Franco Bollo e Mago Vesuvio

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Le avventure di Franco Bollo

2. Franco Bollo e Mago Vesuvio I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Dopo il brutto scherzo giocatogli dalla sua “cattiva coscienza”1), Franco Bollo, il giovane portalettere del Villaggio degli Spaventapasseri, prese il pacco con il costume e l’occorrente da mago e lo portò di filato al suo legittimo proprietario. – Mi vuoi dire, Fra’ Vesuvio, che te ne fai, di un costume da mago? – chiese Franco consegnando il pacco allo spauracchio napoletano. – E tu come fai a sapere cosa c’è dentro? – chiese Fra’ Vesuvio cominciando a scartare la confezione. – Ecco, sì…a dire il vero io non dovrei saperlo, ma… ma sarebbe troppo lungo da spiegare… – D’accordo, va bene: allora facciamo come se io non avessi sentito nulla, va bene? Ed ecco finalmente quel che attendevo da più di un mese! – esclamò il simpatico spaventapasseri, infilandosi il mantello che era nero da una parte e rosso dall’altra. – Come mi sta? – Benissimo, ma se metti il cilindro in testa stai ancora meglio! – Vedi, Franco Bollo – disse a quel punto Fra’ Vesuvio afferrando la bacchetta e aprendo il sacchetto con la polverina magica color dell’argento, – dalle mie parti siamo tutti curiosi di cose magiche e di cose misteriose… A Napoli, dove io sono nato, siamo tutti superstiziosi, giriamo con i cornetti in tasca e non ci lasciamo scappare nessuna occasione per meravigliare gli amici con qualche trucco, con qualche magia… È una cosa che abbiamo nel sangue e allora ho deciso di darmi al teatro, caro mio!

– Al teatro? – esclamò Franco Bollo spalancando gli occhi. – Quale teatro? – Il teatro di magia, no? Il teatro delle meraviglie! Il teatro dello stupore… Un mantello e un cilindro, una bacchetta magica e un po’ di polverina e voilà! Lo spettacolo può cominciare… Tutto ebbe inizio quella sera stessa. Nel pomeriggio Franco Bollo, su incarico di Fra’ Vesuvio, tappezzò l’intero villaggio con grandi manifesti coloratissimi… Questa sera dopo cena presso la Cioccolateria di Casoletta vi aspettiamo numerosissimi per assistere allo spettacolo straordinario stupefacente incredibile inimmaginabile del grande Mago Vesuvio Ingresso (per questa volta) gratuito! Poi, subito dopo cena, cominciarono a farsi vedere i primi spettatori: dalla fessura della porta socchiusa che dava sulla cucina, Fra’ Vesuvio controllò ansioso l’arrivo dei suoi amici e quando alle nove in punto tutti furono comodi sulle seggiole e il silenzio calò nella sala… – Spauracchie e spauracchi della Valle di Risparmiolandia – esclamò Franco Bollo richiamando l’attenzione del folto pubblico, – è con immenso piacere che Casoletta ed io questa sera vi presentiamo il grande, lo straordinario, l’unico… Magooooo Vesuvioooooo! Un applausooooo! La Cioccolateria tremò dal tetto alle


fondamenta, quando dalla porta della cucina uscì Fra’ Vesuvio vestito da mago! – Ehi, ma quello è… – Lo riconoscete? – Com’elegante! – Quel cilindro in testa gli sta d’incanto! – Forza, Fra’ Vesuvio – strillò Bellondina più forte degli altri, – sei grande, sei tutti noiiii! Fra’ Vesuvio venne avanti e giunto al centro della scena tossicchiò, si tolse il cilindro che appoggiò sul piano del tavolo più vicino, infilò una mano in tasca e… Dling… Dling… Dling… Dling… Dling… Dling… Mille e mille minuscole stelline d’argento scintillarono all’improvviso nella penombra della sala. – Ooooohhhh! – Guardate che belloooooo! – Pare il cielo sereno di una notte d’estate! – Sembra un fuoco d’artificio come quelli che si vedono al mare… – Ma non sono le scintille di un bel falò acceso sulla spiaggia? La polverina d’argento di Fra’ Vesuvio, guidata dalla bacchetta magica che il mago brandiva in aria, disegnò nell’aria uno stupendo scoiattolino dalla coda lunga e gonfia. – Ehi, ma quello sono io! – esclamò Gellindo Ghiandedoro balzando in piedi sulla sedia. Mago Vesuvio sorrise e sempre con la bacchetta in mano diede vita a quella figura, la fece camminare, e poi saltare e infine danzare sopra le teste degli

spauracchi affascinati. Poi… Pluffff!... Gellindo scomparve e al suo posto una bella civetta cominciò a volare per la sala sfiorando ora Tisana la Dolce e ora Chiomadoro, poi Pasticcia e infine la stessa Casoletta! Lo spettacolo di Mago Vesuvio andò avanti per quasi un’ora senza interruzione. Che dire di quando Bellondina venne fatta sparire dentro un armadio di specchi, per riapparire allegra e sorridente appesa al lampadario della Cioccolateria? E quando Candeloro venne invitato a scegliere una carta da un mazzo? La fece vedere soltanto ai suoi amici più vicini (era la carta del Tre di Cuori!), poi la rimise assieme alle altre e… Vesuvio chiuse gli occhi, si concentrò a lungo aggrottando la fronte, spruzzò un pizzico di polverina sulle carte, mormorò alcune parole misteriose e… la carta del Tre di Cuori piano piano uscì da sola dal mazzo per cadere a terra ai piedi di un incredulo Candeloro… Un applauso fragoroso accolse la magia di un mazzo di fiori che, lanciato in aria dal vecchio Empedocle, ricadde sotto forma di due colombe bianche che atterrarono quasi subito sul grande lampadario appeso al centro del soffitto! Strepiti e battimani accompagnarono la danza in aria di un fazzoletto di seta rossa, che s’annodò con un fazzoletto di seta gialla e poi con un fazzoletto di seta azzurra… Ballarono per qualche minuto, i tre pezzi di stoffa sottile e leggera, poi presero a girare vorticosi e sempre più


veloci, per tramutarsi infine in una cascata di grossi coriandoli rossi… gialli e azzurri, che caddero a terra mescolati ai granelli scintillanti di polvere d’argento! Poi, all’improvviso e sul più bello… Gellindo Ghiandedoro se ne accorse per primo: vide gli occhi di Fra’ Vesuvio diventare seri e guardarsi in giro pieni di terrore. Lo scoiattolo balzò in piedi e s’avvicinò all’amico napoletano. – Tutto bene, Vesuvio? – No… non lo so! – balbettò il poveretto, che sudava a più non posso in quel mantello nero da un lato e rosso dall’altro. – … È finita! – È finita che cosa? – domandò maestro Abbecedario, chiedendo agli altri di far silenzio e di non applaudire. – È finita… la polverina magica! – singhiozzò il povero mago. – Non ci ho fatto caso e ne ho usata un po’ troppa! Basta: adesso il sacchetto è vuoto, guardate, e lo spettacolo di magia non può proseguire! Un silenzio profondo accolse le tremende parole di Vesuvio, che tirò su col naso e cercò di non scoppiare a piangere. Prese il cilindro, se lo rimise in testa e fece per tornare in cucina, sconfitto e deluso, quando… – Ehi, guardate! – gridò Bellondina richiamando l’attenzione degli altri. – Guardiamo… che cosa? – chiesero Lingualunga e Pagliafresca.

– Il cilindro! Il cilindro di Mago Vesuvio… Sta perdendo per strada la polverina d’argento! Il mago non credette a quel che aveva udito: si tolse quello strano copricapo, infilò una mano nel cappello e tirò fuori una manciata di polvere argentina pronta per altre cento e cento magie, per quella sera e per molte altre ancora a venire… Il volto di Fra’ Vesuvio si distese e un bel sorriso gli riempì gli occhi: lo spettacolo poteva continuare e infatti andò avanti almeno fin dopo la mezzanotte, con i giochi di magia più sorprendenti e strani! In un angolo buio della sala il portalettere che faceva “Franco” di nome e “Bollo” di cognome, non stava nella pelle per la felicità. Nessuno avrebbe mai saputo che era stato lui, poco prima, a infilare nel cilindro quella manciata di polvere d’argento che gli era rimasta in tasca dalla mattina, da quando cioè aveva aperto di nascosto il pacco indirizzato al simpatico spauracchio napoletano... Si godette lo spettacolo fino alla fine, Franco Bollo, applaudendo e urlando ancor più forte degli altri. Poi andò a dormire con la coscienza tranquilla, perché alla fine aveva scoperto che quello del portalettere era il lavoro adatto per lui! (segue - 2)



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