La vera storia di Gellindo Ghiandendoro

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La vera storia di Gellindo Ghiandedoro I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Se c’era una cosa per la quale gli spaventapulcini del Villaggio andavano matti – assieme alla ricreazione a scuola, alle torte di Casoletta e agli scherzetti allegri di Lingualunga – erano le serate a casa di Passion di Fiaba, lo spaventapasseri che amava inventare e raccontar le fiabe. Le sere di tutto l’anno gli spaventapulcini grandi e piccoli si davano appuntamento nell’orticello di Passion di Fiaba, oppure nella sua cucina quando faceva troppo freddo per stare all’aperto, si sedevano in circolo e… – Ci racconti altre avventure della civetta Brigida? – No, dai: vai avanti con la storia del lungo viaggio di Oca Bernardina nei Paesi caldi del Sud! – Conosci altre storielle allegre di Fra’ Vesuvio? Fu un piccolissimo spaventapulcini di sei anni appena, una sera, a far sentire la sua vocina sottile e… – Passion di Fiaba, perché non ci racconti com’è nato Gellindo Ghiandedoro? Ci dici come ha fatto ad arrivare al Bosco delle Venti Querce? Un silenzio di attesa calò nella cucina di Passion di Fiaba, segno che la richiesta del piccolo spaventapulcini aveva colpito l’attenzione anche di tutti gli altri. – Volete sapere com’è arrivato tra di noi lo scoiattolo risparmioso? Il nostro buon Gellindo? Non è che, poi, vi mettere a piangere per la paura? – Paura?! – esclamò Lauretta, la spaventapulcini figlia della maestra

Pasticcia. – Paura di che cosa? – Va bene – esclamò allora Passion di Fiaba con un sorriso rassicurante. – State ad ascoltare come fu che Gellindo Ghiandedoro capitò nel Bosco delle Venti Querce… “La tempesta scoppiò nel tardo pomeriggio… Uuuuuhhhhh!… con un improvviso colpo di vento che… Sckriiiick!!… piegò gli alberi del Bosco e… Swimmmmm!… sollevò tutta la polvere del Villaggio degli Spaventapasseri, facendola turbinare in mulinelli veloci e terribili! – Chiudetevi tutti in casa! – strillò il maestro Abbecedario. – Raccogliete i panni stesi ad asciugare e serrate ben bene porte e finestre – gli fece eco Casoletta… Poi, alle prime ombre della sera, cominciò a piovere, ma non un’acquerugiola leggera sotto la quale è bello star lì a bagnarsi dalla testa ai piedi: pareva che le nubi si fossero messe a sparacchiare dal cielo pallottole d’acqua grosse così, che però non facevano in tempo a toccar terra perché il vento le raccoglieva in ondate pazzesche d’acqua gelida con cui… Sciafffffff!… frustava le povere case del villaggio. E, dopo la pioggia, cadde anche la grandine: chicchi ghiacciati pesanti come limoni crepitavano sui tetti delle casupole e sfogliavano le chiome degli alberi su, al Bosco delle Venti Querce! Non s’era mai vista dalle nostre parti una tempesta così violenta! Gli spaventapasseri, nascosti die-


tro alle finestre sbarrate, scrutavano dagli spioncini quella furia senza fine, mentre gli spaventapulcini piangevano sotto le coperte e cercavano di farsi coraggio a vicenda. – Mamma, ma dove sarà la povera talpa Melesenda? – Non preoccuparti, piccola mia, ché Melesenda è al sicuro nel cunicolo più profondo della sua tana, assieme a tutte le sue sorelle… – E la civetta Brigida? – Oh, non devi preoccuparti per lei! Brigida ne sa senz’altro una più della tempesta e si sarà messa al sicuro nel buio di qualche tana vuota… E invece no! Invece Brigida la civetta era stata sorpresa dalla tempesta mentre era addormentata sul ramo più alto della quercia più grossa del Bosco, e adesso se ne stava lì, aggrappata ai ramoscelli più sottili e sbattuta da quelle ondate di vento impazzito! E fu allora… sarà stata la mezzanotte di quella notte tempestosa e folle… che… Sbadabammmm!… un fagottino portato in giro dal vento andò a sbattere proprio contro la civetta Brigida, che afferrò quel pacchetto morbido e misterioso, perse la presa e… Swimmmmm!… venne strappata dalla quercia e fatta sparire nel buio. La povera civetta, pensate un po’ voi, volò, volò e ancora volò finché andò a finire sulla punta del campanile della chiesa di Dindondolo: si afferrò con un’aletta alla campana più grande, mentre con l’altra teneva ben stretto quel fagotto

urlante. Urlante?! A fatica Brigida riuscì a portarsi nella cella campanaria, al riparo dal ventaccio che ululava all’esterno. Scostò i lembi della coperta che avvolgeva il pacchetto giunto dal cielo e… – Ma questo è uno scoiattolino! – strillò la civetta. – Uno scoiattolo piovuto di notte tra le mie braccia! Un regalo del cielo per una povera civetta sola soletta… Uno scoiattolino tutto e solo per me! Grazie, tempesta! In realtà lo scoiattolo venne sì adottato da Brigida, ma diventò ben presto il coccolo di tutti gli spaventapasseri del Villaggio e degli abitanti del Bosco delle Venti Querce. Pensate un po’ che bello svegliarsi la mattina e poter scegliere con chi trascorrere la giornata! Una volta con Casoletta a far man bassa di cioccolatini e di paste alla crema! Il giorno dopo con Quantobasta, a giocare in farmacia con le bilance e a mangiar le caramelle contro il mal di gola; il giorno dopo ancora a suonar le campane assieme a Dindondolo, oppure a giocare a palla con Candeloro e Pagliafresca… Lo scoiattolo, però, correva il rischio di diventare grande portandosi appiccicato addosso il nome sbagliato. Tutti infatti lo chiamavano “Ehi tu!”, oppure “Ehi piccolo!”… ed “Ehi-tu” oppure “Ehi-piccolo” erano nomi un po’ buffi da portarsi in giro per tutta la vita, vero? Allora Brigida si mise d’impegno: per prima cosa gli preparò una bella tana su quattro piani, scavata da Picchione-


ro nel tronco della quercia più grossa del Bosco… e “Ghiandedoro” fu il cognome per il piccolo scoiattolo. Poi, siccome ogni mattina Ghiandedoro si svegliava con la coda tutta arruffata e in disordine e ci voleva mezzo tubetto di “gel” ogni volta per darle una forma passabile, “Gellindo” fu il nome che lo scoiattolo si ritrovò. – Gellindo Ghiandedoro? – esclamò Brigida. – Oppure Ghiandedoro Gellindo? Suona bene in entrambi i modi, e quindi è il nome perfetto! Ecco come arrivò da noi quel simpatico scoiattolo tutto coda e grande cuore. Figlio di una tempesta di grandine, fu affidato alla civetta più saggia della Valle di Risparmiolandia, divenne amico di noi tutti e da allora non ci ha più lasciati soli!”

Passion di Fiaba terminò il racconto e si guardò in giro. Gli spaventapulcini, grandi e piccoli, erano tutti lì con la bocca spalancata e gli occhi persi nel vuoto, ancora stretti l’uno all’altro per difendersi contro quella terribile tempesta grandinosa. Poi, quando si accorsero che la storia era terminata, un lungo sospiro percorse la cucina e… – Che bella storia, Passion di fiaba – sussurrarono in coro gli spaventapulcini. – Ce la racconti anche domani sera e la sera dopo ancora? – Certo – rispose lo spaventapasseri amante delle fiabe, – ma domani chiamiamo anche Gellindo, vero? Voglio vedere se si ricorda ancora com’è arrivato nel nostro Villaggio! Ma adesso tutti a casa e… buonanotte!



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