L'Economia raccontata ai bambini - 4 - Gellindo Ghiandedoro e il cattivo consigliere

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L ’economia raccontata ai bambini

Gellindo Ghiandedoro e il catttivo consigliere

1 - Alla ricerca di un consiglio I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


All’alba Adesso che possedeva la bellezza di ottantacinque euro, Gellindo Ghiandedoro si sentiva lo scoiattolo più ricco del mondo, e forse lo era, anche! – Ma lo sapete, voi, quante cose si possono fare, con la bellezza di ottantacinque euro? – esclamò Gellindo, correndo a svegliare poco dopo l’alba gli spaventapasseri Lingua-lunga e Chiomadoro, che stavano ancora dormendo dopo i festeggiamenti per il compleanno del loro amico Pagliafresca. Lingua-lunga, uno stupendo spaventapasseri vestito con un lungo cappotto nero, un cappello di paglia dalle larghe falde e un’allegra camicia a quadretti bianchi e rossi, di solito non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione per una bella battuta del tipo “…be’, dalli pure a me, e vedrai che cosa ci faccio io, con tutti i tuoi soldi!”. Quella mattina, però… – UAAAAUUUMMMM! – sbadigliò stiracchiando le lunghe braccia infilate nelle maniche di quel cappottone nero come la notte. – Eh? Chi sta parlando? Ah sei tu, Gellindo… ma perché mi hai svegliato? Chiomadoro, invece, una spaventapasseri che si distingueva da lontano per una vaporosa e lunga chioma di paglia secca, aprì gli occhietti e vide a malapena nella nebbia del primissimo mattino lo scoiattolo accoccolato vicino al bastone che serviva a tenerla piantata in mezzo all’orto coltivato a patate e… – Gellindo, ma lo sai che fine ti faccio fare, se trovo la forza di staccare il mio

bastone da terra? Ti rincorro fino al Bosco delle Venti Querce e ti obbligo a rinchiuderti nella tua tana fino a stasera a mezzanotte! Vattene e lasciaci dormire, te ne prego! – Prima, però, dovete dirmi che cosa posso fare con la bellezza di ottantacinque euro che mi ritrovo! – insistette testardo lo scoiattolino, che stringeva tra le zampette un bel fascio di banconote. Quel tesoretto era ciò che rimaneva dei cento euro ricevuti dal gioielliere in cambio di una preziosa ghianda d’oro: con quindici euro Gellindo aveva a sua volta comprato la pipa finta data in regalo a Pagliafresca, e con il resto… – Ottantacinque euro sono sempre ottantacinque euro, sapete? Voi che cosa ne fareste? Così, tanto per farlo star zitto una buona volta e per vedere se, poi, era possibile riprendere a dormire, Lingualunga buttò lì un’idea. – Perché non vai alla latteria del villaggio a far colazione? Ottantacinque euro dovrebbero bastarti… – Che bella idea – esclamò Gellindo saltando sul muretto dell’orto. – Ho proprio il pancino che brontola per la fame… Grazie, Lingua-lunga, ero certo che potevo fidarmi di te, amico mio! Lo scoiattolo dalla lunga coda rossiccia e morbida squittì felice e scappò via. In latteria Casoletta era la spaventapasseri che teneva aperta ogni giorno la latteria del villaggio: era lei che raccoglieva il latte nelle bottiglie, che impilava le forme



di formaggio fresco e stagionato sugli scaffali e che preparava cappuccini e cioccolate bollenti, in cui intingere deliziose brioches con l’uvetta passa e la marmellata di ciliegie. – Voglio quattro cioccolate e sedici brioches – ordinò Gellindo Ghiandedoro entrando in latteria. – Ho una fame che mangerei un’intera fabbrica di pasticcini, io! – Ecco qua le cioccolate e le brioches… Fanno venticinque euro, disse Casoletta servendo in tavola tutto quel ben di dio. – Solo venticinque euro? – esclamò Gellindo, afferrando la brioches in cima alla montagnola. – Ma io ne ho ottantacinque, da spendere alla latteria: me lo ha detto Lingua-lunga!. Che cosa posso comprare, ancora? Proprio in quell’istante passò di lì saltellando Palostorto, uno spaventapssseri che aveva la sfortuna di esser piantato proprio in cima a un palo tutto sghembo, che lo obbligava a mille faticosi equilibrismi per restare in piedi. – Ehilà, Palostorto – urlò lo scoiattolo dalla latteria, – entra, vieni qui con me, ché ti offro la colazione… E vieni anche tu, Empedocle! – strillò ancor di più, per richiamare l’attenzione dello spaventapasseri più vecchio e sordo dell’intero villaggio. – Eh? Cosa dici? – disse Empedocle, entrando in latteria e sedendosi al tavolo di Gellindo. – Devo darti una lezione? E di che cosa? Matematica… geometria… una lezione di storia?… – No! Ho detto colazione, CO-LAZIO-NE! Ordinate pure quel che volete,

voi due: oggi pago io con i miei ottantacinque euro! Anche tu, Casoletta: se vuoi servirti… – Io ho già mangiato, grazie… – rispose la spaventapasseri, mettendo in tavola altre brioches e altre cioccolate fumanti. – Ma perché devi spenderli tutti, quegli ottantacinque euro? Stai facendo una scommessa, oppure è un nuovo sport? – No, ma che scommessa e quale sport: – rispose Gellindo con la bocca piena e la cioccolata che gli gocciolava sul mento. – È che ieri ho venduto una delle mie ghiande d’oro, sai quelle che conservo nel magazzino numero “Quattro”, su, al Bosco delle Venti Querce? Bene: dopo aver comprato il regalo per Pagliafresca, mi ritrovo ancora con tutti questi soldi e, per spenderli, Lingua-lunga mi ha consigliato di venire da te, a far colazione in latteria… EHI, PAGLIAFRESCA! Ecco il festeggiato… Ciao, vieni dentro anche tu, anzi: soprattutto tu! La festa di compleanno non è finita: vieni e ordina quel che vuoi. Oggi pago io! Fu così che, verso metà mattina, dopo che dalla latteria erano passati quasi tutti gli spaventapasseri del villaggio… – Gellindo, – sussurrò Casoletta in un orecchio allo scoiattolo, – fino ad ora hai speso centocinque euro. Tutto in cioccolate e brioches. Siccome ho sentito che di euro ne hai solo ottantacinque, volevo avvisarti che… – CENTOCINQUE EURO? – urlò Gellindo balzando giù dalla sedia. – Fermi! Tutti fermi, mi raccomando. Pagliafresca, giù la brioches che hai in mano



e metti via quella tazza di cioccolato. Anche tu, Empedocle: mi dispiace, ma i soldi sono terminati! Ecco qui, Casoletta: questi sono ottantacinque euro… Gli altri venti te li porto… ehm… stasera o domani mattina… Fu così che, nel breve volgere di una colazione, Gellindo tornò a essere “povero” come prima, senza il becco d’un quattrino. Anzi: adesso aveva anche un debito di venti euro, cosa che non gli era mai capitata prima! Casoletta fu brava, quella volta. “Non preoccuparti, mi pagherai il resto quando avrai un po’ di soldi, sta’ tranquillo.

Tanto, mica scappi, vero?”. Era umiliante, però, dover dire agli amici invitati a far colazione assieme, che le brioches dovevano tornare al loro posto e che di cioccolata calda e dolce non ce n’era più per nessuno. Gellindo Ghiandedoro salutò tutti gli amici e tornò piano piano a casa, immerso nei pensieri più tristi che mai avesse avuto per la testa. Finché non s’imbatté in Candeloro, lo spaventapasseri “pestifero” del villaggio. E questa storia prese una brutta piega! (continua - 1)



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