Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri
Seconda puntata: “I guai del passero... solitario” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
È stata Casoletta a trovare, sul davanzale di casa sua, un ovetto di passero da cui, tempo due settimane, è uscito un vispo e affamato passerotto di nome Pistacchio. Ma che ci fa, un passero, in casa di una spaventapasseri? C’è voluta la pazienza di Gellindo Ghiandedoro e l’opera di persuasione della civetta Brigida per convincere Pistacchio che gli spaventapasseri non sono poi così terribili come il loro nome vorrebbe far credere! Dopo le inevitabili turbolenze iniziali, di cui abbiamo già parlato, la vita in casa di Casoletta riprese ben presto il suo corso normale, tra gran bevute di cioccolata calda e abbuffate senza fine di bocconcini di torta paradiso imbevuta nel latte tiepido. Il passero Pistacchio, quindi, divenne in poche settimane un bell’uccellotto grassottello e robusto, sempre allegro, pigolante e pronto a raccoglier da terra briciole di biscotto e stelline di zucchero colorato. – Perché non vai un po’ a svolazzare su, al Bosco delle Venti Querce? – lo invitò un giorno Casoletta. – Non si può sempre mangiare e mangiare e mangiare, bisogna anche muoversi un po’! – Ma non basta il movimento del becco, per far ginnastica? Io chiacchiero dalla mattina alla sera e il mio becco non sta mai fermo: più moto di così! Lo dice anche Bellondina, quando viene a trovarci: “Ma stai fermo con quel becco, Pistacchio, che mi fai girar la testa con tutte le chiacchiere che metti insieme!” L’allegria chiassosa del nuovo venu-
to, però, un bel giorno finì. Casoletta quella mattina si alzò come sempre, si vestì e scese in cucina per metter sul fuoco la caffettiera… – Sveglia, passerotto… – esclamò come ogni giorno all’indirizzo del cestino portaspilli che era il nido di Pistacchio… Il cestino era vuoto e pareva che quella notte nessuno l’avesse usato per dormirci dentro! – Pistacchiooo! Dove sei, passerotto bello? Niente da fare: malgrado le urla della povera Casoletta e malgrado gli sforzi di Bellondina, di Tisana la Dolce e di Chiomadoro, accorse in aiuto dell’amica, il passerotto non si fece trovare! Il passerotto era sparito nel nulla! Pistacchio se n’era andato! – L’hai forse offeso, poveretto? – chiese Brigida la civetta. – Ma cosa dici! Andiamo così d’accordo… – rispose in lacrime Casoletta, piangendo sconsolata sulle spalle di Abbecedario. – Certo, è un gran chiacchierone e sempre con il becco pieno di roba da mangiare, ma è anche così allegro e divertente… Chiamarono in aiuto anche l’Oca Bernardina, che volò in lungo e in largo tutt’attorno al Villaggio degli Spaventapasseri: dall’alto, forse, si riusciva a vedere meglio dov’era andato a cacciarsi l’uccelletto birichino… – Mi dispiace – disse l’oca al termine del suo volo, – di passeri ne ho visto un sacco, ma nessuno che assomigliasse al nostro Pistacchio! Toccò a Gellindo Ghiandedoro, il pomeriggio di quello stesso giorno, risolvere il mistero della scomparsa. Lo
scoiattolo se ne stava sdraiato sull’erba ai piedi della sua grande quercia, quando da uno dei rami sopra la sua testa fece capolino Pistacchio. Gellindo balzò a sedere. – Ehilà, Pistacchio, ma lo sai che giù al Villaggio sono tutti impazziti? – E perché? – Perché te ne sei andato senza lasciar detto nulla! Casoletta è disperata, la civetta Brigida non sa più che pesci pigliare e che consigli dare, l’Oca Bernardina s’è sfiancata in volo per cercarti… e tu te ne stai lì, sul ramo della mia quercia? – Non posso far diversamente – sussurrò l’uccelletto parlando con un fil di voce melanconico. – Non puoi più vivere con Casoletta? È sempre per quella storia del passero che non può andar d’accordo con uno spaventapasseri? – Oh no, io voglio bene, a Casoletta, e poi le sue torte paradiso sono insuperabili… ne sento già la mancanza… No no: Casoletta non c’entra. Sono io ad essere sbagliato! – E che vuol dire, sbagliato? – Vuol dire che ieri sera, mentre stavo per mettermi a nanna nel mio cestino puntaspilli, mi sono ricordato di una cosa… – E cioè? – Mi sono ricordato che io sono un tipo particolare di passero… Sono un passero… “solitario”! – Cosa vorrebbe dire, passero “solitario”? – Vuol dire che a differenza, di tutti gli altri passeri miei fratelli, che amano
stare sempre in compagnia, a volare, a mangiare, a dormire tutti assieme, io amo star da solo! Ecco perché me ne sono andato… – Cari amici – esclamò Gellindo Ghiandedoro all’assemblea degli spaventapasseri convocata per l’occasione, – Pistacchio mi ha dato un messaggio per tutti voi e per Casoletta in particolare… – Ma allora l’hai visto? Vuol dire che è vivo… e come sta? È affamato? Ha sete? – Stai tranquilla, Casoletta: il tuo Pistacchio sta benone. – Allora perché se n’è andato di casa? L’ho forse trattato male? – Niente di tutto ciò! Pistacchio è andato a viver da solo in vetta alla quercia dove abito io, perché s’è accorto di essere un tipo speciale di passero… ehm… Si è accorto di essere un passero “solitario”! – E cosa vuol dire, questo? – domandò il maestro Abbecedario. – Vuol dire che un passero solitario non può vivere in mezzo agli altri, vuol dire che deve restarsene sempre da solo a mangiare, a bere, a dormire… – Passero solitario… passero solitario… – si mise a mugugnare sottovoce il maestro, – mi ricorda qualcosa, questo passero “solitario”… – Ma è triste, viver da soli! – strillò arrabbiata la povera Casoletta. – E allora sapete che vi dico? Se Pistacchio ha deciso di diventare un passero “solitario”, vorrà dire che, a partire esattamente da adesso, decido anch’io di
essere una spaventapasseri “solitaria”! Non solo – proseguì la spauracchia, prima che qualche amico intervenisse per dissuaderla da quei propositi: – a partire da ora andrò a vivere in vetta alla quercia in cui abita il nostro Gellindo Ghiandedoro! E avvenne proprio così. A partire da quel giorno la quiete della grande quercia in cui viveva da sempre il nostro scoiattolo risparmioso venne rotta da un passerotto pigolante e chiacchierone e da una spauracchia che cantava allegra e a squarciagola da mattina a sera! Pistacchio era felice di aver ritrovato la sua grande amica Casoletta; Casoletta era strafelice d’esser di nuovo vicina al suo uccelletto grassottello e birichino; l’unico che perse il sonno e la tranquillità fu Gellindo Ghiandedoro. – Adesso dimmi tu che posso fare! – brontolò lo scoiattolo dopo una notte passata insonne a causa di un duetto canterino sul decimo ramo a sinistra. – Certo che per essere dei solitari – gli rispose la civetta Brigida, – quei due si fanno una gran bella compagnia, vero? – E noi che possiamo fare? Sono pur sempre nostri amici, no? Non posso mica minacciarli e cacciarli dal mio albero! – Cacciarli proprio no, però potresti fargli capire che la loro felicità non può rovinar la vita agli altri! Un attimo di silenzio accolse le parole della civetta: parole sagge, come sempre, parole piene di significato… – Ma lo sai che hai ragione, mia cara
Brigida? È vero: bisogna che qualcuno faccia capire a Casoletta e a Pistacchio che esser solitari in due non conviene a nessuno! Il piano fu semplice. Gellindo Ghiandedoro chiamò in aiuto i suoi amici Pagliafresca, Lingualunga e Candeloro, ai quali si aggiunsero uno dopo l’altro Quantobasta, Còntolo, Fra’ Vesuvio e Pasticcio. La piccola banda di amici si nascose dietro ad una siepe nei pressi della grande quercia e, non appena dall’alto il chiacchiericcio di Pistacchio e il canto allegro di Casoletta si calmarono… un gran fracasso di pentole battute, di coperchi fracassoni, di mestoli assordanti svegliò all’improvviso i due “solitari” che aveva deciso di fare un sonnellino. Andò avanti così per alcune ore, finché Pistacchio e Casoletta scesero dalla quercia, si avvicinarono alla siepe e… – Insomma, la volete smettere di fare tutto questo baccano? – esclamò Casoletta con le mani sui fianchi. – La volete capire che anche noi “solitari abbiamo il diritto di dormire?! – aggiunse pigolando furioso il piccolo passero. – Certo che avete diritto di dormire, voi due – rispose Gellindo uscendo da dietro la siepe, – ma anch’io, anche noi tutti abbiamo diritto alla vostra amicizia, ad avervi tra di noi come sempre e non appollaiati in cima a un albero a pigolare e a cantare a squarciagola. Da soli! Se proprio vi va di far rumore, allora facciamolo tutti assieme e che
sia finita! Casoletta capì che Gellindo aveva ragione. Esser soli non conviene mai, sia agli spaventapasseri sia ai passeri “solitari”, e quindi… – Pistacchio, mi dispiace per te, ma se vuoi continuare a vivere da solo, scegliti un altro albero, vai in un’altra foresta, vola lontano da qui, ma io torno a casa mia, in mezzo ai miei compagni! Non sono fatta per essere una spauracchia “solitaria”, io! Anche Pistacchio capì che è triste essere un passero troppo “solitario” e che è così bella la vita, quando si è tra amici che si vogliono tutti bene… – Aspetta, Casoletta – sussurrò il passerotto nel vedere l’amica andarsene assieme a Gellindo e agli altri, –
aspetta! Vengo anch’io, vengo con te! D’ora in poi sarò solo un bel passero di compagnia! La pace è tornata, nel Villaggio degli Spaventapasseri, e tutto sembra procedere per il meglio. Pistacchio nel suo cestino puntaspilli ha ritrovato la sua “famiglia” e Casoletta, nella sua Cioccolateria, è tornata alle sue torte paradiso, mentre su, al Bosco delle Venti Querce, Gellindo può finalmente tornare alla pace della sua bella tana. Ma un altro temporale si sta addensando all’orizzonte… un temporale “spagnolo”, pensate un poi voi. Volete saperne di più? Non perdetevi, allora, la terza puntata de “La storia di Pistacchio, il passero che amava gli spaventapasseri”! (2 – continua)