Nutrire il pianeta con equità
Gellindo Ghiandedoro e la Festa delle Stelle-mele I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Il silenzio della grande reggia di re Pirofilo venne rotto da un urlo altissimo. – VOGLIO LA COSA PIÙ BUONA CHE ESISTA AL MONDOOO! Lo scoiattolo Gellindo Ghiandedoro, che nel castello lavorava come consigliere del re, saltò giù dalla poltrona sulla quale stava dormendo e corse di filato verso gli appartamenti della principessa Cloe: era stata lei a urlare a quel modo, aveva riconosciuto la voce! Davanti alla porta della camera da letto della principessa Gellindo incontrò re Pirofilo, richiamato anche lui dallo strillo della figlia. – Ma cosa vuole, stavolta? – si lamentò il re. – Da quel che ho capito, pretende che qualcuno le trovi la cosa più buona che esista al mondo! – Gellindo scosse il capo al pensiero di quell’ennesimo capriccio. Erano settimane ormai che Cloe stava mettendo sottosopra il castello: un giorno voleva il fiore più bello, il giorno dopo il vestito più elegante, poi il libro più entusiasmante, il gioiello più prezioso, il quadro più variopinto, il profumo più dolce, le pantofole più comode... E re Pirofilo s’arrabattava ogni volta per trovare chi poteva accontentare i desideri della principessa, convocando a corte i pittori più famosi, i giardinieri più provetti, i
sarti più alla moda, gli scrittori più importanti, gli orefici più abili... La porta della stanza di Cloe si aprì all’improvviso e la fanciulla uscì in lacrime: – Qui nessuno mi vuol bene! – piagnucolò gettandosi fra le braccia di suo padre Pirofilo. – Solo tu, papà, mi capisci e mi accontenti... vero? – Sì... ehm... ecco: se posso di sicuro, ma vorrei sapere cosa vuoi, questa volta. – Ma non mi hai sentita? Tu, Gellindo, hai sentito quel che ho chiesto poco fa? – Se non sbaglio – tentennò lo scoiattolino, – hai chiesto la cosa più buona che esista al mondo... La principessa si girò, si asciugò le lacrime e tirò su col naso: i capelli biondi a boccoli le cadevano sulle spalle e i due occhi chiari finalmente sorrisero: – A esser più precisa, voglio assaggiare la torta più gustosa che mai sia stata preparata! Non dev’essere difficile trovare il cuoco sopraffino in grado di prepararla, vero? – E adesso che faccio? – brontolò re Pirofilo quella sera, seduto davanti al caminetto assieme all’amico Gellindo. – Mi pare che tu non abbia scelta – rispose lo scoiattolino: – Manda i tuoi soldati in tutte le città del regno e convoca a palazzo i cuochi più bravi che si conoscano. Metti in
palio un bel premio e aspetta che uno di loro prepari la torta che piace a Cloe. – Io però non mi riferivo alla torta. – Si vedeva che Pirofilo era triste e sconsolato. – Tu pensi che Cloe, quando avrà mangiato una fetta di questa torta buonissima, sarà veramente soddisfatta? Gellindo strinse le labbra con una smorfietta: – Temo che con la principessa ci siamo messi in un bel pasticcio senza fine. Dopo la torta sarà la volta della bibita più fresca, del cagnolino più simpatico, del buffone più allegro, della pietra più preziosa e... chi più ne ha, più ne metta! – E allora come facciamo per accontentare Cloe una volta per tutte? – Forse un modo c’è: lascia fare a me! – esclamò Gellindo improvvisamente ringalluzzito. Saltò giù dalla seggiola e corse di filato a cercare Cloe. La principessa se ne stava nel giardino a rimirare le stelle. Quando Cloe vide arrivare lo scoiattolino, sorrise battendo le mani: – Dopo la torta più buona, so già cosa chiedere a mio papà Pirofilo! – E cosa domanderai? – Vorrò le stelle più luminose di tutto il firmamento! Tutte per me e tutte quaggiù, nel giardino del mio palazzo!
E a quel punto... CLINK!... a Gellindo venne in mente l’idea vincente! – Sai che facciamo, mia bella Cloe? Mettiamo assieme i tuoi due desideri: se io riuscirò a portarti qui nel tuo giardino le stelle più belle dell’universo e a prepararti la torta più buona che tu abbia mai mangiato, non farai più nessun altro capriccio! Ti accontenterai di quel che avrai, perché solo così potrai godere fino in fondo delle cose che possiedi, e finalmente tuo padre Pirofilo potrà tornare a fare il re a tempo pieno, senza più nessun altro tuo desiderio da esaudire! La principessa Cloe ci pensò a lungo. In fondo lei era una brava ragazza che manteneva sempre le sue promesse: – Se mi porterai le stelle più belle e mi farai mangiare la torta più buona, diventerò all’istante la figlia che ogni re desidera per sé. Gellindo sorrise: metà del suo piano era andata a buon fine. Certo, adesso arrivava la parte più difficile e complicata, ma nella sua testolina stavano già nascendo alcune idee curiose... Staremo a vedere. Esattamente una settimana dopo, sul far della sera re Pirofilo, la principessa Cloe e l’intera corte di ministri e consiglieri reali vennero convocati da Gellindo, che li aspettava nella grande sala del trono con in
mano un fascio di bende colorate. – Se mi permettete, mio sire e mia principessa, miei illustri ministri e potenti consiglieri, ora vi benderò e vi inviterò a prendervi per mano fino a formare una lunga catena. Quando tutti furono bendati, Gellindo prese la mano del re che stava all’inizio della fila e pian piano li condusse nei giardini del palazzo. Li mise tutti in un semicerchio, al centro del quale stavano re Pirofilo e la bella Cloe. – Miei cari amici – esclamò Gellindo, – al mio tre siete invitati a togliervi le bende dagli occhi. UN... DUE... E TRE! Quando Cloe poté finalmente vedere, all’inizio non si accorse di nulla. Notò solo che nel giardino erano stati piantati una ventina di alberi nuovi, che non aveva mai visto. – E le mie stelle dove sarebbero, Gellindo? – Adesso faccio luce e vedrai che bel regalo ti ho fatto! A un cenno dello scoiattolo uno scudiero corse ad accendere le luci del parco e... meraviglia delle meraviglie: tra le fronde di quegli alberi strani dieci... cento... mille bellissime stelline color dell’oro s’infiammarono come fossero tanti bei fuochi d’artificio! – Che belle! – mormorò Cloe. – Ma sono stelle meravigliose – esclamò re Pirofilo.
– Mai viste stelle così belle! – sussurrarono ministri e consiglieri. Gellindo s’avvicinò all’albero più vicino e allungò una zampetta: staccò la stellina dorata del ramo più basso e se la portò alla bocca: – È vero, sono stelle stupende, quelle che ti ho portato, principessa Cloe, ma sono anche le stelle più buone, più dolci e nutrienti che ci siano al mondo! È ottima questa... MELA! E con un morso ne staccò un pezzo, che mangiò con gran gusto! – Stelle che si possono mangiare? – balbettò incredula la principessa. – Mele che brillano come le stelle? – Certo, ma soprattutto sono stelle con cui si prepara la torta più buona che tu abbia mai assaggiato! Cuoco Mestolo, vieni avanti! Dalla porta delle cucine uscì il cuoco di corte, accompagnato da tutti i suoi aiutanti. Cuoco Mestolo aveva in mano un vassoio coperto da un tovagliolo ricamato d’oro e d’argento: – Mio buon re Pirofilo, mia dolcissima principessa Cloe, miei cari ministri e consiglieri, mai e poi mai avrei detto che sarebbe stato uno scoiattolino a regalarmi la ricetta della torta più buona che si conosca... ma che vita sarebbe la nostra se di tanto in tanto non ci fosse qualche bella sorpresa? Cloe non riusciva a staccare gli occhi dalla tovaglia dorata e argen-
tata: – Vorresti dire, Mestolo, che grazie a Gellindo Ghiandedoro sei riuscito a cucinare la torta più buona che esista? – Questo lo dovrai stabilire tu, mia bella principessina, ma secondo me questa è una torta che non ha rivali, lo sentirai tu stessa! Uno degli aiutanti tolse il tovagliolo ricamato e sul vassoio apparve un dolce stretto e lungo, quasi un grosso salame di pasta sfoglia ricoperto di zucchero a velo. Un secondo aiutante venne avanti con un lungo coltello affilato e ne tagliò una bella fetta centrale. Un terzo cameriere prese la fetta e la mise su un piatto, che un quarto aiutante porse alla principessa. Cloe assaggiò la torta e gli occhi le si chiusero deliziati. – Mmmm! Che buona! Mai, mai, mai ho mangiato un dolce così buono! Mentre altre fette di torta venivano distribuite a re Pirofilo, ai ministri e ai consiglieri, Gellindo saltò sulla spalla di Cloe e le spiegò: – Questa torta si chiama strudel e non è altro che una pasta sfoglia ripiena di mele dorate tagliate a fette, a cui si aggiungono uva passa, pinoli, un pizzico di cannella e una grattugiatina di buccia di limone,
cotta al forno finché è bella dorata, ma servita fredda, dopo esser stata spruzzata da zucchero sottilissimo. Buona, vero? Cloe finì la fetta in un baleno e ne chiese una seconda: – Questa – disse mostrando gli alberi di mele nel giardino, – è di sicuro la parte più bella di tutto il firmamento. Quelle sono le stelline più luminose e dolci che io abbia mai conosciuto e vi assicuro che questo strudel è il dolce più delizioso che abbia mai mangiato! Caro Gellindo, hai esaudito i miei due desideri e io starò ai patti. Da oggi, caro papà Pirofilo, a tua figlia basteranno queste mele e questo dolce per essere felice. La nostra diventerà la terra delle mele e dei dolci di mela e sarà la terra più deliziosa e preziosa di tutto il mondo! Re Pirofilo non credeva alle proprie orecchie. Chiamò accanto a sé Gellindo Ghiandedoro e gli mise in testa una coroncina d’oro: – Ti nomino all’istante Marchese delle Stelle-Mele e ti ringrazio per avermi reso un padre orgoglioso della propria figlia! E adesso facciamo gran festa... sarà la “Festa delle StelleMele” che ripeteremo ogni anno a inizio autunno.