Orchetto Anastasio e le ricette di Tisana la Dolce I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
– Gellindooo… Aiutooo! Aiutatemiii correte! Si corre sempre, quando qualcuno ti chiede aiuto. Si corre ancor più in fretta, se a chiamarti è Tisana la Dolce, la spaventapasseri più “dolce”, appunto, più indifesa e buona dell’intero Villaggio. Fu così che Gellindo Ghiandedoro, nell’udire quell’urlo disperato e lontano, lasciò perdere quel che stava facendo… era impegnato a contare soddisfatto una ad una le noccioline ammassate nel suo deposito per il prossimo letargo… uscì di casa e si precipitò di corsa dall’amica Tisana. La trovò sul cancello del suo orto in lacrime… lacrime di paglia, naturalmente, perché così piangono tutti gli spaventapasseri… e singhiozzava talmente forte che si capiva a fatica quel che voleva dire.
– Sigh.. le mie… mie ricette… la torta alle fragole… il timballo di patate e… Sigh!... all’erba cipollina… il mio libro… il quaderno di ricette è sparito! Sigh… svanito nel nulla, non c’è più… Me lo hanno rubato! Lo capisci Gellindo? Hanno rubato il mio tesoro più grande! – Ma ti hanno rubato… che cosa? – strillò Gellindo ancor più forte per farsi sentire. – Finora hai parlato solo di torte e timballi, di ricette e di quaderni: calmati un poco, respira profondo e cerca di spiegarti meglio! Nel frattempo erano giunti anche tutti gli altri Spaventapasseri, richiamati dalle urla terribili della loro amica e da quelle ancor più squillanti dello scoiattolo risparmioso, e adesso tutti pendevano dalle labbra della povera spauracchia. – Allora adesso vi spiego – disse sottovoce Tisana, dopo essersi asciugate le lacrime di paglia con il grembiule che portava annodato in vita. – Oggi mi sono ricordata che Casoletta l’altro ieri mi aveva chiesto alcune porzioni del mio timballo di patate all’erba cipollina. Allora sono uscita nel mio orto, ho raccolto una bella manciata di erba cipollina e, prima di andare in cucina, sono passata dalla camera per prendere il mio quaderno di ricette. Lo tengo sempre sul comodino, sapete?, perché magari mi sveglio nel pieno della notte con una nuova ricetta che mi frulla in testa tra un sogno e l’altro e devo scriverla subito, altrimenti poi me la dimentico… Ho cercato nel cassetto del comodino e in quelli dell’armadio,
ho guardato dietro lo specchio e sotto al letto, ho frugato in tutte le stanze di casa, ma il quaderno di ricette non c’è più! – Il tuo preziosissimo ricettario? – esclamò allarmata Casoletta. – Quello dove sono scritte anche le ricette e le dosi esatte per i tuoi decotti e le tue tisane miracolose? – Sparito, scomparso, svanito nel nulla, dissolto nell’aria… Plufff! Le mie ricette raccolte in quasi vent’anni di vita non ci sono più! Gellindo Ghiandedoro guardò uno ad uno negli occhi i suoi amici: no, non poteva esser stato uno di loro a tirare quel brutto scherzo a Tisana la Dolce. E sulla parola “brutto scherzo” il cuoricino dello scoiattolo ebbe un sussulto che gli tolse quasi il fiato. A dire il vero lui conosceva bene chi poteva aver essere il colpevole; anzi, più passavano i minuti e più era sicuro che il responsabile di quell’atroce marachella fosse l’orchetto Anastasio. E allora, se le cose stavano proprio così, si trattava solo di andare a cercarlo nel folto del Bosco delle Venti Querce. Avete presente com’è fatto un orco? L’orco è un omone grande, grosso e peloso, con i capelli neri sporchi e lunghi e una barba folta e riccia che pare gli esca addirittura dalle orecchie! La faccia orribile, poi, è completata da due occhi scuri, seri e cattivi, da un naso grosso come un cavolfiore e da una bocca dalla quale spuntano due palette
enormi, due denti sporchi e marci. Veste di pelli e di frasche d’albero, mentre i piedoni enormi sono sempre nudi e infangati a dovere. L’orchetto non è altro che un orco in miniatura, un bambino di orco, un cucciolo di mostro che ama trascorrere la giornata facendo scherzi a chi gli capita a tiro. Sapete quando piove a dirotto e, passando per caso a piedi sotto ad un albero, un improvviso scroscio di gocciole finisce sotto al vostro maglione bagnandovi la schiena? Bene: è stato senz’altro un orchetto ad agitare le fronde per gelarvi fin nelle ossa. E quando tira un venticello teso e frescolino che sul più bello solleva un frullo di polvere che vi entra negli occhi? è sempre un orchetto che si diverte a farvi piangere! Orchetto Anastasio era tutto questo ma, ahimè, era anche qualcosa di più. Oltre agli scherzi, alle beffe e ai pesci d’aprile, Anastasio amava mangiar bene, abbuffandosi senza ritegno: si riempiva in continuazione la pancia, si rimpinzava lo stomaco dall’alba al tramonto e non disdegnava di rubacchiare in questa o in quella cantina un salamino stagionato, una bella forma di formaggio, cinque mele messe a conservare al fresco, un fiaschetto di vino novello, un barattolo di marmellata ai mirtilli… Gellindo percorse cento e cento sentieri nel profondo della foresta, guidato da un’insolita traccia di foglietti bianchi lasciati qui e là per terra: sembravano proprio le pagine di un
quaderno di ricette, paginette scritte a mano, strappate in quattro e gettate a terra in un impeto di rabbia. E fu proprio seguendo ciò che restava del quaderno di ricette della povera Tisana che Gellindo raggiunse una vecchia tana di volpe fuggita chissà dove, che Anastasio aveva trasformato nella casa di un perfetto orchetto: sporca, buia, disordinata e anche un po’ puzzolente! – Si può sapere perché hai rubato il ricettario di Tisana? – disse Gellindo scuro in volto, affrontando l’orchetto Anastasio che se ne stava nel suo lettino a lamentarsi sotto le coperte. – Ohi ohi, che mal di pancia! – disse per tutta risposta il minuscolo orco. – Cos’è, hai mangiato troppo, oggi? Oppure hai messo in pancia qualcosa che non riesci a digerire? – Ho mangiato questi – balbettò quell’altro mostrando un paio di foglietti stropicciati. – Ma quelle sono le ricette di Tisana! Che fine ha fatto il suo quaderno? – è qui! – rispose con un ruttino Anastasio, mostrando la pancia pelosa e gonfia. – è tutto qua dentro e mi fa un male terribile! – Non mi dirai che hai mangiato tutte le pagine del ricettario!?!? – strillò Gellindo mettendosi le mani nel ciuffo di peli sulla testolina. – Ma perché lo hai fatto? Cosa credevi di dimostrare, mangiando le ricette della povera Tisana? – Ecco – fece l’orchetto tirando su col naso e cercando di non mettersi a piangere, – a dire il vero io pensa-
vo che tutte le buone cose scritte su quel quaderno fossero là proprio per essere mangiate! Che per gustare la torta alle fragole, bastasse mangiare la pagina della ricetta della “Torta alle fragole”… e così anche per il timballo di patate all’erba cipollina, per la crema pasticcera, per il ragù di pomodoro e funghi, per le polpettine alla menta… Sai quante scorpacciate in una volta sola? – E tu credevi sul serio di riempirti la pancia di polpette alla menta, mangiando la pagina della loro ricetta? – esplose lo scoiattolo, che non credeva alle proprie orecchie. – Ma quelle sono solo ricette, sono inchiostro sulla carta per ricordarsi le dosi, gli ingredienti, i tempi di cottura… Quello che si mangia è il risultato della fatica del cuoco, che va al mercato a fare la spesa, lavora ai fornelli, suda davanti al forno, tagliatrita-mescola-sala-divide-impanafrigge e poi serve in tavola per far felici gli amici! E tu… tu invece… Ah Ah! Ah!... tu ti sei accontentato di strappare, di masticare e di inghiottire dei pezzi di carta! Avete mai visto un’orchetto piangere? No, le sue non sono lacrime di paglia: sono lacrime d’acqua, che scrosciano a terra però come lo zampillo di una grande fontana! Ci volle del bello e del buono, per calmarlo e alla fine… – Senti, Anastasio – disse Gellindo, – sai scrivere, tu? – Certo, mamma orca dice sempre che la mia scrittura pare quella di un
libro stampato! – Bene, e hai anche un salvadanaio? – Sicuro: ci metto sempre i soldini che mi regalano i parenti orchi… – D’accordo, allora si può fare: prendi i tuoi risparmi e vieni con me! – Ma io ho ancora mal di pancia… – Non preoccuparti per quello: una bella camminata ti farà digerire fino all’ultimo foglio la montagna di carta che hai mangiato! Volete sapere che cosa fece Gellindo? Fece la cosa più semplice del mondo. Per prima cosa passò a prendere Tisana la Dolce, le spiegò quel che era successo, la calmò quando l’amica fece per balzare addosso all’orchetto Anastasio per picchiarlo e assieme andarono alla Famiglia Cooperativa a fare la spesa. Comprarono di tutto, riempirono un carretto carico di ogni tipo di cibo che Anastasio pagò dopo aver rotto il suo salvadanaio. Poi, ad ogni spaventapassero del Villaggio vennero consegnati gli ingredienti di una delle ricette del vecchio quaderno di Tisana, con tutte le indicazioni sulle dosi, sugli ingredienti e sui tempi di cottura. Furono tre giorni di lavoro intenso: per gli spauracchi impegnati a cucinare le delizie più deliziose; per Tisana la Dolce, che correva di casa in casa per dare a tutti il consiglio giusto, per suggerire un ingrediente misterioso, per controllare la cottura, il sapore, la bon-
tà… Chi faticò più di tutti fu comunque orchetto Anastasio, che con un grosso quaderno in mano scrisse sotto dettatura le ricette di tutti-tutti-tutti i piatti preparati dagli spaventapasseri. Dopo cena, poi, Tisana gli dettava fin quasi a mezzanotte le dosi per i suoi decotti, per le tisane e le pozioni grazie alle quali lei era diventata famosa in tutta la Valle di Risparmiolandia. E finalmente alla sera del terzo giorno strinse commossa tra le mani il suo «Nuovo quaderno di ricette e di tisane». Fecero gran festa in piazza, al Villaggio, il giorno dopo, mangiando tutte quelle leccornie, bevendo boccali di succo al lampone e danzando alla luce della luna. Invitarono al banchetto anche l’orchetto Anastasio, che arrivò in ritardo, spiluccò con gran parsimonia ora in questo e ora in quell’altro piatto, sorseggiò appena un bicchierino di succo di frutta e corse a casa ben prima che scoccasse la mezzanotte. – Ha deciso di mettere la testa a posto, il nostro amico Anastasio – disse Gellindo a chi gli chiedeva cosa fosse successo al povero orchetto, – e il merito è tutto del vecchio quaderno di ricette di Tisana la Dolce: un piatto veramente indigesto anche per lo stomaco più allenato!