Le avventure di Doki, il cagnolino... parlante!
5. Un dolce “fratellino” dai mille profumi I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Per chi ama i cani un cucciolo triste è la cosa più brutta da vedere. Orecchie basse, sguardo spento e serio, coda immobile e molle… – Ma cosa c’è, Doki? – chiese Dindondolo, chinandosi sull’ultimo cassetto in fondo del comò, nel quale il cucciolino se ne stava accoccolato da tempo, senza dar segni di allegria. – Cosa ti è successo? Hai forse fame? Doki non fece una piega davanti a un biscottino messo a bella posta sotto al naso. – Allora hai sete? Una ciotola colma di ottima acqua fresca non sortì effetto alcuno. – Hai mal di pancia? Mangiato troppo? Un massaggio sul pancino tondo non riuscì a risollevare l’umore del piccolo amico a quattro zampe. Dindondolo si preoccupò, e quando uno è preoccupato cosa fa? Cerca un amico o un’amica che possa dargli una mano! – Ma dorme abbastanza, questo cucciolo? – gli chiese Chiomadoro, che era stata convocata a casa del sacrestano per un consulto. – Come no: Doki la sera viene a nanna con me e dorme tutta la notte di filato. Poi, durante il giorno, non fa altro che dormire, sonnecchiare, dormicchiare e poi girarsi dall’altra parte per riaddormentarsi! – Per tutta la giornata? – Certo! – Dalla mattina alla sera? – E perché no? Chiomadoro si girò a guardare il
cucciolo: prese una stringa di cotone che scendeva dal cassetto di sopra e cominciò a muoverla avanti e indietro vicino al musetto del piccolino. Che se ne accorse, aprì l’occhio destro… poi quello sinistro… alzò la coda, arruffò il pelo del collo e balzò in piedi pronto a saltare su quel “nemico” improvviso, su quel serpentello colorato che faceva il birichino nella “sua” cuccia! Riprese animo in meno di un secondo, Doki, che cominciò ad abbaiare e a saltellare, a girare in tondo rischiando perfino di cader fuori dalla cuccia… – Ecco, vedi? – esclamò Chiomadoro. – La causa della tristezza del povero Doki sta tutta qui: in una gran voglia di giocare! – Giocare nel senso di… gioco? – balbettò perplesso il buon Dindondolo. – Proprio così – mormorò felice Chiomadoro: – trovagli il gioco giusto e avrai risolto il problema della tristezza del tuo cagnolino! La Grande Città in Valle aveva sempre messo un po’ di paura, al nostro Dindondolo: abituato alla tranquillità del suo Villaggio, la città era troppo frenetica, troppo rumorosa, troppo puzzosa… troppo di tutto! Comunque quella volta il buon sacrestano si fece forza e scese in città solo per far felice il suo piccolo Doki: doveva comprargli un gioco che potesse piacergli! Trovare un negozio per animali non fu difficile. Nella piazza centrale vide una vetrina piena di collari e guinzagli, ciotole e gabbiette per uccellini: la bottega si chiamava “La Cuccia dei Cuc-
cioli”. Lo spauracchio entrò saltellando, s’appoggiò al bancone e… – Buongiorno, signore! – disse il venditore, un signore cicciottello dal viso allegro, uscendo dal retrobottega. – In cosa posso esserle utile? – Vorrei un gioco… – Un gioco per chi? Per un gatto? Per un criceto? Per un porcellino d’India? Per un canarino? Per un pappagallo? Per un cane? – Stop! Vorrei un gioco per il mio cane! – Perfetto! Cane grande, piccolo, medio? Cane grasso o magro? Cane vivace o tranquillo? – Cane piccolo… e tranquillo! – lo interruppe Dindondolo, fermando quella cascata di domande. – Allora vediamo: cane piccolo perché di razza piccola, oppure cane piccolo perché cucciolo di una razza di cane che da adulto sarà grande? – Dunque, aspetti che ci penso… Il mio Doki… – Bel nome, signore! – Grazie… Doki, dicevo, è un cuccioletto nato da poco. Non so se da grande sarà grande, oppure se da grande sarà medio o piccolo… So solo che adesso è un cane piccolo! – Ok, va bene… ci siamo, quasi. Maschietto o femminuccia? – Perché, c’è una differenza, nella scelta di un gioco? – Differenza? Come no: non vorrà per caso regalare a un cuccioletto maschio un giochino di color… rosa! Oppure a una cuccioletta un nastrino azzurro con attaccata una campanella…
– No, la campanella già ce l’abbiamo, ma ormai Doki s’è stancato del solito Dling Dling Dling… – Allora niente campanelle o simili! Che ne dice di questo gioco per cani “intelligenti”? Si chiama “La casetta della pappa”! – esclamò il venditore, appoggiando sul bancone una scatola in plastica con buchi di diverso colore e forma: quelli gialli erano triangolari, quelli rossi quadrati e quelli azzurri tondi, tutti chiusi da porticine a molla, oppure a bilancina, oppure ancora a scivolo. – E com’è che si gioca? – Semplice: il padrone nasconde un biscotto in uno di questi buchi, mentre il cane deve scoprire dov’è nascosta la pappa e aprire la porticina giusta nel più breve tempo possibile… – Ma un cane si diverte, con un gioco così? – chiese Dindondolo, che in fondo al cuore era un po’ perplesso. – Non è necessario che si diverta: l’importante è che diventi un cane intelligente! E’ sempre utile avere in casa un cane intelligente, sa? Io ne ho uno che sa contare fino a dieci… Gli dico: “Portami cinque birilli” e lui me ne porta cinque esatti, uno dopo l’altro… Ieri, però, gli ho chiesto: “Mi vai a prendere sette biscotti?” A dire il vero non me ne ha portato nessuno, ma in compenso s’è mangiato mezzo sacchetto di biscotti… Eh! Eh! Eh! Comunque lo spauracchio sacrestano si fece mostrare tutti i tipi di gioco che c’erano in vendita alla “Cuccia dei Cuccioli”… ricci con la sonagliera, ossi di gomma, bambolotti d’ogni tipo, addirittura salvagenti in plastica col muso da
sanbernardo… ma poi si lasciò tentare e acquistò proprio “La casetta della pappa”. Quella sera prima di cena Dindondolo chiamò Doki accanto a sé, lo fece salire su una seggiola e mise la scatola al centro della tavola. Prese un biscotto e, non visto, lo nascose nel foro rosso e quadrato che aveva la porticina a molla. – Ecco, adesso devi scoprire dov’è nascosta la pappa! Il cuccioletto salì sul tavolo, s’avvicinò a quel marchingegno strano e colorato, lo annusò in lungo e in largo, con una zampetta provò ad aprire la porticina a scomparsa, poi quella a bilancina e infine ficcò deciso il musetto nel buco chiuso dalla porta a molla, che… Stiiink!... gli pizzicò la punta del nasino facendolo scappare via guaendo di dolore. – Scusa, piccolino mio! Scusa scusa scusa! – gli disse Dindondolo prendendo il cucciolo in braccio e massaggiandogli piano piano il naso. – Basta così, mettiamo via questo stupido gioco e mangiamo la pappa assieme, d’accordo? Quella sera dopo cena… Tock Tock Tock! …qualcuno bussò alla porta di Dindondolo. Bau! Bau! Bau!... abbaiò Doki correndo alla porta tutto scodinzolante e… – Avanti! – urlò il sacrestano che stava lavando piatti e stoviglie. Entrò Pasticcia con un fagottino in mano. – Ciaooo, Doki! Bellissimo cagnolino di Pasticcia tua… ma che simpatico, sei! Ti strapazzerei come un cagnolino di
peluche! Ciao, Dindondolo… Chiomadoro mi ha detto che hai dei problemi, col nostro cuccioletto… – Già, non riesco a trovargli un gioco adatto, un gioco che lo svaghi e che non lo faccia sempre dormire e dormire e dormire… Ho provato con le campanelle, ma dopo due settimane di Dling Dling Dling, giustamente s’è stufato. Allora oggi sono sceso in città e gli ho comprato questo marchingegno… “La casetta della pappa” si chiama, ma è solo una trappola per nasini delicati da cucciolo. Sinceramente non so più dove sbattere la testa! – Niente teste sbattute, caro mio: è arrivata Pasticcia col gioco che fa per te… anzi, che fa per Doki! Ecco qua! Avete presente un bambolotto di pezza vecchio, polveroso e senza più colori? Un pupazzetto che sta assieme per miracolo, che ha conosciuto lunghe battaglie con gli spaventapulcini più birichini e marachelloni? Be’, eccolo lì, adesso: a meno di due centimetri dal naso di Doki, che lo annusa diffidente e intimorito. – Ma non ti sembra un po’ vecchiotto, quel giochino? – ebbe il coraggio di chiedere Dindondolo… – Vecchio di sicuro – rispose Pasticcia con un sorriso. – Ci ho giocato io quand’ero spaventapulcina, ci hanno giocato tutti i miei fratelli ed anche i miei due simpatici figlioletti… E’ un gioco collaudato, insomma: un gioco fatto apposta per cuccioletti tristi e solitari! Doki avvicinò il naso umido e fresco al bambolotto e annusò cento odori uno diverso dall’altro: profumi di pasticcini
al cocco, di gelato al pistacchio, di crema pasticcera, di zucchero filato e di zucchero caramellato, di pasta fritta, di ciambelle alla marmellata… Niente male, come profumi! Poi allungò una zampetta per vedere che consistenza avesse quel giochino, gli schiacciò la pancia e… Uiiiuuuh! Un miagolio in tutto e per tutto uguale all’uggiolio consueto di Doki fece fare un salto all’indietro al cuccioletto. Si riavvicinò, riallungò la zampetta, rischiacciò più volte la pancia del bambolotto e… Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Doki alzò lo sguardo a cercar conforto nel suo “papà adottivo” e vide due spauracchi chini su di lui che lo
guardavano tenendosi la pancia a forza di ridere. – Hai trovato un fratellino! – stava strillando felice Dindondolo. – Hai trovato qualcuno capace di lamentarsi più di te… Ah! Ah! Ah! Se loro stanno ridendo, pensò allora Doki, perché devo preoccuparmi io? Questo “aggeggio” ha cento profumi di cose buonissime e parla la mia stessa lingua: cosa voglio di più, come compagno di giochi? Lo afferrò coi dentini… Uiiiuuuh! … si portò il bambolotto in cuccia, gli si accoccolò accanto… Uiiiuuuh! …e cominciò a leccarlo allegramente, mentre sopra di lui i due spauracchi si guardavano soddisfatti e felici. (5-segue)