La storia straordinaria di Re Mangione I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
La piccola Occhialetta entrò correndo, sbattendo la porta della casa di Mamma Pasticcia e urlando a più non posso: – Pasticcia, mi prepari quella buonissima torta alle fragole di bosco con panna montata di malga? Entrò poi di corsa Lampurio, che gettò la cartella per terra in un angolo, si sedette al tavolo di cucina e pestando il pugno sul piano strillò: – Voglio una porzione di macedonia di frutta orientale, con noci indiane e zucchero di canna brasiliano! Fu quindi la volta di Rattina Glassé, Liquirizio e Pancrazio. I tre panteganotti entrarono d’un salto dalla finestra gridando a voce piena: – Ne hai ancora di quegli ottimi biscottini al cocco con ciliegine candite? Ne vogliamo tre porzioni colme colme! Pasticcia storse le labbra, scosse il capo, si mise le mani sui fianchi ed esclamò: – Ma che gusti difficili avete, miei cari piccoli! E poi... “mi prepari”, “voglio”, “ne hai ancora”... Se ancora non ve l’ha detto nessuno, dovete sapere che al mondo esistono la buona educazione e, soprattutto, i piatti semplici, che poi sono anche i più buoni da mangiare. La conoscete la storia di re Mangione? No? allora ve la racconto... State a sentire! Nel regno di Mangiolandia viveva un re grande e grosso come una botte, che continuava a mangiare dalla mattina alla sera senza mai fermarsi! E tutti lo chiamavano, naturalmente, re Mangione.
Le grandi cucine del palazzo reale erano sempre in funzione, i fornelli sbuffavano a cento fin dall’alba e i ventidue cuochi sbuffavano a destra e a sinistra per soddisfare tutti i desideri del loro sovrano. – Sua Maestà vuole, subito, tre bistecche di manzo magre… Il re ordina ventisette pasticcini alla crema e marmellata… Immediatamente un cosciotto di agnello e patatine al forno… Preparate al volo tre fagiani alla crema, peperoni ripieni e crostini al formaggio… Un giorno tutto questo finì! Proprio così, cari miei: re Mangione si sedette
sul trono e, guardando il vuoto con occhi tristi, rimase muto. Non aveva più fame! Grande sconcerto si diffuse nelle cucine e tra i ventidue cuochi. Ma come!? Sua Maestà non voleva più deliziarsi con i manicaretti più squisiti che si potessero gustare sulla terra? Era forse colpa loro? Il capo dei cuochi si armò di tutto il coraggio che si sentiva in cuore e chiese udienza al re. – Maestà grass… ehm… Maestà dolcissima, come mai non volete più mangiare? Siete forse scontento dei cuochi al vostro servizio? Ditemelo, per favore, e vedrò di… – No, grande cuoco – rispose pensieroso re Mangione, – non è colpa vostra. Il fatto è che tutti mi considerano il sovrano più buongustaio del mondo, mentre in realtà mangio cose normalissime, che tutti possono permettersi… Ecco, grande cuoco – esclamò il re illuminandosi all’improvviso, – voglio sfidare tutti i cuochi delle mie cucine! Darò
in premio tre sacchi di monete d’oro al cuoco che mi presenterà il maggior numero di piatti realizzati con lo stesso ingrediente! Va’ subito e spero proprio che qualcuno di voi riesca a farmi tornare l’appetito! I ventidue cuochi si misero subito d’impegno e lavorarono per due giorni e due notti. Poi, tutti in fila, ognuno seguìto dai propri aiutanti, si diressero alla sala del trono dove re Mangione stava aspettandoli impaziente. Uno presentò una serie di piatti fumanti tutti con carne di maiale cucinata in molti modi; un altro aveva inventato una serie interminabile di ricette tutte a base di cavolfiori; un altro ancora aveva scelto i pomodori come ingrediente; un cuoco s’era intestardito sulla panna montata, un suo collega allineò davanti al re piatti e piatti tutti colmi di carciofi cucinati nelle maniere più diverse… Ma re Mangione era sempre scuro in volto: l’appetito proprio non gli voleva tornare! Per ultimo si presentò al sovrano
il cuoco più giovane, l’unico che non avesse al sèguito nemmeno un aiutante. Stringeva in mano solo un piccolo vassoio d’argento, sul quale c’era un coperchio panciuto. – E dove sono le tue ricette? – borbottò re Mangione squadrandolo severo. – Sire, con l’ingrediente che ho scelto si sarebbe potuto cucinare un tal numero di piatti, che avrei dovuto lavorare per dieci giorni e dieci notti. Ecco – e tolse il coperchio dal vassoio, – questo è ciò che ti propongo… Il re strabuzzò gli occhi e rimase per alcuni istanti senza fiato. Lì, davanti a lui, sul piatto d’argento, c’era solamente una grossa mela gialla. – E… e tu… vorresti farmi credere che… – balbettò il sovrano quando recuperò la parola. – Certo, mio Sire – lo interruppe sicuro il giovane cuoco, – con la mela io posso cucinarvi tutti i piatti che volete. Mele cotte e mele al forno, mele ripiene e mele zuccherate, risotto alle mele e arrosto alle mele, gelato di mele, mele candìte, succo di mela, grappa di mela, insalata con le mele, mele secche
e gelatina di mele, crostata di mele e biscotti alla mela, budino di mele, macedonia di mele e sciroppo di mela, torta di mele e strudel alla mela, pan di mele e mele alla crema, frittelle di mele e mele impanate… – Basta! Basta così! – intervenne re Mangione, che aveva già l’acquolina in bocca. – Bravo: se riuscirai, con l’aiuto di tutti gli altri cuochi, a prepararmi tutti questi piatti, i tre sacchi d’oro saranno tuoi… ma… e se alla fine del tuo pranzo mi sento lo stomaco un po’ pesante, che cosa mi consiglieresti? – Mio dolce Sovrano – rispose il cuoco, – basterà che voi sbucciate una bella mela fresca, la mangiate fetta dopo fetta e… starete subito d’incanto!
Lampurio, Occhialetta e le tre giovani pantegane erano ancora lì, a bocca aperta e persi nella fantasia di quella bella storia, quando Pasticcia aprì la credenza, prese un vassoio e mise in tavola cinque belle
mele rosse, cotte e caramellate. – Per voi ho preparato la leccornia più prelibata che ci sia: mela in camicia di zucchero e... BUON APPETITO!