Gabbiano Capobianco e l'Hockey Spaurackio Club

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Gabbiano Capobianco e l ’Hockey Spaurackio Club I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Come sempre succede quando si aspetta con ansia qualcosa o qualcuno, quella settimana fu lunghissima e lenta da passare. – Casoletta, ma quand’è che arriva, Capobianco? – continuavano a chiedere gli spauracchietti Lampurio, Frulletto, Frigerio, Occhialetta e tutti gli altri. – Arriverà proprio fra una settimana esatta esatta, sette notti e sette giorni precisi precisi, oppure magari si farà vedere anche qualche ora prima? – E secondo te, Casoletta, quale sarà la sorpresa che aveva in mente il gabbiano? – Dopo quattro lame di pattini da ghiaccio, cos’altro potrà portarci, in regalo? Erano, quelle, domande alle quali né Casoletta, ma nemmeno gli altri spaventapasseri sapevano rispondere. – Sentite – disse Bellondina, prendendo finalmente in mano la situazione, – sapete che cosa facciamo, nell’attesa? Un bel torneo di velocità sul ghiaccio! – E che cosa si vince? – chiese tutta interessata Occhialetta. – Ehm, fatemi pensare… Ah, sì! Chi sarà più veloce a fare tre giri attorno al laghetto in piazza, riceverà in premio una cioccolata calda con la panna montata sopra: d’accordo? Il torneo si protrasse per tre giorni interi, tanto che gli spauracchietti si dimenticarono del Gabbiano Capobianco e della sorpresa in arrivo. Così, quando allo scadere del settimo giorno… – …Ehi, ragazzi! Iiiuu-ùuuu… Sono

quassù in cielo! …le urla di Capobianco distrassero gli spaventapulcini dall’ennesima volata per la vittoria finale, con un balzo al cuore i piccoli si ricordarono all’improvviso che qualcosa doveva arrivare, ma che nessuno ancora sapeva che cosa! E una gran festa di applausi e di strepiti scoppiò per tutto il Villaggio degli Spaventapasseri. Vuoi sapere anche tu che cosa contiene quel borsone azzurro che Capobianco regge a malapena col becco? – Ragazzi, arrivo – biascicò il povero gabbiano, stanco morto per un viaggio che doveva esser stato lungo e faticoso. – Adesso apro il becco e lascio andare la borsa: attenti che non cada in testa a qualc… Swiiimmmm… Stock! – AHIAAAA! – urlò Lampurio massaggiandosi la crapa bernoccoluta. Il poveretto s’era distratto un attimo e non aveva fatto in tempo a mettersi al riparo sotto qualche portico! Nel cadere addosso a Lampurio, il borsone si aprì e ne uscirono… pezzi di stoffa colorata, berretti di lana azzurra, caschi che parevano quelli da motociclista, guantoni che qualche orso doveva aver buttato nelle immondizie… e poi ancora: strani bastoni con la punta piegata, altre quattro lame di pattini da ghiaccio, cuscini di tutte le fogge e di tutte le forme, magliette colorate con grandi numeri sulle spalle… “3”, ”12”, “6”… – Capobianco, ma a cosa serve tutta


questa roba? – chiese alla fine Casoletta con la faccia sbalordita. – A far divertire i piccolini! – rispose il gabbiano, ammucchiando il contenuto del borsone accanto alla riva ghiacciata del laghetto in piazza. – E come? Possiamo saperlo anche noi? – fece Quantobasta. – Ah ecco: proprio tu, farmacista – esclamò per tutta risposta Gabbiano Capobianco. – Da te mi servono tanti rotoli di bende di tutte le misure, cerotti e magari anche dell’ago e del filo… – Capobiancoooo! – strillò alla fine spazientita Casoletta. – È tutta la settimana che stiamo sudando sette camicie per tener buoni gli spaventapulcini. Sono sette giorni che stiamo aspettando che tu arrivi con la sorpresa promessa e, quando finalmente ti vediamo, fai precipitare dal cielo sulla capocchia del povero Lampurio un borsone pieno di cianfrusaglie! Non è così, che si fa! – Avete ragione – ansimò il povero gabbiano prendendo fiato. – Il fatto è che non è stato facile raccogliere in discarica tutto quel che serviva per… – Serviva per che cosa? – esclamò Bellondina battendo nervosa il piede a terra. – Per metter su la squadra di hockey del Villaggio degli Spaventapasseri! – La squadra di che cosa? – esclamarono tutti in coro strabuzzando gli occhi. – Di hockey… – sussurrò Gabbiano Capobianco, che cominciava a dubitare della bontà del suo regalo. – Sapete che cos’è l’hockey, vero? Quello sport

che si gioca sul ghiaccio, tutti protetti da un’armatura di gommapiuma che ti fa sembrare un ciccione anche se sei magro come il manico di una scopa… Quello sport che si gioca con un disco che devi far entrare nella porta degli avversari usando un bastone piegato in cima per tirarlo… Non l’avete mai visto? – Ma certo che lo conosciamo! – urlò a quel punto Abbecedario battendo le mani e trascinando anche tutti gli altri in un applauso senza fine. – Hai avuto una gran bella idea, Capobianco: i nostri spauracchietti avranno di che divertirsi, in quest’inverno lungo, gelido e noioso! Li aiuteremo a fondare la loro prima squadra, l’”Hockey Spaurackio Club”! Vi piace come nome? Ed è proprio quel che avvenne! Chiomadoro, Tisana la Dolce, Casoletta, Bellondina e tutte le spaventapasseri del Villaggio s’impegnarono con forbici, aghi, filo e cucirono le divise per gli spaventapulcini: una maglietta era azzurra e l’altra rossa, è vero, un’altra ancora era verde e una quarta nera, ma tutte, proprio tutte avevano le strisce verticali bianche, fatte con le bende di Quantobasta! Lingualunga, Pagliafresca, Quantobasta, Palosghembo e tutti gli spaventapasseri maschi, invece, si occuparono di adattare i caschi, di preparare le protezioni in gommapiuma ritagliandole dai cuscini, di legare i parabraccia e i parastinchi con i cerotti e di ripulire il laghetto ghiacciato per la prima partita… Alla fine otto-giocatori-otto fecero il


loro ingresso sul campo da gioco, accolti dai fischi e dalle urla di un pubblico eccezionale. Attorno al laghetto della piazza, infatti, s’era radunato tutto il Villaggio – tra di loro c’era anche Gellindo Ghiandedoro, tirato giù dal letto del letargo da una Bellondina che non voleva fargli perdere quello spettacolo entusiasmante – pronti a fare il tifo per la prima partita di hockey della loro vita. Gli spaventapulcini giocarono quattro contro quattro, divertendosi come matti a rincorrersi sul ghiaccio, agitando i bastoni per rubarsi a vicenda il dischetto e cercando di centrare la porta avversaria con lanci sempre più forti e sempre più precisi. Erano così presi da quel gioco nuovo, che tutti si dimenticarono di Gabbiano Capobianco. Solo Casoletta, alzando per caso gli occhi al cielo, a un certo punto vide il loro amico volar via controsole, per far ritorno alla sua discarica prima di notte.

– Ehi, Capobiancoooo… dove vai? Aspettaaa! Il piccolo Lampurio capì che Capobianco era troppo lontano e non si sarebbe mai girato e allora non ebbe esitazioni: tolse il dischetto dalle mani di Frigerio, lo appoggiò sul ghiaccio al centro del laghetto, alzò il bastone dietro la schiena, prese accuratamente la mira e… Spatatooockkk! …il dischetto si alzò in volo, fece una lunghissima parabola in cielo, poi perse pian piano forza e, prima di cadere chissà dove, andò diritto diritto a colpire il sederino piumato di Capobianco, che… – Ehillallà! Cos’è stato? – esclamò il gabbiano girandosi a guardare verso il basso. – Siamo stati noi – urlarono in coro quelli del Villaggio, – per ringraziarti del tuo cuore grandissimo! Ciaoooo, Gabbiano Capobiancoooo…



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