Franco Bollo al Campionato dei Portalettere

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Le avventure di Franco Bollo

5. Franco Bollo al Campionato dei Portalettere I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Un giorno lo spauracchio-postino Franco Bollo si trovò tra le mani una lettera indirizzata a: Gentilissimo Signor Franco Bollo Portalettere del Villaggio degli Spaventapasseri Piazza Pulita, 5 Valle di Risparmiolandia – Una “vera” lettera per me?! – esclamò Franco stra¬buzzando gli occhi. – A chi mai è venuto in mente di scrivermi? – L’unico modo per saperlo, è aprire quella busta e leggere! – gli consigliò lo spauracchio Paciocco, che passava proprio in quel momento per Piazza Pulita. – È la prima volta che devo consegnare una lettera a me stesso, e sono così emozionato che non so nemmeno come si fa ad aprire la busta! – Da’ qui, allora – esclamò Paciocco allungando una mano. – Ecco, guarda… Si straccia in questo modo, si prende il foglio, lo si apre e alla fine si legge… Carissimo signor Bollo, siamo lieti di informarla che è stato scelto per partecipare al Campionato dei Portalettere “Velocità e Gentilezza”. Fra sette giorni esatti tre giudici si presenteranno al Villaggio degli Spaventapasseri per esaminarla al lavoro e per giudicare sia la velocità di consegna, sia la sua gentilezza. Franco rimase senza parole, e così Pa-

ciocco. Un quarto d’ora dopo i due erano ancora fermi immobili come due statue incredule al centro della piazza, Paciocco con un foglietto in mano e il postino con il borsone vuoto a tracolla. E ben presto si formò una piccola folla di spauracchi curiosi. – Parteciperò al Campionato dei Portalettere! – farfugliò Bollo quando si riscosse dal letargo in cui era caduto dopo aver ascoltato il contenuto della lettera. – Il campionato di che cosa? – s’informò Quantobasta, tastando il polso dei due spauracchi. – Il Campionato dei Portalettere “VELOCITÀ E GENTILEZZA”, quello che viene organizzato ogni anno per premiare il postino più veloce e più gentile… – In gentilezza sei insuperabile, Franco – lo consolò Gellindo Ghiandedoro, – ma in quanto a velocità, mi sa che dovrai allenarti seriamente… – Sette giorni, ho solo sette giorni per prepararmi – esclamò allora Franco Bollo improvvisamente agitato… – e sette giorni fanno presto a passare… Mi aiutate voi? Lo sanno tutti che gli spaventapasseri del nostro Villaggio sono pronti ad affrontare qualsiasi avventura e fatica, ma mai avrebbero pensato di dover aiutare, un giorno, uno di loro a vincere il Campionato dei Portalettere! – E cosa dovremmo fare? – s’informò Casoletta. – Semplice, facciamo così – rispose Franco: – metà di voi mi aiuterà a consegnare la posta il più velocemente possibile, mentre l’alta metà cercherà


di mettermi i pali tra le ruote, di crearmi difficoltà e imbarazzi con tutti i trucchi e trucchetti, ai quali io però dovrò sempre rispondere con un sorriso sulle labbra… E così avvenne! Maestro Abbecedario fu promosso sul campo “capo-allenatore”, mentre Paciocco, Còntolo, Caramella, Quantoba¬sta e Gellindo divennero gli allenatori veri e propri. Dindondolo con le sue campane e RossoVerdeGiallo col fischietto in bocca vestirono i panni dei cronometristi, mentre Casoletta, Tisana, Bellondina, Chiomadoro e tutte le altre spaventapassere si disposero sulle porte di casa pronte a ricevere la posta da Franco Bollo. Pagliafresca, Lingualunga, Palostorto, Fra’ Vesuvio e tutti gli spaventapulcini del Villaggio, aiutati dalle pantegane della discarica Ratto Robaccio e Lilly Spatoccia, le pensarono proprio tutte per rendere la vita dura al povero Franco. Si munirono di scope e ramazze, riempirono decine e decine di secchi d’acqua gelida, tennero a portata di mano alcuni sacchi di farina bianca, versarono due bottiglie d’olio sul sentierino che saliva al Bosco delle Venti Querce e spostarono tutti i numeri delle strade. Per giorni e giorni, dall’alba fin dopo il tramonto, Franco Bollo con il borsone a tracolla colma di lettere, riviste e pacchetti, s’impegnò fino all’ultimo fiato correndo qui e là per il Villaggio a distribuire la posta. Perfezionò la corsa, organizzò il “giro” mettendo all’inizio le case più lontane e lasciando in coda quelle più comode e vicine, mentre tra un “giro” e

l’altro si allenò alla corsa in discesa e in salita, correndo su e giù per le scale della CIOCCOLATERIA di Casoletta. – Forza, avanti così! – lo incitava maestro Abbecedario. – Veloce, veloce… veloce! – urlava Quantobasta. – Adesso va’ piano, tira il fiato, recupera energie… – gli ordinava ad un certo punto Gellindo Ghiandedoro… E gli altri? I “cattivelli” con i secchi colmi d’acqua? Pagliafresca e amici cercarono in ogni modo di fermare la corsa del nostro postino, tirandogli pigne in testa, rincorrendolo con le scope, aspettando di vederlo scivolare sul sentiero che saliva al Bosco, ridendo di gusto quando il povero Franco Bollo non si ritrovava più con la numerazione delle strade… – Sorridi! Continua a sorridere! – gli ordinava però Caramella. – Non preoccuparti di loro, ma pensa a finire il “giro” più veloce che puoi! – urlava Còntolo. – Ecco, prendi questo panino e recupera le forze! – lo sosteneva Paciocco. Giorno dopo giorno Franco Bollo prese confidenza con la fatica e gli pesò sempre meno il dover correre come un matto da una casa all’altra, da una via lontana ad una vicina, sempre con un bel sorriso stampato in volto per tutti gli amici che volevano tempestarlo di farina bianca… – Cos’è? Volete infarinarmi per cuocermi stasera in padella? …oppure che lo annaffiavano d’acqua gelida da capo a piedi… – Grazie, carissimi, avevo proprio bi-


sogno di una bella doccia, dopo le fatiche della corsa! Se Pagliafresca gli faceva trovare la borsa incerottata con trenta giri di nastro adesivo, Franco non si disperava: – Che genio! Ecco un bel modo per non perdere le lettere e i pacchetti durante il “giro”! Se Palostorto di nascosto legava con una fune un braccio del portalettere al rubinetto della fontana in piazza… – Bravo! Vero che l’hai fatto per ricordarmi che devo sempre bere un sorso d’acqua, prima di partire di corsa per il “giro”? E le cose andarono avanti così per sei giorni interi. All’alba del settimo giorno si presentarono al Villaggio tre anziani spauracchi vestiti da postini. – Siamo i giudici del Campionato dei Portalettere “VELOCITÀ E GENTILEZZA”. Il concorrente del Villaggio degli Spaventapasseri è pronto per affrontare la prova? – Ma certo, eccomi qua! – strillò Franco Bollo, uscendo sorridente dall’Ufficio postale con il borsone pieno all’inverosimile. – Sai qual è il motto del perfetto postino che partecipa a questo Campionato? – chiese il giudice più anziano. – “GENTILEZZA E VELOCITÀ SON LE DOTI CHE DISTINGUONO IL POSTINO PERFETTO!” – E allora… TRE, DUE, UNO… VAI! Schivando “bombe” di farina bianca e secchiate d’acqua gelida, ridendo di gusto a chi cercava di farlo scivolare

sull’olio e infischiandosene dei numeri delle vie scambiati tre di loro, Franco Bollo fece un “giro” super: sicuro, veloce ma anche gentile e premuroso, consegnò lettera dopo lettera, rivista dopo rivista, pacchetto dopo pacchetto tutto quel che era stipato nella borsa. Al termine della gara si ritrovò in Piazza Pulita senza nemmeno il fiatone, con gli occhi allegri e un seguito di amici spauracchi che lo applaudiva e intonava cori da stadio… – BRAVOOO! BRAVOOO! SEI IL NOSTRO CAMPIONEEEE!... – È vero, Franco Bollo – esclamò allora il giudice anziano, dopo essersi consultato a lungo con i due colleghi. – Abbiamo confrontato il tuo tempo con quello degli altri concorrenti, abbiamo esaminato con attenzione le difficoltà che hai incontrato nel “giro” e dobbiamo dire che sei stato veloce e che hai affrontato tutte le prove con la gentilezza che contraddistingue i veri portalettere. – E allora? Possiamo sapere se ha vinto? – strillò Paglia¬fresca, che non stava più nella paglia per la curiosità. – Caro Franco, – urlò il giudice alzandosi sulla punta del bastone da spaventapassero, – è con infinita gioia che ti proclamiamo vincitore del Campionato dei Portalettere “VELOCITÀ E GENTILEZZA” di quest’anno! Complimenti! – concluse il vecchio postino, appuntando una medaglia con coccarda al petto del povero Franco Bollo, che piangeva commosso (ed anche finalmente un po’ stanco!). (5 – segue)



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