Gellindo Ghiandedoro e la caccia all ’oca Bernardina I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Fu la voce squillante di Posticcio, il portalettere del Villaggio degli Spaventapasseri, a svegliare di soprassalto il povero Gellindo, quella tiepida mattina di inizio maggio. – Gellindoooo! Gellindo Ghiandedoroooo, c’è posta per te! Una lettera firmata dall’oca Bernardina! – Una lettera di Bernardina per me? – chiese lo scoiattolo Gellindo, stiracchiandosi sulla porta della tana e spalmandosi mezzo tubetto di gel sulla lunga coda. – Dammi qua, fammi vedere! In effetti maggio era cominciato da alcuni giorni e tutti gli uccelli che avevano passato l’inverno nei Paesi del Sud erano già tornati al Bosco delle Venti Querce ormai da più di un mese. All’appello mancava solo l’oca Bernardina e Gellindo, insieme alla civetta Brigida, all’aquila Cassandra e alla talpa Melesenda, erano proprio preoccupati. «Chissà dove s’è cacciata, la nostra amica, lei che è sempre così puntuale, che arriva sempre con una settimana di anticipo sugli altri!»... «Caro Gellindo Ghiandedoro, ti scrivo con le lacrime agli occhi, sia perché mi sono appena staccata una bella penna dalla coda che sto usando per scrivere questa lettera, sia perché non riesco più a raggiungere la Valle di Risparmiolandia! Non appena arrivo sul confine della nostra bella valle volando controvento, dieci, cento, mille fucili… PIM PAM PUM PEM POM... cominciano a sparacchiarmi contro e mi obbligano a tornare indietro. Ti prego, Gellindo: fa’ qualcosa, fatti aiutare da Brigida, dagli Spaventapasseri nostri amici, ma vi supplico, venite ad aiutarmi!
Voglio tornare a casa! La vostra affezionata oca Bernardina» Gellindo lesse e rilesse più volte la breve lettera della sua povera amica, prigioniera di una selva di cacciatori che volevano mettersi in tavola un bell’arrosto di oca selvatica. Chiese allora aiuto a Brigida, la saggia civetta… – Ahimè, Gellindo, che cosa possiamo fare, noi poveri animali, contro i fucili dei cacciatori? – È successo anche a me di essere presa di mira dai cacciatori – disse l’anatra Silvana, – ma per fortuna sono piccola e veloce… Bernardina, invece, è bella grossa e lenta di volo: capisco che per i cacciatori sia facile accorgersi di lei, non appena si avvicina alla Valle di Risparmiolandia... – D’accordo, sarà anche difficile dare una mano alla nostra amica – esclamò allora lo scoiattolino, – ma dobbiamo comunque trovare il modo per aiutare Bernardina! Fatevi venire in mente qualcosa di furbo, subito! Gellindo stava ancora parlando, quando poco distante atterrò la maestosa aquila Cassandra, stupenda con le sue piume lucide e scure… – TROVATOOO! – urlò lo scoiattolo balzando in piedi e saltando in groppa a Cassandra. – Forza, amica aquila: vieni con me, andiamo al Villaggio degli Spaventapasseri… Che cosa aveva in mente, il nostro amico? Lo volete sapere? E allora ve lo racconto io… Gellindo Ghiandedoro corse da Abbecedario, lo Spaventapasseri maestro del
Villaggio, e gli chiese di accendere un bel fuoco nel cortile della scuola. Quando il fuoco, di lì a un paio d’ore, si spense, Gellindo raccolse in un sacco di tela alcuni grossi tizzoni carbonizzati e… – Amici – disse rivolto agli Spaventapasseri che erano accorsi, – Cassandra adesso mi accompagnerà da Bernardina e vedrete che nel giro di qualche ora saremo tutti qui a far festa assieme! S’è mai visto un cacciatore che prende la mira e spara contro… un aquila?! No, non s’è mai visto, e infatti Gellindo raggiunse comodamente i confini della Valle di Risparmiolandia, sorvolò le squadre di cacciatori appostati dietro ai cespugli e atterrò nei pressi di un laghetto, sulle cui acque stava nuotando in lacrime la povera oca. – Basta piangere, Bernardina! – esclamò Gellindo Ghiandedoro, tirando fuori dal sacco i tizzoni anneriti. – Adesso vieni qui, ché ti dipingo di nero tutte le piume, una per una! Un’oca nera era comunque troppo poco: i cacciatori le avrebbero sparato lo stesso, tanto poi in tavola l’oca arrosto ci finiva senza piume! – E ora prova a fare il verso di un’aquila – chiese Gellindo, e Bernardina… – Quàck… Ops, scusami, Cassandra… Squàck… Squèck… Squìck! Squìck! Ecco, sentite come parlo bene l’”aquilese”! Squìck! Squìck… – Ti manca solo di imparare a volare come un’aquila e poi saremo a posto, potremo partire! Se avete visto un giorno un’oca volare in cielo, saprete già quanto sia difficile per lei fingere di essere un’aquila.
Se infatti l’oca sbatte furiosa le ali come se dovesse affogare da un momento all’altro, l’aquila le tiene ben stese e le muove appena appena, volando lenta, elegante e maestosa. Bernardina, però, voleva con tutto il suo cuore raggiungere gli amici del Bosco delle Venti Querce e s’impegnò al di là delle sue forze per imitare il volo di Cassandra. Alla fine ci riuscì e… – Bene, mi pare che ci siamo – esclamò Gellindo, aggiustando col carbone l’ultima piuma della pancia di Bernardina. – Partiamo! Fu un volo trionfale, fu il volo di parata di due stupende aquile, due aquile che «Squìck!» l’una e «Squìck!» l’altra di rimando, giunsero ai confini della Valle di Risparmiolandia. I cacciatori videro quello spettacolo in cielo, ma si guardarono bene dallo sprecare una sola delle loro cartucce: per due aquile non valeva la pena, quando di lì a poco sarebbe finalmente passata per l’ennesima volta quella bella oca candida e paurosa… L’arrivo al Bosco delle Venti Querce fu trionfale: trionfale per l’oca Bernardina, che venne accolta da tutti con urla di amicizia e di gioia; per l’aquila Cassandra, con cui tutti si complimentarono per l’eleganza che aveva trasmesso all’amica… ma soprattutto per il nostro Gellindo Ghiandedoro, che era corso in aiuto di un’amica sapendo bene cosa occorreva fare. La festa durò per tutta la sera, finché lo scoiattolo salutò tutti quanti e… – Adesso vado a casa a dormire… Mi mancano proprio quelle due ore di sonno che questa mattina Posticcio mi ha portato via! Ciaoooo e… buonanotte!