Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri - Sesta puntata: “Il passero... professore”

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Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri

Sesta puntata: “Il passero... professore” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Non c’è che dire: Pistacchio è veramente un passerotto… “indeciso”! Adesso, dopo aver provato ad essere “solitario”, “spagnolo”, “montanaro”, “domestico” e “ballerino”, ha deciso che il suo futuro sarà racchiuso nei libri… Riuscirà questa volta, il nostro passero “professore”, a non combinar guai e a non far piangere la sua “mamma” adottiva Casoletta? Andiamo a vedere… Innanzitutto Pistacchio fece sparire tutte le sue medaglie, i trofei e le coppe, mettendole in un baule in cantina. Si salvò solo la grande coppa d’oro che aveva vinto assieme a Casoletta, che venne messa per ricordo sopra al bancone della Cioccolateria, e lo scaffale dei “premi” fu trasformato e promosso a libreria! Là sopra il passero allineò bene in fila e suddivisi per colore della copertina i libri di storia, di geografia, di matematica e di disegno che via via Abbecedario gli regalava o gli prestava. Il tavolo della cucina, invece, diventò la sua scrivania ingombra di quaderni, penne e righelli… – E noi dove mangiamo? – chiese Casoletta, un po’ in apprensione nel vedere il suo piccolo uccelletto così divorato dalla passione della lettura da dimenticare perfino di mangiare e di bere. – Be’, vorrà dire che per un po’ di tempo useremo uno dei tavoli della Cioccolateria – propose Pistacchio, tornando a leggere un grosso atlante di geografia. Ogni sera dopo cena, poi, arrivava il maestro Abbecedario per le consuete lezioni di recupero: esercizi di moltiplicazioni e sottrazioni, la storia di Passero Napoleone, le regole dei verbi irregolari, le caselline del sette e del nove…

– Io sono un po’ preoccupata, amiche care – disse una mattina Casoletta, confidandosi come sempre con Bellondina, Chiomadoro e Tisana la Dolce. – Ancora?!? – esclamò Bellondina, facendosi andare di traverso la di cioccolata calda con la panna che stava sorseggiando. – Ma allora dillo che non te ne va bene una! – Lo sai che le mamme spauracchie del Villaggio ci farebbero la firma, per avere un figliolo studioso e diligente come il tuo passerotto? – obiettò Tisana la Dolce con due bei baffi di cioccolata sotto al naso. – Lo sai che Abbecedario va dicendo in giro che non ha mai avuto un allievo così bravo, così impegnato, così serio… – aggiunse Chiomadoro, leccando il fondo della tazza. – E’ proprio questo, quel che mi preoccupa. Ma l’avete mai visto un passero che parla il latino? Avete mai visto un uccellino tutto piume e becco che ragiona di filosofia e di storia? Che conosce le capitali degli Stati europei? Che sa spiegare il teorema di Passero Pitagora? Cosa volete che vi dica: a me fa paura! Le tre spaventapasseri si guardarono perplesse: messa così, la cosa faceva una certa impressione anche a loro… – Insomma – esclamò Casoletta raccogliendo le tazze vuote, – secondo me un passero è nato per pigolare, per mangiare il miglio e per svolazzare allegro dove gli pare, non per chiudersi tutto il giorno in casa a… studiare geometria e le leggi della chimica! Casoletta ha ragione, care mie! – sen-


tenziò Gellindo Ghiandedoro, al quale le quattro spauracchie si erano rivolte per chieder consiglio. – Mi va bene un passero “solitario” oppure “spagnolo”, riesco a sopportare un passero “ballerino” e pure un passero “domestico” o “di montagna”, ma un passero “professore”, signore mie, va al di là di ogni limite! Perciò lasciate che vada io a far due chiacchiere col vostro Pistacchio… Ma furono “due chiacchiere” un po’ strane, quelle… – Ciao, Pistacchio, come ti va? – Lassù or tu vedi la Stella Polare che brilla in ciel e ti risponde: Mio caro Gellindo, va tutto ben! – Ma come parli, passerotto? – Parlo il linguaggio di chi ha studiato, di chi conosce a menadito la grammatica, la sintassi e l’ortografia, ma anche la Divina Passera Commedia e i Promessi Passeri Sposi! – E col tuo amico scoiattolo, non potresti parlar un po’ meno difficile? – Ohi caro amico: è difficile ciò che appare insulso al volgo, è difficile ciò che non puoi colorar con le tinte dell’arcobaleno, è difficile ciò che non capisci per colpa tua! Visto inutile ogni approccio, Gellindo andò a far visita ad Abbecedario, al quale spiegò come si stavano mettendo le cose. – Non so cosa dirti, Gellindo – rispose il maestro, – ma io non ho mai avuto un allievo così in gamba. Pensa che l’altra sera gli ho lasciato cinque esercizi di matematica da fare, solo per tenersi in allenamento, e il giorno dopo lui me ne ha presentati dieci, uno più difficile

dell’altro! Mai successa una cosa del genere in tutta la mia carriera di maestro, te lo assicuro! – Pistacchio però sta allontanandosi da tutti, sta facendo soffrire la povera Casoletta, non ha più amici e quei pochi che gli sono rimasti si guardano bene dall’andarlo a trovare per non far brutta figura. Non c’è nessuno che sappia parlar bene come lui! Abbecedario fece una piccola smorfia e aggrottò la fronte. A questo lui non aveva pensato: alla solitudine di chi fugge dal mondo, respinge gli amici e non gioca con loro perché vuol restare da solo con la sua scienza… Che tristezza! – Sai che forse hai ragione, Gellindo? – mormorò dopo un po’ il vecchio maestro, con gli occhi lucidi e un po’ tristi. – Mi sa che ho esagerato, combinando un piccolo pasticcio! Ho rovinato l’esistenza a un passero, alla sua mamma adottiva e a tutti i suoi amici… – Mi fa piacere che tu l’abbia capito – rispose Gellindo con un sorriso, – anche perché adesso posso spiegarti che cosa fare per porre rimedio alla situazione… Stammi a sentire… Bisbi… Bisbi… Bisbi… Bisbi... – Che cosa studiamo, questa sera, Abbecedario? – trillò Pistacchio che era già immerso su un grosso libro di storia. – Questa sera facciamo… una partita a carte! – esclamò il grosso spaventapasseri, sedendosi alla scrivania e liberando il piano dai libri, dai quaderni e dalle penne. – E’ una nuova materia? – esclamò ilo passero battendo le alette.


– Ehm… sì, certo: possiamo anche dire che si tratta di una nuova materia… Ecco, adesso ti spiego come si gioca – disse Abbecedario, mescolando a lungo un mazzo di carte. – Bisogna essere in quattro e ad ognuno si danno dieci carte… – Maestro – lo interruppe l’uccellino, – se bisogna essere in quattro, a giocare, dove sono gli altri due? – Gli altri due di che cosa? – I due che mancano per essere in quattro: io, tu e… e chi? Abbecedario finse di diventare serio in volto e cominciò a parlare sillabando bene parola per parola… – Quando la scienza è entrata in noi, che ce ne importa degli altri? Non ce ne facciam proprio nulla! Noi da soli bastiamo e avanziamo addirittura! Anzi, sai cosa ti dico, microscopico pennuto? Io sono talmente istruito e pieno di scienza, che anche di te posso far senza… Io son così perfetto, che in questo gioco da solo io mi ci metto! A quel punto Pistacchio si sentì così offeso, si alzò di botto, uscì di casa e… incontrò là fuori Gellindo Ghiandedoro, che stava sgranocchiando una grossa ghianda. – Gellindo, ma tu lo sai che cosa è successo al nostro maestro? – Come vuoi che ti risponda: in lingua scoiattola oppur in lingua latina? – Ma come parli? – Ho imparato da qualcuno che pensavo di conoscer assai bene, a parlar in cotal modo! – E chi è, questo qualcuno, che gli becco la punta del naso?

– Se vuoi saper chi è, corri in bagno e… guardati allo specchio, passerotto mio bello – cantilenò Gellindo scoppiando a ridere. E finalmente Pistacchio comprese di chi era la colpa di tutto ciò. – Gellindo – mormorò guardandosi la punta delle zampette, – mi potrete mai perdonare? Con la scusa della mia voglia di essere un passero “professore” ho perso tutti gli amici e anche l’affetto della mia cara Casoletta… – No, quello non lo devi dire mai – esclamò Casoletta uscendo dalla Cioccolateria in compagnia delle sue amiche. – Tu potrai anche decidere di essere un passero… un passero… “astronauta”, ma io ti… – Però, mica male l’idea dell’”astronauta” – disse Pistacchio socchiudendo appena gli occhi. – Oh no, ma cosa hai fatto, Casoletta – strillò Gellindo nascondendo il musetto nella coda, – ero quasi riuscito a farlo ragionare e tu gli hai messo in testa altre idee strane… A quel punto Pistacchio si mise a ridere di gusto e… – Ma cosa dici, Gellindo… stavo solo scherzando! Invece tutti voi mi avete fatto capire che un passero dev’essere solo un buon passero, se vuole conservare tutti gli amici che gli voglion bene, perciò ho deciso che da oggi in poi sarò solo… E tutti trattennero il fiato, chiudendo gli occhi e tappandosi le orecchie nell’attesa… – …un passero “amico degli spaventapasseri”!


Finisce qui, cari miei, storia di Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri. Che dire di lui, ancora? Che crebbe riflessivo come un passero “solitario”, coraggioso come un passero “spagnolo”, forte e robusto come un passero “montanaro”,

servizievole come un passero “domestico”, allegro con tutti come un passero “ballerino”, sensibile e generoso come un passero ”professore”… E ben presto divenne il prediletto di tutta la Valle di Risparmiolandia!

Fine



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