al Vangelo di Giovanni” è stato il tema di don Davide Bernini. Don Davide ha sottolineato tre specificità del vangelo di Giovanni (destinato alla comunità cristiana tarda): dialogo, controversia, segno. Al centro c’è la Parola, il Logos. Il dialogo avviene fuori da Gerusalemme, attrae le persone lontane, fa cadere le barriere. Le controversie arrivano sempre in coincidenza con qualche festa ebraica (ironia giovannea) e non si eludono le domande scomode. Il segno, dalle nozze di Cana alla resurrezione di Lazzaro, non è solo una realtà convenzionale ma una realtà che si tocca con mano. È il Vangelo di una comunità in cammino. Roberta Masella

Catania - Padre Piero Canizzaro improvvisamente e inaspettatamente ci

ha lasciati, un vuoto profondo e un senso di solitudine ci ha avvolti. Ci seguiva come gruppo di Rinascita Cristiana da pochi anni, ma ci aveva dato tanto. Una persona umile, ma tanto profonda, preparata, capace di colmare ogni 38


Parole e fatti… nostra lacuna, di esaudire ogni nostra richiesta di spiegazione senza un attimo di perplessità e con tanta preparazione, frutto di profondi studi. Padre Piero ha lottato per realizzare il suo sogno di essere prete e gesuita, anche se non in giovanissima età. Lo Spirito santo l’ha guidato nella sua parrocchia che egli ha fatto rifiorire con la sua fede semplice ma profonda. Grazie, Signore, per la sua assidua partecipazione ai gruppi ecclesiali, per la sua condivisione alle difficoltà delle famiglie, per la gioia che ha dato agli Scouts e a Rinascita Cristiana. Gruppo Luisa Caponnetto Ringraziamo i gruppi di Reggio Calabria, Taranto, Lecco, Ferrara, Castellammare di Stabia e Vercelli delle notizie inviate sulle loro giornate di chiusura. Sono tutte consultabili sul sito di Rinascita Cristiana sotto la voce “chi siamo - dalle città”.

INFORMAZIONE, PENSIERO CRITICO E BENE COMUNE Seminario di aggiornamento – Roma 11-13 gennaio 2019 Tema – Il Piano di lavoro di quest’anno propone “Una strada per il futuro”, un futuro illuminato dalla Parola creatrice che si fa carne come ci indica il vangelo di Giovanni e un tessuto di relazioni rinnovate nella società italiana. Pertanto non vogliamo limitarci ad un approfondimento sull’informazione e su social, algoritmi e fake-news inseguendo l’attualità; ma vogliamo piuttosto sottolineare due aspetti dell’informazione e del pensiero oggi: 1. l’informazione è un bene comune come sottolinea anche il posto che le è stato dato nel nostro Piano di lavoro; 2. il valore oggi delle parole che possono essere pietre per colpire o possono costruire muri e ponti per il dialogo, la comunicazione, il rispetto della dignità di tutti. Un ulteriore riflessione ci viene da ciò che abbiamo vissuto nell’incontro estivo di Rocca di Mezzo del 2017 sul tema Come e a quali condizioni il pensiero critico diventa parola. Proposta – Il seminario sarà diviso in due tempi. Un primo tempo biblico dal Vangelo di Giovanni “La Parola creatrice di relazione” affidato a P. Jean Louis Ska del Pontificio Istituto Biblico e un secondo tempo “Informazione e bene comune” affidato alla riflessione del P. Francesco Occhetta della Civiltà Cattolica e del Prof. Luca Pandolfi dell’Università Urbaniana.

Il Seminario si svolgerà presso Casa tra Noi. Le iscrizioni entro il 3 gennaio. (Programma a pagina 45) 39


Cultura

Passeggiate Romane il Villaggio Olimpico

di Francesco Novelli

D

opo aver passeggiato lungo quello che era il Viale dei Martiri Fascisti e dopo Corviale, mi trovo ora nella zona circostante a quello che viene detto il “Villaggio Olimpico”. Sono in una piccola cappelletta intitolata a “Sant’Andrea Apostolo al Ponte Milvio” per il cinquantesimo di matrimonio di mia sorella Laura; celebra don Cereti. Siamo a pochi passi dal Ponte Milvio nella zona dove la Via Flaminia, dopo aver lasciato la vecchia città della Porta di Piazza del Popolo, verso l’Umbria, si appresta a traversare il Tevere proprio sul vecchi Ponte Milvio (dicono ancora i vecchi romani “Ponte Molle”). Questo è anche il luogo (più o meno) della famosa visione dell’Imperatore Costantino: “In hoc signo vinces”. La cappella intitolata a Sant’Andrea è una modesta costruzione del XV secolo costruita vicino alla edicola di un piccolo cimitero; era punto di accoglienza e ospedale dei pellegrini che, qui, venendo dal nord, cominciavano a vedere la città meta del loro viaggio. Ora siamo al centro di una “rotatoria” con grande sviluppo di frecce bianche verniciate sull’asfalto; questo è evidentemente il modo con cui il Comune di Roma intende “onorare” questa piccola commovente memoria in un punto ove “miracolosamente” non c’è traffico e la rotatoria non ha senso. Voglio, a questo punto, ricostruire la storia del quartiere che custodisce, così, con tanto amore, un piccolo commovente segno della nostra storia. Questa zona era stata sorpassata dallo sviluppo urbano perché occupata da un ippodromo fino al 1960. In quell’anno in occasione delle Olimpiadi, l’area fu utilizzata per gli atleti costruendovi il “Villaggio Olimpico”. È un bel nucleo di case moderne, nuove, allora, per Roma. A due o tre piani su “pilotis” con ampie strade e prati verdi. Insieme alle case fu costruito un bellissimo viadotto che “volando” consentisse di collegare la città vecchia con i nuovi quartieri che si erano sviluppati, nel frattempo, “oltre”. E anche un palazzetto dello sport e uno stadio sportivo che fu intitolato “lo Stadio Torino” in memoria della squadra del Torino che era stata sterminata da un incidente aereo. 40


Cultura Ma c’era ancora spazio e nella zona, tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo fu costruito l’Auditorium: in area, vicino, ex stabilimento militare fu costruito il museo dell’arte contemporanea. L’Auditorium di Roma era stato costruito nei primi del ‘900 sopra ai ruderi del Mausoleo di Augusto. Godeva di ottima fama. Fu demolito in epoca fascista per liberare i resti del Mausoleo di Augusto e valorizzare la memoria dell’imperatore romano. E un nuovo auditorium non fu edificato in epoca fascista. Durante la guerra i concerti si tennero nel Teatro Adriano (ora multisala); ricordo che erano frequentati da molti ufficiali tedeschi in grande uniforme. Nel dopoguerra i concerti si tennero nell’Auditorium di Via della Conciliazione di proprietà del Vaticano (una della tante supplenze della chiesa). Fu poi indetto un concorso per la progettazione di una nuova sala in un’area dietro il Ministero della Marina ma non se ne fece nulla. Infine fu costruito in un’area adiacente al Villaggio Olimpico. Il progetto fu di Renzo Piano. Il risultato è quello di un complesso riuscito benissimo; non per nulla, ma anche per questa opera Piano, come tutti sanno, è stato nominato senatore a vita. Il complesso è costituito da tre sale di diversa misura e da un’area esterna per concerti e attività estive, è completato da una grande libreria ecc… ecc… Ma… a parte la scarsezza degli ascensori, dei servizi accessori, e degli spazi per l’incontro, (di cui si è parlato a questo punto fin troppo) (il che significa che la società “civile” committente non è stata capace di tenere conto delle necessità e dei bisogni, anche banali, degli utenti) quello che colpisce è il completo mancato adeguamento del sistema stradale di accesso da parte dell’amministrazione comunale. Strade chiuse al traffico, altre, piccole intasate di macchine in sosta abusiva ecc… ecc… Su un prato, avanti all’ingresso fa bella mostra di sé un capannone in ferro e vetro (del tipo smontabile) montato per negozietti natalizi di qualche anno fa. Da allora non è stato più utilizzato e non è stato più smontato; sta al centro delle stradine citate. Il Maxxi ovvero: Museo di arte contemporanea è un altro punto di grande interesse e significato. La nostra società democratica ha voluto dimostrare che il suo interesse per le arti non si era fermato ai tempi della Snam. 41


Cultura È stato indetto un grande concorso internazionale; è stato vinto dall’architetto signora Zaha Hadid; ma questa è storia recente e nota a tutti. L’architettura è molto nuova; la sua frui­ zione è certamente complicata come problematica è l’arte contemporanea; non mi dilungo e non mi avventuro in un discorso difficile. Ma, passeggiando nel quartiere e apprezzando pur tra i problemi e le trascuratezze rilevate, le nuove importanti iniziative rilevate, non si può non accorgersi che, nel frattempo lo Stadio Torino (non più utilizzato per attività sportive) (non si sa perché) è diventato un rudere e rifugio per poveri senza casa. E, insieme, invece, è stato costruito uno splendido ponte per l’attraversamento del Tevere “pedonale”; è stato intitolato “Ponte della Musica”. Ma è frequentato da pochissime persone ed è, per me, secondo il mio parere: inutile, anzi in utilissimo. In questo quadro, dopo settanta anni dalla caduta del fascismo, se è lecito estrapolare valutazioni generali dalla vita di un piccolo angolo della città, mentre apprezziamo gli interessi della nuova società (non si parla più di una scuola militare e mistica fascista) dobbiamo constatare ancora una insufficiente attenzione concreta ai poveri e alla giustizia e ad un saggio e rigoroso uso dei mezzi disponibili. Vorrei concludere con le parole che Giovanni Cereti ha scritto a pag. 148 del suo libro del 2015. “Per un rinnovamento della chiesa” (Marcianum Press). “Se…, ripercorriamo con il pensiero di duemila anni che ci separano dall’evento dell’incarnazione, ci rendiamo conto che in questi due millenni (che sono tempi messianici, in greco “cristiani”) l’umanità ha realizzato uno sviluppo incredibile, infinitamente migliore di quello realizzato in tutte le centinaia di migliaia di anni precedenti. E questo sviluppo dell’umanità non si arresta ma in qualche modo si va accelerando. E l’umanità diventa sempre più responsabile del proprio futuro. Non si può negare che questa sia un’umanità che cresce (nonostante tutte le battute di arresto e i passi indietro che ci sono stati, anche nel ventesimo secolo) sotto l’azione dello Spirito verso una comunione nuova nella giustizia e nella pace. Secondo Teilhard e Chardin “il fenomeno umano” costituirebbe la forma più avanzata della evoluzione, ma “il fenomeno cristiano” rappresenterebbe la punta della freccia della stessa evoluzione. 42


Con la loro pretesa di essere sempre giovani, genitori e nonni hanno scippato ai figli la giovinezza: lì dove gli adulti non fanno gli adulti, i giovani, giocoforza, non possono fare i giovani. C’è quindi una sorta di «fatica a essere giovani»: è la difficoltà delle nuove generazioni a vivere in pienezza la propria età, in un tempo in cui tutti - a prescindere dal certificato di nascita - fanno di tutto per essere e restare giovani. Questo dilagante «amore per la giovinezza» rende semplicemente impossibile la vita di coloro che giovani lo sono davvero, gettando alle ortiche la generatività, ovvero quel tratto qualificante dell’età matura che si preoccupa di mettere al mondo, crescere, educare e poi lasciare spazio. Secondo la lucida analisi dell’autore, è anzitutto per questa ragione che «i giovani di oggi non solo non credono più nelle religioni, nei partiti, nel futuro, nella società, ma hanno proprio smesso di declinare il verbo “credere”», perché è chiaro che se non vengono provocate le grandi questioni nel cuore dei ragazzi, nessuno di loro mai si sognerà di andare a cercare le risposte nelle istituzioni civili o religiose.

Pietro Ichino – La casa nella pineta – Storia di una famiglia borghese del novecento – Giunti – Euro 18,00 “La preoccupazione principale del bisnonno Giovanbattista era scongiurare ogni possibile litigio tra i figli per la divisione”. Si tratta della eredità della Casa nella Pineta, amata da tutti e fino a quel momento condivisa, e dei terreni a pineta che la circondano: una questione, in fondo, di rilevanza abbastanza modesta, eppure quante insanabili liti familiari possono nascere dalla divisione di eredità anche minori! E nella saggia decisione di procedere per sorteggio si annuncia già il clima familiare affettuoso, rispettoso dei diritti di tutti, privo di avidità e di acrimonia, che rimane costante nel corso delle pagine di questa autobiografia. È anche grazie a questa impostazione familiare che Pietro Ichino ha potuto attraversare con sufficiente serenità anni di impegno politico e sociale, spesso difficili, a volte drammatici, come quelli vissuti al tempo dell’assassinio di Calabresi (1972) e più tardi, nei primi anni ottanta, quando è costretto a una vita sotto scorta per le sue posizioni politiche in qualità di parlamentare e le sue convinzioni di giuslavorista indipendente, e nell’ 83 vivere senza eccessiva amarezza la mancata rielezione al Parlamento, facendo

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Armando Matteo – Tutti giovani, nessuno giovane – Le attesa disattese delle prima generazione incredula – PIEMME – Euro 17,50

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anzi proprio, ancora una volta, l’insegnamento prezioso della nonna Paola “Quando ci accade qualcosa che non avremmo desiderato, c’è quasi sempre un aspetto positivo: tutto sta nel trovarlo e nel saperlo valorizzare”. A rendere più profondo, a dare maggiore spessore a questo atteggiamento benevolo e ottimista della nonna Paola, nata in una famiglia ebrea e convertitasi al cattolicesimo per intima e profonda convinzione, l’incontro con un cristianesimo autenticamente e appassionatamente vissuto. Già negli anni cinquanta Paola fa parte di un gruppo di Rinascita Cristiana che ha come assistente spirituale Padre Dauchy e attraverso di lei l’impegno si trasmette alla figlia Francesca che, scrive Ichino, fu attiva per un quarto di secolo in un movimento che era destinato a svolgere un ruolo molto importante nella sua vita. Grazie ai gruppi di Rinascita, a padre Dauchy e più ancora all’assistente padre Acchiappati, le inquietudini di un cattolicesimo preconciliare si incanalano e diventano feconde di azione sociale e umana. Francesca e il suo gruppo si impegnano in prima persona nella collaborazione con il Tribunale per i minorenni per la collocazione dei bambini ricoverati negli orfanotrofi presso famiglie affidatarie, coinvolgendo anche i figli che ne ricavano una forte spinta morale a spendersi per gli altri. Il lavoro di Pietro Ichino nel sindacato è frutto anche di questo esempio materno, oltre che del contatto con l’espe-

rienza e l’insegnamento più radicale di don Lorenzo Milani, amico e ospite della famiglia. Una famiglia “borghese”, come l’autore precisa nel sottotitolo, in cui la propria condizione sociale viene vissuta con senso di responsabilità, apertura al mondo, sobrietà laboriosa. A Pietro bambino che domanda, di fronte al rifiuto di un acquisto superfluo “ma noi siamo ricchi o poveri?” Francesca risponde “non siamo né ricchi né poveri, siamo una famiglia agiata. Ma se non vogliamo diventare poveri dobbiamo stare attenti a non fare sprechi”. In un epoca di inutili, e a volte colpevoli, sfoggi di ricchezze fasulle, anche questo modesto insegnamento potrebbe essere un primo passo verso stili di vita più responsabili. Santi Grasso – Le parole sono importanti. Approfondimenti biblici sul Padre Nostro – Città Nuova – Euro 16,00 Siamo cresciuti, maturati, abbiamo studiato, magari ci siamo sposati, abbiamo generato e cresciuto dei figli, ma la nostra preghiera si è fermata lì, non è cambiata seguendo il procedere del nostro percorso umano. La preghiera invece ha due scopi: uno è l’incontro personale, profondo, intimo e vitale con Dio, l’altro quello di realizzare e valorizzare l’esistenza umana. Queste due direzioni in


favorire un incontro personale, intimo e vitale con Dio. Ugo Vanni – Dal Quarto Vangelo al­ l’Apocalisse – Una comunità cresce nella fede – Cittadella – Euro 13,50 Un interessante volumetto di uno dei massimi esperti dell’Apocalisse di S.Giovanni da poco scomparso. P. Vanni ha dedicato tutta la sua vita allo studio e all’insegnamento della Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Istituto Biblico. In questo testo vengono messi a fuoco cinque temi essenziali nella teologia di Giovanni: la figura di Cristoagnello, la dinamica dello Spirito, la venuta di Cristo, la maternità di Maria come modello della maternità della chiesa e il concetto di santità.

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cui essa si muove devono essere sempre tenute presenti. Specialmente quando si recita il “Padre Nostro” che è la preghiera per eccellenza del discepolo. A che cosa si pensa, infatti, quando si ripete per l’ennesima volta la petizione “sia santificato il tuo nome”? Si possono desumere significati più o meno pertinenti, ma quasi sempre non vanno al cuore della nostra petizione. Anche la richiesta “venga il tuo regno”, che riprende la parola “regno” così importante per Gesù, risulta di difficile comprensione. Allo stesso modo, la richiesta, apparentemente più semplice, “sia fatta la tua volontà”, in realtà si scontra con la difficoltà di capire la volontà di Dio nella nostra esistenza. Attraverso un autorevole approfondimento biblico, l’autore restituisce pienezza alla madre di tutte le preghiere dei cristiani, aprendo le porte a una preghiera in grado di

Seminario: programma delle conferenze

Venerdì 11 Ore 17,00 Inizio lavori e preghiera, P. Licio Prati - Gli obiettivi del Seminario Ore 18,00 P. Jean Louis Ska, Pontificio Istituto Biblico – La Parola creatrice di relazione Sabato 12 Ore 9,30 P. Francesco Occhetta, Civiltà Cattolica – Informazione e democrazia: beni comuni Ore 11,30 D. Luca Pandolfi, Pontificia Università Urbaniana – Strumenti per la formazione di un pensiero critico Ore 15,30 Approfondimenti con il Prof. Pandolfi Ore 17,00 Gruppi di lavoro Domenica 13 Ore 9,30 Prof. Rosanna Virgili - La relazione portatrice di dono Ore 11,30 Celebrazione Eucaristica Il costo del soggiorno dalla cena del venerdì alla prima colazione di domenica: Gli orari dei pasti alle ore 13,00 e alle ore 20,00 • Camera singola € 190,00 + € 40,00 di iscrizione • Camera doppia € 150,00 + € 40,00 di iscrizione • Iscrizione € 40,00 (per chi non pernotta) Prenotazione entro il 3 gennaio come richiesto dalla Casa.

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MIAMSI

Un’Europa disunita

sarebbe la fine del continente di Francesca Sacchi Lodispoto A Firenze un Seminario Europeo promosso da Rinascita Cristiana e dai movimenti del MIAMSI di Francia, Belgio e Portogallo. Ha portato il suo saluto il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, invitando i presenti ad “assumere atteggiamenti inclusivi, in una società sempre più escludente che caratterizza alcuni territori d’Europa e l’Italia. Centrale nel Seminario è stata la relazione del card. Angelo Bagnasco, presidente delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE), che ha invitato i cristiani ad essere messaggeri di futuro. Durante l’incontro la presidenza del Relais è passata da Maria Assunção Mexia del Portogallo a Hélène Mercier della Francia. Alle due presidenti il grazie e l’augurio dei quaranta delegati delle associazioni del Relais Europeo.

L’Europa e il suo patrimonio di umanità

“L’Europa, prima di essere un continente, è un’anima e ha nel ‘dna’ un patrimonio umanistico di cui è responsabile di fronte al mondo e alla storia”, ha osservato il card. Bagnasco presidente della CCEE, ricordando la necessità di “fare memoria viva delle radici del Continente affinché l’Europa non diventi altro rispetto alla sua storia”. “L’Europa vive oggi in un tempo indifferente, in una cultura che spinge l’uomo ad un individualismo folle che divide i singoli e i popoli, che spinge a guardarci attorno con sospetto, a sentirci stranieri piuttosto che prossimi, che ostenta allegria ma nasconde angoscia, che avanza nello sviluppo scientifico e tecnologico ma sembra arretrare nei sentimenti”. A questa Europa è necessaria l’evangelizzazione, l’annuncio di Cristo e comunità cristiane che siano “oasi di benevolenza nei deserti umani”. “I credenti – ha chiarito – non sono reperti di archeologia, residui di un mondo moribondo o morto, ma al contrario sono i messaggeri del futuro”. Su questa lunghezza d’onda hanno ragionato i rappresentati delle varie associazioni presenti al Seminario e hanno deciso un immediato messaggio per comunicare sia all’interno che all’esterno delle varie Associazioni e un documento più articolato che uscirà dopo Natale. (L’intervento completo del Card. Bagnasco è sul sito www.rinascitacristiana.org insieme ai comunicati stampa) 46


MESSAGGIO FINALE DEL SEMINARIO I Movimenti europei del MIAMSI riuniti a Firenze dal 16 al 18 novembre 2018 sul tema “Nella diversità una strada comune per l’evangelizzazione” hanno individuato diverse sfide direttamente legate al momento attuale e che possono rivelarsi favorevoli all’annuncio del vangelo. Effettivamente la prospettiva delle elezioni europee si rivela un “momento favorevole”, un segno dei tempi per manifestare alcune prese di posizioni comuni alle nostre associazioni. La nostra identità di “fedeli laici” si gioca non solamente all’interno delle nostre realtà ecclesiali locali, ma anche in una dimensione europea e mondiale alla quale nessuno può essere o sentirsi estraneo. Per questo è necessario ritornare al progetto iniziale europeo ispirato in buona parte ai valori espressi dal personalismo cristiano; un progetto nato dopo due guerre mondiali e animato dal desiderio di una pace durevole. Ci sembra fondamentale anche fare memoria dei passi fatti in questi sessant’anni nella costruzione di un’ Europa solidale e attenta ai diritti delle persone e dei popoli. Tenendo conto degli interventi dei vescovi europei (COMECE) e dell’intervento nel nostro Seminario di S.E. il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CCEE noi vogliamo insistere sulla necessità di: • Rimettere al centro delle politiche europee la persona senza che essa sia assoggettata solamente alle logiche economiche e finanziare. Una persona in relazione con gli altri e con l’ambiente secondo la logica di quella ecologia integrale indicata dalla Laudato si’ al n. 137. • Costruire un’Europa che non si lasci condizionare dalla paura e dalle diverse crisi ma che sia capace, secondo la sua tradizione, di essere solitale, accogliente, inclusiva nel rispetto delle differenze culturali, storiche e religiose. Infatti per noi, cristiani europei, promuovere l’accoglienza dello straniero è un segno del regno di Dio che, con il nostro contributo, si costruisce nella storia. • Dare maggiore peso e spessore all’educazione ai valori europei, essere attenti ai diritti umani e a promuoverli secondo una gerarchia di valori e far rispettare i diritti sociali come il diritto alla salute, alla famiglia, al lavoro, alla casa. • Infine noi siamo convinti che la sfida attuale dell’immigrazione durerà negli anni a venire e resterà una preoccupazione importante non solo per l’Europa ma per il mondo intero; essa genera delle paure che dobbiamo combattere. Possiamo considerarla come il sintomo di una crisi più profonda che attraversa i nostri paesi e mette in gioco l’attuale concetto di democrazia e di comunità anche nelle nostre comunità ecclesiali. Per essere fedeli ai nostri impegni di cittadini e di cristiani noi vogliamo fin da ora partecipare attivamente alle prossime elezioni del Parlamento europeo; essere attenti al progetto europeo che i candidati proposti porteranno avanti oltre le logiche e le visioni ristrette e strumentali dei partiti nazionali. Un’azione simbolica comune a tutti i paesi sarà proposta ai membri dei nostri movimenti qualche mese prima delle elezioni. I Responsabili di Rinascita Cristiana, ACI Francia, ACI Portogallo, ACi Belgio, Équipe di Strasburgo 47


PREGHIERA ALLA MADONNA DEGLI EMIGRATI Santissima Vergine, che gli esuli della Patria accompagni per le vie del mondo in cerca di lavoro e di pane, esperta anche Tu dell’esilio, guarda pietosa al nostro stato e, benedicendo chi ci ospita veglia. Ti preghiamo, su quanti il bisogno disperde e l’altrui fratellanza accoglie. Tu, aiuto dei cittadini, consolatrice degli afflitti, sii madre amorosa a chi costretto dalla sorte lontano dalla sua terra, vive in ansioso travaglio per sé, per i suoi e sovente, non ha vicino chi ne comprenda a pieno le pene, ne ristori le forze, ne sollevi con la voce del sangue lo spirito abbattuto. Dalla tua misericordia confortati, dalla tua materna provvidenza soccorsi, dalla tua preghiera difesi, o Maria, (…) noi ti preghiamo. Così sia. (Papa Pio XII)

Rinascere Periodico bimestrale di informazione e di collegamento del Movimento Rinascita Cristiana Via della Traspontina, 15 - 00193 Roma - Tel. 06.6865358 - Fax 06.6861433 - segreteria@rinascitacristiana.org www.rinascitacristiana.org - c/c postale n. 62009485 intestato a Movimento Rinascita Cristiana Direttore Responsabile: Francesca Tittoni Comitato di Redazione: Francesca Carreras, Maria Grazia Fergnani, Giovanna Hribal, Alberto Mambelli, Roberta Masella, Gege Moffa, Elvira Orzalesi, P. Licio Prati. Stampa: La Moderna srl - Via Enrico Fermi, 13/17 - 00012 Guidonia (Roma) – tel. 0774.354314 Associato all’Unione Stampa Periodica Autorizzazione del Tribunale di Roma N° 00573/98 del 14/12/98 Italiana Finito di stampare nel mese di Dicembre 2018

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