Franco Bollo e le consegne difficili

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Le avventure di Franco Bollo

6. Franco Bollo e le consegne difficili I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Tutte le mattine, prima di cominciare il lavoro, il buon Franco Bollo apriva il “Manuale del perfetto portalettere” e leggeva uno dei duecentotrentatrè articoli che regolavano la sua professione. Quel mattino di primavera, dopo essersi stiracchiato per benino, lesse con attenzione l’articolo numero centocinquantacinque: “Il perfetto portalettere si assicura che ogni lettera venga sempre e comunque consegnata al legittimo destinatario!”. – Ohibò – esclamò Franco grattandosi la zucca, – mi sembra così logico che bisogna consegnare le lettere e i pacchi in arrivo ai destinatari, che non c’era bisogno di scriverci sopra addirittura un articolo da manuale! Fece spallucce, chiuse il libro, aprì il sacco della posta giunto poco prima, prese la prima lettera che gli capitò tra le mani e lesse l’indirizzo: Gentilissima Carlotta la Marmotta Cunicolo profondo sottoterra Urgente! Eccola lì, la prova evidente che quell’articolo del manuale andava scritto! “E come faccio, adesso, a consegnare questa lettera alla povera Carlotta?” si disse Franco con un groppo in gola. Franco Bollo andò all’ingresso della tana sotterranea di Carlotta e si mise a

urlare il nome dell’amica... – Carlottaaaaaa! Carlotta, vieni fuori, ché devo consegnarti una lettera! Strillò come un matto per una buona mezz’ora, ma alla fine dovette convincersi che era necessario scendere nel cunicolo: si tolse il borsone, mise la lettera tra i denti, si piegò e s’infilò nel buco per terra, scomparendo nel buio più totale in meno di due istanti. Scese, scese e ancora scese... si perse quasi nel labirinto di cunicoli che parevano tutti uguali... attraversò saloni immensi e più di una volta si bloccò al termine di gallerie che non portavano da nessuna parte. Poi, alla fine, trovò Carlotta addormentata proprio nell’ultima stanzetta più in basso, la svegliò a fatica e le consegnò la lettera. Prima missione compiuta! Il giorno dopo dal sacco della posta estrasse un pacchetto, su cui c’era scritto: Alla carissima Oca Bernardina Quinta nuvola a sinistra del cielo Urgentissimo! “E adesso?” si chiede il povero Franco Bollo. Come venirne fuori? L’articolo centocinquantacinque era chiarissimo, a tal proposito: la lettera andava comunque consegnata! Per fortuna giunse in suo aiuto l’aquila Cassandra, che si caricò il postino sulla schiena, s’alzò in volo e in breve i due giunsero proprio sulla quinta nuvola a sinistra del cielo, dove l’Oca Bernardina


stava riposando lasciandosi trasportare da una bella corrente d’aria calda... – Oca... Oca Bernardina... questo pacchetto è per te... – balbettò Franco Bollo, che nessuno lo sapeva, nemmeno l’aquila Cassandra, ma soffriva tremendamente di vertigini! Bernardina sorrise, afferrò il pacco e frullò via lontano inseguendo una corrente più fredda che scendeva verso il basso. Seconda missione compiuta! La mattina dopo ancora, dal sacco Franco tirò fuori una rivista indirizzata a: Egregia e gentile Civetta Brigida Ultimo ramo in alto dell’albero più grande Bosco delle Venti Querce Da consegnarsi subito! L’arrampicata fu lunga e pericolosa: a mano a mano che procedeva verso l’alto, Franco sentiva i rami farsi sempre più sottili e fragili, tanto che, quando giunse in cima, il povero portalettere ondeggiava a destra e a sinistra come una bandiera al vento. – Ci... civetta Brigida... svegliati, ti prego – farfugliò il postino che sudava come se fosse già estate piena. – Ti supplico, apri gli occhi... Non farmi guardare verso il basso, altrimenti la testa si mette a girare e... – Hai qualcosa per me? – sbuffò proprio allora Brigida, aprendo uno dei due occhi tondi. Sì, certo... ecco, questa rivista è tutta tua! – esclamò Franco, che consegnò

quel che doveva e s’infilò giù per il tronco per raggiungere terra il più presto possibile. Terza missione compiuta Il giorno dopo ancora... Gentil Pesce Triglia Spaccasassi Palude dei Vampiri Striscianti al di là del Bosco delle Venti Querce Da consegnarsi con ogni premura! Ecco cosa c’era scritto sull’etichetta di una grande busta bianca. “Proprio a me e proprio questa settimana dovevano capitare una dopo l’altra queste consegne difficili?” si disse Franco Bollo, che in riva alla palude dei Vampiri Striscianti non sapeva come fare a consegnare la posta a quell’indirizzo strano. – Se mi tuffo in acqua per andare in cerca di Triglia Spaccasassi, distruggo la busta e quel che c’è dentro; se rimango qui sulla riva, non potrò consegnare la letterta e non sarò mai un postino perfetto... Cosa devo fare? – chiese il poveretto rivolto a Gellindo Ghiandedoro. – Per quel che riguarda la povera Triglia Spaccasassi, lascia fare a me – rispose lo scoiattolo risparmioso, che corse a prendere un grande imbuto, lo infilò poco sotto il pelo dell’acqua e... – Trigliaaaaa! Sali subito a galla, che c’è posta per te! – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Trascorse meno di mezzo minuto, che una bel pesce gettò il muso fuori dall’acqua e... – C’è una lettera per me? Oh, che bella busta grande... chissà chi mi scrive...


Dopo di che Gellindo prese da parte Franco Bollo e i due confabularono a lungo. Il giorno dopo all’ingresso della tana di Carlotta la Marmotta una buca delle lettere color rosso ciliegia faceva bella mostra di sé. Ai piedi della quercia più grande del Bosco delle Venti Querce, una seconda buca delle lettere color marrone corteccia di pino era in attesa della posta indirizzata alla Civetta Brigida. Sul limitare del Bosco, poi, esattamente in corrispondenza della quinta nuvola a sinistra del cielo, una buca delle lettere color verde pisello era a disposizione dell’Oca Bernardina. In riva alla Palude del Vampiti Striscianti, infine, una buca delle lettere color azzurro acqua di mare avrebbe d’ora in avanti raccolto le lettere e i pacchetti destinati a Triglia Spaccasassi! –Visto com’è stato facile? – disse Gellindo Ghiandedoro che chiacchierava

al,legro tenendo sottobraccio il buon postino. – Per toglierti da ogni pena e imbarazzo, amico mio, sono bastati venti assi di legno, un pugno di chiodi, alcuni barattoli di vernice colorata e un paio d’ore di lavoro stanotte... – Ti ringrazio, Gellindo – rispose Franco, che teneva in mano una lettera. – E quella, a chi è indirizzata? – Aspetta che leggo... Gentilissimo Drago Camillo Caverna Profonda in vetta alla montagna del Picco d’Argento Consegnare subito! Gellindo guardò il povero Franco Bollo. Il povero Franco Bollo restituì lo sguardo a Gellindo. Lo scoiattolo sospirò, prese il portalettere per mano e... – Andiamo a comprare altre assi di legno... Anche questa notte avremo da lavorare! (6 – segue)



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