La vendemmia di Sangiovese e Marzemino I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
I due fratelli spauracchi di questa storia erano arrivati al Villaggio esattamente da un anno, ma nessuno ci aveva fatto caso, anche perché i due erano andati subito a vivere in aperta campagna, e precisamente nel vecchio vigneto lasciato incolto per anni in località “Sotto-il-Sole”, e nessuno li aveva più visti in giro. Per capire chi fossero veramente i nuovi venuti, basta che ve li descriva. Sangiovese era uno spaventapasseri vispo e grassottello, con un sorriso stampato sul volto rubizzo e tondo. Vestiva coloratissimi abiti da contadino puliti e stirati di fresco e stringeva sempre in mano una zappa. Marzemino, invece, magro magro come il bastone di una scopa, aveva due occhi tristi, un malinconico nasone a vela e una bocca sempre piegata all’ingiù, come se stesse per scoppiare a piangere da un momento all’altro. Anche lui vestiva da contadino, ma il cappello di paglia era tutto sformato e sporco, la camicia grigia e unta andava d’accordo con i pantaloni neri e corti, mentre sulla schiena aveva appiccicata una piccola gerla da cui spuntavano i più disparati attrezzi da lavoro. – Ah, che bella giornata! – sospirava Sangiovese tutte le mattine all’alba, stiracchiandosi davanti alla finestra della sua camera da letto. – Uh, che giornata triste e senza sugo... – gli faceva invece eco Marzemino dalla stanza accanto, asciugandosi gli occhi lacrimosi per il sonno interrotto da poco.
– Ottima, questa colazione... – Puàh, sempre la solita sbobba riscaldata... – Io oggi mi metto al collo questo fazzolettone rosso a quadri bianchi fresco di bucato! – E io, invece, mi metto quello di sempre, grigio a righine marron scuro... – Che ne dici, Marzemino, di andare nel campo a potare le vigne? – Dico che hai avuto proprio una bella idea, Sangiovese! L’avete capito, vero? Anche se al mondo non esistevano due fratelli così diversi di carattere, c’era una sola cosa che li metteva d’accordo e questa cosa era il loro campo di viti. Il fatto è che, da quando la coppia di contadini era arrivata a “Sotto-il-Sole”, il vigneto aveva ripreso come per magia a crescere sano e rigoglioso, tanto che una mattina di fine settembre... – MARZEMINO, CORRI... CORRI A VEDERE! – urlò Sangiovese, che era arrivato al vigneto prima del fratello. – Si può sapere che c’è da urlare a quel modo? – Guarda, guarda anche tu con i tuoi occhi! – esclamò Sangiovese tirando il fratello per la manica. Quel che Marzemino finalmente vide aveva dell’incredibile, dello straordinario, del miracoloso... e un colpo al cuore gli tolse quasi il respiro! Gellindo, quello stesso mattino di fine settembre, se ne stava tutto solo nella Latteria di Casoletta a bersi un bicchiere di latte tiepido e a leggere la
“GAZZETTA DEL VILLAGGIO”, quando... – È permesso? – disse una vocina triste triste. – Posso entrare? – Buongiorno! – esclamò Casoletta uscendo dal retrobottega asciugandosi le mani nel grembiule. – In che cosa posso esserti utile? – Volevo... ecco, io... io intanto mi presento: sono Marzemino e... – Ehi, ma io lo so chi sei – lo interruppe Casoletta con un sorriso, – Marzemino e Sangiovese sono i due fratelli che sono andati a vivere al vigneto ”Sotto-il-Sole”. E Sangiovese come sta? Come mai non vi siete mai fatti vedere da queste parti? Marzemino non seppe che cosa rispondere e mugolò qualcosa come «Mi dispiace, ma non ne abbiamo mai avuto occasione»... – Adesso, però, sto cercando lo scoiattolo Bellindo, Bellindo Bande d’oro – trovò alla fine la forza di dire lo spauracchio magro magro. – Forse volevi dire Gellindo, Gellindo Ghiandedoro... – Se è lo scoiattolo che vive al Bosco delle Venti Querce, sì, sto cercando proprio lui... Fu sufficiente che Casoletta girasse appena lo sguardo per posarlo sull’unico cliente che a quell’ora c’era in Latteria, che... – È lui? – sussurrò Marzemino. – È proprio lui il Bellindo... ehm, il Gellindo che sto cercando? – Sì, sono io – rispose lo scoiattolo riponendo il giornale. – Si può sapere
che c’è di così urgente? – C’è che devi venire con me subito, immediatamente, seduta stante... – Calma calma e ancora calma: dov’è che dovrei venire? – Al vigneto mio e di mio fratello Sangiovese. È successa una cosa incredibile, che devi vedere con i tuoi occhi... Gellindo, allora, si alzò, lentamente si avvicinò al bancone, osservò Casoletta con uno sguardo d’intesa e... – Fammi capire una cosa, Marzemino. Tu e tuo fratello siete arrivati al Villaggio un anno fa, vero? Siete andati a vivere in campagna al vecchio vigneto “Sotto-il-Sole” e non vi siete più fatti vedere da queste parti. Siete stati dodici mesi isolati, senza parlare con nessuno, senza mai venire qui da Casoletta a mangiare un pasticcino, oppure alla farmacia di Quantobasta o alla Famiglia cooperativa di Caramella a fare la spesa. Poi di punto in bianco un giorno arrivi di corsa, tutto serio in volto e sul punto di scoppiare in lacrime e pretendi che io ti segua per venire a vedere una cosa incredibile? – Allora, l’hai trovato questo benedetto Bellindo? – esclamò Sangiovese, entrando proprio in quell’istante nella Latteria di Casoletta. – Si chiama Gellindo, sciocco! – sibilò Marzemino con due occhi feroci all’indirizzo del fratello. – Gellindo o Bellindo è lo stesso – intervenne a quel punto lo scoiattolo. – Siccome quel che conta è che adesso voi avete bisogno di noi, sappiate allora che al Villaggio non si rifiuta mai l’aiuto
a chi ne ha bisogno. Venite, andiamo al vostro vigneto a vedere che c’è di così straordinario... Effettivamente Gellindo non aveva mai visto una cosa del genere! – E com’è potuto accadere? – balbettò senza fiato in gola. Fu Sangiovese che cercò di dare una prima spiegazione: – Il fatto è che noi due, come contadini, ci sappiamo fare, abbiamo molta esperienza e anche un po’ di fortuna... – D’accordo – ribatté lo scoiattolo sedendosi sul muricciolo che delimitava il campo di vigne, – ma tanta uva come quella che c’è nel vostro vigneto io non l’ho mai vista! In effetti lo spettacolo era veramente sorprendente. Nel giro di una notte sola le viti coltivate con tanto amore da Sangiovese e Marzemino s’erano riempite di grappoli scuri talmente grossi e sugosi, che i tralci s’erano piegati fino a terra. Quintali e quintali di uva, che attendevano solo d’essere vendemmiati... – E qui cominciano i problemi – sussurrò Marzemino, sedendosi accanto a Gellindo. – Problemi? E che problemi ci sono? Sempre meglio averne troppa, di uva sulle vigne, che restarne del tutto senza... – È vero – disse Sangiovese con un grappolino in mano, – ma se non la raccogliamo entro stasera, marcirà la prossima notte e tutto il nostro lavoro sarà stato inutile...
A quel punto fu Marzemino a spiegarsi. – Un giorno passarono di qui due spaventapasseri del Villaggio e sentimmo che stavano parlando di un simpatico scoiattolino... mi ricordo benissimo quel che dissero: «Se qualcuno ha un problema, basta interpellare Gellindo e lui trova subito la soluzione giusta per risolverlo»... – Magari fosse così facile – si schermì lo scoiattolo risparmioso, – comunque in questo caso i due spauracchi avevano ragione. Ho la soluzione che fa per voi... La voce corse veloce per tutto il Villaggio: raggiunse Tisana la Dolce e Chiomadoro, Pagliafresca e Candeloro, Pistacchio, Pasticcia e Robaccio, ma anche GialloRossoVerde, Pistacchio e Abbecedario... «Gellindo ha bisogno di voi... Prendetevi una giornata di vacanza e correte tutti al vigneto “Sotto-il-Sole”». A metà mattina tutti gli spaventapasseri, gli spaventapulcini, ma anche la civetta Brigida, l’oca Bernardina e la talpa Melesenda erano nel vigneto, pronti a cominciare la vendemmia. Sangiovese e Marzemino non si aspettavano tanta generosità e con le lacrime agli occhi per l’emozione e la gioia consegnarono a ciascuno un secchio per raccogliere i grappoli. Lavorarono fin quasi al tramonto senza mai fermarsi e quando le prime luci della sera cominciarono a dipingere di grigio i pampini delle viti, in mezzo
al vigneto venne portato un gigantesco tino. Lo riempirono d’uva e gli spaventapulcini si divertirono come impazziti a schiacciarla saltellandovi all’interno con i loro bastoni. A mezzanotte venticinque botti di mosto vennero stipate in cantina e tutti poterono andare a dormire, stanchi ma veramente felici. – UUUOOAAUUUHHH! – sbadigliò Marzemino la mattina dopo all’alba. – Chissà perché oggi mi sento così... così felice! – Forse è perché questa notte hai sognato tutto il buon vinello fresco che fra quattro mesi potremo portare a vendere in città... – buttò lì il fratello. – Sì, è vero, hai ragione, ma sento il cuore leggero anche perché so come
ringraziare gli abitanti del Villaggio per il favore che ci hanno fatto ieri. Vieni con me Sangiovese, abbiamo un’ultima cosa da fare! Ci volle un’ora di lavoro intenso, ma quando verso le sette uno dopo l’altro si svegliarono Abbecedario e Quantobasta, Caramella e Cóntolo, Gellindo e Brigida... ogni abitante del Villaggio e del Bosco delle Venti Querce trovò davanti alla porta di casa un cesto colmo fino all’orlo di ottima uva dolce da mangiare. E su ogni cesto c’era un bigliettino: «La vera amicizia la si regala anche quando non è meritata. Adesso l’abbiamo capito anche noi. Grazie a tutti da Sangiovese e da Marzemino».