Lo spaventapasseri che ha paura dei passeri! I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Paciocco, lo spauracchio a cui piace mangiare in gran quantità – e lo si vede dal pancino bello tondo e gonfio! – se ne stava da un bel po’ davanti a Gellindo con le mani intrecciate dietro le spalle, dondolandosi a destra e a sinistra e con gli occhi piantati a terra. – Be’, si può sapere cos’hai? – chiese lo scoiattolo dopo un lungo silenzio. – E’ da venti minuti che sei lì, fermo impalato e senza il coraggio di guardarmi negli occhi. Hai qualcosa da dirmi? Senza parlare, Paciocco fece cenno con la testa... Sì! – E apri la bocca, allora, dai! Non ti mangio mica... Hai un problema? Altro cenno col capo... Sì! – Hai combinato un guaio e non hai la forza di confessarmelo? Paciocco ci pensò sopra un attimo e poi, sempre muovendo la testa... No! – Meno male! Ci mancava pure che il tranquillo Paciocco si mettesse a combinare marachelle! E allora? Qualcuno ti ha fatto un torto? Lo spauracchio grassottello piegò la testa verso destra e ondeggiò brevemente la mano a mezz’aria, come per dire... Un po’! Gellindo cominciava a stancarsi di quel gioco e alzò la voce. – Ti hanno picchiato? No... – Ti hanno rubato i panini della merenda? Nooo! – Ti hanno portato via i soldini per la seconda merenda? Nient’affatto!
– Ma allora, per mille scoiattoli furiosi, mi vuoi dire che ti è successo? – strillò Gellindo pestando i piedi. E finalmente Paciocco parlò. – Sono stato spaventato! – Quando? Come? E da chi? – Stamattina, poco fa, me ne stavo sul bordo dell’orticello a pensare alla mia nuova ricetta per gli spaghetti alla contadina ed ero concentrato sul come tagliare a fettine i pomodori assieme alla salvia, quando un improvviso frullo d’ali e un Cip Cip Ciop che non mia aspettavo mi hanno fatto letteralmente saltare il cuore per lo spavento! – Cip… Ciop? – ripeté Gellindo stupito. – Frullo d’ali? Non dirmi che era... – Sì, proprio lui... un passero! E non è nemmeno la prima volta che capita: è da un mesetto circa, da quando i passeri migranti sono tornati dai Paesi caldi del Sud, che ogni Cip Cip Ciop che sento oppure ogni frullo d’ali improvviso mi fanno perdere una settimana di vita. Ho paura, Gellindo: ho paura dei passeri! Lo scoiattolo risparmioso capì subito l’enormità della cosa. Che uno spaventapasseri si prendesse uno spavento per colpa di un passero, era una cosa che non stava né in cielo né in terra! Già nel Villaggio c’era Pistacchio, un strano passero che amava gli spauracchi; adesso si metteva anche Paciocco... – Ma non è possibile che uno spaventapasseri si faccia terrorizzare da un passerotto – mormorò sottovoce Gellindo per non farsi sentire in giro. – Se lo vengono a sapere i tuoi amici
spauracchi, magari ti cacciano via... – Oh, loro già lo sanno, se ne sono accorti quasi subito e sai cosa mi hanno detto? – Chissà come e chissà perché, ma penso di saperlo! – Rivolgiti a Gellindo, mi hanno consigliato, e vedrai che lui saprà risolvere il tuo problema! – Ecco, è proprio quel che immaginavo! – Allora? Come faccio a non aver più paura dei passerotti? – chiese speranzoso Paciocco. – Che poi mi sono anche simpatici, poverini, solo che sono troppo piccoli, leggeri e silenziosi, io non mi accorgo che si stanno avvicinando e li sento solo quando... Cip Cip Ciop… è troppo tardi per non prendermi un bello spavento. Pensa che la notte comincio a non dormire più e anche l’appetito... l’appetito, capisci Gellindo?!, sta calando paurosamente... Domani o dopo domani morirò per lo spavento e per la fame assieme, povero me! Gellindo, come spesso gli succede quando sta pensando, si grattò il mento e cominciò a intorcigliare la lunga coda impomatata e dopo alcuni minuti... – Facciamo un tentativo e vediamo quel che si può fare... Vieni con me! – Dove andiamo? – Da Passero Pistacchio: lui forse ci può aiutare. Non fu facile, ve l’assicuro, per Pistacchio convincere i suoi fratelli passeri della Valle di Risparmiolandia ad emi-
grare da un’altra parte, ad andare a cinguettare e a far frullare le ali in altri orti e in Villaggi lontani. Ma alla fine si convinsero e in meno di due ore tutti i passerotti sparirono dalla circolazione. Per un po’ tutto andò per il meglio: Paciocco riprese a vivere tranquillo la sua vita, a dormire la notte, a concentrarsi di giorno sulle sue ricette senza essere interrotto da improvvisi e devastanti Cip Cip Ciop e a mangiare di gusto pranzetti sopraffini. Però, a lungo andare... – Certo che è noioso un Villaggio senza uccelletti – buttò lì un giorno Chiomadoro. – A me lo dici? – Intervenne Casoletta con gli occhi rossi come se avesse appena finito di piangere. – Voi non potete immaginare quanto soffra di nostalgia, senza più il mio piccolo Pistacchio! – Adesso che i passeri non ci sono più – disse a quel punto Tisana la Dolce, – gli insetti sono paurosamente aumentati, anche quelli fastidiosi e pizzicanti. La notte non si può chiuder occhio e a pranzo bisogna fare attenzione a quel che si mette in bocca assieme al mangiare! Paciocco udì le lamentele dei suoi amici e capì che avevano ragione: che vita era, la loro, senza il cinguettio degli uccellini? Fece richiamare tutti i passerotti che erano emigrati e la vita riprese per tutti tranquilla come prima. Per lui, invece, tornò ad essere piena di improvvisi spaventi terrorizzanti.
– E se provassimo con due tappi di cera nelle orecchie? – disse un giorno Brigida la civetta. – Nelle “mie” orecchie? – chiese Paciocco. – No, li mettiamo nelle orecchie dei passerotti, furbo! Certo che li infiliamo nelle tue orecchie, i tappi, così non senti più né frulli improvvisi né Cip Cip Ciop terrorizzanti! L’idea in sé funzionò alla meraviglia: Paciocco, con le orecchie otturate, non sentiva più i rumori improvvisi degli uccelletti ed evitava di far sobbalzare il suo cuoricino ad ogni frullo d’ali. Però... – Paciocco, vieni che è pronta la colazione! – lo chiamò la mattina dopo Casoletta dalla porta della “Cioccolateria”. Lo spauracchio non sentì nulla e si perse la tazza di cioccolato con la brioche. – Le lasagne sono in tavola, Paciocco! – urlò Pasticcia a mezzogiorno dalla finestrella di casa sua. Ma lo spaventapasseri non sentì il richiamo e saltò pure il pranzo. Dopo aver saltato anche la cena, finalmente un urlo disperato si alzò sopra le case e il Villaggio corse a consolare Paciocco, “sordo” ma affamato! Erano tutti attorno al povero spauracchio cercando di aiutarlo a superare quel brutto momento, quando... Din Don Dan Din Don Dan... le campane della chiesa di Dindondolo cominciarono a suonare a festa per avvisare gli spaventapasseri che era quasi ora di andare a nanna. E a quel punto a Gellindo venne in
mente l’idea geniale! Ma come aveva fatto a non pensarci prima? Perché avevano perso così tanto tempo a cercare una soluzione, quando il rimedio era lì, sotto gli occhi del Villaggio, anzi: sopra le teste di tutti quanti? Lo scoiattolo corse di filato alla Famiglia Cooperativa di Caramella e si fece dare tre scatole di campanelle, quelle che gli spaventapulcini usano di solito per far festoni assieme alle bandierine colorate nei giorni di festa. Dopo di che furono convocati tutti, ma proprio tutti i passerotti di Risparmiolandia e a ciascuno venne annodato attorno al collo una campanella tintinnante! Avvenne che, da quel giorno... Tin Tin Tintintin!... ogni volta che un passero si avvicinava a Paciocco o solo volava nelle vicinanze... Tin Tin Tintintin!... il campanellino suonava allegro avvisando lo spauracchio che un passero era in arrivo, evitandogli quei paurosi spaventi di prima. Di più: quei... Tin Tin Tintintin!... dolci e allegri portarono una ventata di gioia in tutto il Villaggio e nessuno più pensò di togliere le campanelle ai piccoli passeri! Per ringraziare Gellindo e tutti gli amici per la pazienza dimostrata, Paciocco cucinò due pentoloni di pastasciutta alla contadina, con cui si fece gran festa per tre giorni e per tre notti. Invitati speciali: mille passerotti tintinnanti che guidarono felici le danze e i canti!