Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri - Quinta puntata: “Il passero... domestico”

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Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri

Quinta puntata: “Il passero... domestico” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Dopo aver fatto ammattire la povera Casoletta e tutti gli altri spaventapasseri del Villaggio facendo creder loro di essere prima un passero “solitario”, poi un passero “spagnolo” e infine un passero “di montagna”, questa volta Pistacchio s’è messo in testa che la sua vera vocazione è quella di essere un perfetto passero “domestico”. Altri guai in vista? Mi sa di sì… andiamo a vedere! Toccò a Bellondina confezionare per Pistacchio un bellissimo abitino scuro da maggiordomo, con tanto di cravatta grigia e camicia col colletto inamidato. Gli stava che era una meraviglia e l’uccellotto dal futuro indeciso si mirò e rimirò a lungo, nel grande specchio dalla camera della sua “mamma” adottiva Casoletta. – Guarda come mi cade alla perfezione, sulla coda! E che bel colore quasi nero, ha scelto Bellondina… Casoletta era un poco inquieta. Dopo aver assistito alle pazzie di un passero “solitario”, che improvvisamente era diventato “spagnolo” e poi “montanaro”, adesso non si figurava proprio quali guai avrebbe potuto combinare il suo passero preferito, vestito da… “domestico”! – E adesso cosa hai intenzione di fare, Pistacchio? – chiese spauracchia. – Voglio trasformare la tua casa in una reggia! – esclamò il passerotto, che non attese risposta e… Andiamo per ordine! Innanzitutto Pistacchio ricoprì le pareti di tutte le stanze con una bella carta-parati di vari colori: rossa a righi-

ne gialle in cucina, verde e blu nel salotto, color crema a fiorellini marroni in camera da letto, grigia a fiorellini blu su tutti i corridoi e nell’ingresso. Poi tolse i vecchi tappeti di cotone intrecciato e li sostituì con preziosi tappeti orientali che gli procurò Fra’ Vesuvio dietro pagamento di una cifra pazzescamente alta! Pistacchio cambiò le lenzuola, comprandole di seta leggera e preziosa, mentre il nuovo servizio di piatti e scodelle in leggera porcellana dipinta con l’oro zecchino se lo fece arrivare dalla Grande Città in Valle. Il servizio di posate che Casoletta aveva ereditato dalla nonna venne messo in una scatola in cantina e sostituito con un nuovo servizio in argento finissimo e lucente; la stessa fine fecero i bicchieri, le tovaglie e i tovaglioli, la batteria di pentole di cucina… Insomma, nel giro di una settimana… – Ma quella non è più casa mia! – strillò piangendo Casoletta, consolandosi sulle spalle di Bellondina e di Chiomadoro. – Scusa, e perché non gliel’hai detto, a Pistacchio? – chiese Bellondina. – Non potevi fermarlo prima che facesse tutti quei cambiamenti? – aggiunse Chiomadoro. – Cosa volete che vi dica: l’ho visto così entusiasta, così felice nel fare quei nuovi acquisti, nel cambiare la cartaparati, nel tenere in mano i bicchieri di cristallo, che non me la sono sentita di deluderlo… Ma adesso il mio conto, alla Cassa Rurale, è in ROSSO! – Cosa vuol dire… “in rosso”? – do-


mandò ancora Bellondina. – E’ forse arrossito per la vergogna? – Ma no, quale vergogna! – rispose Casoletta asciugandosi gli occhi con l’angolo del grembiule. – Avere il conto in rosso significa non solo non avere più soldi depositati sul tuo conto in banca, ma addirittura averne speso più di quel che possedevi e quindi doverne restituire un bel po’… nel mio caso in non meno trecentosessantacinque rate! Còntolo mi fa fatto vedere il debito e sono quasi svenuta per lo spavento! Bellondina e Chiomadoro si guardarono per un istante negli occhi e poi con un cenno del capo presero la decisione. – Dobbiamo parlare del tuo problema con qualcuno – dissero le due spauracchie in coro. –Saliamo al Bosco delle Venti Querce e andiamo a far visita allo scoiattolo Gellindo! – Ehilà, Pistacchio, come ti va? – esclamò Gellindo, facendo a finta di passar per caso dalla Cioccolateria di Casoletta. Invece un paio di ore prima aveva ascoltato con attenzione quel che erano venute a raccontargli le sue tre amiche spauracchie e subito un’ideuzza aveva cominciato a frullargli per la testa. – Sto bene, Gellindo, ma come vedi sono molto impegnato! – rispose il passerotto che stava dipingendo di azzurro una seggiola. – Ma cosa stai facendo? – Sto dando una mano di colore alle sedie della Cioccolateria. Da buon “domestico”, dopo aver sistemato la casa di Casoletta, sto pensando a rinnovare anche il posto in cui la mia amica lavora.

– Ma non hai paura di sporcarti quel bell’abito da maggiordomo? – Noo, faccio attenzione io! – E ne hai parlato, a Casoletta, di tutti questi nuovi lavori alla Cioccolateria? – Non ce n’è bisogno: un buon “domestico” le cose da fare le vede da solo, e subito provvede! – Ma sei proprio sicuro che alla tua Casoletta le seggiole della Cioccolateria piaceranno azzurre? – E’ il colore che si abbina perfettamente alle piastrelle blu del pavimento che ho ordinato questa mattina e alle pareti rosa che dipingerò questo pomeriggio. – Ho capito – rispose pensieroso Gellindo, che salutò l’amico passero e se ne andò. Lo scoiattolo risparmioso corse a chiamare i suoi amici Quantobasta, Abbecedario, Pagliafresca, Lingualunga e Candeloro. Gli parlò a lungo, spiegando bene la delicata situazione di Casoletta, e siccome tutti accettarono senza esitazione di aiutare la loro amica, si divisero i compiti. Abbecedario e Quantobasta scesero in città a comprare del fil di ferro; Pagliafresca e Lingualunga corsero da Ratto Robaccia a chiedergli che mettesse da parte tutte le assicelle di legno di una certa misura che trovava nelle immondizie. Gellindo e Candeloro andarono infine da Caramella, alla Famiglia Cooperativa, a comprare un bidone di vernice naturale, un pennello, chiodini e un martello… Lavorarono tutta la notte nella cantina di Quantobasta, tagliando fil di ferro, verniciando assicelle di legno, piantan-


do chiodi e solo all’alba il loro capolavoro fu pronto. Lo coprirono con un lenzuolo e lo trasportarono nella piazza del Villaggio, lasciando il tutto davanti alla porta della Cioccolateria. Poi andarono a nascondersi e rimasero in attesa che Pistacchio si svegliasse. – Buon giorno, Pistacchietto – esclamò Casoletta avvicinandosi al cestino puntaspilli per dare la sveglia al suo passerotto. – Uuuuooooaaauuuuu! – sbadigliò l’uccelletto stiracchiando le ali, – buongiorno, Casoletta. Stanotte ho sognato alcuni lavoretti per rinnovare la Cioccolateria: voglio cambiare tutti i quadri alle pareti, comprare delle nuove tazze per la cioccolata, preparare nuovi cuscini per le sedie… – Aspetta aspetta… Tira il fiato, piccolino, e fa’ colazione. Poi mi dirai tutto… – No no, non ho tempo da perdere col mangiare… Devo correre subito in città a comprare… Le parole gli morirono nel becco quando, aperta la porta di casa, vide davanti alla porta della Cioccolateria quel lenzuolo candido che copriva una montagnola strana. – E quello che cos’è? La risposta la trovò quasi subito, scritta su un biglietto rosa appuntato in cima: “Questa è una casa nuova per il nostro amico Pistacchio, il passero “domestico”… firmato gli Amici del Villaggio”. Usando il becco il passerotto alzò il

lenzuolo e una stupenda gabbia di legno chiaro verniciato e le sbarrette di ferro argentato gli fece sgranare gli occhi. C’era proprio tutto, in quella gabbia: la dispensa con i semi da mangiare e la scodella in plastica con l’acqua da bere, due piccole altalene e una casettina di legno con un foro tondo sul davanti in cui infilarsi per dormire… – Una gabbia… tutta per me?!? – balbettò Pistacchio incredulo. – Una vera gabbia in cui vivere, dormire, svolazzare, salterellare, pigolare, canterellare, mangiucchiare e sognare quanto e come voglio? Si affezionò a tal punto alla sua nuova dimora, che Pistacchio si dimenticò in meno di mezzo secondo d’essere stato un passero “domestico” che aveva rivoluzionato la casa di Casoletta con relativa Cioccolateria. Si scordò in un baleno dei sogni fatti la notte appena passata, dei nuovi quadri alle pareti, delle tazze e dei cuscini per le seggiole da comprare… Aprì invece la porticina con la molla, entrò in gabbia e… Stennkkkk… la minuscola porta si chiuse alle sue spalle con un botto e non si aprì più! Pistacchio era finito in gabbia, come si conviene a un vero “passero domestico”! Ci volle del bello e del buono, per convincere Còntolo della Cassa Rurale che le spese delle ultime due settimane erano state fatte da un passerotto troppo entusiasta: Casoletta, aiutata dai suoi amici, restituì tutte le cose comprate da Pistacchio ai vari negozianti della città, che chiusero un occhio e restituirono i


soldi dati in pagamento. In questo modo gran parte dei debiti fu risarcita e Còntolo suddivise quel poco che restava da pagare in tante piccole rate mensili che Casoletta avrebbe pagato senza nemmeno accorgersene. Dopo altre due settimane di lavoro, la casa e la Cioccolateria tornarono come prima e la vita riprese il suo verso giusto, proprio come doveva essere. E Pistacchio? Il passero “domestico in gabbia” se la spassava allegramente nella sua gabbietta, che di giorno Casoletta appendeva all’esterno della Cioccolateria perché prendesse tutto il sole della

primavera, mentre di notte portava in casa e ricopriva con un telo dopo aver augurato la buonanotte al suo minuscolo amico pennuto. Ma sarà poi vero che finalmente Pistacchio se n’è fatta una ragione e ha deciso di vivere la sua vita chiuso in gabbia come tutti i passeri “domestici” che si rispettano? Conoscendo bene il nostro passerotto, penso che ne vedremo ancora delle belle… Per esserne sicuri, non perdete la prossima puntata de “La storia di Pistacchio, il passero che amava gli Spaventapasseri”. [5 – Continua]



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