L ’economia raccontata ai bambini
Gellindo Ghiandedoro in cerca di lavoro
1 - Da oggi si comincia a lavorare! I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Quella mattina tiepida di primavera, Gellindo Ghiandedoro si svegliò al suono della terza sveglia e balzò dal letto per correre a spegnere le altre quattro. Aprì i battenti della finestrella che dava sul prato e respirò a fondo l’aria profumata di fiori. Era proprio bello, il suo Bosco delle Venti Querce! Fece colazione, si lavò i dentoni e s’impomatò l’enorme coda con due tubetti interi di gel “ultra-forte”, dandole quel giorno la forma di un bel fungo cicciottone e vaporoso. – Adesso sono pronto per affrontare il mondo! – esclamò Gellindo, guardandosi allo specchio prima di uscire dalla tana. Mise la zampetta sul pomolo della porta, fece per girare e aprire, quando un improvviso peso al cuore gli tolse quasi il fiato. Un pensiero oscuro gli bloccò la bocca dello stomaco, il ricordo di un incubo notturno gli mise addosso un po’ d’ansia, l’impressione che qualcosa non andava per il verso giusto lo costrinse a fermarsi sulla porta, mentre il malessere di un pensiero nascosto lo obbligò a grattarsi il ciuffo in testa… – Chissà perché non riesco a ricordare quel che stavo pensando ieri sera, prima di addormentarmi? – disse Gellindo ad alta voce. – Ehilà, Tisana la Dolce, dove stai saltellando di buon mattino? – Sto correndo al boschetto qui sopra, per raccogliere di buon mattino alcune gemme di pino che mi servono per un decotto contro la tosse…
– Aspetta, ché vengo a darti una mano! – strillò Gellindo chiudendo la porta della tana e raggiungendo l’amica. – Quante gemme ti servono? – Otto gemme sono sufficienti, ma devono essere raccolte dai rami più alti degli abeti, quelli che ricevono tutta la luce del sole… – Ma se non venivo io, come facevi, tu da sola, a saltellare fin lassù in cima? – Eh, avrei chiesto aiuto a qualche uccellino, oppure a un ghiro mezzo addormentato. Però se ci sei tu, ad aiutarmi nel lavoro, sono cont… – LAVOROOOO! – urlò Gellindo bloccandosi in mezzo alla strada. – Ecco cosa mi ero dimenticato: che ieri sera, prima di addormentarmi, ho fatto a me stesso la promessa di trovarmi un lavoro! Oggi stesso! – E perché, poi? Devi proprio? – Beh, a dire il vero no, non mi serve un lavoro. Ho già tutto quello di cui ho bisogno e anche un gruzzoletto custodito alla Cassa rurale per i momenti di necessità… No, lavorare non mi servirebbe, ma siccome lo fanno tutti! Tutti hanno un lavoro: Casoletta alla latteria, tu nel tuo orto di erbe medicinali, Rosso-Verde-Giallo dirige il traffico, Passion di Fiaba deve inventare almeno una fiaba al giorno da raccontare la sera agli amici, Din Dòndolo tiene pulita la chiesa del Villaggio, Abbecedario fa scuola agli spaventapulcini… E io chi sono? No no: Gellindo Ghiandedoro da oggi comincia lavorare! – E quale sarebbe, questo tuo lavoro? – chiese Tisana la Dolce, riprendendo a saltellare in direzione del
boschetto dei pini. – Ecco, non lo so… Forse, potrei… Mah, secondo te che lavoro potrebbe fare uno scoiattolo? Tisana la Dolce giunse proprio in quel momento ai piedi di un pino alto fino al cielo e si fermò ai suoi piedi. – Ad esempio potresti salire fin lassù e raccogliermi otto belle gemme fresche di giornata! – Vorresti dire che potrei diventare un tuo… un tuo aiutante? – balbettò Gellindo, che non osava credere d’aver già trovato un lavoro. – Da oggi potrei dire in giro che sono l’Aiutante di Tisana la Dolce? Che quello è il mio lavoro? – D’accordo – acconsentì la spaventapasseri con un sorriso. – Non avevo previsto di assumere qualcuno che mi desse una mano, ma va bene: Gellindo, tu sei il mio nuovo collaboratore! – Da subito? Da adesso? – Come no: anzi, arrampicati veloce e portami le gemme che ci servono! Cento lavori: uno Il lavoro di aiutante di Tisana la Dolce durò meno di una giornata intera, che Gellindo passò su e giù per gli alberi dei dintorni a raccoglier foglie e rametti di quercia, a strappar cortecce di nocciòlo, a far mazzolini d’erba medica e a riempir sacchetti con foglie di lavanda selvatica… Poi, per tutto il pomeriggio il poveretto fu costretto a sudare vicino al fuoco per tener sotto controllo i decotti che gorgogliavano nelle pentole e nei pentolini di rame e solo verso a sera…
– Ecco, Gellindo: per oggi abbiamo terminato… – esclamò Tisana la Dolce togliendosi il grembiule. – Anzi no: prendi la scopa, pulisci per terra, riordina tutti quei vasetti che sono sul tavolo e mettili in ordine di grandezza, dal più piccolo al più grande, nella credenza. Poi corri alla fontana a prender un po’ d’acqua, che preparo la camomilla per il vecchio Emdepocle: quando sarà pronta gliela porterai, lo saluterai a nome mio e poi torna, che ti do due soldi, la paga per il lavoro di oggi! Poi ci rivediamo domani mattina all’alba, ché andiamo a fare una capatina al ruscello qui sotto, in cerca di carotine selvatiche per una ricetta che voglio regalare a Casoletta… Per carità: non che due soldi di paga fossero pochi, anzi: quel che era troppo, invece, era il lavoro! – Ma scusa, Tisana, – mormorò Gellindo mentre scopava per terra, – tu lavori così tanto tutti i giorni? Sempre, dall’alba al tramonto? Sette giorni la settimana? – Sei giorni, caro mio: la domenica la dedico a rimetter ordine in casa e a far visita agli amici! – Ascolta – disse allora lo scoiattolo smettendo per un attimo di riordinare i vasetti nella credenza, – se ti dico una cosa, poi non ti offendi? – E cosa vorresti dirmi? – Che forse provo a cambiar lavoro! – buttò lì Gellindo, diventando rosso per l’agitazione. Tisana la Dolce ammutolì, rimase silenziosa per alcuni istanti e poi con un dolce sorriso si chinò a baciare l’amico
sulla fronte. – Tu puoi fare tutto quel che vuoi, caro mio! Oggi hai provato a lavorare con me, e questi sono i tuoi due soldi di
paga. Domani prova pure con qualcun altro e dopodomani con altri ancora, e vedrai che prima o poi troverai il lavoro che fa per te! (1 - continua)