Buon natale 10 volte

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2007-2017 BUON NATALE 10 VOLTE Fiabe di MAURO NERI Illustrazione di FULBER

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Casoletta e Lingualunga e la sorpresa di Natale (2007)

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Casoletta e Lingualunga e la sorpresa di Natale – Lo sapete che mancano solo due settimane a Natale? – buttò lì quasi per caso Casoletta, mettendo in tavola per i suoi amici spaventapasseri un vassoio con cinque tazze colme di ottima cioccolata bollente. – Perché quest’anno non pensiamo a festeggiare con qualcosa di nuovo e di originale? Lingualunga, Bellondina, RossoVerdeGiallo e Chiomadoro si guardarono negli occhi, aggrottarono la fronte e chiesero in coro: – E che sarebbe, secondo te, questa cosa nuova e originale? – Be’, potrebbe essere qualcosa che non abbiamo mai fatto, qualcosa da preparare in silenzio per fare una sorpresa agli altri, qualcosa che faccia stupire tutti i nostri amici... – Ho capito, ho capito... – la interruppe Lingualunga bevendo un lungo sorso di cioccolata. Lo spaventapasseri si bloccò quasi subito con la tazza in aria e lo sguardo perso nel vuoto, come se proprio in quel momento gli fosse venuta in mente l’idea giusta. – Sentite, amici: e se noi ci mettessimo insieme per... – Ssshhhhh! – esclamò Casoletta, correndo a chiudere la porta della sua Cioccolateria. – Parliamo sottovoce, perché qualcuno potrebbe sentirci e non sarebbe più una sorpresa... – Ascoltatemi bene – sussurrò allora Lingualunga, piegandosi in avanti e parlando sottovoce agli amici... – Cominceremo già questa sera e ognuno di noi... Pissi Pissi Pissi Pissi.... Per due settimane intere Casoletta, Lingualunga, Bellondina, Chiomadoro e RossoVerdeGiallo sparirono quasi dalla

circolazione. Avendo bisogno di qualche altro amico, chiesero ad Abbecedario, a Dindòndolo e a Passion di Fiaba di unirsi a loro per quel progetto “misterioso” che avrebbe fatto spalancare le bocche a tutti gli spaventapasseri dei Villaggio. Dopo di che, di giorno ognuno ne stava tappato in casa a far chissà che cosa, mentre tutte le sere dopo cena gli amici della combriccola si ritrovavano nella Cioccolateria di Casoletta, chiudevano porte e finestre e da lì uscivano per tornare a casa solo dopo la mezzanotte! Nessuno, proprio nessuno riuscì a scoprire il perché di quegli incontri serali fin quando, la sera della vigilia di Natale, la campanella di Dindòndolo si mise a suonare allegra chiamando come ogni anno gli spaventapasseri sulla piazza innevata del Villaggio per scambiarsi gli auguri. Quando tutti furono assiepati tra i mucchi di neve e i pupazzi costruiti quel pomeriggio dagli spaventapulcini, accolti da un brusìo di vera sorpresa da un vicoletto laterale uscirono uno dopo l’altro Passion di Fiaba e Casoletta, Lingualunga e Bellondina, Chiomadoro, RossoVerdeGiallo e Dindòndolo che andarono a mettersi sotto a un lampione per farsi ammirare nei loro bellissimi costumi da Re Magi, da pastori e da angeli. Per ultimo entrò Abbecedario, che invitò quel fantastico “presepe” a disporsi in semicerchio, alzò il braccio destro per chiedere il silenzio e... Ecco quel che avevano preparato di nascosto, i nostri amici! Un Coro di voci spauracchie! Un Coro di voci allegre per festeggiare il Natale in modo nuovo e originale... un Coro di voci bellissime che s’alzarono dalla piazzetta del Villaggio, danzarono leggere nell’aria fredda della Notte santa e

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! corsero su su, fino a raggiungere il Bosco delle Venti Querce, per augurare un buon sonno anche al loro amico Gellindo Ghian-

dedoro... Un Coro dolce perché fatto tutto di amici, e che cantò fin quasi a mezzanotte le canzoni più belle del Natale...

Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo. O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar. O Dio beato! Ah! Quanto ti costò l’avermi amato.

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Gellindo Ghiandedoro e il Natale‌ dimenticato! (2008)

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Gellindo Ghiandedoro e il Natale... dimenticato! La storia che sto per raccontarvi ebbe inizio l’antivigilia dell’ultimo Natale, proprio nel giorno in cui la voglia di festa è più forte perché il Natale è ormai lì a due passi, ancora poche ore e poi si dà il via ai festeggiamenti… Era stato lo spaventapasseri Passion di Fiaba a raccontare una sera a Pagliafresca la storia della strega Gran Gracchia. «È una donna malvagia, quella – gli aveva detto, – così perfida che molti anni fa dovemmo cacciarla dal Bosco delle Venti Querce perché continuava a tormentarci con sortilegi d’ogni tipo! Adesso vive su un isolotto al centro della Palude dei Vampiri Striscianti e se qualcuno ha bisogno di qualche filtro strano o di qualche formula magica per far del male a un innocente, basta che vada da lei…” Ed eccolo lì, Pagliafresca, davanti alla porta della stamberga in cui vive la strega Gran Gracchia. Ma che ci fa, il nostro amico, da quelle parti? Ha bisogno di un filtro? Di una formula magica? E perché, poi? Per far del male a chi? Facciamo silenzio e stiamo ad ascoltare… Tock! Tock! Tock! – Avanti, avanti – berciò una voce cavernosa e roca, – la porta di Gran Gracchia è sempre aperta per coloro che voglion far del male agli altri… Eh! Eh! Eh! Ciao, Pagliafresca… e tu che vuoi? – Domani è la vigilia di Natale… – Puàh, pessima festa, quella! Troppe smancerie… auguri di qua, auguri di là… son tutte cose che non fanno per me. Be’, tu che vorresti, per Natale? – Vorrei che domani Cóntolo, il direttore della Cassa Rurale del Villaggio, si dimenticasse che è la vigilia di Natale. Solo per un giorno e senza fargli del male. Tutto qui!

– Guarda che non è poco, quello che stai chiedendo. Ci vogliono tempo e fatica, per metter assieme il filtro della smemoratezza natalizia… E perché, poi, Cóntolo dovrebbe dimenticarsi che è la vigilia di Natale? – Ecco, – cincischiò Pagliafresca tormentandosi le mani, – questo preferirei non dirtelo… – A me i segreti sono sempre piaciuti, Eh! Eh! Eh!… Va bene, tanto prima o poi verrò a saperlo lo stesso… – Ma tu ne saresti capace, Gran Gracchia? Voglio dire, di preparare il filtro giusto… – Tutto è possibile, per la strega più potente della valle, caro mio. Basta pagare! – Ecco, tieni presente però che io soldi non ne ho. – E infatti io non ho parlato di soldi! Se vuoi il filtro della smemoratezza natalizia, caro il mio bello, dovrai impegnarti a venire a lavorare per me dieci ore al giorno, per un anno intero a partire dalla mattina di Natale. Tutto qui… Tutto qui?, direte voi. Ma è impazzito, Pagliafresca, a cadere come una mela matura tra le grinfie di quella perfida strega?! Chissà cos’ha combinato, quel poveretto, per ridursi a chiedere aiuto a una donna così malvagia… – Va bene, d’accordo! – sussurrò lo spaventapasseri. – Io adesso torno a casa e… e ci vediamo dopodomani mattina… Quando Pagliafresca se ne fu andato, Gran Gracchia aprì il terzo cassetto dell’armadio e tra cento boccettine e altre cento scatolette ne prese una che conteneva un unguento color verde marcio. – Ecco l’unguento per la smemoratezza natalizia – sussurrò la vecchiaccia con un sorriso tremendo. – Ma visto che quello

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! spauracchio sciocco ha voluto fare il misterioso, vorrà dire che io questo filtro magico lo userò non solo su Cóntolo, ma anche su tutti quelli che abitano nel Villaggio degli spaventapasseri e nel Bosco delle Venti Querce… Eh! Eh! Eh!… Sarà un bel modo per vendicarmi di come m’hanno trattata quella volta che mi cacciarono... Andiamo, che il tempo stringe... Il giorno dopo Còntolo, il direttore della Cassa Rurale del Villaggio degli Spaventapasseri, ebbe la bella idea di mandare Gellindo Ghiandedoro in città per chiudere i conti dell’anno e per consegnare alcuni documenti a Gioacchino e a Giobatta, due simpatici colleghi che lavoravano nella Mega Cassa Rurale della Valle di Risparmiolandia. E fu una fortuna, per il nostro amico scoiattolo, aver lasciato il Villaggio proprio la vigilia di quel Natale. Gellindo sbrigò in mezzora il lavoro con Gioacchino e Giobatta… – Ecco fatto, adesso posso tornare al Villaggio! – Salutaci Còntolo… – …e digli che un giorno di questi saliremo a fargli visita! – Ciao, Giobatta, ciao Gioacchino! – Ciao, Gellindo, a presto e tanti auguri di Buon Natale! Il bello del Natale è proprio questo – pensò Gellindo, – che ci vogliamo tutti bene, siamo più gentili, ci salutiamo, sorridiamo e ci facciamo gli auguri… Ah, magari fosse sempre Natale! Ghiandedoro colse l’occasione di quella visita in città per correre a comprare un nastro rosso che gli serviva per un regalo speciale e poi nel primo pomeriggio saltellò felice e allegro su per la strada che lo ri-

portava al Villaggio. Si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto quando, proprio nell’istante in cui vide in lontananza il campanile della chiesa di Dindondolo, un colpo d’aria gelida lo fece rabbrividire. Era inverno, d’accordo, ma quel freddo improvviso e inaspettato gli strinse il cuore e un oscuro presagio gli tolse quasi il fiato. Al villaggio degli Spaventapasseri era successo qualcosa di brutto, ne era sicuro! Ebbe la conferma delle sue paure quando Bellondina gli corse incontro sorridente come sempre e… – Ciao, Gellindo! Dove sei stato? – Come sarebbe a dire dove sono stato! In città, non te lo ricordi? – A fare cosa? – A portare delle carte a Gioacchino e a Giobatta, per conto di Cóntolo… Ma sul serio non ti ricordi che questa mattina all’alba sono passato da casa tua a salutarti e a chiederti se avevi bisogno di qualcosa, in città? – E perché avrei avuto bisogno di qualcosa, giù in città? – Ma non lo so… sai, domani è Natale… – Nata… che cosa? – Bellondina, stai scherzando, vero? Mi stai prendendo in giro perché hai fatto una scommessa con Lingualunga, lo so! – Io non faccio mai scommesse di nessun tipo! – esclamò la bella spaventapasseri un po’ scocciata. – E tu non fare il misterioso con queste parole strane… Ma che cos’è questo Natale? – È la festa che ricorda la nascita di Gesù, fattelo raccontare da Dindondolo – rispose Gellindo Ghiandedoro, alzando un po’ la voce perché era preoccupato per la sua Bellondina. – È la festa in cui tutti sono

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Gellindo Ghiandedoro e il Natale... dimenticato! più buoni, ci si scambiano dei regali e si sta svegli fino a tardi… – Mai sentito parlare di una festa del genere – esclamò seria Bellondina, che si girò e saltellò giù per la strada che portava alla piazza del paese, lasciando lo scoiattolo con un palmo di naso. E voi pensate che rivolgersi a Brigida per avere una spiegazione fu una bella idea? – Ma cosa vieni a dirmi! – strillò la civetta, osservando in modo strano il piccolo Gellindo. – E perché mai dovremmo preoccuparci di fare un regalo a tutti quelli che conosciamo, quando basta farne uno solo per tutti quanti assieme? Una festa per farci dei regali? Mah! Anche Cóntolo non fu da meno… – Che io sappia, caro Gellindo Ghiandedoro, alla fine di ogni anno ci sono i conti generali da chiudere, i documenti da mandare alla Mega Cassa Rurale della città e tutt’al più qualche giorno di vacanza per riposarsi dalle fatiche dell’anno appena passato. Nessuno mi ha mai parlato di feste di Natale, di regali, di alberi agghindati con bocce colorate e fili d’oro e d’argento… E Abbecedario? – Se ci fosse una festa come quella che mi dici tu, Gellindo, una festa piena di dolcetti e regalini, sarebbe una festa assai gradita agli spaventapulcini del nostro Villaggio e allora io la conoscerei senz’altro! Invece non so proprio che cosa sia questo Natale… Anche con Casoletta Gellindo fece un buco nell’acqua… – Sul serio esiste una festa in cui ci si scambiano regali e magari si mangiano assieme tanti bei dolcetti? Se ci fosse sul serio, qualcuno mi avrebbe avvertito e io avrei preparato vassoi di cioccolatini e di

pasticcini d’ogni tipo… No no: devi essertela sognata, questa festa del… come si chiama? – Natale, Casoletta: la festa di Natale la conoscono tutti! – Natale, sì: un bel nome, un po’ strano, ma bello… Io però non l’ho mai sentito prima! La sera della vigilia Gellindo si ritrovò nella sua tana solo soletto, a rimirare da vicino il regalo per la sua Bellondina. Prese il nastro rosso che aveva comprato in città, lo fece passare due volte attorno al pacchetto, con mani esperte fece un fiocco bello vaporoso e poi chiuse il regalo infiocchettato in un cassetto. E sospirò triste. In quell’istante esatto sentì qualcuno che discuteva a voce alta sulla strada che passava vicino a casa sua. Gellindo corse alla finestra, sbirciò fuori e quel che vide e che sentì lo lasciarono allibito! Vide il suo amico per la pelle Pagliafresca che camminava confabulando con una donna strana: era una vecchia curva sotto al peso di un cappellaccio nero che le nascondeva a malapena i lunghi capelli grigi e sporchi; era vestita di nero e con un naso a patata foruncoloso e grosso; aveva due occhi terribili, freddi e cattivi, e un paio di mani magre e nodose. Era una strega in tutto e per tutto, insomma, e Gellindo si ricordò di quel che un giorno gli aveva raccomandato la civetta Brigida: «Se incontri una vecchia che sembra una strega, con un cappellaccio nero e i capelli grigi, lunghi e sporchi, fai attenzione, mi raccomando: quella è Gran Gracchia, una vera strega che ce l’ha a morte con tutti quelli che abitano nel Bosco delle Venti Querce, perché da qui è stata cacciata molto e molto tem-

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! po fa…» Ed eccola lì, la Gran Gracchia delle cattiverie, la Gran Gracchia dei sortilegi malvagi, la Gran Gracchia che coltivava la rabbia e la vendetta nell’orto dietro casa! Ma cosa ci faceva, il suo amico carissimo, con un tipo del genere? Ecco una domanda alla quale il povero scoiattolo non seppe dare subito risposta, ma quando i due si fermarono proprio sotto le sue finestre… – Te lo chiedo per la centesima volta: si può sapere perché hai usato il filtro su tutti i miei amici e non solo su Cóntolo, come ti avevo chiesto? – esclamò rabbioso Pagliafresca. – E io per la centesima volta sai cosa ti rispondo? Sono fatti miei! E guarda che è la stessa risposta che mi hai dato tu, quando io ti ho chiesto perché volevi che usassi il filtro della smemoratezza natalizia solo sul direttore della Cassa Rurale del Villaggio! E comunque domani mattina all’alba ti aspetto a casa mia com’eravamo d’accordo… – A casa tua dieci ore al giorno, tutti i giorni per un anno intero? – mormorò il povero Pagliafresca. – Da Natale a Natale… Eh! Eh! Eh! Ciao, allocco... ci si vede! – e la strega sparì sghignazzando nella notte della vigilia di quel Natale, di cui quasi tutti s’erano dimenticati. – Pagliafresca, fermati per favore. Stai andando troppo veloce! Lo spaventapasseri, che stava correndo a casa con le lacrime agli occhi, si fermò e si girò per vedere chi l’avesse chiamato. – Ciao, Gellindo… che ci fai in giro a quest’ora? Dovresti essere nella tua tana a

prepararti per andare a dormire… – E invece sono qui che sto cercando di aiutare un amico! – disse lo scoiattolo. – Vuoi spiegarmi cosa sta succedendo? Vuoi dirmi che cos’è tutta questa storia con la strega Gran Gracchia… storia di filtri e di Cóntolo, di smemoratezza natalizia e di scherzetti strani… Non pensi che sia ora di sputare il rospo? Sapete che cosa rispose, Pagliafresca? Proprio nulla! Scoppiò invece a piangere e fuggì nella notte lasciando il povero Gellindo a bocca aperta! Ma rimase così sono pochi istanti, il nostro piccolo amico, perché si riscosse ben presto, si girò e corse di filato nella direzione opposta… Non ditemi quel che temo! Volete vedere che Gellindo Ghiandedoro s’è messo in testa di affrontare la strega da solo e a quattr’occhi? Per mille spaventapasseri orbi: se è così, ne vedremo delle belle …. Raggiungere la Palude dei Vampiri Striscianti, al di là del Bosco delle Venti Querce, fu un gioco da scoiattolino. Attraversare quell’acqua gelida coperta di nebbia densa come il cotone fu invece molto, molto più difficile e faticoso, ma alla fine Gellindo si ritrovò nascosto dietro al battente di una finestrella della casetta della strega e da lì poté dare un’occhiata all’interno. Gran Gracchia se ne stava seduta su una seggiola a dondolo con un grosso libro aperto sulle ginocchia e leggeva a voce alta. Gellindo aprì un poco le finestre e si mise in ascolto… – …Per il sortilegio della smemoratezza natalizia sono sufficienti un pizzico di neve marcia, un mucchietto di licheni d’Olanda, due pigne senza pinoli e un vasetto di resina di pino mugo. Mescolate, sminuzzate,

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Gellindo Ghiandedoro e il Natale... dimenticato! tritate e mescolate ancora, finché avrete un unguento odoroso e forte, che metterete nelle toppe delle porte delle case di chi vorrete colpire. Sarà infatti sufficiente annusare per meno di mezzo secondo l’odore di quell’intruglio e le vittime designate si scorderanno per ventiquattrore esatte di che cosa sia il Natale. Eh! Eh Eh! – ghignò la cattiva chiudendo il librone… – E quel povero spauracchio pieno di debiti non sa che ho già scoperto il perché della sua richiesta: stasera è bastato guardarlo nel profondo degli occhi e alla luce della luna e gli ho letto quel che è nascosto nel suo cuore … – Anch’io voglio sapere perché il mio amico Pagliafresca ti ha chiesto di gettare quell’incantesimo sul povero Cóntolo! – esclamò Gellindo piombando in casa attraverso la finestra aperta e facendo venire un colpo alla strega, che cadde all’indietro rovesciando la seggiola a dondolo e… Spockkkk!… prendendosi una zuccata fenomenale alla testa. – Mamma-mia-che-botta-ho-preso… – cantilenò sottovoce la cattiva con gli occhi spalancati e persi nel vuoto, imbambolata come una pera cotta per quel gran colpo alla testa. E Gellindo non si lasciò scappare l’occasione… – Dimmi, Gran Gracchia: Pagliafresca che cosa ti ha chiesto? – Un modo per far dimenticare che era Natale a Cóntolo, il direttore della… – So benissimo chi è Cóntolo! – la zittì lo scoiattolo. – E perché voleva che Cóntolo si dimenticasse che era Natale? – Questo gliel’ho letto nel cuore stasera… Perché a Natale… ahia che mal di testa!… a Natale Pagliafresca doveva cominciare a pagare le rate di tutte le cose che ha

acquistato durante l’anno e lui, poverino, i soldi per pagare quella montagna di rate non li ha! – Ma perché il sortilegio ha toccato tutti, proprio tutti gli spaventapasseri e anche gli abitanti del Bosco? – Quella è stata una mia piccola aggiunta… Eh! Eh! Eh!… no, non fatemi ridere, ché mi fa male la testa… È stato un modo per vendicarmi del giorno in cui mi avete cacciata… – So anche questa storia, lascia perdere. E in cambio, che cosa deve darti, Pagliafresca? – Deve venire a lavorare qui a casa mia per un anno intero… Ah! Ah! Ah! Ho proprio bisogno di un aiutante che mi raccolga tutto l’occorrente per i sortilegi più terribili… – E c’è un antidoto contro questo sortilegio? – Ma certo: tutti gli incantesimi hanno sempre un antidoto… Lo vedi quel carbone di legna lì, sul davanzale della finestra? Basta prenderne un pezzetto e fare una croce sulla fronte di tutti quelli che si sono dimenticati del Natale e… Pafff! Ahia, la testa… il mio sortilegio sparirebbe nel nulla e Pagliafresca non sarebbe più costretto a venire a lavorare da me… mentre io, poveretta, perderei tutti i miei poteri per novantanove anni esatti! – Allora forse sono ancora in tempo a salvare il Natale di tutti i miei amici! – esclamò Gellindo, che afferrò un pezzo di carbone magico e scappò via da quel posto brutto e angosciante. Per prima cosa corse da Cóntolo, gli fece una “X” sulla fronte e spiegò ogni cosa al povero direttore della Cassa Rurale, che

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! ascoltò allibito la storia che Gellindo gli raccontò. I due, allora, fecero il giro di tutti gli abitanti del Villaggio e del Bosco segnando le fronti dei loro amici, che ritrovarono la memoria perduta e anche loro seppero tutta la verità. A quel punto, con l’incantesimo sciolto e Gran Gracchia relegata per quasi cent’anni nella sua stamberga al centro della Palude dei Vampiri Striscianti, non rimaneva che sistemare Pagliafresca… – È meglio che ci andiamo Cóntolo ed io – propose Gellindo, e tutti accettarono l’idea. Trovarono il loro amico a casa sua, soffocato da una catasta di oggetti che aveva comprato con la promessa di cominciare a pagarli a rate, a partire da Natale: un televisore con lo schermo piatto, un “lettore ciddì” ultima generazione, una batteria di pentole lucide e pesanti, un completo di dodici piatti fondi, piani e da frutta, unodue-tre… quattro quadri di chissà quale pittore, un attrezzo da ginnastica modello automatico, un’enciclopedia in ventiquattro volumi… e, poi, ancora: un trita-tutto, uno spremi-limoni, un grattugia-carote (“Quello piacerebbe anche a me” pensò Gellindo con un sorriso), un aquilone… – Ma cosa te ne fai, di tutte queste cose? – domandò Gellindo a un Pagliafresca che aveva gli occhi a terra e le mani nascoste dietro le spalle. – È vero, mi sono fatto prendere dall’entusiasmo – mormorò lo spaventapasseri spendaccione, – ma tutti i venditori mi dicevano che potevo pagare un po’ alla volta, a piccole rate mensili. Io però alla fine ho fatto un po’ di conti… e non ho soldi sufficienti per pagare le prime rate di tutte

queste cose! – E allora, invece che parlarne con i tuoi amici e soprattutto con Cóntolo, hai pensato bene di rivolgerti a una strega! – È vero, ho sbagliato anche lì. Adesso mi accorgo che sono stato uno stupido, ma pensavo che non sarebbe stato poi così grave far dimenticare a Cóntolo che era la vigilia di Natale: io non avrei pagato le mie rate e lui non si sarebbe accorto di nulla! Chi poteva immaginare che quella sciocca avrebbe fatto dimenticare il Natale a tutti quanti? – Potremmo fare così – disse a quel punto Cóntolo con un sospiro. – Tu quelle cose le hai comprate e quindi adesso bisogna pagarle. Non hai i soldi? Bene: la Cassa Rurale può anticiparteli, così tu paghi le rate che ti aspettano. Poi, un po’ alla volta e nel corso dei prossimi anni, restituirai alla Cassa Rurale tutto quello che le devi più un po’ di interessi. E d’ora in poi, mi raccomando, non farti più abbindolare da quelli che mirano al tuo portafoglio per alleggerirlo del tutto! Quando però gli amici del Villaggio vennero a sapere in quale brutto pasticcio s’era cacciato il povero Pagliafresca, scattò una vera e propria gara di generosità. A cosa servono gli amici se non a essere lì, pronti ad aiutarci quando ne abbiamo veramente bisogno? – Bello, quel televisore piatto – esclamò ad esempio Casoletta. – Ho sempre sognato di averne uno, ma non ho mai trovato il tempo di andare in città a comprarlo… me lo cederesti, Pagliafresca? Naturalmente le rate le pagherei io e il tuo debito sarebbe un po’ più leggero… – Io invece potrei prenderti il trita-tutto e lo spremi-limoni – si propose Mangiator-

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Gellindo Ghiandedoro e il Natale... dimenticato! te, – così sostituisco i miei che sono vecchi… Gellindo bruciò i risparmi degli ultimi mesi di lavoro, ma fu contento di portarsi a casa una sconfinata enciclopedia in ventiquattro volumi e uno splendido grattugiacarote, mentre Bellondina si prese l’attrezzo di ginnastica modello automatico, rate comprese! Abbecedario ricomprò da Pagliafresca l’aquilone per i suoi spaventapulcini; Candeloro si ritrovò con uno-duetre… quattro quadri con cui ornare la sua bella casa; Palosghembo si fece dare il “lettore ciddì” ultima generazione e Tisana la Dolce rinnovò la cucina con una bella batteria di pentole nuove e luccicanti…

– Un paraorecchie di lana azzurra con musichetta incorporata! – esclamò felice Gellindo! – Oh, santo cielo! – gli fece eco Bellondina, – e io invece ho ricevuto un… un paraorecchie di lana rossa con musichetta incorporata! La cosa più bella, per due amici per la pelle, è farsi lo stesso regalo, vero? E quello fu, per tutti gli abitanti del Villaggio degli Spaventapasseri e del Bosco delle Venti Querce, il Natale più strano, ma anche il più bello degli ultimi anni. Un Natale per volersi bene, per stringersi attorno al presepe e all’albero con le bocce colorate, un Natale per sentirsi ed essere più buoni. Per sempre.

– Sono mortificata, Gellindo – mormorò Bellondina con due occhi buoni e dolci nei quali si riflettevano le luci del grande albero di Natale del Villaggio degli Spaventapasseri. – E per che cosa, poi? – Per averti trattato male ieri, quando eravamo tutti prigionieri di quell’incantesimo strano. – Appunto: non è stata colpa tua… – Lo so, però ci sarai rimasto male… Ma come si fa a dimenticarsi del Natale?! – Per mille spaventapasseri zoppi – esclamò allora Gellindo, dandosi una manata sulla fronte, – stavo quasi per dimenticarmene anch’io! – E di che cosa? – Di questo – esclamò lo scoiattolo, porgendo a Bellondina un pacchetto col fiocco rosso. – Il mio regalo di Natale per te! – E questo è il mio… per Gellindo Ghiandedoro c’è scritto! – disse Bellondina con un sorriso, porgendogli un pacchetto col fiocco azzurro.

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Gellindo Ghiandedoro e il Natale senza regali! (2009) www.risparmiolandia.it


Gellindo Ghiandedoro e il Natale senza regali! Quel che sto per raccontarvi accadde un po’ di tempo fa, la notte esatta della vigilia di Natale. Mentre gli spaventapasseri dormivano felici sotto le coperte in attesa di poter aprire, all’indomani, i regali che Babbo Natale avrebbe portato nella notte; mentre Gellindo Ghiandedoro, in una pausa del letargo, stava sgranocchiando a letto un gruzzoletto di noccioline; mentre il vecchio Empedocle, che dormiva solo poche ore per notte, stava leggendo la “Gazzetta degli Spauracchi” alla luce della lampada sul comodino... dal cielo gelido e stellato sfrecciò verso il basso una slitta trainata da quattro... sei... otto renne candide, ondeggiò pericolosamente e... Sbaddabamm!!... andò a urtare contro un abete più alto degli altri. Il grosso tipo vestito di rosso che era alla guida della slitta venne sbalzato fuori, fece un lungo volo in aria e... Patapumfff!... andò a cadere proprio su un mucchio di neve, battendo però la testa contro il recinto dell’orto di Tisana la Dolce. Le renne non si accorsero di aver perso il loro padrone e volarono via nel cielo, portandosi dietro il suono argentino di cento e cento campa-

nelli. Dopo di che il silenzio rimpiombò sul Villaggio degli Spaventapasseri. – Ma guarda che bello scherzo mi ha tirato il vento – esclamò Tisana la Dolce aprendo la finestra per arieggiare la camera da letto. – Ieri ho spalato la neve in un mucchio addossato al recinto dell’orto, e questa notte il vento l’ha spostata proprio davanti al mio cancello... Vado a prendere il badile e apro un nuovo passaggio... Al primo colpo di badile, però... – Ehi! Vuoi stare attenta a quel che fai? – esclamò una voce che veniva... da sotto la neve! – Per mille spaventapasseri col raffreddore... Chi è stato a parlare? – chiese Tisana lasciando cadere il badile per lo spavento. – Non lo so! – rispose ancora quella voce nascosta. – In che senso, non lo sai? – Nel senso che non mi ricordo più come mi chiamo! – disse finalmente un nonno sorridente e simpatico, che sbucò da sotto il mucchio di neve con un bel barbone bianco e riccioluto e con uno strano berretto di

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! lana rossa calato sulla testa. – E come hai fatto a capitare davanti a casa mia? – Bella domanda! Come faccio a risponderti, se non so il mio nome, non so da dove vengo, non so perché sono qui, non so... non so nulla di me! – Vieni fuori da quella neve ed entra in casa, ché ti preparo una bella camomilla dolce e bollente... Vi lascio immaginare la sorpresa della povera Tisana la Dolce, quando dal mucchio di neve venne fuori Babbo Natale in persona! Sì, proprio così: “quel” Babbo Natale dei regali per i bambini buoni, quell’omone vestito tutto di rosso, tondo come un pupazzo di neve, con gli occhi simpatici e buoni e con un gran bel bernoccolo in cima alla zucca... Ma che ci faceva, Babbo Natale, nel Villaggio degli Spaventapasseri? La voce dell’arrivo misterioso di Babbo Natale corse per il Villaggio e tutti, ma proprio tutti gli spauracchi fecero una capatina da Tisana la Dolce per conoscere il nuovo ospite e per aiutare il povero vecchio a farsi venire in mente qualche ricordo. – Lo sai che la tua slitta è trainata da renne bianche? – A dire il vero io non so che cosa siano, le renne, e non sono nemmeno sicuro di avere una slitta... – E ti ricordi, almeno, le letterine che i bambini di tutto il mondo, e anche i nostri spaventapulcini, ti hanno scritto nelle settimane scorse? – Lettere? Bambini? Io non mi ricordo affatto di aver ricevuto posta, men che meno lettere da bambini che non conosco... – Ma allora non sai nulla dei regali, degli gnomi che ti aiutano a prepararli, delle fatine che preparano i pacchetti...

Niente da fare, cari miei: Babbo Natale aveva perso la memoria, mentre le renne con la slitta dietro erano volate chissà dove e... – Oh, Santo cielo! – urlò a quel punto Bellondina portandosi la mano al cuore. – Be’, che c’è da strillare a quel modo? – disse Quantobasta, che proprio in quel momento stava misurando la febbre a Babbo Natale. – C’è che m’è venuto in mente una cosa terribile ... Allora, state a sentirmi – sospirò Bellondina, sedendosi sulla poltrona di Tisana la Dolce. – Babbo Natale ha perso la memoria, s’è smarrito chissà come, non ha più la sua slitta e le renne se ne sono andate. Sapete che cosa vuol dire, tutto ciò? – ... – Vuol dire che per quest’anno i bambini di tutto il mondo resteranno senza regali! Un silenzio terrificante piombò sulla casetta. Poi, dopo un attimo di sbalordimento... – Per tremila spaventapasseri puzzolenti – imprecò Candeloro, – ma questa è una tragedia! Un Natale senza regali è un Natale... è un Natale... – Tristissimo! – concluse Abbecedario, che pensava ai musetti tristi dei suoi scolari rimasti senza doni. – Perché mi guardate con occhi così infelici? – disse a quel punto Babbo Natale. – Io vorrei aiutarvi, io vorrei rimediare al pasticcio, ma non mi ricordo da dove bisogna cominciare... – Tu stai qui fermo e buono – esclamò allora Bellondina alzandosi dalla poltrona, – e invece noi troviamoci tra mezz’ora su, al Bosco delle Venti Querce. Io corro a svegliare Gellindo Ghiandedoro e forse lui troverà un rimedio!

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Dovettero far suonare una dopo l’altra tutte le sette sveglie di Gellindo, e poi farle risuonare tutte assieme un’altra volta, per svegliare il loro piccolo amico che stava dormendo della grossa con le mani sul pancino pieno di noccioline. – Cooosa? – esclamò Gellindo balzando dal letto. – Babbo Natale ha perso la memoria? I bambini rimarranno senza doni? E io come faccio? Io, che avevo scritto una bella letterina, in cui chiedevo un regalo stratosferico per Bell... Ops... cioè, per una bellissima occasione... – E tu cosa suggerisci, per fargli tornare

i ricordi? – lo incalzò Bellondina. – Voi mi avete parlato di un Babbo Natale con un bel bernoccolo sulla testa, vero? – Proprio così... – E allora andiamo! Forse ho trovato il rimedio... Di gran carriera gli spaventapasseri e Gellindo tornarono a casa di Tisana la Dolce. Lo scoiattolo prese il buon vecchio a braccetto e... – Vieni con me, Babbo Natale... – Dove andiamo? – A fare un giretto per il Villaggio. Avvenne, però, che appena usciti dal

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! cancelletto dell’orto di Tisana, Gellindo attese il momento giusto, allungò la zampetta sinistra fra i piedoni dell’altro e gli diede una piccola spinta, facendolo cadere nello stesso mucchio di neve nel quale era stato trovato la mattina. – Ehi, ma che modi sono, questi... – ebbe appena il tempo di dire Babbo Natale, che... Patapumfff!... Stocckkk!... Ahiaaa!... scivolò sul mucchio di neve e urtò con la testa contro al recinto di legno. Il nuovo bernoccolo scacciò quello vecchio e, come d’incanto, dal cielo piovvero sulla testa del nonno tutti i ricordi che se n’erano andati la notte prima... – Amici, adesso ricordo tutto! Io sono Babbo Natale, stavo andando in giro a portare i regali ai bambini buoni, quando una stella cometa birichina ha fatto spaventare e imbizzarrire le mie renne... Sono caduto dalla slitta, ho fatto un bel volo e ho preso una gran botta in testa... Ma adesso mi ricordo tutto... Babbo Natale mise due dita in bocca e... Fiuuuuu! ...un fischio potente raggiunse al di là delle montagne le povere renne rimaste senza padrone. La slitta, annunciata dal suono argentino di cento e cento campanelle, scese dal cielo fin davanti alla casa di Tisana la Dolce: Babbo Natale salutò tutti i suoi nuovi amici, con un sorriso diede un bacio in fronte a Bellondina, un buffetto sulla coda di quel simpatico scioattolo che l’aveva salvato e poi... – Arrrrii, renne... Corriamo a fare il nostro dovere, prima che venga mezzanotte!

Anche quell’anno gli spaventapasseri del Villaggio fecero gran festa con pacchetti e pacchettini da scartare ai piedi degli alberi di Natale. E tutti ringraziarono il loro amico scoiattolo. Anche quell’anno, la sera di Natale, la neve cominciò a cadere con grandi fiocchi leggeri e cotonosi. E tutti si strinsero al caldo delle stufe e dei caminetti, ad ascoltare le storie di Passion di Fiaba. E Gellindo? Il buon scoiattolo tornò a casa per mettersi a dormire. Aprì la porta e fece per dirigersi al suo lettone caldo, quando vide una lettera in mezzo al tavolo di cucina. La prese, la aprì e con un colpo al cuore lesse: “Allo scoiattolo più simpatico e ingegnoso che io ricordi, con la raccomandazione però di non far inciampare più i vecchietti che hanno perso la memoria! il tuo amico Babbo Natale PS: Guarda nel cassetto del comodino!” Gellindo si precipitò a guardare nel cassetto del comodino e vi trovò la sciarpina di lana azzurra che aveva chiesto in regalo per Bellondina... Lo scoiattolo si precipitò fuori e si mise a correre sotto la neve in direzione del Villaggio agitando la sciarpa e urlando felice: – Bellondinaaa! Bellondinaaa, guarda... ho un regalo per te!

Anche quell’anno i bambini buoni di tutto il mondo ricevettero regali bellissimi. E il merito fu tutto di Gellindo Ghiandedoro!

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Buon Natale, Gellindo Ghiandedoro! (2010)

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! DRIIIIINNNNNN… DRIIIIINNNNNN… DRIIIIINNNNNN… La prima sveglia, che Gellindo Ghiandedoro aveva regolato esattamente sulle dieci di sera del 24 dicembre, cominciò a trillare allegra all’ora segnata. Gellindo, rannicchiato al calduccio sotto le coperte, nemmeno la sentì! DLÈNG… DEREDLÈNG… DLÈNG… DEREDLÈNG… la campanella squillante della seconda sveglia si aggiunse a far concerto con il DRIIIIINNNNNN… DRIIIIINNNNNN… DRIIIIINNNNNN… della prima, e Gellindo effettivamente si mosse da sotto le coperte, si girò dall’altra parte e continuò a ronfare soddisfatto. DIN-DON-DAN… DIN-DON-DAN… DIN-DON-DAN… le campane della terza sveglia suonarono a distesa, e subito dopo un coro angelico di voci bianche si alzò dalla quarta… “SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIATI SUBITO PICCOLO AMICO… CHE L’ORA È GIUNTAAAAAA!”... A quel punto Gellindo Ghiandedoro socchiuse appena l’occhietto destro e scrutò nell’oscurità della stanza cercando di capire il motivo di tutto quel baccano. IIIIIIIÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈ… IIIIIIIÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈ… la sirena della quinta sveglia coprì il rumore chiassoso di campane, cori e campanelle e il DONNNNNNNN… DONNNNNNN… DONNNNNN… cupo e pesante di un campanone che si alzò dalla sesta e ultima sveglia fece tremare il tronco della quercia in cui abitava il nostro scoiattolino risparmioso. E finalmente Gellindo uscì da sotto le coperte, si mise in piedi al centro della stanza, si stiracchiò con uno sbadiglio infinito, allungò una zampetta e accese la luce dell’abat-jour sul comodino.

Quel che vide nella stanza gli fece ricordare immediatamente il perché avesse deciso di farsi svegliare esattamente alle dieci di sera del 24 dicembre. La sua tana era praticamente invasa da… regali di Natale! Pacchetti incartati e infiocchettati di ogni forma e di ogni colore, cesti colmi di regali e regalini, montagne di doni di tutti i tipi, grandi, medi e piccolini, rotondi e bislunghi, stretti e larghi… – Ecco qua i regali per i miei amici spaventapasseri! – esclamò a voce alta lo scoiattolo, che ancora faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Tutto era nato un mese prima, quando parlandone con Bellondina e Casoletta, Gellindo era venuto a sapere una verità sconcertante e terribile: gli spauracchi, quegli esserini simpatici che di lavoro se ne stanno in mezzo agli orti e ai campi a vegliare sui semi appena sparsi, non hanno un Babbo Natale! – Ma come sarebbe a dire – aveva esclamato lo scoiattolino, – ce l’hanno tutti, un loro Babbo Natale. Ce l’hanno i bambini di tutto il mondo, i bambini bianchi e neri, rossi e gialli… e anche per i grandi c’è un Babbo Natale che pensa ai loro regali… e voi? – Di noi, quando è venuto il momento di pensare al Natale, si sono proprio dimenticati – rispose Bellondina con un lacrimone. – Se è per questo, anche noi scoiattoli non abbiamo un nostro Babbo Natale – mugugnò il piccolino facendo spallucce. – E d’altronde chi vuoi che pensi agli spaventapasseri e agli scoiattoli? – aveva aggiunto Casoletta. – Per chi ha inventato il Natale noi siamo semplici fagotti di vecchi abiti senza vita: così brutti-brutti-

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Buon Natale, Gellindo Ghiandedoro!!

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! brutti, che più brutti siamo, meglio facciamo il nostro lavoro di tener lontani gli uccelletti! E voi scoiattolini, d’inverno, siete sempre addormentati nelle vostre tane… Cosa vuoi mai che importi, a noi, dei regali di Natale? Eh no, s’era invece detto Gellindo Ghiandedoro, importa eccome! E da quel lontano giorno di fine novembre lo scoiattolo aveva cominciato ad accumulare nella sua tana al Bosco delle Venti Querce una serie infinita di regali, che incartò, infiocchettò e mise in bell’ordine uno a uno, grandi da una parte e piccini dall’altra, con un pensierino anche alle pantegane della discarica, che senz’altro anche loro non avranno un Babbo Natale. Poi aveva caricato le sei sveglie e s’era messo a dormire tranquillo e soddisfatto… – Adesso però è arrivata la vigilia di Natale – esclamò quella sera del 24 dicembre lo scoiattolo, indossando un cappottone rosso brillante, infilandosi in testa un berretto rosso anch’esso e coprendo il mento con un barbone bianco lungo fino alla pancia! Ed eccolo lì, il perfetto Babbo Natale degli spauracchi! Eccolo lì l’amico indomito degli abitanti del Villaggio che caricava su un carretto quella montagna di regali! Eccolo lì, il coraggioso, uscire al freddo gelido della notte per raggiungere le case di tutti i suoi amici… Rimase in giro per buona parte della notte. Davanti alla casetta di Bellondina Gellindo Ghiandedoro lasciò una bellissima Stella di Natale d’oro e d’argento! A Casoletta portò in dono una coppia di tazzine da caffè coi piattini orlati d’oro zecchino. Al maestro Abbecedario lasciò sul da-

vanzale un libro grosso così dal titolo “AVVENTURE NUOVE DI VECCHI SPAVENTAPASSERI”. Era la raccolta delle storie che Abbecedario aveva narrato per tutto l’anno quasi tutte le sere agli Spaventapulcini del Villaggio! Quantobasta il farmacista ricevette una bellissima bustina portaocchiali. RossoVerdeGiallo il giorno dopo si sarebbe ritrovato sul tavolo di cucina un fischietto nuovo fiammante da sostituire a quello ormai vecchio e consumato. Tisana La Dolce avrebbe trovato ai piedi del letto un pacchetto prezioso: l’avrebbe scartato e si sarebbe trovata tra le mani un coltellino nuovo di zecca per tagliare le erbe magiche del bosco! E, poi, un berretto di lana a Fra Vesuvio… Un libro di ricette a Mamma Pasticcia… Un profumo dolcissimo alla pantegana Lilli Spatoccia… Un rasoio per baffi al topo di campagna Ratto Robaccio… L’ennesima nuova finta pipa di vero legno di ciliegio a Pagliafresca… Il gioco dello “scianghai” a Lingualunga, per coltivare la pazienza… Una bella cravatta rosa a bolli azzurri a Candeloro… Una trombetta per sentirci meglio all’anziano Empedocle… Un pettine con specchietto a Chiomadoro… Quella notte tutti tutti tutti gli spaventapasseri ricevettero un bel regalo e, poco prima dell’alba, Gellindo Ghiandedoro si ritrovò con il carretto vuoto, ma col cuore gonfio di gioia. Doveva sentirsi felice così, il vero Babbo Natale, al termine della notte di vigilia, pensò lo scoiattolo tornando a

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! casa. Doveva sentirsi soddisfatto e pieno di gioia per aver fatto felici gli altri, gli abitanti di tutto il mondo! Quando però arrivò a meno di cinquanta metri dalla quercia in cui viveva, Gellindo Ghiandedoro venne bloccato da un rumore e da alcune luci. Chi poteva essere, a quell’ora? “LADRI??” si disse lo scoiattolo con un tuffo al cuore. “Ladri di regali? Ladruncoli in cerca di pacchetti infiocchettati?” Gellindo si guardò in giro e, come arma, vide solo un bastone per terra. Lo afferrò e si avvicinò piano piano alla sua casa. I rumori all’interno si fecero più forti e fasci di ombre e luci presero a ballare alle finestrelle della tana: poi all’improvviso un silenzio profondo calò tutt’attorno. Gellind si avvicinò alla porta della tana e, bastone ben stretto in mano, entrò in casa. Nessuno. Pareva non ci fosse nessuno. Eh Eh… adesso bisognava prender coraggio e accendere la luce! Uno… Due… Tre! – C’è qualcuno, in casa? – sussurrò Gellindo con voce rotta dalla paura. – Volete farmi uno scherzo, vero? Guardate che ho un bastone in mano e adesso accendo la luce… CLICK! La luce inondò la grande cucina, ma Gellindo non ebbe il tempo di guardare né il tavolo né il focolare. Spalancò occhi e bocca, lasciò cadere il bastone e… Una montagna di pacchi colorati, di fiocchi infiocchettati, di lustrini luccicanti riempiva la stanza fino al soffitto… E da dietro a quella montagna ecco venir fuori… – Bellondina, cosa ci fai qui? E c’è anche Casoletta! Ciao RossoVerdeGiallo… Oh, ma guarda: ecco qua Abbecedario e Quantobasta… Pagliafresca… Fra’ Vesuvio,

Chiomadoro, Mamma Pasticcia, Lingualunga, Candeloro… Ratto Robaccio, ciao! Oh come sei bella e profumata, Lilli Spatoccia… E questi regali? Per chi sono? Fu Abbecedario a prendere la parola. – Vedi, Gellindo, non ci pareva proprio giusto che gli scoiattoli non avessero il loro Babbo Natale. Per noi spaventapasseri fa niente, ormai siamo abituati a essere considerati pagliacci senza cuore, ma tu, Gellindo, tu questi regali te li meriti tutti, dal primo all’ultimo! A quel punto cinque sei Spaventapulcini entrarono di corsa nella cucina di Gellindo stringendo in mano ognuno un pacchettino colorato. – Guardate! Guardate che belli! – strillarono felici i piccolini. – Quest’anno Babbo Natale ha pensato anche a noi spaventapasseri! E giù, al villaggio, nelle case di tutti c’è un bel pacchetto in dono! Evviva… che bel Natale, quest’anno! Gli spauracchi adulti si girarono a guardare Gellindo e solo allora si accorsero di quello strano cappottone rosso che lo scoiattolo aveva addosso, del berretto rosso che teneva in testa, della barba bianca e finta che gli arrivava a mezza pancia… Capirono all’istante quel che era successo e un grande sorriso si aprì sui loro volti. L’unica che trovò le parole giuste per ringraziare fu proprio Bellondina. – Tu hai pensato al nostro Natale, Gellindo, ma sappi che il regalo più grande per tutti noi è averti come amico! – Be’, che volete che vi dica – balbettò lo scoiattolo risparmioso cercando di non commuoversi troppo. – Ehm… BUON NATALE, BUON NATALE A TUTTI TUTTI TUTTI VOI!

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Natale: i “cuccioli di abete� rubati alla foresta (2011)

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! Il Bosco delle Venti Querce a fine novembre fa un po’ di paura. Lo Spaventapulcino Lampurio avanza infatti col cuoricino di paglia che batte a mille. E dove sono finiti i bei colori dell’estate? Le tavolozze rosse, gialle e verdi dell’autunno? Che fine hanno fatto i fiori, i funghi... le distese di mirtilli, i cespugli di felci, i muschi soffici e teneri... E gli animali? dove sono i cerbiatti che ti osservano da dietro ai tronchi, gli scoiattoli che saltano da un ramo all’altro, i topolini che corrono via veloci tra le foglie... Il Bosco delle Venti Querce a fine novembre è grigio, è umido, è anche gelido... Lampurio trema un po’ per il freddo, ma quel bosco deve proprio attraversarlo, anche se è inverno pieno! «Devo correre da Gellindo» si dice lo spauracchietto, mentre corre lungo il sentierino che taglia diritto diritto la foresta, «devo correre da lui perché... perché c’è un problema!» Quando c’è un problema, che si fa al Villaggio degli Spaventapassseri? Si cerca tutti assieme una soluzione? Nooo! Si vede di trovare un rimedio parlandone con gli spauracchi più anziani e saggi? Nooo!! Ci si arrabatta, allora, per vedere se si riesce a uscirne il più presto possibile? Nooo!!! Si corre di filato a chiamare aiuto, semplice, no? E da chi si corre, a domandar aiuto? Ma dallo scoiattolo più astuto, più generoso, più intelligente che ci sia: si corre da Gellindo Ghiandedoro! Il Bosco delle Venti Querce in dicembre

non è un luogo simpatico: è buio, ci tira un venticello ghiacciato e si ha l’impressione d’esser inseguiti da mostriciattoli terribili che corrono saltellando alle tue spalle... Lampurio non ha più fiato, per la fatica ma anche per il terrore. Quando però si ferma ansimando e si piega per lo sforzo, con la coda dell’occhio s’accorge che la grande quercia in cui abita Gellindo, la quercia più grossa e più alta del Bosco è laggiù, a meno di cinquanta metri. Tutto sommato ce l’ha fatta, è riuscito ad arrivare alla meta sconfiggendo la paura e i “mostri”! E bravo, Lampurio! Ce l’hai fata e i meriti un applauso... – Gellindo, sei in casa? – urla lo spauracchietto, dopo aver bussato a lungo alla porta della tana. Ma lo scoiattolo non risponde. – Ci sei, Gellindooo? Gellindo Ghiandedoro, sono Lampurio e ho bisogno di parlartiii! Evidentemente urlare non serve: Gellindo o non è in casa, oppure... – Ma certo – mormora lo spaventapulcini dandosi una manata sulla fronte, – come abbiamo fatto a dimenticarcelo! Siamo in pieno inverno, e quindi in inverno gli scoiattoli... Ecco sì, bravo: ci sei arrivato finalmente, eh? Gli scoiattoli, quand’è inverno... – ...dormono! Sono in letargo, addormentati fissi nel fondo della loro tana! Lampurio è veramente stanco, ma alla stanchezza ora si aggiunge anche la delusione: per tirare il fiato allora si siede per terra e con un sospiro rassegnato s’appoggia con la schiena alla porta della tana... Non fa nemmeno in tempo a finire il lungo sospiro che... Scriiihhh!... la porta si apre e

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Natale: i “cuccioli di abete” rubati alla foresta lo spauracchietto ruzzola all’interno battendo la schiena e la testa sul pavimento. La porta era aperta! Lampurio aveva bussato come un ossesso a una porta... aperta! La cucina della tana di Gellindo è in ordine perfetto, come se lo scoiattolo fosse appena uscito oppure fosse di là a riordinare la camera da letto: il tavolo con la tovaglia e una brocca al centro, la credenza, la poltrona preferita, i quadretti alle pareti... ci sono le fotografie di Casoletta, di Abbecedario, di Dindondolo e naturalmente c’è il ritratto della bella Bellondina... Là è appeso il diploma di GELLINDO GHIANDEDORO AIUTO CASSIERE IN PROVA firmato da Cóntolo, il direttore della Cassa Rurale del Villaggio; accanto è incollata una cartolina col Golfo di Napoli, spedita di sicuro da Fra’ Vesuvio... – Gellindo – sussurra Lampurio, per paura di spaventare l’amico scoiattolo, – la... la porta era aperta e io sono entrato, cioè, a dire il vero sono rotolato dentro e... stai dormendo? Gellindo, sei in letargo? La vocina arriva attutita dalle grosse pareti di legno di quercia: – Ero in letargo, fino a un attimo fa! Chi è? Chi è di là? Arrivo! La porticina che porta in camera da letto si apre cigolando e Gellindo esce con uno sbadiglio da orecchio a orecchio. Ha gli occhietti chiusi, la papalina di lana in testa, una sciarpa grossa attorno al collo e la coda arruffata come di chi ha dormito ininterrottamente per tre settimane! – Ciao, Lampurio... Come mai da queste parti? – Ben alzato, Gellindo: scusa se ti ho svegliato ma...

– Ma cosa? – Ma al Villaggio abbiamo bisogno di te! – E come mai? – farfuglia lo scoiattolino mettendosi in bocca una mezza noce. – C’è un problema! – Questo l’ho capito, Lampurio, altrimenti non saresti arrivato fin qui, non ti saresti messo a urlare per svegliarmi, non saresti entrato in casa e non mi avresti alla fine svegliato! È chiaro che avete un problema... Che tipo di problema? – Tra poco meno di un mese sarà Natale. – Ma va? Lo sai che non lo sapevo? Aspetta aspetta che guardo sul calendario: poffarbacco sì! Oggi è il 28 di novembre, ma se giro il foglio... Ecco! Il 25 dicembre è la Festa del Natale! Hai proprio ragione: sta per arrivare il Natale... E allora? – Gellindo, ma tu lo sai che cosa accade l’ultimo mese prima del Natale. Lo sai benissimo, perché accade la stessa cosa ogni anno: l’ultimo mese prima del Natale i “Due Zampe”, gli uomini e le donne che vivono nella Valle di Risparmiolandia, impazziscono all’improvviso! Gellindo fa cenno di sì con la testa: certo che lo sa, sa che in occasione della bella festa del Natale, che è poi la festa della pace, la festa da vivere in famiglia, la festa dei bambini, la festa dei regali, la festa in cui tutti si vogliono bene, si scambiano gli auguri, si baciano sulle guance... bene, quando arriva il Natale i “Due Zampe” letteralmente vanno fuori di testa! – Sono già arrivati! – annuncia con voce triste il piccolo Lampurio. – Chi, i “Due Zampe”? Sono già qui? – chiede Gellindo, mettendosi in bocca un pugno di noccioline. – Sono già passati alcuni giorni fa dal

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! Villaggio degli Spaventapasseri e subito dopo sono stati visti nel Bosco delle Venti Querce... – Vuoi dire che hanno già cominciato le loro razzie? Lampurio tira un sospiro e poi comincia a elencare: – Qui fuori, Gellindo, ci sono un sacco di “Due Zampe” che vanno a caccia di vischio per ornare le porte delle loro case, di muschio per i presepi, di cortecce d’albero da dipingere d’oro e d’argento per metterle ai lati dei caminetti... Stanno riempiendo i bagagliai delle automobili con le fronde più basse degli abeti... raccolgono tutte le pigne che trovano, quelle piccole e quelle grosse, quelle tonde e quelle allungate... E gli alberelli? Quei poveri cuccioli di abete? È ben vero che cercano, i poveretti, di nascondersi dietro ai tronchi degli abeti più grossi, ma i “Due Zampe” sono più furbi e hanno molta, moltissima pazienza! Vanno a cercarli in tutti gli anfratti, frugano dietro alle collinette, penetrano nel fitto e nel profondo dei boschi e quando trovano un alberello se lo portano via assieme alle radici! Ne hanno già rubati via almeno duecento! Duecento? Duecento alberelli? Duecento minuscoli abeti rubati alla foresta con le radici per essere portati giù in città, per essere messi ognuno in un piccolo vaso di terracotta, ammassati in piazza, venduti ai cittadini e infine ornati con palle di plastica colorata e festoni d’oro e d’argento... Alberelli di Natale rapiti al bosco! Gellindo sperava che quel Natale le cose sarebbero andate meglio: la civetta Brigida, che di notte amava girellare e svolazzare fin giù in città, gli aveva riferito d’aver sentito parlare di alberelli di plasti-

ca, di muschio sintetico, di pigne riciclate dall’anno precedente... – È chiaro che i “Due Zampe” non hanno capito che, festeggiare la più bella festa dell’anno distruggendo la Natura, è un vero controsenso! Gellindo adesso era arrabbiato: non sentiva più il sonno del letargo, era del tutto sveglio e furibondo, molto furibondo! – Andiamo! – esclamò rivolto a Lampurio. – Dove andiamo? – Giù al Villaggio: la situazione è grave, gravissima, e dobbiamo riunire un’Assemblea! Subito! Lo scoiattolo inforcò un berrettone di lana in testa, mise le ghette e uscì di corsa. Lampurio ebbe il suo bel d’affare a stargli dietro! C’era chi urlava: «Gli abeti sono nostri! Nessuno deve prenderli e portarseli via!». Altri strepitavano: «Il muschio no! Il muschio non dev’essere rubato!» Qualcuno strillava più forte degli altri: «Il vischio è prezioso! Ogni anno ce n’è sempre di meno... Perché vogliono distruggere il vischio dei nostri alberi? «Come si permettono di tagliare i rami bassi degli abeti! Ma lo sanno che così facendo li uccidono un po’ alla volta?» Continuare a quel modo non serviva a nulla, Gellindo Ghiandedoro lo sapeva benissimo. Starsene lì a urlare la propria rabbia non aiutava a trovare un rimedio al problema: – Maestro Abbecedario, puoi pensarci tu a riportare la calma? Provò il maestro a urlare «Silenzio!» una volta, due, tre, quattro, cinque volte. Nessuno gli diede retta e tutti continuarono a strepitare la loro rabbia.

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE!

«Fate silenzio: Gellindo deve dirvi una cosa!» Niente! «Per favore tacete: se parlate tutti assieme, non si capisce nulla!» Inutile: nessuno dava retta al loro maestro. Abbecedario allora passò alle maniere forti e, ricordandosi che tutti gli spaventapasseri del Villaggio prima o poi erano stati suoi alunni a scuola, mise le mani a imbuto attorno alla bocca e gridò imperioso: «Se non fate silenzio, metto a tutti un bel cinque in condotta!» Lo strepito generale si dissolse all’istante, in un baleno, in meno di mezzo secondo, lasciando il posto a un brusio sommesso: «Ssshhh! Basta! Silenzio! Ascoltiamo quel che ha da dirci Gellindo...» E lo scoiattolo quindi poté finalmente

dire la sua. – Allora: i “Due Zampe” anche quest’anno si stanno dando da fare per festeggiare il Natale a modo loro, saccheggiando la Natura, distruggendo i boschi, portandosi via gli abeti più piccoli, i muschi, le pigne, le cortecce, le fronde degli alberi... Dobbiamo ribellarci, e dobbiamo farlo prima possibile! – Sarebbe meglio, però – intervenne Casoletta, – cercare di convincerli una volta per tutte, altrimenti il prossimo anno saremo daccapo, ancora qui a urlare, a strepitare e a piangere di rabbia! – È vero – convenne Gellindo Ghiandedoro, – non ci bastano più rimedi temporanei: dobbiamo trovare soluzioni drastiche e definitive! – E tu le hai, queste soluzioni? – domandò Fra’ Vesuvio. – Alcune sì, altre verranno di sicuro in seguito, altre ancora le troveremo solo se siamo fortunati... Ma cominciamo dalla cosa più urgente: dobbiamo salvare i cuccioli di abete dalla razzia! Dobbiamo riportare al Bosco delle Venti Querce i duecento alberelli che sono già stati sradicati e portati in città! E dobbiamo farlo subito! – Tu dicci quel che dobbiamo fare – esclamò Quantobasta, – e noi saremo con te! – Ho bisogno di dieci spaventapasseri giovani, forti e coraggiosi! In venti fecero un passo in avanti, e tra di loro c’era anche il vecchio Empedocle: d’altronde nessuno si sentiva anziano, debole e vigliacco! – Va bene, allora andiamo in venti! Correte a casa, prendete tutte le vecchie lenzuola che avete e troviamoci qui tra mezz’ora! Si parte tutti per la Città!

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(1 - continua)


Natale: un incredibile furto in cittĂ (2012)

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! Camminarono per tutto il pomeriggio, i venti spauracchi che, guidati da Gellindo Ghiandedoro, avevano deciso di scendere nella Grande Città di Valle per portare soccorso ai duecento piccoli abeti “rubati” dai Due Zampe per metterli in vaso e farne alberelli di Natale. Camminarono per tutto il pomeriggio e verso il tramonto giunsero in vista della città. – Qual è il tuo piano, Gellindo? – chiese Dindondolo, che stringeva sotto il braccio un lenzuolo ripiegato con cura. – Per adesso andiamo a vedere dove hanno portato gli alberi – rispose lo scoiattolo, – e, solo quando avremo verificato coi nostri occhi in che condizioni sono, decideremo il da farsi. Se voi foste stati presenti in città, quella sera, avreste assistito allo spettacolo più incredibile che si possa immaginare. In mezzo al baccano di centinaia e centinaia di persone di ogni età che si accalcavano per le viuzze del centro storico, tra bancarelle illuminate da lampadine multicolori, altoparlanti che vomitavano musiche natalizie a tutto volume, vigili urbani che fischiavano rincorrendo l’ennesimo ladro di portafogli, bambini che piangevano facendo i capricci e mamme che urlavano per farli star zitti... in tutto quel frastuono assordante all’improvviso calò un silenzio profondo, accompagnato da un brusio attonito e quasi spaventato... – E quelli che ci fanno? – borbottò un venditore di arance. – Ma guarda tu che cosa ci tocca vedere! – si lamentò una signora impellicciata. – Non bastavano i ragazzi dispettosi, gli stranieri che vendono bigiotteria, i mendicanti che chiedono la carità... Anche gli spaven-

tapasseri ci si mettono a portar agitazione in città? Effettivamente fu uno spettacolo strano, quello dei venti spauracchi che giunsero saltellando nella piazza principale tenendosi per mano due a due. – Mi scusi, signora – squittì Gellindo rivolto alla signora con la pelliccia, – ci saprebbe dire dove possiamo trovare degli alberelli di Natale? La donna trattenne il fiato, impallidì all’istante, aprì la bocca per urlare e invece balbettò sottovoce: – Gli alberelli? Di Natale? Sono laggiù, dietro la chiesa... Ed eccoli finalmente, gli alberi rapiti! Se ne stavano al freddo in un piazzale sul retro della chiesa, tutti in fila e impettiti come tanti soldatini: non si poteva dire che stessero piangendo, fatto sta che mille piccole gocce di resina che brillavano alla luce dei lampioni sembravano proprio lacrime di nostalgia e di disperazione. Còntolo si preoccupò di contarli: – Sono centottanta – sospirò alla fine. – Ne sono già stati venduti venti! Un’ombra di tristezza calò sul volto dello scoiattolo: – Be’, per ora preoccupiamoci di salvare quelli che non sono ancora venduti, agli altri penseremo dopo. Gli spaventapasseri, a quel punto, scomparvero dalla vista dei due Zampe di

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Natale: un incredibile furto in città città: cioè, non è che si dissolsero nel nulla, ma andarono a nascondersi, a mettersi nell’ombra per non dare nell’occhio. Fu così che due ore dopo, quando finalmente la gente per le strade corse a casa in tempo per la cena, quando le bancarelle vennero chiuse e gli uomini addetti alla vendita degli alberi se ne andarono lasciando la loro mercanzia senza custodia, Dindondolo, Fra’ Vesuvio, Paciocco, Lingualunga e Quantobasta srotolarono i loro lenzuoli e li stesero per terra, accanto al boschetto di alberelli in vaso. – Facciamo svelti – si raccomandò Gellindo, – e se arriva qualcuno, tutti fermi immobili come statue e speriamo che nessuno badi ad alcuni spaventapasseri mescolati agli alberi di Natale! Impiegarono una buon mezz’ora per togliere le radici dai vasi e, uno dopo l’altro, gli alberelli furono impilati sulle lenzuola stese al suolo. Alla fine Abbecedario diede le opportune indicazioni: – Abbiamo suddiviso gli alberi sui cinque teli e adesso ci divideremo in squadre di quattro spauracchi. Prendiamo ai quattro capi le lenzuola piene di alberelli e corriamo di filato al Bosco delle Venti Querce! Forza! Nel pieno della notte, Gellindo e compagnia riportarono al Bosco delle Venti Querce i centottanta alberelli, che furono immediatamente ripiantati nella terra, usando le buche scavate al momento di rubarli. Lo scoiattolo radunò quindi gli spauracchi nella piazzetta del Villaggio e spiegò le mosse successive: – E adesso torniamo in città e cerchiamo di recuperare di casa in casa gli alberi che sono già stati venduti! All’alba i nostri amici erano ancora in

città, a sbirciare dalle finestre di case e casette: – Qui ce n’è uno, correte! – strepitò a voce bassa Empedocle... – Guardate come hanno conciato quel bell’alberello – sospirò inorridito Lingualunga, mostrando dal vetro chiuso della finestra un albero di Natale con le bocce azzurre e almeno trenta metri di nastro argentato. Uno dopo l’altro gli alberi portati in salvo presero la via del Bosco, per raggiungere i loro amici al riparo degli abeti più grandi. – E quello è il duecentesimo rapito! – esclamò Gellindo, indicando un alberello tutto inghirlandato che tremava solitario al centro dell’immenso atrio della Scuola elementare. Lo scoiattolo spinse il battente della finestra del pianoterra per entrare e... Uuuèèèèèè! Uuuèèèèèè! Uuueeeeee!... la sirena dell’antifurto entrò in funzione e per lo spavento a Gellindo Ghiandedoro si rizzarono i peli della coda. Gli spauracchi erano ancora lì, indecisi sul da farsi, quand’ecco che... Uuuèèèèèè! Uuuèèèèèè! Uuueeeeee!... alla sirena dell’antifurto si sovrappose la sirena della polizia: un’automobile nera e bianca si fermò con un terribile stridor di freni e quattro vigili urbani scesero coi manganelli in mano e i fischietti tra le labbra. In realtà lo spettacolo che i vigili si trovarono davanti agli occhi certamente aveva dell’incredibile: – Ma che cosa ci fanno, in città, tutti questi spaventapasseri? – urlò quello che dei quattro sembrava il capo. Nessuno però lo sentì e quindi nessuno gli poté rispondere: la sirena dell’antifurto della Scuola elementare, la sirena dell’auto delle guardie e... Uuuèèèèèè! Uuuèèèèèè! Uuueeeeee!... le sirene di altre cinque mac-

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! chine della polizia urbana sopraggiunte nel frattempo facevano un tale baccano, che dalle finestre delle case intorno molti Due Zampe strillavano la loro rabbia: – E smettetela con tutto questo chiasso, voi! Gellindo e Abbecedario approfittarono di quella gran baraonda per aprire il portone della scuola, entrare nell’atrio e avvicinarsi all’alberello inghirlandato. Lo tolsero dal vaso senza tanti complimenti, gli strapparono gli addobbi dai rami e scapparono veloci dalla porta di dietro, sparendo nel buio della notte. A quel punto anche gli altri spauracchi uno dopo l’altro se ne andarono alla chetichella e fischiettando indifferenti, lasciando le guardie alle prese con le sirene impazzite e con le imprecazioni dei Due Zampe affacciati alle finestre delle casa intorno. IERI INCREDIBILE FURTO IN CITTÀ: SPARITI 200 ALBERI DI NATALE! Una banda di venti spaventapasseri è stata vista all’opera per un furto che passerà alla storia. La polizia indaga, ma brancola nel buio. I giornali il giorno dopo si scatenarono sulla notizia del furto degli alberi di Natale. «Centottanta alberelli scomparsi dalla piazza della chiesa». «Altri venti alberi già venduti e addobbati per il Natale sono spariti da altrettante case». «Scattano gli allarmi della Scuola elementare. Sparisce nel nulla l’albero che era pronto per il Natale dei bambini». «Il Sindaco si rivolge alla Polizia urbana per saperne di più».

«La Polizia urbana non sa che pesci pigliare». «Il Consiglio comunale chiede le dimissioni del Sindaco». – Non vi sembra che abbiamo combinato un gran bel pasticcio, stanotte in città? – chiese Casoletta, stropicciando la Gazzetta del Villaggio degli Spaventapasseri che aveva pubblicato la notizia in prima pagina. – E che altro potevamo fare? – esclamò Fra’ Vesuvio sorseggiando una cioccolata calda. – Dovevamo abbandonare gli alberelli al loro destino? – Ma dove sta scritto che i Due Zampe hanno il diritto di venire nei nostri boschi a prendersi quel che più gli aggrada? – aggiunse Quantobasta facendosi passare il giornale da Casoletta. – Tò, guarda, lo dicono anche qui: «Ogni anno la Natura viene depredata per accontentare quelli che vogliono festeggiare il Natale decorando giovani abeti con bocce colorate e festoni dai mille colori. Bisognerebbe pensare che anche gli alberi soffrono e che impoverire i boschi è un danno per tutti!» Più chiaro di cosi! Dling Dlong La porta della Cioccolateria si aprì ed entrò Gellindo Ghiandedoro. Era scuro in volto: non disse una parola, andò a sedersi al tavolo più lontano e da lì cominciò a parlare. – La Polizia urbana ci sta cercando – disse parlando sottovoce. – Cioè: sta cercando venti spaventapasseri e uno scoiattolo che la notte scorsa hanno fatto razzia di alberelli nella Grande Città in Valle. – Ma lo sanno che siamo noi? – chiese Bellondina. – Cioè, sono al corrente che abitiamo qui al Villaggio?

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! – Se ancora non lo sanno, lo scopriranno in poche ore, e allora saranno veri guai! – Cioè? – balbettò spaventata mamma Pasticcia. – Cosa pensi che ci possano fare? Gellindo tacque alcuni istanti, poi tirò un sospiro profondo e riprese a parlare: – È difficile che la Polizia riesca a metter le mani su uno scoiattolo che s’intrufola veloce nella sua tana e torna alla superficie dopo quattro mesi di letargo. Se nelle loro mani, però, cadete voi spauracchi, per bene che vi vada sarete ammassati tutti assieme in un fienile e si dimenticheranno di voi. Casoletta aveva gli occhi pieni di lacrime. A Bellondina tremava il mento per la paura e per l’emozione. Tisana la Dolce si stropicciava le mani nervosa. Mamma Pasticcia scoppiò a piangere e corse a farsi consolare da Topo Fiorindo. – E allora che cosa ci consigli di fare, Gellindo? – chiese Abbecedario che parlava col cuore in gola. – Io un piano ce l’avrei... Un piano per convincere i Due Zampe della nostra buonafede e delle nostre ragioni... – E allora? Cosa aspettiamo? – esclamarono in coro gli altri. – Dicci che cosa dobbiamo fare! – Per prima cosa Lingualunga, Candeloro, Palostorto e Fra’ Vesuvio vengono con me: ho bisogno di braccia forti, giovani e robuste. Voi invece correte subito a prendere gli ornamenti di Natale che avete a casa: bocce, nastri, pupazzetti, candeline, biscotti, stelle normali e stelle comete, festoni d’oro e d’argento... Portate ogni cosa in piazza al tramonto e speriamo che tutto si risolva per il meglio!

La piazzetta del Villaggio, quella sera, assomigliava tanto a uno di quei mercatini di Natale che si organizzano a dicembre nei paesini della Valle di Risparmiolandia. E se metà degli spauracchi era orgogliosa degli addobbi raccolti in casa... «Hai visto come sono belle le mie bocce di vetro?» «E come sono lunghe le mie ghirlande d’argento?» «E come sono originali le mie candeline?» ...l’altra metà invece era curiosa di sapere che cosa aveva in mente Gellindo Ghiandedoro per evitare che gli spaventapasseri fossero arrestati per furto e condannati alla prigione nel fienile! E fu proprio lo scoiattolo a prendere la parola, balzando con un salto in cima alla fontanella della piazza. – Forse siamo ancora in tempo per convincere la Polizia urbana che anche noi abbiamo un po’ di ragione e che il nostro non è stato un vero e proprio furto, bensì un far ritornare alla Natura quel che è della Natura! Vedo che avete portato tutti i vostri addobbi natalizi: bene, adesso mi servono dieci spauracchi belli robusti per trasportare la parte pesante del nostro «regalo», quella che Lingualunga e gli altri stanno preparando su, al Bosco. C’è qualcuno che si offre? Si fecero avanti tutte le spauracchie e tutti gli spauracchi, compreso l’anziano Empedocle: Gellindo ne scelse dieci... – Voi venite con me, mentre gli altri ci aspetteranno al bivio per la Grande Città in Valle! Fu così che venne dato il via alle operazioni.

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(2 - continua)


Natale: uno straordinario spaventapasseri (2013) www.risparmiolandia.it


2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! – Chissà cosa avranno preparato di così misterioso, gli zii Lingualunga, Candeloro, Palostorto e Fra’ Vesuvio – rimuginava tra sé il piccolo Lampurio, che non vedeva l’ora di arrivare al bivio per la Grande Città in Valle. – Certo sarebbe bello, da grande, essere come Gellindo Ghiandedoro: intelligente, generoso e sempre con l’idea giusta per uscire dai guai... Tuttavia la curiosità del piccolo spaventapulcino non venne soddisfatta nemmeno quando arrivò al bivio: ad attendere gli spaventapasseri del Villaggio, infatti, c’erano gli spauracchi più robusti, ma l’oggetto misterioso, al di là di un palo di legno lungo almeno cinque metri, era stato in realtà diviso in una serie di grossi pacchi avvolti in lenzuola e stracci. – Ma si può sapere che cosa stiamo andando a fare, giù in città? – domandò Lampurio a Fra’ Vesuvio che stava portando il palo assieme ad altri tre amici. – E a cosa serve, questo palo? Vesuvio abbassò lo sguardo e fece l’occhiolino a Lampurio: – È un segreto, piccolo mio. Devi avere pazienza e, quando sarà il momento giusto, saprai ogni cosa! Se Fra’ Vesuvio con quella risposta pensava di aver tranquillizzato Lampurio, be’, si sbagliava di grosso! – Ma perché noi piccoli dobbiamo sempre aspettare? – frignò lo spaventapulcino con le lacrime agli occhi. – Voi grandi pensate d’essere chissà chi, mentre noi piccoli dobbiamo tacere, dobbiamo obbedire, dobbiamo aver pazienza! – Ehi, voi due, c’è qualche problema? – esclamò Gellindo Ghiandedoro che correva avanti e indietro per tenere sotto controllo la lunga processione di spauracchi incolonnati lungo la strada che scendeva

in città. Fra’ Vesuvio gli rispose con un sorriso: – No no, è che qui abbiamo uno spaventapulcino curioso assai! Vedi, Lampurio – continuò Vesuvio abbassando la voce, – ci sono cose che è bene saperle subito, mentre altre è meglio conoscerle al momento giusto! Sennò ti si rovina la sorpresa e, se le sorprese si rovinano spesso, la vita diventa insipida, insulsa, monotona e noiosa! Lampurio rimase in silenzio solo alcuni istanti. Poi... – Sì, d’accordo: hai ragione. Però... però a che cosa serve questo palo? Fra’ Vesuvio sospirò rassegnato, sorrise ancora e fece spallucce: – Chi lo sa! – mormorò misterioso, – se vuoi sapere un altro segreto... nemmeno io so a che cosa serve questo palo di cinque metri! Eh! Eh! Eh! Era notte fonda quando la processione degli spaventapasseri arrivò in città. I Due Zampe rimasti senza alberi, dopo tanti strepiti, litigi e articoli sui giornali, s’erano messi l’animo in pace: per quel Natale avrebbero fatto a meno degli alberelli addobbati e così sia! Se n’erano andati a nanna e adesso dormivano della grossa nei loro lettoni. Quando gli spauracchi giunsero nella piazza principale... – Qui, venite qui! – sussurrò Gellindo dirigendosi alla fontana centrale. In silenzio come tante ombre, Abbecedario e gli altri scaricarono i loro fagotti: bocce colorate, candele, festoni d’oro e d’argento, campanelle e stelline da una parte, mentre dall’altra misero i grossi e pesanti involti e il lungo palo di legno. – E ora cominciamo a montare il tutto! – disse Gellindo aprendo il primo involto. Lampurio, accovacciato sul bordo della

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Natale: uno straordinario spaventapassseri fontana, seguì ogni movimento cercando di capire prima degli altri quel che stava avvenendo. Vide Lingualunga prendere il suo fardello, aprirlo e stendere per terra un’enorme giacca rossa bordata di bianco! Vide Candeloro disporre sul selciato della piazza prima uno e poi un secondo scarpone: una coppia di scarponi grossi e pesanti, coi ferretti che luccicavano alla luce della luna! Vide Dindondolo che allineava a terra un barbone di lana bianca come la neve, un paio di occhialini con la montatura di ferro e un’enorme cintura di cuoio. Vide Palostorto che arrivava per ultimo con un sacco colmo fino all’orlo di pacchi dono incartati con fogli dai mille colori e

infiocchettati con nastri rossi, gialli, verdi e azzurri. Vide poi un gruppetto di spauracchi afferrare il palo di cinque metri, alzarlo verso il nero della notte per poi piantarlo profondo al centro di un’aiuola dei giardini pubblici della piazza... Qualcun altro legò stretto stretto un secondo palo più corto messo di traverso, come fossero le braccia di un gigantesco spaventapasseri. Venne portata una scala e a quel punto furono le spauracchie Casoletta, Bellondina, Tisana la Dolce e Mamma Pasticcia a prendere in mano le redini delle operazioni: riempirono di paglia la grande giacca rossa orlata di bianco, la infilarono su per il palo e in breve, lì sotto gli occhi estasiati di tutti, venne costruito un enorme spaventapasseri vestito da Babbo Natale! Lampurio non credeva ai suoi occhi. Lì davanti a lui vide nascere un Babbo Natale che faceva anche la sua bella figura: un abito rosso orlato di bianco, un bel cappello rosso di lana in testa, pantaloni enormi e cicciottoni tenuti in vita da una grossa cintura e infine un bel paio di scarponi che arrivavano quasi alle ginocchia! Ma non era finita lì: il faccione sorridente e rubicondo dello spaventapasseri venne completato con un paio di occhialini al naso e con lunghi capelli grigi che uscivano dal berrettone; tutte le bocce colorate, le candeline, le stelline e i festoni d’oro e d’argento vennero appesi ai pantaloni e alla giacca, mentre un paio di guanti bianchi alle mani e un enorme sacco di doni in spalla davano veramente l’idea che quello fosse un Babbo Natale Spauracchio! I nostri amici spaventapasseri erano stanchi morti, senza fiato e senza più for-

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! ze. Guardarono il loro “capolavoro”, ma rimasero muti, tenendosi ognuno le proprie domande. Solo Lampurio non fu capace di star zitto e... – Ma scusa, Gellindo, e questo a che cosa serve? Lo scoiattolo risparmioso fece una smorfietta e cercò di spiegare al piccolo spaventapulcino, ma anche a tutti gli altri, come stavano le cose: – Questo Babbo Natale Spauracchio è un modo per farci perdonare dai Due Zampe di città. Perché è vero, loro hanno rubato al Bosco delle Venti Querce duecento piccoli abeti per farne alberelli di Natale, ma noi glieli abbiamo rubati per ripiantarli nel Bosco. Questo enorme spaventapasseri vestito di rosso, insomma, è un modo per fare la pace, per non pensar più a quel che è stato: lasciamo gli alberelli dove sono nati e noi festeggiamo in piazza il Santo Natale! Lampurio finalmente aveva capito il piano di Gellindo, ma aveva ancora qualche dubbio in fondo al cuore. – E sei sicuro che i Due Zampe capiranno questa cosa? Che saranno d’accordo di far la pace e di metterci una pietra sopra? Gellindo si strinse nelle spalle, allargò le zampette e mormorò: – Io lo spero! I dubbi di Lampurio vennero confermati la mattina dopo alle prime luci del sole. Quando i primi Due Zampe sciamarono in piazza, chi per andare a comprare il giornale, chi per bersi un caffé, chi per aprire il negozio o per andare in ufficio, nessuno nessuno nessuno degnò d’uno sguardo il gigantesco Babbo Natale Spauracchio piantato al centro dell’aiuola dei giardini pubblici. Non si vedevano, ma tutt’intorno, nascosti dietro ai cassonetti delle immondi-

zie, alle automobili parcheggiate, negli androni e nel buio dei portoni, c’erano tutti gli spauracchi del Villaggio pronti a uscire per far festa con i Due Zampe... – Ma guarda tu che strana statua hanno messo in piazza! – borbottò un anziano, passando col giornale arrotolato sotto il braccio. – Mamma mia che brutto pupazzo vestito di rosso... sembra un mostro! – strillò un bambino che, mano nella mano della mamma, stava andando a scuola. – Chi è stato a combinare quel pasticcio? – brontolò una ragazza mentre apriva la serranda del suo negozio di fiori secchi. – Proprio davanti alla mia bottega dovevano piantare quell’obbrobrio? Farà scappare tutti i clienti! Il passaparola fece il giro di tutta la città veloce come il suono delle campane di domenica e in poco tempo i Due Zampe si riunirono in piazza, ai piedi di quel bizzarro fantoccio di paglia agghindato di bocce e candeline come fosse un albero di Natale. – Di sicuro questa è opera degli spauracchi del Villaggio! – strillò uno che la sapeva più lunga degli altri. – Ma sì! Sono stati loro a rubarci gli alberelli di Natale, io li ho visti mentre scappavano su per la strada che porta al Bosco delle Venti Querce! – E sperano forse che noi li perdoniamo solo perché in cambio ci hanno piantato in piazza questo mostro di paglia? – Ci avessero almeno regalato un bell’albero di Natale con tanto di bocce e lucette colorate! – Sapete allora cosa facciamo, noi? – strepitò un giovinastro con un accendino in mano. – Diamo fuoco a questo pupazzo, ne facciamo un ben falò e chi s’è visto s’è

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! visto! – Sì, al fuoco! Bruciamo lo spauracchio... Un nodo in gola fece quasi lacrimare per la rabbia il buon Fra’ Vesuvio. Un’improvvisa vampata d’ira arrossò le guance di Bellondina. Un frullo d’ali nello stomaco tolse il fiato a Casoletta. Le unghie piantate nei palmi delle mani di Tisana la Dolce la fecero quasi piangere per il dolore... E Gellindo? Gellindo se ne stava lì, nella penombra di un portone, con gli occhietti puntati al suo “capolavoro”, a quell’enorme Babbo Natale Spauracchio che era costato tanta fatica e che adesso stava bruciando con fiamme alte che accarezzavano il cielo grigio della piazza. Lampurio era lì, vicino a lui. – E adesso cosa facciamo? – sussurrò lo spauracchietto accarezzando la grande coda del suo amico. – È chiaro che i Due Zampe non hanno capito le nostre intenzioni... – Sì, però la mia mamma e anche maestro Abbecedario mi hanno insegnato che a ‘caval donato non si guarda in bocca’! Non si brucia un regalo, anche se non è bello come ti aspettavi! Gellindo sorrise: – È vero, la tua mamma e Abbecedario hanno ragione, ma forse noi potevamo impegnarci di più e preparare un Babbo Natale Spauracchio più bello... – Be’, a me comunque piaceva – rispose serio Lampurio. – Grazie, Lampurio. È bello sapere che almeno qualcuno mi è vicino e mi capisce! – Ti ricordi Gellindo cosa ha detto poco fa un Due Zampe che urlava in piazza? – disse lo spaventapulcino, saltellando die-

tro allo scoiattolo che s’era avviato assieme agli altri su per la strada che riportava al Villaggio. – Hanno urlato tante di quelle cose brutte... No, non ricordo nulla di particolare. – Uno ha strillato: “Ci avessero almeno regalato un albero di Natale pieno di addobbi e di lucette...” Gellindo si fermò e Abbecedario gli fu addosso da dietro. – Hanno detto proprio così? Avrebbero preferito un albero di Natale? Lampurio annuì, Abbecedario si scusò e raccolse da terra la bombetta che gli era caduta, mentre Gellindo si grattò il ciuffo sulla testa. – Un albero di Natale... E noi dove andiamo a prenderlo un albero di Natale? Se non possiamo tagliarlo nel Bosco, come facciamo? Lo scoiattolo si girò verso Lampurio ma si bloccò sorpreso: lo spaventapulcini se ne stava fermo in mezzo alla strada guardandolo con due occhi sorridenti e felici. – Be’, che c’è da essere così soddisfatto? – C’è che so come far felici i Due Zampe di città! – E mi puoi dire come? Lampurio fece una smorfietta simpatica e poi disse: – Lo sai Gellindo cosa mi ha detto ieri sera Fra’ Vesuvio? – Cosa ti ha detto? – Pressapoco questo: vedi Lampurio, al mondo ci sono cose che è bello sapere subito, mentre altre è meglio conoscerle al momento giusto! Altrimenti non c’è più sorpresa e allora la vita diventa insipida, insulsa, monotona e noiosa! Gellindo abbozzò e sorrise soddisfatto: «È proprio intelligente, questo Lampurio... Intelligente e simpatico!»

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Natale: la magia della cartapesta (2014)

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! – Ho sentito dire che giù nella Grande Città in Valle c’è stato un po’ di trambusto nei giorni scorsi – disse Gioacchino il Contadino addentando l’ennesimo fico secco. Il piccolo Lampurio era seduto dall’altra parte del tavolo, con un grande bicchiere di latte tiepido in mano. – È vero: visto che siamo vicini a Natale i Due Zampe hanno pensato bene di salire al Bosco delle Venti Querce, di sradicare duecento piccoli abeti e metterli in vaso per farne tanti begli alberelli di Natale! – E la cosa non è piaciuta a voi spaventapasseri, vero? Lo spauracchietto guardò l’amico Gioacchino da sopra l’orlo del bicchierone e arrossì: – Be’, siamo scesi di notte in città, abbiamo preso gli alberi e li abbiamo riportati al Bosco! Dimmi tu se è stata una cosa sbagliata, questa! – No no, per carità: avete fatto bene, mi sarei comportato anch’io così... Ma come la mettiamo con quell’enorme spaventapasseri che avete costruito di notte in piazza? – È stata un’idea di Gellindo, ma quelli della città non l’hanno capita. Era un modo per fare la pace, per dire “non pensiamoci più... gli alberelli andavano salvati, ma noi non ce l’abbiamo con voi”! – E invece tutto si è risolto in un gran bel falò, vero? Lampurio assentì, senza avere il coraggio di guardare Gioacchino negli occhi. – E allora qualcuno ha pensato bene di venire a chieder aiuto al vecchio amico contadino, eh? – Tu sei un due Zampe – s’infervorò all’improvviso lo spaventapulcino, – ma sei anche nostro amico: ci conosci bene, noi spaventapasseri, sai che non siamo cattivi, sai che amiamo la natura e che non farem-

mo male nemmeno a una mosca! Ma tu conosci anche gli altri Due Zampe, capisci il loro modo di fare e forse puoi aiutarci a uscire dal pasticcio nel quale ci siamo messi! Gioacchino allontanò il piatto dei fichi secchi, si alzò e andò alla finestra: fuori la neve scendeva ormai da un bel po’ a grossi fiocchi silenziosi. – Vedi Lampurio, quando viene l’inverno, quando la neve cade a coprire ogni cosa, insomma, quando siamo vicini al Natale a noi due Due Zampe viene la smania dell’Albero addobbato! Facciamo anche il presepe, è vero, e appendiamo tanti piccoli Babbi Natale alle finestre o ai poggioli delle case, ma quel che ci piace di più è prendere un piccolo albero, metterlo in un vaso e appender ai suoi rami bocce d’ogni tipo, candeline colorate, stelline e pigne d’oro e d’argento... – Ma lo sai quanti alberelli muoiono, in questo modo? – ribatté lo spauracchietto balzando in piedi sulla seggiola per farsi sentire meglio. – È vero, hai ragione, avete ragione voi spaventapasseri, ma a volte è difficile capire quel che ci passa per la testa, a noi Due Zampe! – Senti Gioacchino: la mia idea è questa, ma ti dico subito che ho bisogno del tuo aiuto. Se non siamo stati capaci di far la pace con quelli della città regalando loro un bello spauracchio vestito da Babbo Natale, che ne dici di portare giù in piazza un albero di Natale alto venti metri, con tanto di addobbi e lucette? Il Contadino si girò a guardare con occhi sorpresi il suo piccolo amico: – Ma come, Lampurio! Avete appena riportato duecento alberelli al loro posto rubandoli ai due Zampe e volete far la pace portando

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Natale: la magia della cartapesta in città un albero alto venti metri? – Certo, un albero alto venti metri ma... finto! – E dove lo troviamo un albero finto? – Gioacchino stava ancora parlando, quando in testa gli si accese una lampadina... Click!... e nella mente gli apparve l’immagine di una quercia alta e possente, col tronco marrone e i rami verdi, robusti e frondosi: una bellissima quercia di... cartapesta! – Ti riferisci ad esempio a un albero di cartapesta? – continuò il contadino tornando a sedersi al tavolo e riavvicinandosi il piatto di fichi

secchi. – Come quello... – Sicuro: come la grande quercia del Carnevale di Risparmiolandia dello scorso inverno! – esclamò sorridente e soddisfatto Lampurio. Andiamo con ordine, bambini, e spieghiamo bene come stanno le cose. Dovete sapere che per l’ultima settimana di Carnevale tutta la Valle di Rispamiolandia organizza sfilate di carri allegorici e di mascherine per le vie di tutti i paesi e le città. Ogni villaggio, ogni borgata, ogni

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! quartiere partecipa col proprio carro e un’apposita giuria decreta i vincitori per il carro più bello, per quello più numeroso, per le mascherine più simpatiche e allegre... Gioacchino il Contadino è da sempre il presidente della Giuria del Carnevale di Risparmiolandia e tocca a lui conservare nel suo capanno degli attrezzi e per almeno dodici mesi, fino cioè al Carnevale successivo, il carro vincitore. Allora, l’ultimo Carnevale era stato vinto proprio dal Villaggio degli Spaventapasseri, che avevano allestito un bellissimo carro intitolato “Il Tesoro del Bosco delle Venti Querce”. Gli spauracchi, vestiti da funghetti e da castagne, da volpi e da civette, cantavano allegri girando attorno a una bella quercia: e il tesoro del Bosco era nascosto proprio nel tronco di quella quercia, che di tanto in tanto si apriva e mostrava un simpatico Gellindo Ghiandedoro che faceva il bagno in una vasca colma fino all’orlo di ghiande... d’oro! – Vieni con me! – esclamò serio Gioacchino, balzando in piedi e mettendosi un cappotto sulle spalle. – Dove mi porti? – domandò Lampurio quando furono fuori, sotto la neve che cadeva senza far rumore. – Andiamo al mio capanno degli attrezzi... voglio farti vedere una cosa! Il buio della baracca venne squarciato dalla luce tremolante di una lanterna e Lampurio per prima cosa vide un gran disordine. – Be’, mi dico sempre che devo riordinare i miei attrezzi – mormorò l’uomo sorridendo timido, – ma poi ho sempre qualcosa di più urgente da fare e allora...

Lo spauracchietto non sentì nemmeno le scuse del contadino, ma quando si abituò alla penombra del capanno, in mezzo a una selva di rastrelli e di vanghe, di forche e forconi, di falci e bidoni, di cesti e cestoni, vide spuntare il grosso tronco marrone di quella che nell’ultimo Carnevale era stata la bella quercia di Gellindo, mentre della folta chioma non restava che qualche pezzo sbrindellato di cartapesta verde. – Del vostro bell’albero di Carnevale non rimane che questo – mormorò Gioacchino raccogliendo da terra un pezzo di cartapesta ancora fradicio di umidità. – A primavera ha piovuto a dirotto per una settimana intera, ti ricordi?, e il tetto qui sopra avrebbe bisogno d’esser rammendato e aggiustato... Mi dispiace, Lampurio, ma qui della quercia è rimasto solo il tronco... Lo spauracchietto saltellò fino in fondo allo stanzone e saggiò la consistenza del tronco: – Non mi aspettavo di più: questo tronco basta e avanza per quello che ho in mente. – E cosa hai in mente, se si può sapere? – Mi potresti prestate il tuo carretto? Devo portare il tronco al Villaggio, il più veloce possibile! – Farò di più: prenderemo il trattore e saremo a casa tua in meno di mezz’ora. Forza, su: dammi una mano. Durante il viaggio mi spiegherai quel che vuoi fare! Gli spaventapasseri del Villaggio partecipavano alle sfilate di Carnevale ormai da tempo immemorabile e fino ad allora avevano quasi sempre vinto uno dei premi in palio. Erano quindi degli ottimi “cartapestai”, sapevano cioè trasformare la carta di giornale e i vecchi stracci in qualsiasi tipo di figura, uomo o donna, animale o mostro,

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! fiore o... albero! – Per il tronco non c’è problema – disse Lampurio all’assemblea degli spauracchi convocata nella palestra della Scuola di Maestro Abbecedario, – perché terremo quello della quercia dell’ultimo Carnevale. Noi dobbiamo solo preparare i rami verdi di un bell’abete, attaccarli al tronco e avremo l’Albero di Natale più grosso che mai si sia visto giù in città! – Già – obiettò Mamma Pasticcia, – però un Albero di Natale che si rispetti ha bisogno di qualche addobbo, e le nostre bocce, le candeline e le stelline sono andate bruciate nell’incendio! – Ho pensato anche a questo – disse Lampurio, molto orgoglioso di sé stesso. – Faremo a meno delle bocce e delle candeline! – E per gli addobbi? – Ci procureremo nastri colorati di ogni colore e prepareremo tre ceste di fiocchi d’ogni dimensione: fiocchi rossi e fiocchi azzurri, fiocchi d’argento e fiocchi arancioni e fiocchi verdi, fiocchi... – Sì sì, abbiamo capito – lo interruppe Gellindo, che invece era molto orgoglioso del giovane spaventapulcini, – decoreremo l’albero con nastri e fiocchi... bella idea! – Allora non si resta che metterci al lavoro, no? – strepitò Abbecedario. – Forza, correte a casa e recuperate tutti i giornali, le riviste e gli stracci che avete in cantina! Gli spaventapulcini, invece, provvederanno a preparare la colla usando acqua e farina bianca... su, al lavoro! Proprio così, lavorarono una notte intera e il giorno dopo fino al tramonto, gli spauracchi, stracciando, sminuzzando, mescolando, impastando, stirando, modellando,

seccando, dipingendo, verniciando... Nella Cioccolateria di Casoletta, invece, le spauracchie raccolsero tutti i nastri disponibili e cominciarono a preparare fiocchi su fiocchi e poi ancora fiocchi, fino ad averne una montagna colorata e luccicante. Ramo dopo ramo, a partire dai più piccoli che vanno messi in cima all’albero, ai più grossi della base, l’abete cominciò a prender forma. Poi, via via che i vari pezzi furono pronti, gruppetti di due o tre spaventapasseri partivano saltellando alla volta della Grande Città in Valle con il loro carico di cartapesta. Per ultimo partì il tronco della vecchia quercia: col trattore Gioacchino impiegò poco più di un’ora e, quando giunse nella piazza della città, era ormai notte fonda. Una notte silenziosa e piena di neve, che continuava a cadere a fiocchi grossi e lenti. I Due Zampe dormivano. Gli spaventapasseri rimasero svegli a lavorare per la terza notte consecutiva. – E speriamo che domattina la gente di città capisca le nostre intenzioni – mormorò Gellindo attaccando l’ennesimo ramo al tronco del loro Albero di Natale. Quella era la speranza di tutti, anche di Lampurio che, con gli occhi che gli cadevamo dal sonno, se ne stava in cima alla scala ad appendere fiocchi d’ogni colore. Quel che però lo teneva ancora sveglio e gli riempiva il cuore di gioia era sapere che duecento piccoli alberelli se ne stavano al sicuro su, al Bosco delle Venti Querce. Un giorno sarebbero stati anche loro alberi alti e possenti come il loro capolavoro di cartapesta!

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(4 - continua)


Tanti auguri di Buon Natale spauracchio (2015)

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! – Come mai stamattina non si fa vedere nessuno, in piazza? – mormorò Quantobasta, che tremava dal freddo nascosto dietro alla siepe di un’aiuola. Casoletta, imbacuccata in una grossa coperta di lana, rispose sbadigliando: – Forse è perché oggi è la vigilia di Natale e, siccome stasera si andrà a nanna tardi, tutti se ne stanno a letto a dormicchiare ancora un po’. – Vorrei essere anch’io, nel mio letto – mormorò lo spaventapasseri farmacista, soffiandosi il naso congelato. – Non dimenticarti che siamo qui, al freddo e all’alba della vigilia di Natale, solo per salvare quei poveri duecento alberelli da una triste fine! Speriamo invece che il nostro Albero di Natale di cartapesta piaccia ai Due Zampe della città! – L’importante è che non vada a fuoco come il povero Babbo Natale Spauracchio dell’altra notte! E finalmente dal buio di quel mattino emerse la figura traballante di un ciclista che pedalava con attenzione sulla neve battuta della strada. Da un enorme cestone legato dietro, sul portapacchi, spuntavano profumati filoni di pane. – È il panettiere che fa il giro per le consegne! – commentò Fra’ Vesuvio con l’acquolina in bocca. Il ciclista, intabarrato in un grosso maglione bianco, si fermò all’altezza dell’albero di cartapesta, scese di sella, appoggiò la bici a una panchina, afferrò un sacchetto di carta colmo di pane e s’avviò al bar di fronte, che era ancora chiuso. Passò davanti all’albero ma non lo degnò nemmeno di uno sguardo! Mise il sacchetto di pane sul davanzale della finestra di pianoterra, tornò alla bicicletta, rimontò in sella e partì

fischiettando. Gli spauracchi si guardarono perplessi: – O quel panettiere ha lasciato gli occhiali a casa, oppure proprio non l’ha visto, il nostro albero! – esclamò Gellindo Ghiandedoro, uscendo da dietro il suo nascondiglio, un mucchio di neve pronto per diventare un pupazzo al centro della piazza. Nessuno ebbe il tempo di dire la sua, perché dalla stessa strada arrivò di corsa un vigile urbano, si bloccò all’altezza dell’albero di cartapesta, si guardò in giro e poi riprese a correre, sparendo nell’oscurità. Strano! Incredibile!! Incomprensibile!!! Accadde la stessa cosa con la signora impellicciata che già conosciamo e che evidentemente si svegliava sempre molto presto: giunse ticchettando sul marciapiede, si fermò proprio sotto l’albero, prese un fazzoletto dalla borsa e si soffiò il naso. Poi riprese a camminare, attraversò la strada e se ne andò tranquilla e beata chissà dove, persa nei suoi pensieri. – Proprio non lo vedono, quell’albero! – si lamentò Bellondina. – Magari siamo solo noi a vederlo – disse Maestro Abbecedario, che teneva gli occhi aperti a fatica. – Forse è solo una nostra illusione... Arrivò il camioncino delle immondizie, guidato da un netturbino vestito di giallo e di rosso. Frenò proprio davanti all’aiuola al centro della quale si alzava l’albero di cartapesta: l’omino scese canterellando sottovoce, si avvicinò al cestino portarifiuti e svuotò il contenuto in un sacco di plastica nera. Rimise poi tutto al suo posto, rimontò sul camion e ripartì con un gran fracasso e uno sbuffo di fumo. Tutto ciò senza degna-

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Tanti auguri di Buon Natale spauracchio re di uno sguardo l’albero di cartapesta! – E meno male che non l’ha buttato nel bidone della carta straccia! – borbottò il vecchio Empedocle. Di lì a un’ora la piazza principale della Grande Città in Valle fu tutta un pullulare di persone che andavano e venivano e di bambini che giocavano a palle di neve incuranti dell’enorme albero che svettava ormai alla luce del giorno, mentre gli spauracchi se ne stavano rintanati nei loro nascondigli. A un certo punto, però, accadde una cosa gravissima. Tenetevi forte e state a sentire! – Allora, Giorgetto, abbiamo deciso? Andiamo? – sussurrò un ragazzo rivolto all’amico. Erano entrambi seduti su una panchina in piazza e alle loro spalle, nascosti dietro lo schienale della panca, c’erano Lingualunga e Pagliafresca. Giorgetto si girò e parlò abbassando ancor di più la voce: – Certo che è stato deciso, Franchino. Si parte tra cinque minuti, appuntamento per tutti qui in piazza! Franchino si tirò su e si guardò in giro: – Però quegli spaventapasseri potevano anche lasciarceli, gli alberelli... Senza un Albero di Natale in casa, che Natale è? – Be’, peggio per loro: adesso saliamo tutti quanti al Bosco delle Venti Querce a riprenderci quel che è nostro e non se ne parla più! – esclamò Giorgetto. – E se a qualche spauracchio venisse in mente si aspettarci lassù, be’, gliela faremo vedere noi! Saremo tutti armati di bastoni e poi basta un fiammifero acceso e per gli spaventapasseri è la fine! Eh! Eh! Eh! – Fiammifero... acceso?! – sibilò Lingualunga trattenendosi dall’urlare tutta la sua

rabbia. – Ma sono matti, questi Due Zampe? Noi pensiamo a salvare la Natura e questi qua pensano solo a darci fuoco? – Forza, dai – esclamò Pagliafresca sgattaiolando lontano dalla panchina, – corriamo ad avvisare gli altri! Ve l’immaginate, vero?, lo spavento che si presero Gellindo e gli altri, al pensiero dei poveri alberelli lasciati in balia di un’orda inferocita di Due Zampe! – Dobbiamo correre subito su al Bosco delle Venti Querce! – strillò lo scoiattolino lanciandosi di corsa su per la strada che portava al Villaggio degli Spaventapasseri. – Seguitemi tutti, ma veloci! Corsero per due ore filate, i poveri spauracchi, e quando giunsero al Bosco dovettero fermarsi sul limitare della foresta a riprender fiato... Ma forse era scritto da qualche parte che non ci fosse pace, per i nostri poveri amici. Stavano ancora riposando, quando dal B>osco udirono la voce di un Due Zampe che strepitava: – Eccoli qui i nostri alberelli! – Guardate, li hanno tutti ripiantati, ma adesso ci pensiamo noi a rimetterli nei loro vasi! – urlò un altro. – Forza, prendete le vanghe: facciamo presto, prima che gli spauracchi si facciano vedere da queste parti! – gridò un terzo a squarciagola. – E adesso che facciamo? – piagnucolò Mamma Pasticcia Ma che cosa potevano fare, dei pupazzi di paglia, contro la fame insaziabile d’alberelli di quei terribili Due Zampe? Provarono a travestirsi da fantasmi e si misero a ululare nel Bosco: – Tò, guarda: sono arrivati anche i fantasmi ad aiutarci nel lavoro! Ah! Ah! Ah! – sghignazzarono quegli altri, che nel frattempo avevano

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! messo in vaso il primo piccolo abete. Gli spauracchi corsero a chiedere aiuto alla saggia civetta Brigida, che convocò tutti i pipistrelli dei dintorni. Svolazzando tra gli alberi del Bosco quei topolini volanti cercarono di metter paura ai Due Zampe, che nel frattempo avevano messo in vaso il secondo piccolo abete, ma fu tutto inutile: – Su su, non preoccupiamoci: non hanno mai messo paura a nessuno, i pipistrelli, e non cominceranno di certo con noi! Eh! Eh! Eh! Provarono, gli spaventapasseri disperati, a lanciar pigne contro quei lestofanti e a tirare sassi, ma erano troppo furiosi per avere una bella mira e, anzi, qualcuno per sbaglio tirò sassi e pigne addirittura contro altri spauracchi! – Guardate, si stanno facendo male tra di loro! Ih! Ih! Ih! – si sbellicarono i Due Zampe che avevano messo in vaso il terzo piccolo abete. A quel punto dalla Grande Città in Valle partì un razzo che... fffiiiuuu!... salì veloce verso il cielo e giunto in alto... Buuummm!... esplose con un colpo che giunse fin nel cuore del Bosco delle Venti Querce. Come se quello fosse stato un misterioso ordine impartito da chissà chi, i due Zampe smisero di sganasciarsi dalle risate, presero i tre alberelli in vaso e li rimisero nelle buche da cui erano stati sradicati. Toccò a Giorgetto, poi, avvicinarsi al gruppo di spauracchi arrabbiato furioso ed esclamare con un sorriso: – Salve, amici! Salve... amici? Ma che scherzo era mai, quello? Gellindo era frastornato. Abbecedario allibito. Casoletta stranita. Bellondina sbigottita. ...e tutti gli altri erano storditi e a bocca

aperta! Giorgetto approfittò di quel silenzio stupefatto, per cercare di spiegarsi: – Se voi avete la compiacenza di tornare normali e con la bocca chiusa, adesso possiamo scendere in città, dove ad attendervi c’è una sorpresa! – Qu... quale sorpresa? – balbettò Lampurio. – Abbiamo dovuto escogitare questo trucco – disse Giorgetto indicando gli alberelli appena rimessi nelle loro buche, – per portarvi via dalla città, per tenervi lontano dalla piazza e per dar modo agli altri di finire il lavoro: adesso possiamo tornare e laggiù capirete tutto! Quello degli spauracchi fu un ingresso trionfale nella Grande Città in Valle. Era ormai notte fonda e ad attenderli all’imbocco della via principale che conduce alla piazza centrale c’erano tutti i Due Zampe assiepati sui marciapiedi. C’era chi applaudiva sorridendo. Chi lanciava coriandoli, anche se Carnevale era ancora lontano. Chi urlava “Bravi!” “Bene!” “Grandi!” “Siete unici!” Chi salterellava come un matto urlando a squarciagola: “E chi spauracchio è... forza, salti con me!” Chi lanciava stelle filanti. Chi tirava palle di neve morbida e fresca. Gellindo e i suoi amici erano senza parole. Il solo Lampurio ebbe la presenza di spirito di avvicinare Franchino tra la folla per chiedergli: – Senti, mi puoi spiegare quel che sta succedendo? Il ragazzino sorrise e rispose: – Ma voi non volevate salvare gli alberelli del bosco? – Certo! Avranno anche loro il diritto di

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! diventare grandi, o no? – E infatti, adesso siamo tutti d’accordo con voi: c’è voluto un po’ per far ragionare i grandi, che hanno anche bruciato il vostro Babbo Natale Spauracchio, ma alla fine hanno deciso di dar retta a noi giovani... – Ma allora perché oggi abbiano dovuto correre su al Bosco a cercar di salvare gli alberelli dalle vostre grinfie? Franchino rise di gusto: – Non l’hai capito ancora? Era tutta una finta! Era l’unico modo per portarvi via dalla città e per consentire agli altri di finire il vostro lavoro di stanotte! – Quale stanotte? Quale lavoro? – Ma quello, no! – esclamò il ragazzo indicando l’enorme albero di cartapesta al centro della piazza principale. Lampurio si voltò a guardare e la testa si mise a girare! Lampurio fece un passo per vedere meglio e un groppo in gola gli tolse il fiato. Lampurio provò a parlare, ma gli uscì solo un rantolo sommesso: – Ma quello che cos’è? Era il “loro” grande albero di cartapesta, uno stupendo Albero di Natale, un abete col tronco di una quercia ornato fin sulla cima di fiocchi grandi e piccoli di tutti i colori. Ma quelle che rilucevano nella notte erano mille e mille stelline luminose che lo ricoprivano per intero, dando luce alla piazza e facendo concorrenza alle mille e mille stelline del firmamento di quella bellissima notte della vigilia di Natale. Prese la parola il signor Sindaco, un omone panciuto e vestito con un cappotto di lana verde: – Ehm, è la prima volta – declamò davanti al microfono per farsi sentir bene, – è la prima volta che mi ritrovo a parlare con degli spaventapasseri, ma lo

faccio volentieri perché vorrei ringraziarvi! – Ringraziarci per che cosa? – si lasciò scappar detto Gellindo. – Per averci insegnato il valore della Natura, l’importanza degli alberi e la necessità di non rovinarne nemmeno uno solo per il nostro piacere! È stata una gran bella lezione, questa, e ci sono voluti i nostri ragazzi ed anche un bel po’ di tempo prima che la capissimo pure noi grandi! Sono stati necessari il furto dei duecento alberelli e poi un Babbo Natale Spauracchio andato a fuoco, ma finalmente stamattina, quando abbiamo visto il vostro capolavoro, tutto è stato chiaro! Grazie, amici spauracchi, per questo bellissimo albero di cartapesta, che noi abbiamo voluto completare con mille e mille luci bellissime e che sostituisce degnamente gli Alberi di Natale veri. D’ora in poi spero che a ogni Natale voi possiate regalarci alberi di cartapesta belli come questo e, caso mai, insegnateci a costruirli, che collaboreremo anche noi per farli più belli e più grandi! Ah! Ah! Ah! Scoppiò allora un grosso applauso ed ebbe inizio una festa di Natale che proseguì fin quasi a mezzanotte. Quanto la campana della chiesa chiamò i Due Zampe alla santa messa, tutti, uomini e spauracchi si presero a braccetto e s’avviarono cantando in coro una stupenda canzone...

Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo...

FINE

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Babbo Natale per sbaglio (2016)

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! Franco Bollo stava arrancando su per la salita che porta al Bosco delle Venti Querce, spingendo davanti a sé un carretto pieno zeppo di letterine d’ogni tipo e colore! – Ancora posta per me? – esclamò Gellindo Ghiandedoro venendogli incontro giù per il sentiero. – È il quinto carretto da stamattina, Gellindo, e giù all’ufficio postale ce n’è un sesto pronto a partire! Ma si può sapere quanti sono gli amici che ti scrivono gli auguri di Natale? – Di amici a dire il vero ne ho moltissimi, ma non così tanti da riempire con le loro letterine di auguri sei carretti come quello! – E allora da dove vengono tutte queste lettere? – sospirò Franco Bollo cominciando a svuotare il carretto del suo prezioso carico. Lo scoiattolo risparmioso a quel punto aprì la porta per far entrare Franco con la prima bracciata di letterine e... una valanga di buste bianche, gialline, verdi, azzurre e rosse uscì come fosse una cascata d’acqua e investì lo scoiattolino e il povero postino facendoli cadere a terra. – Visto? – esclamò Gellindo con tono preoccupato. – Dev’esserci stato un errore, alla posta centrale, e a me stanno arrivando le letterine che i bambini della Valle di Rispamiolandia hanno scritto a... Babbo Natale! Il Consiglio degli Spaventapasseri venne subito convocato su richiesta di Franco Bollo. Di lì a poco nella Cioccolateria di Casoletta si riunirono il povero portalettere, il maestro Abbecedario, il farmacista Quantobasta, il vigile urbano RossoVerdeGiallo, Casoletta, Bellondina, Tisana la Dolce e,

naturalmente, Gellindo Ghiandedoro. Dopo aver spiegato per filo e per segno quella misteriosa storia, Gellindo concluse il racconto con queste parole: – ...e io non so più cosa fare, adesso! Devo rispondere a tutti quelli che mi hanno scritto dicendo loro che le Poste hanno fatto confusione, che hanno consegnato i loro desideri alla persona sbagliata e quindi per quest’anno... niente regali di Natale? Ma sarebbe una tragedia! – Per la prima volta da secoli la Valle di Risparmiolandia sarebbe costretto a saltare il Natale! – mormorò costernata Casoletta. – E ve l’immaginate voi i pianti, le urla, gli strepiti dei bambini della valle? – sussurrò Quantobasta stropicciandosi le mani nervoso. Un silenzio preoccupato calò nella grande Cioccolateria: se i pensieri avessero ticchettato come fanno sveglie e pendole, qualcuno avrebbe potuto pensare d’esser finito in un negozio di orologi e non in una pasticceria! – È evidente – disse maestro Abbecedario interrompendo quel “pensatoio” – che non possiamo deludere i bambini! Certo, non è colpa nostra e meno che meno tua, Gellindo, ma se il destino ci ha rovesciato addosso... quanti sono i carretti di lettere arrivati finora? – Quindici! – rispose con un fil di voce Franco Bollo. – ...se sono arrivati quindici carretti colmi fin sopra l’orlo di letterine di Natale, tocca a noi farcene carico. Perciò... Tutti si girarono a guardare il maestro spaventapasseri. Casoletta aveva le mani sulla bocca. Bellondina guardava con occhi tristi il

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Babbo Natale per sbaglio piccolo Gellindo tormentandosi una ciocca dei capelli. Tisana la Dolce era così nervosa che avrebbe volentieri bevuto sette tazze di camomilla una dietro l’altra! RossoVerdeGiallo giocherellava col suo fischietto ben stretto tra le labbra. Quantobasta si contava e si ricontava in continuazione le dita delle due mani. Franco Bollo non sapeva chi o dove guardare, e quindi aveva gli occhi piantati sulla punta delle sue scarpe... – ...perciò – continuò Abbecedario, – dovremo cercare di sostituirci a Babbo Natale! A quel punto accadde un vero miracolo. Gli spauracchi riuniti in Consiglio si animarono all’improvviso, dimenticarono le tristezze e le preoccupazioni di poco prima e si lanciarono in una serie fitta fitta di discussioni. Gellindo, intanto, osservava i suoi amici muto come uno scoiattolo spaventato. – Gli spaventapulcini potrebbero cominciar subito a costruire giocattoli d’ogni tipo – disse Quantobasta. – Girandole e bamboline, trenini di legno e birilli, fiocchetti colorati e stelle dorate... Tisana la Dolce interruppe l’amico: – Io potrei preparare sacchetti pieni d’erbe profumate, oppure d’erbe aromatiche per la cucina, o di foglie di té e di camomilla... – Ratto Robaccio e Lilli Spatoccia – strillò RossoVerdeGiallo per farsi sentire in quella baraonda, – potrebbero cercare in discarica tutto quel che può essere riciclato per costruire giocattoli: viti e bulloni, vecchi palloni da calcio e stecche d’ombrelli, libri usati e belle scatole da regalo... – Abbiamo solo due settimane di tempo – disse Casoletta con un sorriso, – ma se ci

impegneremo e lavoreremo giorno e notte, riusciremo ad accontentare tutti i bimbi che hanno scritto a... a Gellindo Ghiandedoro! Tutti si girarono a guardare lo scoiattolino che se ne stava lì, piccolo piccolo, quasi nascosto dietro la sua paura. – Già – balbettò Gellindo, – e quando la vostra montagna di regali e regalini sarà pronta, come farò a consegnarla da solo e in una notte soltanto ai bambini che mi hanno scritto dalla Valle di Risparmiolandia? – A dire il vero io un’idea ce l’avrei – buttò lì Abbecedario. – E cioè? – chiesero in coro tutti gli altri. – Cioè... cioè voi intanto mettetevi al lavoro, mentre io e Gellindo andremo in cerca di nuovi amici! La vigilia di Natale ai piedi della grande quercia in cui abita Gellindo Ghiandedoro erano ammucchiati tanti, ma tanti di quei giocattoli, che la montagna colorata arrivava fin quasi alla vetta dell’enorme albero. E lì, accanto a migliaia e migliaia di pacchetti colorati e infiocchettati, ognuno con un bigliettino su cui c’era scritto il nome e l’indirizzo di un bimbo, stavano scaldando i motori sei camioncini già carichi d’altri regali! – Bene amici – esclamò maestro Abbecedario rivolto agli spaventapasseri grandi e piccini, riuniti al Bosco delle Venti Querce per assistere alla partenza dei doni, – e allora salutiamo con un bell’applauso il nostro bravissimo Gellindo-Babbo Natale! Si aprì la porticina della tana e uscì Gellindo Ghiandedoro con un vestito rosso orlato di bianco, con un bel berretto rosso

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2007-2017: BUON NATALE 10 VOLTE! col pon pon candido e due paia di stivaloni neri alti fin sotto al ginocchio. – Salve amici! Eccomi pronto a percorrere da cima a fondo la Valle di Risparmiolandia per far felici i bambini che mi hanno scritto! – Ma come pensi di farcela da solo? – esclamò Fra’ Vesuvio. – I bambini da visitare sono moltissimi... sono troppi... – Oh, se è per questo, Abbecedario e io abbiamo risolto il problema. Non partirò da solo: ho deciso di farmi aiutare da cinque miei amici! Gli spauracchi si guardarono l’un l’altro sbalorditi e alla fine solo Mamma Pasticcia ebbe la forza di parlare: – Ma le letterine sono state spedite a te, Gellindo. Per sbaglio, d’accordo, ma sono arrivate a casa tua. Nessuno di noi può aiutarti a consegnare i doni: devi essere tu, Gellindo Ghiandedoro, a girare per la valle e... – Ma certo che ci andrò io – rispose lo scoiattolo, che si girò ad aprire la porta alle sue spalle – ...ma, come vi dicevo, mi farò aiutare da cinque amici... di famiglia! Dalla tana uscì Sir Gellindotto de’ Ghiandedoro1) vestito con una corazza rossa con gli orli bianchi, mentre il cimiero dell’elmo assomigliava proprio al berretto rosso col pon pon di un bel Babbo Natale! Dopo di lui fecero la loro apparizione uno dopo l’altro Gel-Lin2), un simpatico scoiattolo cinese vestito da Babbo Natale; Gellind-Agar3), uno scoiattolo “preistorico” vestito con una pelliccia rossa con gli orli bianchi; Ghellindighen4), uno scoiattolo tedesco vestito di rosso con tanto di cappello col piumotto in testa. La fila era chiusa dall’ultimo Babbo Natale: era Gellindus5), lo scoiattolo “romano” vestito con una lunga tunica rossa orlata di bianco e con una coroncina d’alloro in testa!

– Ecco qua i cinque “Babbi Natale” che in questa Notte Santa mi aiuteranno a consegnare i doni a tutti i bimbi che mi hanno scritto: come vedete, toccherà a sei Gellindi correre di qua e di là per la Valle di Risparmiolandia a far felici quelli che son stati buoni per tutto l’anno... a cominciare dai nostri bravissimi spaventapulcini del Villaggio, ai quali consegno di persona i doni che hanno tanto desiderato! E mentre Gellindo Ghiandedoro, in un tripudio di applausi, di evviva e di lacrime di gioia distribuiva i pacchetti colorati e infiocchettati a Occhialetta, Frigerio, Lampurio, Rattina Glassé, Liquirizio, Pancrazio... in cielo le stelle si radunarono in alto, al centro, per formare una grande scritta:

Buon Natale a tutti e che il nostro sia veramente un mondo di PACE

Legenda Gellindo de’ Ghiandedoro è stato di recente protagonista della storia a puntate Le avventure di Sir Gellindo de’ Ghiandedoro e i Cavalieri della Tavola Quadrata. 2) Gel-Lin è stato protagonista della fiaba Gel-Lin e la principessa malata (della serie “La storia del Trentino raccontata da Gellindo Ghiandedoro) 3) Gellind-Agar è stato protagonista della fiaba GellindAgar e il giovane cacciatore (della serie “La storia del Trentino raccontata da Gellindo Ghiandedoro) 4) Ghellindighen è stato protagonista della fiaba Ghellindighen e lo sciamano del sole (della serie “Fiabe straordinarie sulle grandi Vie delle civiltà”) 5) Gellindus è stato protagonista della fiaba Gellindus e il gladiatore Gardolus (della serie “La storia del Trentino raccontata da Gellindo Ghiandedoro) 1)

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10 anni di avventure con

Gellindo Ghiandedoro

Buone Feste a piccini e grandi www.risparmiolandia.it


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