Nutrire il pianeta con equità - Gellindo Ghiandedoro e le magie di Paglierina

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Nutrire il pianeta con equità

Gellindo Ghiandedoro e le magie di Paglierina I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


I ministri di re Pirofilo erano tre: Barbogio il più anziano, Mezzaluna quello con l’età di mezzo e Mingherlo il più giovane. Fu proprio il vecchio Barbogio ad accorgersi quella mattina che qualcosa non andava, a palazzo reale. Quando, poco dopo l’alba, Barbogio raccolse da sotto le coperte la sua lunga barba bianca, la infilò nei pantaloni del pigiama per non cadere impigliandosi e si recò in bagno a lavarsi, ancora non sapeva quel che di lì a poco gli sarebbe successo. – Piràmpolo... Piràmpola... Pirampolina... quant’è bella questa mattina... Canticchiando la filastrocca con cui salutava tutte le mattine il nuovo giorno, il ministro si pettinò a lungo la criniera bianca che gli cadeva sulle spalle, accorciò con la forbice le punte della barba, curò con particolare attenzione i baffi e le basette e poi aprì il rubinetto per sciacquarsi la faccia. Non se ne accorse subito, ma dopo un istante, anche se aveva gli occhi chiusi, capì che qualcosa non andava nell’acqua del rubinetto. – Ma come mai è così dolce? E perché è così attaccaticcia stamattina? A occhi chiusi cercò l’asciugamano, lo prese e si asciugò la faccia. Quel che vide lo lasciò senza fiato! – Per mille ministri col raffreddo-

re! – esclamò stupefatto. – Questa è una cosa che re Pirofilo deve sapere immediatamente! – Come sarebbe a dire che dal rubinetto del tuo lavandino esce acqua bianca! – lo apostrofò il re. – Non è che ieri sera hai esagerato nei brindisi con lo sciroppo di pesche? – Ma cosa dici, maestà! Ne ho bevuto solo un bicchierino... No no: dal rubinetto esce acqua color latte... – E si bloccò su quest’ultima parola. – Anzi: adesso che ci penso, quell’acqua è così dolce e appiccicaticcia, che pare proprio vero latte! A quel punto giunse anche ministro Mezzaluna con un traballante bicchiere di latte in mano... – Mio Sire, guardate voi cosa è uscito stamattina dal rubinetto del mio bagno! Latte fresco appena munto! Subito dopo il piccolo Mingherlo entrò nella sala del trono coi capelli bagnati: – Ma come faccio a lavarmi la testa con il latte? Dov’è la mia bella e buona acqua fresca? E poi arrivò la governante Nèspola con una camicia bagnata in mano: – Qualcuno mi sa dire come faccio a far bucato della principessa Cloe usando il latte al posto dell’acqua? Regina Fornetta fece il suo ingresso stringendo in mano la macchinetta del caffè: – E io non posso preparare un buon caffè usando il latte al posto dell’acqua! No, non è


possibile! Alla fine anche Gellindo Ghiandedoro si unì al coro dei lamenti: – Dev’essere successo qualcosa di grave e di brutto, se tutta l’acqua del palazzo reale è stata trasformata in latte! Qui c’è odor di sortilegio... Che c’entri qualcosa la strega Paglierina? Strega Paglierina abitava in una casetta costruita sulla cima di una grossa quercia, a un tiro di freccia dal palazzo reale di re Pirofilo. Gran brutta strega, non c’è che dire. Della fattucchiera aveva proprio tutto: vestita di nero, piccola e con le gambe storte, rugosa e con le dita ad artigli, viveva giorno e notte con un cappellaccio nero incollato sulla testa, da cui uscivano ciuffi di capelli grigi e sporchi. Bruttissima, orripilante, disgustosa... ma per niente cattiva, anzi! – Son dolce streghina – amava sbraitare con voce roca da arpia, – che ama la vita, son tenera e buona... la mia magia gioia ti dona! Insomma, l’avete capito, no? Paglierina era sì una strega come tutte le altre sue sorelle malvagie, ma per quanto si impegnasse non era proprio capace di metter insieme un solo sortilegio diabolico! E anche quella volta... Gellindo si arrampicò agile su per il tronco della quercia e andò a bus-

sare alla casetta della strega. – Chi è che bussa alla mia porta? – abbaiò una vociaccia dall’interno. – Sono io, Paglierina... sono Gellindo Ghiandedoro! – E cosa desidera lo scoiattolo più simpatico che io conosca? – ragliò la strega aprendo la porta. Era veramente brutta, la poveretta: una strega più brutta di lei Gellindo non riusciva a immaginarsela. – Ehm, ecco... lo sai vero che cosa hai combinato a palazzo reale? Paglierina sorrise e si piegò sulla testa dello scoiattolo, deponendogli in fronte un bacio streghesco: – Ti hanno mandato a ringraziarmi, vero? – Ringraziarti per cosa, poi? – Ma per il regalo che gli ho fatto stanotte! – Ah, perché tu pensi che quello sia un bel regalo? Paglierina abbassò le spalle delusa e vi aggiunse una smorfietta dispiaciuta: – Ma certo, è un bellissimo dono, una magia stupenda! – piagnucolò sul punto addirittura di mettersi a piangere. – Mi sai dire in quale palazzo reale del mondo appena giri un rubinetto esce latte dolce, fresco, munto da meno di un minuto? Gellindo fece di tutto per restare calmo: – Per prima cosa, se nessuno, ma proprio nessun palazzo reale al mondo ha il latte che fuoriesce dai


rubinetti, un motivo deve pur esserci, no? – Be’, sono degli sciocchi a non averci pensato prima – ribatté la strega. – Vuoi mettere la comodità di far colazione in bagno senza perder tempo in cucina? Prova a immaginare come saranno contenti i bambini quando scopriranno di poter far colazione lavandosi i denti, contemporaneamente! Mettiti nei panni di re Pirofilo: mezzo bicchiere di latte tiepido, una sciacquatina agli occhi e poi via, subito al lavoro! E poi tu ancora non sai tutto! Il cuoricino di Gellindo fece un balzo: – Tutto... che cosa? Paglierina sorrise mettendo in mostra una fila di denti marci: – Non sai ancora che, da stamattina, il latte zampilla anche dalle fontanelle del parco reale, sgorga dai rubinetti delle fontane in città e dai lavatoi nelle piazze principali! Latte e latte e ancora latte... tutto gratis! – Ma si può sapere perché il regno di re Pirofilo non può avere, come tutti gli altri regni, una strega cattiva come si deve?!?! Gellindo si pentì subito della brutta cosa che aveva detto, perciò si calmò all’istante e cercò di far ragionare Paglierina. – Sai qual è il problema, mia bella strega? – Perché, c’è forse un problema? – Il problema è che il latte è pre-

zioso, è un alimento sano, completo e buono... ma non ne abbiamo da buttar via! Mi sai dire dove va a finire il latte che esce dal rubinetto del bagno o della fontana e non viene usato? – Be’ – rispose l’altra aggrottando la fronte, – direi che va giù per i tubi... – E dove portano questi tubi? Paglierina ci pensò alcuni istanti e poi scosse la testa: – Non lo so! – Vanno direttamente in discarica, dove di solito finisce l’acqua sporca per essere ripulita. Ma ripulire il latte sporco non è possibile, perciò il tuo famoso regalo in realtà condanna i sudditi di re Pirofilo ad avere meno latte di prima! Paglierina spalancò gli occhi incredula e aprì la bocca per... per... – Scusami Gellindo, ma mi sono fatta trascinare dalla mia bontà! Lacrime di strega buona scendevano sulle guance rugose della vecchia. – Pensavo di far felici i miei amici, Pirofilo, la regina Fornetta, la principessa Cloe e tutti gli altri, tutti i sudditi del regno, e invece ho combinato un bel guaio! Gellindo tornò a sorridere: la strega aveva capito! – Certo però che un rimedio deve pur esserci – buttò lì lo scoiattolo. Il volto di Paglierina si allargò in un sorriso orrendo, ma felice: – Cer-


to che esiste un rimedio! E che ci stanno a fare le formule magiche, sennò? Allora, fammi vedere nei miei libri: qua dentro dev’esserci la formula per far tornare l’acqua al posto del latte... Però... – Però che cosa? – chiese Gellindo col cuore di nuovo in gola. – Però, per farmi perdonare potrei fare qualcosa di più! – Non pensi di aver già combinato abbastanza guai? – Sì, è vero, ma io voglio che tutti i miei amici siano felici e allora sai che faccio: prima trasformo il latte in acqua fresca e pulita, ma poi regalo a re Pirofilo e al suo popolo cento modi diversi di usare il latte! Pensa che bel regalo! E fu proprio un regalo bellissimo e buonissimo. Da quel giorno, infatti, il regno di re Pirofilo e di regina Fornetta divenne famoso in tutto il mondo perché lì si trovavano ben cento modi di presentare il latte in tavola. Con una lunga serie di formule magiche Paglierina fece nascere dolcissimi frappé di latte alla fragola, ai mirtilli, ai lamponi e more, all’uva spina e al ribes, alle ciliege, alle noci e nocciole... E poi ricotte fresche e ricotte affumicate, formaggi dolci, teneri, semistagionati e stagionati, gelati

uno più squisito dell’altro... Non vi dico quanto buoni fossero gli yogurt a ogni specie di frutto, mentre andava a ruba la panna fresca, soffice e leggera. Vennero da lontano, da molto lontano per assaggiare un burro dolce e facile da spalmare, scoprendo anche la bontà del burro salato e di quello aromatizzato alle erbe dell’orto... Se poi qualcuno s’accontentava di un buon bicchiere di latte fresco, allora faceva la conoscenza del latte più buono e più digeribile che avesse mai assaggiato! E Paglierina? La nostra streghetta pasticciona promise a Gellindo e a re Pirofilo di non lasciarsi mai più trascinare dall’entusiasmo. – Ma state tranquilli amici: basta latte dai rubinetti, ve lo giuro! Paglierina si girò e fece per andarsene quando si fermò come se proprio in quel momento le fosse venuta una bella idea. Quando si rigirò, aveva gli occhietti che scintillavano di gioia: Abratìm abratòm sarcino... – urlò felice – ... dalle fontane e da tutti i rubinetti del tuo regno da adesso scorrerà dell’ottimo... VINO! Streghetta Paglierina aveva perso il pelo, ma non il vizio!



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