Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri - Prima puntata: “In una notte tempestosa...”

Page 1

Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri

Prima puntata: “In una notte tempestosa...” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


In una notte tempestosa di metà aprile, mentre dal cielo si scatenava una vera e propria cascata d’acqua e i fulmini accendevano il cielo con vampate di luce accompagnate da rimbombi di tuoni assordanti, una minuscola passerotta cercò rifugio e protezione sotto lo spiovente del tetto della casa di Casoletta. Vi lascio immaginare la sorpresa e l’imbarazzo della povera spaventapasseri quando, al mattino, aprì le imposte della finestra a una bella giornata di sole pulito e lavato dalla pioggia notturna e gli occhi le caddero sul davanzale… – E tu da dove salti fuori? – esclamò Casoletta, prendendo in mano un ovetto piccolo piccolo, dal guscio fragile e color bianco sporco. Quell’esserino non ancora nato e abbandonato lì da una passerotta spaventata e sola, strinse il cuore della nostra spauracchia, che se lo portò in casa, lo depose nel cestino porta spillini, lo coprì con una pezzotta di lana per tenerlo al caldo e lo mise vicino al focolare della cucina. Poi tornò ai suoi lavori. Dopo un paio di settimane, durante le quali Casoletta controllò almeno venti volte al giorno lo stato del suo ovetto misterioso, il guscio cominciò a incrinarsi, finché… CRICKKK!… CROCKKK!… venne al mondo un passerotto vispo, allegro e… affamato! S’impegnò come una vera mamma, Casoletta, a preparargli giorno e notte piccoli pasti a base di latte tiepido, biscottini sbriciolati e acqua fresca per bere: il passero s’abbuffò come un os-

sesso e in poco tempo divenne grande, robusto e cicciotello! – Che nome hai dato al tuo uccellino? – domandò un giorno Bellondina, che era andata ad aiutare l’amica per il pasto serale del nuovo venuto. – Ma lo sai che non ci ho ancora pensato? Tu avresti qualche idea? – Non so… Se io avessi un uccellino tutto mio, mi piacerebbe molto chiamarlo “Pistacchio”… – Pistacchio mi sta bene – rispose Casoletta mettendo nel becco del pulcino di passero un pezzo di torta paradiso imbevuta di latte tiepido. – E a te piace il nome che ti abbiamo scelto? – Pistacchio sta bene pure a me – rispose il piccolino parlando con il becco pieno, – a patto che anche voi due mi diciate come vi chiamate! – Uh, è vero… non ci siamo mai presentati! Be’, rimediamo subito: io mi chiamo Casoletta e questa è la mia carissima amica Bellondina… Siamo entrambe due spaventapassere e… – Chi siete voi due? – Io sono Casoletta e lei è… – No no, dopo: cos’hai detto dopo? Siete due… due… – Spaventa… – disse Casoletta. – …passere! – concluse Bellondina con un colpo al cuore. – Aiutoooo! – prese allora a strepitare l’uccellino, svolazzando qui e là per la cucina, sbattendo sui muri e sui vetri della finestra chiusa. – Correte, qualcuno venga a salvarmi! Ho paura… ho terrore… sto tremando per lo spavento: lasciatemi scappar via! Non ci fu verso di calmarlo: Pistac-


chio era veramente spaventato e tossicchiava come un matto perché la torta paradiso gli era andata di traverso. – Aspetta, ma che fai! – lo supplicò Casoletta cercando di afferrarlo per calmarlo. – Stai buono, vieni qua – strillava Bellondina, che corse a prendere una federa di cuscino per intrappolare l’uccelletto terrorizzato. – Proprio nella casa di una spaventapasseri, doveva lasciarmi mia madre? – strillava intanto Pistacchio. – Non poteva capitarmi, che ne so, un’oca? Oppure un’asina? O un’anatra? Nossignori: fra tutti, proprio una spauracchia doveva occuparsi di me! Alla fine, per evitare che il piccolo pulcino si facesse pale, Casoletta aprì la finestra e… FRRRUUUMMMM!… Pistacchio volò via e si perse in direzione del Bosco delle Venti Querce. – Quello che mi hai raccontato è veramente grave – sentenziò Gellindo Ghiandedoro, mettendosi in bocca l’ennesima ghianda fritta con la pastella. – Fai assaggiare anche a me, un po’ di quella roba? – domandò Pistacchio, al quale era venuta una fame da passero solitario, nell’assistere alla colazione dello scoiattolo che la sera prima l’aveva accolto in casa sua per la notte. – Come no, ecco qua… – disse premuroso lo scoiattolo, sbriciolando nella tazza una ghianda. – È certo che tra i passeri e gli spaventapasseri non deve correre buon sangue, se gli spauracchi hanno proprio quel nome. Mica li hanno chiamati “Spaventalucertole”!

O “Spaventamarmotte” oppure “Spaventafalchetti”! – E io, nella sfortuna di ritrovarmi piccolo e solo in un mondo sconosciuto, dovevo capitare proprio nella casa di una spaventapasseri, che per giunta ha come amica un’altra spaventapasseri! – Oh, se è per questo la tua sfortuna è senza fondo! – si lasciò scappar detto Gellindo. – Che vorresti dire? – Dico che la casa di Casoletta è messa proprio al centro di un villaggio in-te-ra-men-te abitato da… – Da spaventapasseri? – Già, proprio così… Decine e decine di spauracchi che però, stai bene attento, sono uno più simpatico dell’altro… Còntolo, ad esempio, il direttore della Cassa Rurale del Villaggio, è anche il mio datore di lavoro; Pagliafresca, Candeloro e Lingualunga sono miei compagni di gioco; la tua Casoletta è bravissima a preparare le cioccolate calde, mentre gli occhi di Bellondina sono i più belli di tutto il mondo degli spauracchi… Il piccolo Pistacchio guardò inorridito quello scoiattolo che se ne stava lì con i gomiti sul piano del tavolo, le zampette appoggiate alle guance e gli occhi persi nel vuoto a correr dietro agli occhi di una… – Ma quella Bellondina è anche lei una che spaventa i passeri! – strillò Pistacchio battendo furioso le alette. – Senti, passerotto – disse alla fine Gellindo, tornando con i piedi per terra, – io non so come risolvere il tuo problema…


– Tante grazie per l’aiuto, caro mio! –…perciò andiamo a chieder consiglio a chi ne sa più di noi due messi assieme. – E chi sarebbe questa gran scienza? – La civetta Brigida! Fu necessario urlare a più non posso, strepitar con le grancasse e schiamazzar con pentole e coperchi per riuscire a svegliare la povera civetta addormentata in cima alla quercia in cui abitava Gellindo Ghiandedoro! – Scendo dall’albero solo perché sei tu, Gellindo – mugugnò la civetta sbadigliosa, stropicciandosi gli occhietti ancora gonfi di sonno. – Ecco, dimmi che c’è di tanto importante… E questo passerotto chi è? – È la cosa tanto importante per la quale ti ho svegliata – rispose lo scoiattolo, che raccontò alla civetta la triste e curiosa storia di Pistacchio. – E tu, Gellindo, che cosa avresti in mente? – disse alla fine una Brigida pensierosa e seria. – Ecco, secondo me solo tu puoi trovare il modo per far andare d’accordo Pistacchio con Casoletta e gli altri spauracchi. – Ma io non ho nessuna voglia di andar d’accordo con quelle terribili mostruosità, che mi spaventano al solo pensarci! – Però il destino ha voluto che tu finissi nel Villaggio degli Spaventapasseri – gli rispose con garbo e pazienza la civetta, – e in fin dei conti dev’esser stata tua madre passera a scegliere il davanzale della casa di Casoletta come

tuo rifugio! Questa è una cosa che ti deve pur far riflettere, no? Pistacchio rimase in silenzio, con la testolina che gli turbinava di pensieri uno più complicato e difficile dell’altro. – Voi due mi state dicendo che devo farmene una ragione? Che devo trovare il modo di provare simpatia per quei… quei… quei mostri? Che devo cercare di essere loro amico? – Proprio così! – risposero in coro scoiattolo e civetta. – Vedi che hai capito? – Ascolta, Pistacchio – continuò Brigida, – il mondo è bello perché ci sono un sacco di persone una diversa dall’altra…Ci sono quelli con la pelle nera e quelli con la pelle bianca, o gialla o rossa, ma ci sono anche gli alti e i bassi, i magri e i grassi, quelli con i capelli biondi o mori, grigi o bianchi… Insomma ci sono i passeri e ci sono gli spaventapasseri! Ma tu pensi proprio che gli spauracchi del nostro Villaggio possano far del male a un uccellino simpatico e carino come te? Tu credi veramente che Casoletta e Bellondina possano strapparti anche solo una delle penne della tua coda? – Ecco, a dire il vero Casoletta con me è stata gentile – disse sottovoce Pistacchio. – La sua torta paradiso sbriciolata nel latte era fantastica e anche quell’altra, Bellondina, era simpatica e carina anche lei… – E allora, che aspetti? – esclamò Gellindo scrollando l’uccelletto. – Alzati in volo e scendi al villaggio a scusarti! – Farò qualcosa di più! – esclamò Pistacchio ritrovando coraggio. – Gel-


lindo, Brigida, mi aiutate a procurarmi un foglio di carta colorata? Volete sapere che cosa fece, Pistacchio, con quel foglio di carta colorata? Semplice: lo avvolse attorno a un bel mazzo di fiori di campo, che portò in volo fin sul davanzale della casa che lui ben conosceva. Vi lascio immaginare la grande gioia di Casoletta e di Bellondina, quando Pistacchio becchettò col becco sul vetro della cucina e… – Vi chiedo scusa, amiche spaventa… ehm!… passere, per essermene andato via così di furia. Casoletta, volevo chiederti…

– Che cosa, piccolo mio? – Se c’è ancora posto per me, nel tuo cestino portaspillini! – Ma eccolo lì, vicino al focolare – esclamò Casoletta baciando il passerotto sul capo, – tutto e solo per te! Fu così che Pistacchio irruppe nella vita di Casoletta, di Bellondina e di tutti gli altri nostri amici, ma questo è solo l’inizio di una lunga storia che continuerà la settimana prossima: è “La storia di Pistacchio, il passero che amava gli Spaventapasseri”! (1 – continua)



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.