Il compleanno di Bellondina

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Il compleanno di Bellondina I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Quando al mattino Gellindo si sveglia al suono della prima delle sette sveglie, vuol dire che ha per le mani o per la testa qualcosa di veramente importante. E quella mattina lo scoiattolo saltò giù dal letto al primo DRIIINNNN!, si lavò il musetto con l’acqua fresca senza lamentarsi e s’impomatò la coda, dandole la forma di un grande cuore. Poi fece colazione e uscì di casa fischiettando felice. Ma dove stava andando? Proviamo a seguirlo e lo sapremo anche noi. Scese saltellando giù per il sentiero che dal Bosco delle Venti Querce raggiungeva in un baleno il Villaggio degli Spaventapasseri. Salutò Tisana la Dolce, che era già nel suo orto a raccoglier erbe e radici; accompagnò per un tratto di strada alcuni spaventapulcini che andavano a scuola e ripeté con loro le caselline del tre e del quattro; aiutò Dindondolo a suonare le campane alle otto in punto; mise la testa dentro la cioccolateria di Casoletta e la salutò con un gran sorriso; passò davanti alla casetta di Bellondina ma non si fermò: attraversò invece la strada, raggiunse la bottega dello spaventapasseri Grandangolo, il fotografo del Villaggio, entrò con un sonoro “Buongiorno!” e… SBADABAMMMM!… rinchiuse la porta alle sue spalle, chiudendoci fuori e impedendoci di entrare a curiosare! Ma cosa ci è andato a fare, Gellindo Ghiandedoro, da Grandangolo? – Non chiederlo a me! – piagnucolò Bellondina consolandosi con Chiomadoro. – Sono sette mattine, ormai, che

Gellindo passa davanti a casa mia per andare da Grandangolo e non s’è mai fermato, non s’è mai ricordato di darmi nemmeno il buongiorno! Come se Bellondina non esistesse… Ma cosa gli ho fatto, io? – Se vuoi, Bellondina, non ho mica paura, io, sai? Vado da Gellindo e gli chiedo dritto dritto cosa gli sta succedendo… – No no, va là: lascia perdere, gli passerà… forse… Erano veramente amiche, Chiomadoro e Bellondina. Vivevano in due casette vicine e avevano gli orti confinanti: in pratica erano cresciute assieme, al Villaggio degli Spaventapasseri. Fu così che Chiomadoro decise che avrebbe comunque cercato di scoprire il perché di quello strano comportamento di Gellindo… – Senti, carino – esclamò Chiomadoro quella sera, balzando fuori da dietro a un cespuglio nel momento in cui Gellindo stava per rientrare a casa sua, – si può sapere perché stai trattando così male la mia amica Bellondina? – Io? Male? Sto trattando male Bellondina? E quando mai… – Ma se la mattina non ti fermi mai a salutarla, a casa sua, e ti fiondi diritto sparato dal fotografo Grandangolo… – Ehi, non sta mica scritto su chissà quale libro che ogni mattina devo salutare tutti gli spaventapasseri dei dintorni, no? – Certo, ma un piccolo buongiorno a Bellondina potrebbe essere una buona idea, vero?


– Sì – rispose lo scoiattolo entrando in casa, – è un’ottima idea… Vedremo, vedremo domani mattina… Ma il giorno dopo Gellindo passò davanti alla casetta di Bellondina senza fermarsi e, anzi… – Buongiorno, Chiomadoro – esclamò tutto esultante all’amica piantata nel proprio orticello. Poi attraversò la strada e si diresse senza esitazione alla bottega di Grandangolo, che era proprio lì di fronte, chiudendosi come sempre la porta alle spalle. – E pensare che oggi è anche il mio compleanno! – singhiozzò Bellondina, appoggiando la paglia dei suoi bei capelli sulla spalla dell’amica. – Non solo non mi ha fatto gli auguri, ma non mi ha nemmeno salutata! GELLINDO NON MI VUOLE PIÙ BENE! Chiomadoro s’impegnò al massimo, per organizzare la più bella festa di compleanno che mai s’era vista al Villaggio. A Casoletta diede ordine di cucinare i pasticcini più buoni, quelli con la cioccolata al latte che tanto piacevano a Bellondina. Ad Abbecedario chiese di far preparare dagli spaventapulcini quante più bandierine colorate riuscivano a ritagliare. Lingualunga, Giallo-Rosso-Verde e Palosghembo, poi, incollarono le bandierine a una corda e appesero quei festoni colorati da un lampione all’altro, dalla piazza del paese fino alla casetta della festeggiata. Dindondolo compose lì per lì un

bel concertino di campane dedicato al compleanno di Bellondina. Passion di Fiaba si mise d’impegno e inventò un bel racconto che aveva proprio Bellondina come protagonista…. Quando le prime ombre calarono sul Villaggio e sul Bosco delle Venti Querce, tutti gli spaventapasseri si ritrovarono in piazza, ognuno con un pacchetto infiocchettato in mano. A quel punto, Chiomadoro andò a bussare alla casetta dell’amica. – Bellondina… Bellondina, vuoi uscir di casa, per favore? – Per fare cosa, poi? – singhiozzò la poverina dall’interno. – Per una bella sorpresa… Dai, vieni fuori! La porta si aprì e Bellondina fece capolino con un viso triste e bagnato di lacrime. – Sorpresa? Quale sorpresa? Tu lo sai, Chiomadoro, quale sorpresa sto aspettando, io, ma sappiamo anche che questa sorpresa non verrà mai! – Be’ – la consolò quell’altra, – per intanto cerca di accontentarti di tutti questi amici che hanno pensato a te e al tuo compleanno! E… DIN-DIN-DON DON-DAN-DIN DEN!... un allegro e festante concertino di campane accompagnò l’arrivo di tutti gli Spaventapasseri che fecero corona alla festeggiata e… Tanti auguri a teee, Tanti auguri a teee Tanti auguri a Bellondinaaaa… Tanti auguri a teee!


Bellondina si commosse, accettò con un sorriso tra le lacrime i regali degli amici e fece per tornare a casa, quando… – EHI, MA CI SONO ANCH’IO! Pareva la voce di Gellindo, quella: Bellondina si bloccò, tirò su col naso e si girò con tutti i pacchetti infiocchettati in mano. – Ge… Gellindo, sei stato tu a parlare? – Certo, e chi se no? – Ma allora… – balbettò la bella spaventapasseri, – allora tu non ti sei… non ti sei dimenticato… – Che oggi è il giorno del tuo compleanno? Certo che non me ne sono dimenticato. È una settimana che con Grandangolo sto lavorando a un regalo per te! – Un regalo? Con Grandangolo… per me? – Certo – esclamò lo scoiattolo porgendo un pacchetto a Bellondina. – Questo è il mio regalo per il tuo compleanno. Lo vuoi aprire? C’erano voluti sette giorni interi di prove e di riprove, ma alla fine Gran-

dangolo s’era veramente superato ed era riuscito a scattare la fotografia che Gellindo aveva in mente fin dall’inizio. Si vedeva lo scoiattolo in primo piano, con un sorriso dolce e buono e con la gran coda a forma di cuore, mentre dietro di lui, al di là della finestrella della bottega, ecco la casetta di Bellondina ed ecco Bellondina stessa piantata in mezzo all’orto che sorrideva dolce e felice al sole in alto nel cielo! – Ma è una foto meravigliosa! – sussurrarono Chiomadoro e gli altri, sbirciando da dietro le spalle dell’amica. – È la foto di qualcuno che ti vuole veramente bene, Bellondina… Devi essere proprio contenta, per questa bellissima festa di compleanno! Se un giorno qualcuno di voi sarà invitato a casa di Bellondina a bere una tazza di te, vedrà che la foto di Gellindo è appesa in una bella cornice proprio sopra il caminetto, sulla parete più in vista della casa. E s’accorgerà anche che Bellondina non può fare a meno di darle uno sguardo, ogni volta che passa di lì!



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