Le fiabe del Bosco delle Venti Querce
Topo Brisé e i ciuffetti di patate al forno I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Quando non era impegnata ai fornelli, Mamma Pasticcia la potevate trovare al suo posto di lavoro, piantata al centro di un immenso campo di patate. – Ciao, Pasticcia: tutto bene? – urlò quel giorno nonno Empedocle passando di lì. – Benissimo! Con questo sole, poi, sarebbe così bello starsene qui a pensare ai fatti propri! – Perché dici “sarebbe”? C’è qualcuno che ti disturba? – Li vedi quegli spauracchi che stanno arrivando dal vicoletto laggiù? Guarda quel che succede e capirai subito perché ho detto “sarebbe”! – Pasticcia, ti sei ricordata la ricetta della torta di carote che ti ho chiesto l’altro giorno? – chiese Casoletta, che stava tornando alla sua Cioccolateria con le borse della spesa. – Come no! L’ho scritta proprio ieri sera e l’ho infilata nella tua bussola per le lettere... – Già che ti vedo, Pasticcia – aggiunse Chiomadoro attraversando il campo di patate e fermandosi accanto all’amica cuoca, – avresti tempo stasera per venire a casa mia a insegnarmi a fare il tiramisù? – D’accordo, sarò da te alle otto e mezzo, va bene? – Pasticcia, quante uova devo usare per preparare le tagliatelle? – chiese Bellondina. – Ma lo sai che l’altro giorno mi
sono sbagliata e ho fatto i biscotti usando il sale al posto dello zucchero? – disse Tisana la Dolce, ridendo di gusto per quel guaio pasticcione. Insomma: “Grazie Pasticcia”, “Come va Pasticcia”, “Hai sentito l’ultima, Pasticcia”... non era proprio possibile starsene in santa pace tra le patate! Pareva che tutti aspettassero di vedere la spauracchia in mezzo al campo, per importunarla con le più strane richieste. Tutti... tranne Fra’ Vesuvio! Quel giorno il simpatico spaventapasseri napoletano giunse al campo di patate camminando in silenzio, con le mani dietro la schiena e lo sguardo fisso per terra. Vesuvio andò a sedersi sul muricciolo più vicino a Pasticcia, ma non aprì bocca: se ne stette lì, muto come una trota sott’acqua e con gli occhi persi nel vuoto. Pasticcia era così abituata a essere disturbata dai suoi amici, che di fronte a quel misterioso silenzio s’innervosì all’istante. – Ehm... ciao, Fra’ Vesuvio! Tutto a posto? Lo spauracchio girò lentamente la testa, guardò l’amica con occhi tristi e tentennò il capo con una smorfia. – Insomma... – Insomma cosa? – ribatté Pasticcia, che saltellò fino al muretto per sentir meglio. – Va così così... – Ci sono problemi?
Vesuvio tirò su col naso, con un fazzoletto si asciugò il sudore dalla fronte e cominciò a parlare con un profondo sospiro: – Problemi... sì, diciamo che ho qualche problemino! – Vuoi parlarmene? – Tu sei la persona meno indicata per ascoltare i miei guai! – E perché, poi? Io che c’entro? – disse Pasticcia un poco offesa dalla piega che stava prendendo quella chiacchierata. – No no: tu c’entri, eccome! – disse Vesuvio alzando un po’ la voce. – Lo sai che sabato sera organizzano in piazza il famoso “Ballo Spauracchio”? – Come no: è tutto l’anno che aspettiamo la gara di ballo più entusiasmante di tutta la Valle di Risparmiolandia! – Ho saputo che Pagliafresca ha invitato Casoletta a far coppia con lui... – buttò lì il poveretto. – L’ho sentito anch’io – confermò Pasticcia, che non capiva ancora dove voleva andar a parare l’amico. – Gellindo ha chiesto a Bellondina di accompagnarlo... – Naturale: sono amici per la pelle, quei due! – Lingualunga ha domandato a Tisana la Dolce... – Ballano benissimo tutti e due! – Ratto Robaccio naturalmente verrà con Lilli Spatoccia... – È chiaro: sono pantegane inseparabili, loro due!
– ...mentre Chiomadoro avrà per cavaliere RossoVerdeGiallo! – E speriamo che lui non si presenti vestito da vigile urbano! Fra’ Vesuvio tacque. Per un po’ Pasticcia rispose a quel silenzio restandosene muta, ma poi non ce la fece più e... – Allora? Cosa vorresti dirmi con tutti questi pettegolezzi? Si può sapere perché io sarei un problema, per te? Vesuvio trattenne il fiato per alcuni secondi e poi sbuffò forte: – Ecco, io per il ballo di sabato sera vorrei invitare una mia carissima amica... – Perfetto. Gliel’hai chiesto? Lei cosa ti ha risposto? – No, non gliel’ho ancora domandato... – E cosa aspetti? Che si faccia avanti qualcun altro? – Ho paura che lei mi dica di no! – Fra’ Vesuvio arrossì di vergogna e dovette girarsi a guardare dall’altra parte. – Finché non glielo chiedi, non lo saprai mai – lo incoraggiò l’altra. – Non c’è niente di male a invitare un’amica a ballare in piazza... E poi magari ti risponde subito di sì! – Allora, Pasticcia: ti piacerebbe accompagnarmi sabato sera al grande Ballo Spauracchio? – disse lo spaventapasseri tutto d’un fiato e senza girarsi. Pasticcia rispose d’istinto, alzando però un po’ troppo la voce: – Ma
nemmeno per sogno! Vesuvio si voltò con le lacrime agli occhi e mormorò tra i singhiozzi: – Visto che avevo ragione ad aver paura? Mi hai detto di no e l’hai fatto urlando terrorizzata al solo pensiero! La spauracchia capì di aver offeso il suo amico e cercò di correre ai ripari: – Ma no, cosa hai capito! Ho risposto di no, solo perché io non so ballare... – Se è per quello, nemmeno io sono un campione di danza! Era così, solo per divertirsi, ma se tu non vuoi... Pasticcia a dire il vero era un po’ pentita: effettivamente Vesuvio era uno spaventapasseri simpatico, sempre con la battuta allegra e con una storiella pronta per mettere gli altri di buonumore... – Ascolta: accettare un invito al ballo, per una che come me non sa proprio ballare, non è una cosa facile. Se però tu riuscirai a conquistarmi, se sarai capace di stupirmi con qualcosa di bello e di originale, se mi farai fare Uuuaaaooo! con un urlo di meraviglia... solo in quel caso potrò pensare al tuo invito e magari anche accettarlo... – Vorresti qualcosa di stupendo? Di fortissimo? – Qualcosa a cui non si può dire di no, ecco quel che devi trovare per me!
Fra’ Vesuvio si mise d’impegno. Corse nel prato più vicino, raccolse un bel mazzo di fiori e poi tornò da Pasticcia: – Questi fiori sono per te! La spauracchia prese il mazzolino, accennò a un sorriso e rispose: – Ti ringrazio per il pensiero, ma mi aspettavo qualcosa di più... di più... di più stupefacente! – Lo immaginavo anch’io – dovette convenire Vesuvio, che si girò per andarsene di corsa. – Abbi pazienza che torno subito! Non scappare, mi raccomando! Dopo un’ora buona, lo spaventapasseri fu di ritorno stringendo in mano una chitarra. Si accomodò ai piedi di Pasticcia, impugnò lo strumento musicale, provò un paio di accordi e poi intonò una bella serenata napoletana... Vesuvio cantò per cinque minuti e, quando la canzone terminò, la povera spauracchietta dormiva in piedi ronfando della grossa. Nemmeno la canzone era sufficiente per conquistare la sua amica. Lo spaventapasseri provò con una poesia inventata lì per lì: bella, ma un po’ banale e anche senza sentimento! Corse a prendere la tavolozza dei colori e dipinse un quadro dalle tinte vivaci e allegre: passabile, ma per nulla originale! Il poveretto improvvisò una danza salterellina, una bella tarantella
ballata in punta di piedi e battendo le mani: Pasticcia sorrise, scosse il capo e fece “no” con la testa... Proprio in quel momento passò di lì Gellindo Ghiandedoro. – Ehilà, amici... come va la vita? – Benissimo! – rispose Pasticcia con un sorriso. – Malissimo! – rispose Fra Vesuvio con una smorfia. – Ah bene: vedo che andate d’accordo, voi due! In breve lo spauracchio raccontò allo scoiattolo quel che era successo: – E allora, per convincere Pasticcia a venire con me alla festa in piazza, devo escogitare qualcosa di bellissimo, di straordinario, di stupendoso! – E finora com’è andata? Vesuvio si sedette sul muretto e scrollò le spalle: – È stato un fallimento dietro l’altro. Niente fiori, niente serenate, niente danze, niente poesie... Gellindo sorrise furbetto, prese lo spaventapasseri per la mano e lo trascinò lontano dal campo di patate per parlargli in santa pace. – Ma lo sai che per stupire una spauracchia, bisogna conoscere i suoi gusti, le sue preferenze, le sue passioni? Son capaci tutti di raccoglier fiori, di suonar la chitarra, di ballar la tarantella: se vuoi che Pasticcia sabato sera venga in piazza con te, devi coglierla dal verso giusto... Vesuvio fece una smorfietta: non
aveva capito bene dove Gellindo voleva arrivare... – Ma scusa – esclamò allora lo scoiattolo, – mi sapresti dire qual è la cosa che Pasticcia ama più di ogni altra? – Ma lo sanno tutti: cucinare! – Oh, bravo! Ed è proprio in cucina che tu la devi strabiliare! Non lo capisci che se tu prepari per lei un piatto semplice, buono e nuovo, l’hai conquistata per sempre e verrà con te a tutti i Balli Spauracchi finché sarete vecchietti tutti e due! Fra Vesuvio rimase in silenzio per alcuni istanti e poi: – Ma io, al di là della pizza, non su cucinare nient’altro! Gellindo con un balzo saltò sulla spalla dell’amico e gli parlò nell’orecchio: – Uno: Pasticcia fa la spaventapasseri in quel campo di patate, vero? Bene: allora il tuo piatto avrà come ingrediente principale proprio le patate. Due: tu non sei un cuoco, ma avrai sentito parlare di Topo Brisé, vero? Un genio in cucina e talmente amico di Pasticcia, che il topolino vive addirittura in casa sua! Bene, va’ da lui e fatti consigliare la ricetta per un ottimo piatto di patate. Tre: presentati stasera da Pasticcia con il tuo capolavoro, e spera che tutto vada bene. Uno e poi Due e poi Tre: sabato sera, al Ballo Spauracchio, pasticcia verrà con te!
Brisé e Fra Vesuvio lavorarono in cucina per tutto il pomeriggio. Misero sul fuoco una pentola piena d’acqua a metà; scelsero quattro patate belle grosse, le misero nell’acqua e, quando furono ben cotte, le raffreddarono sotto l’acqua del lavandino. Sbucciate che furono, le patate vennero schiacciate con l’apposito attrezzo per fare il purè. – Ma questo è un banalissimo purè di patate! – si lamentò lo spauracchio mentre schiacciava l’arnese. – Certo: però sono patate buonissime! – ribatté il topo. – Per fare un ottimo purè, bisogna sempre partire dalle patate giuste, patate da far lesse insomma... ma il purè che preparerai per la tua amica Pasticcia sarà molto, molto particolare... Sta’ a vedere! Brisé prese una teglia, la coprì con della carta da forno e poi, usando sempre lo schiacciapatate, preparò tanti piccoli bei mucchietti di patate. Dopo aver salato il suo capolavoro patatesco, mise una minuscola noce di burro su ogni fiocchetto e infornò: – Ecco qui: lasciali nel forno finché i ciuffetti saranno tutti dorati e vedrai che specialità porterai alla tua amica! Pasticcia se ne stava nel suo campo a godersi l’ultimo sole della giornata, quando un lungo corteo di spauracchi, guidato da Gellindo Ghiandedoro e da Topo Brisé, la raggiunse in
mezzo alle patate. Venne avanti Fra’ Vesuvio, che reggeva in mano un vassoio coperto da un coprivivande. – Tu mi hai chiesto di conquistarti con qualcosa di originale, di semplice e di strabiliante allo stesso tempo. Io ci ho pensato a lungo, mi hanno aiutato Gellindo e Brisé, e alla fine ci siamo riusciti: questo è l’unico modo che conosco per invitarti, sabato sera, al grande Ballo Spauracchio! Vesuvio tolse il coperchio e Pasticcia spalancò gli occhi: lì, sul vassoio davanti a lei, erano allineati tanti deliziosi e profumatissimi ciuffetti di purè con tanto di crosticina dorata. Una cosa mai vista, una ricetta da regina, un piatto da far venire l’acquolina in bocca: Pasticcia prese un ciuffetto, lo addentò e... – Mmmm!... che bbbuono! – Secondo boccone: – Uuuaaaooo, è straordinario! Terzo boccone: – Mai mangiato un purè così strabiliante! Quarto boccone: – Cosa stai aspettando, Vesuvio? Corri a prepararti, ché dobbiamo allenarci per il ballo di sabato sera! La spaventapasseri era in solluchero, gli altri spauracchi applaudivano felici e si spintonavano per assaggiare anche loro quella leccornia, mentre Fra’ Vesuvio tirò in disparte Gellindo e Brisé: – Vi devo ringraziare, amici! Mi avete fatto veramente
un grande regalo. Ti chiedo solo una cosa, Brisé... Potresti scrivermi la ricetta dei ciuffetti di patate al forno? Vorrei regalarla a Pasticcia, così d’ora in poi, se ne vorrà ancora, potrà prepararseli lei, che in cucina è senz’altro più brava di me!
E fu gran festa, quel sabato sera al grande Ballo Spauracchio: una festa accompagnata da venti vassoi fumanti di ciuffetti di patate al forno che vennero divorati in un battibaleno, prima di dedicarsi alle rumbe, ai mambo e ai rock and roll!
La ricetta dei “ciuffetti di patate al forno” Ingredienti della ricetta per otto “barchette”: Ingredienti per 4 persone affamate: quattro patate adatte a far purè mezzo etto di burro sale quanto basta una noce moscata (se si desidera aromatizzare i ciuffetti) Mettete a lessare le patate senza togliere la buccia. Quando sono ben cotte, raffreddatele sotto l’acqua, sbucciatele e passatele nello schiacciapatate. A questo punto, se volete aromatizzare il tutto potete grattugiarvi sopra un po’ di noce moscata e mescolare con cura per amalgamare Preparate quindi una teglia, copritela con carta da forno e, usando sempre lo schiacciapatate, rischiacciate l’impasto avendo cura di tanto in tanto di staccarlo con un coltello dall’attrezzo, in modo da creare sulla carta della teglia tanti piccoli mucchietti di patate. A quel punto salate, mettete una noce di burro su ogni mucchietto e informate. Lasciate cuocere finché i ciuffetti saranno ben dorati: toglieteli allora da forno e portateli in tavola per accompagnare degnamente ottimi piatti di carne oppure di formaggi saporiti. Da leccarsi i baffi!