L ’economia raccontata ai bambini
Gellindo Ghiandedoro e un regalo complicato
1 - La mattina niente di meglio che una passata di... gel! I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Prologo Riuscite a vederla anche voi, laggiù, quella bella valle, ampia e soleggiata? Quella è la Valle di “RisparmioLandia”, incastonata ai piedi di montagne boscose e percorsa da torrenti e ruscelletti che bagnano i prati e irrigano i campi. E lo vedete quel paesino stretto attorno a un tozzo campanile? Quelle trenta case in tutto che si crogiolano felici sul fianco soleggiato della valle, stiracchiandosi di quando in quando e cercando l’ombra fresca del Bosco delle Venti Querce? Quello è un villaggio un po’ speciale, sapete? È un villaggio che ha pure un nome un po’ speciale: è il “Villaggio degli Spaventapasseri”! Ci vivono, infatti, trenta spaventapasseri, piantati ognuno nell’orto di ciascuna delle trenta case: spaventapasseri in tutto e per tutto uguali a quelli che conoscete anche voi – un vecchio cappello o un fazzoletto in testa, un grosso turacciolo al posto del naso e addosso un vestito rattoppato e di fanta-
sia… – tranne che sanno anche parlare, camminare, ballare, ridere e scherzare! Ognuno con la sua storia, ognuno con il suo passato, ma tutti amici che assieme fanno un bel gruppo. Nel Bosco delle Venti Querce, poi, nel grosso tronco della quercia più vecchia, vive un altro esserino, che ben presto diventerà vostro amico di fantasia, ne sono certo: è lo scoiattolo Gellindo – “Gellindo Ghiandedoro” è il nome col suo cognome, – uno scaruffetto di animale sempre allegro, dormiglione al mattino, sbadato di giorno e fracassone di sera, sempre in giro a pensarne una e a combinarne cento… Il nome “Gellindo” gli è stato dato perché lo scoiattolo impiega almeno mezz’oretta buona, tutte le mattine, a impomatarsi la grande coda con mezzo tubetto di “gel”. Gel potente, eh!, non so se mi spiego: proprio quel gel che scolpisce i peli della coda e li rende duri, lucidi e sottili come tanti aghi! A Gellindo piace così, la sua coda: noi non possiamo farci nulla! E il cognome
“Ghiandedoro” da dove viene? sta chiedendo qualcuno di voi. Ehi, ma volete sapere tutte le cose in un colpo solo! La storia di quel cognome così strano ve la racconterò al momento giusto… Che ne dite, intanto, di fare una capatina nel cuore del Bosco delle Venti Querce per andare a vedere che cosa sta combinando il nostro scoiattolino? Chiudete gli occhi, accendete la luce della fantasia e… venite con me!
Mattina Ogni mattina ci vogliono sette sveglie, per tirar giù dal letto il povero Gellindo! Sette sveglie che si mettono a suonare dietro l’altra. La prima sussurra con voce melodiosa e dolce “Buongiorno, mio caro scoiattolino… Buongiornoooo!”. Niente! Gellindo sbuffa inquieto e infila la testa sotto al cuscino. La seconda comincia piano piano a ticchettare impertinente e leggera, poi sempre più forte, sempre più veloce… “tick… tick… Tick!… Tick!… Tick-TickTick-Tick-Tick-Tick‑Tick-Tick-TickTick!!!!!! – Sgrumpf! – è l’unica risposta di Gellindo, che corre a rifugiarsi sotto le coperte. La terza sveglia ha il suono di una tromba che trombetta allegra e sbarazzina in giro per la stanza… Peppereppeppèèèè! Peppereppeppèèèè!… – Lasciatemi dormire! – si lamenta Gellindo, sbucando da sotto la coperta con gli occhi chiusi. La quarta ha il suono delle campane che chiamano alla festa… “Dinn Donn
Dann… Dannnn Dinnn Donnn... Dannnn Dannnn Donnnn…” Gellindo allora afferra l’enorme coda, se la mette a mo’ di sciarpa attorno alle orecchie e si tuffa sotto al letto per poter trovare un po’ di pace e continuare a dormire. La quinta sveglia duetta con la sesta… grancassa da un lato, piatti d’ottone dall’altro… ma solo quando entra in campo la settima… Batatatabàmmm! Batatatabàmmm!… con tuoni e fulmini d’un temporale che pare abbattersi proprio sulla quercia di Gellindo, lo scoiattolo emerge da sotto il letto con gli occhietti socchiusi e assonnati… – Ho capito! Ho capito… Uaaaauuummmm! Bastaaaa, fate silenzio, adesso mi sveglio! A quel punto il più è fatto. Adesso basta far colazione sgranocchiando un bel mucchietto di noci accompagnate da una tazza di latte tiepido, risciacquarsi il musetto con l’acqua fresca e dedicarsi finalmente al primo divertimento della giornata: l’impomatamento della bella coda! – Oggi voglio darmi alla pazza gioia – disse Gellindo il mattino di questa nostra storia, guardandosi allo specchio e aprendo l’armadietto dei tubetti di gel. Lì dentro ce n’erano stipati almeno cento, di tutti i colori, di tutte le forme, di tutte le qualità e di tutti i profumi: Gel per la sera e gel per il pomeriggio, gel per scolpire e gel per ammorbidire, gel per farsi bello e gel per far volume, gel per peli delicati e gel che pare cemento,
gel che incolla e gel che inumidisce, gel coi lustrini e gel che scurisce… – Ecco, oggi scelgo questo! – esclamò Gellindo dopo averci pensato su. Afferrò il tubetto del “Gel Primavera” (“Il Gel dei mille fiori”, si leggeva sull’etichetta) e ne strizzò la metà direttamente sulla coda. Impiegò tre quarti d’ora a lisciare e ad accarezzare, a tirare e a stendere, a pizzicare e ad attorcigliare, ma al termine eccola lì, la sua enorme estremità: oggi avrebbe avuto la forma di una bella campanula di primavera! Con il cuore gonfio di gioia (e il pancino di latte e noccioline), Gellindo uscì dalla tana, salutò la talpa Melesenda immersa nella lettura della “Gazzetta degli Spaventapasseri”, diede una grattatina alla civetta Brigida, addormentata sul ramo più basso di una quercia… “Buona giornata, Brigida e dormi bene…” e
s’avviò fischiettando in direzione del Villaggio. Ma c’era qualcosa di strano, nell’aria, c’era il peso di quel sasso sullo stomaco che impediva a Gellindo di fare un bel respiro profondo. “È come se mi dovessi ricordare qualcosa, però qualcosa di importante, ma più ci penso e più non riesco a ricordare che cosa possa essere!” si disse Gellindo, rallentando la corsetta allegra e grattandosi la zucca. “Oggi devo ringraziare qualcuno? Boh! C’è qualche amico del Bosco che si aspetta qualcosa da me? Nooo! Ho promesso di fare qualche lavoretto per uno degli spaventapasseri?… ehm, mi pare proprio di no…” Solo quando uscì dal Bosco delle Venti Querce e giunse all’imbocco del Villaggio, Gellindo alzò gli occhi, lesse e si ricordò! (1-continua)