Nutrire il pianeta con equità - Gellindo Ghiandedoro e il ballo dei gioielli più belli

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Nutrire il pianeta con equità

Gellindo Ghiandedoro e il ballo dei gioielli più belli I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


– Ma dov’è andata a finire la mia corona? L’urlo disperato di regina Fornetta rimbalzò da una stanza all’altra della reggia e tutti scrollarono il capo. “Ecco, siamo daccapo” mormorarono i ministri. “La cura per farle ritornare la memoria non ha funzionato” commentarono i medici di corte. “Un giorno o l’altro la regina non troverà più nemmeno se stessa!” malignarono i potenti consiglieri del re. “Povera regina Fornetta – pensò invece Gellindo Ghiandedoro, – dev’esser brutto essere così sbadate!” Dovete sapere che la regina era una gran brava signora: amava il suo re, era orgogliosa della principessa Cloe, era legatissima a tutti i suoi sudditi che ricambiavano volentieri il suo affetto, ma purtroppo aveva un grosso difetto: era distratta, era svagata, era smemorata! – L’avevo messa qui, sul comodino della stanza da letto, e adesso non c’è più! Accorsero le cameriere personali, giunse ansimando Pompeo, il maggiordomo di palazzo, e arrivò saltellando anche lo scoiattolo Gellindo. Tutti si misero subito in cerca della corona della regina: guardarono negli armadi e nei cassettoni,

rovesciarono tutti i cesti e cestini, rovistarono nei bauli, nelle valige da viaggio... non si sa mai!... aprirono i cassetti, passarono nel salotto privato di Fornetta e frugarono sotto i cuscini, dietro ai quadri, in ogni angolo della stanza... ma della corona non trovarono traccia! A quel punto Gellindo si girò a guardare la regina: – Ma ti ricordi, mia dolce Fornetta, dove hai visto la corona per l’ultima v... – e si bloccò a metà parola. – Be’, si può sapere che ti è successo? – chiese Fornetta spaventata nel vedere il suo amico Gellindo con due occhi sbarrati e la bocca spalancata. – Stavi... stavi cercando la tua corona, vero? – Certo: non la trovo, eppure son sicura che... – Io adesso la vedo! – disse Gellindo. – Cos’è che vedi? – Ma la tua corona, no? – E dov’è? – chiese la regina tutta agitata. – Dove normalmente tu la metti. – Ma sul porta-corona non c’è! – Sul porta-corona no, ma sulla tua testa... sì! Presi dall’affanno della ricerca, nessuno s’era accorto che Fornetta l’aveva già infilata la sua bella corona tra i capelli! – Oh grazie, Gellindo! – sospirò la


regina. – Cosa faremmo senza di te? Grazie, mie care cameriere, grazie mio bravo Pompeo... adesso vado a mettermi gli altri gioielli e poi corro da Re Pirofilo, che mi sta aspettando per preparare il gran ballo di stasera! Era tradizione della reggia di re Pirofilo e di regina Fornetta organizzare ogni anno nel pieno dell’estate un gran ballo in cui le dame invitate avrebbero potuto sfoggiare i loro gioielli più belli. Anelli, catenelle, braccialetti, diademi e spille avrebbero scintillato fin dopo mezzanotte tra danze e inchini. Al termine della serata re Pirofilo avrebbe scelto la dama con i gioielli più belli, più preziosi e più originali... e tradizione voleva che ad essere scelta fosse sempre e comunque la dolce regina Fornetta. Quell’anno però le cose sarebbero andate diversamente. Infatti la regina arrivò correndo e in lacrime all’appuntamento con il suo consorte. – Oh povera me! Come sono sfortunata, mio caro Pirofilo – piangeva Fornetta. – Ohilà, ma cosa ti è successo? – bofonchiò il re. – Poco fa mi era sembrato di sentirti urlare che non trovavi più la tua corona... ma ora vedo che la porti in testa, quindi... – La corona me l’ha ritrovata

Gellindo, ma ora non trovo più i miei bellissimi gioielli! – I gioielli per la festa di stasera? – Certo: gli anelli, le spille e i diademi che mi hai regalato per far bella figura al ballo dei gioielli più belli... sono spariti! Evaporati!! Scomparsi nel nulla!!! – Hai guardato nei tuoi portagioie? – È stata la prima cosa che ho fatto, e ho controllato anche nei cassetti, nella cassaforte di famiglia, sotto al letto perché magari li avevo nascosti temendo qualche ladro... Ma i miei gioielli non ci sono più! Re Pirofilo chiamò Alabarda, il capo delle guardie, che radunò all’istante soldati, scudieri, camerieri e contadini di passaggio e con loro perlustrarono il castello da cima a fondo. Dei gioielli non c’era più traccia! I ministri e i consiglieri furono convocati in riunione straordinaria per decidere il da farsi. – Forse qualche nostro nemico ha voluto vendicarsi di un torto ricevuto. – Ma che dici: noi non abbiamo torteggiato nessuno... – Certo, mio sire – osò dire il ministro più anziano, – il problema è certamente la sparizione dei gioielli della regina, ma anche la regina dovrebbe fare più attenzione... Re Pirofilo scosse il capo con due


occhi tristi: – E che possiamo fare, se la mia dolce Fornetta è così sbadata? Adesso cari miei c’è un problema ben più grosso da affrontare: il gran ballo di stasera! Non possiamo annullarlo, gli inviti sono stati già spediti, ma come facciamo se la padrona di casa partecipa al ballo dei gioielli più belli senza nemmeno un anellino al dito? – Se ne faccia prestare alcuni dalle sue amiche – propose qualcuno. – Già – lo rimbeccò re Pirofilo, – e al momento della premiazione, quando com’è consuetudine premierò i gioielli della mia bella regina, a chi darò la coccarda della vincitrice? A una delle sue amiche? – Io un’idea ce l’avrei! – buttò lì Gellindo Ghiandedoro. E tutti si girarono a guardare lo scoiattolino che sapeva sempre salvare re Pirofilo da qualsiasi situazione intricata. – Quale idea? – chiese il re. – Non posso ancora dirvela, ma non preoccupatevi: fate proseguire i preparativi per il ballo di stasera e dite a regina Fornetta di star tranquilla. Si faccia preparare i capelli dalle sue cameriere, scelga l’abito più bello e prima di sera sarò di ritorno con una sorpresa! C’erano proprio tutte le dame del regno, quella sera, nel salone delle feste del palazzo reale. Anche se già si conosceva conoscevano il nome

della vincitrice – d’altronde Fornetta era così simpatica, dolce, gentile con tutti, che il premio ai suoi gioielli era un modo per dimostrarle devozione e affetto – le gran dame avevano dato fondo ai loro portagioie e indossavano diademi sfavillanti, anelli lucentissimi, collane sgargianti, bracciali d’oro e d’argento tempestati di pietre preziose. Era un bagliore che brillava alla luce delle lampade, era una festa di raggi luminosi che attraversavano il salone e riempivano le pareti di luci danzanti al suono dell’orchestra sullo sfondo. Poi arrivò lei! Annunciata dal suono delle trombe e accompagnata da re Pirofilo sulla destra e dalla principessa Cloe e da Gellindo Ghiandedoro sulla sinistra, in cima allo scalone apparve la bella regina Fornetta. Indossava un lungo abito color dell’oro, ai piedi aveva due scarpette rosse e tra i capelli, al collo, alle dita e ai polsi... Tra i capelli aveva un bellissimo diadema realizzato intrecciando grappoletti di uva spina dorata! Al collo portava dieci giri di collana fatta con chicchi di mirtillo fresco e profumato che parevano grani di ametista. Alle dita erano infilati anelli d’oro con diverse pietre incastonate: all’indice una mora scura; al medio un lampone coloratissimo, all’anulare una fragola grossa e matura.


A ciascun polso aveva due braccialetti di ribes rosso vivo, mentre due coppie di ciliege color rubino facevano capolino all’altezza delle orecchie. L’abito d’oro, infine, era impreziosito da una spilla verde smeraldo che in realtà era una grossa fetta di kiwi. Dopo un istante di smarrimento e di perplessità, una alla volta le gran dame ingioiellate cominciarono ad applaudire, dapprima timidamente, poi sempre più convinte e felici. Tutti gli invitati si unirono all’omaggio e anche i camerieri e gli orchestrali parteciparono alla festa. Fu re Pirofilo, dopo un bel po’, a chiedere silenzio. – Quest’anno non c’è proprio storia, miei cari amici. Regina Fornetta ci ha sorpresi con gioielli preziosissimi e originali... e io so che sotto sotto c’è la mano del nostro impareggiabile Gellindo Ghiandedoro. Nomino quindi vincitrice la nostra amata... regina Fornetta!!! – Aspettate! Aspettate... fate largo, lasciatemi passare... La folla degli invitati si divise in due per lasciar passare Filigrana,

l’orefice di corte, che aveva in mano un grosso portagioie. – Regina Fornetta, devi scusarmi! Non è stata colpa mia... cioè sì, mi sono addormentato sui vostri gioielli, ma... – E che cosa ci facevi, con le mie gioie? – Ma... ma... siete stata voi, stamattina, a consegnarmi il vostro portagioie per lucidare collane, anelli e spille! E io mi sono addormentato al tavolo di lavoro!!! Fornetta sorrise imbarazzata: – Ah sì, adesso ricordo... ecco dov’erano andati a finire, i miei gioielli... Però Gellindo ha trovato il modo di rimpiazzarli... e sono stata ugualmente premiata! E allora sapete che vi dico, cari amici? Gioielli per tutti!! A un segnale di Gellindo, dalla porta principale entrarono venti camerieri in fila indiana, ognuno con un vassoio pieno di collane di mirtilli, braccialetti di ribes, orecchini di ciliege, anelli di more, lamponi e fragole, diademi di uva spina, spille di kiwi tagliati a fette... E fu gran festa, che durò per tutta la notte!



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