10 anni di primavera

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2007-2017 10 ANNI DI PRIMAVERA Fiabe di MAURO NERI Illustrazione di FULBER

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Gellindo Ghiandedoro e la dispensa vuota a Primavera

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Gellindo Ghiandedoro e la dispensa vuota di Primavera

Quella primavera accadde che, quando Gellindo si svegliò e uscì finalmente dal lungo letargo, la prima cosa che fece fu allungare una zampa per cercare sul comodino la solita nocciolina. Nulla! Non c’era nessuna nocciolina! Si piegò, allora, e frugò sotto al letto... Deserto assoluto! – Ma come faccio a trovare la forza di alzarmi e di uscir dal letto, se non metto in pancia nemmeno una nocciolina? Sono cinque mesi che faccio digiuno! Che non mangio nulla!! CHE SOFFRO LA FAMEEEE!!! In realtà, durante i mesi del letargo Gellindo s’era svegliato almeno una volta al giorno per mettere in pancia qualcosa prima di tornare sotto le coperte: era però talmente addormentato, in quei momenti,

che adesso non se li ricordava proprio... Vedeva solo la dispensa miseramente vuota, un buco nero senza fondo! – Ma dove sono finite le noci? E le nocciole... le mandorle... i fichi secchi... i semi di zucca... le noccioline... le castagne secche... i fagiolini... le fave... i ceci... Nulla da fare, cari miei: la dispensa era piena solo di polvere e di aria e spiegateglielo voi, a Gellindo, che la colpa di tutto era proprio sua e delle sue “incursioni” invernali! – AIUTOOO!!! UN LADRO... UN LADRO MI HA DERUBATO – cominciò a urlare il povero scoiattolo affamato. E urlò così forte, che la civetta Brigida accorse preoccupata e, con lei, anche Bellondina, Casoletta e tutti gli altri amici spauracchi

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si ritrovarono ai piedi del grande albero nel cuore del Bosco delle Venti Querce. – Non ho più nulla da mangiare – singhiozzava sconsolato Gellindo, appoggiando il capino sulla spalla di Bellondina. – Un ladro, dev’esser stato un ladro malvagio: è entrato in casa mentre io dormivo e... e adesso mi toccherà morir di fame! – Gellindo, non dire sciocchezze! – lo interruppe Bellondina alzando un po’ la voce. – Finché ci siamo noi, gli spaventapasseri di Risparmiolandia, nessuno morirà mai di fame... Casoletta, Pasticcia, Pagliafresca, Candeloro: ci pensate voi, vero? Fu così che dal Villaggio giunsero in breve montagne di cibo, scatole di noci e di mandorle, sacchetti di fagiolini secchi e di castagne, che andarono a riempire fino all’orlo la dispensa del povero e affamato scoiattolino. Alla fine si fece avanti anche Grandangolo, lo spaventapssseri che aveva l’hobby della fotografia, e che cominciò a parlare con gli occhi chini a terra... – Devo chiederti scusa, Gellindo... – Non dirmi, Grandangolo, che sei stato tu a svuotarmi la dispensa! – Ma no, Gellindo, cosa dici! – E allora di che cosa ti devi scusare?

– Di averti fotografato, un giorno di quest’inverno, mentre... – Mentre? – Ecco, guarda tu! – esclamò lo spauracchio, mostrando a tutti una foto a colori. – L’ho scattata un pomeriggio mentre passavo di qui e ho sentito del trambusto nella tana di Gellindo... Ho aperto le imposte della finestra e... – Guarda come sei venuto bene, Gellindo! – Fammi vedere... Sì, sembro proprio io e... ma cosa sto facendo? La foto di Grandangolo ritraeva il nostro piccolo amico che, dormendo in piedi, stava ingozzandosi di nocciole e di castagne secche, mentre alle sue spalle la dispensa era già mezza vuota! – Ehi, – strillò Gellindo felice, – ma allora non c’è nessun ladro! Sono stato io a rubare a me stesso quel che c’era nella dispensa! Meno male, amici... Grazie, Grandangolo, mi hai tolto un peso dal cuore! E allora sapete che cosa facciamo? Per festeggiare, vi invito tutti a colazione casa mia! Andiamo...

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Le follie di Primavera di Ghira Bakira

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Le follie di Primavera di Ghira Bakira Era finalmente giunto il mese di marzo! L’aria s’era fatta via via più tiepida e dolce di profumi: profumi di fiori e di gemme, ma anche profumi di torte e di pasticcini che Casoletta sfornava a ogni ora del giorno e appoggiava sui davanzali di casa a raffreddare; e, poi, cicalecci allegri delle rondini giunte dai Paesi del Sud in compagnia della buona Oca Bernardina, arrivata nella Valle di Risparmiolandia a ricordare che la Primavera era tornata anche quell’anno. Per tutti! E “tutti” vuol dire “tutti”: anche quel dormiglione di Gellindo Ghiandedoro, che

se ne sta ancora chiuso al buio della tana su, al Bosco delle Venti Querce, immerso in un letargo pesante come il piombo… Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg!... Solo quando strepitò il settimo squillo, Gellindo Ghiandedoro emerse da sotto le

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA coperte e con gli occhietti chiusi e ancor assonnati piagnucolò sottovoce: – Avanti... chiunque tu sia, vieni avanti: la porta è aperta! Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg!... – D’accordo, d’accordo: vengo io ad aprirti! Immaginate la sorpresa del nostro amico scoiattolo quando, aperta la porticina della tana, là fuori non vide nessuno, mentre alle sue spalle... Driiiinnnnggg! Driiiinnnnggg!...

sue sette sveglie, a trillare furibonde in coro, perché era arrivato il momento di uscire dal letargo! Spense allora uno dopo l’altro quegli ordigni rumorosi, si stiracchiò per bene, si lavò gli occhi e il musetto, s’impomatò la coda con un tubetto di GelUltra-Super-Rinforzato e uscì di casa per respirare un po’ d’aria tiepida e dolce e per correre a salutare la sua amica Bellondina. Fece due passi appena in direzione del Villaggio degli Spaventapasseri, quand’ecco una vocina allegra venirgli incontro al suono di una bella marcetta... UnDuè... Tre e Quattro... Cinque Sei... Sette e Otto!

Allora Gellindo si girò e capì: erano le

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Le follie di Primavera di Ghira Bakira

Ancora una volta, amici, forza! UnDuè... Tre e Quattro... Cinque Sei... Sette e Otto... Quel che si presentò allo scoiattolino appena uscito dal letargo fu uno spettacolo straordinario. Una minuscola ghira – ma sì, proprio quell’animaletto che ama passare le giornate dormicchiando nella sua tana scavata sottoterra! – con addosso una tuta rosa fragola e scarpette da ginnastica gialle e verdi, correva allargando a tempo le braccia e le gambe e guidando in quella sua ginnastica... il vecchio Empedocle che agitava il bastone come fosse una racchetta da tennis; la buona Casoletta, Quantobasta e Abbecedario tutti e tre in pantaloncini e maglietta con le maniche corte... Tisana La Dolce che ansimava per

lo sforzo, Paciocco che si portava in giro la sua bella panciottina e Fra’ Vesuvio che sudava come se fosse appena uscito da un bagno turco! – Ehi, guardate! – strillò la ghira fermandosi e correndo sul posto, – abbiamo un nuovo amico? Ciao, tu chi sei? – Mi chiamo Gellindo, Gellindo Ghiandedoro... – Io invece sono Bakira, Ghira Bakira – rispose quell’altra sorridendo. – Maestra di ginnastica, di corsa, di karaoke, di balli latino-americani, di liscio e di aerobica, specializzata in tango, samba e merenghe... Forza, dai: unisciti a noi: andiamo fare una bella corsetta fino alle Paludi dei Vampiri striscianti e poi torniamo al Villaggio! – Sì dai, Gellindo: vieni con noi! – lo invitarono gli altri, Casoletta e Quantobasta soprattutto – Ma io sono appena uscito dal letargo e volevo andare a salutare Bellondina!

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA – Letargo?!?! – urlò terrorizzata Bakira. – Ma il letargo è roba per pigroni... solo gli scansafatiche perdono il loro tempo cadendo in letargo, solo quelli che non vogliono sentirsi in forma! Su su, dai: mettiti in fondo alla fila e comincia a correre! – Ma da dove è saltata fuori, questa ghira? – sbuffò di lì a un po’ Gellindo a Fra’ Vesuvio impegnato a sudare davanti a lui. – S’è presentata al villaggio questa mattina presto e s’è messa a urlare, a strepitare e a far ginnastica in mezzo alla piazza. Noi siamo usciti per vedere e... ed eccoci qui a correre come degli invasati! – Senti, Bakira – urlò a quel punto Gellindo, correndo fino in testa alla fila, – ma hai pensato che il vecchio Empedocle ha una certa età? Che Paciocco, prima di correre come un ossesso, dovrebbe mettersi un po’ a dieta? Che Quantobasta e Abbecedario, in fatto di movimento, fanno sì e no cento metri al giorno, uno nella sua farmacia, l’altro nella sua scuola? – Proprio per questo ho deciso di fermarmi a vivere “per sempre” nel loro Villaggio: per portare un po’ di vita, un po’ di allegria e tanta buona salute a tutti quanti... E fu proprio quel “per sempre” a far sussultare in petto il cuoricino di Gellindo Ghiandedoro... Tre giorni dopo Gellindo fece per entrare nella Cioccolateria di Casoletta per bersi una bibita fresca, ma trovò la porta chiusa.

Sono in palestra. Torno subito c’era scritto su un foglio di carta appeso all’uscio.

– In palestra? – sbottò lo scoiattolo alzando la voce. – Ma di che palestra stiamo parlando? Decise comunque di lasciar perdere la bibita fresca e pensò di fare un salto alla Famiglia Cooperativa per far due chiacchiere con Caramella. La porta del negozio era sbarrata e…

Chiuso per turno in palestra. Ci vediamo nel pomeriggio Corse allora alla scuola per chieder conforto ad Abbecedario, ma un foglio appeso alla finestra del piano terra avvisava:

Sono assente per due ore. Per urgenze, cercatemi in palestra! Stessa cosa per Quantobasta alla Farmacia…

Sarò di ritorno non appena finita la ginnastica in palestra E per Dindondolo alla chiesetta…

Per un improvviso impegno con la samba, siete invitati a ripassare più tardi! Di tutti i suoi amici più cari, Gellindo trovò solo Bellondina, che stava correndo affannata chissà dove. – Ciao, Bellondina, almeno tu ci sei! Ascolta, verresti con me a far visita a Ratto Robaccio e a Lilli Spatoccia giù, alla discarica? – Mi dispiace, Gellindo, ma Casoletta

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Le follie di Primavera di Ghira Bakira e Tisana la Dolce mi aspettano in palestra per la lezione di aerobica… – Anche tu, in quella palestra? – Certo, alla “Palestra QuiSiBalla” di Ghira Bakira. – Allora da Robaccio e da Spatoccia dovrò andarci da solo... – Viaggio inutile, caro mio, perché Lilli è con me a fare aerobica, mentre Robaccio se ne sta chiuso tutta la mattina in sala macchine a far muscoli! E poi ci sono Dindondolo e Chiomadoro che si divertono a danzare balli latino-americani... mentre Pagliafresca e Pasticcia stanno facendo furori con il tango. Ciao, corro, altrimenti arrivo in ritardo… «Sala macchine? Arbeobbica o quel che è? Tango e danze latino-americane»... Gellindo era confuso: troppe cose nuove e tutte assieme stavano cercando di entrare nel suo minuscolo cervellino, e poi cose strane, mai fatte prima, come danzare al ritmo di una musica indiavolata... Puàh!... oppure salterellare come dei matti davan-

ti a grandi specchi lucidi... o starsene ore e ore attaccati a delle macchine bizzarre per irrobustire le braccia, le cosce, gli addominali... Mah! Sembravano tutti impazziti, i suoi vecchi amici spaventapasseri! Qui ci voleva il consiglio urgente di un saggio esperto dei fatti della vita. Qualcuno come… la Civetta Brigida! – Ho sentito parlare anch’io, di questa Ghira Bakira – sbadigliò Brigida, quando Gellindo riuscì a svegliarla dalla sua pennichella quotidiana. – Bella tipa, quella: è convinta di poter risolvere i problemi degli altri, facendoli sudare come dei matti al ritmo di musiche infernali! – Ma noi possiamo far qualcosa, per tornare a giocare con i nostri vecchi amici? – Penso che dovrai avere pazienza, molta pazienza e aspettare che si stanchino di stancarsi! Sono certa che prima o poi uno dopo l’altro cominceranno ad andare in pa-

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Le follie di Primavera di Ghira Bakira

lestra un’ora al giorno e per il resto torneranno a essere gli spauracchi di prima! Passarono i giorni e anche le settimane, ma la “Palestra QuiSiBalla” era sempre colma di spaventapasseri dalla mattina all’alba fin quasi a mezzanotte! Al mattino per la ginnastica del risveglio; a metà mattina per la seduta di aerobica; a mezzogiorno per l’aperitivo a base di corsette in salita ed esercizi a corpo libero; nel pomeriggio per gli esercizi di rilassamento e di concentrazione; a metà pomeriggio per le danze latino-americane; la sera dopo cena per il karaoke e per le danze libere che proseguivano fino a metà della notte. Finché un giorno Gellindo Ghiandedoro

si ricordò di quel che gli diceva, da giovane, suo nonno: se vuoi vincere il tuo avversario, devi affrontarlo con le sue stesse armi! Perciò… Si chiamava Kesònno… diminutivo di Uuuoooaaauuu-Kesònno… ed era un bel ghiro che abitava o, meglio, dormiva dall’alba al tramonto in una tana scavata poco più in là della casa di Talpa Melesenda. Anche quel giorno Kesònno stata russando della grossa nella stanzetta fonda della tana e Gellindo dovette urlare, strepitare, alzar la voce e scuotere il poveretto, prima di riuscire a strappargli un mugugno flebile flebile.

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA re che conosco. Piccola, vestita con una tuta rosa fragola e con un paio di scarpette da ginnastica gialle e verdi, un tipo carino, se non fosse per quella sua mania di correre e di far sudare la gente… – Hai detto… carina? Allora andiamo! – E dove vorresti andare? – Alla “Palestra QuiSiBalla” – rispose il ghiro Kesònno alzandosi e preparandosi a uscir di casa. – A fare che cosa? – Voglio iscrivermi a tutti i corsi, compreso quello di karaoke. Nemmeno io non so che cosa voglia dire, ma il nome mi piace lo stesso! Il Villaggio degli Spaventapasseri era praticamente deserto, quando Gellindo e Ghiro Kesònno giunsero in piazza e si fer– Chi é? Chi mi vuole… Ah, sei tu, Gellindo… Ciao… – Il ghiro si girò dall’altra, si tirò la coperta sulle spalle e ricominciò… Rooonnn Bzzzz… Rooonnn Bzzzz… a russare come una sega circolare! – Ghiro Kesònno, svegliati subito e ascoltami!! – urlò allora lo scoiattolo. Alla fine il piccolo ghiro aprì gli occhi, si stappò le orecchie, ascoltò fino in fondo il suo amico e poi se ne uscì esclamando: – Cosa cosa cosa?!?! Ripeti, per favore: una ghira… come sarebbe a dire, una ghira? – Ma sì, Kesònno: al Villaggio una ghira di nome Bakira ha aperto una palestra, la “Palestra QuiSiBalla”, e sta riempiendo la testa dei nostri amici spauracchi con un sacco di sciocchezze sui balli e sul karaoke, che non so nemmeno che cosa voglia dire, questo “karaoke”… – E com’è, questa ghira? – domandò quell’altro, con gli occhietti furbi e curiosi. – Be’, è una ghira come tutte le altre ghi-

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Le follie di Primavera di Ghira Bakira marono davanti alla porta d’ingresso della “Palestra QuiSiBalla”. Il silenzio del paesino, però, era rotto da un gran baccano che rimbalzava sui muri delle case: musica assordante, urla concitate, colpi di pallone alle pareti, rumor di scarpe che pestavano per terra, Ghira Bakira che urlava a più non posso: – UnDuè... Tre e Quattro... CinqueSei... Sette e Otto! Forza, ragazzi: adesso lo rifacciamo più veloci!! UnDuè... Tre e Quattro... CinqueSei... Sette e Otto... Fu a quel punto che Bakira guardò dalla finestra, i suoi occhi incrociarono quelli di Ghiro Kesònno e la ghira smise di contare. – UnDuè... Tre e Quattro... Cinque… – Ghira, Ghira Bakira – strillò Bellondina, che era rimasta sospesa mezza per aria a metà d’un esercizio, – perché non vai avanti? – Bakira, che t’è preso? – aggiunse Quantobasta ascoltando se la fronte dell’amica scottasse per la febbre. – Ghira… Parla! – esclamò Casoletta perdendo la pazienza. – E quello, chi è? – domandò Bakira, parlando sottovoce e con gli occhi spalancati. – Ah, quello là fuori? Ma quello lo conosci, è Gellindo Ghiandedoro! – la rassicurò Tisana la Dolce. – No, non volevo dire lo scoiattolo: chi è quel bel ghiretto che mi sta guardando dalla strada? – Ghira Bakira – disse a quel punto Gellindo Ghiandedoro, parlando attraverso la finestra, – ti presento Ghiro Kesònno! Ghiro Kesònno, questa è Ghira Bakira… – Ciao… – Buonasera… – Io sono Bakira… – E io mi chiamo Kesònno…

– È venuto sonno pure a me… – Allora forse è meglio lasciare perdere la palestra e riposarsi un po’… – È vero, Kesònno: hai proprio ragione… Ho bisogno di riposare, sono troppo stanca… – Che ne dici, Bakira, se andassimo a far un giretto piccolo piccolo, piano piano e breve breve? – Basta che poi non ci stanchiamo troppo, eh? – No, lascia fare a me… Signori, addio! Ma allora basta “Palestra QuiSiBalla”? direte voi. “Quasi”, vi rispondo io. Il fatto è che da quel giorno Ghira Bakira cambiò vita e tornò ad essere una bella ghira come si conviene a tutte le ghire che conosciamo: di giorno dormiva al fresco della sua tana scavata nella terra proprio accanto alla tana di Kesònno, e solo quando scendeva la sera, allora tornava a essere la Ghira Bakira un po’ matta, allegra e rumorosa che saltava-danzava-correva nella sua “Palestra QuiSiBalla”. Gli Spauracchi del Villaggio alla fine si resero conto che anche Gellindo un po’ di ragione ce l’aveva: niente al mondo può spingerci a trascurare gli amici, nemmeno la ginnastica, che fa bene al corpo e allo spirito! – Sentite, facciamo così – propose qualche giorno dopo Ghira Bakira ai suoi spauracchi. Basta ginnastica a tutte le ore, mattina, pomeriggio e sera. La palestra rimarrà aperta solo dopo cena: lunedì sera per la ginnastica aerobica; martedì sera per le danze latino-americane; mercoledì per le macchine e gli esercizi a corpo libero; giovedì per le lezioni di tango aperte a chi se la sente; venerdì per la gara di liscio; sabato

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA sera per il karaoke a go-go… – E domenica? – chiese Bellondina. – La domenica riposiamo tutti quanti, ci raccontiamo tante belle fiabe e facciamo passeggiate al chiaro della luna! «Se le cose stanno così» pensò Gellindo Ghiandedoro, «quasi quasi…» – Ascolta, Ghira Bakira – disse lo scoiattolo a voce alta ché tutti lo potessero sentire, – io mi prenoto tutti i sabati sera per il karaoke…

– Anch’io anch’io – aggiunse Ghiro Kesònno, – voglio fare il krakkaoke pure io… ma prima devi dirci di che cosa si tratta… Quando Gellindo e Kesònno scoprirono che il karaoke non era altro che cantare in pubblico seguendo la musica di una canzone, ormai la frittata era fatta! Loro due erano più stonati di due campane rotte, ma dovettero partecipare lo stesso al karaoke e fu un successo strepitoso. Un successo di risate da farsi venire il mal di pancia!

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Gellindo Ghiandedoro e una Primavera da incubo

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Tutto cominciò nello stesso istante in cui… PLINC!!... la prima gemma del Bosco delle Venti Querce spuntò su un ramo dell’albero in cui viveva Gellindo Ghiandedoro. Il silenzio che circondava quegli ultimi cinque minuti di letargo del nostro simpatico scoiattolino risparmioso venne rotto da quel leggerissimo PLINC!!... ma subito dopo… ROOOOOAAAAARRRRRR!… esplose forte e fastidioso il rumore spernacchiante di una motoretta che correva col motore spinto al massimo tra le querce della foresta. Gellindo Ghiandedoro saltò giù dal letto… cioè, cadde proprio dal materasso sbattendo con la fronte per terra… – Ahiaaa! – urlò il poveretto massaggiandosi il bernoccolo, mentre là fuori… “ROOOOOAAAAARRRRRR! ROOOOOAAAAARRRRRR!” urlava a più non posso la motoretta. “ROOOOOAAAAARRRRRR! ROOOOOAAAAARRRRRR! ROOOOOAAAAARRRRRR! ROOOOOAAAAARRRRRR!” strillava beffardo quel motorino indisponente e sgradevole. – Bastaaa! – urlò alla fine Gellindo tappandosi le orecchie con le zampine e correndo alla finestra per farsi sentire meglio. – La volete piantare di fare tutto questo baccano?” La sola risposta fu quella della moto, che continuò imperterrita a far sentire il suo urlo odioso… “ROOOOOAAAAARRRRRR! ROOOOOAAAAARRRRRR!” A quel punto lo scoiattolo uscì dalla tana, si guardò in giro arrabbiato furioso e cominciò a correre in direzione del Villaggio. Quel che Gellindo Ghiandedoro non po-

teva sapere era che, durante i lunghi mesi del suo letargo, al Villaggio degli Spaventapasseri era arrivata una nuova famigliola di spauracchi. Lei si chiamava Manopola, lui Duetempi e il loro figlio Quattrotempi. Di lavoro Duetempi faceva il meccanico e in quattro e quattr’otto, con l’aiuto di Lingualunga, Palostorto, Dindondolo e Fra’ Vesuvio, aprì una bella officina meccanica specializzata in motociclette! Ora, sento già qualcuno di voi che sta sussurrando all’amico: “Ma cosa ci racconta, questo qui: gli spaventapasseri non vanno in moto!” È vero, anch’io non ho mai visto uno spauracchio in sella a una motoretta, però state a sentire: se gli spauracchi del nostro bel Villaggio di Risparmiolandia mangiano, bevono, giocano, vanno a scuola, hanno una loro Famiglia cooperativa e perfino una Cassa Rurale, può benissimo essere che siano capaci di guidare una moto. O no? Fatto sta che, quando Gellindo arrivò correndo in paese e per primo vide proprio il negozietto che esponeva una bella fila di moto, motorette e motorini, si bloccò con gli occhi spalancati e rimase senza fiato e senza parole! – Salve, scoiattolo! – esclamò uno spaventapasseri sconosciuto, uscendo dal negozio con le mani nere di unto e con

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Gellindo Ghiandedoro e il Natale... dimenticato!

addosso una tuta da meccanico che aveva conosciuto tempi migliori. – Se cerchi una moto da scoiattolino, in magazzino ne ho una che fa per te… una motorina-giocattolo che è un amore… – Ma scusa, e tu chi sei? Da dove salti fuori? – balbettò Gellindo riprendendo fiato. – È vero, hai ragione, sono proprio un maleducato. Io sono Duetempi, di professione meccanico, come vedi; la mia signora si chiama Manopola e mio figlio… be’, Quattrotempi è andato a fare un giro nel boschetto qui sopra con una moto che ho finito di riparare ieri sera… – Ecco, proprio di quella moto vorrei parlarti! – lo interruppe l’altro. – A parte che quello “qui sopra” non è un boschetto qualsiasi, è invece il Bosco delle Venti Querce dove guarda caso abito proprio io, è la prima volta che mi succede d’essere svegliato dal letargo dal rumore forte e antipatico di una motoretta che mi passa sotto le finestre di casa! Duetempi prese uno straccio, cercò di pulirsi alla meglio le mani nere di sporco e allungò la destra per stringere la zampa dello scoiattolo: – Ma allora, se tu abiti al Bosco delle Venti Querce e sei uno scoiattolo, vuol dire che tu… tu sei… il mitico, il famosissimo, lo straconosciuto Gellindo Ghiandedoro! So tutto di te, Gellindo: me

ne hanno parlato i tuoi amici spauracchi, Fra’ Vesuvio, Dindondolo e gli altri… Piacere, veramente piacere di conoscerti! Proprio in quel momento dalla stradina che scendeva dal Bosco delle Venti Querce… “ROOOOOAAAAARRRRRR!”… giunse rombando una moto a bordo della quale c’era uno spauracchietto alto e magro, vestito con una tuta da meccanico rosso fuoco e con lunghi capelli biondi che uscivano da sotto a un berretto giallo con la visiera. – Eccomi, papi: la moto va che è un portento! Forse, forse il motore è un po’ troppo silenzioso, ma in quanto a velocità è la fine del mondo! Duetempi diede fondo a tutto il suo repertorio di smorfie, per far capire al figlio Quattrotempi che lì, vicino alla porta, c’erano visite, ma fu tutto inutile. – …che ne dici, papi, di forzare ancora un po’ lo spinterogeno, di truccare il motore e di renderlo bello scoppiettante come si conviene a una moto potente come questa? – Figlio mio, ti presento Gellindo Ghiandedoro! – riuscì alla fine a esclamare Duetempi, bloccando l’entusiasmo del ragazzo. Quattrotempi zittì all’istante, si guardò in giro facendo spallucce, dopo di che piegò la testa verso il basso e finalmente s’accorse dell’ospite: – E tu saresti… saresti quel Gellindo di cui si parla spesso, qui in paese? Piacere, io sono… – So benissimo chi sei – lo interruppe lo scoiattolo che con un balzo saltò sul sellino della moto più vicina. – Tanto per cominciare, caro il mio Quattrotempi, ti ricordo che per andare in giro in moto bisogna mettere il casco in testa, e tu invece hai solo quel

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berretto! Dopo di che, voi due dovete sapere che qui attorno, nelle mattinate tiepide di primavera, quando il sottoscritto sta per terminare il suo letargo, nemmeno una mosca osa ronzare vicino alla mia tana, nemmeno uno spaventapulcino si mette in testa di giocare alla palla sotto la mia finestra, perfino le prime gemme della mia quercia spuntano con dei “Plinc!!” leggeri leggeri e appena sussurrati… E invece tu inforchi la tua moto e ti metti a spernacchiare su e giù per la foresta? La sfuriata ammutolì il povero Quattrotempi, che chinò la testa per controllare se le punte dei piedi fossero al loro posto. Duetempi, invece, continuò a sfregarsi le mani con la pezza sporca. – È un peccato, però – disse alla fine il meccanico di moto, – è un peccato, perché noi tre, mio figlio, mia moglie Manopola ed io, abbiamo in mente di ampliare la nostra attività… – E che cosa pensate di fare? – s’informò Gellindo. – Be’, ecco: innanzitutto pensiamo di costruire una bella pista da motocross su, al Bosco delle Venti Querce, e poi di far pagare un biglietto a tutti i Due-zampe che arriveranno con le loro moto, anche se potremo sempre venderne o noleggiarne una a chi ancora non ce l’ha… Avete mai visto uno scoiattolo gonfiarsi progressivamente di rabbia? Arrossire per la collera pian piano, fino a diventar rosso come un pomodoro? Be’, se foste stati lì quel giorno, avreste assistito allo spettacolo unico del nostro Gellindo che s’infuria come una belva… – Ma cosa devono sentire, le mie orecchie scoiattolesche?!? Siete forse impazzi-

ti? Sono impazziti tutti gli spaventapasseri della Valle di Risparmiolandia? Vi siete messi in testa di trasformare il nostro bel Villaggio in un carrozzone puzzolente? In un circo spernacchiante e fracassone? Eh no, cari miei: io… io ve lo impedirò! – strillò il poveretto, che scappò via urlando… – STATENE PUR CERTI, IO VI FERMERÒ! – Ma come si fa, Gellindo, a dire di no al progresso? – esclamò Maestro Abbecedario con un sorriso timido e impacciato. Gellindo si girò lentamente a guardare in volto il suo carissimo amico: – Cooosa? Ho capito bene? Ma sei sicuro di non essere ammattito, Abbecedario? – Certo che no… – D’accordo, stai bene e non hai la febbre: allora ti rendi conto che hai appena finito di dire che quella storia della pista da motocross e delle centinaia di motociclisti che invaderanno la nostra bella valle è solo frutto del “progresso”? – Ma è proprio così, Gellindo, cerca di capire: ogni fine settimana al Villaggio arriveranno centinaia e centinaia di motociclisti, che pagheranno un biglietto a Duetempi per usare la sua pista. Pensa però a quanto lavoro avrà Casoletta con la sua CIOCCOLATERIA, e poi Caramella alla Famiglia cooperativa… Finalmente RossoVerdeGiallo, il nostro vigile urbano, avrà la

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possibilità di appioppare qualche multa e si sentirà felice, mentre io potrò insegnare ai miei spaventapulcini qualche parola di inglese, di tedesco e pure di francese, nel caso arrivassero anche motociclisti stranieri! La vita del nostro Villaggio cambierà, e cambierà in meglio! E tutto questo è progresso! Gellindo era senza parole! Si voltò a guardare Casoletta in cerca di conforto. Era imbarazzata, la poverina: – Ecco, a dire il vero io ho già ordinato un nuovo carico di cacao e penso di comprarmi altri tavolini da aggiungere ai cinque che sono già qui fuori, in piazza… Fra’ Vesuvio sorrise a stento: – Io ho già preparato i documenti per aprire una pizzeria qui davanti: “ALLA MARGHERITA” si chiamerà… Caramella mise le mani in tasca: – Be’, invece sto pensando di aprire un reparto “PANINI IMBOTTITI E BIBITE GASATE” alla Famiglia cooperativa… sai Gellindo, gli affari sono affari… Gellindo non poteva credere alle proprie orecchie: scosse la testa e se ne andò con un groppo al cuore e con le lacrime che gli spuntavano dagli occhi. – Lo sapete che ve ne pentirete, vero? – esclamò girandosi, prima di svoltare l’angolo. – E sapete anche che quando il vostro bel castello crollerà, io non sarò qui ad aiutarvi a raccogliere i pezzi! E Gellindo Ghiandedoro se ne andò. Non ci volle molto tempo per capire che il “VILLAGGIO DEI MOTOCICLISTI” sognato dallo spauracchio Duetempi avrebbe avuto vita breve. Oh certo, la pista ricavata nel Bosco del-

le Venti Querce era bellissima: una serie infinita di montagne russe che correva su e giù per la foresta sfiorando le querce, saltando sopra ai torrentelli, infilandosi nelle gole profonde per poi riapparire in cima alle collinette che un tempo erano state piene di fiori bellissimi. Oh certo, tutti i sabati e le domeniche c’erano motociclisti che facevano la coda per pagare il biglietto, oppure per farsi riparare la moto all’ultimo minuto o per noleggiarne una… Oh certo, di quando in quando RossoVerdeGiallo riusciva a fermare qualche motociclista che correva troppo veloce, ma il tutto si risolveva in una ramanzina e nella raccomandazione ad andar più lenti per non farsi male. Chi ci guadagnava alla grande, ovviamente, era la famigliola del meccanico Duetempi, ma non c’era un solo motociclista che scendesse in paese per bere una cioccolata calda alla CIOCCOLATERIA di Casoletta, o per mangiarsi una pizza “ALLA MARGHERITA” di Fra’ Vesuvio, o per farsi preparare un bel panino alla Famiglia Cooperativa! Ci pensava la spauracchia Manopola, la moglie di Duetempi, a vender montagne di panini e bibite su al chioschetto allestito proprio all’ingresso della pista da motocross, e ci pensava Quattrotempi a farsi capire dai pochi motociclisti stranie-

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ri che passavano di lì, cosicché nemmeno i poveri spaventapulcini di Maestro Abbecedario trassero vantaggio da quella situazione! In poche settimane il Bosco delle Venti Querce si trasformò in un circo fracassone e inquinato, mentre gli spauracchi del Villaggio si ridussero a elemosinare qualche centesimo dai motociclisti per semplici lavoretti come lavare e lucidare i parafanghi delle moto. Duetempi, Quattrotempi e Manopola divennero milionari, mentre Casoletta, Caramella, Fra’ Vesuvio e gli altri uno dopo l’altro dovettero andarsene a cercare fortuna altrove. Il Villaggio di Risparmiolandia in poco tempo scomparve: al suo posto adesso c’è una gigantesca pista da motocross, servita da alberghi, ristoranti, piscine, centri commerciali e negozietti che vendevano merce d’ogni tipo. E Gellindo? Gellindo Ghiandedoro, poveretto, se ne stava disteso sul suo letto, le mani dietro la nuca e gli occhi chiusi per non vedere quelle brutture. Ed era preoccupato e triste, molto triste! “ROOOOOAAAAARRRRRR! ROOOOOAAAAARRRRRR!” Là fuori le motorette continuavano a gi-

rare come impazzite. “DLING… DLING… DLING…” Le monete cadevano a pioggia nella cassaforte di Duetempi. “PIADINE… PANINI... PANINI IMBOTTITI… PANINI E BIBITE FRESCHE…” Le voci di Manopola e di Quattrotempi si alzavano forti e squillanti sopra il vociare di una folla immensa, sopra le risate dei giovani che facevano il tifo e le urla degli avventori. A un certo punto, però, in mezzo a tutto quel baccano da far venire il mal di testa, si fece strada un semplice, un piccolo, un tenero, un leggero... un secondo “PLINC!!”... Nacque la seconda gemma di quella primavera in arrivo e come per magia si spensero i rombi del motori, tacquero le urla della folla, svanirono gli strilli di spauracchia Manopola e di suo figlio Quattrotempi, scomparve il tintinnare dei soldi nella cassaforte di Duetempi… e finalmente un profondo silenzio cadde sul Bosco delle Venti Querce. Passò un secondo, poi due secondi, tre... quattro... Al quinto secondo di silenzio Gellindo si alzò seduto e tese le orecchie: silenzio assoluto! Ma cosa poteva essere successo? Saltò dal letto... anzi, cadde proprio dal materasso sbattendo con la fronte per terra… – Ahiaaa! – urlò il poveretto massaggiandosi il bernoccolo, poi si avvicinò alla finestra, aprì le imposte e guardò fuori. Ma dov’era finita, la pista? Dov’erano andati gli alberghi, il chiosco dei panini e delle bibite, i centri commerciali, i negozietti, la folla di tifosi, i motociclisti… Là fuori c’erano solo querce e ancora querce, e poi prati

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e dossi, sentieri e cespugli... “FRUSHH… FRUSHH… FRUSHH” Proprio in quel momento passò di lì Casoletta in bicicletta. – Ciao, Gellindo! Svegliato bene? Finito il letargo? – Mi spiace proprio, Casoletta… – Ti spiace per cosa? – Be’, insomma: mi dispiace per i tuoi sogni, per gli affari che sono andati male… – Affari? Quali affari? – Ma sì, dai: la pista di motocross di Duetempi, il chiosco di Manopola e di Quattrotempi che ti ha rubato tutti i clienti, la pizzeria di Fra’ Vesuvio che è fallita e anche la Famiglia cooperativa che è andata in crisi… Mentre lo scoiattolo parlava, Casoletta scese di bicicletta e s’avvicinò alla finestrella della tana. – Ma stai bene, Gellindo? Io non conosco nessun Due…Tre…Quattrotempi e soprattutto qui non c’è nessuna pista da motocross! Chioschi? Pizzerie? Fallimenti?... Non è che per caso hai fatto un brutto sogno?

E solo allora Gellindo si rese conto dello scherzo che gli aveva giocato il letargo. È vero, aveva sognato tutte quelle brutte cose! Era stato solo un incubo! Il suo bosco era quello di sempre, non si vedevano piste da motocross e non si sentivano rombi di motori, solo una serie infinita di leggeri… PLINC!!… PLINC!!… PLINC!!… Erano le mille e mille nuove gemme che stavano suonando un bellissimo inno alla Primavera! Casoletta non lo capì subito, ma sorrise compiaciuta nel vedere Gellindo Ghiandedoro che danzava salterellando e cantando felice:

Buona Primavera a tutti!

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Gellindo Ghiandedoro e il miracolo di Primavera

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Gellindo Ghiandedoro e il miracolo di Primavera Cioppo era un passerotto che, un tempo, era stato allegro e vivace come tutti gli altri uccellini, ma anche arruffone e canterino come solo lui sapeva esserlo. Il fatto è che Cioppo viveva da solo, in un grande nido che suo padre passero e sua madre pas­se­rot­ta avevano costruito, alcune primavere orsono, nel cuore della chioma di un grande albero di mele. Ecco: era proprio la solitudine che pe-

sava più di ogni altra cosa, nel cuoricino di Cioppo. Svolazzare di qua e di là, dall’alba al tramonto, senza un amico con cui giocare, con cui andare a caccia degli insetti più appetitosi e grassi, con il quale magari architettare qualche scherzo alla seriosa civetta Brigida… no no, non era proprio vita, quella! Un giorno, si era agli inizi della primavera, Ciop­po finalmente trovò un amico.

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA Adesso vi racconto come andarono le cose. Accadde tutto in un pomeriggio: Cioppo se ne stava a poltrire nel suo nido, senza alcuna voglia di volare, di ridere, di scherzare e di cinguettare, quando… Criiick... Criiick… Craaaack… Pofff! Il pas­se­rotto balzò in piedi, sbirciò timoroso al di là dell’orlo del nido e lì, proprio davanti ai suoi occhi, su un piccolo ramo, vide un fiorellino bianco. E Cioppo, senza pensarci sopra nemmeno un attimo, regalò il suo cuore al piccolo fiore di melo. Gli parlava a ogni istante… “Ma lo sai che sei pro­prio bello, un fiore stupendo… e io ti voglio tanto bene, sai? Noi due non ci lasceremo mai, staremo sempre vicini!”. Cioppo sapeva che, per il bene del suo grande amico fiore, prima o poi un’ape avrebbe dovuto far­gli visita. E tanto fece, tanto girò e volò, che alla fine convinse una gran bella ape a dedicarsi tutta al fiorellino di melo. Purtroppo una mattina (ormai la primavera era ormai un ricordo) Cioppo ebbe una brutta sorpresa: il suo fiore non c’era più! I petali, durante la notte, erano caduti e al suo posto vide solo una mi­nuscola e insulsa pallina verde. “Ma dove se n’è andato? – si disperò il nostro povero amico. – Forse non gli ho voluto bene abbastanza e ha preferito andarsene altrove… pro­prio adesso che avevo trovato un vero amico!”. E pianse, Cioppo, pianse e si rinchiuse nel fondo del suo nido, dove rimase per settimane e settimane… finché un tiepido pomeriggio… Criiiiick... Criiiiick… Craaaack… Pofff! “È tornato! – gridò dentro di sé Cioppo. – Il mio amico fiore è tornato da me!”.

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Gellindo Ghiandedoro e il miracolo di Primavera

Saltò fuori dal nido, volò sul piccolo ramo e… si trovò davanti una pallina verde abbastanza grossa, lucida e brillante. Era una piccola mela che ce la stava mettendo tutta per diventare grande: e Ciop­po ebbe una nuova a­mi­ca! Tanto fece, tanto volò e lavorò, spostando le foglie perché il sole ar­rivasse bello caldo sulla sua mela, che in poco tempo la pallina divenne verde chiaro… poi gial­li­no smorto… s’ingrossò ancor di più e nel giro di qualche settimana Cioppo si ritrovò, accanto al nido, una mela gialla grossa così! Il passero era felice come mai nessun passero lo era stato sulla faccia della terra. Quando pioveva a dirotto, correva subito

sopra la mela e sco­sta­­va i rami più sottili perché la sua amica potesse farsi una bella doccia. Una sera grandinò, anche, e allora Cioppo si precipitò sul rametto della mela, riunì le fronde più vicine a mo’ d’ombrello e la protesse dai grossi chicchi di ghiaccio. Ma la vita era proprio dura, con il povero pas­se­rotto. Quando terminò l’estate e la mela divenne ancor più grossa e lucida, profumata e dolce, una pesante scala di legno, che urtò appena il nido del nostro amico, lo fece fuggire via lontano e spaventato. Quando, dopo un po’, tornò all’albero, la sua mela gialla non c’era più!

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA Il passero si disperò e pianse per settimane intere. Quando giunsero i primi freddi e la neve ricoprì la campagna, Cioppo, triste in cuore, si raggomitolò nel punto più tiepido del nido e si addormentò. E passò anche l’inverno; un po’ alla volta la neve si sciolse e il sole tornò a riscaldare più forte. Ma Cioppo era sempre triste e solo. Un pomeriggio se ne stava a poltrire nel

suo nido, senza alcuna voglia di volare, di ridere, di scherzare e di cinguettare, quando… Criiick... Criiick… Craaaack… Pofff! Un altro amico, un piccolo fiorellino bianco in tutto eguale a quello dell’anno prima, era in arrivo. E Cioppo si sentì un passero profondamente felice: aveva capito che, su quell’albero di mele, non sarebbe stato mai più solo!

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La Primavera e la Valle delle Mille Mele www.risparmiolandia.it


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La Primavera e la Regina della Valle delle Mille Mele – Aiutooo! C’è un mostro con le ali che mi insegue! – strillò la povera topolina Rattina Glassé, entrando di corsa in casa di Mamma Pasticcia e chiudendo la porta dietro di sé con gran fracasso. – Ehilallà, ma cosa succede? – esclamò Gellindo, che stava terminando di spalmare marmellata di albicocche sui panini della merenda. – Un mostro? E quale mostro? Dietro di te non c’è alcun mostro, vero amici? – disse la spauracchia rivolta agli spaventapulcini Occhialetta, Lampurio e Frigerio e alle giovani pantegane Liquirizio e Pancrazio. – E lo credo – ansimò la povera Rattina, – quell’orrenda creatura è rimasta chiusa fuori! – Ma com’era questo mostro? – chiese Pasticcia, mettendo in tavola un vassoio colmo di ottimi panini. Rattina Glassé cercò di calmarsi, respirò a fondo e poi cominciò a raccontare: – Era grosso, peloso e con le ali... Aveva un manto nero a strisce gialle e un pungiglione in fondo alla schiena che tremo ancora adesso al solo pensarci... – E che verso faceva? – domandò Occhialetta addentando il primo panino e sporcandosi la punta del naso di marmellata.

– Ecco... faceva Bzzzz! Bzzzz! Bzzzz! – Ma allora quel mostro era solo un’ape! – esclamò Frigerio scoppiando a ridere. – Una semplice, piccola e innocua ape in cerca di qualche buon fiore! Rattina increspò le labbra, mise i pugnetti sui fianchi e saettò lo sguardo in giro: – Be’, amici miei, dovevate esserci, là fuori, inseguiti da quell’ape-mostro che voleva e cercava proprio la sottoscritta! – Calma, calmatevi tutti – intervenne Gellindo a riportar un po’ di calma in casa. – Per prima cosa non bisogna mai prendere in giro nessuno, men che meno gli amici – disse lo scoiattolo rivolta a Frigerio, – e poi, casa Rattina, un’ape non ha mai fatto male a nessuno, se la si lascia in pace e non la si stuzzica. Anzi, forse prima ti sei imbattuta addirittura nella “regina della Valle delle Mille Mele”... – La regina di che? – L’ape regina che regna sulla nostra valle... Volete che vi racconti la sua storia? Allora state a sentire... Era una stupenda giornata di sole: la primavera già da molte settimane aveva ridipinto i prati di verde, sbizzarrendosi poi

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2007-2017: 10 ANNI DI CARNEVALE

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La Primavera e la Regina della Valle delle Mille Mele

a lasciar cadere qui e là macchie vivaci di fiori multicolori, rossi, gialli, viola, azzurri, lillà. Gli animaletti che durante i lunghi mesi invernali avevano poltrito nelle calde casette sottoterra, adesso correvano dappertutto, affamati e allegri come non mai. Nel cielo le rondini, i passeri, le piccole quaglie avevano ripreso a volare felici, mentre nel bosco i primi funghetti incominciavano a farsi strada nel tappeto di aghi di pino.

– Ohilalà… i-uuu! Ohilalà, i-èèè! Una minuscola ape, col suo bel vestitino giallo e nero, stava ronzando a pochi metri da un prato inondato di sole. – Ohilalà… i-uuu! Ohilalà, i-èèè! Com’è bella la primavera – cantava l’ape a squarciagola, – quando il sole fino a sera ti riscalda il corpicino, mi sembra… Oooops! Mi scusi, signor Calabrone, non l’avevo vista! – Non mi avevi visto, eh? – sbottò arrabbiato Poldo, il grosso calabrone contro il

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La Primavera e la Regina della Valle delle Mille Mele quale Apina era andata a sbattere. – Eppure non è che sia magro e invisibile come… come… come un moscerino! – Signor Calabrone – fece Apina tutta avvilita, – mi dispiace, ma sono così contenta, così felice, che attorno a me non vedo altro che boschi, prati e fiori… tanti, tantissimi fiori, e poi colori, profumi uno più appetitoso dell’altro…Vede, oggi è il primo giorno che esco di casa… – Di casa? – chiese insospettito il calabrone. – Di casa, sì… cioè, dall’alveare, è logico. Per la prima volta in vita mia l’ape-regina mi ha dato il permesso di uscire per andare a lavorare… – Già – la interruppe sghignazzando quel maleducato di Poldo. – Bel lavoro, il vostro: mangiare, mangiare e poi ancora mangiare da fiore a fiore! – L’ape-regina mi ha raccomandato di tornare, questa sera, col pancino bello pieno di tante cose buone. “Tu entra in ogni fiore che incontri – mi ha detto, – e mangia tutte le cose dolci che vi trovi. Non preoccuparti se ti sporchi il vestito di polline: anche quello di portare il polline da fiore a fiore è un compito che ci spetta”… – Facendo però attenzione ai calabroni che ti svolazzano davanti agli occhi… ti ha detto anche questo, la tua ape-regina? Era proprio un antipatico, quel calabrone spocchioso e saccente. Ma Api­na era troppo giovane e buona per sentirsi offesa. – Ascolta – fece l’in­set­tina rivolta al grosso Poldo, – tu che sei uno di mondo e che conosci bene come vanno le cose, sapresti dirmi dove posso trovare un campo o un prato di fiori buoni, ma così buoni, che la mia ape-regina rimarrà a bocca aperta,

stasera, quando rientrerò nel mio alveare? In fin dei conti anche Poldo aveva un cuore e poi quell’apetta così gentile e ingenua avrebbe costretto al sorriso anche l’inset­tac­­cio più cattivo. – Ecco, a dire il vero io conosco un posticino pieno di fiori… ma sono fiori molto particolari. – Particolari perché? – Sono bianchi come la neve, profumati come la primavera e dolci come il miele. Però… – Però? – Però bisogna essere delle api veramente eccezionali, veramente “super”, per potersi avvicinare a quel posto… – E io come ti sembro? Ti pare che non abbia le carte in regola? Dai, mi dici dov’è questo posticino? Con un sorriso Poldo aprì le ali e… – Bzzzzzz… vieni con me! Fu proprio così che Apina venne condotta dal calabrone nella Valle delle Mille Mele: era una valle aperta al sole, protetta dai venti e percorsa da cento e cento ruscelli d’acqua fresca e cante­ri­na. Ma tutto questo era nulla, in confronto alle migliaia e migliaia di alberi di mele che la nostra piccola ape si trovò dinanzi agli occhi e ai milioni e milioni di fiori bianchi, profumati e dolci che pareva aspettassero proprio lei. – Ecco – fece Poldo il calabrone, posandosi su un ramo dell’albero più vicino, – adesso tocca a te, apetta. Questo sarà il tuo regno… – Il regno di Apina? – …ma certo, il regno di Apina. Toccherà a te d’ora in poi saltellare di fiore in fiore a succhiare tutto il nettare che potrai e sarà merito tuo se, tra qualche mese ci saranno delle belle mele gialle e rosse, grosse e

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La Primavera e la Regina della Valle delle Mille Mele succose. E allora, forza Apina! Fai vedere quanto lavora un’ape veramente “super”! Non vi dico la gioia della nostra aperonzola, quando quella sera, al suo rientro all’alveare, venne accolta dall’ape-regina e dalle altre sorelle api con una gran festa.

Non s’era mai vista un’ape con il pancino così gonfio: tutto merito degli stupendi fiori bianchi della Valle delle Mille Mele, ma anche della gentilezza di Poldo il calabrone che… Bzzzzzz… di lontano osservava l’alveare sorridendo contento sotto ai baffi.

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Una festa di Primavera... senza Gellindo Ghiandedoro!

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Una festa di Primavera... senza Gellindo Ghiandedoro Naturalmente non si poteva dare il via alla grande Festa di Primavera senza che fosse presente Gellindo Ghiandedoro. – Avete visto in giro Gellindo? – domandò Casoletta mentre finiva di disporre sul vassoio una montagnola di biscottini al burro. Gli spaventapulcini del Villaggio, che seguivano con attenzione i gesti della spauracchia mentre ordinava con cura le file di biscotti, scossero la testa: no, loro non l’avevano visto… – Be’, allora sarà meglio se vi date un po’ da fare e andate a cercarlo – sbottò Casoletta, aprendo un contenitore colmo fino all’orlo di ciuffetti di spumiglie. – Fin che non c’è Gellindo, la festa non comincia! Lampurio, Occhialetta, Frigerio e i topolini Rattina Glassé, Liquirizio e Pancrazio si guardarono con occhi delusi: niente festa, niente biscotti… e niente spumiglie, per giunta!!! – Ragazzi, non c’è niente da fare – esclamò Occhialetta, che di tutti era la spauracchietta più grande, – dobbiamo trovare il nostro Gellindo! Dividiamoci!

bussarono alla porta di Mamma Pasticcia. – Gellindo è da te, forse? Lo stiamo cercando per dare il via alla Festa di Primavera! – No carini, lo scoiattolo qui non c’è… ma se volete, potete assaggiare un pezzettino di una delle trenta torte che ho preparato per la festa… – Ecco – balbettarono i due topini, – noi vorremmo tanto, abbiamo fame… ma senza Gellindo non si può cominciare! E allora ciao Pasticcia, e grazie: noi andiamo a cercarlo da un’altra parte! Lampurio sapeva che spesso Gellindo andava a lavorare dal ragionier Còntolo, il direttore della Cassa Rurale del Villaggio degli Spaventapasseri. Lo spauracchio ragioniere se ne stava seduto dietro la cassa della Rurale immerso in una serie complicata di conti. – Buongiorno signor Còntolo. – Ciao Lampurio mio bello! Sei per caso venuto a controllare il tuo Libretto di Ri-

Rattina Glassé si fece accompagnare da Occhialetta a casa sua, alla tana delle pantegane della discarica del Villaggio: forse Gellindo stava chiacchierando con papà Ratto Robaccio e con mamma Lilli Spatoccia… – No mia piccola Rattina, mi spiace Occhialetta ­– sbraitò suo papà Robaccio, che se ne stava steso a poltrire come al suo solito su un mucchio di bucce di patate, – Gellindo non s’è fatto vedere da queste parti! È da un po’ di tempo che non lo vediamo… I due topini gemelli Liquirizio e Pancrazio

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA sparmiolandia? – Oh no, l’ho già fatto la settimana scorsa, quando ho versato la mancia che mi ha dato Tisana la Dolce per averla aiutata a ripulire l’orto dall’ultima neve… No no, volevo solo sapere se per caso Gellindo Ghiandedoro è qui da lei… – Oggi no, oggi non l’ho visto, ma d’altronde non è la Festa di Primavera, oggi? Vedrai che sarà su in piazza, ad aiutare gli altri a preparare i festeggiamenti… – No, in piazza non c’è. È per questo che lo stiamo cercando: senza di lui la festa non può cominciare! – E lo credo bene! Che Festa di Primavera vuoi che sia, se non c’è il nostro scoiattolino risparmioso a festeggiare con noi? – Vabbe’, allora lo cerco da un’altra parte…

Frigerio infine provò a bussare alla porta della Scuola. Gellindo si fermava spesso da Maestro Abbecedario a scambiar due chiacchiere, a commentare qualche nuova avventura, a parlare di questo e di quello insomma. – Signor Maestro, stiamo cercando Gellindo Ghiandedoro. Tu forse sai dov’è andato a nascondersi? Abbecedario si grattò il mento con uno strano sorriso, poi s’inginocchiò per essere all’altezza degli occhi del piccolino e gli disse: – Oggi che festa stiamo preparando? Frigerio strabuzzò gli occhi meravigliato a quella domanda: – Ma la Festa di Primavera, lo sanno tutti! – E per il nostro buon Gellindo, l’arrivo della primavera con che cosa coincide? Lo spauracchietto ci pensò su a lungo,

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aggrottando la fronte per lo sforzo. Poi gli occhietti gli si illuminarono: aveva la risposta giusta! – Per Gellindo l’arrivo della primavera coincide con il ritorno dei primi caldi!

– Bravo! – disse compiaciuto il maestro. – E uno scoiattolino dove sta, quando arrivano i primi caldi? Che cosa sta facendo? Frigerio si rannuvolò di nuovo, pensò e ripensò alla riposta giusta da dare e alla

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA fine sorrise soddisfatto: – Ma è in letargo, lo sanno tut… E lo spaventapulcino s’interruppe a metà della risposta: certo, è semplice no? Gellindo non s’era nascosto chissà dove e men che meno s’era dimenticato della festa. – Adesso so dove trovare lo scoiattolo! – Dove? – Su al Bosco delle Venti Querce, nella sua tana su quattro piani… sarà ancora addormentato e qualcuno deve andare a svegliarlo! – E allora pensateci voi, piccoli! Manca ancora poco all’inizio della Festa di Primavera, ma se farete in fretta riuscirete a svegliare il nostro amico Gellindo Ghiandedoro! In realtà Gellindo non s’era dimenticato che doveva svegliarsi in tempo per la grande festa che il Villaggio degli Spaventapasseri organizzava ogni anno all’arrivo della primavera. E per non mancare all’appuntamento aveva caricato addirittura quattro sveglie, una più forte e squillante dell’altra. E infatti, all’ora stabilita… Triiinnn… Triiinnn… Triiinnn… Triiinnn… la prima sveglia suonò delicata, argentina e discreta sul comodino. Gellindo non la sentì nemmeno e continuò imperterrito il suo sonno! Allora scattò la seconda: Sdlèèènnn… Sdlèèènnn… Sdlèèènnn… Sdlèèènnn… cominciò a scampanare dal buio un campanaccio da mucca collegato a una sveglia a molla. Gellindo sbuffò nel sonno, si girò nel letto e riprese a dormire della grossa. La terza sveglia si mise d’impegno: … Dinnn Donnn Dannn… Dannn Dinnn Don-

nn… presero a suonare tre campane a distesa appese al soffitto della tana, collegate pure loro alla terza sveglia meccanica. Gellindo si mosse, aprì un occhietto, si guardò in giro ma venne sopraffatto dal letargo e riprese a russare sotto le coperte. La quarta sveglia fece allora partire il suono lacerante di una sirena… Uuueeeooo… Uuueeeooo… Uuueeeooo… a cui si aggiunse Triiinnn… Triiinnn… Triiinnn… il trillo della prima sveglia e anche Sdlèèènnn… Sdlèèènnn… Sdlèèènnn… il campanaccio delle mucche e perfino Dinnn Donnn Dannn… Dannn Dinnn Donnn… le tre campane che suonavano a distesa! In quel concerto di suoni fracassoni che avrebbero svegliato addirittura un ghiro duro d’orecchie, Gellindo si rigirò nel letto, sbirciò da sotto la coperta e si chiese la ragione di tutto quel chiasso. Il motivo proprio non gli venne in mente, quindi richiuse gli occhietti e si riaddormentò cullato da quel frastuono incredibile di Uuueeeooo… Triiinnn… Sdlèèènnn… Dinnn Donnn Dannn… Non c’era proprio niente da fare: quattro sveglie forti e potenti non erano riuscite a tirar giù dal letto lo scoiattolo risparmioso. Che cosa potevano fare allora quei tre spaventapulcini e quelle tre panteganotte che avevano assistito muti e sbalorditi dalla finestrella della tana a quel concerto fracassone? – Gellindo proprio non vuol saperne di uscire dal letargo – disse rassegnata Occhialetta. – Se non l’ha svegliato tutto questo chiasso, noi cosa possiamo a fare? – osservò Rattina Glassé con le lacrime agli occhi. – Qualcosa però dobbiamo inventare –

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA esclamò Lampurio, – perché senza Gellindo la Festa di Primavera non comincia! – Volete dire che se non riusciamo a svegliare Gellindo… – balbettò Liquirizio… – …niente festa, ma soprattutto per quest’anno niente Primavera? – singhiozzò Pancrazio Poteva essere, si disse Occhialetta, che però tenne per sé quel dubbio. Perché niente Primavera significava niente erba fresca nei prati, niente fiorellini profumati nei giardini, niente carotine fresche e fagiolini dolci negli orti… E se venivano a mancare tutte queste buone cose, magari non arrivava nemmeno l’Estate!! Proprio in quel momento passò di lì Fra’ Vesuvio, lo spaventapasseri che sapeva sempre la barzelletta migliore del momento. – Ehilà, ragazzi, si può sapere cosa state facendo appesi alla finestra della tana di Gellindo? Gli spaventapulcini gli raccontarono in breve delle quattro sveglie che invano avevano cercato di strappare dal letargo il loro amico e della Festa di Primavera che aspettava solo l’arrivo dello scoiattolino risparmioso… Fra’ Vesuvio ci pensò su un istante e mezzo, poi s’arrampicò anche lui all’altezza della finestrella della camera da letto e… – Gellindo, la sai l’ultima? ­– urlò quasi lo spauracchio, per poi girarsi e sussurrare ai piccolini: – Vedrete che con la mia barzelletta si sveglierà ridendo a crepapelle! Allora… “Papà, è Carnevale” dice un bambino: “perché quest’anno non mi vuoi comprare i coriandoli?” “Perché l’anno scorso li hai buttati via tutti!”… Gli spaventapulcini scoppiarono a ridere, le panteganotte si staccarono dal da-

vanzale per tenersi la pancia dalle risate e caddero nel prato ai piedi della quercia, ma lo scoiattolo nemmeno si mosse! – Proviamo con un’altra storiella… Ah sì, questa è bella: Maestro Abbecedario chiede a Occhialetta: “Mi sai dire quanto fa due più due?” E Occhialetta risponde: “È un po’ strano che lei non lo sappia, signor maestro!” Occhialetta e gli altri si rovesciarono dalle risate e pure Gellindo sorrise nel sonno, ma non si svegliò. “Papà, lo sai dov’è la Sicilia?” chiede Liquirizio a Ratto Robaccio. “Chiedi a mamma Lilli, piccolo mio: è lei che tiene le cose in ordine, in questa casa!” Risero i piccoli e rise anche lo spauracchio barzellettiere: l’unico che non diede segnali di reazione fu proprio lo scoiattolo in letargo! Fra’ Vesuvio, ahimè, aveva esaurito la scorta di storielle nuove: ­– Niente da fare, amici! Quest’anno il nostro amico dev’essere veramente stanco, se non riesce ad aprir occhio! Ci rinuncio e vado giù in piazza: chissà, magari a qualcuno degli altri verrà in mente l’idea giusta… Maestro Abbecedario fece portare una lavagna di scuola ai piedi della quercia e provò a scrivere facendo stridere i gessetti: tutti fuggirono terrorizzati tappandosi le orecchie, ma Gellindo non se ne accorse nemmeno e… Rooonnn Bzzz! Rooonnn Bzzz! Rooonnn Bzzz!...rimase ben stretto al suo sonno profondo. Farmacista Quantobasta tirò fuori dall’armadio la vecchia tromba che non aveva mai trovato il tempo di imparare a suonare e… Pereppepè Pereppepè Pereppepè… provò invano a svegliare l’amico con

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2007-2017: 10 ANNI DI PRIMAVERA una stonatissima serenata. Le spauracchie Casoletta, Bellondina, Chiomadoro e Tisana la Dolce si presentarono sotto la cameretta di Gellindo impugnando ognuna un paio di grandi coperchi da cucina e… Spiattt Spiattt Rispata-Spiattt… improvvisarono una grancassa da turarsi le orecchie per il frastuono. L’anziano Empedocle portò su al Bosco

delle Venti Querce il suo vecchio grammofono a conchiglia: mise sul piatto un disco, girò fino in fondo la manovella, mise la puntina sul primo solco e accese l’altoparlante… Nessun dorma! Nessun dorma!... Dilegua, o notte! Tramontate, stelle! Tramontate, stelle! All’alba vincerò… vinceròòò… Vinceròòòò! Insomma, s’impegnarono tutti allo spasimo per svegliare Gellindo dal letargo, in modo da poter dare il via alla grande Festa di Primavera, ma… Rooonnn Bzzz! Rooonnn Bzzz! Rooonnn Bzzz!... lo scoiattolo non voleva proprio saperne di staccarsi dai suoi sogni! C’era però nel Bosco delle Venti Querce qualcuno che conosceva Gellindo meglio di tutti gli altri: sì, lei, proprio lei! La civetta Brigida venne alla fine convocata davanti alla tana dello scoiattolo: – Cara Brigida – le disse Maestro Abbecedario, – noi le abbiamo tentate proprio tutte, ma Gellindo Ghiandedoro proprio non ne vuol sapere di partecipare alla Festa di Primavera. Ma senza di lui non possiamo cominciare… Brigida sbadigliò, sospirò e borbottò: – E allora avete pensato alla vecchia Brigida, vero? Bene, vi darò una mano, anzi… – esclamò sorridendo tra sé, – vi darò una delle mie… penne! E… Staccc!... la civettina si tolse una delle penne della coda e la allungò al maestro spauracchio. – E cosa ci possiamo fare con… con questa? – Che cosa dici spesso, tu, ai tuoi spaventapulcini? Quando qualcuno vi indica qualcosa, se vi accontentate di guardare la

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Una festa di Primavera... senza Gellindo Ghiandedoro punta del suo dito non scoprirete mai quel che vuole mostrarvi! Cosa si può fare con una penna d’uccello? Dopo un attimo di imbarazzo, si alzò la vocetta di Lampurio: – Si può… scrivere! – Si può fabbricare un’esca per andare a pesca! – strillò spauracchio Pagliafresca. – Si può decorare un cappello da montagna! ­– buttò lì il vecchio Empedocle. – Si può costruire una freccia! – disse Occhialetta. – Posso usare tante penne morbide per spolverare in casa! – propose Mamma Pasticcia. – Con una penna posso fare il solletico! – urlò sopra tutti Bellondina. E Brigida la civetta: – Brava, Bellondina, hai indovinato! Io conosco molto, molto bene il nostro Gellindo e so che soffre terribilmente il solletico sotto ai piedi… Perciò, se volete svegliarlo in tempo per la Festa di Primavera… ecco qui la mia penna e buon divertimento! Scelsero Rattina Glassé: le misero in mano la penna di Brigida e la spinsero nella cameretta dello scoiattolo. La panteganina si avvicinò al letto e non ebbe nemmeno bisogno di spostare le coperte, perché le due zampe di Gellindo erano lì, spuntavano da sotto il lenzuolo. Avvicinò appena la punta della penna alla pianta della zampina di sinistra che… – Ehi! Che succede… Iiihhh! Iihhh!... Iihhh!... No dai, lasciami stare! No, il solletico no, ti prego! Ti supplico! Ti scongiuro! Faccio tutto quello che vuoi, ma il solletico no! – Allora ti svegli una buona volta da questo benedetto letargo? – esclamò la topolina, avvicinando ancor di più la penna morbida e solleticosa alla zampina di destra.

– Cosa? Il letargo? E perché poi dovrei svegliarmi! – Perché abbiamo organizzato la tradizionale Festa di Primavera, ma senza di te non si può cominciare – Ah sì, la festa… Ma avevo messo quattro sveglie… – Inutili! – Allora potevate svegliarmi voi… – Tempo perso! Vuoi scendere dal letto, oppure devo accarezzarti anche l’altra zampetta? – No no: eccomi qui in piedi e pronto per venire con voi! Ci fu una gran Festa di Primavera, quell’anno: ricca di botti e di scherzi, di danze e di dolcetti, di auguri e di regalini. Il più felice però di tutti fu Gellindo Ghiandedoro, che restituì a Brigida la sua bella penna e fece festa con tutti i suoi amici. Aveva un solo, unico, piccolo pensiero: “Chissà che cosa mi toccherà inventare, il prossimo anno, per svegliarmi in tempo e da solo per la gran Festa di Primavera!”

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2007-2017

10 anni di avventure con

Gellindo Ghiandedoro

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