Rinascere n. 5 e 6 anno 2020

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Rinascere Bimestrale - anno 22 - n° 5-6 settembre/dicembre 2020

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n Licio Prati Costruire il proprio tempo!

n Seren, Sacchi Lodispoto, Prati Opinioni a confronto: quale Rinascita?

n Pierluigi Grasselli Da fratelli percorrere i sentieri della speranza

n Giovanna Hribal Consigli di lettura in tempi di pandemia

n Roberta Masella Un’Enciclica che illumina il Piano di Lavoro

n Pier Giuseppe Accornero Patto educativo globale

n Vitale e De Innocentiis Prendersi cura del mondo Per prendersi cura di noi

n Filippo Santoro Verso Taranto la 49° Settimana sociale

n Il Piano di Lavoro Civiltà: una parola chiave Istruzione e spiritualità

n Gege Moffa Riunioni a distanza: RC smart e social

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Rinascere N. 5-6 settembre/dicembre 2020 n  EDITORIALE

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I nostri giorni il nostro mondo di Francesca Sacchi Lodispoto

Il terzo settore in tempo di Covid di Carla Fava

n  PIANO DI LAVORO

n  DOCUMENTI

Costruire il proprio tempo! di Licio Prati

La 49° Settimana sociale di Filippo Santoro

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Da fratelli percorrere i sentieri della speranza di Pierluigi Grasselli

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Un’Enciclica che illumina il Piano di Lavoro di Roberta Masella

Sommario

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Civiltà: una parola chiave di Francesca Sacchi Lodispoto

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n  OPINIONI A CONFRONTO

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Il nostro sogno per RC di Seren, Sacchi Lodispoto, Prati n  MOVIMENTO

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Parole e fatti

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Trento: una testimonianza di amore a RC di Renata Perini

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n  SOCIETÁ

n  CULTURA

Prendersi cura del mondo di M.G. Vitale e S. De Innocentiis

Consigli di lettura in tempi di pandemia di Giovanna Hribal

Istruzione e spiritualità di Maria Indelicato Le parole della meditazione di Ginetta Chionchio

Ferrara: quale futuro…? di Maria Grazia Fergnani Riunioni a distanza di Gege Moffa

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n  CHIESA UNIVERSALE

La libertà di pensiero di Giuseppe Savagnone

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Patto educativo globale di Pier Giuseppe Accornero


il nostro mondo

di Francesca Sacchi Lodispoto

C

on questo titolo si apre il percorso della nostra inchiesta e subito segue una domanda cruciale: “siamo ancora soggetti e protagonisti della nostra storia? Oppure ostaggi di situazioni sfuggite al nostro controllo?” La risposta a questo interrogativo non è facile né scontata, ma è proprio la ricerca a cui Rinascita Cristiana ci invita quest’anno. Una ricerca che possiamo fare da soli, rientrando in noi stessi, ma ancora meglio in gruppo, anche se distanti, come molte esperienze già in atto nel Movimento ci indicano. In questo numero troverete le tante esperienze provenienti da tutta Italia che testimoniano la voglia di approfondire e capire dei nostri aderenti e il loro bisogno di farlo sostenuti dall’amicizia del gruppo. Nella voglia di capire ciò che sta succedendo nel nostro paese e nel mondo, mai come oggi la revisione di vita può venirci in aiuto: la riflessione sulla realtà, unita al religioso ascolto e all’approfondimento della Parola di Dio, ha costituito negli anni, per moltissimi di noi, un percorso efficace di formazione, di crescita spirituale personale e di evangelizzazione nello stile del “simile verso il simile”, cioè di coloro che ci sono legati, vicini, e affini per differenti situazioni di vita. E oggi, una volta di più, la revisione di vita ci viene in aiuto!

Editoriale

I nostri giorni

Vedere-giudicare-agire è un metodo con cui rapportarsi alla realtà, è un esercizio personale di discernimento che non si esaurisce in una azione specifica, ma piuttosto uno stile spirituale che ci accompagna in ogni situazione per concretizzare la fede in scelte di vita. Oggi, in questo momento drammatico della nostra storia segnato non solo da un virus pericoloso, da malattie e lutti, ma anche da nuovi e terribili atti di violenza e terrorismo, noi di Rinascita Cristiana rifiutiamo di chiuderci in noi stessi, di cedere alla paura e all’odio; desideriamo al contrario cercare insieme risposte di senso per essere testimoni di speranza e compagni di viaggio di tanti a noi vicini, a volte disorientati, nella ricerca del bene comune. Desideriamo rompere il muro dell’individualismo, dell’omologazione, del­l’incertezza e della paura per mettere al centro delle nostre scelte quotidiane la libertà, la coscienza e la responsabilità quali strumenti preziosi per un discernimento cristiano. Tra le tante “parole chiave” proposte dall’inchiesta alcune meritano più di altre il nostro approfondimento: che valore diamo alla vita, alla 3


morte e al limite? E quale posto nella nostra società meritano l’istruzione e la spiritualità di cui la cultura è la massima espressione? E presi dai nostri problemi abbiamo ancora il tempo per curarci dell’ecologia? E infine che senso diamo oggi alla solidarietà verso i più colpiti dagli effetti della pandemia? Non permettiamo che il virus attacchi i fondamenti della nostra cultura: la comunità, la mobilità, l’apertura, la libertà, la solidarietà. Sono i valori fondamentali della nostra società democratica che abbiamo ereditato e che dobbiamo trasmettere ai nostri figli e nipoti

Editoriale

CONSIGLIO NAZIONALE

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Sabato 31 ottobre via zoom si è radunato il Consiglio Nazionale: tutti i partecipanti hanno sottolineato la necessità di creare occasioni e, laddove è possibile, luoghi di dialogo e confronto per vivere insieme l’esperienza della meditazione e dell’inchiesta proposta nel Piano di Lavoro. L’incontro in video-conferenza è stato molto bello anche se è mancata la stretta di mano, lo scambio di un sorriso e un abbraccio amichevole; nelle nostre case è risonata la voce di persone alle quali sappiamo di voler bene e con cui condividiamo un progetto comune. “Siamo stati ospitati da tutti e tutti abbiamo ospitato” come si è espresso uno di noi. Lo scambio sulle realtà di tutte le regioni ha messo in evidenza difficoltà spesso dovute all’età dei gruppi, ma anche la creatività e la voglia di fare di tutti, anche dei gruppi più anziani. È stato suggerito di provare a costituire un gruppo nazionale (come un grande gruppo allargato) più o meno una volta al mese per chi lo desidera e per sentirci sempre più uniti. Il Consiglio nazionale ha anche votato il bilancio consuntivo dell’anno 2019/20 e il preventivo per l’anno in corso. La situazione finanziaria è sotto controllo ma una diminuzione delle quote può mettere a rischio la sopravvivenza di Rinascita. Il Consiglio quindi ha pensato di rivolgere un appello a tutti i gruppi e a tutti i Responsabili di città affinché le quote di adesione vengano pagate entro Natale e chi può consideri attentamente la possibilità di inviare la quota sostenitore o di fare un’offerta. Le spese sono ormai ridotte al minimo ma i Consiglieri hanno ritenuto che due spese fisse non possano essere toccate: il costo della sede nazionale e il costo della segreteria che assicura a tutti il collegamento e fornisce un servizio efficace e utile alla vitalità del Movimento come si è visto in questo periodo.


Piano di Lavoro

Costruire

il proprio tempo! di Licio Prati

Un anno cruciale, decisivo

L’

obiettivo non è la speranza, ma la sua sorgente e i suoi sentieri, il cantiere operoso di chi con intelligenza e sapienza costruisce e prepara i giorni del mondo. Un anno questo in cui si può perire o rinascere. Sarà l’ultimo anno di Rinascita? O l’inizio di un nuovo cammino sui sentieri della speranza? Tempi tempestosi questi giorni, ma Rinascita vuole esserci: dobbiamo solo decidere se guardando alla fine intonare “il canto del cigno” o emettere “il grido della partoriente”. I tempi si sono fatti brevi e ci chiedono di estrarre dal tesoro del nostro cuore il meglio di umanità e di fede, di essere uniti nel cercare il vero e nel volere il bene. Stiamo uniti tra di noi, con amicizia e senso di responsabilità reciproca: portiamo i pesi gli uni degli altri e condividiamo serenità e fiducia, soprattutto cerchiamo di fare passi avanti nel nostro percorso interiore verso e accanto a Dio. Perciò sarà essenziale quest’anno anteporre la città al gruppo; mantenere i legami e condividere gli obiettivi; curare velocemente le informazioni, le gioie e le difficoltà tra città e con la sede centrale; essere fedeli al piano di lavoro; camminiamo insieme, anche se si diradano gli incontri fisici.

IL PIANO DI LAVORO UN INTERROGATIVO APERTO

Il Piano di lavoro dovrebbe cercare e trovare risposte positive alla domanda che introduce l’inchiesta: siamo ancora capaci di costruire il futuro? Sono affezionato a questa immagine edilizia applicata al tempo della vita che scorre. Ci viene dalla Sacra Scrittura. In essa (vedi Gb 38,5; Zac 1,16; Is 34,17) per dire “speranza” si usa una parola che indica il cordino, la linea diritta di misurazione: e Dio lo ha in mano quando crea un universo ordinato, quando dona una terra al suo popolo e quando ricostruirà Gerusalemme.

La sfida vera è costruire

Non riempire o abitare il futuro di cose buone (i mobili vengono in un secondo momento …). Si tratta di capire quale forma e quale solidità dare al nostro esistere; ovvero al nostro stare al mondo nello scorrere perenne del tempo verso una fine certa ma anche verso un fine, per attraversare i giorni del mondo. Chi vogliamo essere? È una questione culturale, di mentalità di fondo, prima che una questione etica. Ci sono troppi omicidi, suicidi, violenze e il consumare l’attimo presente senza storia. Senza Dio? Senza gli altri? Vedo un certo ritorno a “modellini” di tempo di antica data sui quali gli umani 5


Piano di Lavoro hanno costruito il loro tempo, modellato i giorni dei singoli e delle collettività.

Chi costruisce il tempo dell’uomo?

Il Fato (Destino, Capriccio), le Leggi inflessibili dell’universo, in un eterno ritorno? (Già Qoelet era un po’ sconcertato) E perché non gli algoritmi, o la legge del principe e del tiranno? Un Messia - una ideologia -.., vero falso, presunto o sedicente? Riscoprire il senso cristiano della storia, forse anche rivedendo certi modi di rappresentarla. A partire dalla morte – risurrezione di Gesù quando tutto è compiuto e tutto è attesa e preludio di un altro tempo segnato, non da sconvolgimenti cosmici, ma dalla nuova presenza, il ritorno del Figlio dell’Uomo.

Gli schemi di meditazione proposti

Sono testi che ci indicano un percorso fondamentale, una struttura portante, imprescindibile per la vita cristiana. Punti essenziali, materiale con cui costruire futuro e speranza, quel futuro e speranza che forse si annida tra le parole-chiave dell’inchiesta. Nel passaggio tra il valutare e l’agire (magari anche in un momento di preghiera personale o di gruppo) mi sembra importante verificare se siamo in linea, in consonanza, in unità di intenti, in continuità con quanto emerso nei cinque gruppi delle meditazioni. La vita ci pone interrogativi urgenti cui vogliamo dare risposte… debbono essere almeno sensate! Ci ricordiamo di quel che Dio dice – qualche riga sopra la citazione del “Partirete con gioia” (Is 55,9) come il cielo sovrasta la terra tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. E la parola di Dio rimane in eterno, essa promette, fa crescere, realizza (dà il seme a chi semina e il pane a chi mangia – Sal 55,10).

INTELLIGENZA E SAPIENZA Non è più tempo di accontentarsi di brandelli di buone o belle parole che ci diano qualche principio (riflessioni in stile post it o pillole di saggezza), non è tempo di pezze calde ma di cambio di sistema. Costruire il futuro non significa “galleggiare” (vedi un po’ la società liquida di Baumann), bensì navigare. E navigare significa saper dove andare o almeno voler andare da qualche parte, cercare un senso di marcia, un orizzonte ed anche un cielo stellato che mi dica, senza ombra di dubbio, dov’è il Nord….e tuttavia navigare significa anche saper governare la nave. Abbiamo bisogno di dare un’occhiata a due sistemi: uno è l’intelligenza per cogliere la verità delle cose, il pensiero critico, la conoscenza (è come guardare l’orizzonte e la stella polare…); l’altro la sapienza del cuore per usare gli strumenti di navigazione: dare unità alla persona collegando il pensare, al volere e all’agire mettendo in gioco la propria coscienza e la propria libertà. 6


Piano di Lavoro

Da fratelli percorrere i sentieri della speranza

di Pierluigi Grasselli

Q

ualche tempo fa mi è arrivato il Piano di lavoro 20-21, e ho letto subito attentamente la Presentazione. Come si dice nell’Introduzione, nel tema “Donne e uomini costruttori di futuro” trova logica continuità la riflessione avviata negli anni precedenti in Rinascita cristiana; e si legge l’invito a “lavorare con speranza per una società migliore”. In effetti è attualmente abbastanza diffusa l’opinione che sia importante garantire una ripresa sollecita, dopo essere riusciti ad arrestare questa pandemia, ma non ricostituendo lo stato a questa preesistente, bensì avviando un miglioramento radicale dell’assetto economico e sociale, nella direzione della doppia sostenibilità, sociale e ambientale. E bene è stato fatto a introdurre brani della Laudato sì tra i testi proposti per la valutazione. E almeno in parte il lavoro del Movimento potrebbe essere orientato in questa direzione. Poi è stata richiamata, a fondamento di un futuro di speranza, la consapevolezza della comune discendenza dell’umanità, e quindi del legame originario che ci unisce. È stata ricordata la grande Carta della fratellanza di Abu Dhabi, e il connesso convincimento dell’importanza, per il futuro dell’umanità, della cultura del dialogo, della collaborazione comune, del riconoscimento reciproco. In questo modo, viene sapientemente introdotto il tema centrale della “Fratelli tutti”, che raccomanda l’applicazione della fraternità a tutti i livelli di vita associata, fino a quello planetario, e il ricorso al dialogo, all’incontro, al riconoscimento reciproco, come metodo per costruire una società orientata a procedere in direzione del Bene Comune. Avendo avuto occasione di leggere in questi giorni la “Fratelli tutti”, mi sembra di poter cogliere qualche spunto per il lavoro di Rinascita di quest’anno, per rendere ancor più viva la riflessione nel Movimento. 7


Piano di Lavoro Quanto al ricorso al dialogo (Ft, 198-205), con l’attuale tendenza alla polarizzazione delle posizioni, un dialogo rispettoso delle parti, aperto, coraggioso, che parte dalle differenze, sembra la sola strada da provare per una soluzione giusta ed efficiente dei problemi che la nostra società deve affrontare. Riprendere il tema del dialogo, sempre centrale in Rinascita, e applicarlo, anche con sperimentazioni concrete (proponendo confronti tra opposte collocazioni), ai temi proposti nel Piano di Lavoro, mi sembra potrebbe essere uno sviluppo interessante anche quest’anno. Un altro suggerimento mi viene riguardo al tema della gentilezza, raccomandata da Francesco, importante per sostenere, consolare, spronare, creare una sana convivenza (Ft, 156,222-223). Gentilezza da applicare nei rapporti interpersonali, nelle micro relazioni, ma anche nelle macrorelazioni, a livello sociale e politico: in questo caso, significa accettare il conflitto, ridurlo a regole, renderlo un mezzo di progresso (Gianrico Carofiglio, Della gentilezza e del coraggio). Nella “Fratelli tutti” è molto sviluppato anche il tema della politica (penso alla distinzione compiuta tra populismo e popolarismo Ft, 156-161), e potrebbero derivarne altre indicazioni interessanti per il lavoro del Movimento (in particolare lungo il filone “democrazia e partecipazione”). Ricordo infine che anche la “Fratelli tutti” sottolinea la rilevanza della dimensione pubblica della fede (Ft, 276), già proposta nel Piano di lavoro 20192020; e questo è un altro grande tema su cui riflettere: la Fede può dare impulso all’ “amicizia sociale” su cui fondare la “carità politica”, richiesta per promuovere la giustizia e la pace (Ft, 180-186). Ho provato a proporre qualche possibile spunto, tratto dalla “Fratelli tutti”, per il lavoro del Movimento di quest’anno.

ZOOM: PRIMO INCONTRO NAZIONALE 21 NOVEMBRE Accogliendo il suggerimento del Consiglio nazionale è stato proposto a tutti gli aderenti di RC un incontro per scambiare iniziative e riflessioni in questo inizio di anno purtroppo ancora segnato dalle difficoltà del distanziamento sociale. 77 i partecipanti! Dopo un saluto affettuoso e appassionato di Serena Grechi, P. Licio Prati ha proposto ai partecipanti una riflessione sui primi tre brani della meditazione. Il testo è a disposizione sul nostro sito www.rinascitacristiana.org e fornisce approfondimenti per la meditazione. Dai vari interventi abbiamo notato che la parola chiave più esplorata è SOLIDARIETÁ. Dalla responsabilità alla solidarietà e alla LIBERTÁ il cammino è obbligato anche dalla Costituzione italiana che la cita all’art. 2. Altri temi affrontati sono l’ecologia e lo stile di vita, lo sviluppo, la civiltà, il potere e il limite. Un prossimo appuntamento a dicembre. 8


Piano di Lavoro

Un’Enciclica che

illumina il Piano di Lavoro di Roberta Masella Sulla nuova enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti si sono espresse molte autorevoli personalità e ognuno di noi ha avuto modo di accostarsi a letture e valutazioni del testo. Una lettura molto interessante è stata offerta a Rinascita dalla teologa Marinella Perroni, che ha riconosciuto l’enciclica come un testo di alta teologia derivante da quella del Vaticano II e unica che fa i conti col mondo. A noi interessa qualche riflessione più semplice, che inquadri il messaggio e magari ci aiuti a capire in che modo può accompagnare il cammino di Rinascita

“F

ratelli tutti”, come anche “Laudato sii”, ha rotto la tradizione del titolo latino delle encicliche semplicemente perché gli incipit sono presi a prestito da S. Francesco, in quella lingua italiana che stava evolvendo. In genere le encicliche sono gli scritti “programmatici” di un pontificato, ma Papa Francesco le linee guida le ha offerte nella “Evangelii Gaudium”, l’esortazione apostolica proposta come programma di vita per tutta la chiesa, per ogni comunità, per ogni singolo cristiano. Nelle encicliche si è mosso con maggior libertà rispetto al passato e ha posto l’attenzione sui segni dei tempi. Per la “Laudato sii” il Papa dice di aver avuto ispirazione dal patriarca ortodosso Bartolomeo che ha proposto con molta forza la cura del creato, per la “Fratelli tutti” si è sentito stimolato in modo speciale dal grande Imam Al Tayyeb con il quale si è incontrato ad Abu Dhabi (F.T. 5) A monte di questa enciclica, dunque, stanno due eventi: la dichiarazione sulla fratellanza universale, firmata ad Abu Dhabi, e la pandemia, che ci ha fatto scoprire fragili, pur nella opulenza delle società, e ha messo in discussione la tendenza ad un individualismo/particolarismo invocato troppo spesso in nome di una sedicente libertà. La dichiarazione di Abu Dhabi ha un incipit profetico; i credenti non prendono la parola in nome di un Dio astratto ma “ In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace”. Appello alla fraternità, alla giustizia, alla pace: sono quelli che Papa Francesco chiama “percorsi di speranza” (F.T. 54); sono i “sentieri di speranza” che il nostro Piano di lavoro vuole assumere per aprirsi al futuro. Il percorso delle meditazioni che sono proposte ci porta a riflettere su quale “tipo di relazione ci identifica come credenti”: un Dio per padre e la fraternità 9


Piano di Lavoro tra gli uomini concepibile solo in Dio. “Come credenti pensiamo che, senza un’apertura al padre di tutti, non ci possono essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità” (F.T. 272). La fraternità tra gli uomini è concepibile solo in Dio (che dona la sua grazia affinché si possa agire come fratelli) ma i cristiani, dice il Papa, possono sensatamente proporla a tutti gli uomini di buona volontà, come libera disposizione di aiuto, senza alcuna contropartita. La fraternità poggia sulla reciprocità, che è un dare senza prendere, un prendere senza togliere; chiave di lettura al tempo del Covid per fare memoria sugli effetti storici della fraternità in Cristo (tempo e storia). Fare memoria attraverso “i doni del Crocefisso risorto”, veicolo di salvezza per l’umanità; le piaghe di Cristo, le ferite di ogni uomo piagato “nel corpo e nello spirito”, condizione che tutti ci attraversa nella vita terrena. Papa Francesco sottolinea questa condizione proponendoci ancora la parabola del Buon samaritano, che ci pone davanti a una scelta stringente: o siamo briganti, o siamo indifferenti, o riconosciamo l’uomo caduto e ci facciamo carico del suo dolore, non solo con la nostra iniziativa privata, ma con una dimensione “politica” per trovare una locanda a cui affidare la vittima. È compito della Chiesa “segno e strumento di unità” ricordare ai cristiani che il piano di Dio abbraccia tutta la storia umana e tutto l’universo (Pdl, pag.30), che la fraternità deve attraversare “tutte le barriere culturali e storiche” (F.T.81) e invitare i cristiani a condividere la comunione che hanno conosciuto fino ai luoghi più remoti della terra. Un Papa che viene dalle periferie del mondo, del mondo occidentale soprattutto, sa bene come sia difficile spezzare il pane per tutti: il pane eucaristico, laddove non ci sono sacerdoti, e il pane materiale, laddove c’è sfruttamento e prevaricazione della dignità umana. La fraternità in Cristo sarà il segno di speranza per superare questi ostacoli perché, e non vorrei dire un’eresia, quand’anche non si potesse spezzare il pane eucaristico, ci si potrebbe nutrire dell’amore reciproco, un amore che non passa dalla ricerca dell’utile, un amore gratuito, senza ragione. A imitazione dell’amore di Cristo per l’umanità. La vita nell’amore donato e ricevuto produce un cambiamento; non siamo più servi ma amici e figli, resi capaci di guardare oltre le pur legittime speranze terrene, perché “la certezza di essere amati è la sorgente della nostra speranza “(Rm 8,31-39). Attraverso la fraternità si ripristina la giustizia e con essa la pace. Guardando a questo orizzonte possiamo ancora essere soggetti e protagonisti della nostra storia, della storia, perché, ce lo siamo detti tante volte, ripercorrere le nostre scelte (revisione di vita) ci aiuta a correggere il tiro, ad esercitare la volontà a riprendere il controllo del nostro agire. 10


Società

Prendersi cura del mondo per prendersi cura di noi

di Maria Grazia Vitale e Sabina De Innocentiis Molti gruppi di Rinascita si sono interrogati dopo la Querida Amazonia del legame stretto tra natura e benessere dell’umanità. In particolare Catania, Genova e Roma hanno aderito alle iniziative del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima che si è varie volte espresso contro il degrado ambientale. Riportiamo l’esperienza di Catania e di Roma.

Catania: un’alleanza tra essere umano e ambiente

I

gruppi di Catania, con il Coordinamento delle Religioni in Dialogo, il 3 ottobre, hanno aderito all’iniziativa “La casa comune: un cammino di responsabilità e unità nel segno del giubileo della terra”, organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. La difesa del creato è una responsabilità anche di chi professa fedi diverse dalla nostra: la Giornata Mondiale per la Cura del Creato, proclamata il 1 Settembre2015 da Papa Francesco, è infatti ecumenica. In tal senso, MRC di Catania si è unito al Gruppo religioni in dialogo per riscoprire e riaffermare la connessione profonda che lega l’uomo alla natura e la necessità immediata di una conversione ecologica personale e comunitaria. Papa Francesco nel suo messaggio per la “Giornata di preghiera per la Custodia del Creato” ci ricorda che è necessario: RITORNARE ad ascoltare la terra; RITENERE la pandemia, nonostante tutto, un’opportunità: essa ci ha portati a riscoprire stili di vita più semplici e sostenibili; CANCELLARE il debito dei Paesi poveri alla luce della grave crisi sanitaria, sociale ed economica; PROTEGGERE dallo sfruttamento delle Multinazionali le comunità indigene dei paesi più poveri. Se sul piano morale si è seminato vento e sul piano economico si è accresciuto in modo abnorme l’indebitamento, quale potrà mai essere il futuro per i nostri nipoti? Dovranno forse raccogliere tempesta e risolvere i gravi problemi che l‘indebitamento ha trasferito su di loro? Non dobbiamo permettere questo!! Deve pur esserci una speranza di salvezza!! Questa Speranza la traiamo dalle parole di Papa Benedetto XVI nella “Caritas in Veritate: “È necessario che ci sia qualcosa come un’ecologia dell’uomo. Il degrado della Natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana. Dobbiamo avvertire come dovere primario quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla”. È necessario, quindi, un effettivo cambiamento di mentalità, che ci induca ad adottare nuovi stili di vita e interrompere la cultura dello scarto. L’umanitá ha una missione di verità da compiere: testimoniare con il proprio operato di appartenere a Dio Padre creatore. 11


Società Roma: l’acqua un bene primario e indispensabile alla vita

Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. (Gen. 1,6-7)

La scarsità delle risorse idriche

Secondo il Rapporto Mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo delle Risorse Idriche, nel 2018 la domanda globale di acqua ha raggiunto all’incirca i 4.600 km3 all’anno, ovvero 6 volte maggiore quella che era un secolo fa; e si prevede che entro il 2050 dovrebbe arrivare a circa 6.000 km3all’anno. Allo stesso tempo, il ciclo globale dell’acqua si sta modificando a causa dei cambiamenti climatici, con le regioni umide e le regioni aride che tendono ad estremizzare le rispettive caratteristiche. Attualmente quasi la metà della popolazione mondiale (e cioè 3,6 miliardi di persone) vive in aree con scarsità di risorse idriche per almeno un mese all’anno; e più di un quarto (il 27%: 1,9 miliardi di persone) in aree con scarsità idrica grave. Il problema è destinato ad aumentare, dal momento che il prelievo annuale di acque è già prossimo al livello massimo sostenibile, come assodato da diversi studi che si sono succeduti negli anni. La maggior parte dell’acqua viene consumata per usi agricoli e industriali, relativamente poca per uso domestico e pochissima per bere. In questo contesto l’unica risposta possibile è, come suggerito dalle stesse Nazioni Unite, l’impiego delle cosiddette Soluzioni Basate sulla Natura, che sostengono un’economia circolare, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e di evitare l’inquinamento, anche attraverso il riutilizzo e il riciclo.

Laudato sii n. 28

L’acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici. Le fonti di acqua dolce riforniscono i settori sanitari, agropastorali e industriali. La disponibilità di acqua è rimasta relativamente costante per lungo tempo, ma ora in molti luoghi la domanda supera l’offerta sostenibile, con gravi conseguenze a breve e lungo termine…. La povertà di acqua pubblica si ha specialmente in Africa, dove grandi settori della popolazione non accedono all’acqua potabile sicura, o subiscono siccità che rendono difficile la produzione di cibo.

Il degrado degli ecosistemi fluviali

Secondo l’ultimo rapporto di monitoraggio effettuato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, In Italia solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi raggiunge il livello di qualità “buono” per lo stato ecologico. Siamo quindi ancora molto lontano da quanto previsto dalla Direttiva Quadro sulle Acque della Comunità Europea, che mirava al raggiungimento del buono stato ecologico e chimico di tutti i corpi idrici in Europa già entro il 2015. Il problema maggiore, a livello nazionale come a quello globale, è senz’altro 12


Società l’insufficienza del trattamento delle acque reflue, che produce inquinamento organico e aumenta il rischio biologico e sanitario. Attualmente a contaminare i nostri fiumi oltre agli scarichi inquinanti provenienti dalle lavorazioni industriali, si aggiungono altre sostanze e composti chimici di uso quotidiano quali fitofarmaci, farmaci per uso umano e veterinario, pesticidi di nuova generazione, additivi plastici industriali, prodotti per la cura personale, ritardanti di fiamma, e le sempre più presenti microplastiche. Si tratta di sostanze che, anche in piccole concentrazioni, possono generare un “effetto cocktail” se combinate per molto tempo tra loro, come descritto anche dall’Agenzia europea per l’Ambiente. Il Green deal promuove investimenti per 20 miliardi di euro all’anno per il recupero degli ecosistemi.

Laudato sii n. 29

Un problema particolarmente serio è quello della qualità dell’acqua disponibile per i poveri, che provoca molte morti ogni giorno. Fra i poveri sono frequenti le malattie legate all’acqua, incluse quelle causate da microorganismi e da sostanze chimiche. La dissenteria e il colera, dovuti a servizi igienici e riserve di acqua inadeguati, sono un fattore significativo di sofferenza e di mortalità infantile. Le falde acquifere in molti luoghi sono minacciate dall’inquinamento che producono alcune attività estrattive, agricole e industriali, soprattutto in Paesi dove mancano controlli sufficienti…

L’aumento del rischio di eventi estremi

Oltre ai problemi legati alla disponibilità e alla qualità dell’acqua si aggiunge l’aumento dei rischi di inondazioni e siccità. Attualmente 1,2 miliardi di persone vivono a rischio di alluvione e inondazione ed è previsto che aumenteranno fino a 1,6 miliardi nel 2050 (quasi il 20% della popolazione mondiale). Mentre la popolazione già attualmente interessata da fenomeni di degrado del suolo, desertificazione e siccità è pari a 1,8 miliardi di persone. Sempre secondo il rapporto delle Nazioni Unite si tratta quindi delle categorie di “disastri naturali” più significative in termini di mortalità e di impatto socioeconomico sul prodotto interno lordo pro capite.

Laudato sii n. 30

Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. … Ciò evidenzia che il problema dell’acqua è in parte una questione educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti in un contesto di grande inequità. 13


Avviate processi e allargate orizzonti

Francesco ai giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo A conclusione dell’incontro virtuale tenuto ad Assisi dal 19 al 21 novembre che ha visto radunati giovani da tutto il mondo per costruire l’economia di domani, il Papa che ha inviato un messaggio (www. ) Qui di seguito le 12 richieste fatte a nome dei giovani e dei poveri della terra. 1. Le grandi potenze mondiali e le grandi istituzioni economico - finanziarie rallentino la loro corsa per lasciare respirare la Terra. Il Covid ci ha fatto rallentare, senza averlo scelto. 2. Venga attivata una comunione mondiale delle tecnologie più avanzate perché anche nei Paesi a basso reddito si possano realizzare produzioni sostenibili; si superi la povertà energetica per realizzare la giustizia climatica. 3. Il tema della custodia dei beni comuni sia posto al centro delle agende dei governi e degli insegnamenti nelle scuole, università di tutto il mondo. 4. Mai più si usino le ideologie economiche per offendere e scartare i poveri, gli ammalati, le minoranze svantaggiati di ogni tipo, perché il primo aiuto alla loro indigenza è il rispetto e la stima delle loro persone: la povertà non è maledizione, è solo sventura, e responsabilità di chi povero non è. 5. Che il diritto al lavoro dignitoso per tutti, i diritti della famiglia e tutti i diritti umani vengano rispettati nella vita di ogni azienda, per ciascuna lavoratrice e ciascun lavoratore, garantiti dalle politiche sociali di ogni Paese e riconosciuti a livello mondiale con una carta condivisa che scoraggi scelte aziendali dovute al solo profitto e basate sullo sfruttamento dei minori e dei più svantaggiati. 6. Vengano immediatamente aboliti i paradisi fiscali in tutto il mondo: un nuovo patto fiscale sarà la prima risposta al mondo post-Covid. 7. Si dia vita a nuove istituzioni finanziarie mondiali e si riformino, in senso democratico e inclusivo, quelle esistenti perché aiutino il mondo a risollevarsi dalle povertà, dagli squilibri prodotti dalla pandemia; si premi e si incoraggi la finanza sostenibile ed etica, e si scoraggi con apposita tassazione la finanza altamente speculativa. 8. Le imprese e le banche introducano un comitato etico indipendente nella loro governance con veto in materia dì ambiente, giustizia e impatto sui più poveri. 9. Le istituzioni nazionali e internazionali prevedano premi a sostegno degli imprenditori innovatori nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale…. 10. Gli Stati, le grandi imprese e le istituzioni inter nazionali si prendano cura di una istruzione di qualità, perché il capitale umano è il primo capitale di ogni umanesimo: 11. Le organizzazioni economiche e le istituzioni civili non si diano pace finché le lavoratrici non abbiano le stesse opportunità dei lavoratori… 12. Noi giovani non tolleriamo più che si sottraggano risorse alla scuola, alla sanità, per costruire armi e per alimentare le guerre necessarie a venderle. Vorremmo raccontare ai nostri figli che il mondo in guerra è finito per sempre. 14


Società

La libertà di pensiero e la fede degli altri

Riportiamo parte dell’articolo del Prof. Savagnone Responsabile del sito della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Il testo integrale sul suo blog www.tuttavia.eu.

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ncora una volta, a più di cinque anni dal massacro dei giornalisti di «Charlie Hebdo», la vicenda delle vignette su Maometto segna il tragico esplodere del fanatismo islamico, con l’assassinio del professore francese, decapitato a Conflans-Sainte-Honorine, periferia di Parigi, per aver mostrato ai suoi studenti quelle vignette in un corso sulla libertà di espressione… E tuttavia, al di là dell’orrore per questi atti assurdi, sarebbe forse opportuna una riflessione sul significato di ciò che è accaduto e sulle reazioni non solo di commossa solidarietà per le vittime, ma anche di orgogliosa celebrazione del valore in nome del quale esse sono cadute: la libertà di pensiero. «Uno dei nostri compatrioti è stato assassinato oggi perché ha insegnato la libertà di credere o di non credere», ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron. E, riferendosi all’assassino: «Voleva abbattere la Repubblica, l’Illuminismo, la possibilità di rendere i nostri figli cittadini liberi. Questa battaglia è nostra. Non riusciranno a passare (…). L’oscurantismo e la violenza che lo accompagna non vinceranno, non ci divideranno». Sono gli stessi toni che nel 2015 echeggiarono, non solo in Francia, ma in tutti i Paesi europei. La reazione unanime che, senza eccezioni, ha unito, allora come oggi, i cittadini di questa Europa secolarizzata e disincantata, rivela che la fede non è stata sostituita del tutto da un cinico utilitarismo, come hanno spesso sostenuto degli osservatori che usavano come unico parametro le religioni tradizionali. È la fede nella libertà.

La logica dell’insulto

Bisognerebbe cercare di capire perché un valore così alto abbia potuto suscitare una reazione di odio tanto violenta. In effetti pochi parlano del contenuto delle vignette satiriche di «Charlie Hebdo». Quelle su Maometto lo ridicolizzano, ma soprattutto lo offendono. Come quella, per esempio, che lo rappresenta nelle sembianze di un maiale (animale che l’islam ritiene impuro). In effetti, i loro autori erano specializzati nel deridere, nel modo più volgare e provocatorio, le fedi altrui. Ne ho avuto sotto gli occhi anche io alcune riguardo la Trinità cristiana raffigurata nell’atto di un amplesso sessuale a tre. Devo dire che non solo non mi hanno fatto ridere, ma mi hanno spinto a domandarmi chi – credente o meno – potesse divertirsi davanti a quelle immagini oscene. Noi cristiani tuttavia non spariamo a chi ci dà uno schiaffo, porgiamo 15


Società l’altra guancia. E condanniamo con fermezza ogni forma di violenza. Ma non posso non pensare che è ben misera una libertà di pensiero e di espressione che si esercita offendendo gratuitamente la fede degli altri.

Troppa libertà, o troppo poca?

Forse il problema della nostra cultura dominante non è di avere adottato un’idea troppo ampia di libertà, ma, al contrario, di averne una troppo ristretta. Ridotta alla pura e semplice autonomia individualistica, questa libertà diventa autoreferenziale e si trasforma in un buco nero, che inghiotte ed annulla tutto il resto. La libertà non è fine a se stessa. Quando si eleva a valore esclusivo si suicida. Essere liberi significa essere aperti alla ricerca della verità, ovunque essa si presenti, smascherando le falsificazioni presenti in tante false credenze, ma senza escludere di trovare in esse anche qualcosa di valido. Questo implica che, pur senza condividerle, si rispettino le convinzioni degli altri. Anche quelle che non si condividono. Anche quelle religiose. Agli eccessi del fondamentalismo non si può illudersi di rispondere con il vuoto insostenibile dell’indifferenza. Dovrebbe far riflettere la triste esperienza di tanti giovani europei che, in un recente passato, sono andati a combattere per l’Isis, perché si sono trovati a scegliere tra il fanatismo di quella realtà politico-religiosa, che comunque prometteva un senso alla loro vita, e il nulla. Perciò condividiamo lo sdegno del presidente Macron e di tutte le persone civili per il barbaro omicidio di Conflans-Sainte-Honorine. Ma rivendichiamo il diritto di dire che una libertà che si crede tale solo quando distrugge con una risata ciò che non è lei stessa non mi basta, anzi mi fa paura.

NIZZA, LIONE E VIENNA: UNA ESCALATION DI VIOLENZA Mentre andiamo in tipografia si sono aggiunti agli orribili episodi di terrorismo in Francia gli ultimi fatti di terrorismo avvenuti a Vienna. È facile provare ripulsa e ira per quanto sta avvenendo nella nostra Europa in un momento difficile per tutte le nazioni. Ci piace però riportare l’appello alla popolazione lanciato dal Card. Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna. Parlando all’emittente televisiva ORF il Cardinale ha detto “l’odio non deve essere una risposta a questo odio cieco, l’odio genera solo nuovo odio”. E rivolgendosi alla popolazione di Vienna ha chiesto di non cadere nel panico ma “continuate sulla strada della solidarietà, della comunità e del rispetto reciproco. Sono valori che hanno plasmato l’Austria. L’Austria non deve diventare una società “che si chiude nella paura”, ma deve anche continuare ad aprirsi agli altri: “Anche se ora dobbiamo mantenere le distanze a causa della pandemia, non dobbiamo tenere a distanza i nostri cuori. Finché il calore nella nostra società è più forte della freddezza dell’odio, non dobbiamo scoraggiarci”.

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Documenti

Verso la 49esima settimana sociale

Presentazione dell’INSTRUMENTUM LABORIS a cura di Mons. Filippo Santoro Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani (www.settimanesociali.it) – Taranto, 4-7 febbraio 2021

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ll’improvviso nel mondo globalizzato ha fatto irruzione il coronavirus, sorprendendo tutti per il carico di morti che ha procurato, per il dolore e le sofferenze che ha seminato, per la paura che ha insinuato dovunque, per le certezze che ha distrutto. Mai come in questa circostanza, abbiamo potuto scoprire di essere davvero tutti connessi, tutti accomunati da una sofferenza, da un destino comune. Le vittime della pandemia non devono però farci dimenticare le tante vittime innocenti dell’incuria, dell’ambiente, dell’abuso del territorio, che pagano sulla propria pelle le conseguenze di uno sviluppo economico spregiudicato. I tanti sfruttati, i migranti, i poveri che continuano a popolare il pianeta richiamano bruscamente le responsabilità di ognuno: uno sviluppo senza scrupoli, che non tenga conto della salvaguardia del pianeta a noi affidato, non potrà che ritorcersi contro l’umanità, divenendo un contro-sviluppo.

I volti feriti e il mondo dopo il coronavirus

Di fronte a questa situazione, il cammino di preparazione verso le prossime Settimane Sociali è volto alla ricerca di risposte adeguate alle grandi sfide del nostro tempo. Tutti perciò siamo invitati a riflettere sul “Pianeta che speriamo” con uno sguardo capace di tenere insieme ambiente e lavoro nella evidenza che tutto è connesso. In questo cammino ci guida l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. … L’ecologia integrale della Laudato si’ indica una direzione capace di illuminare la crisi antropologica contemporanea, componendo aspetti spesso presentati in maniera frammentaria o addirittura conflittuale: sviluppo contro sostenibilità, crisi ambientale contro crisi sociale, globale contro locale. Per superare questi dualismi ciò che si propone è un punto di vista più alto capace di abbracciare i vari piani contemporaneamente in gioco: uno sguardo “contemplativo”, che sa ricomporre la realtà nella quale siamo immersi. È lo stesso sguardo di San Francesco d’Assisi che, a partire dalla lode al Creatore, ci insegna a entrare in

Il pianeta che speriamo: la profezia della Laudato si’

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Documenti rapporto col creato, sentendo il dovere di prendersi cura di tutto ciò che esiste, riconoscendo “la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà” (LS 12). A cambiare è la sostanza stessa di quello che vogliamo fare, dato che “il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode” (ibid.). Tale prospettiva è ripresa poi e ribadita anche nell’Esortazione Apostolica Querida Amazonia quando, di fronte agli immensi problemi sociali e ambientali di questo vasto territorio, proclama la forza profetica dell’annuncio cristiano. “È l’annuncio di un Dio che ama infinitamente ogni essere umano, che ha manifestato pienamente questo amore in Cristo crocifisso per noi e risorto nella nostra vita… Senza questo annuncio appassionato, ogni struttura ecclesiale diventerà un’altra ONG, e quindi non risponderemo alla richiesta di Gesù Cristo: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura’ (Mc 16,15)” (QA 64). Le problematiche ambientali e sociali, che coinvolgono l’Amazzonia e l’intero pianeta, vengono dunque illuminate con la sapienza del Vangelo. “Il kerygma e l’amore fraterno costituiscono la grande sintesi dell’intero contenuto del Vangelo che non si può fare a meno di proporre in Amazzonia” (QA 65). Da questo nucleo infiammato scaturisce l’originalità della proposta cristiana, che insieme con le persone di buona volontà vogliamo sviluppare dinanzi alle gravi questioni ambientali e lavorative in cui si gioca il futuro del Pianeta. Il disordine nei confronti dell’ambiente è generato da un antropocentrismo deviato, che il Papa chiama “eccesso antropologico” (LS 116), per cui l’uomo si costituisce come “dominatore assoluto”. Oggi l’intervento dell’essere umano sulla natura è guidato da interessi che mirano allo sfruttamento della natura e delle persone. Così, invece di essere al servizio della persona, l’attività umana si trasforma in vero e proprio idolo, fino a diventare una “economia che uccide”. Non si tratta di disprezzare il nostro tempo e le tante realizzazioni che porta con sé. Piuttosto, nel solco del patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, va riconosciuto che le questioni della “casa comune” offrono l’opportunità per la Chiesa in uscita di dialogare col mondo, senza paura di parlare del progetto di Dio sull’uomo e sulla Terra, costruendo insieme una nuova narrazione di futuro che ci aspetta.

Dall’eccesso antropologico all’ecologia integrale

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Documenti I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile fissati dall’ONU costituiscono un terreno comune, su cui è possibile sviluppare un dialogo fruttuoso. Al fondo della questione ecologica c’è una questione spirituale; al fondo dell’ecologia integrale c’è una visione in cui il bene comune si dilata, sino ad abbracciare oltre che le persone anche l’ambiente. Il bene, del resto, è sempre relazionale; ne deriva anche una conversione epistemica: per capire a fondo le correlazioni e le interdipendenze tra le diverse dimensioni dei problemi che abbiamo di fronte sono necessarie competenze e saperi integrati. È l’ecologia integrale di cui parla la Laudato si’ che permette di capire che le connessioni tra le diverse dimensioni degli squilibri che caratterizzano il nostro sistema sociale ed economico – demografica, ambientale, sanitaria, di senso del vivere e di dignità del lavoro – richiedono un’analisi multidisciplinare e un’azione politica integrata. In questa prospettiva, la 49ª Settimana Sociale intende dare un contributo per sostenere e orientare la formazione di un nuovo modello di sviluppo di cui il mondo ha urgente bisogno. “Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (LS 139). Davanti a noi ci sono numerosi nodi da sciogliere: - Il cambiamento climatico continua ad avanzare con danni che sono sempre più grandi e insostenibili. - Lo sfruttamento è una logica di azione che investe sia il rapporto con la natura che con le persone. Non è possibile affrontare la questione ecologica senza il senso di giustizia che guarda al problema cominciando dai più poveri. - C’è una precisa correlazione tra il degrado ambientale e i cambiamenti climatici da un lato e i flussi migratori dall’altro. - Le drammatiche vicende della pandemia hanno messo ancora di più in evidenza che ambiente, lavoro e salute sono strettamente collegati. Da un lato, sappiamo che l’inquinamento atmosferico incide sulla salute della popolazione. Dall’altro lato, ci è oggi più facile riconoscere quanto sia importante una sanità intesa come bene pubblico e diffuso. L’insostenibilità dei ritmi di lavoro, l’inconciliabilità della vita professionale e economica con quella personale, affettiva e familiare, i costi psicologici e spirituali di una competizione che si basa sull’unico principio della performance, vanno contrastati nella prospettiva della generatività sociale che, ponendo al centro la valorizzazione del contributo originale di ogni persona, costituisce la bussola per muoversi nella direzione di un modello di sviluppo più umano, dove la pluralità delle forme organizzative, l’investimento sulla formazione, l’autonomia decisionale e la responsabilità personale costituiscono criteri irrinunciabili.

Prospettive di nuovo sviluppo e nodi da sciogliere

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Documenti La via del nostro futuro è dunque quella di una transizione ispirata dalla prospettiva dell’ecologia integrale. Tale transizione comporta una conversione: è, infatti, la conversione del cuore dell’uomo ciò che può permettere di immaginare e costruire un nuovo modello di sviluppo. In tutti i casi, senza un cambiamento profondo degli stili di vita individuali e senza la creazione di consuetudini e norme sociali virtuose, definite dalla somma di tanti comportamenti individuali nella stessa direzione, persino le norme giuridiche che muovono nella direzione giusta saranno inefficaci (LS 211). Solo dalla conversione personale e comunitaria può nascere un desiderio di maggiore generatività, oltre che di organizzazioni sociali e produttive che si propongono di innovare le strutture socioeconomiche delle nostre società. Per quanto necessario, questo primo livello non basta. Per avviare la transizione ecologica occorre lavorare per modificare le strutture di peccato che ne impediscono la realizzazione.

Conversione del cuore e visioni di futuro

La crisi di questi mesi ha saputo rivelare una straordinaria domanda sociale di partecipazione, inclusione e solidarietà che dovrà essere fondativa nella fase di ricostruzione in atto. Per questo motivo nel percorso che ci condurrà a Taranto saranno raccolte le “buone pratiche” che, in ambito non solo imprenditoriale ma anche amministrativo, personale e familiare, mostrano come coniugare difesa dell’ambiente e protezione del lavoro. … Partire dalle buone pratiche significa affermare la possibilità e la concretezza di una trasformazione che è alla portata di tutti; significa, inoltre, per i credenti e le comunità cristiane orientare lo sguardo alla speranza, che chiede non solo di essere annunciata ma molto spesso di essere “organizzata”, come diceva don Tonino Bello. Significa, infine, promuovere ancora più una nuova cultura politica, che sappia misurarsi su una comune agenda di problemi e di sfide che emergono oggi dalla crisi ma che chiedono di essere affrontati scommettendo di più sul ruolo fondamentale di una società civile inclusiva, plurale e resiliente. La Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Taranto vuole essere un cammino di popolo che attinge da questa sapienza biblica ed evangelica per offrire una speranza fondata alla nostra casa comune.

Le buone pratiche per una transizione ecologica

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Opinioni a confronto

Opinioni a confronto

Qual è il nostro sogno per Rinascita Cristiana

di Renzo Seren, Francesca Sacchi Lodispoto e Licio Prati Mi piacerebbe che Rinascita diventasse un movimento di idee capace di presentare vie di ricostruzione significative che escano dallo schema di una ripartenza dopo una infelice parentesi. In realtà, sappiamo tutti che anche prima della pandemia la situazione presentava gravi punti di crisi. Il nostro movimento dovrebbe comunicare l’importanza di rivedere i meccanismi della crescita economica, l’importanza di una politica che faccia coraggiosamente riforme radicali (del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia, della scuola, della sanità), l’importanza di cambiare gli stili di vita nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Se tutto tornerà come prima, si andrà incontro ad altri eventi ancora peggiori del coronavirus. Come movimento di idee, i nuovi gruppi saranno aperti anche ai non aderenti e simpatizzanti. Il frutto del lavoro dovrebbe trovare sbocco sui social, nelle varie mailing list ed anche sulla tradizionale stampa locale. Non so se abbiamo la forza di percorrere questa via mettendoci in discussione e diventando una voce nel dibattito sul futuro che ci attende, essere il “grillo parlante” nella chiesa e nella società. Probabilmente non ne abbiamo la forza, ma un esperimento lo si può fare. Per quanto riguarda la difficoltà di riprendere con gli incontri dei gruppi nelle case, non credo che sia dovuta soltanto alla paura. Sono convinto che la lunga sospensione da tutte le attività abbia portato molti a rivedere l’impiego del proprio tempo e ricercare nuove modalità di relazione. Consciamente o inconsciamente, tutti vogliamo sentirci parte di un processo e non soltanto di un gruppo che a lungo andare esaurisce le sue motivazioni (fatta salva, ovviamente, l’amicizia). In parrocchia, ad esempio, pur continuando a considerare centrale per un cristiano la Parola e l’Eucaristia, si è presa coscienza che Gesù lo si incontra anche nelle opere di misericordia. Se sono calate le presenze alle Messe, è aumentata la disponibilità ad inserirsi nelle attività caritative. Durante il periodo di chiusura totale si sono potute sospendere le celebrazioni, ma si è dovuto incrementare il servizio della Caritas parrocchiale (mensa della carità in particolare). (Renzo Seren) Caro Renzo, le tue diagnosi sociali sono assolutamente condivisibili, ciò che mi lascia perplessa è definire RC un “Movimento di idee”. 21


Opinioni a confronto Ho sempre pensato che RC fosse un Movimento di evangelizzazione che mette al primo posto la conversione e il cambiamento di mentalità e cultura personali; da questo cambiamento può nascere un agire che riguarda sia il personale stile di vita sia un’azione tesa al cambiamento dell’ambiente in cui viviamo e della società. Un obiettivo questo, se vuoi, ambizioso ma per il quale molti di noi in passato e ancora oggi hanno speso e spendono l’intera vita. È chiaro, e per noi dei gruppi romani lo è sempre stato, che i gruppi debbano essere aperti alla presenza di altri (in ricerca di fede, di altre religioni, ecc…) e al dialogo e al confronto. In questo senso la tua idea di avere gruppi allargati in una sala parrocchiale è ottima come è ottima la possibilità di un riscontro sul giornale diocesano. Certo tutto ciò nel rispetto della originalità del Movimento e della proposta del Piano di Lavoro. Le opere di carità qualificano la vita del cristiano e il suo agire, ma in Rinascita sono lasciate all’iniziativa dei singoli o di un singolo gruppo. (Francesca Sacchi Lodispoto) Caro Renzo, grazie delle tue puntualizzazioni: trigonometria dello spirito che ci aiuta a tener salda la rotta e il cammino. Aiutano a riflettere su l’essere e l’agire di Rinascita; e ciò non può che far bene quando nasce da passione ed impegno; tu ne hai! A Novara avete sempre cercato concretamente di volere un Movimento che vede nell’incontro con le realtà del territorio un suo tratto caratteristico – che è quello di una “chiesa in uscita” come ci dice il papa. Il compito di annunciare il vangelo nelle strade e nelle piazze da un lato ci chiede di essere comprensibili - e pertanto almeno un po’ culturalmente attrezzati - in tanti aspetti e credibili quando buon senso e intelletto non bastano a capire i gusti e i piani divini; e questo sia nel narrare come nel mostrare in Cristo il volto di Dio (o il volto dell’uomo come Dio lo sogna). Ma anche ci chiede di saper captare la presenza ed udire la voce del Signore e Maestro che ci precede con il suo Spirito e non lascia sola, nel fluire del tempo, l’umanità per la quale ha dato se stesso. Se nessuno annuncia, il vangelo resta muto E parleranno le pietre – dice Gesù. Ma nella voce dell’evangelizzatore ci deve essere l’intelligenza la sapienza e la fede di una chiesa consapevole, nonostante le sue debolezze, del compito affidatole: fare di tutte le nazioni “un solo popolo nuovo che ha come fine il regno di Dio, come condizione la libertà dei figli di Dio e come statuto il precetto dell’amore” (vedi il prefazio VII sul messale). I gruppi di Rinascita sono esperienza di chiesa, luoghi di amicizia fraterna e di crescita in fede ed umanità. Possono aiutare le persone a colloquiare ed entrare in se stesse per dare solido fondamento a proprie personali convin22


Opinioni a confronto zioni con intelligenza e sapienza. Intelligenza per cercare il vero e il bene; sapienza come capacità di unificare il pensare, il volere e l’agire concreto. Dobbiamo arrivare ad essere operai capaci ed intelligenti (meglio un agire di città che di gruppo, un agire insieme ad altri) ed anche mistici, capaci di pregare e contemplare per non lavorare invano. Talvolta restiamo amareggiati perché iniziative e suggerimenti del movimento non hanno avuto tanto sostegno da alcuni membri dei gruppi di Rinascita. Non bisogna scoraggiarsi. Se offerta con attenzione semplice e amica, qualcosa sedimenta sempre nel cuore dell’uomo; l’accumulo di sedimenti produce terreno molto fertile. Scienza e tecnologia ci hanno abituato a controllare e monitorare ogni fase di qualsiasi processo produttivo. Ma nel regno di Dio il contadino della parabola non sa nemmeno lui come nella terra il seme sviluppi le spighe. Sono convinto che il tempo presente e il Piano di Lavoro di quest’anno ci chiedano impegno, attenzione costante ed anche una lettura orante delle Scritture. Applaudo al vostro progetto di coinvolgere - andando in parrocchia - a fare delle riunioni di gruppo in cui invitate altri ad approfondire, a cercare risposte operative comuni, ad ascoltare la parola di Dio. È anche una forma di gratitudine alla parrocchia che vi ospita, ma portate avanti la proposta del Piano di Lavoro. Lo schema della meditazione richiama aspetti essenziali di una fede vissuta che sostengono i passi di un impegno concreto e ci rendono capaci di rendere ragione della nostra speranza. È bello vedere in una città che alcuni di Rinascita, non necessariamente i capigruppo o persone dello stesso gruppo, decidono di prendersi a cuore qualche piccola ferita del mondo in cui vivono, un po’ per amicizia reciproca un po’ per dare il proprio contributo ad un mondo più giusto e fraterno… un piccolo gruppo che ha tanta voglia e sente l’importanza di fare qualcosa per costruire futuro e speranza. Tutti questi uomini e queste donne, se uniti, possono dar voce ad un coro poderoso anche al di fuori delle proprie città. È molto importante anche il comunicarci velocemente i risultati, anche semplici, di quanto andiamo riflettendo: camminando si apre cammino. Chissà! Magari a fine anno in un incontro di ringraziamento al termine della pandemia. Renzo, le parrocchie sono in crisi da decenni. I movimenti anche, specie sul versante giovanile: lo sappiamo. Parrocchie e movimenti impareranno a collaborare e cercare nuovi sistemi di vita? la parrocchia a ridefinirsi come centro di unità del popolo ed educazione alla missionarietà (battesimo ed eucaristia)? E non tocca ai movimenti essere presenza, con sguardo acuto e buono e mano operosa, nei luoghi della convivenza (in questo può dare una mano alla parrocchia)? (Licio Prati) 23


Parole e fatti

Parole e fatti

Parole e fatti… VERBANIA: il primo sentiero di speranza - Dopo incertezze paure e tentennamenti siamo riusciti a ritrovarci tutti il 20 ottobre nella sala della parrocchia del nostro assistente. È stato un pomeriggio di festa turbato solo dal non poterci abbracciare e dall’uso delle mascherine. La motivazione dell’incontro era chiara, prendere una decisione: continuare con tutte le cautele del caso o mettere la parola fine. Rinascita ha una lunga storia, a Verbania, di amici amiche che hanno sempre creduto nella validità del nostro movimento e soprattutto il nostro assistente mancato l’anno scorso, sosteneva che solo i piccoli gruppi, le piccole comunità possono portare avanti orientamenti conciliari che si trasformano in stili ed esperienze di vita. Sono stata molto felice nel constatare il forte legame tra noi, ma anche al Movimento e tutti hanno confermato di voler andare avanti con l’aiuto del Signore e con l’impegno da parte nostra una maggiore elasticità secondo i limiti che sopraggiungono. Ci siamo promesse ti tenerci collegati per telefono Whatsapp e Skype chi può. Elena De Filippi CATANIA – Il 14 ottobre incontro propedeutico di capigruppo per iniziare con buona volontà il cammino di quest’anno. La responsabile regionale Tiziana Iannotta ha distribuito i piani di lavoro dando dei suggerimenti su come affrontare le varie meditazioni e le inchieste. Tenuto conto dell’emergenza Covid-19 e tenendo presente che non tutti gli aderenti ai gruppi parteciperanno, abbiamo cercato di programmare alcune attività che sono in corso di studio. Il 27 ottobre si è svolto un incontro presso la Chiesa Badia di S Agata con la celebrazione Eucaristica e una meditazione di P. Massimiliano Parisi La maggioranza dei gruppi si riunirà in presenza a causa della difficoltà ad utilizzare i mezzi informatici più comuni. Alcune signore si stanno organizzando per attivare la piattaforma ZOOM per eventuali collegamenti a distanza. Maria Grazia Vitale Scuto 24


Parole e fatti BERGAMO - Dopo un lungo periodo di forzato silenzio dei nostri gruppi, e sempre attenti per non cadere colpiti dal Virus, ci siamo riunite, come capogruppo, col nostro Assistente Diocesano Mons. Antonio Donghi per trovare il modo più sicuro per poterci incontrare per meditare e riflettere sul Piano di Lavoro di quest’anno. Riflettendo e sapendo le difficoltà che si incontrano nel ritrovarsi e per non abbandonarsi ad un doloroso silenzio, le Capo-gruppo presenti, Don Antonio e la Responsabile hanno deciso che è bene che ogni singolo gruppo si ritrovi col proprio Assistente una volta al mese. Per sentirci più unite nel cammino di MRC, una volta al mese tutti i gruppi si riuniscono con Don Antonio, che si è reso disponile per riflettere insieme e mettere in comune la meditazione già preparata nella riunione del proprio gruppo. Gli incontri si svolgeranno presso la Sala Carte della Chiesa di Santa Maria alle Grazie alle ore 15, sempre di lunedì. Il 26 ottobre si è svolto l’incontro di apertura sul tema “Cosa vuol dire sperare nella cultura di oggi”, relatore Mons. Antonio Donghi. Il 4 novembre nella Chiesa delle Grazie Mons. Donghi ha celebrato l’Eucarestia per tutti i defunti di MRC: tutti i gruppi erano rappresentati. Al termine dell’Eucarestia sono state prese alcune decisioni: due gruppi si ritrovano ancora regolarmente e il gruppo di Seriate è attualmente fermo. I gruppi Marchetti e Gibellini sono preoccupati per l’età avanzata. Comunque Bergamo non molla e prosegue nella sua attività! Giovanna Cecchini NOVARA - I gruppi, pur frenati e numericamente ridotti dai comprensibili timori per l’emergenza sanitaria, l’8 ottobre si sono incontrati tutti insieme (20 partecipanti) in una sala della parrocchia del Sacro Cuore, con il desiderio di riprendere le attività. A Giuliano Subani, che ha aperto l’incontro a conclusione del suo incarico di responsabile cittadino, è stato rivolto il nostro ringraziamento per il servizio prestato sempre con grande dedizione e sensibilità. È seguita una mia breve presentazione del Piano di Lavoro accolto con diffuso interesse. La Speranza, in cui “siamo stati salvati”, continua a salvarci e a sostenerci in questi tempi difficili e ci fa riflettere sulle tante piccole e grandi nostre speranze quotidiane, ridimensionando la nostra scala dei valori. Animata e dibattuta è stata la decisione sul come organizzarci, rispettando le misure prudenziali richieste dalla crisi sanitaria. Non è possibile procedere, come tradizione con incontri in famiglia dei quattro gruppi. Da una prima ipotesi di incontri unitari di tutti i gruppi, presso la parrocchia del Sacro Cuore, vista l’offerta di padre Gianfermo di un altro locale adeguato presso la sua parrocchia di S.Giuseppe, si passa con favore alla proposta di incontri mensili nelle due sedi. La partecipazione ipotizzata, in linea di massima è stata rimandata per sopraggiunte difficoltà. Ora, contando sulla disponibilità e l’esperienza di don Piercarlo, Renzo e Giuliano, pensiamo di avviare videoconferenze. Per il momento, si cerca di intensificare tramite il gruppo 25


Parole e fatti WhatsApp lo scambio di documenti e riflessioni. Emerge il desiderio di rimanere uniti e nella condivisione trovare sostegno per attraversare questo periodo di gravi criticità, si ricerca l’unità nella preghiera e ci affidiamo nella Speranza al Signore. Ginetta Chionchio LECCO - Il percorso annuale di Rinascita Cristiana è iniziato per entrambi i gruppi della città, con gli incontri in casa di Elena Bonaiti e nella parrocchia di Don Giuseppe. Ci ha confortato poterci confrontare di persona perché lo scambio risulta più vivace e arricchente, grazie anche alla disponibilità e preparazione dei nostri assistenti. Con le ultime disposizioni sono state sospese le riunioni in presenza e le amiche si stanno attrezzando per rimanere in contatto con tutti i mezzi possibili. Con la regia esperta dell’assistente don Giuseppe Buzzi il gruppo si è radunato in video-conferenza mercoledì 12 novembre. Don Giuseppe ha ribadito l’importanza dell’Enciclica “Fratelli tutti” da tenere come traccia per meditazione e inchiesta. Viste alcune tendenze del mondo attuale, l’Enciclica offre un valido supporto per un discernimento più consapevole e per una vera testimonianza di fede. Silvana Bartoli Gatti REGGIO CALABRIA – I gruppi si sono alquanto ridotti, in tutto questo periodo, prima di isolamento e poi di vacanze, non abbiamo perso i contatti tra di noi, e in questo ci sono state di molto aiuto anche le vostre comunicazioni, che abbiamo trasmesso in fotocopie a chi non usa il computer. Su WhatsApp abbiamo un gruppo tramite il quale comunichiamo giornalmente, scambiandoci riflessioni e commenti riferiti al Vangelo del giorno e ai fatti quotidiani letti alla luce della Parola. Anche quest’anno con la partecipazione di tutti i gruppi abbiamo iniziato l’anno sociale con una Messa, celebrata il 21 ottobre nella Cattedrale, davanti al quadro della Madonna della Consolazione, che a Reggio è molto venerata. Tutti abbiamo espresso il bisogno di riprendere le riunioni e stiamo riflettendo sul modo migliore per svolgerle. In tale occasione abbiamo consegnato i Piani di lavoro e l’ultima enciclica di Papa Francesco, che abbiamo intenzione di leggere e poi commentare, seguiti dal nostro assistente, fra’ Peppe Murdaca. Rina Crucitti Bova GENOVA: La scuola “Immacolata” continua a distanza - Le porte della scuola di italiano per stranieri si sono chiuse il 4 marzo 2020 a seguito delle prime misure di contenimento. Dopo quattro anni di attività scolastica uno dei punti di riferimento per alcuni ragazzi e ragazze desiderosi di apprendere la lingua del Paese nel quale ora vivono, si trova a dover ripensare e attuare nuovi metodi per non interrompere un’esperienza di solidarietà per chi è alla ricerca di una diversa speranza di vita. Nel 2016 nasce la scuola di italiano dall’incontro di Rinascita con padre Alexis Bassoma, originario del Togo, che si occupava di accoglienza ed integrazione e che ha reso il nostro un luo26


Parole e fatti go di ospitalità, incontro e formazione. Dopo pochi mesi gli amici del MASCI si sono uniti in questa avventura e insieme siamo entrati in “Rete Scuole migranti Genova”: 240 volontari in undici strutture diverse che ogni anno raggiungono più di mille richiedenti asilo. In forza di questi numeri abbiamo stipulato una convenzione per permettere agli allievi di sostenere al termine del percorso il test di conoscenza dell’italiano. La tecnologia, anche in questo caso, è venuta in aiuto di insegnanti ed allievi desiderosi, prima di tutto, di rimanere in contatto; e per affrontare insieme le difficoltà di applicare le nuove tipologie di insegnamento la rete ha organizzato un corso di formazione online di DAD a cadenza settimanale. Le difficoltà non mancano: studenti poco digitalizzati e il non facile accesso a internet, ma soprattutto come continuare a tener fede ad un metodo attento ai bisogni umani, cognitivi e affettivi mantenendo la dovuta distanza? Noi ci proveremo. Giovanna Lazzeri MESSINA – Purtroppo, la situazione medico-sanitaria si è aggravata, la nostra Regione è “arancione”, le difficoltà e, soprattutto, la paura del contagio sono aumentate, le possibilità di incontro quasi del tutto sfumate, anche perché il nostro Assistente risiede in un Comune diverso e sembra quanto mai difficile riuscire ad ottenere l’autorizzazione a farlo venire a Messina. Le difficoltà di accedere ai nuovi modi di fare Rinascita sono oggettive e non solo dipendenti dall’essere conservatori e chiusi in un pensiero cristallizzato. Senza dubbio la riunione nelle case è uno dei principali caratteri distintivi della Storia di Rinascita, un suo sentito e particolare modo di essere, di proporsi, di diffondere la conoscenza della Parola e la sua testimonianza. Di certo, si incontrano resistenze psicologiche nel doverlo abbandonare o accantonare, ma le difficoltà maggiori sono oggettive, determinate dalla scarsissima conoscenza e dimestichezza con i nuovi mezzi di comunicazione. Tuttavia cercheremo di tenerci in contatto e di fare del nostro meglio. Paola Romano PISA – Dalla scorsa primavera ci siamo tenuti in contatto solo attraverso un momento di meditazione e preghiera quotidiana che l’assistente, don Tomasz Grzwacz, ci mandava via internet. Adesso, dopo due incontri in presenza tra settembre e i primi di ottobre, abbiamo pensato di tentare le riunioni attraverso google meet. La prima riunione è stata lunedì 9 novembre. Dopo qualche 27


Parole e fatti momento di messa a punto tecnica, è stata una buona riunione, hanno partecipato 5 amiche più don Tomasz. Abbiamo ripreso la prima meditazione del Piano di lavoro, in particolare la parte su Gen 2 e il tema del limite, presente anche nelle domande di approfondimento. Il 16 novembre avremo un altro incontro su altri aspetti della meditazione. Ci proponiamo anche di affrontare, quando tutti l’avremo letta, “Fratelli tutti”, su cui nei prossimi giorni ci saranno alcuni incontri e conferenze a Pisa. Non è la stessa cosa rispetto agli incontri in presenza, ma comunque tutto ciò ci mantiene in contatto e ci stiamo dando da fare per non lasciare nessuno tagliato fuori. Fiammetta, che ci ospita quando ci incontriamo personalmente, si prodiga molto per mantenere i contatti tra di noi. Stefania sta raccogliendo numeri telefonici da inserire in un gruppo whatsapp regionale, e anche questo sarà un aiuto. Francesca Civile Rinascita Cristiana ha espresso la sua amicizia e la sua gratitudine a Ella Cangi che ha terminato il suo lavoro nella sede del MIAMSI a S.Callisto. Tante persone di Rinascita hanno fatto parte del B.I. e hanno ricevuto da Ella sostegno ed amicizia come attestano le parole di Chicchi Pisoni. Cara Ella, il giorno tanto atteso è arrivato, stai lasciando il MIAMSI che è stato la tua vita e la tua casa per quarant’anni. Quanti ricordi, sei sempre stata presente a tutti i nostri incontri, le nostre assemblee, ci conosci tutti, riconosci tutti e per tutti in Vaticano tu sei il MIAMSI. Noi siamo stati meteore, siamo passati ogni quattro anni, qualcuno anche otto ma tu ci hai accolto, ci hai aiutati, ci hai coccolati, ci hai comprato i biglietti, sei venuta a prenderci all’aeroporto, ci hai corretto gli errori di traduzione, ci hai sollecitato sempre con grazia e con amicizia. Il tuo lavoro è stato prezioso per noi e per i nostri rapporti con il Vaticano. Ricordo le prime volte che sono entrata allo IOR come tesoriera: tutti ti conoscevano, le guardie svizzere ti salutavano, gli impiegati si rivolgevano solo a te. È stata una bella esperienza anche preparare sia il congresso mondiale a Fiuggi che l’assemblea di Malta e sono felice della tua collaborazione e ho apprezzato la tua bravura. Sei sempre stata attenta anche ai nostri dolori e alle nostre gioie. Ricordo quando ci avevi comunicato la morte della figlia giovinetta del nostro amico indiano con tanta partecipazione e commozione. Hai sempre condiviso le nostre gioie, i battesimi e i matrimoni dei nostri figli e i nostri compleanni non li hai mai dimenticati. Sono felice che tu possa lavorare un po’ meno, vivere ancora a Roma che è diventata la tua città, così potremo vederci anche senza Skype. Cara Ella grazie di tutto quello che hai vissuto con noi. Io so che il MIAMSI è anche un poco tuo. Chicchi

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Parole e fatti

Antonietta Ercole: dalla Grecia all’Italia

di Chicchi Pisoni

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ntonietta ha incontrato Rinascita in Grecia alla fine degli anni cinquanta in casa della moglie dell’ambasciatore italiano ad Atene. Il gruppo era composto nella maggior parte da signore greche ortodosse; penso che la sua passione per il Vangelo e per l’ecumenismo siano nate in questo gruppo ad Atene dove giunse sposa seguendo suo marito ingegnere, lasciando in un cassetto la sua laurea in farmacia. Quando ritornò in Italia, alla fine degli anni sessanta, aveva appena avuto suo figlio Alessandro e loro torinesi scelsero, sempre per lavoro, di vivere ad Arenzano vicinissimo a Genova in una bella casa con giardino. Appena arrivata offrì collaborazione al parroco monsignor Carlo Della Casa, che è stato il primo assistente di Rinascita in questo bellissimo paese. Don Carlo le chiese subito se conosceva Rinascita Cristiana. La sua gioia fu grande ritrovava a tanti chilometri di distanza il suo cammino in cui si era impegnata. Cominciò così cinquanta anni fa ad ospitare in casa uno dei due gruppi di Arenzano che da allora si è sempre riunito lì fino alla chiusura di marzo per la pandemia. La sua fede profonda e gioiosa, è sempre stata creativa ed attiva nella carità e nella catechesi. Don Carlo le aveva affidato i piccolissimi della prima elementare e sono testimone che ancora l’anno scorso alcuni la venivano a trovare. Ma soprattutto ha lavorato nella San Vincenzo partecipando alla trasformazione profonda che questo movimento ha vissuto dopo il Concilio. In Rinascita è stata per Genova una colonna: da capogruppo ha partecipato per lunghi anni al gruppetto che si occupa di tutta la città, è stata Consigliera Nazionale per sei anni ha partecipato alla Commissione Inchiesta sia regionale che nazionale. Sempre un po’ libera, molto ironica, lo spirito di servizio in lei era la prima cosa che colpiva. Non diceva mai di no, aiutava tutti, era presente nel bisogno e nelle gioie. Insieme a Rinascita l’altra sua passione era l’ecumenismo. Partecipava da sempre alle Settimane estive del SAE, attiva e interessata fino ai suoi 92 anni. È stata per tanti di noi, e per me in particolare, una amica preziosa sempre attenta spesso critica come deve essere una vera amica. Sono felice di averla incontrata, di averla avuta come amica quasi una sorella maggiore. Cara Antonietta, noi genovesi e tanti altri in Rinascita non ti dimenticheremo, ci mancherà la tua splendida ospitalità e non ti dimenticare di pregare per noi. 29


Movimento

Trento: una testimonianza di amore a Rinascita Cristiana

di Renata Perini Il 15 ottobre si sono incontrati i capigruppo ospiti di Vittorio e Maria Luisa Manzana: al termine della riunione hanno chiesto di trasmettere alla segreteria di Rinascita la sintesi del loro incontro; sono poche e semplici idee che creano un collegamento con le origini dell’impegno sociale e religioso del movimento a Trento di cui sono fieri ed orgogliosi

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on siamo in molti, le recenti norme anti pandemia non ci permettono di superare il fatidico numero sette previsto per gli incontri casalinghi. C’è molto timore tra di noi, le notizie sanitarie recenti non sono favorevoli, i decessi “over settanta” superano la decina, anche i ricoveri sono numerosi, per non considerare le positività, che presentano una scena sanitaria non certo serena: siamo ripiombati nei tristi ricordi della scorsa primavera. Fuori piove, la natura ha perso i suoi dolci colori autunnali, ma il calore, con cui Vittorio e Maria Luisa ci accolgono, fa ritornare su noi tutti il sorriso e la speranza. Abbiamo sotto braccio il nuovo piano di lavoro, in esso si parla di speranza non di rassegnazione, si stimola al coraggio e ad una personale responsabilità. Coltivare, costruire e vivere speranza, aderendo al Vangelo e quindi, come già molte volte evidenziato, vivere una dimensione pubblica della fede. Si passa ad una iniziale verifica numerica degli iscritti ai vari Gruppi. Ci sono alcune defezioni, chi per timore, chi per l’età, chi purtroppo per essere venuto a mancare: tutti i Gruppi hanno un loro limite, al termine si arriva ad elencare ventuno possibili membri attivi. Tra noi Capi Gruppo notiamo l’assenza di Cesare Zendri, c’è notizia che si sia ritirato dall’incarico di Capo Gruppo. Purtroppo i novant’anni pesano sulle sue spalle e su quelle della sua coetanea moglie, compagna di vita, Maria Rosa. Ci mancheranno molto i suoi arguti interventi, la sua cultura profonda in ebraismo ed islamismo, le sue vivaci condivisioni di idee con noi tutti. Ma soprattutto verrà meno quell’opera d’arte che era il suo libretto per le preghiere natalizie, che eravamo abituati ad apprezzare tutti gli anni in occasione del nostro incontro di Natale: nella composizione c’era tutta la sua intelligenza e il suo rispetto per quanto il Movimento ci stimola a fare e pensare. Speriamo possa essere sempre con noi, i mezzi moderni ce lo permettono o via online, o Skype o WhatsApp, o Zoom, il mezzo lo troveremo. Viene a decadere anche la possibilità di poter dar inizio al nuovo anno di Rinascita, come del resto si faceva sempre, con un incontro generale, il più delle 30


Movimento volte con una conferenza aperta alla città. Aspettiamo, forse i tempi sanitari avranno una loro evoluzione e speriamo di portare alla prossima primavera quelle numerose dissertazioni, che volevamo già da tempo organizzare, in conferenze con la presenza di validi oratori. Fratelli Tutti ci intriga molto e in particolare la visione economica mondiale in essa prospettata, che fa dello scritto papale un trattato aperto a tutto il mondo qualunque sia il credo religioso. C’è in tutti il desiderio di riuscire a trovarci nel periodo natalizio almeno per una celebrazione di una Messa comunitaria, ovviamente si rinuncia già in partenza all’allegro incontro conviviale, che abitualmente offrivamo a tutti i nostri amici e sempatizzanti. I Capi Gruppo presenti procedono elencando i loro progetti. Maria Luisa e Renata hanno già iniziato ad incontrarsi con i propri amici di gruppo. Le meditazioni sempre tanto utili risultano essere anche piuttosto impegnative, ma si confida molto anche nell’accompagnamento da parte della nostra Sede nazionale, con gli illuminanti interventi di don Licio e Francesca. È gradito molto da tutti questo contatto mensile da parte della Sede romana, che viene recepito via online quale supporto all’eventuale minor contatto cittadino. C’è l’impegno, inoltre di far seguire delle adeguate inchieste per preparare future partecipazioni alle esigenze della città. A tal proposito il Gruppo di Paolo Rossi è intenzionato a portare a termine il progetto “bambini di Rumo” per la realizzazione del quale lo scorso Natale si era provveduto ad una partecipazione economica. Infine, dopo alcune veloci considerazioni su recenti avvenimenti sociali e politici della città di Trento, al termine, con un gradevole brindisi, offerto da Vittorio, che sempre generosamente mette a nostra disposizione il suo prodotto vitivinicolo, ci si è scambiato l’augurio di ripoterci vedere, sani nelle forze, fiduciosi nel futuro, ma soprattutto con nel cuore quella speranza che non ci deve mai abbandonare. Ci lasciamo, certi di ritrovarci pronti a riaprirci alla città con nuovo slancio, anche se col passare del tempo vengono meno forze, entusiasmi e capacità mentali. Rimane comunque in noi la certezza di aver tentato di donare partecipazione e di aver fatto il possibile; qualche cosa avremo seminato nel tempo in nome di questo Movimento di Rinascita Cristiana, al quale ci sentiamo particolarmente legati!! 31


Ferrara: quale futuro ri-costruire? di Maria Grazia Fergnani

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di Ferrara ha organizzato lo scorso 16 ottobre un primo approccio comunitario al nuovo piano di Lavoro presso una sala della parrocchia dell’assistente diocesano, in presenza, senza rinunciare a una sentita comunicazione dal vivo. Il titolo stesso “Sui sentieri della speranza” è stato il tema oggetto della riflessione. Per i cristiani questo tempo di inquietudine è l’occasione per un impegnativo confronto col vissuto di una fede messa alla prova dall’accadere di eventi straordinari e per chiedersi quali motivi di speranza fondata sul vangelo coltivano in se stessi e seminano nella loro realtà di vita.

Quale futuro ri-costruire?

I sentieri del titolo rimandano a un percorso, a un processo che non potrà prescindere da una presa di coscienza, da una “conversione” di credenti e laici. Senza il sostegno della speranza non si potrà affrontare il compito immane che ci aspetta. In questa ottica ci siamo interrogati su come ciascuno intende la speranza e su quale posto le assegna nella vita. Dal racconto delle esperienze è emerso che mantenere viva la speranza in questa situazione in cui tutto sembra volgere al peggio è per molti una sfida accolta quasi con naturalezza. C’è però chi combatte col proprio pessimismo e sente questa come una lotta in cui non cedere; chi la avverte come un desiderio, una richiesta rivolta al Signore nella preghiera, senza trovare la forza di “oltrepassare la porta”, sospinto sempre indietro nel suo pessimismo; e chi considera “non realistico sperare che il mondo cambierà e il male sarà sconfitto”, ma confida con convinzione nell’aiuto di Dio. Le persone che vivono una condizione di solitudine si sentono più sole e quelle che si confrontano ogni giorno con problemi di salute sentono crescere la paura del futuro, ma affidarsi a Dio e è di grande conforto e consente di non abbandonarsi alla disperazione. Pur in questa condizione di fragilità personale e di totale incertezza sociale resta nel complesso vivo il desiderio di vita e di progettazione, la ricerca del bene oltre se stessi, l’aspirazione a un mondo diverso, “più giusto e più bello per tutti, in cui cadano i confini e le barriere”, “un mondo nuovo da costruire insieme”, anche con coloro che sono portatori della sola speranza umana.

La lettera ai Romani: alle sorgenti della speranza

Il filo conduttore della speranza, vissuta o cercata, è stato ripreso e rafforzato dall’assistente che ci ha condotto “alle sorgenti della speranza” e, commentando alcuni passi della Lettera ai Romani, ha messo a confronto la speranza umana, che spinge ad andare avanti ma che prima o poi delude, con la speranza cristiana, che poggia sulla roccia di Cristo e che, come dono gratuito, non delude mai. La speranza cristiana non è una concezione intellettuale, ma una realtà concreta che entra nella mia esperienza. “Non si può definirla razionalmente perché rappresenta l’incontro fra l’umano e il divino. È vivere l’esperienza che nonostante la mia fragilità sono abitato dallo Spirito”: da questa consapevolezza deriva la sua forza. I gruppi hanno deciso di partire, per l’Inchiesta, dalla stessa parola chiave: Solidarietà, declinandola a scelta con uno dei quattro temi generali suggeriti.

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Cultura

Consigli di lettura in tempo di pandemia

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ei mesi di rigida clausura, quando guardando dalla finestra vedevamo dispiegarsi una splendida primavera e per le strade camminare rari passanti smarriti, e facevamo ordinate file, a distanza regolamentare, davanti ai supermercati e alle farmacie, e i tram correvano semivuoti, per una volta senza essere ostacolati da macchine parcheggiate in seconda fila, abbiamo potuto pensare e dirci “Quando sarà finita sarà tutto diverso”. E lo abbiamo cantato dai balconi e lo abbiamo sperato, mentre i telegiornali e altri mass-media scandivano notizie di dolore e di morte senza rinunciare a spandere a piene mani la retorica dell’eroismo, della resistenza, dell’unità, con qualche immancabile venatura nazionalistica, incurante del ridicolo. “Siamo un popolo forte, responsabile, maturo, siamo i migliori, ce la faremo”. La speranza è certamente una virtù preziosa, senza la quale né i singoli né le collettività potrebbero sopravvivere, però ha bisogno di un nutrimento e di un impegno, e le nostre speranze ci appaiono ora quasi frivole. Prima di tutto perché non è affatto finita e sembra sempre, al contrario, che il peggio debba ancora arrivare: cominciamo a essere stanchi, tutto ci irrita, il vicino senza mascherina è diventato un untore, i giovani sono degli irresponsabili, chi lavora da remoto un profittatore, gli anziani un peso. La pandemia sembra davvero non avere avuto nessun effetto palingenetico, come d’altra parte non lo hanno mai avuto né le catastrofi naturali né le guerre: nessun terremoto, nessuna alluvione come nessuno scontro armato, ha mai migliorato nessuno e non ci migliorerà un virus che la maggior parte di noi non conosce e che ci rende dunque facile preda, oltre che di se stesso, della disinformazione, della paura, del desiderio di capri espiatori. Accanto a episodi di altruismo e di abnegazione, di umanità e di gentilezza si moltiplicano le manifestazioni di intolleranza a livello sia individuale che collettivo.

Massimo Recalcati - Il gesto di Caino

Perché? Siamo un “legno storto” come diceva Kant? Certo, sappiamo che Abele non ha avuto figli e dunque, che ci piaccia o no, siamo tutti figli di Caino. Viene a ricordarcelo, quasi con brutalità, il saggio di Massimo Recalcati: il gesto di Caino è senza pietà. Non lascia speranza, non consente il dialogo. È da questo gesto che la storia dell’uomo ha inizio. L’evento primordiale che inaugura la storia dell’umanità è dunque quello del fratricidio e uccidere significa sopprimere l’alterità dell’Altro, vissuta come limitazione insopportabile della nostra libertà. Come i suoi

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Cultura

di Giovanna Hribal


Cultura genitori, Caino non sopporta di non essere il solo, l’unico, non sopporta la Legge. L’inclinazione alla violenza e all’odio appare una spinta primaria della vita umana, l’illusione tentatrice della violenza è quella di raggiungere in un sol colpo la realizzazione dei nostri desideri, saltando la via necessariamente lunga della mediazione della Legge della parola. Accade nei rapporti intersoggettivi come nei rapporti tra Stati o tra gruppi etnici. Ma la drammatica vicenda di Caino sembra anche indicarci una verità fondamentale: non esiste fratellanza biologica, non esiste fratellanza naturale, non esiste fratellanza senza il riconoscimento della nostra responsabilità etica verso il fratello. Lo stesso Caino compie un percorso etico riconoscendo la sua colpa e manifestando il timore che la sua violenza generi altra violenza: “chiunque mi incontrerà mi ucciderà”. Soltanto l’intervento di Dio interrompe la catena della violenza, ponendo su Caino un segno che ne ricostituisce l’umanità. Caino diventerà padre e costruttore della prima città della storia dell’umanità, emancipandosi dalla sua auto- referenzialità e rendendo possibile una fratellanza diversa da quella di sangue e da quella con il più prossimo, ma innanzi tutto con lo sconosciuto, con il fratello che ancora non ha nome.

Vito Mancuso - La forza di essere migliori

Ma un percorso etico di riconoscimento dell’altro, anche nella banalità della nostra esistenza quotidiana, richiede uno sforzo della volontà e un’assunzione di responsabilità, richiede la consapevolezza di non essere “i migliori”, ma di poter diventare migliori. Vito Mancuso, con il suo Trattato sulle virtù cardinali “La forza di essere migliori” attraverso un’analisi ampia e puntuale delle quattro virtù cardinali ci accompagna in un percorso che, recuperando le radici della nostra cultura nella filosofia greca e romana e della tradizione cristiana e allargando lo sguardo a culture e sensibilità spirituali diverse, vuole spingerci a prendere piena coscienza delle nostre responsabilità di esseri umani, a esistere nel pieno senso del termine invece di lasciarci semplicemente vivere. Ex-sistere, dunque trarsi fuori, ma trarsi fuori da cosa? Dalla massa, dal gregge, collocandosi in una posizione elitaria? Di tanto in tanto questa tentazione affiora anche in qualche giudizio molto duro sullo “spirito del tempo” da parte dell’autore, però prevale la convinzione che esistere significhi prima di tutto trarsi fuori da se stessi, cioè superare la propria immediatezza, la propria opacità e acquistare consapevolezza della logica dell’essere che è la relazione. L’io di ciascuno è il risultato delle sue relazioni, di quelle che formano il suo corpo (le aggregazioni di atomi e di molecole che costituiscono il suo sistema vitale) e delle relazioni che formano la psiche, a partire dall’abbraccio e dal nutrimento materno. Dunque: prima la relazione, poi la sostanza: prima è all’opera la grande logica aggregativa, poi, grazie ad essa, sorgono gli esseri individuali. Nulla esiste in sé e

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Cultura per sé, tutto quello che esiste è un sistema e in questo sistema l’uomo si colloca in modo diverso dagli altri esseri viventi perché ne ha consapevolezza: su questa consapevolezza si fonda l’esigenza dell’etica. L’etica è paragonabile a un ponte tra il singolo e il mondo, un ponte che richiede il desiderio e il coraggio di attraversarlo, prima di tutto con una decisione autonoma, personale, che però non esclude, ma coinvolge i nostri compagni di strada. Citando Hannah Arendt: “Le nostre decisioni sul bene e sul male dipendono dalla scelta dei nostri compagni, di coloro con cui vogliamo passare il resto dei nostri giorni”, anche se la decisione non può che essere nostra. Se il primato ontologico spetta alla relazione, il primato etico spetta alla morale individuale e non alla morale sociale. Il bene comune può diventare una pericolosa astrazione se non si tiene conto che esso è composto di tanti, irripetibili beni individuali. In questa prospettiva ciascuna virtù richiama armonicamente tutte le altre, a formare l’uomo giusto, capace di fare il bene perché capace di stare bene con se stesso e con gli altri. Mancuso insiste molto sulla autonomia di questa scelta, qualificando tutte le religioni abramitiche come espressioni di una morale eteronoma, senza forse tenere adeguatamente conto del primato che il cristianesimo attribuisce proprio alla coscienza e che se l’uomo giusto si caratterizza per la sua empatia, compassione, gentilezza, cortesia, delicatezza, amabilità, forse l’uomo giusto è anche quello che sa vedere il fratello anche nel più superficiale e spensierato dei suoi compagni di strada.

Vivere da fratelli

Fratelli tutti ci apostrofa Papa Francesco, sostituendo al termine solidarietà, forse logorato quello più caldo e più immediato di fratellanza. Vivere da fratelli è l’impegno che ciascuno di noi è chiamato ad assumere in prima persona. Nessuna guerra, scrive Papa Francesco, ha mai lasciato il mondo migliore di come lo aveva trovato: se non vogliamo che anche questa guerra contro un nemico imprevisto e sconosciuto ci lasci più aridi e chiusi in noi stessi è camminando insieme con i fratelli che incontriamo ogni giorno nei luoghi in cui la vita ci ha collocato che potremo diventare migliori. Se davvero vogliamo avviarci insieme Sui sentieri della speranza, dobbiamo attrezzarci e ricordare che la “speranza non è un semplice ottimismo che fa dire: la vita non mi va poi troppo male, in qualche modo me la cavo. San Paolo afferma che la speranza cresce nella caducità, cioè là dove c’è il non senso, dove c’è il deserto, dove c’è un mondo che si sa condannato alla morte… in questo senso la speranza è dono gratuito di Dio, è accettazione di tale dono, è guardare al futuro anche in un mare di oscurità… Quando tale speranza c’è si diventa capaci di guardarsi intorno e di vedere i segni di Cristo risorto in mezzo a noi (C. M. Martini Parole per l’anima. Dizionario spirituale).

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Torino: riunioni a distanza. Diventiamo smart e social! di Gege Moffa

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rrivato il momento di riprendere le riunioni del gruppo di Rinascita mentre monta la seconda ondata del malefico Covid 19, prendiamo atto che non sarà possibile ritrovarci di persona: lo sconsigliano la nostra età media, le distanze che richiederebbero l’uso dei mezzi pubblici e la prudenza, ci chiediamo come fare. Concordiamo tutte che, forse come non mai, sentiamo la necessità di riprendere il cammino comune: il nuovo piano di lavoro è stimolante, l’amicizia che ci lega è d’aiuto a mantenere vivo l’interesse per il bene comune e vivere la speranza nella fede. Dunque che fare? Già durante il lock down precedente un ristretto numero di noi si era incontrato grazie a Skype: si trattava quindi di strutturare gli incontri secondo questa modalità. Semplice, no?… Magari!!! Laura, la nostra capogruppo, ha iniziato un giro di telefonate per sapere quante sarebbero state in grado di collegarsi con Skype incontrando obiezioni e difficoltà. Per fortuna Don Piero si è detto subito entusiasta e si è attivato per organizzarsi: programma, microfono e telecamera sono stati installati. Perfetto! Il suo esempio è stato seguito da altre: Laura ogni volta faceva le prove di collegamento e dava istruzioni: tutto si andava man mano sistemando, almeno per la maggioranza. Purtroppo un paio di persone hanno desistito: vedremo come coinvolgerle ugualmente. Nel frattempo si è pensato di ricontattare alcune amiche che per diverse ragioni avevano lasciato Rinascita o non avevano mai potuto farne parte, così adesso nel nostro gruppo abbiamo, con nostra e loro gioia, tre compagne di cammino in più alle quali abbiamo mandato per posta il piano di lavoro che avevano potuto vedere nel Sito di cui avevano ricevuto il link. La prima riunione “allargata” ha avuto un inizio tecnicamente un po’ travagliato ma divertente: “ci sei?, mi senti, non ti vedo, accendi la telecamera, vediamo solo il soffitto, inclina lo schermo, sei al buio, accendi la luce, attiva il microfono, il pulsante è in basso, ti richiamo… Trasformare le signore di Rinascita in persone smart e social ha richiesto il ricorso a qualche tecnico informatico, nipoti e consulenti vari, ma il risultato è stato raggiunto con soddisfazione generale e la riunione si è svolta regolarmente grazie alla sapiente regia di Laura che ha dato man mano la parola a ciascuna perché è assolutamente necessario evitare sovrapposizioni, occorre rispettare il giro, come vuole il nostro metodo e questa è una buona cosa: aiuta ad essere ordinati e sintetici, ad evitare ripetizioni e prevaricazioni. Insomma: certo non vediamo l’ora di tornare a ritrovarci, a guardarci negli occhi, a scambiare anche qualche chiacchiera di persona, ma questa modalità può offrire delle opportunità sia nel coinvolgere persone lontane (una nostra amica abita adesso vicino a Bologna), sia obbligandoci a prendere confidenza con la tecnologia di cui avremo comunque sempre più bisogno. Perché Skype quando esistono altre piattaforme? Perché alcune di noi lo avevano già usato tempo addietro, perché non ci sono limiti di tempo né di partecipanti ed è gratuito, non richiede abbonamento e il suo utilizzo è tutto sommato semplice. Insegnando man mano a consultare il Sito nazionale di Rinascita e le varie pagine FaceBook e di YouTube o inviando nella Chat WathsApp del gruppo i link di interesse, si coinvolgono le persone e si rinforza l’appartenenza al Movimento.

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Società

Cosa fa il Terzo Settore in tempi di Covid?

di Carla Fava

ALPIM – Associazione Ligure per i minori OdV (Organizzazione di volontariato), di cui R.C. è stata cofondatore nel 1989, svolge da allora interventi mirati di supporto a ragazzi in difficoltà e alle loro famiglie. Quindi ragazzi in “messa alla prova” dopo aver commesso un reato (la L.488/1988 prevede un periodo di prova in cui il ragazzo accetta di sottomettersi a provvedimenti del giudice minorile quali orari ristretti, ripresa degli studi, supporto educativo, avviamento a inserimento lavorativo ecc.) su progetto dei Servizi Minorili della Giustizia e controllo del giudice. Se il ragazzo adempie positivamente il processo, che era stato sospeso, questo si conclude con estinzione del reato e senza iscrizione sulla fedina penale. Alpim dà supporto per i contenuti del progetto con educatori e volontari che sostengono il ragazzo nel percorso. Parimenti Alpim prende in carico ragazzi in disagio segnalati dagli enti locali e nelle scuole. In trent’anni ho visto centinaia di ragazzi rientrare nella società civile sana ed è stato molto commovente. La pandemia scoppiata a febbraio ci ha colto, come tutto il Terzo settore, repentinamente e impreparati a nuove regole per la sicurezza, con carenze informatiche, difficoltà di adattare interventi educativi in presenza, a interventi in remoto. In questa situazione caotica le istituzioni hanno reagito poco e male: basti pensare che il Ministero della Giustizia (Centro Giustizia Minorile e Ufficio di Servizio Sociale Minori) è rimasto inattivo fino al mese di luglio, quindi non sono stati segnalati ragazzi in messa alla prova per otto mesi. Nella scuola solo l’impegno di dirigenti, docenti e personale ha consentito il supporto online nel periodo primaverile dell’emergenza e perfino durante l’estate per i ragazzi più fragili e poi quello in presenza con l’inizio dell’anno scolastico 2020/21. Alpim ha supplito con laboratori, ricerche e indagini con questionari, percorsi di filosofia (sulla traccia di Philosophy for children) ecc. Quindi è il privato che ha risolto in modo accettabile problemi che il pubblico non è stato in grado di prevedere e che ha affrontato con notevole superficialità. In sostanza l’emergenza ci obbliga, Alpim e tutto il Terzo Settore, a inventare nuove strategie di intervento, ad adeguarci a strumenti informatici (p.es. le videoconferenze) piuttosto ostici per persone non più giovani, come sono molti dei volontari, e anche costosi. Va segnalato che Fondazioni come Compagnia di San Paolo intervengono con supporto economico e tecnico offrendo opportunità di crescita a realtà di volontariato che, da sole, finirebbero per chiudere i battenti. 37


Chiesa universale

Patto educativo globale per tutti

di Pier Giuseppe Accornero

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n «Global Compact on Education», che coinvolga istituzioni scolastiche e culturali, artisti e media, e che proponga un nuovo modello di educazione. Francesco, collegato in videomessaggio all’Università Lateranense, delinea in otto punti il percorso per cambiare il mondo a partire dall’educazione. L’evento, previsto a maggio, è spostato al 15 ottobre per la pandemia, quindi è rinviato al 2021. Gli otto punti sono: mettere al centro di ogni processo educativo la persona; ascoltare la voce dei bambini; favorire la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione; vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore; educare ed educarci all’accoglienza, aprendoci ai più vulnerabili e agli emarginati; impegnarci a trovare altri modi di intendere economia, politica, crescita e progresso; custodire e coltivare la casa comune; portare avanti attività nei Paesi di origine. Da sempre la Chiesa si impegna nell’educazione: in ogni terra in cui approda, i missionari mettono in piedi scuole e strutture educative che includono tutti, ragazzi e ragazze, poveri e ricchi, sani e handicappati, intelligentoni e zucconi. Non ricette semplicistiche né vani ottimismi - Il modello si collega all’«Economy of Francesco», altro evento rinviato. La pandemia fa soffrire i sistemi educativi di tutto il mondo. Si parla di «catastrofe educativa con 10 milioni di bambini che potrebbero essere costretti a lasciare la scuola andando a ingrossare gli oltre 250 milioni di bambini esclusi da ogni attività formativa». Occorre un nuovo modello culturale, che «dia una svolta al modello di sviluppo, rispetti e tuteli la dignità della persona perché in questa crisi non bastano ricette semplicistiche né vani ottimismi». Educare «è sempre un atto di speranza perché se gli spazi educativi si conformano alla logica della sostituzione e della ripetizione e sono incapaci di generare e mostrare nuovi orizzonti - in cui ospitalità, solidarietà intergenerazionale e valore della trascendenza fondino una nuova cultura - non staremo mancando all’appuntamento con il momento storico? L’educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia; è il naturale antidoto alla cultura individualistica che degenera nel culto dell’io e nel primato dell’indifferenza. Il nostro futuro non può 38


Chiesa universale essere l’impoverimento delle facoltà di pensiero, immaginazione, ascolto, dialogo e comprensione». Pensare al futuro dei giovani - Dice un proverbio africano: per educare un bambino «serve un intero villaggio». Forse Bergoglio pensa a questo proverbio quando chiede «una rinnovata stagione di impegno educativo che vada incontro alla solitudine e alla sfiducia che generano tra i giovani depressione, dipendenze, aggressività, odio verbale, bullismo». Giovani e bambini vivono terribili sofferenze: «Violenze e abusi sui minori, alle spose bambine e ai bambini soldato, ai minori venduti e resi schiavi, alle sofferenze del Pianeta. Serve il coraggio di ricreare il tessuto di relazioni in favore di un’umanità capace di parlare la lingua della fraternità. Un mondo diverso è possibile. Va assicurata a tutti un’educazione di qualità». Concretamente l’impegno che il Papa chiede si declina in diversi punti 1) Mettere al centro di ogni processo educativo la persona e la sua dignità e capacità di essere in relazione con gli altri. 2) Ascoltare la voce di bambini e giovani per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace. 3) Favorire la partecipazione di bambine e ragazze all’istruzione. 4) Vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educato. 5) Educazione all’accoglienza verso gli emarginati. 6) Trovare altri modi per intendere economica, politica e progresso perché siano a servizio della famiglia umana nella prospettiva di un’ecologia integrale. 7) Coltivare la casa comune con stili più sobri secondo principi di sussidiarietà, solidarietà e economia circolare. 8) La dottrina sociale solida base per trovare strade da percorre nell’attuale situazione di emergenza.

PAPA FRANCESCO: EDUCARE È SEMPRE UN ATTO DI SPERANZA “Noi riteniamo che l’educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia. L’educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità che si trasmette nel tempo di generazione in generazione. L’educazione, quindi, si propone come il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell’indifferenza. Il nostro futuro non può essere la divisione, l’impoverimento delle facoltà di pensiero e d’immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione. Il nostro futuro non può essere questo. Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società”. 39


Piano di Lavoro

Civiltà: una parola chiave da approfondire

a cura di Francesca Sacchi Lodispoto

Le origini del termine

Il termine civiltà deriva dal latino civilitas, una parola coniata nella seconda metà del 1° secolo d.C. come equivalente del greco politèia – la costituzione politica della pòlis, la cittàStato greca – per indicare la società dei cittadini, cioè degli abitanti della città in quanto comunità politica. Civiltà indicava quindi principalmente la condizione di cittadino, e spesso il diritto di cittadinanza. Tale significato politico si conservò nel Medioevo. Il termine civiltà indicava innanzitutto l’appartenenza a una città, il diritto di cittadinanza: per esempio, negli statuti comunali di Firenze civiltà e cittadinanza erano usati come sinonimi. In senso più ampio, civiltà designava l’ordinamento politico della città, e anche l’arte di governo. Contemporaneamente si affermò un significato giuridico della parola: con l’aggettivo civile, derivato da civiltà, si indicò un tipo di diritto distinto da quello penale.

La civiltà come ‘buone maniere’

Dal riferimento alla condizione di cittadino derivò un’altra accezione, più estesa, della parola civiltà: essa finì per indicare i costumi e i modi di vita della città in quanto comunità politica, i comportamenti e il modo di sentire più elevato dell’abitante 40

della città in quanto distinti da quelli dell’abitante della campagna o del barbaro. Civiltà divenne sinonimo di urbanità, un modo di comportarsi gentile e cortese proprio dei cittadini. Questo significato si consolidò nel corso dei secoli e divenne comune nel Cinquecento. La civiltà fu identificata con l’osservanza delle convenienze in uso non più solo tra i cittadini, ma più in generale tra le persone che vivono in società, e come il frutto di un processo di educazione rivolto a questo scopo. Il termine designò sempre più un comportamento esteriore, fatto di buone maniere. Alla civiltà si collegavano spesso qualità come gentilezza, delicatezza, finezza, galanteria. Civile e civiltà e i loro equivalenti nelle altre lingue neolatine e in inglese hanno conservato ancora oggi questo significato di “buone maniere”, modo appropriato di comportarsi.

La civiltà come meccanismo di controllo degli impulsi: la teoria di Freud

L’idea della civiltà come insieme di comportamenti socialmente accettati e di regole che li sanzionano è alla base della teoria formulata dal padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. Nella sua opera Il disagio della civiltà, del 1929, Freud sostiene che la civiltà è “la somma delle realizzazioni e de-


Piano di Lavoro gli ordinamenti che differenziano la nostra vita da quella dei nostri progenitori animali e che servono a due scopi: a proteggere l’umanità dalla natura e a regolare le relazioni degli uomini tra loro”. Lo sviluppo della civiltà, però, presuppone la repressione degli istinti e l’affermarsi di divieti, l’accettazione di norme che gli individui interiorizzano nel loro Super-io, cioè quella componente della psiche che regola il comportamento e presiede alla coscienza morale. La civiltà, in questo modo, contrasta con la naturale disposizione degli esseri umani a soddisfare le proprie pulsioni sessuali, lasciando libero gioco a un’altra categoria di impulsi, quelli aggressividistruttivi che mettono in pericolo l’esistenza della civiltà stessa.

Una prospettiva eurocentrica: l’antropologia evoluzionistica

La connessione tra civiltà e progresso istituita dall’antropologia evoluzionistica (stadi successivi di evoluzione della specie umana: selvaggio, barbaro, civile) presuppone un processo sostanzialmente unitario, un unico percorso che tutte le società e i gruppi umani seguono nel loro sviluppo storico. Le società considerate selvagge o primitive vengono giudicate arretrate perché sono rimaste agli stadi iniziali o intermedi del processo evolutivo attraverso cui gli antenati degli Europei contemporanei sono passati in epoche remote. Alla identificazione di tale stadio ‘progredito’ con la moderna civiltà occidentale, si associa spesso l’idea

di una missione civilizzatrice dell’Occidente nei confronti dei popoli primitivi o arretrati. Questa idea ha permeato la politica coloniale delle potenze europee alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento.

Una definizione più ampia e ‘neutrale’ di civiltà

Rifiutando il concetto di civiltà come la forma più evoluta e complessa di una cultura, molti studiosi hanno cercato di usare il termine civiltà in un’accezione assai più ampia e ‘neutra’, in cui sia assente ogni giudizio di valore, ogni riferimento a una gerarchia di ‘superiore’ e ‘inferiore’. Esemplare in questo senso è la celebre definizione formulata alla fine dell’Ottocento dall’inglese Edward B. Tylor, considerato da molti il fondatore dell’antropologia culturale: “La cultura, o civiltà […] è quell’insieme complesso che comprende le conoscenze, le credenze, l’arte, i principi morali, le leggi, le usanze e ogni altra capacità e abitudine acquisite dall’uomo in quanto membro di una società”. In questa definizione la civiltà assume un significato globale in quanto comprende la totalità delle manifestazioni di una società, ma non viene più limitata a una fase, la più recente, della storia umana. Viene così a cadere quella connessione tra l’idea di civiltà e la nozione di progresso che circoscrive la civiltà a quelle culture che sono pervenute, nel loro processo evolutivo, a un presunto livello ‘superiore’ di vita. Optare per una definizione ampliata di questo tipo significa anche rifiutare 41


Piano di Lavoro di parlare di civiltà al singolare, riconoscendo l’esistenza di una pluralità di civiltà. È questa, per esempio, la prospettiva adottata dallo storico inglese Arnold J. Toynbee in una monumentale opera in dieci volumi apparsa tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento. Ogni civiltà può essere intesa come la ‘risposta’ data da un gruppo umano alle sfide poste dalle particolari condizioni dell’ambiente naturale e sociale in

cui viene a trovarsi. Una civiltà si sviluppa finché è capace di rispondere alle sfide che incontra sul suo cammino; quando questa capacità viene meno, la sua crescita si arresta; una serie di risposte non riuscite causa la sua disgregazione. Ma non si tratta di un processo irreversibile. Proprio la fase della disgregazione può segnare, anzi, la nascita di una nuova civiltà, ‘figlia’ della precedente.

Partendo da queste informazioni il gruppo ha fatto alcune notazioni sulla nostra attuale concezione di civiltà 1. Oggi civiltà è una parola che non si usa tanto, è ritornata in auge dopo l’11 settembre quando si è parlato di scontro di civiltà nel rapporto con l’Islam. 2. Dato lo stretto legame tra economia e politica chiamiamo civiltà occidentale la società capitalista mettendo in contrapposizione il nord e il sud del mondo. Notiamo che l’aspirazione dei tanti migranti è quella di raggiungere la nostra società considerata come la civiltà del benessere, dei diritti e delle opportunità. 3. Se le migrazioni si dirigono verso il modello occidentale possiamo domandarci cosa abbiamo di più oltre il modo di vivere e il modello del benessere. Tra modo di vivere e civiltà c’è un abisso. L’attuale modo di vivere rimanda piuttosto a modo e a modelli sociali che spesso non hanno nulla da spartire con la nostra cultura tradizionale. 4. Il gruppo ha provato a mettere in evidenza alcuni valori della nostra civiltà: la democrazia, l’uomo al centro e i suoi diritti fondamentali, l’arte, la musica, l’architettura, la religione. 5. Oggi più che un discorso di aree geografiche usiamo il termine civiltà per indicare fenomeni nuovi che toccano l’intero mondo globalizzato: civiltà digitale, civiltà tecnologica… 6. Tuttavia conosciamo poco le altre civiltà e siamo convinti che non tutte siano alla pari; in fondo siamo ancora molto convinti della superiorità della civiltà occidentale! 7. La riflessione continua con l’approfondimento della differenza tra civiltà e cultura. Siamo interessati a scambiarci con altri gruppi sullo stesso tema. 42


Piano di Lavoro

Istruzione-spiritualità: un osservare e un riflettere

dal gruppo di Maria Indelicato, Catania

1) Quando parliamo di istruzione/spiritualitá che significato diamo a questi termini?

P

er istruzione s’intende il diritto di tutti ad avere accesso ai medesimi strumenti che permettono di avere le medesime possibilità di accesso ad una realtà complessa che ci circonda. In questo tempo di Covid, l’istruzione è l’obiettivo primario. Anche se i contagi cresceranno, la scuola non si deve fermare. Perchè? Perchè l’istruzione è il fattore chiave del benessere individuale, della crescita economica e della partecipazione politica. Per spiritualità s’intende una ricerca di senso del divino nella nostra vita. Ciò avviene attraverso lo studio della Parola. La spiritualità è due cose: la crescita interiore e la manifestazione di questo risultato nella nostra vita. Ci siamo soffermati sull’istruzione religiosa e cristiana. Con la preghiera ci avviciniamo a Dio. Dobbiamo fare scelte coraggiose o contro corrente per la salvezza eterna, sostenuti dallo Spirito Santo e dal Vangelo.

2) Prendiamo in considerazione un fatto che ci ha coinvolto o una situazione sociale in cui è in gioco la possibilità di scelta

Siamo al primo posto di popolazione tra i 15 e 24 anni che non lavora e non studia. Abbiamo quindi un enorme bisogno di istruzione e quindi di buoni insegnanti. L’Art. 97 della Costituzione obbliga che agli impieghi nella Pubblica Amministrazione si acceda mediante concorso. Il concorso di novembre offre 32 mila posti di insegnanti a fronte di 64 mila candidati. Solo il concorso dà eguali possibilità a tutti; senza concorso potrà avere il posto quello che è più vicino al politico di turno. Ancora oggi persone cosiddette istruite si stufano a fare una corretta raccolta differenziata dei rifiuti. Anche minimizzare la portata del­l’uso di parole “scorrette” per esempio, negro o frocio ecc… è una cosa da combattere per risvegliare il senso critico. Tutto ciò è collegato a ecologia e stili di vita.

3) Cosa orienta le nostre scelte (cosa deleghiamo, cosa paghiamo di persona)? Cosa ci impedisce di scegliere?

Nel nostro gruppo si tende sempre a pagare di persona e non si delegano le scelte ad altri. Scelte coraggiose o contro corrente, sostenuti dallo Spirito San43


Piano di Lavoro to e dal Vangelo, ci portano alla salvezza eterna. Pur essendo pensionati ci sta a cuore il Lavoro. Con un milione di posti in meno, è incomprensibile la guerra contro l’impiego a termine.

4) Analizziamo il ruolo dell’informazione, dei social l’informa-

zione va sempre vagliata, perchè spesso la ricerca dello scoop per l’aumento dell’audience, va a discapito della realtà. Lo stesso avviene sui social in cui si verifica l’effetto sciame. Tutti si spostano sull’ultima convinzione postata. Quello di cui avremmo bisogno è un investimento coraggioso in infrastrutture del sapere. Se usiamo i soldi dell’U.E. per la ricerca, l’Italia sarà più ricca.

5) Riflettiamo sui nostri comportamenti, mentalità, culture, mode e stili di vita

Attingiamo dalle fonti in senso critico per la formazione delle coscienze. Abbandoniamo ogni eccesso per uno stile di vita più sobrio. La pandemia è stata la prova più dura della nostra vita, almeno per coloro tra noi che non hanno conosciuto la guerra.

6) Riflettiamo sulla nostra autonomia di giudizio e la capacità di fare scelte. È importante il confronto con gli altri ed essenziale la

Parola per le nostre scelte. Dalla lettera agli Ebrei vediamo come la fede non ci fa perdere la speranza. Sperare non significa calcolare la probabilità degli eventi ma pensare che la volontà possa influenzarli. Un malato che crede di poter guarire, può fare la differenza. La fede presuppone che ci sia una natura umana. C’è carenza d’istruzione umana, non solo religiosa.

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Piano di Lavoro

Le nostre parole e

le parole della meditazione

a cura di Ginetta Chionchio

Queste riflessioni sono frutto della condivisione via Whatsapp del gruppo di Novara

Renzo Seren: un tema ostico, la morte

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a meditazione 1- Facciamo l’uomo mi porta a seguire un percorso che partendo da una umanità fatta ad immagine di Dio arriva ad affrontare uno dei temi più ostici dell’inchiesta: la Morte. L’essere fatti ad immagine di Dio ci rende tutti fratelli. In ogni persona, anche la meno dotata apparentemente, si possono scorgere i tratti di Dio. I limiti umani che sembrano con impietosa evidenza discostarci dalla somiglianza con Dio, sono essenzialmente derivati dalla finitezza della vita; sono i limiti dello spazio e del tempo. Eppure, a differenza degli altri esseri viventi, noi riusciamo a concepire l’eternità e l’infinito, come se oltre i brevi passi in questo mondo fossimo destinati ad un’altra dimensione. Si può pensare ad un cammino di speranza, ma nella realtà appare davvero arduo uscire da quell’atmosfera di profondo declino che l’uomo ha introdotto nella storia, declino sempre presente anche quando si vuole che il progresso debba cambiare il mondo. È il declino di una umanità che non ci tiene a coltivare la somiglianza con Dio. A Dio si sostituisce se-stessi, si vive come se Dio non esistesse, non si esercita neppure il sano esercizio del

dubbio. Si dichiara di non credere in Dio per poi raccontare ai bambini di un Babbo Natale fantastico più miracoloso di un Gesù storico. Con queste premesse, parlare di morte è considerato offensivo, diseducativo, pone dei limiti al delirio di onnipotenza. Vivere come se Dio non esistesse e come se non si dovesse morire. Anche quando una grave malattia traccia ineluttabilmente il confine dell’esistenza terrena, tra malato e famigliari si instaura la “congiura del silenzio”. La malattia concede del tempo per congedarsi, la congiura del silenzio cancella questo tempo. Si perde una grande occasione di vivere momenti di qualità anche nella fase conclusiva dell’esistenza; Persa quest’occasione, resterà soltanto il sapore amaro del “non detto” e del “non fatto”. Ritorna importante riscoprire la nostra somiglianza con Dio che non va ricercata nell’onnipotenza e onniscienza terrena, ma molto più semplicemente va riscontrata nella figura di Gesù che si affida alla volontà del Padre e vince la paura della morte.

Silvana Assolari: uno stile politico

Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. Rileggere la creazione 45


Piano di Lavoro dà un grande senso di serenità ma ci spiega che dominare non significa sottomettere ma agire in modo che chi o che cosa è suddito stia bene e prosperi: ecco un disegno di come agire in politica. Che cosa implica essere immagine e somiglianza: non dimentichiamo che è stato un atto di amore, donarci l’intelligenza la libera scelta, la dignità. Ogni uomo come Dio vuole il bene, la bellezza, ricerca nella sua esistenza la felicità, la gioia. Non sempre percorre strade buone per raggiungerle, non sempre l’uomo rispetta l’altro, la vita, l’ambiente. La ricerca del successo, i dolori, la morte, gli affanni di questo tempo attuale ci stremano ma non dimentichiamo le sue parole: Non abbiate paura, sono io.

Ginetta Chionchio: la libertà

Grazie per le condivisioni, tutte ricche di preziosi spunti di riflessione. Anch’io mi sono soffermata sul significato di quel “a sua immagine e somiglianza”, talmente straordinario e apparentemente lontano dai limiti della nostra pochezza! Riflettendo individuo nella libertà, ciò che distingue l’uomo-donna da qualsiasi altra creatura e la libertà è strettamente connessa alla responsabilità. Senza l’una non può esserci l’altra, e viceversa. Dio assegna all’uomo, e alla donna, il dominio su tutto il creato, ne affida loro la cura e la tutela. Li rende partecipi al progetto della creazione. La libertà non è, perciò, fine a se stessa, ma sempre modulata sulla responsabilità dell’essere fedeli al progetto del Creatore. Ma la libertà 46

comporta anche la possibilità dell’errore. Senza libertà non ci sarebbe responsabilità e senza responsabilità non ci sarebbe errore, né colpa. Penso che guardando gli errori degli altri e anche i nostri facilmente dimentichiamo che l’errore rappresenta la fatica di scelte responsabili, fedeli e coerenti nel vivere il dono della libertà e riconoscere questo penso ci aiuterebbe a vedere l’immagine di Dio in ogni uomo e donna pur sfigurati da errori e colpe.

Laura Papa: scienza e tecnologia

Padre Licio Prati, nella presentazione del piano di lavoro di R.C, ci sollecita ad attivarci per costruire il futuro, la speranza del futuro e si domanda dove l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio voglia andare e quale sia la sua identità. Gli uomini, nati per essere partecipi dell’attività creatrice di Dio in quanto dotati di intelligenza, sapienza, mistica, cultura e libertà, sembrano abbastanza disorientati, affascinati e attratti da valori alternativi e soprattutto da scienza e tecnologia. Padre Licio chiude la sua riflessione in modo molto forte. Quest’anno può essere per noi il canto del cigno o il grido della partoriente che sveglia la città. Immagine fortissima.

Giuliano Subani: la vita come dono

Renzo dice che oggi si vive “come se Dio non esistesse e come se non si dovesse morire”. Vero. Abbiamo adeguato appieno il nostro stile di vita al


Piano di Lavoro pensiero esistenzialista. Un bagno di umiltà ce lo sta dando la pandemia ma ugualmente viene da chiederci che senso ha essere uomo fatto “a immagine e somiglianza di Dio” per poi morire? Cerco di capire, forse il senso è nel considerare la mia vita come “dono”, dono di Dio, dono secondo il Suo “progetto”? Silvana ci ricorda che “dominare non significa sottomettere”. Proprio in linea con la bella e chiara spiegazione, a pag. 12 del Piano di Lavoro, del significato di “soggiogare” che è quello di amministrare bene, “…il re è personalmente responsabile del benessere e della prosperità …” Ecco allora libertà e responsabilità sottolineate da Ginetta. Se il peso dei nostri atti diventa indifferente, e mangiare o uccidere hanno lo stesso valore, smettiamo di

essere liberi. È infatti il limite a renderci liberi perché impone di scegliere, cioè di indirizzare la libertà in una direzione. Allora io divento ciò che scelgo: se rubo divento ladro, se uccido assassino e se non scelgo sarò de – moralizzato. Non basta sapere di esistere ma si deve e si può scegliere «come» esistere. Ecco quindi la responsabilità nei confronti del creato “affidatoci in amministrazione” e la responsabilità nei confronti dei “Fratelli tutti”, tutti creati da Dio a Sua immagine e somiglianza. Mi è piaciuto il racconto della teologa Marinella Perrone (l’avete sentita?): alla domanda “quando comincia la civiltà di un popolo?” una studiosa antropologa risponde: “quando troviamo un resto umano che risulta essere stato curato”.

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 18-25 gennaio 2021 Dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca. Papa Francesco

I

l materiale per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2021 è stato preparato dalla Comunità monastica di Grandchamp. Il tema scelto dalla Commissione Internazionale del Pontificio Consiglio del­l’Unità dei Cristiani e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, tratto dal Vangelo di Giovanni 15, 1-17 è: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”. Nel Sussidio alla fine di ogni riflessione viene proposto un brano biblico per una meditazione personale per sottolineare, ancora una volta, la centralità della preghiera nel cammino ecumenico che chiede conversione quotidiana nell’obbedienza dell’ascolto della Parola di Dio. 47


Lo chiameranno Emmanuele che significa Dio con noi

È un’espressione che anticipa fin dal momento della nascita il destino di Gesù. Salvatore solidale in modo indissolubile con la storia dell’umanità, accanto agli uomini e alle donne di ogni tempo e di ogni situazione storica. Buon Natale!

Rinascere Periodico bimestrale di informazione e di collegamento del Movimento Rinascita Cristiana Via della Traspontina, 15 - 00193 Roma - Tel. 06.6865358 - Fax 06.6861433 - segreteria@rinascitacristiana.org www.rinascitacristiana.org - c/c postale n. 62009485 intestato a Movimento Rinascita Cristiana Direttore Responsabile: Francesca Tittoni Comitato di Redazione: Francesca Carreras, Maria Grazia Fergnani, Giovanna Hribal, Alberto Mambelli, Roberta Masella, Gege Moffa, Elvira Orzalesi, P. Licio Prati, Renzo Seren. Stampa: La Moderna srl - Via Enrico Fermi, 13/17 - 00012 Guidonia (Roma) – tel. 0774.354314 Associato all’Unione Stampa Periodica Autorizzazione del Tribunale di Roma N° 00573/98 del 14/12/98 Italiana Finito di stampare nel mese di Novembre 2020

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