Gellindo Ghiandedoro e il sogno nel cassetto I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Cosa volete che vi dica: ognuno di noi ha un sogno nel cassetto, un desiderio, un’ambizione che vorrebbe veder realizzata. Bene, anche Gellindo Ghiandedoro aveva un sogno nel cassetto: diventare giocatore della locale squadra di calcio! Ma sì, del famoso squadrone del Villaggio, la “Spaventapasseri Football Club” che contava già sugli stinchi e sulle pedate di Candeloro e Lingualunga difensori, Rosso-Verde-Giallo e Dindondolo centrocampisti, Fra’ Vesuvio centravanti e Quantobasta portierone di prima scelta. Allenava tutti questi baldi spaventapasseri l’esperto Empedocle, che di partite nella sua vita ne aveva viste a migliaia! Pensate un po’ che Gellindo s’addormentava tutte le sere sognando di indossare la favolosa maglia bianca a strisce rosse orizzontali e di entrare finalmente in campo chiamato dall’allenatore Empedocle a sistemare il risultato… “Ed ecco che Gellindo prende la palla, si gira su sé stesso e dribbla uno, due… tre avversari! Fantastico, questo è un vero fenomeno… Ma ecco che corre diritto verso l’area avversaria, converge al centro, scarta un difensore, ne scarta un altro, finta a destra ma si butta a sinistra… Incredibile!… fa cadere a terra il portiere e finalmente tira nella porta vuota… Goooolll! Ha segnato, ha segnato Gellindo Ghiandedoro... Gigìgno per gli amici…” Il fatto è che Gigìgno, tutte le volte che ci ha provato, s’è sempre visto chiudere la porta in faccia. – Ma insomma, Empedocle, quand’è
che mi convochi per una partita? – Quando ti sarai un po’ irrobustito, caro il mio Gellindo. – Ma io mangio carote e ghiande mattina e sera, più di così non riesco a crescere! – E allora cosa vuoi che ti dica… Se il saltatore in alto dev’essere alto e sottile come una gazzella, se il pugile dev’essere piccolo e robusto come un torello, se il corridore di maratona dev’essere magro e leggero come un fuscello, un giocatore di calcio deve avere due cosce grosse così, due piedi grandi così, due spalle larghe così… – Con questo vuoi dire che non posso giocare al pallone solo perché sono piccolo? – esclamò Gellindo. – Ecco, no… in realtà potresti, però… sarebbe meglio se… sì insomma, se tu fossi alto come Candeloro, veloce come Lingualunga e forte come Fra’ Vesuvio, allora saresti immediatamente convocato! – Finalmente hai un traguardo da raggiungere! – gli disse quella sera Bellondina. – Ad esser sinceri i traguardi da raggiungere sono tre: dovrei essere alto come Candeloro… e già su questo la vedo un po’ dura; veloce come Lingualunga, e sulla corsa potrei anche dire la mia; e forte come Fra’ Vesuvio, be’, se per “forza” intendiamo anche l’agilità, qualche speranza potrei averla… – E allora lascia perdere l’altezza – lo incitò Bellondina, – che su quella nessuno potrà regalarti qualcosa, e impegnati sulla velocità e sull’agilità!
E fu così che Gigìgno-Gellindo cominciò ad allenarsi seriamente. La mattina all’alba del giorno dopo, indossato un paio di scarpette da ginnastica superlux ed extra-molleggiate, lo scoiattolo partì da casa sua e raggiunse di corsa il Villaggio degli Spaventapasseri; poi ritornò al Bosco sempre correndo e da lì proseguì fino alla Palude dei Vampiri Striscianti, corse tutt’attorno al laghetto e quindi tornò senza più fiato alla sua tana. Recuperate le energie, continuò ad allenarsi con una serie di scatti veloci e prima di mezzogiorno inanellò un’ora e mezzo di ginnastica da fermo: piegamenti, flessioni, torsioni, addominali e ancora piegamenti… Dopo quattro settimane intere di quell’allenamento intenso, Gellindo era diventato un piccolo fulmine di velocità e un asso in agilità. La resistenza alla fatica, poi, gli consentiva di correre senza fiatone per tre ore di seguito, alternando la corsa sciolta con scatti veloci lunghi cento, centocinquanta e addirittura duecento metri! Alla fine del mese si presentò ad Empedocle, che… – Ciao, Gigìgno – gli disse il vecchio allenatore mangiucchiando la pipa finta di legno, – hai fatto quel che ti ho detto? – Quasi tutto, Empedocle. Mi sono allenato nella corsa, nella ginnastica e nell’agilità… chiama pure Lingualunga e Fra’ Vesuvio e vediamo se riescono a battermi… – E per l’altezza?
– Be’, per quella non potevo mica attaccarmi dei piombi ai piedi e starmene appeso tutto il mese al ramo di una quercia! Piccolo sono e piccolo rimango… quindi, se mi volete, mi dovete prendere come mi ha fatto la mia mamma! Nella corsa Gellindo lasciò Lingualunga a più di dieci metri sui cento veloci! Nell’agilità Gellindo batté alla grande Fra’ Vesuvio nella corsa a zig-zag tra i paletti… Nelle flessioni l’intera squadra di calcio abbandonò la sfida quando Gellindo aveva la forza di continuare ancora per altri venti minuti di fila! Nelle torsioni, Candeloro e RossoVerde-Giallo si fecero venire il mal di schiena, per restar dietro a Gellindo! – Va bene, va bene Gigìgno – disse alla fine Empedocle pensieroso. – Certo, però, che se devi prendere un pallone di testa, ti spiaccichi come una mosca sotto la paletta! Se devi metterti in “barriera”, da te i palloni passano tutti come se ci fosse un buco… però sei veloce, mamma mia se sei veloce! E sei anche agile e potente… Un vero campione di ginnastica, ecco quel che sei… Sai cosa facciamo, Gellindo? – Mi fai giocare con la squadra? – chiese lo scoiattolino gongolante. – Di più, molto di più! – Mi metti al centro dell’attacco perché faccia più gol possibile? – Di più, molto, molto di più!! – Ma cosa c’è di più che essere il centravanti della “Spaventapasseri
Football Club”? – Essere l’allenatore di questa squadra! – esclamò Empedocle con un sorriso largo trentadue denti di legno! La proposta del vecchio spaventapasseri fu come un pugno nello stomaco al quale Gellindo non si era preparato, per cui si sentì la testa girare vorticosa, il cuoricino battere all’impazzata e le forze venirgli meno. Allenatore! Allenatore di tutti quei campioni?! Allenare significa dare ordini, consigliare i giocatori, farsi rispettare, seguire gli allenamenti, urlare in partita, arrabbiarsi anche, quando le cose non vanno bene… – Ma non sei tu, l’allenatore della squadra? – domandò lo scoiattolo con la voce rotta per l’emozione. – Sì, ma sono ormai molti gli anni che mi porto dietro e ho bisogno di far riposare questo vecchio cuore di spaventapasseri. E poi ho anch’io un sogno nel cassetto, sai? Tutte le sere, prima di addormentarmi, mi immagino di avere il microfono in mano e di strillare nell’altoparlante dello stadio chiamando per nome uno a uno i giocatori della squadra ospite, poi quelli della mia squadra, di gridare “Gooooooooooool” ogni volta che il pallone entra in rete, di strepitare arrabbiato quando la palla incoccia contro la traversa… Per realizzare questo sogno, però, è necessario che qualcuno sia capace di sostituirmi come allenatore e oggi penso proprio di averlo trovato. Gigìgno-Gellindo, tu sei l’allenatore perfetto per la “Spaven-
tapasseri Football Club”! Accetti? Quella domenica gli spaventapasseri giocavano in casa. Alle dieci in punto scesero in campo correndo in fila indiana e mostrando con orgoglio le loro magliette bianche a strisce rosse orizzontali. – …e salutiamo il nuovo allenatore degli spaventapasseri del Villaggio – urlò felice Empedocle all’altoparlante. – Facciamo un applauso a Gellindo Ghiandedoro “Gigìgno ”, l’allenatore più veloce e più agile che si sia mai visto in un campionato di calcio! Un uragano di battimani scosse la tribuna sulla quale erano assiepati gli spaventapasseri del Villaggio e gli abitanti del Bosco. C’erano proprio tutti, anche la civetta Brigida, l’oca Bernardina e la talpa Melesenda, che di calcio non ne sapevano nulla. Ma vedere il minuscolo Gigìgno impegnato a dirigere dalla panchina quegli energumeni di spauracchi-calciatori, era un spettacolo da non perdere! La “Spaventapasseri Football Club” vinse due a zero, ma per quel giorno il risultato era la cosa meno importante. Quel che conta è che alla fine della partita Gigìgno venne portato in trionfo dai suoi giocatori come un grande campione di calcio… Fu così che Gellindo Ghiandedoro e il vecchio Empedocle poterono tirar fuori dai rispettivi cassetti i sogni a cui tenevano moltissimo!