Gabbiano Capobianco maestro di pattinaggio

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Gabbiano Capobianco maestro di pattinaggio I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


– Ullallà... Guarda guarda che bella, questa berretta di lana – esclamò Gabbiano Capobianco, tirando fuori dai rifiuti della discarica della Grande Città in Valle un vecchio berretto di lana rossa con tanto di pon pon sporco e mangiucchiato… – E quello laggiù, che cos’è? Uuuhhh! Uno strepitoso paio di occhiali... ROSA! A me è sempre piaciuto, il color rosa... Rosa fragola, rosa confetto, rosa fiocco, rosa zucchero filato, rosa petalo di rosa... Capobianco ci viveva, nella discarica della Grande Città: il simpatico gabbiano aveva preparato il suo nido in fondo a un enorme bidone di ferro arrugginito, riparato dal vento e dal freddo dell’inverno, mentre il pranzo, la cena e anche la merenda erano sempre a portata di becco ad ogni arrivo dei camion che trasportavano le puzzolenti immondizie... Quel giorno di metà gennaio, però, la vera sorpresa era nascosta in un vecchio materasso con le molle rotte: Gabbiano Capobianco vi atterrò sopra con il berretto di lana rossa calato sugli occhi, gli occhiali rosa inforcati sul becco e... – E queste qui cosa sono? – esclamò il gabbiano strabuzzando gli occhi. Lì, tra le molle del materasso, luccicavano due, tre... quattro lunghe lame di acciaio tagliente! No, non erano coltelli! No no, non erano nemmeno le lame di forbici rotte! No no no, ma cosa pensate: non erano cacciaviti buttati per sbaglio nelle spazzature...

Erano quattro lame di... pattini da ghiaccio! – Ehilalà! – esclamò Gabbiano Capobianco toccando col becco quel piccolo tesoro scintillante, – chissà come sarebbero contenti, i miei amici Spaventapulcini, se potessero avere questi pattini ai piedi... Un pattino per ognunoo, farei contenti quattro spauracchi alla volta... Quasi quasi glieli porto subito... Pensato, detto e... fatto! Capobianco afferrò i pattini col becco, si alzò in volo e, battendo a fatica le grandi ali, si diresse verso la Valle di Risparmiolandia. Il freddo gelido dell’inverno più profondo s’era fatto sentire solo a metà gennaio, quando la neve caduta in dicembre si ghiacciò in poche ore sulle fronde degli alberi del Bosco delle Venti Querce e sui tetti del Villaggio degli Spaventapasseri. Tutta ricoperta da quella coltre pesante di ghiaccio, la Valle di Risparmiolandia cadde in un silenzio in bianco e nero senza più vita, senza rumori, senza risate e giochi chiassosi... Sembrava che tutti gli spaventapasseri se ne fossero andati chissà dove e invece se ne stavano tappati in casa a riscaldarsi al tepore dei caminetti. «Ma laggiù non c’è proprio nessuno!» pensò Gabbiano Capobianco, volando alto nel cielo della valle e stringendo nel becco le lame scintillanti e taglienti d’acciaio dei quattro pattini trovati in discarica. – EHI, VOI... LAGGIÙ, MI SENTITE?!


– strillò Capobianco, senza pensare che, nell’istante stesso in cui aprì il becco per urlare, le lame dei pattini gli scivolarono di bocca, caddero di sotto e ... SWWWIIIMMMM! STÈN! STÈN! STÈN E… STÈN! ...andarono a piantarsi tutte e quattro in fila al centro della piazza del Villaggio. – Ma cos’hai, al posto della testa, Gabbiano Capobianco?! – urlò di rimando Casoletta, uscendo di casa con un bel maglione addosso e con un paio di guanti di lana alle mani. – Cosa ti salta in mente di buttare dal cielo queste lame di spada? Vuoi infilzarci tutti allo spiedo? – Scusa, Casoletta, volevo solo far contenti gli spauracchietti più piccoli e ho portato loro in regalo… quattro pattini da ghiaccio! – CHE BELLIIIIII! – urlarono a quel punto in coro gli spaventapulcini del Villaggio, saltando fuori di corsa dalle casette e correndo a frotte nella piazza centrale. – Guarda come luccicano! – esclamò Occhialetta, la spaventapulcini con la testa sempre fra le nuvole. – Chissà come si usano… – chiese Frigerio, lo spauracchietto più piccolo di tutti. – Secondo me bisogna legarli alle mani – disse Frulletto, lo spaventapulcino più furbo di tutti, – poi voi mi prendete per le caviglie e mi spingete sul ghiaccio come fossi una carriola… Ah! Ah! Ah!… – Ma cosa dici: vanno legati sul fon-

doschiena e poi ci si butta giù per la strada ghiacciata! – intervenne Lampurio, lo spauracchietto impertinente. – Ascoltate, bambini – disse allora Casoletta, prendendo gli spaventapulcini per mano e dirigendosi piano piano verso il laghetto con la fontana al centro della piazza. – La vedete, l’acqua del laghetto? – Certo, come no! – risposero in coro gli spauracchietti. – È tutta ghiacciata che pare un grande specchio per la Luna! – Vengano qui, allora, i primi quattro di voi! Si fecero avanti Lampurio con un sorrisetto malizioso; Frigerio che tremava di terrore; Frulletto, con due occhietti furbi; Occhialetta che s’aggiustò le lenti sul naso e fece finta di non aver paura. A ognuno di loro Casoletta consegnò un pattino e… – Legatelo bene al vostro bastone di sostegno e poi… Poi via sul ghiaccio, piccoli miei! – Via sul… che cosa? Sul ghiaccio??– esclamò Frigerio. – Ma come facciamo a pattinare, se non sappiano nemmeno stare in piedi sul ghiaccio? – piagnucolò Occhialetta. Già: quello era un grosso problema! Casoletta non ci aveva pensato, ma bisognava che qualcuno insegnasse agli spaventapulcini a muoversi sul ghiaccio, se volevano divertirsi con i pattini portati da Capobianco. – NON PREOCCUPATEVI: CI PENSO IO! – urlò proprio il gabbiano. – Ma tu sai pattinare, Capobianco?


– domandò Bellondina, che con tutti gli altri spaventassero era stata richiamata in piazza dalle urla festanti degli spaventapulcini. – No, ma non mi serve … – Come sarebbe a dire che non ti serve? – intervenne Abbecedario, preoccupato che i suoi alunni potessero farsi male. – Non mi serve saper pattinare, perché mi basta saper volare! Volare??? Gabbiano Capobianco aspettò che Occhialetta, Frulletto, Frigerio e Lampurio indossassero ognuno il loro pattino; poi si alzò piano piano in volo, con le zampe afferrò alle spalle per prima Occhialetta e la appoggiò delicatamente sullo specchio ghiacciato del laghetto con la fontana. Dopo di che la tenne ben stretta fino a quando la piccolina non fu sicura a sufficienza… – Attenta, ché adesso ti lascio andare da sola! E… SWWWIIIMMMM! La spauracchietta venne spinta dolcemente in avanti e… – Ooooohhhh cadooooo… Atten-

tiiiiii… Uuuuuhhh.. che bellooooo! Guardate che brava! Amici, SO PATTINAREEEEE! Anche Lampurio, Frulletto e Frigerio impararono a pattinare in meno di cinque minuti e, dopo di loro, misero i pattini tutti gli altri spaventapulcini. E fu una gran gioia vederli scivolare sicuri e felici, quattro alla volta, attorno al laghetto del Villaggio… – Grazie, Gabbiano Capobianco! Hai avuto un’idea veramente eccezionale… – lo salutarono e lo ringraziarono Quantobasta, Lingualunga, Tisana al Dolce e tutti gli altri. – Sapete però cosa vi dico? – rispose il gabbiano, mangiucchiandosi pensieroso la punta di un’ala. – Torno subito in discarica, giù alla Grande Città in Valle, e se trovo quel che ho in mente, la prossima settimana ritorno con un altro regalo e allora sì, che ne vedremo delle belle! Vuoi sapere che cosa portò la settimana dopo, in dono, il buon gabbiano? Non perdere allora la fiaba di venerdì prossimo e lo saprai anche tu!



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