Gellindo Ghiandedoro e uno strano Carnevale

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Gellindo Ghiandedoro e uno strano Carnevale RACCONTO DI CARNEVALE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


– Meno Cinque… – urlò Gellindo Ghiandedoro con tutto il fiato che aveva in corpo… …e gli spaventapulcini balzarono fuori dai cespugli battendo le mani. – Meno Quattro… Bellondina cominciò a saltellare per l’emozione. – Meno Tre… Lingualunga e Chiomadoro si prepara-

rono a danzare in coppia. – Meno Due… La civetta Brigida volò fin sul ramo più alto della quercia in cui abitava Gellindo Ghiandedoro, lo scoiattolino risparmioso. – Meno Uno… …E tutti gli spaventapasseri si prepararono a urlare in coro: – Zerooo…

Arriva Carnevale Ma come, direte voi, l’orologio del tempo è andato all’indietro? Siamo tornati all’ultimo dell’anno, al conto alla rovescia in attesa dell’anno nuovo? Nooo! Non era la festa di San Silvestro, quella… Allora era il compleanno di qualcuno? Una festa a sorpresa, era proprio festa a sorpresa, quella, vero? Acqua, acqua… nessuna festa a sorpresa, nessun compleanno! Era la fine del letargo? Nooo, troppo presto! La festa della Befana? Ma va là, quella è già passata da un bel po’… E allora me lo vuoi dire tu, a che cosa serviva quel conto alla rovescia? Per annunciare a tutti che finalmente era arrivato… – Zerooo... Carnevale! Anche quest’anno siamo a Carnevale! – sbraitò Gellindo, gettando in aria una manciata di coriandoli… E fu un tripudio di grida e di canti, di stelle filanti colorate e di trombette spernacchiose, di ma-

scherine e di cappellini saltati fuori da chissà dove… Era una vecchia tradizione della Valle di Risparmiolandia, quella di attendere l’arrivo del Carnevale nella notte fra il 31 di gennaio e il primo di febbraio, tutti assieme in cerchio e nel cuore del Bosco delle Venti Querce. Ognuno portava qualcosa per la festa: Casoletta due bricchi di cioccolata calda e Tisana la Dolce del buon tè bollente, Paciocco un vassoio di paste alla crema, mentre Bellondina e Pasticcia preparavano cróstoli e chiacchiere per tutti. Toccava sempre a Gellindo fare il conto alla rovescia e poi… poi era festa grande per tutti, prima di andare a dormire di corsa nel cuore della notte! – Abbecedario – urlò lo spaventapulcini Lampurio per farsi sentire in mezzo a tutto quel baccano, – che ne dici se domani facciamo vacanza? – Non sia mai detto che i miei scolari saltino la scuola il primo giorno di febbraio! – rispose il maestro sorridendo soddisfatto. – E perché? – chiese Occhialetta, la



spauracchietta con la testa sempre fra le nuvole Abbecedario si piegò e parlò sottovoce, come se nessun altro dovesse ascoltare quell’importante segreto: – Perché domani mattina, cari miei, cominceremo a costruire i vostri vestiti di Carnevale! – Anzi, sapete che vi dico? Visto che è tardi, prendete le vostre cose e correte subito a casa, mettetevi a letto e… buona notte! Il dramma di Caramella Il primo a svegliarsi dopo la gran festa di quella notte fu proprio Abbecedario, che si vestì in fretta e furia, afferrò il borsellino dei soldi della Scuola e corse dal vecchio Caramella alla Famiglia Cooperativa. Lo spaventapasseri Caramella, che di solito era indaffarato a mettere in ordine i salami e formaggi sul bancone, a contar cavolfiori o a pesar carote, se ne stava invece seduto su un bidone di aringhe affumicate con il suo grembiule bianco e il cappellino azzurro in testa, perso in un mare di tristi pensieri, quando… Dlin… Dlong!! …il campanello della porta del negozio gli fece fare un balzo per lo spavento. – Buon giorno, Abbecedario – piagnucolò Caramella con due lacrimoni sull’orlo degli occhi. – Ahimè, ti stavo aspettando come tutti gli anni il primo di febbraio… Sei venuto per i costumi di Carnevale, vero? – Come no! – esclamò allegro Ab-

becedario, tirando fuori di tasca una lunga lista di cose da comprare. – Allora guarda: come sempre ho bisogno di trenta rotoli di carta crespa colorata; cento metri di nastrini di tutti i colori; venticinque metri di stoffe variopinte… poi voglio coriandoli, stelle filanti, palline colorate con le loro cerbottane, trombette di tutti i tipi… e, ancora, colla, forbici di plastica, nastro adesivo, fogli di carta bianca, carta velina, carta colorata trasparente… – Ferma! Ferma, Abbecedario, aspetta… – ebbe la forza di interromperlo Caramella. – Perché devo fermarmi? Ho ancora bisogno di cartoncino ruvido, cartoncino morbido, cartoncino liscio… – Abbecedario mi dispiace, ma io tutte queste cose non le ho! – esclamò allora l’anziano gestore della Famiglia Cooperativa. – …cartoncino da disegnare, cartoncino da ritagliare… carton… Cooosaaa? Come sarebbe a dire, che non le hai?! Ma se vengo tutti gli anni a comprare sempre le stesse cose! – Guarda anche tu: di articoli per il Carnevale qui non ce n’è nemmeno uno! Abbecedario si girò a guardare ed effettivamente nell’angolo del negozio in cui ogni anno Caramella esponeva tutto quello che serviva per costruirsi le maschere di Carnevale, c’erano solo manici di scopa e pile di scatole di detersivo. – Cos’è successo? – È successo che questa mattina,



quando ho aperto il negozio, mi sono accorto che… che…insomma, Abbecedario, è la prima volta che mi capita, ma mi sono dimenticato di fare la scorta dei soliti articoli del Carnevale, va bene? Dlin!… Dlong!! La campanella della porta suonò un’altra volta, salvando Caramella da una sfuriata di Abbecedario, e fecero il loro ingresso Gellindo, Bellondina, Casoletta e Lingualunga. – Salve, ragazzi! – esclamò lo scoiattolo. – Ehilà, che musi lunghi vedo. È successo qualcosa di grave? – …qualcosa di gravissimo, vorrai dire! – sospirò Caramella abbacchiato come una pecora tosata da poco. – E cioè? – fece Bellondina, inginocchiandosi accanto ad Abbecedario, seduto triste e sconsolato anche lui su un bidone di sgombri sott’olio. – Lui… Caramella… si è dimenticato… – E dillo, forza! – lo incoraggiò Caramella. – Mi sono dimenticato di acquistare quel che serve per il Carnevale del Villaggio… Oh, l’ho detta, finalmente! Lo faccio tutti gli anni all’inizio di gennaio, ma quest’anno me ne sono proprio scordato! Ormai è troppo tardi per rimediare – aggiunse con voce spezzata il vecchio col grembiule bianco, – e così nessuno si fiderà più di Caramella, tutti mi prenderanno in giro, nessuno vorrà più metter piede qua dentro, Abbecedario andrà a fare la spesa giù, alla Grande Città, e io sarò costretto a chiudere la Famiglia Coo-

perativa… E solo perché ho avuto un piccolo vuoto di memoria! Ragazzi, ci penso io! Naturalmente Abbecedario si rifiutò di andare in città a far la spesa. «Non voglio avere sulla coscienza il dolore del mio amico Caramella!» disse il maestro, bofonchiando qualcosa contro la sfortuna e avviandosi per tornare a scuola. E nessuno degli spaventapasseri del Villaggio osò prendere in giro il povero Caramella. – Però dove andremo a prendere i coriandoli, le stelle filanti e le trombette spernacchiose, quelle che si arricciano e si srotolano quando soffi? – chiese Tisana la Dolce ai suoi amici. – E con che cosa li faremo, i costumi di Carnevale dei nostri spaventapulcini? – insistette Casoletta, che già s’immaginava i pianti dei piccoli in attesa di far festa e gran baldoria vestiti da fatine e da Zorro, da cow boy e da pompieri. – Quelli dell’anno scorso li abbiamo buttati via… – Questo ci insegna che non necessariamente quel che al momento non ci serve più dev’essere gettato nelle immondizie – intervenne Gellindo. – Comunque io ho un’idea almeno per i coriandoli e le stelle filanti… – E cosa pensi di fare? – domandò Lingualunga. – Sapete che cosa diceva bisnonno Ottorino Ghiandedoro, quando i suoi nipoti gli chiedevano un consiglio o un aiuto? «Ragazzi miei, ci penso io!!» – e se ne andò su al Bosco delle Venti Quer-



ce, accompagnato da Bellondina e da Palosghembo. Compito in classe «Come mi piacerebbe travestirmi a Carnevale» era il titolo del compito di disegno che Abbecedario aveva dato ai suoi spaventapulcini quel mattino. Voleva infatti restare un po’ da solo, seduto alla scrivania e in compagnia dei suoi tristi pensieri e nel frattempo far lavorare i piccoli a qualcosa di divertente. – Ragazzi – sussurrò Lampurio all’indirizzo di Frigerio, Occhialetta, Frulletto e degli altri spaventapulcini della classe, – che ne dite di fare uno bello scherzo al maestro? – Ma sei matto? – esclamò il picco-

lo Frigerio. – E se poi Abbecedario si arrabbia? – Per prima cosa non sai nemmeno che scherzo ho in testa; secondo, da questa notte non siamo forse in Carnevale? Tutti sanno che a Carnevale ogni scherzo vale! – E cosa vorresti fare – s’informò Occhialetta. – Io avrei voluto disegnare la maschera di Zorro – disse allora Lampurio, – ma poi m’è venuta la voglia di disegnare… Lingualunga! Sì, a me piacerebbe a Carnevale travestirmi da Lingualunga! – A me sta simpatico il vecchio Empedocle – disse allora Frigerio. – E a me Tisana la Dolce – disse Occhialetta… – A me invece Candeloro… – aggiunse Frulletto… Avvenne, così, che gli spaventapulcini si dimenticarono di disegnare principesse e cow boy, tartarughe e Uomini ragno, Zorro e pompieri e ognuno si scelse come maschera di carnevale uno spaventapasseri del Villaggio. Lavorarono d’impegno e nel massimo silenzio per quasi due ore e, quando raccolse i fogli dei disegni, Abbecedario si trovò sotto agli occhi la soluzione al suo problema. – Casolettaaa! – strillò come un matto, uscendo di corsa da scuola. – Chiomadoro, Quantobasta… Veniteee! Ho trovato, ho risolto… anzi, sono stati miei piccoli alunni a darmi l’idea giusta… Guardate questi disegni!



Coriandoli e stelle filanti Gellindo, Bellondina e Palosghembo, aiutati da Brigida la civetta e dalla talpa Melesenda, erano impegnati a procurarsi coriandoli e stelle filanti. Per meglio dire: a fabbricarseli con le loro mani! Muniti di forbici, tagliarono a pezzettini piccoli e tondi tutti i giornali, i giornaletti e la pubblicità colorata che Posticcio consegnava tutti i giorni al Villaggio degli Spaventapasseri. Agli ordini di Melesenda, poi, le talpe raccolsero dai boschi attorno tutte le minuscole pigne di larice sopravvissute all’inverno: Bellondina e Brigida, munite di pennelli e vernici colorate, dipinsero le pignotte di tutti i colori e poi le allinearono ad asciugare sui prati del Bosco delle Venti Querce. Alla Palude dei Vampiri Striscianti chiesero in prestito alcune cannelle d’acqua: tagliate e ripulite all’interno, le trasformarono in perfette cerbottane, con cui ci si poteva divertire a lanciar palline di carta colorata! Le foglie lunghe e strette delle stesse canne di palude furono arrotolate con pazienza per farne delle perfette stelle filanti; ci si mise poi d’accordo con le ranocchie dalla lunga lingua, per farne delle simpatiche trombette spernacchiose… In meno di due settimane, lavorando dieci ore al giorno, cinque grandi casse di materiale “carnevalesco” si ammucchiarono nella Famiglia Cooperativa, per la gioia di Caramella, che si sentiva ogni giorno meno in colpa per la sua

dimenticanza, e per quella degli spaventapulcini, che non vedevano l’ora di dare il via alle battaglie dei coriandoli. La sfilata delle “mascherine” E venne finalmente il giorno tanto atteso del Martedì Grasso, l’ultimo di Carnevale! Dovete sapere che, grazie al piano di Abbecedario, ogni spaventapulcino era stato “gemellato” con uno spaventapasseri: sarebbe toccato a quest’ultimo metter mano al suo guardaroba per aiutare il “figlioccio” a vestirsi in modo del tutto identico all’originale. Frigerio si vestì da Empedocle con il bastone in mano e un gran cappello da cow-boy in testa… Lampurio fu abbinato a Lingualunga e indossò un bel cappotto nero e affusolato e un cappello di paglia sforacchiato… Occhialetta divenne Tisana la Dolce indossando felice un bel grembiule rosa chiaro a grandi fiori rosa scuro… Frulletto si travestì da Candeloro, col basco rosso in testa e un fazzolettone dello stesso colore al collo… E così per tutti gli altri spaventapulcini: nelle varie casette del Villaggio presero vita un minuscolo Quantobasta con il camice bianco, un Dindondolo in miniatura con una campanella in mano, un piccolo Abbecedario con gli occhialetti e la bombetta in testa… e poi un RossoGialloVerde col fischietto in bocca e la divisa azzurra del vigile urbano, un Còntolino con tanto di gilé senza maniche e la penna da ragioniere



nel taschino, un mini-Paciocco con due cuscini sotto la giacca per sembrar più cicciottello, una tenera Chiomadoro con una parrucca di paglia bionda in testa… Quando la sfilata partì dalla Scuola del Villaggio, due ali di pubblico accolsero con un forte applauso le simpatiche mascherine, che procedevano in fila per due, il piccolo dando la mano al suo “grande”. Arrivati in piazza, poi, vennero aperte le cinque casse colme di coriandoli e stelle filanti. Gli spaventapulcini ci si gettarono sopra urlando e ridendo, ingaggiando una vera e propria “battaglia di Carnevale” con trombette ranocchiose e cerbottane paludose… – Ehi, guardate chi sta arrivando!! – urlò a un certo punto Palosghembo. Tutti si girarono a guardare nella stessa direzione e dalla via principale del Villaggio degli Spaventapasseri venne avanti Bellondina in un stupendo vestito da fata azzurro e celeste, che però non riusciva a nascondere un’enorme coda tutta impomatata! – Ehi! – urlò allora il piccolo Lampurio-Lingualunga, – ma quella non è la vera Bellondina… ha una coda da scoiattolo! È una coda da… Gellindo! Una risata generale, così forte da farsi venire il mal di pancia, accolse Gellindo Ghiandedoro che s’era travestito da… Bellondina, con tanto di cappello a cono in testa e bacchetta magica in mano. – Ma come… – esclamò la vera Bellondina arrossendo di vergogna,

– tu non mi avevi detto nulla… io non ne sapevo niente… Ma quel vestito da dove salta fuori? – Tutto merito di Casoletta – esclamò Gellindo inchinandosi fin quasi a terra davanti alla sua amica, – delle sue forbici e della sua macchina da cucire… Posso avere l’onore di un ballo? E il prossimo Carnevale? E quello smemorato di Caramella, che fine avrà fatto? Ah, eccolo lì in un angolo… Ma cosa sta facendo? Caramella s’era procurato un foglio di carta due metri per uno e con un grosso pennarello ci stava scrivendo queste parole: Ricordarsi di comprare il materiale del prossimo Carnevale! – È vero, il prossimo anno non dimenticarti di comprare coriandoli e stelle filanti, – urlò Occhialetta per sovrastare tutto quel baccano attorno, – ma che non ti venga in mente di comprar costumi di Carnevale, perché io, il prossimo anno, ho già deciso che voglio travestirmi da… Civetta Brigida! – …e io da Palosghembo – strillò Frigerio. – Io da Pagliafresca… – disse Frulletto. – E io da Passion di Fiaba! – gridò Lampurio, gettando in aria un pugno di coriandoli.






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